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Questi appunti trattano i concetti fondamentali dell'economia aziendale, concentrandosi sulle persone, l'attività economica e gli istituti, come le famiglie, le imprese e lo Stato. Si discutono i bisogni e i beni, il concetto di azienda e gli stakeholder.

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Corso di ECONOMIA AZIENDALE LE PERSONE, L’ATTIVITÀ ECONOMICA, L’ECONOMIA AZIENDALE https://docs.google.com/document/d/1-svRWghvozfIhGi0u981stlkwZ_HWWnuYB5TaJ0_peA/edit Daniele Cerrato L’ORIGINE DELL’ATTIVITA’ ECON...

Corso di ECONOMIA AZIENDALE LE PERSONE, L’ATTIVITÀ ECONOMICA, L’ECONOMIA AZIENDALE https://docs.google.com/document/d/1-svRWghvozfIhGi0u981stlkwZ_HWWnuYB5TaJ0_peA/edit Daniele Cerrato L’ORIGINE DELL’ATTIVITA’ ECONOMICA Persone Gerarchia dei bisogni Fini Dinamici liberi/economici Bisogni merci/servizi privati/pubblici primari/voluttuari Beni complementari/fungibili differenziabili/commodities di consumo/strumentali Attività ad utilizzo singolo/ durevoli ad uso individuale/collettivo economica I beni economici: merci e servizi utili per il soddisfacimento dei bisogni e scarsi rispetto alle esigenze delle persone I beni non economici o beni liberi: non sono scarsi, ma liberamente disponibili in quantità e qualità sufficienti per tutti L’ATTIVITÀ ECONOMICA L’attività economica (produzione e consumo di beni economici) si svolge mediante varie classi di operazioni: – Operazioni di trasformazione tecnica delle materie prime, delle merci, degli impianti, dei dati, delle conoscenze – Operazioni di negoziazione di beni privati e beni pubblici lavoro capitali – Operazioni di configurazione e di governo degli istituti: configurazione dell’assetto istituzionale organizzazione rilevazione e informazione PRODUZIONE ECONOMICA, DI BENI, DI REDDITI La produzione economica: le operazioni tipiche svolte dalle varie classi di imprese – Produzione di merci (imprese manifatturiere) – Produzione di servizi (imprese di trasporti, turistiche, di consulenza, della salute, dell’istruzione, ecc.) – Svolgimenti di negoziazioni di beni (imprese commerciali), di capitali (banche, altri intermediari finanziari), di rischi (compagnie di assicurazione). Il fine delle imprese: la produzione di remunerazioni – Le persone costituiscono e partecipano alle imprese per ottenere remunerazioni – La produzione economica è il mezzo – La produzione di remunerazioni è il fine LE CONDIZIONI DI PRODUZIONE L’attività economica si svolge con l’impiego di condizioni di produzione: – Materie prime, componenti, servizi forniti da terzi, etc. – Immobili, impianti, macchinari, etc. – Lavoro – Terra – Beni pubblici – Beni liberi Due condizioni di produzione sono qualificabili come “primarie” – Il lavoro – Il capitale “risparmio” PERSONA UMANA E HOMO OECONOMICUS Homo oeconomicus Persona umana Autonomo Membro di società umane 1 Egoista Svolge l’attività economica 3 Motivato solo da redditi e 3 come mezzo, non come fine ricchezza Opera secondo razionalità, ma è In grado di valutare tutto razionalità limitata 4 secondo razionalità assoluta 4 Dà importanza a solidarietà, 2 lealtà LE DECISIONI INDIVIDUALI Razionalità assoluta Razionalità limitata Problema e obiettivi perfettamente Il decisore parte da attese iniziali; una chiari prima ricerca esplorativa porta a prime alternative Tutte le informazioni disponibili immediatamente e gratuitamente Il decisore valuta una prima alternativa In base alla prima analisi, modifica le Le condizioni future sono proprie attese e valuta in sequenza altre perfettamente conosciute alternative Alternative tutte chiare, comparabili e Si ferma e sceglie quando scadono i valutate simultaneamente tempi, la ricerca diventa troppo Decisore unico e isolato costosa, ecc. Il decisore sceglie l’alternativa Sceglie una soluzione “soddisfacente” migliore (ottima) LA MASSIMIZZAZIONE DEL BENESSERE INDIVIDUALE Le persone agiscono in modo tale da massimizzare il proprio benessere individuale (che non è solo benessere materiale) Il comportamento delle persone è intenzionalmente razionale Le scelte delle persone sono influenzate da: – le proprie esperienze passate, i consumi passati, le abitudini e le dipendenze individuali (il “capitale personale”) – le caratteristiche delle persone con le quali si interagisce, inclusa la cultura (il “capitale sociale”). Questi concetti/presupposti sono alla base dell’economia aziendale, che: – Si basa sulla centralità della persona, vista non solo in senso strettamente economico – È complementare all’economia politica (visione “micro” versus "macro") Corso di ECONOMIA AZIENDALE GLI ISTITUTI, LE AZIENDE, LA SPECIALIZZAZIONE ECONOMICA Daniele Cerrato LE SOCIETÀ UMANE E IL BENE COMUNE Ciascuna persona partecipa a più società umane di varia natura: – famiglie, – Stato, istituti pubblici – Chiesa – imprese – partiti politici – sindacati di lavoratori – associazioni di beneficenza – ecc. Ogni società umana persegue il bene comune dei suoi membri I CARATTERI DEGLI ISTITUTI Ø Un istituto è un insieme di risorse e di persone, volto alla realizzazione di un bene comune 2 Ø Caratteri: – duraturo DOV A – dinamico – ordinato – unitario – autonomo L’AZIENDA È... …. l’ordine economico (o parte economica) dell’istituto Istituto Azienda GLI ISTITUTI E LE AZIENDE L’economia aziendale si occupa delle quattro classi istituti nei quali si svolge una rilevante attività economica: le famiglie le imprese lo Stato e gli istituti pubblici gli istituti nonprofit In particolare, essa studia l’ordine strettamente economico degli istituti, ossia le seguenti aziende: Imprese Azienda di produzione Famiglia Aziende di gestione patrimoniale e consumo Stato, istituti pubblici Azienda composta pubblica (produzione e consumo) territoriali Istituti nonprofit Azienda nonprofit I CARATTERI ESSENZIALI DEGLI ISTITUTI Ai fini dell’analisi economica, le varie classi di istituti si distinguono per i seguenti caratteri essenziali: le finalità dominanti (generali), di ordine economico e non economico il fine economico specifico i portatori degli interessi economici istituzionali, ossia degli interessi economici primari (più importanti) i portatori degli interessi economici non istituzionali i processi economici caratteristici I PORTATORI DI INTERESSE (STAKEHOLDER) Tutti i soggetti che hanno un interesse rispetto all’attività aziendale, ossia possono influenzare l’attività aziendale e/o ne sono influenzati Esempi di stakeholder nelle imprese I prestatori di lavoro I conferenti di capitale di rischio I fornitori I conferenti di cap. di prestito Lo Stato L’impresa La collettività locale I clienti Imprese partner I concorrenti LE FAMIGLIE L’istituto La famiglia L’azienda L’azienda familiare di consumo e di gestione patrimoniale Le finalità dominanti Sociali, etiche, religiose Il fine economico specifico Appagamento dei bisogni dei membri della famiglia I portatori di interessi Tutti i componenti della famiglia economici istituzionali Portatori di interessi economici Altre famiglie legate da parentela; prestatori non istituzionali di lavoro domestico; etc. I processi economici Consumi, gestione patrimoniale, lavoro caratteristici LE IMPRESE L’istituto L’impresa L’azienda L’azienda di produzione Le finalità dominanti Economiche Il fine economico specifico Produzione di remunerazioni monetarie e di altra natura I portatori di interessi Di regola: i prestatori di lavoro e i conferenti economici istituzionali di capitale di rischio Portatori di interessi economici Fornitori, clienti, conferenti di capitale di non istituzionali prestito, Stato, etc. I processi economici Trasformazioni tecniche; negoziazioni di caratteristici beni, di credito, di rischi. LO STATO, GLI ISTITUTI PUBBLICI L’istituto Lo Stato, gli istituti pubblici L’azienda L’azienda composta (di produzione e di consumo) pubblica Le finalità dominanti Sociali e morali Il fine economico specifico Produzione e consumo di beni pubblici (e remunerazione del lavoro) I portatori di interessi Tutti i componenti dell’entità politica (e i economici istituzionali prestatori di lavoro) Tutti i cittadini di quella collettività Portatori di interessi Fornitori, conferenti di capitale di prestito, economici non istituzionali altri istituti pubblici, etc. I processi economici Produzione e consumo di beni pubblici; caratteristici raccolta di tributi Dovunque c’è un’azienda vi è il ne di remunerare il lavoro GLI ISTITUTI NONPROFIT L’istituto L’istituto nonprofit (gamma molto varia) L’azienda L’azienda nonprofit Le finalità dominanti Sociali, morali, culturali Tanti ambiti e diversi Il fine economico immediato Appagamento dei bisogni di: associati / specifici gruppi di fruitori / collettività generale (e remunerazioni del lavoro) I portatori di interessi Varie combinazioni di associati, donatori, economici istituzionali Stato, prestatori di lavoro Portatori di interessi Fornitori, conferenti di capitale di prestito, economici non istituzionali Stato, “clienti”, etc. I processi economici Produzione ( o produzione e consumo) di beni caratteristici LA DIFFERENZIAZIONE DEGLI ISTITUTI L’attività economica si svolge in istituti di natura molto varia, fortemente differenziati (le famiglie, le imprese grandi e piccole, le imprese pubbliche e private, gli istituti pubblici di ogni specie, le associazioni, etc.). Perché? SPECIALIZZAZIONE ECONOMICA LA SPECIALIZZAZIONE ECONOMICA Essa si manifesta in tutte le attività umane a vari livelli: – specializzazione per classi di istituti – specializzazione tra gli istituti di ciascuna macroclasse – specializzazione all’interno di ciascun istituto La specializzazione produce vantaggi (denominati “economie di specializzazione”) in termini di: – riduzione dei tempi, degli sforzi e dei costi richiesti per lo svolgimento dell’attività economica – miglioramento della qualità degli output dell’attività economica I VANTAGGI DELLA SPECIALIZZAZIONE L’apprendimento da ripetizione L’impiego “ottimale” delle differenti competenze individuali La riduzione dei costi di passaggio tra le fasi GLI SVANTAGGI I maggiori costi di coordinamento La rigidità degli investimenti specifici / specializzati La demotivazione delle persone derivante da compiti assai semplici e ripetitivi SPECIALIZZAZIONE, DIMENSIONI CONVENIENTI E AMPIEZZA DEI MERCATI Quanto più grandi sono le unità produttive (stabilimenti, laboratori, punti di vendita, etc.), tanto maggiori sono le possibilità di specializzare l’attività, il lavoro, gli impianti, ecc. Gli istituti (in particolare le imprese) tendono a crescere dimensionalmente allo scopo di realizzare grandi economie di specializzazione Questa tendenza sarà tanto maggiore quanto più l’impresa prevede di avere un mercato ampio per i propri prodotti/servizi Corso di ECONOMIA AZIENDALE LA STRUTTURA DELL’AZIENDA: IL MODELLO DI RIFERIMENTO Daniele Cerrato LA STRUTTURA DELL’AZIENDA: IL MODELLO L’AMBIENTE L’AZIENDA L’ASSETTO ISTITUZIONALE - Le relazioni con i vari ‘portatori di interessi’ - la forma giuridica; - Gli aggregati interaziendali (relazioni con altre aziende); - Gli organi di governo dell’azienda L’ASSETTO LE COMBINAZIONI L'ORGANISMO ORGANIZZATIVO ECONOMICHE PERSONALE - la struttura organizzativa e - il sistema di prodotto - le dimensioni e le la distribuzione del potere - la dimensioni della capacità produttiva caratteristiche - i sistemi operativi - l’estensione verticale - le variabili individuali: - i sistemi di rilevazione e - l’estensione orizzontale valori, conoscenze, d’informazione - caratteristiche delle gestioni - le variabili sociali: cultura e caratteristica, patrimoniale, assicurativa, clima organizzativo finanziaria, tributaria IL PATRIMONIO - le competenze distintive - il patrimonio commerciale - l’assetto tecnico - la localizzazione territoriale LA STRUTTURA DELL’AZIENDA: IL MODELLO L’AMBIENTE L’AZIENDA L’ASSETTO ISTITUZIONALE - Le relazioni con i vari ‘portatori di interessi’ - la forma giuridica; - Gli aggregati interaziendali (relazioni con altre aziende); - Gli organi di governo dell’azienda LE COMBINAZIONI L’ASSETTO ECONOMICHE L'ORGANISMO ORGANIZZATIVO - il sistema di prodotto PERSONALE - la struttura organizzativa e - la dimensioni della capacità produttiva - le dimensioni e le la distribuzione del potere - l’estensione verticale caratteristiche - i sistemi operativi - l’estensione orizzontale - le variabili individuali: - i sistemi di rilevazione e - caratteristiche delle gestioni valori, conoscenze, d’informazione caratteristica, patrimoniale, assicurativa, - le variabili sociali: cultura e finanziaria, tributaria clima organizzativo IL PATRIMONIO - le competenze distintive - il patrimonio commerciale - l’assetto tecnico - la localizzazione territoriale Il modello è formato da: a) Assetto istituzionale b) Combinazioni economiche c) Assetto organizzativo d) Organismo personale e) Patrimonio A. ASSETTO ISTITUZIONALE – Qual è l’assetto proprietario? – Che forma giuridica ha l’azienda? – Quali sono gli organi di governo economico? (Consiglio d’amministrazione, assemblea dei soci, collegio sindacale) – L’azienda fa parte di un gruppo? … B. COMBINAZIONI ECONOMICHE – Cosa fa l’azienda? Qual è la sua attività? – In quale (i) settore(i) opera? – Quali e quanti prodotti/servizi offre? – Come li produce? – Vende anche all’estero? – Quali sono le caratteristiche delle diverse aree della gestione (gestione caratteristica, patrimoniale, assicurativa, finanziaria, tributaria) … B. COMBINAZIONI ECONOMICHE (estensione) § Dimensione: fatturato, dipendenti, quota di mercato § Estensione gamma coordinazioni parziali: quali e quante funzioni ha? § Estensione orizzontale: in quante combinazioni particolari è articolata: l’azienda è mono o multi business (diversificata)? § Estensione verticale: quante e quali fasi del processo di produzione svolge al suo interno (integrazione verticale)? § Estensione spaziale: quante unità operative ha e dove sono dislocate? § Estensione interaziendale: ha rapporti di collaborazione con altre aziende? Corso di ECONOMIA AZIENDALE LE COMBINAZIONI ECONOMICHE Daniele Cerrato LE COMBINAZIONI ECONOMICHE L’espressione «combinazioni economiche» indica l’attività svolta da un’azienda Le combinazioni economiche sono l’insieme delle operazioni economiche svolte dalle persone all’interno di un istituto. Le combinazioni economiche possono essere analizzate in termini di: – coordinazioni economiche parziali (dette anche “funzioni”) – combinazioni economiche parziali o particolari (dette anche, nelle imprese, “aree di affari” o “business”) – negoziazioni DEFINIZIONI: OPERAZIONE OPERAZIONE È l’unità elementare (più piccola) delle combinazioni economiche Risponde ad almeno uno dei seguenti requisiti produce il sorgere o il mutare di un valore economico produce una variazione in almeno un elemento della struttura dell’azienda Ad es. un’impresa che produce montature per occhiali compie un’operazione di acquisto di viti o un’operazione di vendita di una montatura, etc. DEFINIZIONI: PROCESSO PROCESSO È l’insieme di operazioni: della medesima specie (ad es. ACQUISTO) e con il medesimo oggetto ES: IL PROCESSO DI ACQUISTO DELLE VITI IN UN’IMPRESA CHE PRODUCE MONTATURE PER OCCHIALI DEFINIZIONI: COORDINAZIONE PARZIALE Combinazioni economiche aziendali Acquisto componente A COORDI- Acquisto componente B NAZIONE PARZIALE Acquisto componente C Vendite Produzione Manutenzione Amministrazione È l’insieme di processi omogenei per tecnica (ossia tutte operazioni dello stesso tipo) aventi oggetti diversi AD ES: IN UN’IMPRESA CHE PRODUCE MONTATURE PER OCCHIALI, LA COORDINAZIONE (O FUNZIONE) “ACQUISTI” SI OCCUPA DELL‘ACQUISTO DI TUTTI I COMPONENTI NECESSARI PER LA PRODUZIONE DELLE MONTATURE LE COORDINAZIONI PARZIALI DELLE IMPRESE Le coordinazioni parziali sono generalmente chiamate “funzioni” (funzione “Ricerca & Sviluppo”, funzione “Vendite”, funzione “Approvvigionamenti”, funzione “Gestione del personale”, etc.) e raggruppano persone con competenze e conoscenze omogenee tra loro In senso ampio, le coordinazioni parziali di tutte le imprese, per quanto diverse, si possono distinguere in quattro grandi aree: – Progettazione (configurazione) dell’assetto istituzionale – Gestione – Organizzazione – Rilevazione LE ATTIVITA’ DI CONFIGURAZIONE DELL’ASSETTO ISTITUZIONALE Sono le operazioni che determinano la nascita, le caratteristiche fondamentali, le trasformazioni e la cessazione dell’istituto: – la costituzione dell’istituto – la compagine iniziale dei soci (nel caso di una società) e le successive trasformazioni (quali soggetti e in che misura apportano il capitale di rischio) – la scelta della forma giuridica (e le eventuali trasformazioni successive, ad es. SpA, Srl, Snc, etc.) – la configurazione degli organi di governo (composizione degli organi, distribuzione del potere decisionale, etc.) – le acquisizioni, fusioni, scissioni, alleanze Tutte le altre classi di operazioni (gestione, organizzazione, rilevazione) sono fortemente influenzate dalle scelte di configurazione dell’assetto istituzionale. LA GESTIONE La gestione è il vasto insieme di operazioni attraverso le quali l’impresa attua direttamente la produzione economica (progetta, acquista, trasforma, vende prodotti/servizi). La gestione è utilmente scomponibile in cinque insiemi di attività: – Gestione caratteristica – Gestione finanziaria – Gestione patrimoniale – Gestione tributaria – Gestione assicurativa LA GESTIONE CARATTERISTICA È l’insieme delle operazioni di gestione che: (a) identificano l’attività tipica di ciascuna impresa; (b) originano la gran parte dei costi e dei ricavi dell’impresa. – per le imprese manifatturiere: acquisto di impianti e di materie prime, trasformazione tecnica, vendita; – per le imprese commerciali: negoziazioni di acquisto e di vendita di beni, operazioni di trasporto e di immagazzinamento; – per le banche: negoziazioni di denaro (raccolta e impiego); – per le imprese di assicurazione: assunzione di rischi specifici, investimento dei mezzi disponibili, liquidazione dei sinistri. La gestione caratteristica origina costi e ricavi e, per differenza, un utile o perdita, denominato reddito operativo della gestione caratteristica. LA GESTIONE FINANZIARIA (1/2) È l’insieme delle operazioni volte a coprire il fabbisogno finanziario, ossia il fabbisogno di mezzi monetari necessari per avviare l’impresa e per sostenerne lo sviluppo Il fabbisogno finanziario si copre ricorrendo a: capitale proprio o capitale di rischio capitale di prestito (o di terzi) (mutui, obbligazioni, etc.) Con l’espressione “struttura finanziaria” dell’impresa si indica il mix delle fonti di finanziamento (ossia in che misura il capitale dell’impresa è composto da capitale proprio e da capitale di terzi) La gestione finanziaria è una gestione “passiva”: comporta interessi passivi sul capitale di terzi e remunerazioni del capitale proprio LA GESTIONE FINANZIARIA (2/2) I conferenti di capitale proprio ricevono una remunerazione “incerta”, in quanto correlata ai risultati reddituali dell’impresa (utile o perdita) (perciò “capitale di rischio”) Utile distribuito (nel caso di SpA Utile d’impresa viene chiamato “dividendo” Utile non distribuito (autofinanziamento) Il fabbisogno finanziario è tanto maggiore quanto: - più alti sono gli investimenti richiesti dall’attività - più lunghi sono i cicli produttivi - più brevi sono i tempi di pagamento dei fornitori - più lunghi sono i tempi di pagamento concessi ai clienti CICLO DI PRODUZIONE E VENDITA t1 (1/12/2024) t3 (1/2/2025) Pagamento del fornitore Incasso da clienti tempo to (ad es. 1/10/2024) t2 (1/1/2025) Acquisto materia prima Vendita prodotto finito LA GESTIONE PATRIMONIALE Può accadere che, per un certo periodo di tempo, un’impresa disponga di mezzi monetari eccedenti rispetto a quanto richiesto dalla gestione caratteristica La gestione patrimoniale consiste nell’investimento di tali mezzi monetari al fine di produrre un reddito aggiuntivo rispetto a quello derivante dalla gestione caratteristica L’investimento può consistere, ad esempio, nell’acquisto di titoli di Stato o di azioni di altre imprese o nell’acquisto di immobili La gestione patrimoniale è in linea di principio una gestione “attiva”, ma talvolta può provocare perdite LA GESTIONE ASSICURATIVA Consiste nella copertura dei rischi legati a particolari eventi sfavorevoli (furti, incendi, danni a terzi, ecc.) mediante la sottoscrizione di contratti di assicurazione, che prevedono il pagamento di premi di assicurazione. È una gestione tipicamente “passiva” comportando il costo dei premi assicurativi. ATTENZIONE: attraverso la gestione assicurativa, l’azienda si copre da rischi particolari, che vanno tenuti ben distinti dal rischio economico generale, ossia il rischio che le combinazioni economiche producano perdite LA GESTIONE TRIBUTARIA Consiste nella liquidazione e nel pagamento dei tributi che le imprese devono corrispondere allo Stato (e ad altri enti pubblici) a fronte dei beni pubblici ricevuti. Differenti scelte d’impresa (relative, ad esempio, alla forma giuridica, alle modalità di finanziamento, alle localizzazione) determinano differenti combinazioni e livelli di tributi da corrispondere. La gestione tributaria è tipicamente una gestione "passiva", comportando solo oneri tributari. ASPETTO REDDITUALE E ASPETTO MONETARIO DELLA GESTIONE Le due gestioni “attive” (caratteristica e patrimoniale) e le tre gestioni “passive” (finanziaria, assicurativa, tributaria), con i loro “costi” e “ricavi” concorrono a determinare il risultato dell’impresa – l’utile o la perdita (profilo reddituale). Analogamente, tutte le gestioni, con i loro pagamenti e riscossioni, concorrono a determinare i flussi monetari complessivi dell’impresa e la sua solvibilità (profilo monetario). L’analisi dell’aspetto reddituale evidenzia se e in che misura l’azienda è in grado di produrre un utile L’analisi dell’aspetto monetario evidenzia se e in che misura l’azienda è in grado di far fronte, con le proprie entrate, ai propri impegni (uscite) Profilo reddituale e profilo monetario sono strettamente connessi, ma non coincidono. Perché? IL CONTRIBUTO DELLE GESTIONI AL RISULTATO REDDITUALE: ESEMPI A B C Ricavi della gestione caratteristica 1.000 1.000 1.000 Costi della gestione caratteristica 900 900 990 Risultato della gestione caratteristica + 100 + 100 + 10 Risultato della gestione patrimoniale + 10 0 + 90 Oneri della gestione assicurativa -5 - 10 0 Oneri della gestione finanziaria - 15 - 110 0 Risultato prima delle imposte + 90 - 20 + 100 Oneri della gestione tributaria - 45 0 - 50 Risultato netto + 45 - 20 + 50 L’ORGANIZZAZIONE Le operazioni di organizzazione comprendono le legate alla progettazione dell’assetto organizzativo e alla gestione delle risorse umane. Progettazione dell’assetto organizzativo definire la struttura organizzativa vuol dire decidere come dividere il lavoro tra le persone all’interno dell’azienda e come coordinarlo (chi deve fare che cosa, chi dipende da chi, etc.) L’assetto organizzativo comprende anche i sistemi operativi, ad esempio i sistemi di programmazione e controllo (come si formulano piani e obiettivi aziendali e come si controllano), i sistemi informativi (come circolano le informazioni all’interno dell’azienda, etc.), i sistemi di gestione del personale (sistemi di ricerca e selezione dei lavoratori, sistemi di valutazione, di retribuzione, di carriera, ecc.) LA RILEVAZIONE Le operazioni di rilevazione comprendono la – raccolta – elaborazione – conservazione – diffusione dei dati e delle informazioni e servono per supportare le scelte delle persone sia all’interno (manager e persone a vari livelli di responsabilità) sia all’esterno dell’azienda (fornitori, clienti, finanziatori, lo Stato) Poiché le finalità e i possibili destinatari sono diversi, l’attività di rilevazione di un’azienda si compone di diversi sistemi e produce diversi output: – contabilità generale – contabilità analitica – Altri sistemi informativi utili per la direzione dell’azienda (statistiche di vendita, analisi di mercato, etc.) DEFIZIONI: COMBINAZIONE PARZIALE (o PARTICOLARE ) OGGETTO A OGGETTO B PARTICOLARE COMBINAZIONE Acquisti Acquisti Vendite Vendite Produzione Produzione Manutenzione Manutenzione Amministrazione Amministrazione È l’insieme di processi diversi per tecnica ma aventi il medesimo oggetto (prodotto/servizio) LE COMBINAZIONI ECONOMICHE PARZIALI Molte imprese (soprattutto quelle di maggiori dimensioni) attuano più combinazioni economiche parziali o, in termini diversi, operano in più “aree d’affari” (impresa “diversificata”). Ad esempio un’impresa editoriale potrebbe essere presente nelle seguenti aree di affari: – quotidiani di informazione – quotidiani sportivi – riviste di moda – libri di narrativa e saggistica – libri scolastici A ciascuna combinazione economica parziale sono riconducibili costi e ricavi specifici ed è possibile, pertanto, individuare una risultato economico parziale. Anche se distinte, le combinazioni economiche parziali di una stessa impresa sono sempre in qualche misura interconnesse LE NEGOZIAZIONI Tutte le classi di attività (progettazione degli assetti istituzionali, gestione, organizzazione, rilevazione) comportano lo svolgimento sia di attività interne sia di attività esterne, che pongono l’impresa in relazione con altri istituti. Tra le attività esterne sono di primaria importanza le negoziazioni che servono per acquisire le condizioni di produzione e per cedere i prodotti e le condizioni di produzione. Negoziazioni per acquisire condizioni di produzione Operazioni interne Negoziazioni per cedere prodotti/servizi LE NEGOZIAZIONI: CLASSIFICAZIONE Le grandi classi di negoziazioni svolte dalle imprese sono: – negoziazioni di beni privati – negoziazioni di beni pubblici – negoziazioni di lavoro – negoziazioni di capitale di rischio – negoziazioni di capitale di prestito – negoziazioni di rischi particolari Le negoziazioni reali non si svolgono mai in condizioni di perfetta trasparenza, completa circolazione delle informazioni, equilibrio di potere tra le parti (la razionalità non è “assoluta”). Un concetto essenziale per comprendere come si svolgono le negoziazioni è quello di “costi di transazione”, tutti i costi legati allo svolgimento di una negoziazione (ricerca del fornitore, analisi delle alternative, definizione del contratto, controllo sul comportamento ella controparte, etc.) (questo concetto sarà ripreso e approfondito in seguito) Corso di ECONOMIA AZIENDALE LE COMBINAZIONI ECONOMICHE DELLO STATO E DEGLI ISTITUTI NONPROFIT Daniele Cerrato LE COMBINAZIONI ECONOMICHE DELLO STATO LE RAGIONI DELL’INTERVENTO DELLO STATO NELLA PRODUZIONE DI BENI ECONOMICI Lo Stato interviene nella produzione del bene “Alfa” quando ritiene che: - il bene “Alfa” sia politicamente critico, ossia debba essere accessibile ai cittadini a determinate condizioni di costo (e/o di qualità) - lasciando la produzione di “Alfa” a imprese private operanti secondo le regole del mercato (meccanismo dei prezzi), non si otterrebbe l’effetto desiderato, in termini di accessibilità (ossia il mercato “ non funziona ”) QUANDO IL MERCATO È INEFFICIENTE? Beni pubblici puri: hanno i caratteri della “non rivalità nei consumi” (il consumo di una persona non impedisce il consumo da parte di un’altra) e “non escludibilità” (non si può escludere una persona dal godimento del bene) (ad es. la difesa nazionale, la sicurezza, il verde pubblico). A causa di questi caratteri, le imprese private non potrebbero farsi pagare un prezzo. Interviene lo Stato che può imporre i tributi Mercati non concorrenziali, in particolare i monopoli naturali (ad es. servizi ‘a rete’, come elettricità, gas, etc). Le imprese private potrebbero trarre vantaggi indebiti dall’assenza di concorrenza. Interviene lo Stato come produttore o come regolatore I mercati incompleti: spazi di mercato lasciati vuoti dalle imprese che li giudicano non attraenti (troppo piccoli, rischiosi) e che invece secondo lo Stato sono critici La redistribuzione del reddito: lo Stato rende accessibili beni critici a prezzi non di mercato (ad es. servizi sanitari o scolastici) I “beni di merito” (merit goods); lo Stato incentiva il consumo di beni critici che i cittadini non percepiscono come tali (ad es. medicina preventiva) LE COMBINAZIONI ECONOMICHE DELLO STATO Possono essere rappresentate attraverso due dimensioni: Ø le “aree di intervento” (combinazioni economiche parziali), corrispondenti ad insiemi omogenei di bisogni pubblici – definibili anche come “finalità” o “prodotti” o “funzioni” dello Stato e degli istituti pubblici. Le tipiche aree di intervento dello Stato sono: Difesa nazionale Giustizia Sicurezza pubblica Relazioni internazionali Istruzione e cultura Assistenza e previdenza Sanità Trasporti e comunicazioni Sviluppo economico Ø le “aree di gestione” – insieme delle attività di varia natura svolte dallo Stato per il perseguimento delle finalità pubbliche GESTIONE CARATTERISTICA DELLO STATO Insieme delle operazioni che contribuiscono al soddisfacimento dei bisogni pubblici corrispondenti alle “aree di intervento” Emanazione di leggi Trasferimenti di Produzione di beni e regolamenti mezzi monetari pubblici EMANAZIONE DI LEGGI E DI REGOLAMENTI Attività essenziale, non delegabile degli istituti pubblici Comprende anche gli interventi volti a: – regolare la produzione di beni pubblici da parte di soggetti privati (esempio: regolamenti che disciplinano l’attività delle imprese che gestiscono servizi di igiene urbana, di trasporto pubblico, etc.) – imporre obblighi/divieti ad imprese che producono beni privati (esempio: normativa sullo smaltimento degli scarichi industriali da parte delle imprese, sugli obblighi di garantire la sicurezza sul lavoro ai dipendenti) TRASFERIMENTI DI MEZZI MONETARI FINALITA’ DESTINATARI Ridistribuzione di FAMIGLIE ricchezza (es.: sussidi per sanità, previdenza) Trasferimenti dallo Stato ad istituti esterni alla Finanziamento di Pubblica attività d’interesse Amministrazione pubblico (es.: IMPRESE ricerca scientifica, attività culturali) LA PRODUZIONE DI BENI PUBBLICI DIRETTA INDIRETTA Attuata direttamente dagli Attuata da istituti esterni alla istituti della Pubblica Pubblica Amministrazione, ma ad Amministrazione (ad es.: l’ordine essa connessi (ad es.: il trasporto pubblico, il servizio sanitario pubblico locale esercitato da nazionale, un asilo comunale, etc.) un’impresa controllata, in tutto o in parte, dal Comune o svolto da un’impresa privata che opera in concessione) LA GESTIONE TRIBUTARIA DELLO STATO Si compone dei processi di definizione delle caratteristiche e dei livelli dei tributi, di accertamento, di prevenzione e repressione dell’evasione fiscale, di riscossione. Può anche essere vista come parte della gestione caratteristica, poiché rappresenta il "corrispettivo" della produzione ed erogazione dei servizi pubblici. LA GESTIONE PATRIMONIALE DELLO STATO Si compone di operazioni di investimento e di disinvestimento in beni non impiegati nella gestione caratteristica, finalizzate alla produzione di ricavi aggiuntivi rispetto a quelli della gestione caratteristica. Di solito, lo Stato e gli altri istituti pubblici sono “in deficit”, ossia non dispongono di risorse da dedicare alla gestione patrimoniale, che, pertanto, ha rilievo limitato. LA GESTIONE FINANZIARIA DELLO STATO È molto rilevante. Spesso lo Stato e gli istituti pubblici non riescono a coprire i loro costi con le entrate tributarie e devono coprire i loro “deficit” ricorrendo all’indebitamento. Il fabbisogno finanziario dello Stato può essere soddisfatto con varie forme di debiti di finanziamento. Nel nostro Paese è prevalente il ricorso alla emissione di titoli del debito pubblico. LE OPERAZIONI DI ORGANIZZAZIONE E GESTIONE DEL PERSONALE DELLO STATO Sono simili a quelle delle imprese, ma con due importanti peculiarità/differenze: - il rapporto tra "organi politici” eletti dai cittadini e "organi amministrativi” (dirigenti pubblici) - il prevalere del principio della legalità (applicazione uniforme della legge) rispetto a quello della imprenditorialità (soluzioni varie e sempre nuove) LE OPERAZIONI DI RILEVAZIONE E DI INFORMAZIONE DELLO STATO Sono più complesse rispetto a quelle delle imprese in quanto non devono mostrare non solo risultati economici, ma anche politici e sociali LE COMBINAZIONI ECONOMICHE DEGLI ISTITUTI NONPROFIT Nei sistemi economici attuale gli istituti nonprofit svolgono una parte rilevante dell’attività economica. Gli istituti nonprofit sono istituti privati (anche se spesso finanziati anche dallo Stato). N.B.: “Nonprofit” non significa che è vietato o impossibile realizzare risultati reddituali positivi (“profitti”); significa invece che è vietata la loro distribuzione a favore dei soggetti che la controllano: associati, donatori, amministratori, manager. PERCHÉ NASCE UN ISTITUTO NONPROFIT? Un istituto nonprofit nasce quando uno o più soggetti privati ritengono che sia utile o doveroso che certi gruppi di persone (essi stessi oppure categorie disagiate o l’intera collettività) dispongano di beni che gli altri tipi di istituti – le famiglie, le imprese, lo Stato – non offrono nei modi (qualità, prezzi) considerati opportuni. LA GESTIONE CARATTERISTICA DEGLI ISTITUTI NONPRFIT La gestione caratteristica degli istituti nonprofit (INP) è molto eterogenea perché essi sono di natura molto varia. Nella maggior parte degli istituti nonprofit un aspetto chiave della gestione caratteristica è rappresentato dalla raccolta di contributi, donazioni e agevolazioni (incluso il lavoro volontario), necessarie per coprire lo squilibrio costi-ricavi Si possono distinguere diverse tipologie di INP: – INP assimilabili ad imprese (aziende di produzione) (es. nel campo della sanità e dell’istruzione) nei quali avvengono processi di acquisto, trasformazione, cessione a clienti che pagano corrispettivi assimilabili ai prezzi. Il carattere nonprofit deriva dalla destinazione del risultato reddituale (continua) (segue) INP assimilabili ad istituti pubblici: è il caso, ad esempio, di un’associazione culturale che organizza eventi o manifestazioni per la cittadinanza o incontri per i suoi associati INP di pura erogazione (enti di beneficenza): in questi prevalgono i processi di trasferimento delle disponibilità finanziarie raccolte. Un esempio è Telethon, che rappresenta una grande campagna mediatica attraverso la quale si raccolgono fondi da destinare alla ricerca scientifica LA GESTIONE TRIBUTARIA DEGLI ISTITUTI NONPROFIT È strettamente connessa a quella caratteristica. Lo Stato, infatti, accorda agli INP agevolazioni fiscali sia in termini di minori o nulli carichi fiscali sia in termini di contributi pubblici. Perché? La presenza di INP riduce l’intervento diretto da parte dello Stato. Le agevolazioni fiscali vanno a compensare i costi che altrimenti lo Stato dovrebbe sostenere per la propria presenza diretta nei settori in cui operano gli INP LA GESTIONE PATRIMONIALE DEGLI ISTITUTI NONPROFIT Può essere del tutto trascurabile in diversi INP in quanto difficilmente generano risparmio. Tuttavia, alcuni INP godono di importanti patrimoni sia finanziari sia immobiliari. In questi casi la gestione patrimoniale assume grande rilevanza in quanto capace, se ben gestita, di produrre redditi importanti per l’equilibrio economico dell’INP. LA GESTIONE FINANZIARIA DEGLI ISTITUTI NONPROFIT Assume caratteri particolari poiché: Negli istituti nonprofit in genere fare previsioni circa le entrate è più difficile di quanto non lo sia nelle imprese (perché?) L’incertezza di redditi costanti limita molto la capacità di contrarre debiti. La gestione finanziaria è strettamente connessa a quella parte della gestione caratteristica che consiste nel fund raising, ossia nella raccolta di contributi volti a sostenere l’attività dell’INP. LE OPERAZIONI DI ORGANIZZAZIONE DEGLI ISTITUTI NONPROFIT L’attività di organizzazione deve rispondere a due esigenze fondamentali: – promuovere l’uso efficiente delle risorse (le spinte all’efficienza negli INP sono minori rispetto alle imprese, nelle quali, invece, c’è molta attenzione verso l’ottenimento di redditi); – garantire correttezza nei comportamenti al fine di salvaguardare l’immagine dell’istituto; se l’immagine dell’INP si degrada, il fund raising diventa problematico. LE OPERAZIONI DI RILEVAZIONE E DI INFORMAZIONE DEGLI ISTITUTI NONPROFIT Sono più complesse rispetto a quelle delle imprese in quanto devono rappresentare anche i risultati “sociali” raggiunti (difficili da misurare). Corso di ECONOMIA AZIENDALE L’ASSETTO ISTITUZIONALE Daniele Cerrato L’ASSETTO ISTITUZIONALE I soggetti (portatori di interessi) Le strutture di governo I contributi Le ricompense e i benefici Ogni istituto può essere analizzato come un insieme di soggetti, che offrono contributi e che per tale motivo ricevono ricompense o traggono benefici L’ASSETTO ISTITUZIONALE Per analizzare e configurare l’assetto istituzionale, è fondamentale rispondere a due domande: A chi (a quali insiemi di soggetti) spetta il diritto/dovere di governare l’istituto, direttamente o tramite propri rappresentanti (soggetto d’istituto)? Quali organi e meccanismi di governo occorre prevedere (e con quali caratteristiche) per favorire un’efficace azione dei soggetti che hanno il compito di governare (struttura di governo)? I SISTEMI DI INTERESSI LEGATI ALL’ATTIVITA’ DEGLI ISTITUTI Attorno a ciascun istituto si configura sempre una vasta gamma di interessi di varia natura (economici, sociali, morali) I vari insiemi di interessi sono parzialmente in competizione tra di loro I contributi provenienti dai vari soggetti sono complementari, ma si possono manifestare anche parziali fungibilità (sostituibilità) IL SISTEMA DI INTERESSI LEGATI ALL’ATTIVITA’ DELL’IMPRESA I prestatori di lavoro I conferenti di capitale di rischio I fornitori I conferenti di capitale di prestito Lo Stato L’impresa La collettività locale I clienti Imprese partner I concorrenti PORTATORI DI INTERESSI E CONTRIBUTI NELL’IMPRESA (a) Portatori di Contributi Attese di ricompensa da Attese da parte dell’impresa interessi parte dei soggetti (stakeholder) Prestatori di tempo remunerazione lealtà lavoro competenze tutela/stabilità obbedienza impegno buone condizioni di lavoro impegno energia stimoli e carriera flessibilità creatività socialità Conferenti di mezzi monetari (a remunerazione del capitale un adeguato numero di soggetti capitale di tempo possibilità di “liquidare” disposti ad investire capitale di rischio indeterminato) l’investimento (ossia rischio disinvestire) influenza sulle scelte di gestione dell’azienda Fornitori condizioni di standard di qualità chiari qualità produzione stabilità del rapporto prezzo contenuto condizioni economiche tempi di pagamento adeguati remunerative consegna tempestiva idee e proposte utili da parte garanzie dell’impresa PORTATORI DI INTERESSI E CONTRIBUTI NELL’IMPRESA (b) Portatori di Contributi Attese di ricompensa da Attese da parte dell’impresa interessi parte dei soggetti (stakeholder) Conferenti di mezzi rimborso del capitale condizioni generali favorevoli capitale di prestito monetari (per interessi nella misura e nei supporto per la scelta delle un dato periodo tempi stabiliti forme migliori di finanziamento di tempo) trasparenza e affidabilità relazione duratura dell’impresa finanziata Imprese di protezione da premi assicurativi condizioni economiche adeguate assicurazione rischi specifici nessun comportamento affidabilità opportunistico I clienti consumo dei standard di qualità chiari stabilità della relazione prodotti prezzo adeguato (‘fedeltà’) dell’impresa garanzie innovazione IL SISTEMA DI INTERESSI LEGATI ALL’ATTIVITA’ DELLO STATO I cittadini (le famiglie, le imprese, gli istituti nonprofit) quali contribuenti, quali fruitori dei beni pubblici e quali destinatari di sussidi I prestatori di lavoro: I conferenti di capitale di cittadini dello Stato (o altre prestito: cittadini dello Stato persone) e altri soggetti Le aziende di assicurazione Lo Stato I fornitori di beni privati Gli altri Stati e le Le amministrazioni organizzazioni pubbliche locali, sottoinsiemi internazionali dello Stato Le imprese di proprietà pubblica IL SISTEMA DI INTERESSI LEGATI ALL’ATTIVITA’ DEGLI ISTITUTI NON-PROFIT I soci fondatori e i principali finanziatori I prestatori di lavoro La collettività in generale volontari e regolari che fruisce del patrimonio ambientale e artistico Un istituto nonprofit I conferenti di capitale di per la tutela del prestito patrimonio ambientale Lo Stato fornitore di beni e artistico (esempio) pubblici, percettore di tributi, I fornitori di beni privati legislatore, finanziatore I finanziatori privati minori Gli altri istituti nonprofit alleati e concorrenti IL SOGGETTO D’ISTITUTO ED IL DIRITTO DI GOVERNO In linea di principio, tutti i portatori di interessi dovrebbero partecipare al governo dell’istituto. Tale soluzione non è, però, praticabile (perché?) Una o poche categorie di portatori di interessi partecipano direttamente al governo dell’istituto (il “soggetto d’istituto”) Al soggetto d’istituto fanno capo due insiemi fondamentali di diritti- doveri (diritti di proprietà): – il diritto-dovere di governare, ossia di guidare l’istituto e di prendere le decisioni più importanti; – il diritto di godere dei risultati residuali positivi, e di farsi carico degli eventuali risultati residuali negativi (i risultati “residuali” si definiscono tali perché sono gli utili o le perdite che “residuano” dopo aver remunerato i diversi portatori di interesse) SOGGETTO D’ISTITUTO E SOGGETTO ECONOMICO Nell’ambito della pluralità di interessi legati all’attività di un istituto, possiamo distinguere interessi istituzionali (‘propri dell’istituto’) e non istituzionali – Gli interessi istituzionali rappresentano rappresentano i fini fondamentali dell’istituto, (“istituzionali”, per l’appunto), ossia il “bene comune” alla base dell’esistenza dell’istituto Un’altra possibile classificazione degli interessi è tra interessi economici e interessi non economici. Si configurano, pertanto, quattro classi di interessi: – Interessi istituzionali economici – Interessi istituzionali non economici – Interessi non istituzionali economici – Interessi non istituzionali non economici L’insieme dei portatori di interessi istituzionali (economici e non) forma il soggetto d’istituto L’insieme dei portatori di interessi istituzionali economici forma il soggetto economico INTERESSI ISTITUZIONALI VERSUS NON ISTITUZIONALI ED ECONOMICI VERSUS NON ECONOMICI) Soggetto d’istituto Istituzionali Soggetto Economico INTERESSI Non istituzionali Economici Non economici INTERESSI INTERESSI ISTITUZIONALI (E NON) ED ECONOMICI (E NON) NELLE IMPRESE Soggetto economico/ soggetto d’istituto) Conferenti di Istituzionali capitale risparmio e lavoratori INTERESSI Ad es. banche, Ad es. Collettività fornitori, locale, opinione Non istituzionali concorrenti pubblica INTERESSI Economici Non economici IL SOGGETTO ECONOMICO NELLE IMPRESE Nell’impresa gli interessi istituzionali sono di natura economica; pertanto soggetto d’istituto (portatore degli interessi istituzionali) e soggetto economico (portatore degli interessi istituzionali economici) coincidono Elementi chiave che accomunano tutte le tipologie di impresa – Il fine immediato delle imprese (bene comune) è rappresentato dalla produzione di remunerazioni per i membri del soggetto economico (interesse economico istituzionale) – Al soggetto economico spetta il compito di governare l’impresa (governo economico) Il GOVERNO ECONOMICO NELLE IMPRESE (1/2) Governare l’impresa significa: prendere decisioni fondamentali, riguardanti: – costituzione dell’istituto, – articolazione delle combinazioni economiche (attività svolta e settori in cui operare, dimensione, sedi, etc.) – investimenti rilevanti – assetto organizzativo – alleanze con altre imprese – cessazione dell’attività Definire obiettivi e strategie dell’impresa e approvare piani e programmi per il futuro Approvare i bilanci e decidere sulla destinazione degli utili Nominare i vertici aziendali, definirne compiti e remunerazioni. Il GOVERNO ECONOMICO NELLE IMPRESE (2/2) Il governo economico deve ispirarsi ad alcuni principi generali (valevoli per tutte le aziende): Ø Principio di economicità: l’istituto deve svolgere la propria attività in autonomia economica, senza il ricorso sistematico a coperture di perdite da parte di altre economie Ø Principio del contemperamento degli interessi, ossia garantire la soddisfazione di tutti (o dei principali) portatori di interesse. SOGGETTO ECONOMICO NELLE IMPRESE L’impresa nella quale i diritti di proprietà fanno capo ai conferenti di capitale di rischio viene qualificata come “impresa capitalistica”. Nel mondo occidentale la grande maggioranza delle imprese è configurata secondo il modello capitalistico. Tuttavia, Ø I lavoratori esercitano una forte influenza sul governo delle imprese, anche se non nominano i membri dell’organo decisionale di governo (Consiglio d’amministrazione – CDA) Ø Le retribuzioni dei lavoratori sono talvolta parzialmente legate agli utili Ø Alcuni ordinamenti (es. Germania) prevedono esplicitamente la partecipazione dei prestatori di lavoro al governo dell’impresa. Il soggetto d’istituto ed il soggetto economico sono formati dall’insieme dei conferenti di capitale di rischio e dei prestatori di lavoro IMPRESA “CAPITALISTICA” ED ALTRI ASSETTI PROPRIETARI Sebbene l’impresa capitalistica sia il modello dominante d’impresa nelle economie moderne (di solito nella forma di società per azioni), non mancano istituti di produzione con assetti proprietari differenti. Ad esempio: – nelle cooperative di produttori i proprietari sono i conferenti dei prodotti agricoli (ad es. in una cooperativa che produce formaggio i diritti di proprietà fanno capo ai contadini che apportano il latte fresco destinato alla produzione del formaggio) – nelle partnership professionali (ad es. studi di consulenza) e nelle cooperative di lavoratori i “proprietari” sono i prestatori di lavoro LE STRUTTURE DI GOVERNO ECONOMICO EMA E H L SC ERA N GE ASSEMBLEA DEI MEMBRI DEL SOGGETTO ECONOMICO ORGANO DI ORGANI DI GOVERNO ECONOMICO CONTROLLO ORGANI DIRETTIVI ED ESECUTIVI PIO ASSEMBLEA DEI CONFERENTI DI CAPITALE DI. RISCHIO SEM TO E RE UN NC CO CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE E COLLEGIO DEI AMMINISTRATORE DELEGATO SINDACI DIRETTORE GENERALE, RESPONSABILI DI UNITA’ ORGANIZZATIVE + TUTTI I PRESTATORI DI LAVORO LE FUNZIONI DEGLI ORGANI DI GOVERNO: ASSEMBLEA DEI SOCI L’assemblea dei soci è un organo sociale deliberativo rispetto ad alcune tematiche fondamentali: Assemblea ordinaria Assemblea straordinaria Approvazione del bilancio Modifica del capitale sociale (ad es aumenti con emissioni di nuove quote di capitale di rischio) Nomina e revoca gli amministratori, dei sindaci e del Modifiche dello statuto presidente del collegio sindacale; Compenso degli amministratori e dei sindaci; Operazioni straordinarie (fusioni, scissioni, trasformazioni e cessioni di rami d’azienda) Eventuali azioni di responsabilità contro amministratori e sindaci; Autorizza alcune attività e iniziative di gestione presentate dagli amministratori, se previsto dallo statuto (ad esempio può essere previsto che per operazioni che impegnano risorse oltre un certo ammontare gli amministratori non possano procedere in autonomia e debbano passare in assemblea) LE FUNZIONI DEGLI ORGANI DI GOVERNO: IL CONSIGLIO D’AMMINISTRAZIONE art. 2380-2409 del codice civile Il CdA è l’organo collegiale esecutivo al quale è affidata la gestione della società ed ha il compito di realizzare le decisioni prese dall’assemblea E’ consentita anche la nomina di un solo amministratore (amministratore unico), il quale è un organo monocratico (in questo caso non c’è il consiglio di amministrazione). - I membri del CDA sono eletti dall’assemblea dei soci (non esiste un numero predefinito per legge). - La durata del mandato è fissata generalmente dallo statuto di ciascuna società. Tuttavia, gli amministratori non possono essere nominati per un periodo superiore a tre esercizi. Salvo diversa disposizione dello statuto della società, essi possono essere rieletti. Funzioni: deliberare sulla gestione della società e dare esecuzione alla volontà dell’assemblea dei soci; convocare l’assemblea e fissarne l’ordine del giorno; curare le scritture contabili, redigere il bilancio di esercizio da presentare all’assemblea per l’approvazione; rappresentare la società di fronte a terzi e in giudizio Può essere composto da: amministratori esecutivi (ossia manager della società) e amministratori non esecutivi (non hanno funzioni direttive, ma prevalentemente compiti di vigilanza). Il Consiglio di Amministrazione può istituire al proprio interno uno o più Comitati, competenti su specifiche materie. LE FUNZIONI DEGLI ORGANI DI GOVERNO: PRESIDENTE DEL CDA E AMMINISTRATORE DELEGATO Presidente del CDA Il presidente viene nominato dal CDA fra i suoi componenti, a meno che questo non sia nominato direttamente dall’assemblea dei soci. Il presidente ha il compito di: - convocare il CDA, - stabilire l’ordine del giorno, - coordinare i lavori, - fare in modo che le informazioni relative agli argomenti posti all’ordine del giorno giungano tempestivamente a tutti gli amministratori (art.2383 c.c.) Amministratore delegato Il consiglio delega all’amministratore delegato il potere di prendere decisioni in nome e per conto della società. Il CDA può, comunque, stabilire dei limiti ai suoi poteri. Le due funzioni possono essere svolte da una stessa persona ("CEO duality") LE FUNZIONI DEGLI ORGANI DI GOVERNO: IL COLLEGIO SINDACALE (art. 2403 c.c.) Il collegio dei sindaci rappresenta l’organo di controllo: esso ha il compito di vigilare sull’attività degli amministratori e controllare che la gestione e l’amministrazione della società si svolgano nel rispetto della legge e dell’atto costitutivo. Esercita in alcuni casi anche il controllo contabile. Composizione: tre o cinque membri effettivi e due supplenti, chiamati sindaci. Almeno un componente effettivo ed uno supplente devono essere obbligatoriamente scelti tra gli iscritti al registro dei revisori contabili. I sindaci devono essere indipendenti: non possono avere rapporti di parentela con gli amministratori della società, né essere lavoratori o consulenti presso la stessa azienda. Restano in carica per tre anni e possono essere rieletti. Riunioni: almeno una volta ogni 90 giorni Funzioni: eseguire atti di ispezione e controllo; richiedere notizie e informazioni agli amministratori della società; convocare l’assemblea dei soci in caso di mancata collaborazione degli amministratori o fatti molto gravi compiuti da questi, potendo anche denunciare gli stessi amministratori di fronte al tribunale per gravi inadempienze. STRUTTURE DI GOVERNO: Esempio CAMPARI SpA Ø Gruppo fondato nel 1860, attivo nel settore beverage (vendite pari a circa 2,9 miliardi di euro nel 2023). Ø Il Consiglio di Amministrazione, di undici membri, è l’organo centrale del sistema di corporate governance della Società, a cui sono attribuiti i più ampi poteri di indirizzo strategico del Gruppo per una corretta ed efficiente gestione della Società, in grado di creare valore per gli azionisti in una prospettiva di medio lungo periodo. Ø A esso è attribuita la responsabilità di determinare le linee strategiche di gestione e alta direzione della Società e del Gruppo, verificando il generale andamento della gestione, nonché di definire il sistema di governo societario e di esaminare le procedure di controllo interno, anche al fine della individuazione dei rischi aziendali. Fonte: Campari - Governance e management: https://www.camparigroup.com/it/page/il-gruppo/governance https://www.camparigroup.com/it/page/il-gruppo/management Statuto: https://www.camparigroup.com/sites/default/files/DCM%20Articles%20of%20Association_ITA.p df IL SOGGETTO ECONOMICO IMPROPRIO Tutti e soltanto i membri del soggetto economico hanno il diritto-dovere di esercitare il governo economico dell’impresa Tuttavia, nella realtà accade spesso che l’insieme delle persone che dovrebbero esercitare il governo economico non coincide con coloro che di fatto lo esercitano. I casi più frequenti sono: – il governo è esercitato da insiemi di persone che non rappresentano l’intero soggetto economico, ma solo una parte di esso (es. azionisti di controllo trascurando quelli di minoranza) – Il governo è esercitato da insiemi di persone che non fanno parte del soggetto economico (es. esponenti politici che vogliono interferire nelle strategie di un’impresa) In tali casi si parla di soggetto economico improprio Il SOGGETTO ECONOMICO IMPROPRIO: DIVERSI ESEMPI Soggetto Soggetto Es: conferenti di capitale di maggioranza economico economico improprio Soggetto economico improprio Es: i manager + esterni Soggetto economico Soggetto economico improprio Soggetto economico Es: esponenti politici esterni L’ASSETTO ‘PROPRIETARIO’ DI UN’IMPRESA Tra le imprese capitalistiche esistono molte differenze in termini di grado di concentrazione del capitale di rischio e natura dei soggetti che lo detengono: Grado di concentrazione del capitale di rischio (ownership concentration): indica se e in che misura il capitale di rischio è concentrato nelle mani di una o poche persone o (al contrario) quanto è disperso/frammentato tra tanti soggetti (proprietà più o meno concentrata versus frammentata). Esempi: a) l’impresa con un unico proprietario – l’imprenditore fondatore; b) l’impresa che ha forma giuridica di società per azioni, quotata in borsa con una miriade di piccoli azionisti, ma con un azionista di controllo) Identità dei conferenti di capitale di rischio (ownership identity). Ad esempio, natura pubblica o privata dei conferenti di capitale di rischio: si pensi al fatto che le Stato è azionista (talvolta unico) di molte grandi imprese (impresa pubblica versus impresa privata) Inoltre, non sempre a) diritto di governare e b) diritto ai risultati residuali sono distribuiti in maniera uniforme: ad es. nelle società per azioni, accanto alle azioni ordinarie, vi sono azioni che sono privilegiate nella distribuzione degli utili, ma danno limitati diritto di voto nell’assemblea dei soci LE SCELTE DELLE STRUTTURE DI GOVERNO DELLE SINGOLE IMPRESE Le scelte in merito alle strutture di governo delle singole imprese sono fortemente vincolate dalla normativa, ma esistono spazi decisionali a disposizione di ciascuna impresa: Ø Si può scegliere fra varie forme d’impresa in termini di assetto di base dei diritti proprietari (es. società di capitali, di persone, cooperativa) Ø All’interno di ciascuna macro-categoria vi sono varie opzioni (es. fra le società di capitali, la società per azioni o la società a responsabilità limitata) Ø Per ciascuna forma giuridica la scelta degli organi da attivare è parzialmente libera LA SEQUENZA DELLE SCELTE Assetto Scelta della forma Scelta Scelta su composizione e proprietario di giuridica dell’insieme di modalità di base organi di governo funzionamento degli da attivare organi di governo UN ESEMPIO DAL TESTO: LA SOCIETA’ MEGA SPA AZIONISTI Famiglia Verdi: 14% delle azioni Nove fondi comuni di investimento: 9% Ventimila azionisti minori: 77% CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE COLLEGIO SINDACALE Presidente: V. Ventura (Fv) Presidente: V. Veltri (Fv) Amministratore delegato: A. Verdi (Fv) Sindaci effettivi Amministratore senza deleghe o V. Venini (Fv) oB. Verdi (Fv) o F. Fermi (Fc) oC. Verdi (Fv) Sindaci supplenti oD. Verdi (Fv) o V. Vanni (fv) oV. Viola (Fv, I, Cci, Cr) o F. Frari (fc) oV. Veneziani (Fv, I, Cr) oF. Foglia (Fc, I, Cci, Cr) oF. Farina (Fc, I, Cci) Legenda: designati dalla famiglia viola (Fv) e dai fondi comuni (Fc); indipendenti (i); membri del comitato per i controlli interni SOCIETA’ DI REVISIONE (Cci) e del comitato per le rimunerazioni (Cr) STRUTTURA DEGLI ORGANI DIRETTIVI ED ESECUTIVI DELL’AZIENDA Leggere estratto del testo Airoldi-Brunetti-Coda, disponibile su blackboard L’ASSETTO DI GOVERNO DELLO STATO Lo Stato si articola in numerosi istituti pubblici, tra cui hanno particolare rilievo gli enti pubblici territoriali: Stato, Regioni, Province, Comuni Sono membri dell’istituto e portatori di interessi istituzionali tutti i cittadini membri della collettività Sono membri del soggetto economico tutti i membri della collettività e coloro che prestano lavoro nelle aziende composte pubbliche I fini istituzionali delle aziende composte pubbliche sono: – Il soddisfacimento dei bisogni pubblici di tutti i membri della collettività – La remunerazione del lavoro dei prestatori di lavoro Il governo degli istituti pubblici si esercita attraverso organi collegiali i cui membri sono scelti tramite elezione (organi politici) – Esempi di decisioni di governo: definire i livelli di servizio pubblico, le scelte di investimento in opere pubbliche L’ASSETTO DI GOVERNO DEGLI ISTITUTI NONPROFIT Negli istituti nonprofit il soggetto d’istituto può far capo a tre categorie di soggetti: – Gli associati delle associazioni chiuse ed aperte – I donatori privati e pubblici – I prestatori di lavoro Sono interessi istituzionali economici: – Le attese di soddisfacimento dei bisogni comuni degli associati – Le attese di rimunerazione dei prestatori di lavoro non volontario Sono interessi istituzionali non economici quelli dei donatori Non necessariamente c’è coincidenza tra chi fornisce contributi e beneficiari. Corso di ECONOMIA AZIENDALE L’ECONOMICITÀ Daniele Cerrato ECONOMICITÀ, DURABILITÀ, AUTONOMIA Ø L’economicità è la condizione basilare, il principio di fondo alla base della sopravvivenza dell’azienda Ø Il principio di economicità rappresenta la regola da seguire affinché il funzionamento dell’azienda rispetti i due caratteri fondamentali della durabilità e dell’autonomia ECONOMICITA’ DURABILITÀ AUTONOMIA ATTITUDINE ATTITUDINE A DURARE NEL A VIVERE SENZA IL TEMPO SISTEMATICO IN UN AMBIENTE SOSTEGNO DA PARTE MUTEVOLE DI TERZE ECONOMIE COSA SIGNIFICA OPERARE SECONDO ECONOMICITÀ? Ø Il principio di economicità implica il rispetto simultaneo di un insieme di condizioni nello svolgimento dell’attività economica Ø Nelle imprese operare secondo economicità vuol dire rispettare quattro condizioni fondamentali: – equilibrio reddituale – equilibrio monetario – efficienza e flessibilità – congruità delle remunerazioni ECONOMICITÀ DELLE IMPRESE: EQUILIBRIO REDDITUALE L’equilibrio reddituale = equilibrio tra componenti positivi e negativi di reddito – esprime la capacità della gestione aziendale di remunerare, con i componenti positivi di reddito, alle normali condizioni richieste dal mercato, tutti i fattori produttivi compresi il capitale di prestito ed il capitale di rischio. L’equilibrio reddituale riguarda la relazione costi/ricavi ed indica la capacità di produrre soddisfacenti remunerazioni (remunerare adeguatamente tutti i fattori produttivi impiegati) Esso deve essere valutato in funzione: – del tempo di riferimento (di breve o di lungo periodo) – dell’oggetto di riferimento (vi sono diversi livelli d’analisi): ü impresa ü singolo business (combinazione economica particolare) ü gruppo aziendale L’ECONOMICITÀ DI UN SINGOLO BUSINESS IMPRESA “DIVERSIFICATA” BUSINESS 1 BUSINESS 1 BUSINESS 1 VI È EQUILIBRIO REDDITUALE IN QUESTO BUSINESS? L'ECONOMICITÀ A LIVELLO DI GRUPPO: UN ESEMPIO Consideriamo il caso di un’impresa multinazionale (Capogruppo), che controlla (ossia è il conferente di capitale di rischio) di più imprese localizzate in diversi paesi (A, B, C). Impresa multinazionale CAPOGRUPPO A B C Ipotizziamo che: -“A” è un’impresa che produce componenti per motori e vende questi componenti a B. - “B ” è un’impresa che produce e vende i motori sul mercato. Attraverso la definizione dei prezzi a cui avvengono gli scambi interni al gruppo (tra A e B, in questo esempio), la Capogruppo potrebbe far emergere un risultato reddituale più elevato nell’impresa che ha sede nel Paese sono l’imposizione fiscale è più vantaggiosa (cioè più bassa) e, viceversa, far emergere un risultato reddituale più basso nell’impresa localizzata nel Paese dove le imposte sono più alte. Perciò, valutare l’economicità a livello di singola impresa (o combinazione particolare) (A, B, C) potrebbe essere poco significativo ECONOMICITÀ DELLE IMPRESE: EFFICIENZA E FLESSIBILITÀ Non si ha economicità senza il mantenimento di un livello accettabile di efficienza. In generale, per efficienza s’intende la relazione che intercorre tra risultati conseguiti e mezzi impiegati (rapporto risultati / risorse). Talvolta, può accadere che, pur avendo buoni risultati reddituali, un’azienda abbia una gestione caratterizzata da gravi inefficienze (Perché? In quali casi potrebbe accadere ciò?) Poiché l’ambiente in cui operano le imprese è mutevole, le imprese devono necessariamente puntare sull’innovazione e sulla flessibilità (capacità di adattarsi all’ambiente) per mantenersi competitive ECONOMICITÀ DELLE IMPRESE CONGRUITÀ DELLE REMUNERAZIONI Non si ha economicità senza congruità dei costi sostenuti e dei ricavi conseguiti e, in particolare, congruità (adeguatezza) delle remunerazioni del capitale-risparmio e del lavoro. In aziende in cui tale congruità non viene rispettata, l’economicità aziendale viene perseguita grazie anche al concorso di altre aziende o persone (e a danno delle stesse) Il giudizio di adeguatezza o di congruità delle remunerazioni (ad es. del lavoro) può essere formulato solo considerando l’ambiente in cui l’azienda opera (ad esempio un salario considerato non congruo/adeguato in Italia potrebbe, invece, essere considerato tale in un altro Paese) LA VALUTAZIONE DELL’ECONOMICITÀ Ø comporta l’esigenza di considerare l’azienda e il suo ambiente di riferimento Ø richiede periodiche misurazioni che trovano rappresentazione nel bilancio d’esercizio. Tuttavia, non è il frutto di una semplice misurazione, ma è anche il risultato di giudizi che tengano conto delle condizioni di mercato e dell’ambiente Ø non può avvenire in modo completo nel breve periodo, ma occorre considerare un orizzonte temporale più ampio (medio-lungo termine) ECONOMICITÀ DELLE IMPRESE: EQUILIBRIO MONETARIO L’economicità è strettamente legata al conseguimento dell’equilibrio monetario, ossia alla capacità di far fronte agli impegni di pagamento. Mentre l’equilibrio reddituale riguarda la relazione costi/ricavi, l’equilibrio monetario riguarda la relazione entrate/uscite. La diversa manifestazione temporale di costi/ricavi e dei relativi flussi monetari può far nascere nella gestione aziendale un fabbisogno finanziario. Compito della gestione finanziaria è ricercare la copertura di tale fabbisogno. EQUILIBRIO REDDITUALE/MONETARIO: ESEMPIO (1/2) Azienda di produzione di tavoli Periodo di riferimento: 2023 Produzione: 5 pezzi Vendita: 5 pezzi Costo unitario di produzione: 100€ Prezzo unitario di vendita: 150€ Incasso da clienti: anno 2024 Pagamento a fornitori: anno 2023 EQUILIBRIO REDDITUALE/MONETARIO: ESEMPIO (2/2) Equilibrio reddituale anno 2023 Ricavi di vendita 5pz * 150€ = 750€ Costi 5 pz * 100€ = 500€ Risultato del periodo (utile) 250€ Equilibrio monetario anno 2023 Entrate 0 Uscite 5 pz * 100€ = 500€ Saldo -500€ EQUILIBRIO REDDITUALE E MONETARIO Equilibrio reddituale ed equilibrio monetario possono presentare un andamento asincrono Quando questo costituisce un problema? – Disallineamento di lungo periodo – Disequilibrio contemporaneo su entrambe le dimensioni ESEMPI DI ASSENZA DI ECONOMICITÀ Nell’azienda di produzione non c’è economicità quando: il risultato reddituale è negativo (per periodi di tempo non brevi, ossia l’impresa è regolarmente in perdita) il risultato reddituale è positivo, ma ottenuto a fronte di pagamento “in nero” dei prestatori di lavoro o, in generale, senza assicurare adeguate condizioni di lavoro il risultato reddituale è positivo, ma i conferenti di capitale che prestano anche lavoro nell’azienda non si remunerano in modo adeguato per l’attività lavorativa svolta (ad esempio, familiari che lavorano nell’impresa senza essere adeguatamente retribuiti) L’impresa non riesce a far fronte ai pagamenti (mancanza di equilibrio monetario) ECONOMICITÀ E MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO Il principio di economicità NON coincide con il principio della massimizzazione del “profitto”, perché l’economicità non riguarda esclusivamente un’unica classe di soggetti, ossia i conferenti di capitale proprio (o capitale risparmio). Il rispetto del principio di economicità permette la sopravvivenza e lo sviluppo dell’azienda, garantendo l’autonomia e la durabilità. ECONOMICITÀ DELLO STATO E DEGLI ISTITUTI PUBBLICI Si ha economicità dello Stato e degli Istituti della P.A. se si rispettano le condizioni seguenti: – la produzione e il consumo di beni pubblici “soddisfacenti” per la collettività; – remunerazioni “adeguate” ai collaboratori e ai finanziatori; – l’elevata efficienza delle combinazioni economiche (ossia evitando/limitando sprechi di risorse); – l’imposizione di tributi che siano ripartiti secondo criteri di equità condivisi dalla collettività; – la realizzazione di un risultato finale di risparmio o, quanto meno, di un disavanzo contenuto. ECONOMICITÀ DEGLI ISTITUTI NONPROFIT In molti istituti nonprofit solo una parte limitata dei costi è coperta da ricavi provenienti da cessione di beni/servizi. L’equilibrio reddituale si realizza facendo conto su elargizioni volontarie, donazioni, lasciti, ecc.. Un aspetto critico è rappresentato dalla stabilità nel tempo di tali contributi (maggiore difficoltà di preservare l’equilibrio reddituale e monetario). La ricerca di nuove donazioni da parte di un istituto nonprofit è un aspetto importante della sua gestione caratteristica ed può essere paragonata alla “campagna di promozione” del proprio prodotto da parte di un’impresa In molti istituti nonprofit vi è il rischio che il divieto di distribuire i risultati reddituali riduca le spinte all’efficienza Corso di ECONOMIA AZIENDALE L’ANALISI DEL SETTORE DI ATTIVITÀ DELL’IMPRESA Daniele Cerrato IL SETTORE (1) Un settore è inteso come un insieme di imprese legate da relazioni di concorrenza Esistono diverse prospettive di analisi dei settori In base alla definizione “classica”, un settore è formato da tutte le imprese produttrici uno stesso bene (il focus è sull’offerta, ossia sulle imprese che offrono quel bene sul mercato) – Tale definizione è basata sulle caratteristiche merceologiche del bene e tipica delle rilevazioni statistiche (in Italia, codici ATECO di classificazione delle attività): – Ad esempio, il settore (o industria) dell’auto = tutti i produttori di auto Dal punto di vista della singola impresa, il settore è costituito dall’insieme di imprese che essa considera come suoi concorrenti (settore = insieme di imprese concorrenti in uno stesso mercato, ossia che si rivolgono allo stesso insieme di clienti e soddisfano lo stesso bisogno) IL PARADIGMA S – C – P STRUTTURA Caratteristiche del settore Comportamenti adottati dalle CONDOTTA imprese Risultati delle imprese (redditi, PERFORMANCE quote di mercato) FATTORI CHE DETERMINANO LA STRUTTURA DEL SETTORE È legata alla numerosità delle imprese presenti nel settore Concentrazione (settore più concentrato = poche imprese controllano larga parte della domanda) Riduzione dei costi medi unitari di produzione al Economie di scala crescere della capacità produttiva Costi addizionali che il potenziale concorrente dovrebbe Barriere all’entrata sostenere per entrare nel settore I beni offerti dai vari produttori sono idonee a soddisfare lo stesso bisogno, ma la differenziazione è tanto Differenziazione di maggiore quanto più le differenze tra i prodotti delle prodotto imprese concorrenti siano riconoscibili da parte dei consumatori, orientandone così l’acquisto MODELLO DELLA CONCORRENZA ALLARGATA (o delle 5 forze competitive) In ogni settore la concorrenza non coinvolge solo le imprese appartenenti ad esso (i concorrenti diretti), ma è allargata ad altre quattro classi di soggetti: Clienti Fornitori Potenziali entranti Produttori di beni sostitutivi Il termine concorrenza indica le forze esercitate sulle imprese di un settore da ciascuno di questi cinque attori. Tali forze sono: Rivalità tra i concorrenti Potere contrattuale dei fornitori Potere contrattuale dei clienti Minaccia di entrata di nuovi concorrenti Minaccia di prodotti sostitutivi La maggiore o minore intensità di queste cinque forze determina il livello di attrattività di un settore IL MODELLO DELLA CONCORRENZA ALLARGATA Potenziali entranti Barriere all’entrata Minaccia di nuovi entranti Concorrenti Fornitori Clienti nel settore Minaccia di Potere contrattuale Potere contrattuale prodotti sostitutivi dei fornitori degli acquirenti Produttori di beni sostitutivi I FATTORI CHE INFLUENZANO LA RIVALITA’ TRA CONCORRENTI NEL SETTORE (CONCORRENTI DIRETTI) Ø Andamento della domanda (settori maturi, in crescita, in declino, etc.) Ø Differenziazione del prodotto (poche differenze, maggiore competizione sul prezzo) Ø Numerosità delle imprese presenti nel settore Ø Condizioni di costo: importanza delle economie di scala e della struttura dei costi (mix costi variabili/ costi fissi) (questo punto sarà approfondito più avanti) Ø Esistenza di capacità produttive in eccesso Ø … MINACCIA DI PRODOTTI SOSTITUTIVI Ø Disponibilità e caratteristiche/prestazioni dei prodotti sostitutivi Ø Prezzi dei prodotti sostitutivi Ø Propensione dei clienti verso prodotti sostitutivi e costi di “passaggio” MINACCIA DI POTENZIALI ENTRANTI Ø Livello di redditività del settore Ø Barriere all’entrata: esistenza di economie di scala o altri vantaggi di costo; fabbisogno di capitale; barriere di marketing (legate all’immagine e reputazione delle imprese già presenti nel mercato); accesso ai canali distributivi; barriere governative e legali Ø Possibili reazioni da parte delle imprese già operanti nel settore (incumbent) nei confronti di nuovi entranti POTERE CONTRATTUALE DEI CLIENTI Ø Dimensioni e numerosità clienti Ø Sensibilità degli acquirenti al prezzo (elasticità) Ø Possibilità d’integrazione “a monte” da parte dei clienti (qualora i clienti siano imprese, ossia l’impresa in esame venda i propri prodotti/servizi ad altre imprese) (questo punto verrà ripreso nella lezione sull’estensione verticale) POTERE CONTRATTUALE DEI FORNITORI Ø Dimensioni e numerosità dei fornitori Ø Possibilità d’integrazione “a valle” da parte del fornitore (questo punto verrà ripreso nella lezione sull’estensione verticale) IN QUALE DEI DUE CASI IL POTERE CONTRATTUALE DEI CLIENTI NEI CONFRONTI DELL’IMPRESA È MAGGIORE? Impresa A - Ricavi = 10 milioni Ripartizione dei ricavi per cliente Primo cliente: 5 milioni Secondo cliente: 2 milioni Terzo cliente: 500k … Impresa B ricavi = 10 milioni Ripartizione dei ricavi per cliente Primo cliente: 1 milione Secondo cliente: 800k Terzo cliente: 600k Quarto cliente < 300k … DINAMICHE DEL SISTEMA COMPETITIVO I principali cambiamenti che possono intervenire nel tempo in un sistema competitivo sono: Ø Dinamiche congiunturali: mutamenti generalmente reversibili nel breve periodo (ad es. cambiano i costi di certi fattori produttivi) Ø Dinamiche strutturali interne ad un sistema competitivo: mutamenti di natura permanente quali: Ciclo di vita del settore Grado di concentrazione e di frammentazione Grado di internazionalizzazione Etc. Corso di ECONOMIA AZIENDALE LA FORMULA IMPRENDITORIALE E LE SCELTE SUL ‘SISTEMA DI PRODOTTO’ Daniele Cerrato LA FORMULA IMPRENDITORIALE (o COMPETITIVA) Ø È un modello d’analisi che illustra le caratteristiche essenziali della strategia e dell’offerta di un’impresa sul mercato Ø Essa è la risultante delle scelte aziendali riguardanti: I mercati a cui è indirizzata l’offerta dell’impresa I prodotti/servizi offerti e tutti gli elementi che costituiscono l’offerta o sistema di prodotto dell’impresa La struttura dell’impresa, intesa in senso lato non solo come organizzazione, ma come patrimonio di risorse umane, tecnologiche, commerciali, etc. LA FORMULA IMPRENDITORIALE (o COMPETITIVA) Mercato/ A CHI? Sistema competitivo Fattori critici di successo Vantaggi Competenze competitivi distintive COME? CHE COSA? Sistema di prodotto Struttura IL MERCATO E I FATTORI CRITICI DI SUCCESSO (FCS) Il mercato comprende i clienti (attuali e potenziali) dell’impresa. L’analisi delle attese/aspettative dei clienti rappresenta il punto di partenza per la progettazione del sistema di prodotto Vi sono attese dei clienti che sono particolarmente critiche. Queste si definiscono fattori critici di successo (FCS) I FCS sono quegli elementi dell’offerta che il mercato ritiene indispensabili, ossia che apprezza particolarmente e che influenzano maggiormente le decisioni di acquisto I FCS possono essere diversi per differenti insiemi di clienti I FCS evolvono nel tempo FATTORI CRITICI DI SUCCESSO: POSSIBILI ESEMPI Le prestazioni tecniche del prodotto e il suo grado di “innovatività” La funzionalità tecnica continua e duratura dei prodotti Il basso prezzo di acquisto e/o il basso costo d’uso L’integrabilità e la compatibilità con altri beni complementari Le possibilità di personalizzazione Il soddisfacimento di bisogni di prestigio, di status, di ostentazione, di identificazione L’appagamento di bisogni estetici L’appagamento dei bisogni di solidarietà e di salvaguardia dell’ambiente La possibilità di sperimentarlo in fase di acquisto IL SISTEMA DI PRODOTTO Il sistema di prodotto (SP) si compone di quattro elementi: Le caratteristiche materiali e la gamma dei beni offerti. In casi rari il SP riguarda un unico bene: spesso le imprese offrono una gamma di prodotti/varianti I servizi collegati ai beni offerti (pre- e post-vendita) Le caratteristiche immateriali (immagine, reputazione, marca) Il prezzo e le altre condizioni contrattuali IL VANTAGGIO COMPETITIVO Il vantaggio competitivo è l’insieme degli elementi che distinguono il sistema di prodotto di un’impresa da quello dei concorrenti Esistono due tipi fondamentali di vantaggio competitivo: – Il vantaggio di differenziazione, ovvero l’offerta di un SP diverso o migliore rispetto a quello della concorrenza in uno o più aspetti, tale da giustificare il pagamento di un prezzo più elevato rispetto agli altri prodotti sul mercato – Il vantaggio di costo, quando il SP si caratterizza (grazie a costi di produzione e distribuzione particolarmente bassi) per un prezzo inferiore a quello dei prodotti concorrenti. LE TIPOLOGIE DI VANTAGGIO COMPETITIVO Prodotti simili a Vantaggio costi inferiori di costo Vantaggio competitivo Vantaggio Prezzi elevati di differenziazione per prodotti unici LE LEVE DI DIFFERENZIAZIONE: ESEMPI Eccellenza intrinseca dei materiali e delle lavorazioni Servizi pre e post vendita Marchio Elevato contenuto di “moda” Alto livello stilistico e artistico Contenuto etico, ecologico, salutistico Carattere “esclusivo” del prodotto, ottenuto grazie a volumi limitati e vendita attraverso canali specializzati e selezionati Robustezza, affidabilità, disponibilità di ricambi Reperibilità e facilità di prova LE STRATEGIE COMPETITIVE DI BASE Combinando il tipo di vantaggio competitivo ricercato e l’ampiezza del mercato a cui l’impresa si rivolge, si ottengono quattro strategie di base: – Leadership di costo (vantaggio di costo e mercato ampio) – Differenziazione (vantaggio di differenziazione e mercato ampio) – Focalizzazione orientata ai bassi costi (vantaggio di costo e mercato di nicchia) – Focalizzazione orientata alla differenziazione (vantaggio di differenziazione e mercato di nicchia) LE STRATEGIE COMPETITIVE Ampio STRATEGIA DI STRATEGIA DI (intero settore) LEADERSHIP DI DIFFERENZIAZIONE Ambito competitivo COSTO (mercato di riferimento) STRATEGIE DI Ristretto FOCALIZZAZIONE (un segmento (nicchia) particolare) Bassi costi Differenziazione (unicità percepita dal consumatore) Fonti del vantaggio competitivo LE COMPETENZE DISTINTIVE Le competenze distintive sono quelle risorse peculiari, specifiche di un’impresa (non facilmente imitabili da altre imprese) e utili per configurare un sistema di prodotto particolarmente apprezzato dai clienti. Ne sono esempi: Competenze di tipo tecnologico e particolari capacità di progettazione dei prodotti Strutture produttive particolarmente efficienti Diffuse strutture logistiche per la distribuzione dei prodotti Relazioni di fiducia e cooperazione con fornitori Rapporti di fiducia e cooperazione con i clienti Patrimonio di immagine e di reputazione, marchio Affidabili strutture per l’assistenza pre-post vendita LA FORMULA COMPETITIVA: UNA SINTESI Nelle imprese di successo, la formula competitiva presenta le seguenti caratteristiche: Un sistema di prodotto dotato di un vantaggio competitivo di costo o di differenziazione Un mercato di cui sono stati compresi a fondo i fattori critici di successo Una struttura dotata di competenze distintive Elemento chiave per valutare la formula imprenditoriale è la COERENZA tra vantaggio competitivo, fattori critici di successo e competenze distintive CURVA DI DOMANDA E FORMAZIONE DEL PREZZO Il prezzo è un elemento cruciale del sistema di prodotto e in particolare delle condizioni di scambio Il prezzo influenza fortemente i volumi e i ricavi di vendita. Di norma, esiste una relazione negativa tra prezzo e domanda Tuttavia, i volumi e i ricavi di vendita sono determinati anche da altri fattori quali: – I redditi dei consumatori – I prezzi dei beni fungibili e complementari – Gli investimenti in pubblicità

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