Summary

Questo documento descrive concetti di economia aziendale, l'approccio tecnico allo studio dell'economia e la sintesi di diverse teorie. Il testo esplora la gestione delle risorse, con particolare attenzione a come le famiglie, le imprese e lo Stato le amministrino. Vengono anche presentati contributi di pensatori chiave, come Cerboni, Besta e Schmalenbach, e si discute della distinzione tra patrimonio e reddito. Si evidenzia anche l'importanza dell'economia politica, con alcune teorie classiche come quella di Adam Smith e il Marxismo.

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Argomento 1: Economia empirica e scienze economiche ECONOMIA Economia: è da intendersi come insieme delle leggi per guidare l’amministrazione delle risorse. Essa infatti contiene l’attività di scambio (con annessi investimenti e prezzi) che pero deve ess...

Argomento 1: Economia empirica e scienze economiche ECONOMIA Economia: è da intendersi come insieme delle leggi per guidare l’amministrazione delle risorse. Essa infatti contiene l’attività di scambio (con annessi investimenti e prezzi) che pero deve essere amministrata - L’amministrazione delle risorse però verte su campi sempre maggioritari: Famiglia: poiché comorendeva patrizi,schiavi, risorse territoriali e quindi c’era necesita di stipulare delle leggi per la loro amministrazione imprese: che sono da considerarsi tali già dall’antichità poiché vi era già un impegno in costi, ricavi,utili. Trattiamo di imprese del settore primario (caccia, pesca, artigianato). Questo comportava che si seguissero delle “leggi di amministrazione” Stato: imponeva delle imposta affinché venissero utilizzate per le spese pubbliche (strade,acquedotti) L’economia, storicamente, è stata vista come un corpus unitario, un insieme sistematico che si occupava dell’attività economica dell’uomo in vari contesti, come la famiglia, l’impresa e le interazioni con lo Stato. Questa visione ha permesso di trattare l’economia come un campo coerente, utile per indirizzare le attività pratiche attraverso tecniche specifiche. Approccio Tecnico all’Economia Per secoli, lo studio economico si è concentrato principalmente su tecniche pratiche, con l’obiettivo di istruire gli operatori economici su come gestire le loro attività quotidiane. Due aree principali di questa formazione includevano: 1. Contabilità (Ragioneria): Gestione dei conti: Annotare debiti e crediti. Misurazione di costi e ricavi: Analizzare utili e perdite. Redazione di bilanci: Creare report finanziari per valutare la salute economica dell’impresa. 2. Tecniche di Amministrazione (Gestione): Tecniche mercantili: Strategie per le compravendite. Gestione bancaria: Calcolo di prestiti e interessi. Operazioni di cambio: Comprendere le transazioni in diverse valute. Sintesi Questo approccio ha fornito le basi pratiche per il funzionamento dell’economia, ma ha limitato la comprensione teorica e il contesto sociale delle dinamiche economiche. Solo successivamente si è iniziato a esplorare le interconnessioni più profonde tra economia, comportamento umano e contesto sociale, ampliando così il campo di studio e le sue applicazioni. 1 L’evoluzione della Ragioneria, soprattutto negli anni successivi all’Unità d’Italia e durante la rivoluzione industriale, ha visto l’emergere di diversi pensatori che hanno contribuito a perfezionare questo campo in risposta a esigenze economiche e sociali sempre più complesse. Contributi Chiave IN ITALIA 1. Giuseppe Cerboni: Proposta di Ampliamento: Cerboni ha suggerito che la Ragioneria dovesse diventare una scienza amministrativa per tutti gli operatori economici, inclusi famiglie, imprese e Stato. Metodo Giuridico-Contabile: Ha introdotto un approccio che integra il patrimonio con considerazioni giuridiche, cercando di sistematizzare e rendere più funzionale la disciplina. 2. Fabio Besta: Focalizzazione sul Patrimonio: Besta ha riformato la Ragioneria ponendo un forte accento sul patrimonio e sulla sua dinamica, analizzando le variazioni che questo subisce nel tempo. Scetticismo sull’Ampliamento: Pur riconoscendo l’importanza della Ragioneria, era critico riguardo all’estensione della disciplina a tutti gli ambiti economici, preferendo mantenere un focus specifico sulle imprese. IN GERNANIA 3. Hermann Schmalenbach: Rivoluzione Focalizzata sul Reddito: Schmalenbach ha proposto di limitare la Ragioneria alle sole imprese, cambiando il focus dal patrimonio al reddito, segnando un’importante evoluzione teorica nel campo. Funzione dei redditi futuri: bisogna intendere il patrimonio d’impresa come premessa per produrre reddito prospettico andando ad anticipare (portare al presente) quelle capacità. >>>Gino Zappa: maestro dell’economia aziendale, riprende la visione di S. sostenendo che non esiste capitale senza reddito: il reddito è riferimento della ragioneria. Implicazioni Questi dibattiti e le diverse prospettive hanno arricchito la Ragioneria, portando a una sua sistematizzazione e specializzazione. La disciplina è passata dall’essere una semplice pratica di registrazione a una scienza amministrativa complessa, capace di rispondere alle esigenze di un contesto economico in continua evoluzione. Queste influenze continuano a essere rilevanti nella pratica contabile contemporanea, rendendo la Ragioneria uno strumento fondamentale per la gestione aziendale e l’analisi economica. Distinzione tra patrimonio e reddito: il patrimonio/capitale (beni a disposizione in un determinato momento) è un valore fondo/stock, il reddito è un valore flusso che viene 2 generato in genere in un anno: dal 1 gennaio al 31 dicembre. (es: se acquisto un immobile entra a far parte del mio patrimonio, se metto in affitto l’immobile ed ho delle entrare mensili si trasforma in reddito) L’ECONOMIA POLITICA È un’importante branca delle scienze economiche, l’economia aziendale nasce come scisma dall’economia politica. nasce come critica da alcuni orientamenti. Nasce prima dell’economia aziendale in Inghilterra e Francia. 4 orientamenti di pensiero: - Economisti «classici» (Adam Smith, 1723-1790): nascita dell’economia politica moderna - Marxismo: Karl Marx (1818-1883) - Economisti «neoclasssici» o «puri» o «marginalisti» (W.S. Jevons, 1835-1882). - Shumpeter, J.A. (1883-1950) ADAM SMITH e gli ECONOMISTI CLASSICI Adam Smith Opere principali: “La ricchezza delle nazioni” Principi fondamentali: Divisione del lavoro: Esempio degli spilli—>suddivisione del processo in fasi con assegnazione a diverse persone, richiedendo maggiore controllo e coordinamento. - Aumento dell’efficienza produttiva attraverso la specializzazione. Propensione naturale allo scambio: - Soddisfa bisogni e riflette il desiderio di migliorare la propria condizione. - Citazione: “Il desiderio di migliorare le nostre condizioni ci accompagna dalla nascita fino alla morte.” - Capitale e forza lavoro: - Fondamentali per investimenti e sviluppo. Importanza della concorrenza: - Il mercato mantiene un equilibrio dinamico senza intervento statale. - Lo Stato interviene solo in caso di monopoli che danneggiano il bene pubblico. Economisti Classici Teoria della mano invisibile: - Equilibrio autonomo tra domanda e offerta; il mercato si autoregola senza intervento statale. - Il mercato come luogo di incontro tra domanda e offerta. 3 - Interessi egoistici di imprese e famiglie creano vantaggi reciproci e condizioni di equilibrio. - Se la domanda supera l’offerta, i prezzi aumentano; supporto statale necessario solo in situazioni anomale. Divisione del lavoro: specializzazione, coordinamento, controllo Vantaggi della produttività: - Riduzione dei costi e aumento dei salari grazie a risparmi nella produzione. - Teoria degli spilli: più costoso affidare la produzione di uno spillo a una sola persona rispetto alla divisione del lavoro perché se l’operaio fosse uno solo, dovrebbe seguire tutte le fasi per la creazione e quindi produrrebbe molti meno spilli, quindi il ricavo sarebbe minore. Sintesi Adam Smith e gli economisti classici sostengono l’importanza della libertà economica e della concorrenza, evidenziando che il mercato, attraverso interazioni individuali e specializzazione, è il miglior strumento per promuovere crescita e benessere collettivo. MARXISMO Duplice Karl Marx (1818-1883) ha proposto una visione dicotomica della società, divisa nettamente in due classi: i capitalisti, proprietari e sfruttatori, e i proletari, privati di una parte del loro salario, ovvero del plusvalore. Secondo Marx, il capitalismo è destinato a crisi definitive, in cui l’impossibilità di vendere i prodotti generati porterà alla dittatura del proletariato e, infine, a una società senza classi. LIMITAZIONI DEL MARXISMO Tuttavia, ci sono diverse limitazioni in questa teoria: 1.Generazione dell’utile: Non è corretto affermare che l’utile derivi esclusivamente dalla produzione del plusvalore. Questo utile è frutto dell’imprenditore e della sua capacità di creare valore. 2.Utilità per il consumatore: L’utile deriva dall’utilità del bene finito per il consumatore, che è superiore alla somma delle singole parti che lo compongono. 3.Molteplicità delle classi sociali: Le classi sociali non sono solo due, ma molte e interconnesse, comprendendo vari ceti come imprenditori, artigiani, dipendenti pubblici e liberi professionisti. 4.Domanda e offerta di lavoro: I fenomeni di sfruttamento della forza lavoro sono influenzati dalla domanda e offerta di lavoro, piuttosto che dalla mera avarizia dei capitalisti. La rivoluzione industriale ha creato un surplus di lavoratori in cerca di impiego rispetto alla domanda. 5.Investimenti nel capitalismo: Il sistema capitalistico non crolla; al contrario, si sostiene su investimenti di capitale costanti, che sono fondamentali per la crescita e lo sviluppo delle imprese e, quindi, di tutte le classi sociali. 6.Miglioramento dei ceti sociali: L’operato delle imprese contribuisce al miglioramento delle condizioni di vita di tutti i ceti sociali, poiché la generazione di utili permette di pagare stipendi e investire in innovazione. 4 7.Crisis e dinamismo: La crisi di una singola impresa può favorire la crescita di altre più efficienti. Il sistema non è predestinato a crollare, ma è dinamico e in continua evoluzione. 8.Circolazione dei settori: Settori economici possono evolvere e scomparire, sostituiti da altri più innovativi, contribuendo a un progresso continuo. 9.Circolazione delle élite: Anche le élite economiche cambiano nel tempo, con nuove figure che emergono mentre altre decadono. In conclusione, mentre Marx ha messo in luce importanti ingiustizie sociali, la sua visione della società e del capitalismo è limitata e non tiene conto della complessità delle dinamiche economiche contemporanee. L’imprenditore gioca un ruolo cruciale nel combinare in modo ottimale i fattori produttivi, contribuendo alla creazione di valore e ricchezza per l’intero sistema. ECONOMIA NEOCLASSICA Il principale esponente è Jevons: 1835-1882 che scrive “General mathematical theory of political economy” Economia=scienza matematica:Si fonda sull’idea che le relazioni economiche possano essere spiegate mediante approccio matematico e quantitativo, il comportamento delle imprese e della famiglia non fornisce elementi per parlare di scienza sociale, ma fornisce elementi per parlare di scienza matematica. Ciò significa che si usa la matematica come mezzo di osservazione al fine di ridurre le la complessità del mondo a semplici equazioni di primo grado. Passaggi di risoluzione del problema: dato che risultava impossibile esprimere il mondo con una semplice equazione di primo grado, si prova a trovare dei punti intermediari per risolvere il problema. Abbiamo tre punti fondamentali: - Riduzione: y=f(x) oppure y=f(x)2 consiste nel prendere un sistema complesso e scomporlo in elementi più semplici per analizzarlo meglio. Nell’economia aziendale, questo significa ridurre la complessità di un’azienda o di un mercato a pochi fattori fondamentali, spesso per facilitare la creazione di modelli. Ad esempio, si può ridurre l’analisi delle decisioni aziendali a fattori come il costo, il prezzo e la produzione, trascurando altri aspetti complessi come le dinamiche sociali o il cambiamento tecnologico. Esempio: La teoria del consumatore neoclassica riduce la decisione di acquisto a un processo di massimizzazione dell’utilità individuale, ignorando fattori psicologici o emotivi che possono influenzare il comportamento reale. - Semplificazione antirealistica La semplificazione antirealistica va oltre la riduzione e si riferisce all’uso di ipotesi che possono essere palesemente irrealistiche, ma che rendono il modello più gestibile e 5 utilizzabile. Questi modelli sono costruiti su ipotesi come la razionalità perfetta degli individui o l’informazione completa, che non riflettono accuratamente la realtà, ma permettono di studiare i fenomeni in maniera sistematica. Esempio: L’ipotesi dell’homo oeconomicus, utilizzata in molti modelli neoclassici, rappresenta l’individuo come un soggetto perfettamente razionale che massimizza il proprio interesse personale. - Generalizzazione La generalizzazione implica l’estrapolazione di leggi economiche o comportamenti che si suppone possano essere applicati universalmente, indipendentemente dalle specificità del contesto. In questo senso, si creano teorie che cercano di essere valide per tutte le aziende o per tutti i mercati, trascurando però le peculiarità di contesti specifici. Esempio: Quando beviamo un bicchiere di vino abbiamo una certa soddisfazione, più aumentiamo i bicchieri di vino e meno la soddisfazione si fa nota.possiamo descrivere questa situazione con un’equazione di primo grado poiché in un piano cartesiano questa situazione risulta essere una retta dal coefficiente angolare negativo. Questo concetto è definito come utilità marginale decrescente poiché il consumatore avrà molta meno soddisfazione ad acquistare ripetutamente un bene, ma cercherà sempre di diversificare gli acquisti. LIMITAZIONI ECONOMIA NEOCLASSICA Premesse logiche false: non è vero che l’utilità marginale è sempre decrescente. I profili psicologici non hanno sempre una spiegazione matematica e non sono sempre in calo. Es: più ho e più sono soddisfatto (come per il fumo o i beni di consumo). Premesse analitiche anti-realistiche: Le premessa analitiche utilizzate dai marginalisti si rivelano completamente slegate dalla realtà dei fatti, creando un vuoto giuridico e una mancanza di regolamentazione. L’economia aziendale, al contrario, è fondata sulla concretezza e sul comportamento reale delle aziende, che deve essere indagato secondo logiche pratiche piuttosto che in modo astratto. 1.Vuoto giuridico: Mancanza di normative che regolano il comportamento aziendale. 2.Assenza di spazio e tempo: I marginalisti operano in una “bolla ideale” in cui gli operatori economici agiscono senza considerare l’importanza di spazio e tempo per analizzare i comportamenti economici. 3.Assenza di mutamento nelle altre variabili: Si assume che, oltre a variabili come x e y, tutte le altre variabili rimangano costanti e non influenzino i risultati. È fondamentale considerare variabili esogene, come l’influenza di eventi come la guerra sui costi delle imprese. 4.Uguaglianza dei prodotti della stessa specie: Le teorie marginaliste presuppongono la produzione di un unico bene, senza tenere conto della concorrenza tra le imprese. 6 5.Assenza di concorrenza tra le imprese: Non viene riconosciuta la competizione, che è invece cruciale nel mondo reale. 6.Perfetta conoscenza di tutte le informazioni: Si presume che gli imprenditori abbiano accesso a tutte le informazioni necessarie. Tuttavia, esiste sempre un rischio d’impresa, dato che l’imprenditore non può conoscere ogni aspetto del mercato. Questo porta al concetto di razionalità limitata. In sintesi, la lettura dei marginalisti è stata definita come una “teoria senza fatti”, in quanto risulta lontana dalla realtà fattuale e priva di un solido ancoraggio nelle dinamiche economiche reali. SHUMPETER Imprenditore-innovatore; distruzione creatrice;tendenze socialiste Validità e Rilevanza dell’Economia Aziendale Condivisione e Validazione: L’approccio è validato e ripreso dagli studiosi di economia aziendale, risultando fondamentale sia per l’economia politica che per quella aziendale. Flusso Circolare dell’Economia Produzione e Consumo: La vita economica è vista come un flusso circolare che si autoalimenta. L’attività dell’impresa si articola attraverso l’acquisto di materie prime, la loro trasformazione in prodotti e la successiva vendita per il consumo. Questo processo è circolare perché il denaro guadagnato viene reinvestito nella produzione. Ruolo dell’Imprenditore Imprenditore-innovatore: L’imprenditore, dotato di capacità innovative, è il fulcro dell’attività imprenditoriale. Le innovazioni possono riguardare sia il prodotto, introducendo novità nel mercato, sia il processo, con nuove modalità di produzione. Distruzione Creatrice: La capacità innovativa dell’imprenditore porta alla sostituzione di prodotti già presenti sul mercato, un fenomeno noto come distruzione creatrice. Critiche al Capitalismo Scetticismo sulle Economie Sviluppate: L’autore esprime dubbi sul futuro del capitalismo, prevedendo che, nel lungo termine, esso entrerà in crisi a causa di diversi fattori, tra cui: - Diffusione di Posizioni Monopolistiche: Le grandi imprese monopolizzeranno il mercato, limitando la concorrenza e riducendo le possibilità di investimento. - Immobilismo Innovativo: La mancanza di spinta innovativa porterà a un immobilismo, con fusioni tra imprese e la creazione di grandi corporation burocratizzate che soffocano le piccole imprese. - Tendenze Socialiste: Si prevede una diffusione di tendenze contrarie al libero mercato, simili al socialismo, in risposta alle problematiche del capitalismo. 7 Argomento 2: La nascita dell’economia aziendale ECONOMIA AZIENDALE L’economia aziendale si è sviluppata come risposta a limiti delle tecniche tradizionali e dell’economia politica, con l’obiettivo di fornire approcci pratici per risolvere problemi concreti delle imprese. Punti Chiave: Sviluppo delle Tecniche: Le tecniche di ragioneria offrivano strumenti utili, ma mancavano di una base scientifica e di una visione complessiva dell’impresa. Limiti della Visione Organica: L’assenza di un approccio olistico significava che l’impresa non veniva studiata in tutte le sue dimensioni, rendendo difficile una comprensione approfondita. Critica all’Economia Politica: Le teorie marginaliste, pur essendo innovative, risultavano irrealistiche in quanto trascuravano fattori fondamentali come il contesto familiare e statale, rendendo inadeguate le loro applicazioni al mondo delle aziende. Origine dell’Economia Aziendale: Nasce dalla necessità di superare queste limitazioni, sviluppando un campo che integri pratiche e teorie per affrontare le sfide aziendali in modo più completo. Questa evoluzione ha portato a un approccio multidisciplinare, in cui si cerca di considerare anche le interazioni tra l’azienda e il contesto sociale e economico in cui opera. Fondatori dell’Economia Aziendale GINO ZAPPA Reddito d’Impresa: Nel suo trattato (1920-1929), Zappa evidenzia il reddito come il principale fattore generatore di valore nel tempo. Concezione Organica: Introduce una visione dell’azienda che integra impresa, famiglia e stato, analizzandola attraverso la ragioneria e le sue dinamiche di gestione e organizzazione. Focalizzazione sul Reddito: Riprende e perfeziona l’innovazione di Schmalenbach, sottolineando che non esiste capitale che non sia stato precedentemente reddito. Il capitale non ha un valore intrinseco, ma il suo valore è determinato dai redditi che può generare. Rivoluzione Zappiana: Passaggio dal Capitale al Reddito 8 1.Riordino e Completamento delle Discipline: Zappa sistematizza le discipline economiche esistenti, come ragioneria, gestione e organizzazione, integrandole in un’unica visione coerente. 2.Trasformazione della Ragioneria: Definisce una nuova scienza dedicata allo studio sistematico delle aziende, enfatizzando un approccio olistico. 3.Trattazione Organica delle Aziende: Proponendo una visione complessiva che include tutte le aziende—imprese, famiglie e Stato—Zappa riconosce l’interazione tra questi attori. 4.Definizione dell’Azienda: Zappa definisce l’azienda come una “coordinazione economica in atto”, evidenziando come le attività siano sempre in divenire. 5.Combinazioni Produttive e Coordinazioni Lucrative: Combinazioni Produttive: Riguardano l’insieme delle risorse (capitale, lavoro, materie prime) utilizzate dalle imprese per generare beni e servizi. Ottimizzano il processo produttivo e influenzano la capacità dell’impresa di soddisfare i bisogni del mercato. Coordinazioni Lucrative: Si riferiscono alla gestione dei flussi economici all’interno dell’azienda, mirate a massimizzare il profitto. Comprendono la pianificazione delle entrate rispetto alle uscite, attraverso politiche di prezzo e strategie di mercato, garantendo la sostenibilità economica. NICKLISCH (Germania) Dottrina Economica dell’Azienda (1929-1932): Propone una distinzione tra economia politica (studio dello stato) e analisi aziendale, affidata agli aziendalisti. Teoria Organica: Definisce l’impresa come un sistema dinamico che interagisce con famiglia, stato e altre entità. - Sistema Organico: L’impresa è vista come un sistema orientato all’interesse individuale all’interno di economie collettive. 9 - Combinazioni di Capitale e Lavoro: Le aziende nascono dalla combinazione di queste due risorse, tradotte in forme economico-giuridiche. - Equilibrio Dinamico: L’equilibrio dell’impresa deve essere monitorato nel tempo tramite sistemi contabili, considerando il reddito come flusso di valore. Aspetti Normativi e Strutturali della Teoria di Nicklisch Nicklisch sviluppa una teoria che non è solo analitico-descrittiva, ma anche normativa, orientata a stabilire norme di comportamento per famiglie, imprese e stato, offrendo linee guida strategiche e politiche. Momenti Strutturali 1.Ragioneria e Calcolo Economico: Nicklisch enfatizza l’importanza della ragioneria per il calcolo economico d’impresa, utilizzando bilanci per valutare attività, passività, patrimonio, costi, ricavi e utili. 2.Concorso delle Persone: Sottolinea il ruolo fondamentale delle persone come fattori organizzativi nella gestione delle imprese. 3.Sensibilità alle Diverse Categorie di Impresa: La teoria è applicabile a tutte le categorie di impresa, dalle agricole alle assicurative, ai trasporti e alle banche. 4.Processi Concorrenziali: Considera i processi concorrenziali tra le imprese, inclusi gli accordi che possono limitare la concorrenza. Schema di Circolazione dei Valori Nicklisch propone un modello teorico che illustra le relazioni tra aziende familiari e imprese di produzione: Aziende Familiari: Considerate come sottosistemi in cui l’attività economica trae origine. Esse generano reddito che può essere speso o risparmiato. Aziende di Produzione: Derivano dalle aziende familiari, soddisfacendo i bisogni della famiglia e creando ricchezza attraverso l’attività economica. 10 Flusso dei Valori 1.Produzione di Reddito: Le aziende producono beni e servizi, generando ricavi. 2.Distribuzione del Reddito: Gli utili possono essere distribuiti sotto forma di stipendi ai lavoratori, pagamenti di imposte, interessi sui prestiti, premi assicurativi e dividendi ai soci. 3.Ritorno all’Azienda Familiare: Parte del reddito prodotto viene reinvestito nell’azienda, contribuendo alla creazione di nuovo capitale e sostenendo l’attività economica. Questo schema evidenzia come l’impresa crei e distribuisca ricchezza e come il reddito fluisca tra le diverse entità economiche, sottolineando l’importanza della relazione tra famiglia e impresa. Conclusione La teoria di Nicklisch, insieme agli insegnamenti di Zappa, offre un quadro comprensivo e normativo per l’analisi e la gestione delle imprese, integrando aspetti economici, organizzativi e competitivi. Questo approccio consente di delineare strategie chiare per raggiungere obiettivi economici, rendendo l’economia aziendale un campo cruciale per comprendere e gestire le dinamiche imprenditoriali. CHE COSA SI INTENDE PER AZIENDA L’economia aziendale studia le aziende, ma cosa si intende per “azienda”? Il sistema delle aziende configura un campo scientifico omogeneo, un concetto affrontato dal filosofo Edmund Husserl. Secondo Husserl, i campi scientifici devono essere unità oggettive che rispettano determinate caratteristiche: 1.Non devono essere troppo piccoli (altrimenti sarebbero poco significativi). 2.Non devono essere troppo vasti (altrimenti sarebbero difficili da indagare). 3.Devono essere omogenei, cioè includere tematiche con somiglianze o elementi comuni. Queste premesse hanno alimentato un dibattito che ha portato alla definizione di due principali campi scientifici nell’economia aziendale: 11 IL CAMPO DI GIANNESSI Secondo Egidio Giannessi, l’economia aziendale si deve focalizzare su tutte le aziende di produzione e solo su quelle, intese come imprese. Le imprese devono essere investigate in base a tre caratteristiche principali: 1.Caratteristiche-tipo delle imprese: Azienda agricola: Trasforma i fattori produttivi in beni, rispettando le leggi naturali e i cicli di produzione. Azienda industriale: Effettua trasformazioni tecniche ed economiche sui fattori di produzione. Azienda assicuratrice: Assume la responsabilità dei rischi di altre aziende tramite il premio assicurativo. 2.Funzioni e strutture caratteristiche: Imprese agricole: Gestiscono il trattamento dei terreni e la rotazione colturale. Imprese industriali: Gestiscono i processi di combinazione dei fattori di produzione. Imprese assicuratrici: Selezionano i rami di intervento e i rischi da coprire. 3.Forme di equilibrio, sviluppo e crescita: Equilibrio: Condizione di salute dell’azienda, come l’equilibrio tra costi e ricavi. Sviluppo: Adeguamento continuo alle mutevoli condizioni di mercato. Crescita: Aumento delle dimensioni aziendali e della capacità produttiva. IL CAMPO DI ZAPPA Secondo Gino Zappa, l’economia aziendale deve considerare tutte le aziende che possiedono fattori di similarità, come: Sono tutti sistemi economici finalizzati. Tendono alla realizzazione di condizioni di equilibrio dinamico. Sono caratterizzate da costi e ricavi, uscite e entrate. Producono ricchezza e sono volte a soddisfare bisogni articolati gerarchicamente, secondo la piramide di Maslow. Piramide di Maslow 12 I bisogni sono suscitati dal perseguimento dei fini delle persone. E’ possibile prevedere una gerarchia. Quando un bisogno di livello «inferiore» è soddisfatto,nascerà un bisogno di ordine superiore La gerarchia dei bisogni varia da individuo a individuo, ma i bisogni sono comuni. Per soddisfare i bisogni, le aziende devono prendere decisioni e fare scelte, secondo due modelli teorici: 1.Modello della razionalità assoluta: Assoluta chiarezza dei problemi da risolvere. L’alternativa scelta è sempre la migliore. Il decisore è unico e isolato. Le alternative sono perfettamente confrontabili. 2.Modello della razionalità limitata: Il soggetto decisore non è in grado di controllare tutte le variabili coinvolte nel processo decisionale. La scelta finale è soddisfacente, ma non necessariamente la migliore in senso assoluto. Esiste incompletezza informativa e impossibilità di prevedere tutte le conseguenze delle decisioni. Limiti cognitivi derivano da convinzioni, preferenze personali e influenze ambientali. Conclusioni Questa integrazione tra i due campi di Giannessi e Zappa consente di comprendere meglio il ruolo delle aziende nella gestione delle risorse economiche e nella creazione di ricchezza, sottolineando l’importanza di un approccio sistemico che abbraccia tutte le forme di attività economica. Argomento 3: Fondazioni dell’economia aziendale ECONOMIA AZIENDALE, SCIENZA DEL CPMPORTAMENTO ECONOMICO.L’Economia Aziendale si configura come una scienza sociale, realistica, normativa e a-ideologica. Il suo campo di studio è il comportamento economico di specifici operatori sociali come famiglie, imprese e pubblica amministrazione. Questo approccio la distingue da altre correnti economiche più teoriche o astratte, quali le economie marginaliste e marxiste. 13 Capitale di rischio e di finanziamento Nell’ambito delle imprese, uno degli aspetti cruciali analizzati dall’Economia Aziendale è il capitale: Capitale di rischio: viene fornito dai soci che conferiscono risorse (come denaro) con il rischio che l’attività economica possa produrre un reddito negativo. Questo rischio è considerato fisiologico e non assicurabile, e rappresenta la vera incognita imprenditoriale. Capitale di finanziamento: fornito dalle banche, che prestano denaro all’impresa richiedendone il rimborso. In questo caso, il rischio di impresa non viene condiviso dalla banca, che mantiene una posizione di credito nei confronti dell’impresa. Economia Aziendale come scienza realistica L’Economia Aziendale si distingue per il suo approccio realistico, fondato sulla realtà concreta e sullo studio di fatti e comportamenti empirici. Questa caratteristica la differenzia da discipline che adottano modelli puramente teorici. Inoltre: Variabili di tempo e spazio: il comportamento delle imprese varia nel corso del tempo e in base al contesto geografico e settoriale in cui operano. Ad esempio, settori come la moda e l’alimentare funzionano con logiche operative differenti. Lo studio dell’Economia Aziendale è quindi necessariamente inserito in un contesto specifico. Influenza delle variabili di contesto: fattori esterni come tecnologia, politica, concorrenza, guerre e altri eventi esogeni hanno un impatto significativo sull’andamento delle imprese. Questi fattori, detti “forze esogene”, possono influenzare in modo radicale le dinamiche aziendali. Ecco l’integrazione del testo originale con i nuovi elementi che hai fornito: L’integrazione del testo proposto con quello precedente arricchisce la descrizione dell’Economia Aziendale, evidenziando ulteriormente la sua natura realistica, sociale, normativa, a-ideologica e come alternativa alle principali correnti economiche. Economia Aziendale come scienza normativa Attraverso l’osservazione degli attori economici (famiglie, imprese e pubblica amministrazione), l’Economia Aziendale formula delle regole che devono essere rispettate dalle aziende per crescere e svilupparsi nel medio e lungo periodo. Le principali regole da seguire includono: Equilibrio economico: l’impresa deve rispettare l’equilibrio tra costi e ricavi (equilibrio reddituale). Questo equilibrio è visibile attraverso il bilancio che l’impresa presenta annualmente, dove costi e ricavi vengono confrontati. La quantificazione di questi elementi avviene tramite la ragioneria. 14 Crescita economico-comportamentale: le aziende devono evolversi non solo in termini di profitto, ma anche in termini di comportamento e struttura operativa. Sviluppo economico-sociale: l’impresa deve contribuire allo sviluppo del contesto sociale in cui opera, partecipando attivamente alla crescita economica della comunità. Economia Aziendale come scienza a-ideologica L’Economia Aziendale è una disciplina a-ideologica, ossia priva di influenze politiche o ideologiche. Si distingue per il suo interesse scientifico: Essa si basa su fatti e non su opinioni o interessi personalistici. Si muove con l’obiettivo di analizzare i fenomeni economici in modo oggettivo e di elaborare teorie che possano essere applicate a qualsiasi contesto aziendale. Fornisce linee guida di carattere scientifico, utili per ogni tipo di impresa. Economia Aziendale come alternativa all’Economia Politica L’Economia Aziendale rappresenta un’alternativa alle principali teorie dell’Economia Politica. In particolare, si oppone a: Le economie marxiste, le cui basi teoriche sono considerate limitanti e ideologicamente influenzate. L’Economia politica marginalista, che fonda le sue ipotesi su modelli astratti e distanti dalla realtà pratica delle aziende. Questi orientamenti economici, pur influenti nel contesto accademico, mostrano diversi limiti teorici. L’Economia Aziendale, invece, adotta un approccio più pratico e concreto, capace di fornire strumenti operativi per la gestione aziendale nel mondo reale. Approccio storiografico e metodologico Inoltre, l’Economia Aziendale adotta un approccio storiografico nel suo metodo, analizzando le dinamiche aziendali alla luce di fatti storici per comprendere l’evoluzione nel tempo di certi comportamenti e strategie economiche. Il metodo scientifico adottato è di tipo sintetico, basato su una combinazione ripetuta di induzione e deduzione, sempre ancorata alla realtà. Tecniche dell’Economia Aziendale Le tecniche utilizzate nell’Economia Aziendale comprendono strumenti pratici come la ragioneria, le statistiche descrittive e inferenziali, e la matematica finanziaria e attuariale. Queste tecniche permettono di misurare e calcolare gli equilibri economici, i redditi e i capitali di funzionamento delle unità economiche (famiglie, imprese, Stato) e di valutare strategie aziendali in contesti specifici. Conclusione 15 In sintesi, l’Economia Aziendale si fonda su un’analisi concreta e realistica del comportamento degli operatori economici, riconoscendo il ruolo cruciale delle variabili spazio-temporali e del contesto esogeno. Si propone come una scienza applicata e pratica, diversa dalle teorie astratte dell’economia politica marginalista o marxista, e più adatta a fornire strumenti operativi per la gestione delle imprese. Argomento 4: L’attività economica dall’antichità alla Cina contemporanea. Economia di mercato, moneta, sviluppo e declino delle nazioni. L’ATTIVITA’ ECONOMICA L’attività economica, ossia la produzione e il consumo di beni economici (merci e servizi utili per il soddisfacimento dei bisogni, resi scarsi dalla loro disponibilità), non è un fenomeno recente, ma affonda le sue radici nella storia dell’uomo. In ogni epoca, l’attività economica ha assunto forme differenti, adattandosi ai contesti storici e sociali. Le testimonianze di questa evoluzione si ritrovano in momenti fondamentali, come nella costruzione delle piramidi egizie, che richiese un ingente impiego di risorse umane e finanziarie, o nell’amministrazione pubblica assiro-babilonese, documentata attraverso le tavolette di “Ragioneria Pubblica”. La Grecia e la Fenicia, con le loro attività agricole e imprenditoriali, segnarono altre tappe importanti. Linea cronologica dell’attività economica: Civiltà etrusca (1000-294 a.C.): L’economia etrusca era basata sulla coltura dei cereali e della vite, sull’allevamento e sulla produzione artigianale di armi, attrezzi agricoli, vasellame e gioielli. Gli etruschi intrattenevano scambi di metalli lavorati con i Romani. >>Tra le innovazioni degne di nota, l’uso della forchetta, l’invenzione di passatempi collettivi e alcune competenze mediche avanzate. Civiltà romana (IX a.C. - V d.C.): L’economia romana inizialmente si basava sull’agricoltura e sulla pastorizia, ma successivamente si svilupparono attività artigianali, commerciali e finanziarie. >>scambi: I commerci interni ed esterni fiorirono grazie a una rete di scambi con l’Est (Arabia, Cina, India) e il Nord (Germania, Scandinavia). Le importazioni includevano grano, olio, avorio, stoffe e ambra. >>la società si modifica e nasce il sistema monetario Nel II secolo d.C., lo sviluppo delle opere pubbliche portò alla costruzione di acquedotti, anfiteatri, fognature e strade, mentre l’aumento della spesa pubblica contribuì alla crescita di una struttura sociale complessa divisa in quattro classi: patrizi, equites, liberti e plebe. La crescente complessità della società romana favorì la creazione di un sistema monetario standardizzato, basato su monete in argento, bronzo, oro e rame. 16 Tuttavia, dopo il II secolo d.C., l’economia romana entrò in una fase di decadenza, caratterizzata da: Lente tecniche di coltivazione e decadenza dell’agricoltura, Spopolamento dei campi e impoverimento dei terreni, Oziosità delle classi urbane, Predominanza dell’esercito con spese crescenti, Insicurezza nei trasporti e corruzione negli uffici pubblici, Inflazione e rarefazione delle monete preziose. BARATTO STANDARD Evoluzione degli scambi: dal baratto alla moneta Inizialmente, gli scambi erano basati sul baratto (scambio di merce contro merce), ma questo sistema presentava numerose difficoltà, tra cui la difficoltà di trovare individui con interessi reciproci, la soggettività del valore dei beni e la complessità degli scambi multipli. Per superare tali ostacoli, si passò al baratto standard, che prevedeva l’utilizzo di un bene standard come “moneta-merce” (sale, avorio, bestiame, metalli preziosi). Successivamente, si fece sempre più ricorso ai metalli preziosi come moneta, il cui valore veniva stabilito attraverso la standardizzazione del peso e della purezza. Questo segnò il passaggio alla monetazione metallica, che si diffuse a partire dal VII secolo a.C. in Grecia e Lidia e nel IV secolo a.C. a Roma. In epoche successive, la moneta metallica fu affiancata dalla moneta cartacea (banconota), introdotta in Cina dal II secolo d.C., e garantita dal patrimonio dei banchieri che la emettevano. FUNZIONI DELLA MONETA La moneta svolge tre funzioni principali: 1.Unità di misura del valore: permette di misurare e confrontare il valore dei beni e servizi. 2.Strumento di pagamento: facilita gli scambi economici. 3.Riserva di valore: conserva il potere d’acquisto, anche se soggetta a inflazione. Con l’evoluzione dei sistemi economici, la moneta ha assunto diverse forme, passando dalle monete metalliche alle banconote, fino all’introduzione di assegni, bancomat e carte di credito nel XIX e XX secolo. Questa transizione ha portato alla nascita delle banche di emissione e delle banche centrali, che oggi regolano e gestiscono l’emissione di moneta e la stabilità del sistema finanziario. LE RIVOLUZIONI INDUSTRIALI si parla di rivoluzione industriale a partire dal 1770 in Inghilterra. Parlare di rivoluzione industriale significa riconoscere più step evolutivi, nel mondo la rivoluzione industriale inglese è la più nota a cui poi si sono susseguite altre in Europa. 17 Parliamo di rivoluzione, perché bisogna notare i cambiamenti radicali che vengono apportati all’interno della vita economica e sociale di differenti paesi con differenti modalità. I fattori che determinano l’avvio di una rivoluzione industriale sono: 1. Quadro statuale: sistema di amministrazione di un paese, più è organico maggiore sarà la probabilità che la rivoluzione industriale trovi avvio in quel paese. Es: Inghilterra Che godeva di un sistema giuridico già ben definito (costituzione) e di ingenti capitali dati da commerci esteri e scoperte d’oltremare (giustificare la pirateria per ottenere beni da sequestrare e rivendere per accrescere il capitale dello Stato) 2. Disponibilità di capitali e mano d’opera: il capitale ed il lavoro sono i principali fattori per lo svolgimento dell’attività economica. Per poter avviare un processo di trasformazione economica e produttiva le risorse primarie necessarie sono Capitale e Lavoro. Es: In Inghilterra il capitale venne accumulato nel corso del tempo (commercio schiavi, colonie) 3. Progresso tecnico: invenzione—> innovazione—> industrializzazione questi tre termini non sono da confondere: Il progresso è il processo che si avvia dall’invenzione, sfocia nell’innovazione per arrivare poi all’industrializzazione. Invenzione =intuizione formalizzata che l’imprenditore ha, è una prima fase destrutturata. Dall’invenzione all’innovazione si passa dall’idea avuta ad un prototipo dell’oggetto. Innovazione=Il fulcro dell’impresa è l’imprenditore innovatore. Innovare significa dare forma all’invenzione, concretizzare l’idea. Questo darà poi origine ad un servizio/ bene economico. Industrializzazione= significa acquisire i capitali necessari per produrre un bene economico e commercializzarlo (venduto). Realizzerò costi un ricavo che genererà un prezzo di vendita. 4. Economia di mercato: Adam Smith è considerato il padre dell’economia di mercato. La libertà di mercato su cui si fonda l’economia di mercato va intesa come la libertà di produrre e di scambiare senza essere sottoposti ad azioni di forza da parte di terzi e senza l’intervento dello Stato. Perché l’economia funzioni è necessaria l’assenza di monopoli, al contrario è necessario invece che vengano tutelate: la proprietà privata, l’iniziativa privata (intraprendere liberamente un’attività economica, senza pressioni da parte dello Stato), il funzionamento dei mercati (l’operare in maniera armoniosa delle imprese annesse al consumo da parte delle famiglie) 5. Domanda di mercato di beni: La domanda interna ed esterna rappresenta due modalità principali di richiesta dei beni prodotti dalle imprese. Domanda interna: si verifica quando le famiglie all’interno di un determinato paese acquistano beni e servizi dalle imprese nazionali. Il denaro circola all’interno dell’economia domestica e favorisce lo sviluppo del mercato locale. Questo tipo di domanda può crescere con l’aumento del reddito familiare, poiché più le famiglie 18 sono benestanti, maggiore sarà la loro capacità di acquistare beni prodotti internamente. Domanda esterna: si verifica quando le famiglie estere acquistano beni prodotti da imprese nazionali. Questo avviene quando i mercati locali non sono sufficientemente solidi o i redditi interni non permettono di sostenere adeguatamente le imprese, che allora si rivolgono ai mercati internazionali. Le variabili che influenzano questa dinamica sono: 1.Reddito delle famiglie: Un reddito familiare alto incoraggia le famiglie a spendere di più nel mercato domestico, mentre un reddito basso spinge le imprese a cercare clienti all’estero (spesso nei paesi esteri i costi sono ridotti) 2.Ripartizione delle ricchezze: In paesi con un’alta concentrazione di ricchezza, la domanda tende a concentrarsi su beni di lusso e beni di investimento. La tipologia di beni acquistati può variare in base alla distribuzione delle ricchezze tra le famiglie. 3.Direzione della domanda interna: Se le famiglie acquistano beni da imprese nazionali, i soldi restano nell’economia interna, mentre se comprano da imprese estere, la ricchezza nazionale viene trasferita al di fuori del paese. Queste dinamiche influenzano direttamente l’economia e, nei casi in cui la domanda interna sia forte, possono favorire lo sviluppo economico e industriale nazionale. LA TEORIA DELL’INDUSTRIALIZZAZIONE TARDIVA 1904-1976, Gerschenkroc Idea: non esiste un percorso pre-impostato al fine di avviare un processo industriale, non esiste l’identificazione di fasi specifiche a cui le imprese si devono riferire per produrre un bene poiché non è necessario che le rivoluzioni industriali di un determinato paese facciano riferimento a quelle di altri. Si osserva infatti che alcuni paesi partono da fasi intermedie, quindi già avanzate. Si basa su 4 leggi: 1. Lo sviluppo è tanto più intenso quanto più un paese è arretrato. Lo sviluppo richiesto serve per cominciare la rivoluzione per crescere economicamente e arrivare agli Stati maggioritari. —-> vantaggio dell’arretratezza: larretratezza è un vantaggio perché la rivoluzione ammette salti nel processo, salti che gli altri Stati più sviluppati hanno attuato negli anni. Questo gap (svantaggio) può essere colmato tramite: -Fabbisogno di capacità intellettuali e know-how -Fabbisogno di capitali Le banche o lo Stato forniscono i “fattori sostitutivi” che vanno a compensare la situazione di arretratezza che nel breve termine deve essere colmata. La Germania è una nazione “bancaria”, perché le banche prestano denaro chiedendo di diventare socie delle imprese 19 2. Le nazioni successive sviluppano l’industria pesante e la chimica più rapidamente delle nazioni sviluppate. Possono investire in questi settori perché sono finanziati dagli Stati che investono su di loro. I capitali sono forniti e quindi le nazioni in oggetto hanno la possibilità di crescere. 3. Si afferma la tendenza all’aggregazione monopolistica al fine di ottenere economie di scala. —aggregazione monopolistica: presenza di un’unica impresa che si occupa di un determinato e specifico prodotto —economia di scala: per scala intendiamo la quantità prodotta, per economia una particolare tipologia di vantaggio di costo ovvero efficienza e riduzione dei costi aziendali per effetto della scala di produzione (quantità) +produco -spendo ergo bisogna investire grandi capitali 4. Take-off (decollo) direttamente nel settore industriale, mantenendo il settore agricolo complessivamente arretrato in cui non vengono effettuati investimenti. TEORIE DEL NOVECENTO TEORIA DI ROSTOW La teoria di Rostow ritiene che ci siano cinque passaggi già prestabiliti nel processo di modernizzazione 1. Società tradizionali: la società è pressoché autarchica poiché la sua economia si basa sul consumo di elementi provenienti entro i propri confini 2. Preliminari del decollo: diffusione di nuove tecnologie 3. Decollo: le tecnologie previste nella fase dei preliminari vengono messe in atto affinché si verifichi un cambiamento nella società e nell’impresa 4. Maturità: passaggio dal settore secondario (industria) al terziario (servizi) 5. Benessere: fase in cui si registrano i primi cambiamenti a livello socio-economico data la produzione di massa diretta al soddisfacimento dei bisogni della comunità. Le famiglie dispongono di tutti i beni di cui necessita perché hanno la possibilità di farlo. Perché il modello di Rostow non è funzionale? Il modello interpretativo di Rostow, però, è troppo semplificante e generalizzante, poco aderente alla realtà dei fatti, pertanto inadatto a spiegare il processo di rivoluzione di un paese. Certo! Tra l'ultimo quarto dell'Ottocento e gli anni '70 del Novecento, il mondo industriale era dominato da un modello di produzione di massa. Ecco alcuni aspetti chiave di questo periodo: *Produzione di massa: Le industrie erano orientate a produrre grandi quantità di beni standardizzati. Questo approccio mirava a soddisfare una domanda indifferenziata, cioè un mercato in cui i consumatori non cercavano varianti specifiche del prodotto, ma solo il prodotto stesso in grandi quantità. *Economia di scala: Le aziende cercavano di ridurre i costi per unità di prodotto aumentando la produzione. Questo significava investire in impianti grandi e tecnologie che consentissero di produrre in modo più efficiente. 20 *Concentrazione di massa: Le attività industriali si concentravano in poche grandi città (metropoli industriali), dove si trovavano le risorse, la forza lavoro e le infrastrutture necessarie. Questo portava a un forte sviluppo urbano, ma anche a problematiche legate alla congestione e alla qualità della vita. Negli anni successivi, a partire dagli anni '70, ci sono stati cambiamenti significativi: *Produzione flessibile: Si è iniziato a muoversi verso modelli di produzione più flessibili e personalizzati, in grado di rispondere a richieste specifiche dei consumatori. *Decentramento: Le attività industriali hanno cominciato a disperdersi anche in aree periferiche, non più solo nelle grandi metropoli. *Innovazone tecnologica: L'introduzione di nuove tecnologie e processi ha reso possibile una maggiore diversificazione dei prodotti e una produzione più adattabile alle esigenze del mercato. In sintesi, mentre il periodo precedente era caratterizzato da una produzione di massa centralizzata e standardizzata, gli anni successivi hanno visto una crescente attenzione alla personalizzazione, flessibilità e innovazione. Ciò aveva dato avvio al fenomeno del gigantismo industriale con problemi di tipo: -sociale e urbanistico (per i nuovi insediamenti, per l’immigrazione dall’interno e dall’estero) -organizzativo-gestionali (difficoltà di controllare strutture di sempre maggiori dimensioni, accentuato ricorso al principio della gerarchia ovvero l’organizzazione efficace delle mansioni all’interno di un team). Si aggiunsero il pansindacalismo (la lotta dei lavoratori contro le ingiustizie viene condensata in un’unica e più forte poiché i vari sindacati decidono di unirsi), le due crisi del 1973 e 1980, l’incremento dei costi di lavoro ed energia. Si passò così e ancora si transita a: Strutture produttive distribuite, al trasferimento internazionale delle produzioni ove il costo del lavoro risulta essere minore, al principio della “lean production” che non è altro che una tecnica che cerca di ridurre gli sprechi per arrivare a un incremento economico. I fattori causali di questo mutamento furono molteplici; ricordiamo la corsa allo spazio durante la Guerra Fredda, la prima “crisi del petrolio” nel 1973 che indusse alla rivoluzione tecnologica iniziatasi con gli apparecchi televisivi e le radio. Questo ha ovviamente fatto sviluppare una rivoluzione informatico-digitale che ha significato tre conseguenze: Sviluppo di tecnologie ad alta intensità di capitale in campo informatico e telematico Un nuovo rapporto capitale/lavoro, con molto contributo del primo rispetto al secondo Generale diffusione dell’informatica e della telematica Dal punto di vista economico-sociale ciò ha dato vita alla globalizzazione, cioè ha drasticamente mutato i flussi informativi e commerciali mondiali. 21 Siamo oggi in grado di connetterci, in tempo reale, con il mondo e di accedere ad un numero quasi infinito di informazioni. L’insieme ha dunque offerto maggiori chances alle imprese in grado di coglierle ma nel contempo ha accresciuto il livello di sfide cui ciascuna di essa viene oggi sottoposta, dunque ha incrementato la complessità gestionale. Questo processo ha interessato anche l’ingegnerizzazione elettronico-informatica dei processi di scambio oltre che quelli produttivi (ognuno di noi può vendere elettronicamente e in tempo reale in qualsivoglia continente). >>sintesi: tutto quello che prima era concentrato in un solo paese poi è stato internazionalizzato, la produzione di massa è cambiata e ora si produce cercand meno sprechi, più qualità e più personalizzazione. Lo sviluppo elettronico è stato fondamentale perché ha aiutato sia la produzione che le imprese nella gestione e nella vendita estera. TEORIA DI CLARK (1905-1989) Egli suppone che ci siano tre fasi di transizione nella rivoluzione di un paese Agricoltura → Industria (beni-merce) → Servizi (beni-servizi, beni immateriali) L’economia è fondata sull’agricoltura ma mediante un’evoluzione si passa all’industria perché le famiglie cominciano a manifestare il bisognò di beni prodotti dal settore secondario. Tale modernizzazione si è verificata in tutta Europa con la modificazione delle modalità di gestione delle imprese agricole che divengono meccanizzate. In tal modo i capitali investiti nel settore primario si pareggiano rispetto al secondario. Il percorso si conclude arrivando al terzo settore dove c’è necessità di beni immateriali (informatica, digitalizzazione) con conseguente calo dei dipendenti nei settori in “declino”. Il passaggio da un settore all’altro implica un generale sistema di mutamenti: Le classi lavoratrici passano a orari lavorativi definiti, a redditi regolari, tutele sindacali La società industriale da vita non solo a processi produttivi ma anche di sviluppo La società in generale si trova proiettata verso l’inurbamento Tende così sempre più spesso a prevalere il momento economico rispetto alla sfera dei valori e alle tradizioni. Il tema è definito da alcuni “società liquida” >>la societa liquida per Thomas Mann: nella contrapposizione tra zivilisation (incivilimento, rappresenta le forme della vita associata di un popolo, il suo modo di vivere) e kultur (civiltà, rappresenta la cultura di un popolo e i suoi valori). Mann sostenne che la zivilisation, procedendo verso una forma meccanica di progresso, sarebbe sboccata nell’affarismo borghese, nella corsa al denaro e nel consumismo. Questa modernizzazione è detta maturità economica (cap.1 del libro di testo)- Nelle nazioni che storicamente hanno attraversato un processo di trasformazione socio-economica è stato registrato un andamento di ascesa e poi di declino (stesso percorso per tutti)- Tema del declino 22 TOYNBEE Minoranze creative e modello sfida-risposta All’interno di ogni Stato esistono le minoranze creative ovvero dei gruppi ristretti di persone che governano lo stato le quali dovrebbero fornire risposte efficaci per gestire il cambiamento che proviene dal mondo esterno. Se queste linee guida fossero poco adatte per gestire la sfida per cui uno stato si trova in difficoltà probabilmente lo Stato si avvierà verso un impoverimento (e quindi declino) la cui causa è riferibile alla presenza di persone al comando incapaci di rispondere alle sfide del mondo esterno. Il successo di un paese dipende da un modello efficace e rigoroso che permette allo Stato di vincere le possibili situazioni di crisi che possono presentarsi, questo metodo è definito “sfida-risposta”. OLSON Teoria dei “benefici concentrati e costi collettivi diffusi” Declino dovuto alle “coalizioni distributive” Le coalizioni distributive sono gruppi di persone (tipo i sindacati, le associazione e tutti i tipi di aggregazione) attraverso i quali le persone possono far valere i propri diritti chiedendo allo Stato di tutelare e promuoverli. Si chiamano distributive perché danno vantaggi ai propri membri. Olson crede che il declino degli Stati sia dovuto a queste coalizioni perché vengono resi importanti i problemi individuali affinché lo stato li faccia propri, sono detti perciò ‘benefici concentrati’, ossia solo a favore della coalizione distributiva, e sono interconnessi ai ‘costi collettivi diffusi‘, ovvero quelli che deve sostenere tutta la comunità al fine di soddisfare i benefici concentrati delle minoranze Le variabili geo-politiche Queste due visioni sono parziali nella spiegazione del declino perché sappiamo che lo sviluppo dipende anche da altre variabili e che spesso è una questione di variabili geopolitiche oltre che per quelle legate alle teorie precedenti 1. Localizzazione spaziale: es. Siberia il clima non consente uno sviluppo su determinati settori 2. Struttura geo-morfologica: collina montagna 3. Risorse: es America parte avvantaggiato perché altri devono prima recuperare le risorse da fonti esterne. 4. Densità di popolazione Il progresso non deve essere inteso come miglioramento sempiterno, questo è un errore materialista. Progresso è semplicemente la sempiterna storia di noi umani in contesti materiali sempre più facilitati. IL CAPITALISMO Definizioni differenti nel corso della storia Capitalismo=economia di mercato: Inteso come libertà di investire e produrre per creare ricchezza e utili ma superando i costi con i guadagni. 23 Capitalismo «come sistema economico ove la borghesia opprimeva la classe operaia per sottrarle una parte dei redditi cui avrebbe dovuto avere diritto»(approccio critico del Socialismo tedesco di fine Ottocento). Principali cambiamenti Nascita di grandi imprese (oligopoli, monopoli). Notevole estensione della giornata lavorativa (16 ore al giorno per 6 giorni). Assenza di tutela del lavoratore in malattia. Non considerazione dei benefici, a favore di tutte le classi sociali, derivanti dagli sviluppi economici del periodo. Assenza di consapevolezza che la nuova ricchezza generata derivava dall’efficienza, dall’innovazione e non dallo sfruttamento del proletariato. Principali caratteristiche Maggior valore del bene finito rispetto a quello delle sue componenti. Distribuzione del maggior valore creato in termini di salari, stipendi, interessi,dividendi (agli associati), imposte (va alo stato). Distribuzione diretta a favore dei portatori di interessi istituzionali (stakeholders): conferenti di capitale di rischio, prestatori di lavoro. >>>interesssi istituzionali sono soggetti fondamentali per impresa quali soci e prestatori del lavoro Distribuzione indiretta tramite le spese e i consumi effettuati dai portatori di interessi istituzionali. >>>portatori di interessi istituzionali sono i prestatori del lavoro quali i membri di famiglia che usano lo stipendio per consumarlo i beni di cui necessitano. LUJO Capitalismo → saccheggio → guerra Secondo Lujo Brentano nell’ambito dello svolgimento dell’attività economica: - Tutto è travestito da «capitalismo». - L’agire degli esseri umani è spinto dall’avidità. Capitalismo=guerra:considera il capitalismo come saccheggio e guerra e che produce arricchimento che nasce dal derubare i propri dipendenti così da poter finanziare la guerra e lo sforzo bellico. MAX WEBER Opera principale: l’etica protestante e lo spirito del capitalismo (1905) Secondo Max Weber, il capitalismo ha una connotazione positiva, a differenza di quanto sostengono Marx e altri autori. Weber ritiene che lo sviluppo del capitalismo moderno sia stato influenzato da due dimensioni principali: quella economica e quella religiosa. Dimensione religiosa: Weber si concentra sul calvinismo, che orienta le persone verso un comportamento parsimonioso, senza sprechi e tentazioni. Il calvinismo insegna che il successo economico è una prova della grazia divina: - Se una persona ha successo, è predestinata al paradiso. 24 - Se invece vive una vita di fallimenti, è destinata all’inferno. Secondo Weber, questo ha influenzato profondamente la mentalità capitalista: lavorare e ottenere risultati economici era un modo per dimostrare la propria predestinazione divina. Il lavoro diventa così lo scopo principale della vita. Dimensione economica: Il successo economico deve essere reinvestito nell’impresa e non utilizzato per indulgere in piaceri o sprechi personali, secondo i valori calvinisti di frugalità e dedizione. Differenza rispetto a Marx Weber si distingue da Marx poiché non vede il capitalismo come una struttura che avvantaggia solo i capitalisti a scapito del proletariato. Egli critica la visione marxista, sostenendo che il capitalismo, anziché dividere la società, può portare vantaggi a tutti. Il guadagno economico non è solo dei capitalisti, ma può essere diffuso nella società. Critiche alla teoria di Weber L’interpretazione di Weber è stata spesso criticata. Alcuni punti di critica riguardano: L’eccessivo determinismo religioso. L’idea che il successo economico sia direttamente correlato alla benedizione divina. SOMBART Opera principale: il capitalismo moderno (1916) 1.Collegamento tra sviluppo economico e denaro *Sombart analizza il legame tra capitalismo e denaro, simile a Weber nel considerare le dimensioni religiosa ed economica. *Interesse: somma di denaro pagata in cambio di un prestito. In origine, l’applicazione di prestiti e interessi era vietata poiché percepita come sfruttamento del tempo collettivo. L’ammontare degli interessi dipende dalla durata del prestito (es. prestito di un mese = interesse per un mese). Gli interessi erano visti come obiettivo egoistico. 2.Ruolo degli ebrei *Solo una classe, gli ebrei, poteva applicare interessi sui prestiti. *Sombart considera questa possibilità utile allo sviluppo del capitalismo: Le aziende necessitano di prestiti per finanziare le loro attività. La remunerazione del prestito (interesse) diventa un incentivo per chi ha disponibilità economiche. I prestatori vedono un vantaggio nel guadagnare un interesse oltre al capitale prestato. 3.Partita doppia *Sombart evidenzia l’importanza della partita doppia: Metodo di registrazione delle transazioni economiche. 25 Permette di rilevare eventi economici come acquisti di materie prime. 4.Distruzione creatrice *Introduzione del concetto di distruzione creatrice: Creazione di nuovi prodotti che sostituiscono quelli vecchi. Critiche a Weber: AMINTORE FANFANI 1.Contesta la tesi di Weber Fanfani sostiene che il capitalismo nasce nei comuni italiani attorno al 1200, senza legami con la religione. La religione non orienta il comportamento imprenditoriale e non influisce sulla formazione del capitalismo. Il capitalismo è incompatibile con i principi cristiani perché genera una distribuzione ineguale della ricchezza. 2.Circolazione delle imprese Fanfani analizza la dinamica delle imprese nel contesto capitalistico. Sostiene che le imprese devono adattarsi e trasformarsi in risposta alle mutevoli condizioni del mercato. La circolazione delle imprese implica una continua innovazione e una competizione che spingono le aziende a evolversi per rimanere competitive. 3.Circolazione dei settori Riguarda l’interazione tra diversi settori economici e la loro evoluzione. Fanfani evidenzia che la crescita del capitalismo comporta un cambiamento nella struttura settoriale dell’economia. Settori nuovi possono emergere e sostituire quelli tradizionali, creando una dinamica di crescita economica e diversificazione. 4.Circolazione dell’élite Riguarda il cambiamento e la mobilità delle élite economiche e sociali. le élite non sono statiche nel capitalismo; possono emergere nuove classi dirigenti a seguito di opportunità economiche e di innovazione. Questa circolazione consente una maggiore inclusione e opportunità per individui e gruppi che prima erano esclusi, contribuendo a una redistribuzione della ricchezza. 5.Rivalutazione del capitalismo Attualmente, si riconosce che il capitalismo crea ricchezza che può essere distribuita: Attraverso salari per i lavoratori. Tassazione verso lo stato. Interessi bancari. 6.Stakeholders Concetto di “stakeholders” (portatori di interessi): 26 La distribuzione della ricchezza può avvenire in modo diretto o indiretto. PETR A. KROPOKTIN Origini russe: ritiene che la rivoluzione bolscevica sia troppo moderata e quindi fa ritorno in Russia per provare a Fondare il comunismo senza governo Comunismo senza governo: egli è convinto che l’anarchismo sia la perfetta forma di organizzazione poiché non ha organizzazione interna dettata da qualcuno di superiore (Abolizione dello Stato). Organizzazione sociale: L’individuo deve congiungere lavoro intellettuale e lavoro manuale e di conseguenza la società sarà organizzata secondo il principio: “ Da ognuno secondo le sue forze, a ognuno secondo i suoi bisogni “ MICHAEL KALECKI Concezione di classe Kalecki richiama la concezione di Marx, definendo la società come composta da due classi principali: Capitalisti Lavoratori Ruolo dello Stato Kalecki attribuisce un ruolo fondamentale allo Stato nella promozione della piena occupazione. Lo Stato deve: Promuovere investimenti privati: Favorire la nascita di nuove imprese per creare posti di lavoro aggiuntivi. Ridurre la disoccupazione: Attraverso politiche attive per migliorare l’occupazione. Ridistribuzione del reddito Propone una ridistribuzione del reddito dai capitalisti ai produttori: Chi ha un reddito molto alto dovrebbe contribuire maggiormente alla spesa pubblica attraverso imposte più elevate. Le imposte pagate si traducono in servizi pubblici, come sanità e istruzione. Investimenti pubblici Necessità di investimenti pubblici o sussidi per stimolare i consumi di massa. L’intervento dello Stato comporta un’alta spesa pubblica, che Kalecki considera accettabile. Deficit di bilancio Se lo Stato spende troppo, possono crearsi deficit di bilancio (uscite superiori alle entrate). Modalità di finanziamento del deficit pubblico: Stampa di moneta: Può portare a inflazione. Indebitamento: Aumenta gli interessi da ripagare in futuro. 27 Crescita e ripagamento dei debiti Kalecki sostiene che, nonostante i potenziali effetti negativi del deficit, si innescherà un processo di crescita economica. La crescita, alimentata da miglioramenti nei servizi (sanità, infrastrutture, ecc.), permetterà allo Stato di ripagare i debiti accumulati. KARL POLANY Karl Polanyi offre una prospettiva critica nei confronti del capitalismo, sostenendo che l’economia di mercato rappresenta un’anomalia nella storia piuttosto che un processo naturale volto a migliorare il sistema economico. La sua analisi mette in luce diversi aspetti cruciali: 1.L’economia di mercato come anomalia Polanyi afferma che l’economia di mercato non è un processo intrinsecamente benefico, ma una condizione irregolare che genera squilibri. l’economia non è radicata nella società, ma è la società a essere strutturata attorno all’economia. L’economia, quindi, domina e condiziona negativamente la vita sociale, alterando gli equilibri fondamentali delle comunità. 2.Società di mercato Polanyi definisce la “società di mercato” come una realtà in cui le regole economiche influenzano ogni aspetto della vita: Condizionamento universale: Le regole economiche pervadono tutti gli ambiti sociali, senza distinzione, alterando gli equilibri sociali e collettivi. L’economia assorbe ogni dimensione sociale, compresi gli scambi e le interazioni umane. 3.Modalità di scambio Polanyi identifica tre modalità di scambio che caratterizzano le interazioni economiche: Donazione reciproca: Ognuno prende e riceve senza alcun costo, basato sulla gratuità e sulla reciproca generosità. Redistribuzione: Si sottrae risorse a certe persone per distribuirle ad altre, creando una forma di equità sociale. Economia di mercato: Sebbene l’economia di mercato possa raggiungere un equilibrio tra domanda e offerta, Polanyi sottolinea che essa malcondiziona la vita degli individui. Anche quando l’equilibrio si raggiunge, la vita degli individui e il benessere collettivo sono compromessi. 28 Sintesi Karl Polanyi ci invita a riflettere su come l’economia di mercato non solo influisca sulle relazioni sociali, ma anche come possa distorcere e compromettere i valori fondamentali delle comunità. La sua analisi critica ci spinge a considerare alternative a un sistema economico che, pur essendo consolidato, potrebbe non essere la soluzione migliore per il progresso umano e sociale. LE STRUTTURE DI ORDINE DELL’ECONOMIA NEL MONDO Diritto, politica, etica Lo svolgimento dell’attività economica richiede un insieme di regole che derivano da tre principali dimensioni: diritto, politica ed etica. Ognuna di queste dimensioni contribuisce in modo diverso a garantire il corretto funzionamento dell’economia, creando un quadro di norme, comportamenti e principi che devono essere seguiti. 1. Ambito del diritto Il primo ambito è quello del diritto, che rappresenta l’insieme delle regole giuridiche vigenti in un determinato paese. Queste regole variano a seconda del sistema giuridico e possono influenzare profondamente le modalità con cui si svolge l’attività economica. Ci sono principalmente due sistemi: Common law: Un sistema basato sui precedenti giuridici e le sentenze dei giudici. Le decisioni giudiziarie passate diventano vincolanti per casi futuri. Civil law: Un sistema basato su leggi scritte e codici, dove le regole sono stabilite in testi legislativi che guidano le decisioni giudiziarie. Questi due sistemi creano differenze sostanziali nel modo in cui le aziende e le persone si rapportano con la legge. 2. Ambito politico Il secondo ambito è quello della politica. L’economia di un paese è fortemente influenzata dalla modalità con cui è governato lo Stato. I modelli politici variano e determinano il tipo di regole che vengono applicate all’attività economica. Aristocrazia: Un governo in cui il potere è nelle mani di una élite. Democrazia: Un sistema in cui il potere è affidato al popolo, attraverso rappresentanti eletti. Monarchia: Un governo dove il potere è concentrato nelle mani di un monarca, spesso ereditario. Ognuno di questi modelli determina in modo diverso le politiche economiche e le regole che orientano l’amministrazione dello Stato. 29 3. Ambito etico Infine, l’etica gioca un ruolo cruciale nell’attività economica. L’etica riguarda la capacità di distinguere tra bene e male, e di prendere decisioni che rispettino i principi di equità e trasparenza. Nella pratica economica, i principi etici sono essenziali per evitare comportamenti fraudolenti che possono danneggiare l’interesse collettivo. Comportamenti fraudolenti: Come la falsificazione di dati o l’abuso di risorse aziendali a scopo di arricchimento personale. Etica e trasparenza: Gli individui devono orientarsi verso decisioni che proteggano il bene comune e mantengano la fiducia del pubblico. Sintesi Il corretto funzionamento dell’economia dipende dal rispetto di regole legali, politiche ed etiche. Ognuna di queste dimensioni contribuisce a garantire un equilibrio tra gli interessi privati e quelli collettivi, promuovendo la sostenibilità e la trasparenza. DIFFERENTI CONCEZIONI DELL’ETICA L’etica, nel corso della storia, è stata affrontata da vari filosofi che hanno elaborato riflessioni differenti ma complementari. Da Confucio ad Aristotele, da Sant’Agostino a Kant, l’etica si è sviluppata come una guida per il comportamento umano, toccando ambiti religiosi, filosofici e sociali. L’etica secondo Confucio (551-479 a.C.) Confucio pone l’accento su una serie di principi morali che devono orientare il comportamento umano. La sua etica si basa sulla sincerità, la fedeltà e il rispetto per il prossimo. Ecco alcuni dei punti chiave della sua filosofia: Sincerità e fedeltà devono essere i primi principi. Dimenticare le offese ricevute, ma ricordare gli atti di generosità. Rettitudine di cuore conduce a un carattere bello. In una nazione ben governata, la povertà è motivo di vergogna; in una nazione mal governata, è la ricchezza a essere motivo di vergogna. Ogni giorno, l’individuo deve riflettere se è stato leale, sincero e coerente con ciò che insegna. L’etica secondo Aristotele (384-322 a.C.) Per Aristotele, l’etica rappresenta una disciplina che guida l’agire umano verso il raggiungimento della felicità. Questo obiettivo può essere raggiunto attraverso la pratica delle virtù: Virtù morali aiutano a correggere vizi e difetti. L’etica orienta i comportamenti individuali verso il Bene. 30 La felicità deriva dalla correttezza dei comportamenti sia nella vita privata che sociale. L’etica secondo Sant’Agostino (354-430 d.C.) Sant’Agostino introduce una dimensione religiosa all’etica, dove l’obiettivo finale è il ricongiungimento con Dio, che è il Sommo Bene. L’uomo deve orientarsi verso Dio per sfuggire al male, che è solo terreno: Il male non esiste come realtà ultraterrena, ma deriva dalle azioni umane. L’uomo ha un libero arbitrio imperfetto, che lo conduce talvolta al male. L’etica orienta l’uomo verso Dio, che rappresenta il bene supremo. L’etica «economica» secondo Tommaso d’Aquino (1225-1274) Tommaso d’Aquino si chiede se la proprietà privata sia etica e giunge alla conclusione che essa è legittima, a patto che venga utilizzata in modo giusto: La proprietà privata è giusta perché le persone curano meglio ciò che possiedono. L’attività economica deve rispettare il principio del giusto prezzo. Le ricchezze devono essere considerate mezzi per il bene comune e destinate al soddisfacimento di bisogni sociali come il mantenimento della famiglia e l’elemosina ai poveri. L’etica secondo Kant (1724-1804) Per Kant, l’etica è basata sulla ragione e sulle leggi morali, che devono essere rispettate in modo assoluto. Le sue riflessioni si concentrano sugli imperativi categorici, principi etici universali che guidano il comportamento: L’umanità come fine: L’uomo non deve essere utilizzato come mezzo, ma trattato sempre come un fine in sé. Le azioni devono essere guidate dal principio che potrebbe essere accettato come regola universale. Le leggi morali sono superiori ai desideri individuali e devono essere rispettate da tutti. Sintesi L’etica attraversa il pensiero umano in modi diversi, ma con un obiettivo comune: orientare l’agire verso il bene, la felicità o, in alcune visioni, la trascendenza divina. Ogni filosofo ha offerto un contributo unico, che può guidare l’uomo non solo nella sua vita personale, ma anche nelle sue scelte sociali ed economiche. 31 Argomento 5: Il metodo scientifico delle scienze sociali, in particolare dell’economia aziendale Il metodo scientifico è il processo che guida la ricerca scientifica per formulare leggi, teorie o soluzioni. Questo metodo varia a seconda della scienza di riferimento, e in economia aziendale si articola in modo specifico per rispondere alla complessità del mondo economico. 1. Il concetto di metodo Il termine “metodo” deriva dal greco e significa “strada da seguire”. In ambito scientifico, indica la via attraverso cui la ricerca viene condotta per giungere a una conoscenza verificabile. Metodo: È il percorso che guida lo studioso nel formulare leggi e spiegazioni scientifiche. Ogni scienza ha il proprio metodo, adattato alla natura delle cose studiate: ad esempio, le scienze naturali utilizzano metodi sperimentali, mentre le scienze sociali si confrontano con l’azione umana, più complessa e variabile. 2. Il metodo delle scienze naturali Le scienze naturali utilizzano metodi sperimentali e osservativi per studiare fenomeni fisici e biologici. Scienze sperimentali (come botanica, chimica, fisica): - Basate sull’esperimento, ovvero la verifica diretta di ipotesi attraverso osservazioni e test. - Il processo è prevalentemente induttivo, ossia si parte dall’osservazione di singoli casi per giungere a leggi generali. Scienze non sperimentali o osservative (come astronomia, geologia): - Si basano sull’osservazione dei fenomeni senza un intervento diretto. Es: si osservano i corpi celesti o i fenomeni geologici per trarre conclusioni senza manipolare direttamente gli oggetti di studio. 3. Il metodo delle scienze sociali Le scienze sociali (come diritto, economia, sociologia, storiografia) sono caratterizzate dalla centralità dell’azione umana, che rende il loro studio più complesso rispetto alle scienze naturali. Caratteristiche delle scienze sociali: - L’azione umana è soggetta a molte variabili, come valori etici, convinzioni e comportamenti che sono variabili nel tempo e nello spazio. 32 - Le scienze sociali devono gestire un numero maggiore di variabili rispetto alle scienze naturali. - La variabilità è quasi illimitata: il comportamento umano può cambiare in modi imprevedibili. - Valori e principi etici giocano un ruolo fondamentale, rendendo il metodo scientifico delle scienze sociali più complesso e meno prevedibile rispetto a quello delle scienze naturali. 4. Il metodo dell’economia aziendale L’economia aziendale, come scienza sociale, utilizza un metodo sintetico e ricorsivo, che combina i processi deduttivi e induttivi. Questo metodo non è lineare, ma ciclico e ripetuto, e si articola nei seguenti passaggi: Deduzione: Si parte da ipotesi generali, formulate sulla base di principi teorici. Riscontro: Le ipotesi vengono confrontate con casi concreti, cioè con la realtà osservata nel mondo delle imprese. Induzione: Si migliorano le ipotesi iniziali grazie alle osservazioni raccolte, generando una maggiore accuratezza nelle conclusioni. Ripetizione: Il processo viene ripetuto in modo ricorsivo (cioè, ciclico), fino a quando si giunge a ipotesi sempre più precise. Teorie descrittive-interpretative: Il metodo conduce alla formulazione di teorie che descrivono e interpretano i fenomeni economici in modo accurato, grazie alla combinazione tra deduzione e induzione. Oltre a questo approccio, l’economia aziendale utilizza anche il metodo storiografico, che consiste nell’analizzare fatti accaduti in passato per comprendere meglio lo sviluppo e il comportamento delle aziende e delle economie. Argomento 6: l’economia delle imprese, aziende di produzione economica L’IMPRESA COME SISTEMA Il sistema delle imprese, secondo Gino Zappa, comprende tre attori principali: famiglie, imprese e pubblica amministrazione. Ognuno di questi soggetti ha finalità specifiche e svolge attività economiche in modi diversi, interagendo in un contesto complesso che influenza le dinamiche economiche complessive. Questo capitolo esplora il concetto di impresa come sistema, evidenziando come le sue caratteristiche distintive la differenziano da altri sistemi, come quelli biologici o scientifici. Il «sistema globale» delle aziende Il sistema globale delle aziende si basa su due elementi fondamentali: il fine generale di soddisfacimento dei bisogni umani e il mezzo rappresentato dall’attività economica, che include la produzione e il consumo di beni. Le aziende condividono l’obiettivo di soddisfare i 33 bisogni dei loro membri e, contemporaneamente, remunerare i fattori di produzione come capitale e lavoro. Gli interessi convergenti nell’impresa All’interno delle imprese, gli interessi dei diversi stakeholder si allineano. I lavoratori cercano sicurezza e stipendi competitivi, mentre i conferenti di capitale di rischio mirano a ottenere rendimenti sui loro investimenti. Questa convergenza di interessi è essenziale per il funzionamento armonioso dell’impresa. Il significato di «impresa» in Economia aziendale Dal punto di vista dell’economia aziendale, l’impresa è vista come un sistema economico parziale che: Attraversa il tempo e lo spazio. Attua combinazioni produttive aggregando fattori produttivi. Sviluppa coordinazioni lucrative, sostenendo costi e realizzando ricavi, esponendosi al rischio d’impresa. Produce beni economici nel rispetto delle condizioni di efficacia ed efficienza. Vende i beni economici prodotti, creando ricchezza distribuita ai differenti stakeholder. La specializzazione economica Il modello di specializzazione economica è caratterizzato dalla divisione dei processi di trasformazione fisico-tecnica e dall’assegnazione di compiti specifici a operatori specializzati. I vantaggi della specializzazione includono: Vantaggi: - Riduzione dei tempi e degli sforzi grazie all’effetto esperienza. - Economie di scala, che consentono la produzione di grandi quantità di un singolo bene, portando a: - Aumento del fatturato. - Riduzione dei costi unitari di produzione. - Maggiore retribuzione per i prestatori di lavoro. - Diminuzione dei prezzi di vendita per i consumatori. Svantaggi: - Costi di coordinamento e rigidità. - Rischi di demotivazione tra i lavoratori a causa della specializzazione eccessiva. La produzione di beni economici 34 Le imprese svolgono un ruolo cruciale nella trasformazione dei fattori produttivi (capitale e lavoro) in beni economici, soddisfacendo i bisogni della società. I beni possono essere classificati in: Beni materiali Beni immateriali Beni misti Le operazioni di gestione all’interno delle imprese possono essere distinte in: Gestione caratteristica: funzione economico-tecnica. Gestione patrimoniale: impiego di risorse monetarie. Gestione finanziaria: copertura del fabbisogno finanziario. Gestione straordinaria e gestione tributaria. La trasformazione dei fattori produttivi in beni economici avviene attraverso un processo che comporta: 1.Acquisto di fattori produttivi (sostenimento di costi). 2.Trasformazione in beni economici (sostenimento di costi). 3.Vendita di beni economici (realizzazione di ricavi). I ricavi devono superare i costi per generare utile, che assume vari significati, tra cui il valore aggiunto dell’insieme rispetto alle singole parti e il premio per il rischio sostenuto. Le condizioni di esistenza dell’impresa Il raggiungimento dell’utile è una condizione fondamentale per la sopravvivenza dell’impresa. Le condizioni di esistenza includono: Ricavi > Costi: utile come condizione standard. Ricavi = Costi: pareggio come condizione minima. Ricavi < Costi: perdita che viola le condizioni di esistenza. Queste condizioni devono essere rispettate sistematicamente. Il comportamento degli individui all’interno dell’impresa è influenzato da fattori razionali, teorici e decisioni di comitato, che combinano visioni e interessi diversi. Caratteristiche del Sistema Impresa Le caratteristiche distintive del sistema impresa sono legate a elementi umani e materiali: 1. Know-how: La conoscenza e le competenze degli individui che operano nell’impresa sono fattori critici di successo. Un manager di successo possiede la capacità di essere visionario, intuendo e anticipando le tendenze di mercato. 35 2. Capitale: Il capitale, fornito dai conferenti di capitale di rischio, rappresenta un valore fondante dell’impresa. Sebbene il capitale possa trasformarsi e cambiare forma, mantiene la sua essenza. Esso comprende impianti, macchinari e altre risorse tangibili e intangibili. 3. Leggi di Equilibrio Economico: Per garantire la sopravvivenza dell’impresa, è fondamentale rispettare leggi di equilibrio, tra cui: - Equilibrio Reddituale: Se l’impresa non genera utili, è destinata a fallire. - Equilibrio Patrimoniale: Permette di valutare la stabilità finanziaria dell’impresa. - Equilibrio Monetario-Finanziario: Fondamentale per la gestione della liquidità. Questi elementi costituiscono le condizioni necessarie per il funzionamento dell’impresa e differenziano il sistema impresa da altri sistemi economici. Elementi Costitutivi del Sistema Impresa Due principi chiave formano il sistema impresa: reddito e capitale. Reddito: Il reddito è essenziale per l’operatività dell’impresa, fungendo da linfa vitale. Incrementa il capitale iniziale e rappresenta una quantità flusso calcolata in un periodo di tempo specifico, generalmente un anno. Esso è dato dalla differenza tra tutti i ricavi e tutti i costi: Utile: Quando il reddito è positivo. Perdita: Quando il reddito è negativo. Capitale: Il capitale è l’insieme dei beni detenuti dall’impresa in un dato momento e rappresenta un valore stock. Si parla di capitale di rischio o di funzionamento, sinonimi per descrivere il capitale necessario per le operazioni aziendali. Interazione tra Reddito e Capitale Il reddito e il capitale interagiscono in vari modi. Ad esempio, l’acquisto di materie prime rappresenta un costo per l’impresa. La ricezione della materia prima incrementa il capitale, poiché diventa un bene presente nel magazzino. Processo di Produzione: Dopo aver acquistato le materie prime, l’impresa le lavora e sostiene ulteriori costi, come stipendi per i lavoratori. A questo punto, si genera un semilavorato, che è un bene parte del patrimonio aziendale. Vendita: Quando l’impresa vende un bene economico, emette una fattura e realizza un ricavo. Questo ricavo influisce sul capitale; se il pagamento viene dilazionato, si genera un credito nei confronti del cliente, che è anch’esso un valore patrimoniale. 36 È cruciale comprendere che non è il capitale a dare valore al reddito, ma i flussi di reddito generati dalla gestione che assegnano valore al capitale. Non esiste capitale che non sia stato precedentemente generato come reddito. Il futuro dell’impresa è quindi determinato dalla capacità di generare reddito. Sintesi L’impresa è un sistema complesso che si estende nel tempo e nello spazio, composto da parti interagenti che si influenzano a vicenda. Questa interazione è essenziale per comprendere il funzionamento dell’impresa, in particolare attraverso la relazione tra reddito e capitale. Il flusso di reddito, generato dalle attività operative, è determinante per il valore del capitale, evidenziando l’importanza di decisioni gestionali strategiche per garantire sostenibilità e crescita. Un’analisi continua di bilanci e flussi di reddito è fondamentale per valutare la salute economica dell’impresa e fare previsioni future. La sinergia tra reddito e capitale, insieme a competenze gestionali, è la chiave per il successo e la longevità dell’impresa. 37

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