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Filosofi medievali e filosofie rinascimentali.pdf

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Due filosofi medievali Anselmo d'Aosta (circa 1033-1109) Nato ad Aosta, in una famiglia nobile, Anselmo d'Aosta è una figura centrale della filosofia medievale. La sua vita fu dedicata alla ricerca intellettuale e alla vita monastica. Tommaso d'Aquino (circa 1225-1274) Tommaso d'Aquino, nato in un...

Due filosofi medievali Anselmo d'Aosta (circa 1033-1109) Nato ad Aosta, in una famiglia nobile, Anselmo d'Aosta è una figura centrale della filosofia medievale. La sua vita fu dedicata alla ricerca intellettuale e alla vita monastica. Tommaso d'Aquino (circa 1225-1274) Tommaso d'Aquino, nato in una nobile famiglia, entrò nell'ordine domenicano contro la volontà dei suoi genitori. Dopo l’Italia studiò a Parigi e a Colonia, dove fu allievo di Alberto Magno. Tommaso d'Aquino è noto per la sua sintesi tra la fede cristiana e la filosofia aristotelica. Nel suo "Summa Theologica", egli tentò di conciliare la ragione e la rivelazione, elaborando una delle più complete sistematizzazioni del pensiero cristiano. Anselmo d'Aosta e Tommaso d'Aquino: un confronto sulle prove ontologiche La prova ontologica di Anselmo d'Aosta Anselmo, nel suo "Proslogion", presenta una prova a priori, ovvero che non si basa sull'esperienza sensibile, per dimostrare l'esistenza di Dio. Partendo dal concetto di Dio come "ciò di cui non si può pensare nulla di più grande", egli sostiene che anche lo "stolto" (colui che nega l'esistenza di Dio) è costretto ad ammettere che questo concetto esiste almeno nel suo intelletto. Anselmo prosegue affermando che ciò che esiste sia nell'intelletto che nella realtà è maggiore di ciò che esiste solo nell'intelletto. Quindi, se Dio esiste solo nell'intelletto, non sarebbe più "ciò di cui non si può pensare nulla di più grande", in quanto si potrebbe pensare a un Dio che esiste anche nella realtà. Dunque, Dio, in quanto essere perfetto, deve necessariamente esistere anche nella realtà. La prova di Tommaso d'Aquino Tommaso d'Aquino, pur riconoscendo l'importanza di Anselmo, non condivide pienamente la sua prova. Il filosofo domenicano, infatti, ritiene che la conoscenza umana di Dio sia limitata e che non possiamo partire da un concetto puramente intellettuale per dimostrare l'esistenza di un essere infinito. Tommaso propone una via diversa, più legata all'esperienza e alla ragione. Egli sostiene che l'esistenza di Dio può essere dimostrata a partire dagli effetti che vediamo nel mondo: il movimento, la causalità, la contingenza delle cose create. Da questi effetti, la ragione può risalire a una prima causa incausata, ovvero Dio. Confronto tra le due prove Punto di partenza: Anselmo parte da un concetto a priori, mentre Tommaso da un'esperienza del mondo. Metodo: Anselmo utilizza un ragionamento logico-deduttivo, mentre Tommaso impiega un ragionamento induttivo a partire dall'osservazione della realtà. Critiche alla prova ontologica di Anselmo Confusione tra esistenza e comprensione: Una delle critiche più frequenti è che Anselmo confonda l'esistenza con la comprensione. Pensare a qualcosa di perfetto non significa automaticamente che questa cosa esista nella realtà. Un'analogia spesso utilizzata è quella dell'isola perfetta: possiamo immaginare un'isola perfetta in ogni dettaglio, ma questo non significa che essa esista realmente. Circolarità del ragionamento: Alcuni filosofi hanno accusato Anselmo di un ragionamento circolare. Egli parte dall'idea di Dio come "ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore" e poi conclude che Dio deve esistere perché un essere che esiste è maggiore di un essere che esiste solo nell'intelletto. In altre parole, sembra presupporre l'esistenza di Dio per dimostrare la sua esistenza. Il concetto di Dio: Un'altra critica riguarda la stessa nozione di Dio utilizzata da Anselmo. È davvero possibile avere un concetto così preciso e univoco di Dio? E se diverse persone hanno concezioni diverse di Dio, come possiamo applicare la prova ontologica a tutte queste concezioni? Critiche alla prova cosmologica di Tommaso Regresso all'infinito: Una delle principali critiche alla prova cosmologica è il rischio di cadere in un regresso all'infinito. Se ogni ente ha una causa, allora anche la causa stessa avrà una causa, e così via all'infinito. Per evitare questo regresso, Tommaso postula l'esistenza di un primo motore immobile, ovvero Dio. Tuttavia, alcuni filosofi hanno contestato la necessità di un tale principio e hanno proposto altre soluzioni al problema della causalità. Limitazioni della conoscenza umana: Un'altra critica riguarda le limitazioni della conoscenza umana. Possiamo davvero essere sicuri di aver compreso completamente le cause di tutti i fenomeni? E anche se riuscissimo a identificare una prima causa, come potremmo essere certi che questa causa sia necessariamente un essere personale e intelligente come Dio? Il problema degli Universali Il problema degli universali è una delle questioni più dibattute nella filosofia medievale e ha occupato le menti dei maggiori pensatori dell'epoca, da Anselmo d'Aosta, ad Abelardo, da Tommaso d'Aquino ad Occam. Cos'è un universale? Un universale è un concetto generale che può essere attribuito a molti individui. Ad esempio, "uomo", "albero", "rosso" sono universali. Essi non indicano un singolo individuo, ma una categoria o una qualità che può essere condivisa da molti individui. Il problema La domanda centrale è: gli universali esistono realmente o sono solo delle costruzioni mentali? Realisti: Sostenevano che gli universali avessero un'esistenza propria, al di là degli individui particolari. Essi potevano essere concepiti come delle forme o essenze che preesistevano alle cose individuali e ne costituivano la natura profonda. Nominalisti: Al contrario, i nominalisti sostenevano che gli universali fossero solo dei nomi, dei semplici strumenti linguistici che ci permettono di raggruppare insieme degli individui che condividono delle caratteristiche simili. L'unica realtà esistente sarebbe quella degli individui particolari. Concettualisti: Una posizione intermedia era quella dei concettualisti, che sostenevano che gli universali fossero dei concetti mentali, delle idee generali che la mente forma a partire dall'esperienza degli individui particolari. Esempi di filosofi e le loro posizioni: Anselmo d'Aosta: Tendeva verso una posizione realista, considerando gli universali come delle essenze divine preesistenti alla creazione. Guglielmo di Champeaux: Sostenitore del realismo estremo, affermando che gli universali sono le stesse cose degli individui particolari. Roscellino: Fu uno dei primi nominalisti, sostenendo che gli universali fossero solo dei nomi. Abelardo propendeva per la soluzione concettualista, gli universali erano reali in quanto concetti prodotti dalla mente. Tommaso d'Aquino: Adottò una posizione di realismo moderato, affermando che gli universali sono le forme essenziali presenti nelle cose, ma non esistenti separatamente da esse. Perché era così importante? La questione degli universali era fondamentale per la filosofia medievale perché toccava questioni fondamentali come: La natura della realtà: Gli universali esistevano in un mondo separato dalle cose sensibili? O erano solo delle astrazioni mentali? Il rapporto tra linguaggio e realtà: Le parole corrispondono a delle realtà esistenti o sono solo dei segni convenzionali? La conoscenza: Come possiamo conoscere la realtà se i nostri concetti sono solo delle costruzioni mentali? Le implicazioni: La disputa sugli universali aveva profonde implicazioni teologiche e metafisiche. Ad esempio, la questione se le essenze delle cose fossero create da Dio o se fossero eterne era strettamente legata al problema degli universali. Confronto tra Filosofia Medievale e Filosofia Rinascimentale Caratteristica Filosofia Medievale Filosofia Rinascimentale Orientamento Teocentrica (Dio al centro) Antropocentrica (Uomo al centro) Fonti Bibbia, Padri della Chiesa, Antichi Greci (Platone, Aristotele (interpretato Aristotele), Umanesimo, attraverso la pensiero Esperienza cristiano) Metodo Scolastica, ragione al Umanesimo, ritorno alle servizio della fede fonti, sperimentazione Scopo Conciliazione della fede e Conoscenza dell'uomo e della ragione, ricerca della del mondo, sviluppo delle verità divina scienze e delle arti Visione dell'uomo Essere peccatore, Essere capace, creatore, sottomesso a Dio, destino padrone del proprio legato all'aldilà destino, interesse per la vita terrena Visione del mondo Mondo gerarchico, ordine Mondo come oggetto di divino, finalità di tutte le studio, curiosità per la cose natura, ricerca di leggi universali Rappresentanti Anselmo d'Aosta, Petrarca, Erasmo, Tommaso d'Aquino, Machiavelli, Leonardo da Bonaventura Vinci Orientamento: La filosofia medievale pone Dio al centro di tutte le riflessioni, mentre la filosofia rinascimentale sposta l'attenzione sull'uomo e sulle sue potenzialità. Fonti: La filosofia medievale si basa principalmente sui testi sacri e sull'interpretazione cristiana di Aristotele. La filosofia rinascimentale riscopre i testi originali dei filosofi greci e romani, valorizzando l'esperienza diretta. Metodo: La filosofia medievale utilizza la scolastica, un metodo dialettico per conciliare fede e ragione. La filosofia rinascimentale promuove l'umanesimo, il ritorno ai testi originali e l'osservazione della natura. Scopo: La filosofia medievale cerca di comprendere la natura di Dio e il senso della vita ultraterrena. La filosofia rinascimentale mira a conoscere l'uomo e il mondo, sviluppando le scienze e le arti. Visione dell'uomo: L'uomo medievale è visto come un essere imperfetto, sottomesso a Dio. L'uomo rinascimentale è considerato un individuo capace e creativo, padrone del proprio destino. Visione del mondo: Il mondo medievale è un ordine gerarchico stabilito da Dio. Il mondo rinascimentale è un oggetto di studio e di curiosità, soggetto a leggi naturali. Rappresentanti: Vengono indicati alcuni dei principali filosofi di entrambi i periodi. In sintesi: La filosofia medievale e quella rinascimentale rappresentano due visioni del mondo profondamente diverse. La prima è incentrata sulla religione e sulla vita ultraterrena, mentre la seconda celebra l'uomo e la natura. Questa transizione segna una svolta fondamentale nella storia del pensiero occidentale. Tre Personaggi del Rinascimento Giordano Bruno (l’eroico furore del filosofo panteista) Pico della Mirandola (La dignità dell’uomo) Michel De Montaigne (L’analisi di se stesso in quanto uomo, i “selvaggi”

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