Summary

Questo documento presenta un'introduzione alla vita, alle opere e al pensiero filosofico di Platone, uno dei più grandi filosofi greci. Il testo comprende un'analisi del contesto storico in cui visse e operò Platone, delle sue opere principali, e affronta concetti chiave come la teoria delle idee. L'introduzione dettagliata offre diverse prospettive e spunti per una più approfondita comprensione del suo pensiero e della sua influenza sulla storia della filosofia.

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Contesto storico (3.1.1.): Durante il IV secolo a.C. si verifica una progressiva crisi della polis, declino al quale farà seguito la conquista macedone di Filippo e del figlio Alessandro. ↓ È corretto affermare che le polis non raggiungono (in questo periodo) gli splendori del secolo precedente ma n...

Contesto storico (3.1.1.): Durante il IV secolo a.C. si verifica una progressiva crisi della polis, declino al quale farà seguito la conquista macedone di Filippo e del figlio Alessandro. ↓ È corretto affermare che le polis non raggiungono (in questo periodo) gli splendori del secolo precedente ma non per questo decadono. L’universo policentrico: Più realisticamente si assiste a un processo di livellamento in cui le diversità tra i regimi vengono attenuate. ↓ In questo contesto nessuna polis riuscirà ad imporsi sulle altre. -​ Infatti si può parlare di un universo policentrico in quanto ci sono più centri di potere. Il declino di Sparta: Sparta non sarà in grado di mantenere la supremazia e dovrà cederla ai tebani. ↓ Tuttavia anche Tebe non riesce a mantenere l’egemonia. Atene e la nascente Siracusa: Atene aveva creato una seconda lega navale attica. ↓ Nel frattempo emerge la nuova potenza di Siracusa, forse lo Stato più importante del mondo greco. L’ascesa di Filippo il Macedone: Nel IV sec. a.C., pensatori come Senofonte, Isocrate, Platone e Aristotele proposero modelli teorici per sostituire l’ordinamento della città-Stato. ↓ Tuttavia, questo processo fu interrotto da Filippo il Macedone, il quale dopo aver vinto la battaglia di Cheronea nel 338 a.C., creò una lega tra le città greche, concedendo solo un’indipendenza formale. Filippo Alessandro: Questa situazione si consolidò con Filippo Alessandro il quale, essendo partito per l’Oriente, lasciò la Grecia nelle mani di Antiparo. ↓ Antiparo violò l’autonomia fittizia delle città greche. Platone: Platone nacque nel 428/427 a.C. da una famiglia aristocratica. ↓ Egli ricevette un’educazione improntata sulla musica e sulla ginnastica. -​ Platone frequentò personaggi colti quali Crizia (suo zio) e Socrate. L’incontro con Socrate: Fondamentale fu l’incontro con Socrate in quanto, dopo la sua condanna, Platone iniziò la sua vera e propria attività filosofica. I viaggi: È molto probabile che Platone si fosse recato presso le comunità pitagoriche dell’italia meridionale (dove conobbe Archita, pitagorico tiranno di Taranto). ↓ Inoltre andò tre volte a Siracusa: 1.​ Nel 388 a.C.: in questa occasione Platone venne invitato dal tiranno Dioniso il Vecchio. ↓ Dopo questa esperienza fondò l’Accademia (387 a.C.) 2.​ Nel 367 a.C.: Platone si recò a Siracusa per verificare se il nuovo tiranno Dionisio II il Giovane fosse propenso alla filosofia. ↓ Questa fu un’esperienza negativa. 3.​ Nel 361 a. C.: Platone, dopo qualche anno, tentò il viaggio a Siracusa ma andò male. ↓ Il filosofo poté salvarsi solo grazie all’intervento di Archita. Ultimi anni di vita e morte: Platone trascorse gli ultimi anni della sua vita a scrivere e a insegnare all’Accademia. ↓ Morì nel 348/347 a.C. Le opere: Le opere di Platone vennero ordinate dal grammatico Trasillo nel I sec. d.C. in nove tetralogie (ovvero 9 gruppi di 4). ↓ Questi 36 scritti contengono: -​ 34 dialoghi. -​ 1 monologo. -​ Raccolta di Lettere. ↓ Delle 13 lettere non è chiaro quali siano attribuibili a Platone (forse solo la VIII). Dialoghi del primo periodo: Questi dialoghi sono contro la cultura tradizionale e la sofistica (sono spesso aporetici). ↓ Tra i dialoghi del primo periodo evidenziamo: 1.​ Apologia di Socrate: viene messo in scena Socrate che si difende dai giudici. 2.​ Eutifrone: riguardo il sacro. 3.​ Critone: Socrate in carcere rifiuta la proposta fattagli da Critone. 4.​ Liside: riguardo l’amicizia. 5.​ Carmide: riguardo la temperanza (σωφροσύνη) 6.​ Lachete: riguardo il coraggio. 7.​ Ippia maggiore: riguardo la bellezza. 8.​ Menone: riguardo la virtù. 9.​ Primo libro della Repubblica: riguardo la giustizia. 10.​Ione: si tratta della poesia. 11.​Alcibiade primo: riguardo il primato dell’anima e l’educazione interiore. 12.​Ippia Minore: confronto tra Achille e Odisseo. 13.​Gorgia: Socrate dialoga con Gorgia. 14.​Protagora: Socrate dialoga con Protagora sulla virtù e se è possibile insegnarla. 15.​Menesseno: parodia della retorica. Dialoghi della maturità: Nei dialoghi della maturità si riconosce la presenza di dottrine attribuibili a Platone. ↓ Si devono ricordare: 1.​ Cratilo: riguardo il linguaggio e i problemi gnoseologici. 2.​ Fedone: sull’immortalità dell’anima e sulle idee. 3.​ Simposio: sull’eros. 4.​ Repubblica: dialogo riguardo la forma statuale ideale. 5.​ Fedro: sull’eros, sulla conduzione (purificazione) dell’anima e critica alla scrittura. Dialoghi della tarda maturità e della vecchiaia: Platone tratta i problemi dialettici e rielabora alcune dottrine politiche. ↓ Si devono ricordare: 1.​ Teeteto: riguardo il relativismo protagoreo e la conoscenza. 2.​ Parmenide: Parmenide critica la dottrina delle idee ed elabora un discorso sull’uno. 3.​ Sofista: lo Straniero di Elea, si interroga sulla natura del sofista e sulle caratteristiche dell’essere e del non essere, individuando 5 generi della realtà. 4.​ Filebo: sulla vita buona. 5.​ Timeo: sulla generazione provvidenziale del cosmo e sulle caratteristiche della realtà e dell’uomo. 6.​ Crizia (incompiuto): contiene il mito di Atlantide. 7.​ Politico: riguardo la definizione del politico e la rivalutazione della legge. 8.​ Leggi: ultima e più lunga opera, si descrive uno stato ideale più realistico di quello teorizzato nella Repubblica. ↓ Inoltre si dimostra l’ordinamento divino del cosmo. Versione lo Stephanus: Tutte le traduzioni (moderne) di Platone riportano a margine del testo la numerazione secondo Stephanus. Il dialogo platonico: Platone nei dialoghi non figura mai come personaggio e da qui si generano tre problemi: 1.​ Il pensiero di Platone: bisogna capire come riconoscere l’opinione di Platone. 2.​ La critica alla scrittura: Platone critica aspramente la scrittura tanto da mettere in dubbio che egli abbia davvero esposto nei suoi scritti le sue opinioni personali. 3.​ Le dottrine non scritte: esiste una tradizione indiretta (derivante da Aristotele) che riporta una serie di dottrine esposte da Platone oralmente. ↓ Il problema che generano queste dottrine non scritte è che il loro contenuto non corrisponde a ciò che si legge nei dialoghi. L’interpretazione dei dialoghi: Si nota che le affermazioni del personaggio conduttore non sempre coincidono, e ciò impedisce l'attribuzione a Platone di un pensiero coerente. ↓ Da qui si sono sviluppate diverse interpretazioni riguardo questa incoerenza: 1.​ Punti di vista in conflitto: i dialoghi di Platone avrebbero l'obiettivo di rappresentare punti di vista in conflitto, come avviene nel teatro. 2.​ Struttura complessiva: per cogliere il vero significato del dialogo bisogna esaminare la struttura complessiva osservando non solo le affermazioni del protagonista, ma anche domande e risposte tra i personaggi. La critica alla scrittura: Ampio è il dibattito della critica alla scrittura e sulla presunta esistenza di dottrine non scritte. ↓ Qui si possono confrontare due interpretazioni: 1.​ Visione tradizionale: i passi in cui Platone critica la scrittura non dovrebbero essere presi troppo alla lettera in quanto la critica alla scrittura non si riferirebbe al dialogo. 2.​ Visione alternativa: Platone avrebbe intenzionalmente riservato le sue dottrine più profonde all'insegnamento orale, mentre i dialoghi avrebbero avuto una funzione divulgativa. ↓ Platone fece questo perché riteneva che la scrittura, non potendo selezionare i destinatari, rischiava di essere fraintesa. La preferenza del dialogo: Quando Platone usa la scrittura, preferisce il dialogo, poiché imita l'insegnamento orale e coinvolge maggiormente il lettore. La funzione del mito: Platone usa il mito come strumento per esprimere concetti in maniera più esplicita. ↓ Un esempio di questo approccio si trova nella Repubblica, dove una parte delle dottrine politiche viene espressa attraverso il "μυθολογειν" (raccontare miti). La teoria delle idee: Platone ritiene che ogni asserzione nomina uno stato di cose e questa può essere considerata vera solo se corrisponde a tale stato. ↓ Se lo stato di cose è in continuo mutamento allora anche le nostre asserzioni saranno instabili quindi è necessaria una realtà stabile sulla quale basare le nostre asserzioni. ↓ Questo principio è parmenideo in quanto il pensiero può riferirsi solo a ciò che è, e l'oggetto del pensiero deve essere immutabile e stabile (come l'Essere di Parmenide). Dal Teeteto: Teeteto afferma che la conoscenza è sensazione. -​ Socrate rifiuta questa idea perché sennò tutte le opinioni sarebbero vere (Teeteto recupera in un certo senso Protagora). Il mobilismo eracliteo: La tesi del giovane Teeteto si basa sul mobilismo eracliteo, pensiero che sostiene che tutto è in continuo divenire. ↓ Se tutto muta, i soggetti percipienti e le cose percepite sono sempre diversi. -​ Di conseguenza, non esistono criteri per distinguere tra conoscenze vere e false. ↓ Platone ritiene questa conclusione inaccettabile. Le idee: Secondo Platone deve esistere una realtà sovrasensibile, luogo delle idee, entità immateriali, immutabili e perfette. ↓ Il mondo delle idee rappresenta la vera realtà, mentre il mondo sensibile è una copia imperfetta di quello sovrasensibile. Due concezioni delle idee: Si possono avere due linee riguardo la concettualizzazione delle idee: 1.​ Linea Parmenidea: le idee rappresentano l'essere e sono la realtà vera. 2.​ Linea Socratica: le idee rappresentano l'unità nel molteplice, sono quindi la generalizzazione del particolare. Le caratteristiche delle idee: Per Platone le idee hanno diverse caratteristiche: -​ Intelligibilità: le idee sono conoscibili solamente tramite l’intelletto. -​ Incorporeità: le idee non hanno un corpo poiché sennò sarebbero visibili. -​ L’essere in senso pieno: per Platone le idee sono il vero essere. -​ Immutabilità: le idee non mutano, sono eterne (il vero bello è sempre bello). -​ Unità: rappresentano il principio di unità rispetto al sensibile. -​ Perseità: l’idea sussiste per sé senza dipendere da altro. Le relazione tra idee e cose: Le idee sono in relazione con il mondo sensibile secondo rapporti di: 1.​ Mimesi (imitazione): le cose sensibili sono imitazione delle idee. 2.​ Parusia (presenza): le idee sono presenti nelle cose sensibili. 3.​ Metessi (partecipazione): le cose sensibili partecipano all’esistenza delle idee. Dualismo Ontologico di Platone: Secondo Platone esistono due mondi: -​ Mondo delle idee: questo è il mondo intelligibile e rappresenta la realtà superiore dove stanno le idee. ↓ Platone chiama questo mondo iperuranio (oltre il cielo). -​ Mondo sensibile: questo mondo è soggetto al cambiamento ed è una copia imperfetta del mondo delle idee. ↓ È una realtà di secondo grado. Argomentazioni a favore dell'esistenza delle idee: Secondo Platone le idee avevano ragioni oggettive di esistere. ↓ Possiamo trovare queste argomentazioni in favore delle idee nella: 1.​ Confutazione del Relativismo: nel Teeteto, Platone critica il relativismo di Protagora in quanto riteneva che valori come la giustizia o il coraggio devono avere un'esistenza indipendente dai casi particolari. ↓ Da qui si conclude che devono esistere delle idee di, ad esempio, giustizia e coraggio. 2.​ L’uguale: nel Fedone Socrate prende in esame il caso dell’uguale. ↓ Noi riconosciamo che due oggetti sono uguali, ma sappiamo che in natura non esiste un’uguaglianza perfetta (eppure la possiamo immaginare). ↓ Se quindi possiamo concepire l'idea di un'uguaglianza perfetta, significa che questa idea esiste indipendentemente dal mondo sensibile. Il bene: Nel libro VI della Repubblica viene introdotta l’idea del bene che viene descritta da Socrate con una metafora: “Così come il Sole, riscaldando e illuminando la Terra, ci permette di vivere la vita e vedere ciò che ci circonda, allo stesso modo il Bene permette l’esistenza e la conoscenza delle altre idee”. Il Bene, paragonato qui al Sole, è posto nel punto più alto dell’iperuranio in quanto idea delle idee. ↓ Il bene quindi funge da causa ontologica e gnoseologica in quanto è la ragione dell’esistenza e della possibilità di conoscere le idee. La bellezza: Dal punto di vista estetico il Bene si identifica con la bellezza (qualcosa è bello perché è buono e ciò che è buono deve essere bello). Le idee nel Parmenide: Nel Parmenide, Socrate introduce la teoria delle idee per superare le aporie di Zenone, affermando che una stessa cosa può essere sia grande sia piccola perché sta partecipando (metessi) contemporaneamente all'idea di grandezza e di piccolezza. ↓ Parmenide a questo punto chiede a Socrate se esistono idee di tutte le cose o solo di alcune. ↓ Socrate risponde ammettendo che esistono idee solo per cose dotate di valore. ↓ Socrate rimane tuttavia incerto riguardo alle idee di cose comuni (uomo, fuoco o acqua). L’argomento del terzo uomo (dal Parmenide): Platone afferma che le cose belle (fiori, quadri, persone) sono belle perché partecipano all'idea della Bellezza. ↓ Parmenide solleva un problema: -​ Se il fiore e il quadro sono belli perché somigliano alla Bellezza perfetta, allora anche la Bellezza perfetta deve avere qualcosa in comune con il fiore e il quadro. ↓ Per esempio: 1.​ Un quadro bello e un fiore bello hanno in comune il fatto di essere belli. 2.​ Ma anche la Bellezza perfetta è "bella". A questo punto servirebbe un’idea ulteriore che descrivi la somiglianza tra Bellezza, fiore e quadro e così all'infinito. Il principio dell’autopredicazione: Platone risponde con il principio dell'autopredicazione: ↓ L'idea di Bellezza non è bella come un fiore o un quadro, ma è bella in modo perfetto. -​ Inoltre le cose belle possono essere anche brutte (un fiore appassisce, un quadro si rovina), ma la Bellezza è sempre perfetta. L’unità governa il molteplice = reductio ad unum: Platone, nel Parmenide, vuole stabilire che il molteplice si riduce sempre ad un principio unico che ordina e governa. ↓ Questo principio è il Bene in quanto tutto sta sotto questa idea: -​ La Bellezza è tale in quanto collegata al Bene. -​ La Giustizia è tale in quanto riflette il Bene. Il bene nel Filebo: Nel Filebo si parla molto del bene e poco delle idee. ↓ Qui viene affrontato il tema della vita buona e per risolvere questo enigma bisogna prima indagare il bene. -​ Questa traccia è offerta dal principio del limite (positivo) che è opposto a quello dell’illimitato (negativo). ↓ Ma che rapporto c'è tra questi principi e le idee? Limite, illimitato e idee: Nel Filebo si distingue tra: 1.​ Limite: ciò che dà ordine (principio positivo). 2.​ Illimitato: ciò che è indefinito e caotico (principio negativo). Le idee sembrano svolgere lo stesso compito del limite in quanto fungono da principio ordinatore. Le idee nel Sofista: Nel Sofista, lo Straniero di Elea sta cercando di descrivere il sofista. ↓ Alla fine il protagonista arriva a dire che il sofista è colui che dice il falso ma questa cosa è impossibile, perché dire il falso equivale a dire il non essere. Parricidio di Parmenide: Platone, per risolvere questa aporia, attua il parricidio di Parmenide. ↓ Questo parricidio consiste nell'affermare che il non essere può essere concepito come diverso. -​ Così facendo non si nomina il non essere, ma si dice ciò che una cosa non è. Le idee come relazione: Una volta accettato che il non essere può essere inteso come diversità, Platone costruisce una nuova visione delle idee basate su relazioni di: -​ Inclusione totale: un’idea può essere contenuta completamente in un’altra. ↓ L’’idea di numero pari è inclusa nell’idea di numero. -​ Esclusione totale: due idee possono essere completamente distinte. ↓ Idea di giustizia e ingiustizia. -​ Inclusione/esclusione parziale: idee con sovrapposizione parziale. ↓ L’idea di colore e l’idea di bellezza possono combinarsi in certi contesti (un colore può essere bello). I cinque generi sommi (del Sofista): Tra queste relazioni, lo Straniero individua cinque generi universali: 1.​ Essere: è il genere più elevato in quanto gli altri 4, in quanto sono, sono contenuti in esso. 2.​ Moto: spiega che le idee hanno un dinamismo che le rende conoscibili. ↓ Questo dinamismo però non fa cadere le idee nel divenire del mondo sensibile. 3.​ Quiete: spiega la stabilità e l’immutabilità delle idee. 4.​ Identico: principio per cui ogni idea è sempre la stessa e mantiene la sua essenza. 5.​ Diverso: ciò che distingue un’idea da tutte le altre. ↓ La diversità permette di concepire il "non essere" come qualcosa di reale perché si può parlare di differenza rispetto ad altro (e quindi di non essere). Le cause finali (4.1.4): Platone vuole individuare le cause finali e ci prova nel Fedone. ↓ Nell'ultima parte del dialogo Socrate racconta di aver cercato di conoscere la causa di tutte le cose seguendo il modo di ragionare dei fisici. -​ Questa esperienza lo lasciò insoddisfatto, perché se, ad esempio, qualcuno chiede a Socrate se sia attualmente in carcere non sarà soddisfatto di sentirsi dire che gli organi del suo corpo sono conformati in modo da permettergli di essere lì. ↓ Bisognerà piuttosto fargli sapere che è in carcere perché ai suoi accusatori è parso meglio prendere certe decisioni. Le cause finali nel Fedone: Nel Fedone le uniche cause che vengono introdotte sono le idee. ↓ Tuttavia ci si chiede come possano le idee svolgere la funzione di causa finale. -​ Per rispondere a questo problema, nel Filebo, si introduce un principio diverso dalle idee, capace di prendere delle decisioni (nous). ↓ Questo discorso si sviluppa però solo nel Timeo. Il demiurgo del Timeo: Nel Timeo si parla della generazione del cosmo il cui responsabile è un artigiano divino (demiurgo). ↓ Il demiurgo, poiché è buono, si assume il compito di organizzare il mondo fisico in vista del meglio. Le idee per il demiurgo: Le idee svolgono la funzione di paradigma al quale il demiurgo si ispira mentre crea la realtà. ↓ Tuttavia nel Timeo il demiurgo non si serve concretamente delle idee. -​ Egli utilizza invece strumenti di tipo matematico - geometrico che sono intermediari tra il mondo sensibile e quello noetico. Le cause finali nelle Leggi: Il libro X delle Leggi prende in esame le cause finali. -​ Il filosofo introduce il moto che muove se stesso, tipico degli esseri animati. ↓ Ora, poiché la materia può essere mossa solo da altro (e non può muoversi autonomamente), bisogna cercare la causa del moto che si produce da sé = anima. L’anima: Il principio che muove se stesso è l’anima. ↓ Tuttavia l’anima è da intendere come una sostanza spirituale comune sia ai viventi sia agli dei. L'automovimento degli astri: Di tutti gli automovimenti il più perfetto è quello degli astri, perché eternamente circolare e uniforme. ↓ Questa teologia astrale è l'ultima parola che troviamo in Platone riguardo le cause finali. Dualismo gnoseologico (5.1): Troviamo in Platone, oltre al dualismo ontologico (divisione tra mondo sensibile e noetico), anche un dualismo gnoseologico. ↓ Questa suddivisione viene così rappresentata: Il problema della conoscenza delle idee: È lecito chiedersi: “Come si conoscono le idee? Si tratta di una conoscenza di genere immediato-intuitivo oppure di una conoscenza di genere proposizionale?” ↓ La conoscenza delle idee può essere data da: -​ Reminiscenza (anamnesis): questa teoria viene enunciata nel Menone, nel Fedro e nel Fedone. ↓ L’anima, prima di essere abbinata ad un individuo, si trova nell’iperuranio dove conosce le idee. ↓ Incarnandosi nel corpo umano temporaneamente le dimentica ma grazie alla reminiscenza l’anima recupera e riattiva la conoscenza delle idee. La reminiscenza nel Menone: Il Menone inizia con la domanda se la virtù sia insegnabile o no. ↓ Socrate osserva che per rispondere bisogna prima interrogarsi sulla virtù. ↓ A questo punto Menone pone un altro problema ovvero che Imparare qualcosa sembra impossibile perché: -​ O si conosce già quello che si sta cercando e allora la ricerca è inutile. -​ O non se ne sa nulla e allora la ricerca è impossibile. Per chiarire la questione Socrate si affida inizialmente alla metempsicosi, dottrina secondo la quale le anime si incarnano in un corpo provvisto di ricordi. ↓ L'apprendimento quindi consiste nel rinforzare i ricordi già presenti. Lo schiavo e l’anamnesi: Nel Menone Socrate, per sostenere questa tesi della reminiscenza, conduce un esperimento su uno schiavo. ↓ Menone, benché non avesse mai studiato la geometria, riesce a risolvere il problema geometrico solo rispondendo alle domande che gli fa Socrate. -​ Questo significa che lo schiavo è riuscito a ricavare il sapere da sé, lavorando su ciò che la sua mente già possedeva. La reminiscenza nel Fedone: Nel Fedone la reminiscenza non è dimostrata in modo empirico, ma per mezzo di un'argomentazione. ↓ Questa argomentazione utilizza l'esempio delle cose uguali per inferire l'esistenza dell'uguale perfetto nella mente umana. ↓ Poiché in natura non esistono uguali perfetti, si deduce che tali idee devono essere entrate nell'anima da un luogo, giustificando così la metempsicosi. ↓ Alla fine si arriva a dire che la conoscenza delle idee è innata. ↓ Questa posizione viene ripresa nel Fedro dove le anime, prima di incarnarsi, hanno contemplato le idee seguendo nell'iperuranio. -​ Infine, Socrate nel "Fedone" sostiene che l'uomo potrà conoscere pienamente le idee solo quando l'anima si staccherà dal corpo. La seconda navigazione: Il metodo di navigazione principale è la vela che però si rivela insufficiente quando non tira vento. ↓ In questo caso è necessario un secondo metodo, i remi. -​ Esplicitando la metafora si può dire che: 1.​ Prima navigazione (con il vento): indagine condotta sul mondo sensibile tramite i sensi. 2.​ Seconda navigazione (con i remi): indagine più difficile condotta con l’intelletto (rifugio nei logoi) che permette di avvicinarsi alla conoscenza delle idee. Eros (5.1.2): Il Simposio: Nel Simposio, Platone presenta un banchetto in onore del poeta Agatone. ↓ Durante il convivio, ciascun ospite pronuncia un discorso in onore del dio Eros. -​ A un certo punto è il turno di Socrate il quale afferma che se l'amore è desiderio di bellezza e bontà, allora non può essere esso stesso bello e buono, poiché si desidera solo ciò che non si possiede. Il mito della nascita di Eros: Socrate a questo punto fa riferimento ad un dialogo avvenuto con la sacerdotessa Diotima, la quale lo ha istruito riguardo eros. ↓ Secondo Socrate/Diotima, Eros non è né bello né brutto, ma è un essere intermedio (è un μεταξυ), nato da Poros (Espediente) e Penia (povertà). ↓ Eros eredita: -​ Da Penia: la mancanza, la povertà. -​ Da Poros: l’abilità di perseguire il bello e il buono. Proprio per questa duplice natura, Eros è un filosofo, ama la sapienza perché non la possiede pienamente. Limitatezza della conoscenza umana: L'uomo-filosofo deve accontentarsi di rimanere in uno stato di tensione e desiderio verso la conoscenza (in quanto mai la potrà ottenere completamente). ↓ Quindi se il filosofo è intermedio come l'opinione, sembra che gli sia precluso il possesso della vera scienza (epistème). Il Fedro ed Eros: Nel Fedro il discorso inizia da una lettura che Fedro fa a Socrate di un'orazione di Lisia. ↓ Nel discorso si sostiene la tesi secondo cui è meglio concedersi a chi non si ama. -​ La giustificazione di tale argomentazione è che l'amore è considerato una forma di mania (pazzia), e quindi affidarsi a qualcuno che è innamorato è cosa sbagliata. Socrate confuta le tesi di Lisia: Socrate sostiene che non tutte le forme di pazzia sono negative infatti l'amore può essere un impulso che, se guidato bene, contribuisce alla formazione di un uomo virtuoso. L’eros come psicagogia: L’eros viene visto come una psicagogia ovvero uno strumento utile a rivolgere l’anima al mondo ideale. Riassunto: Quindi Platone propone L’eros (nel Simposio) e la retorica (nel Fedro) come strumenti per avvicinarsi alla conoscenza. Dualismo ontologico della Repubblica (5.1.3): Platone, nella Repubblica, divide un segmento in due parti: -​ Mondo sensibile (doxa): parte inferiore del segmento, esso comprende due facoltà: 1.​ εικασια (immaginazione): immagini degli oggetti materiali. 2.​ πιστις (credenza): si riferisce agli oggetti materiali stessi. -​ Mondo intelligibile (epistème): parte superiore del segmento, esso comprende due facoltà: 1.​ διανοια (pensiero discorsivo): esso è legato all’uso di ipotesi e immagini (come nella matematica). 2.​ νοησις (pensiero puro): livello più alto della conoscenza, è l’intelletto puro. Critica alla conoscenza intuitiva: Platone non considera la conoscenza delle idee come un’intuizione (ovvero non ritiene che le idee si conoscano allo stesso modo di come si conoscono le cose). ↓ Platone sostiene che la conoscenza delle idee richiede un ragionamento dialettico che parte dal logos = primato del logos. L’allegoria della caverna: Socrate, nel VII libro della Repubblica, domanda a Glaucone di immaginare degli individui che fin dall'infanzia vivano in una grotta, incatenati. ↓ Alle spalle di questi individui, in lontananza, c’è un muro, dietro al quale passano persone che portano oggetti di ogni genere, visibili al di sopra del muro. ↓ Più indietro un fuoco proietta le ombre degli oggetti sul lato opposto della caverna. ↓ Gli incatenati riescono solo a vedere le ombre degli oggetti. L’uscita dalla caverna: A questo punto Socrate immagina che uno degli incatenati si trovi improvvisamente libero. ↓ L’incatenato, voltandosi, non crederebbe che le ombre che prima vedeva fossero realmente oggetti perché abituato a vivere nella condizione della caverna. ↓ Se questo individuo uscisse dalla grotta egli rimarrebbe accecato dal Sole. ↓ Tuttavia, dopo aver trascorso del tempo con la luce del Sole egli si sarà abituato e potrà fare esperienza del mondo esterno. -​ ​Questa allegoria simboleggia il percorso del filosofo, il quale passa dal mondo sensibile (caverna) a quello intelligibile (esterno) e ha il compito di informare gli altri riguardo questa scoperta. Il ritorno nella caverna: L’illuminato, farà ritorno nella caverna per condividere ai compagni ciò che ha scoperto. -​ I compagni, udendo queste cose, gli diranno che uscendo dalla caverna si è guastato gli occhi. Significato dell’allegoria della caverna: La vita nella caverna è la metafora della condizione umana: gli umani credono di sapere ma in realtà percepiscono solo imitazioni delle idee. ↓ Caverna = mondo sensibile. Mondo esterno = iperuranio. La dialettica (5.1.4): La dialettica viene descritta come la facoltà intellettuale più elevata che permette di raggiungere la noesi e quindi giungere alla conoscenza delle idee. ↓ La dialettica, essendo la facoltà intellettuale più elevata, include: 1.​ Logos 2.​ Dialogo La dialettica sembra quindi il proseguimento del metodo socratico in quanto: -​ Dialogo: metodo socratico e dialettica si basano sul dialogo per ricercare la verità. -​ Maieutica: Il metodo socratico è maieutico e la dialettica continua questa funzione, ma la eleva. ↓ La dialettica non si limita a confutare opinioni, ma cerca di condurre l'intelletto alla conoscenza delle idee. -​ Logos: sia nel metodo socratico sia nella dialettica c‘è una centralità del logos. La dialettica nel Fedro: Nel Fedro la dialettica, che è la scienza suprema, viene descritta come un procedimento duplice: 1.​ Analisi: consiste nel suddividere un’idea generale in idee più specifiche. ↓ Esempio: se si analizza il concetto di "amore", il procedimento analitico cercherebbe di distinguere tra vari tipi di amore (es. amore fisico, spirituale, ideale). 2.​ Sintesi: consiste nell’unificare le specificità in una generalità. ↓ Esempio: il procedimento sintetico cercherebbe di unificare i vari tipi di amore sotto un'unica definizione che colga l'essenza comune. Quindi l’obiettivo della dialettica è quello di comprendere la realtà. La dialettica nel Parmenide: Parmenide inizia un esercizio dialettico relativo all’uno e ai molti. ↓ Questo esercizio è aporetico, ma si potrebbe collegare al metodo del superamento delle ipotesi della Repubblica. Il metodo del superamento delle ipotesi: Nella Repubblica viene descritto il metodo del superamento delle ipotesi, ovvero il passaggio da ipotesi a ciò che non è più ipotetico, che consiste nel: 1.​ Identificare tutte le ipotesi possibili su un problema. 2.​ Analizzarle una a una, eliminando quelle inconsistenti. 3.​ Dimostrare quella che resiste all'analisi. ↓ Questa ipotesi dimostrata sarà il fondamento della conoscenza. La dialettica nel Filebo: La dialettica nel Filebo di Platone è lo strumento utile ad affrontare problemi come il rapporto tra piacere e conoscenza, e il rapporto tra uno e molti. Il problema dell’Uno e dei Molti: Socrate nel Filebo si interroga su come possiamo parlare di una singola cosa (ad esempio, "piacere") quando questa si manifesta in molteplici forme. ↓ Con la dialettica si riesce a unire le molteplicità (vari tipi di piaceri) sotto un principio comune (l'idea generale di "piacere"). La dialettica nel Sofista: Nel sofista viene presentato il metodo dicotomico. ↓ Lo Straniero di Elea applica questo metodo per definire il sofista e il politico: 1.​ Si parte da una classe generale. 2.​ Si divide progressivamente in due secondo un criterio. 3.​ Si continua fino a che non si può più dividere. ↓ Qui avremo trovato ciò che stavamo cercando. I generi e specie: Nella parte finale del Sofista, Platone affronta i rapporti tra generi e specie (questo è l'esempio migliore di dialettica). ↓ Questo studio rappresenta un lavoro di: 1.​ Sintesi: unire le diverse specie sotto un genere comune (qui si evidenziano i principi universali che accomunano elementi differenti). 2.​ Analisi: dividere un genere nelle specie che lo costituiscono (processo inverso). Dialettica e verità (5.1.5): Bisogna chiedersi se la dialettica riesca a fornire una conoscenza completa delle idee. ↓ Si potrebbe pensare che si arrivi ad una definizione (delle idee) con il metodo dicotomico, ma nel Sofista si nota che le divisioni portano a definizioni diverse e quindi si procede all’infinito. La definizione irraggiungibile: In diversi dialoghi Platone afferma che per definire un’idea bisognerebbe esplorare tutti i suoi rapporti con gli altri concetti. ↓ Ciò renderebbe impossibile l’obiettivo di ottenere una definizione compiuta. -​ Questa limitazione riflette la condizione dell’uomo (incapace di raggiungere la sophia divina). ↓ Nel Timeo, a sostegno di questa limitatezza umana, si afferma che solo Dio può unire e dividere le cose in modo perfetto. Le idee platoniche non hanno definizione: Platone non offre mai definizioni delle idee, questo è confermato da Aristotele nella Metafisica. La dialettica rimane dialogo interiore: Platone vuole che la dialettica rimanga un dialogo interiore in quanto non può ammettere che l’uomo, per trovare la verità, debba osservare il mondo esterno. Epistemologia platonica nel Teeteto: L’epistemologia platonica si fonda sulla distinzione tra opinione (doxa) e scienza (episteme). ↓ Da questa distinzione nasce un problema: la scienza è considerata infallibile ma gli uomini sbagliano lo stesso (anche se usano solo l’intelletto). -​ Questo problema è approfondito nel Teeteto ma il finale è aporetico. ↓ Alla fine Platone evidenzia che l'uomo fatica a staccarsi dall’opinione vera e quindi propone come criterio di verità la coerenza tra le opinioni. L’anima (6.1.1): Secondo Platone l’anima: -​ Sostanza autonoma: l’anima è un’identità distinta dal corpo. ↓ Anche quando il corpo muore, l'anima continua a esistere. -​ Rende il corpo strumento: Nell’Alcibiade Primo, Platone afferma che l'anima usa il corpo come uno strumento. Come possiamo sostenere la divisione anima/ corpo? Una prima risposta al problema anima/ corpo viene data dal pitagorico Simmia nel Fedone, il quale afferma che l’anima è l’armonia prodotta dall’equilibrio delle parti del corpo (tuttavia questo implica che l’anima sia legata al corpo). ↓ Platone risponde che se l'anima fosse solo armonia del corpo, essa non sarebbe in grado di comandare il corpo verso certi comportamenti morali. -​ Pertanto, l'anima deve essere capace di agire indipendentemente dal corpo per perseguire il bene e conoscere il mondo delle idee. L’anima nel Teeteto: Nel Teeteto, Socrate confuta la tesi di Teeteto secondo cui la conoscenza è sensazione. ↓ Platone sostiene che non è l'organo di senso a conoscere, ma l'anima a cui tutti i sensi si riferiscono. -​ Esempio: non è l'occhio che conosce i colori, ma l'occhio è lo strumento attraverso il quale i colori sono conosciuti dall'anima. ↓ Qui viene rafforzata l’idea che il corpo sia uno strumento dell’anima. L’immortalità dell’anima: Platone vuole dimostrare che solo l'uomo virtuoso è felice e quindi bisogna trovare argomentazioni a sostegno dell'immortalità dell'anima (soprattutto nel Fedone): 1.​ Antapodosis (prova dei contrari): si sostiene che ogni processo naturale è reversibile: così come al sonno segue la veglia e viceversa, dalla morte dovrebbe seguire una nuova vita. ↓ Tuttavia l’antapodosis dimostra solo l'eterna ciclicità della vita, non l'immortalità individuale. -​ Per rafforzare la tesi viene introdotta la dottrina della reminiscenza, secondo cui l'anima preesiste al corpo e quindi è immortale. 2.​ Prova della somiglianza: sostiene l’affinità dell’anima con le idee. ↓ Se l’anima è uguale alle idee allora essa sarà immortale. 3.​ Prova della partecipazione: in quanto soffio vitale l’anima partecipa all’idea di vita, quindi non può partecipare all’idea opposta (morte). Ulteriori prove dell’immortalità dell’anima: Platone, oltre agli argomenti esplicitati nel Fedone, offre ulteriori prove dell’immortalità dell’anima nella Repubblica e nel Fedro. 4.​ Prova dalla Repubblica: la malattia propria dell'anima è il vizio morale, ma questo non ne causa la morte. ↓ Di conseguenza se il suo male più grande non la distrugge, allora nulla può farlo quindi è immortale. 5.​ Prova dal Fedro: dato che l’anima, essendo movimento che muove sé stessa, sarà immortale ed eterna. L’anima nel Fedone: Nel Fedone Platone accentua la differenza tra anima e corpo, aggrappandosi al motivo orfico secondo cui l’anima si trova incatenata al corpo e vorrebbe fuggire. L’anima nella Repubblica: Nella Repubblica viene presentata la tripartizione dell’anima: 1.​ Parte razionale: corrisponde all’anima in senso proprio. 2.​ Parte animosa: sede delle emozioni nobili (tuttavia esse non sono sempre dettate dalla ragione). 3.​ Parte concupiscibile: essa corrisponde agli impulsi corporei (nutrirsi, riprodursi, provare piacere). Aneddoto di Leonzio: L’aneddoto di Leonzio è usato (nel IV libro della Rep.) per dimostrare la tripartizione dell’anima. ↓ Leonzio, vedendo dei cadaveri, prova allo stesso tempo attrazione e repulsione verso i corpi. -​ La parte razionale spinge Leonzio a distogliere lo sguardo. -​ La parte irrazionale, invece, lo induce a guardare. Alla fine Leonzio cede al desiderio dicendo “Guardate pure, maledetti occhi, saziatevi!” Mito di Er: Il mito racconta di un soldato, Er, morto combattendo in battaglia. ↓ Egli ha il compito di recarsi nell’aldilà per poi risvegliarsi e raccontare agli uomini cosa spetti all’anima dopo la morte del corpo (escatologia). ↓ Er nell’aldilà vede anime che vagano e scendono verso il fondo di una valle dove si arrestano di fronte a giudici. ↓ Di fronte a questi giudici dovranno ascoltare la sentenza che viene affissa sul petto della anime le quali si dividono in: -​ Anime buone: percorrono la strada verso l’alto. -​ Anime empie: percorrono la strada verso il basso. Er vede che alcune anime hanno completato il percorso e sono pronte ad iniziare una nuova vita. ↓ Tuttavia, nel frattempo, il soldato vede anche anime che non sono riuscite a purificarsi e capisce che sono quelle dei tiranni (a loro non è data la possibilità di nuove vite). ↓ Tra anime già pronte ad una nuova vita e anime eternamente condannate, Er vede che le anime pie, dopo 7 giorni, riprendono il cammino verso il filo del destino che sta sulle gambe di Ananke (dea del destino). La dea ha tre figlie che sono le tre parche: 1.​ Cloto: parca del presente. 2.​ Lachesi: parca del passato. 3.​ Atropo: parca del futuro. Lachesi pone nelle mani delle anime il fuso del passato e fa scegliere il destino in base a come hanno vissuto. ↓ Di conseguenza Er capisce che le anime sono dotate di libero arbitrio e possono scegliere il loro destino. L’anima nel Fedro: Nel Fedro Socrate racconta un mito in cui l’anima è descritta come un cocchio alato (biga alata) guidato da un auriga e condotto da due cavalli, uno più docile (bianco) e l’altro più animoso (nero). 1.​ Auriga = ragione. 2.​ Cavallo bianco = parte animosa. 3.​ Cavallo nero = parte concupiscibile. L’anima nel Timeo: Nel Timeo si riprende la tesi proposta nella Repubblica con l’aggiunta che solo la parte razionale è immortale. ↓ Nel Timeo c’è più affinità tra corpo e anima in quanto si localizzano le tre funzioni psichiche in tre diverse parti del corpo: 1.​ Testa: parte razionale. 2.​ Dal collo al diaframma (petto): parte animosa. 3.​ Dal diaframma all'ombelico: parte concupiscibile. Natura e cosmo (6.1.3): Platone non ha concesso molto spazio alla fisica. ↓ Ciò è dipeso dall’orientamento etico-politico di Platone il quale, nelle prime righe del Fedro, fa dire a Socrate che il motivo per cui non si allontana mai dalla città è perché la natura non gli può insegnare nulla, mentre gli uomini sì. La fisica nel Timeo: Platone parla di fisica esclusivamente nel Timeo solo per dimostrare l’intrinseca bontà del mondo. ↓ Dopo il mito di Atlantide, Timeo spiega la generazione del cosmo, teoria che, a detta sua, non è da considerare verità assoluta in quanto la realtà sensibile non è l’essere vero e quindi non può essere conosciuta in modo rigoroso. Il demiurgo: Il cosmo è stato generato dal demiurgo (artigiano, causa divina e intelligente) il quale ha compiuto un’opera di riordinamento (e non di creazione) sulla base di principi preesistenti. ↓ Il demiurgo, di natura benevola, ha ordinato il mondo sensibile nel modo migliore, prendendo come esempio il cosmo noetico (che è paradeigma). Attributi del cosmo: Il cosmo, a detta di Timeo, ha delle caratteristiche fondamentali: 1.​ È vivo: dato che è buono, afferma Timeo, il cosmo dovrà essere anche vivo in quanto le cose intelligenti sono le migliori e non vi può essere intelligenza senza vita. 2.​ È materia: dato che il cosmo è una realtà generata, dunque differente dall’immaterialità delle idee, deve essere composto di materia. 3.​ È sferico: la sfera è la forma geometrica più perfetta. 4.​ È eterno: nel cosmo è compresa tutta la materia, quindi non c’è nulla di esterno che lo possa corrompere. Il problema dell’eternità: Da qui nasce il problema di come possa essere eterno il cosmo se è generato dal demiurgo? ↓ Si può concepire l’eternità in due modi: 1.​ Intemporale (che rimane “in uno”): propria delle idee, fuori dal tempo. 2.​ Temporale (che “procede secondo il numero"): propria del cosmo, ha una durata eterna all'interno del tempo, resa possibile dall'anima cosmica. ↓ Da qui si può dire che l'anima cosmica e il cosmo sono generati insieme al tempo, e quindi sono eterni nel tempo e non fuori dal tempo. Per approfondire la questione è necessario analizzare l’anima del mondo. L’anima del mondo: Sappiamo che il mondo ha un anima in quanto è vivo. ↓ Dunque il demiurgo deve generare anche l’anima cosmica e per fare questo egli prende tre essenze: 1.​ Identico. 2.​ Diverso. 3.​ Misto tra i due. L’anima come metaxy: Da questi elementi il demiurgo ricava l’anima cosmica la quale ha una natura intermedia in quanto si trova a metà tra: -​ Mondo delle idee (identico). -​ Mondo sensibile (diverso). L’anima è intermedia perché: -​ A livello gnoseologico: l'anima è simile al mondo delle idee (l'identico) perché può comprendere le idee. ↓ Tuttavia l'anima è anche legata al mondo sensibile (il diverso), perché è presente nei corpi. -​ A livello ontologico: l'anima può esistere separata dal corpo, quindi partecipa all’eternità delle idee. ↓ Tuttavia, è anche legata al corpo, e questa unione le permette di animare la materia. Creazione dei corpi celesti: Dopo aver generato l'anima cosmica, il demiurgo crea i corpi celesti/ astri. ↓ Gli astri vengono interpretati come divinità. Chora dal Timeo: Timeo fa notare che è necessario introdurre una seconda causa ovvero la chora (spazio, ricettacolo). ↓ Aristotele identifica la chora con la materia e questo sembra essere corretto in quanto essa è quell'elemento indefinito mediante il quale una certa forma si particolarizza. -​ Tuttavia Platone preferisce descrivere la chora in termini di luogo: essa è infatti la disposizione originaria a ricevere qualunque forma. I 4 elementi: Se la chora è l’elemento primordiale, le forme più semplici saranno i 4 elementi. ↓ Per spiegare la natura degli elementi Timeo fa appello a un atomismo contrario a quello di Democrito perché attribuisce figure geometriche a questi elementi: -​ Terra = cubo -​ Fuoco = tetraedro -​ Aria = ottaedro -​ Acqua = icosaedro Etica (7.1.1): Da Platone emergono due trattazioni diverse dell’etica: 1.​ Morale socratica: esposta nei dialoghi giovanili, riprende le idee del maestro (qui è presentato un Socrate storico molto fedele alla realtà). 2.​ Morale platonica: esposta nei dialoghi della maturità e della vecchiaia. L’eudemonismo: Il principio fondamentale dell’etica socratica è l’eudemonismo ovvero la tendenza alla felicità (vita buona). La morale dell’Eutidemo: Socrate, nell'Eutidemo, afferma che la felicità è il fine ultimo (perché tutti vogliono essere felici). ↓ Si sottolinea che l’unico vero bene è la sapienza perché è la virtù di usare le cose nel modo corretto. -​ Dato che la sapienza è quella virtù di usare le cose nel modo corretto, virtù e sapienza coincidono e sono il mezzo per raggiungere la felicità. Chi è felice: Per Platone è felice chi fa le cose come devono essere fatte. ↓ Ad esempio, la virtù del falegname consiste nel costruire buoni mobili e la sua felicità nel fare bene il suo lavoro. La virtù: -​ Per Socrate, la virtù (ossia conoscenza del bene e del male) è unica poiché chi possiede una virtù le possiede tutte dal momento che sono espressioni diverse di un unico bene. -​ Platone parte dall'idea socratica che la virtù sia conoscenza, ma distingue le virtù in base alle diverse parti dell'anima: 1.​ Sapienza = parte razionale, consiste nella conoscenza del bene e del male. 2.​ Coraggio = parte animosa, consiste nel sapere quali cose devono essere temute e quali no. 3.​ Temperanza = parte concupiscibile, consiste nella moderazione dei desideri. 4.​ Giustizia = è legata all’ordine complessivo delle tre parti dell’anima, essa garantisce l’armonia tra la parte razionale e quella concupiscibile. La giustizia: Per Platone l'anima è giusta quando ogni parte svolge il proprio compito ↓ Nell'anima: -​ La ragione comanda: se la ragione guida, l'anima agisce in modo orientato al bene. -​ La parte animosa sostiene la ragione: la parte emotiva deve essere alleata della ragione. -​ La parte concupiscibile obbedisce: la parte desiderante non deve guidare le azioni, ma seguire ciò che la ragione stabilisce. Rapporto tra virtù e conoscenza: In Socrate la virtù è sia: 1.​ Virtù = conoscenza di ciò che procura la vita buona. 2.​ Virtù = esercizio della conoscenza (vedi il falegname che esercita la propria conoscenza per essere virtuoso nel suo lavoro). L’uomo virtuoso quindi si dedica alla conoscenza non solo perché essa dà le indicazioni per la vita buona ma anche perché essa stessa è l'esercizio della conoscenza. ↓ Colui che conosce al massimo grado il bene e la felicità è il filosofo in quanto egli desidera, più di tutti, conoscere. L’etica nel Filebo: Qui il filosofo critica l’idea secondo cui: 1.​ La felicità è solo piacere. 2.​ La felicità è solo conoscenza. La vita mista: Platone propone che la vita felice sia un misto di piacere e conoscenza. L’escatologia platonica: L’escatologia platonica si riferisce a ciò che accade all’anima dopo la morte (con particolare considerazione della condotta morale tenuta in vita). ↓ Platone utilizza il mito come strumento per spiegare come la condotta morale tenuta in vita avrà un grande peso nell’aldilà: -​ Nel Gorgia: qui si dice che virtù e i vizi saranno giudicati equamente. -​ Nel Fedone: il mito rassicura che Socrate, pur essendo stato ‘ngiustament ‘ncarcerat, si sta dirigendo verso la sua vera patria. -​ Nella Repubblica (mito di Er): qui le anime che scelgono il proprio destino in quanto dotate di libero arbitrio. -​ Nel Fedro: il mito supporta le dottrine dell'eros e della reminiscenza. Politica (7.1.2): Nel I libro della Repubblica vengono presentate diverse opinioni riguardo il tema della giustizia: 1.​ Cefalo: l’anziano e ricco cittadino, definisce la giustizia come il dire la verità e restituire i beni. ↓ Socrate obietta che questa definizione non è sempre valida perché restituire un’arma a un amico che è diventato folle non sarebbe giusto. 2.​ Polemarco: egli definisce la giustizia come fare del bene agli amici e del male ai nemici ↓ Socrate afferma che è difficile distinguere con certezza amici e nemici e sottolinea che, in qualsiasi caso, fare del male a qualcuno lo peggiora. 3.​ Trasimaco: egli definisce la giustizia come l’utile del più forte in quanto chi governa stabilisce leggi vantaggiose per sé stesso. ↓ Quindi se la giustizia è una costruzione artificiale, essere ingiusti è più vantaggioso che essere giusti, perché i forti ottengono maggiori benefici. -​ Socrate osserva che i governanti possono commettere errori e promulgare leggi che non sono nel loro interesse. 4.​ Socrate: il filosofo ribatte che ogni techne non cerca il proprio vantaggio ma il bene di ciò su cui opera (il governo agisce per il bene dei sudditi e non per sé stesso). Alla fine Socrate dirà che l’ingiustizia causa conflitto e odio e quindi la giustizia è sempre preferibile in quanto procura armonia anche se non ne trova ancora una definizione. La giustizia dello Stato: A questo punto Socrate propone di passare dalla giustizia dell’individuo a quella dello Stato. ↓ Socrate fa questa mossa perché così sarà come leggere un libro in caratteri più grandi e alla fine dell’indagine si passerà di nuovo all’individuo. Lo Stato: Dopo aver delineato un abbozzo di Stato naturale (città dei porci) in cui gli uomini soddisfano i bisogni materiali più bassi, Socrate propone uno Stato più complesso (città lussuosa). ↓ Questo Stato, data la sua complessità, ha bisogno della difesa militare. -​ È proprio dai bisogni di uno Stato che Platone impone la divisione dello Stato in classi. Le classi: Platone, nello Stato ideale, identifica: 1.​ Classe dei produttori: essa è responsabile della produzione e distribuzione dei beni. ↓ È caratterizzata dalla virtù della temperanza. 2.​ Classe dei guardiani: essa è responsabile della difesa della città. ↓ È caratterizzata dalla virtù del coraggio. 3.​ Classe dei governanti-filosofi: essa organizza e dirige la città. ↓ È caratterizzata dalla virtù della sapienza. Il mito delle stirpi d’oro o mito fenicio: Il mito fenicio (III, Rep.) racconta che al momento della nascita, gli dèi avrebbero mescolato nelle anime di ciascun individuo un metallo differente: -​ Oro: governanti -​ Argento: guardiani -​ Ferro o bronzo: artigiani e agricoltori L’idea di Platone è che un racconto del genere, seppur non veritiero, può essere uno strumento atto a garantire la stabilità. Il principio della giustizia: In uno Stato con dei bisogni la massima giustizia sarà quella in cui ognuno fa le cose proprie. La giustizia perfetta: Platone sa che la realizzazione dello Stato ideale è impossibile, ma ritiene necessario avere un modello perfetto di giustizia a cui guardare. ↓​ Ci sono due fattori chiave per la giustizia perfetta: 1.​ Distribuzione delle competenze: ogni individuo deve svolgere il ruolo per cui è naturalmente portato. 2.​ Smantellamento dell’oikos: Platone vede l'oikos come un ostacolo perché gli individui tendono a privilegiare i propri interessi familiari rispetto a quelli della collettività. I beni: Riguardo la detenzione dei beni ci sono delle differenze tra le classi: -​ I produttori: essi possono possedere e scambiare beni e formare famiglie liberamente. -​ I custodi (governanti e guardiani): essi non possono né possedere beni direttamente né formare famiglie liberamente. ↓ I beni dei custodi sono comuni e la procreazione è regolata dallo Stato. L’ordine sociale: Nello Stato Ideale ognuno è felice soddisfacendo i propri bisogni: -​ I produttori nel benessere materiale. -​ I guardiani nell'onore. -​ I filosofi nella conoscenza. Tuttavia, Platone si rende conto che questa organizzazione ha delle problematiche: -​ Guardiani e filosofi non hanno accesso a molte cose importanti per una vita buona. ↓ Platone, per ovviare al problema, suggerisce che l'obiettivo principale sia la massima felicità della collettività, e che per raggiungerla è necessario sacrificare qualcosa. L’educazione: Per trovare una soluzione ancora più radicale al problema Platone afferma che guardiani e governanti trovano soddisfazione in ciò che lo Stato offre in quanto sono stati educati a orientare i loro desideri in una certa direzione. ↓ Platone sviluppa un programma educativo per i custodi incentrato sulla ginnastica e sulla musica (intesa come cultura letteraria). -​ Successivamente, Platone disegna un curriculum educativo specifico per i governanti, composto dalle scienze matematiche e dalla dialettica. Il sapere esperto: Nel Libro I della Repubblica, Trasimaco afferma che un professionista, nel momento in cui commette un errore, egli smette di essere tale. ↓ Esempio: se un medico sbaglia, ciò accade perché, in quel momento, egli non sta esercitando il sapere che definisce la sua professione. -​ Quindi un medico sbaglia non in quanto medico (ossia non mentre esercita il sapere medico), ma perché gli manca temporaneamente un determinato sapere. Rigorosità terminologica: Trasimaco sviluppa una distinzione tra: -​ Linguaggio comune: diciamo che "il medico ha sbagliato", ma questa è una semplificazione. -​ Discorso rigoroso: un medico, in quanto medico (cioè nella misura in cui esercita il suo sapere), non sbaglia mai. ↓ L’errore è indice di un venir meno della competenza in quel momento. Politica nel Politico: Platone comprende che i governanti hanno natura molto rara. ↓ Di conseguenza è bene introdurre le leggi, modelli da seguire per vivere una vita corretta in società. Politica nelle Leggi: Nelle Leggi, Platone introduce elementi democratici: -​ Cariche per sorteggio. -​ Modifiche sulla proprietà privata. ↓ Egli regola la proprietà privata dividendo i cittadini in quattro classi patrimoniali, stabilendo limiti di ricchezza. Poetica (8.1): Platone riteneva che la poesia fosse in contrasto con la filosofia. ↓ Nella Repubblica, Platone riteneva la poesia dannosa perché i poeti educavano e i giovani verso principi morali sbagliati. -​ Secondo Platone, solo chi possiede un vero sapere (ossia il filosofo) può essere un buon educatore. La poetica nella Repubblica: Nella Repubblica, Platone adotta una prospettiva più drastica nei confronti della poesia. in quanto i poeti non sono né sapienti né educatori dato la loro scarsa moralità. ↓ Platone porta come esempio della bassa moralità dei poeti la tradizionale rappresentazione di dei ed eroi, dediti a vizi e passioni. La poesia nel libro X della Repubblica: Il conflitto tra poesia e filosofia raggiunge il suo apice nel libro X dove Platone dimostra l'inaffidabilità ontologica della poesia. -​ Platone considera la poesia una tecnica che riproduce gli oggetti della realtà sensibile, imitando gli enti ideali. ↓ Essendo quindi la poesia riproduzione di una riproduzione è per forza inaffidabile. La poetica nello Ione: Nello Ione, Platone introduce la teoria dell'ispirazione divina del poeta per dimostrare che la loro abilità non deriva da un uso corretto della ragione. ↓ Pertanto, non possono essere considerati né sapienti né avere il ruolo di educatori. La poetica nel Fedro e nelle Leggi: Nel Fedro e nelle Leggi, Platone rivaluta la poesia come strumento utile per innalzare l'anima umana. La retorica: Platone vede la retorica molto connessa alla filosofia. ↓ Nel Gorgia e nel Fedro, Platone critica la retorica del suo tempo perché si basava su abilità verbali prive di vera conoscenza (sofisti eristi). -​ Tuttavia, il filosofo non sottovaluta l'importanza della retorica in quanto nel Fedro propone una retorica fondata sulla conoscenza.

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