Riassunto Storia dell'Arte Contemporanea II PDF
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Accademia di Belle Arti di Macerata
Francesca Bella
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Questo riassunto completo della Storia dell'arte contemporanea II si concentra sul periodo artistico del Novecento, suddividendolo in due parti principali, per comodità didattica. Analizza il contesto storico, politico e sociale in relazione all'evoluzione dell'arte nel tempo, dalla fine del XIX secolo fino all'epoca contemporanea. Esplora i diversi stili e i più importanti artisti del periodo
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lOMoARcPSD|42678002 Storia dell'arte contemporanea II riassunto completo Storia dell’arte contemporanea (Accademia di Belle Arti di Cuneo) Scansiona per aprire su Studocu Studocu non è sponsorizzato o supportato da nessuna università o ateneo....
lOMoARcPSD|42678002 Storia dell'arte contemporanea II riassunto completo Storia dell’arte contemporanea (Accademia di Belle Arti di Cuneo) Scansiona per aprire su Studocu Studocu non è sponsorizzato o supportato da nessuna università o ateneo. Scaricato da Francesca Bella ([email protected]) lOMoARcPSD|42678002 Storia dell’Arte Contemporanea II II° 900 Situazione storico artistica che precede i nuovi movimenti di metà novecento Il periodo in cui inizia il contemporaneo ha diverse teorie, chi lo indica con il congresso di Vienna, chi con l’impressionismo, chi con le avanguardie storiche, chi addirittura sostiene che inizia negli anni 80. All’interno di questa contemporaneità il novecento è il secolo predominante, un secolo ricco di eventi storici e artistici, che per lunghezza di eventi e accadimenti, necessita la suddivisione in due parti, la prima che arriva al surrealismo e la seconda che coincide con l’informale. L’arte, a prescindere dalle suddivisioni temporali fatte dall’uomo, è comunque una cosa unica, suddivisa in epoche per comodità didattiche, ma tutta l’arte è contemporanea, perché’ è contemporanea al tempo in cui è stata realizzata. Ogni opera è storicizzata nel suo tempo e ci permette di analizzarne le caratteristiche storiche e stilistiche. L’elemento fondamentale per comprendere l’evento artistico di quel determinato periodo, è proprio il contesto storico, politico e sociale, che influenza il pensiero dell’uomo e di conseguenza ne fa nascere un’espressione, evidenziata sotto varie forme, il costume, l’arte la letteratura. Il termine storia, dal greco historia, significa ricerca, e significa considerare chi ha vissuto prima di noi, il modo in cui viveva ed era composta la società e l’analisi di tutti gli eventi che hanno ad artisti o poeti di esprimersi in quel dato modo, un percorso evolutivo, anche nell’arte, indicato in maniera cronologica, da Kronos che significa tempo. Ma cos’è l’arte? Le definizioni concettuali sono vaste, non è sempre stata concepita come la vediamo oggi. Ovviamente ci sono diversi tipi di arti anche nell’ambito visivo, che si diversifica per via delle varie etnie che popolano la terra, ognuna delle quali si esprime con visioni e temporalità differenti, ne sono un esempio le arti orientali, o quella esotica, culture che vivono in maniere diverse rispetto a quelle occidentale, utilizzando criteri stilistici differenti. L’arte che maggiormente si è sviluppata in occidente è quella dell’antica Grecia, preceduta ovviamente da antiche civiltà come gli egizi o la Mesopotamia. Per indicare l’arte i Greci usavano la parola TECNE’, e cioè la capacita di realizzare con una tecnica, seguendo delle regole precise, la capacità di saper fare arte, ad esempio l’abilità del ceramista di realizzare i vasi, o del sarto di confezionare gli abiti, regole dettate non soltanto dall’aspetto creativo, ma anche dalle conoscenze tecniche. E su questa base, ad esempio la poesia non veniva considerata arte, proprio perché era considerata come qualcosa che fosse pura espressione di pensiero, che non rientrava in quelle regole della conoscenza tecnica. Nell’antichità le produzioni artistiche erano legate molto alla funzionalità, basti pensare alla ceramografia, prodotta per scopi casalinghi, oggi divenuti grande esempio delle abilità tecniche e stilistiche di quell’epoca. Ovviamente cambiano anche i criteri con la quale si analizza un’opera, perché il progresso e le nuove ideologie, ci danno la possibilità di guardare ad un’opera del passato in modo diverso, rispetto ai criteri del periodo in cui era stata realizzata, riscoprendo continuamente nuovi aspetti in base all’avanzare delle conoscenze e alle innovazioni del tempo. La parola Arte nasce nel medioevo avanzato (< dal latino ars = capacità di saper fare), ma anche di trasmettere ed esprimere concetti in essa contenuti, che interessano anche l’estetica dell’uomo, e cioè l’ambito culturale, la società e le ideologie, il credo e il proprio status. Ovviamente un altro criterio importante è la soggettività con la quale si interpreta un’opera, soprattutto dal 1860 in poi, quando iniziano ad essere superati qui ruoli narrativi che l’arte aveva ricoperto per secoli, e gli artisti iniziano a liberarsi dai vincoli della committenza, sia dal punto di vista interpretativo che tecnico, iniziando a raccontare una realtà autonoma e non più imitativa. Caravaggio è stato uno dei grandi precursori di questa libertà con le sue ricerche cromatiche e luministiche, facendo da apri pista ai secoli futuri. Un altro aspetto importante è quello della società, l’insieme di individui che condividono degli spazi di vita comuni, ma dove ognuno ricopre un proprio ruolo, dove è necessario cooperare perché la grande macchina societaria funzioni. Ci sono inoltre dei codici estetici, dei criteri che si occupano della conoscenza, di riconoscere sensibilmente il bello, una nuova filosofia, l'estetica la cui nascita si risalire al 1750, che studia il percepire la bellezza in maniera soggettiva, secondo i propri sensi, che studia le sensazioni. L'estetica, nell’ambito filosofico, denota sia l'esperienza sensibile del bello che del sentimento di piacere, non ha a che fare con la bellezza, ma con la sensibilità, la sensazione, il sentimento, le informazioni ricevute attraverso i sensi, o il corpo, caratterizzato dall’emergere in primo piano della soggettività con le sue manifestazioni, in particolare il sentimento individuale. In questo concetto di bello, i linguaggi artistici sono fondamentali, perché delineano il modo di manifestarsi dell’arte nella storia dell’uomo, dalle arti visive, ad altre forme espressive come la letteratura, la poesia, il cinema, la fotografia, l’arte è quindi la forma del tempo e dell’uomo, l’arte è l’idea dell’artista che, affrontando diverse tematiche o concetti, che possono riferirsi ad eventi storici, politici o descrittivi come un paesaggio o un ritratto o ancor di più l’interpretazione di un sentimento, mostra la capacita dell’artista è di rendere visibile ciò che non lo è. Senza le forme artistiche quindi non avremmo l’elemento oggettivo, e cioè l’opera, che testimonia concretamente il pensiero umano, l’arte è la traduzione fatta realtà del pensiero e delle emozioni umane, l’eredita delle nostre coscienze e delle identità del mondo prima di noi, nonché del pensiero prima di noi. L’arte che sia visiva, musicale o poetica, è un tramandare l’identità dei popoli passati, mostrando le diversità di ogni generazione. 900 Arrivando ai nostri tempi, si prende in considerazione una società, quella novecentesca, caratterizzata da scoperte ed evoluzioni che hanno indubbiamente influenzato il mondo e le produzioni artistiche, concetti e valori che ancora oggi influenzano la società contemporanea. Avvenimenti che hanno prodotto dei forti cambiamenti, innescati indubbiamente a metà dell’800, molti dei quali avvenivano a Parigi, centro innovativo delle arti. 1874, quando nello studio del fotografo Nadar, un gruppo di giovani artisti inaugura una mostra che da ufficialmente vita all’impressionismo, movimento intensamente caratterizzante. IMPRESSION DEL SOL LEVANTE è l’opera presentata da Monet, che diventa il manifesto di questo movimento, insieme ad altri giovani artisti che irrompono nel mondo dell’arte, proponendo opere di grande rottura, che si liberano da quell’aspetto o meglio da quel legame che l’arte aveva sempre avuto con le istituzioni, con le committenze e con la mimesis. Grazie alla nascita della fotografia, fu offerta agli artisti la possibilità di non rappresentare più il reale, ma di interpretare la realtà, di indagarla in modo soggettivo superando i criteri accademici sostenuti dalle produzioni artistiche. Si passa quindi dalla rappresentazione all’interpretazione, gli artisti iniziano a rappresentare nelle loro opere, quello che la natura o la realtà intorno a loro gli restituiva e quindi l’impressione che avevano guardando il mondo, percezione stimolata anche dalla pittura en plein air, mettendosi a tu per tu con una realtà visibile e sensibile. Questo fu favorito anche da nuove strutture tecniche, Scaricato da Francesca Bella ([email protected]) lOMoARcPSD|42678002 come i cavalletti portatili e i tubetti di colore, che rendono più pratica l’arte del dipingere al di fuori dei propri studi. Un gruppo di giovani che inizia a dipingere ponendo l’attenzione ad un nuovo linguaggio, concentrandosi principalmente sulla luce e sui diversi giochi che la luce compie con effetti che cambiano in base alle diverse condizioni atmosferiche in base alle diverse ore del giorno, trasmutando un oggetto, facendogli assumere colori diversi e in alcuni casi anche forme differenti quasi smaterializzate, Monet lo dimostra con le sue opere cicliche in particolare con le 30 tele della cattedrale di Rouen. Ovviamente un’arte criticata e contestata, fu il critico d’arte Louis Leroy che, traendo spunto dall’opera di Monet, utilizzò in modo dispregiativo il termine impressione, per indicare l’effetto che quest’arte esercitava sullo spettatore. Paul Cezanne sarà il tramite tra il passaggio dalla visione impressionista alle nuove aperture moderniste che l’arte vivrà nel 900. LA MONTAGNA DI SAINTE VICTOIRE, dimostra un nuovo modo per descrivere lo spazio, con pennellate solide e l’uso di gamme cromatiche che si distanziano da quelle naturali, ad esempio nel cielo utilizza pennellate verdi, proprio perché Cezanne vuole allontanarsi da quella imitazione della realtà, proponendo un’arte che non ricopia la natura, ma che la interpreta, un artista che diventerà un punto di riferimento per la nascita di un movimento importantissimo, il cubismo, fortemente legato ad all’arte primitiva e fortemente influenzato dalla visione cezanniana. Opere come LES DAMOISELLES D’AVIGNON, mostrano come le forme diventano geometriche, i corpi sono spigolosi, i volti riprendono ispirazioni dalle maschere africane e dall’arte egizia, un nuovo modo di interpretare lo spazio pittorico, un concetto espresso anche nelle nature morte, dove le forme diventano tassellate. Non solo Parigi in questi anni, ma tutta l’Europa diventa fulcro dell’arte, molte città come Vienna, Monaco e Berlino, Mosca. Una nuova schiera di artisti e di movimenti, influenzati sicuramente dalla nascita della psicanalisi di Freud e di Jung. Grazie alla psicanalisi, per la prima volta nel mondo si inizia a indagare la mente e il legame che c’è tra l’uomo e l’inconscio, vengono scritti testi molto importanti che influenzeranno la visione degli artisti, come l’interpretazione dei sogni di Freud, astrazione e empatia scritto da Worringer. Un altro evento importantissimo, in ambito scientifico, è la teoria della relatività scoperta da Albert Einstein nel 1905, con la scoperta della quarta dimensione. Altro evento epocale fu lo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1939 che causerà nel 1940 la caduta di Parigi in mano ai nazisti, cambiando le sorti della città, non solo militarmente, ma anche per il mondo dell’arte. La capitale dell’arte mondiale si sposta infatti a New York, dove si vive in una realtà’ completamente diversa da quella europea, l’orrore della guerra vissuta in Europa è differente nel territorio americano, il paese avrà infatti un ruolo molto diverso nel conflitto bellico. Molti artisti, proprio per via delle persecuzioni naziste, si erano trasferiti dall’Europa in America, da Duchamp a Chagall, i nazisti perseguitavano le produzioni artistiche e le consideravano arte degenerata, in Germania a Monaco nel 1937, fu organizzata una mostra intitolata arte degenerata. Le correnti artistiche colpite sono tutte quelle legate all’avanguardia, le cui opere sono esposte affiancate da disegni realizzati da malati mentali, per suggerirne implicitamente il paragone, addirittura venivano esposti quadri di artisti come Picasso o Modigliani con affianco persone con menomazioni fisiche, per evidenziare la bassezza di queste produzioni. L’emigrazione di artisti europei in territorio americano farà si che avvenga quell’esportazione ideologica e culturale che getterà le basi per la nascita dell’espressionismo astratto americano. Gli americani erano un popolo molto innovativo, in grado di intuire e comprendere come l’arte poteva essere un mezzo di comunicazione importante, un modo per ottenere un ritorno di immagine, consentendo la possibilità di imporsi in maniera più impattante al di là dei propri confini territoriali. Dopo il Big Deal nel 1929, e la crisi economica, il paese mostro una grande resilienza, grazie alle opere di ristrutturazione economiche intraprese da Roosevelt, furono stanziati dei finanziamenti pubblici per poter stimolare la produttività e risollevare il paese. Furono predisposti fondi anche per gli artisti, per poter finanziare la loro libera espressione, esternando attraverso l’arte il loro pensiero, influenzato ovviamente dalle difficoltà del periodo che la nazione stava attraversando. L’America riconosce il grande potere identitario che ha l’arte, per poter solidificare la propria cultura. Sono questi gli anni in cui viene fondato il MOMA, esattamente nel 1929 e il Guggenheim museum fondato dieci anni più tardi nel 1939. Ma non tutto era innovazione, in America in quegli anni sopravviveva anche un’altra realtà artistica, un’arte legata ancora ad un aspetto narrativo e tradizionale, espressione di un paese fondato su una tradizione agricola per molti versi popolare. Ma all’inizio degli anni quaranta, l’espressionismo astratto entrerà in maniera dirompente e modificherà violentemente questa visione. 24 novembre CONTESTO STORICO 1940 Parigi è caduta nelle mani del nazismo e l’invasione non è stata solo un atto militare, ma dal punto di vista artistico ha segnato la fine del primato di Parigi come capitale della cultura occidentale e la nascita di un’altra identità: New York, che fa cambiare gli equilibri dell’arte occidentale. Le cause: -la guerra che spinge gli artisti come Duchamp, Max Ernst, Dali, Moreau, Breton.....a fuggire negli Stati Uniti perché erano estranei alla guerra; essi influenza gli artisti americani che si ribellano al REALISMO AMERICANO (forma artistica che rappresentava la società americana di allora legata all’agricoltura, ai lavori dei campi...) es. GRANT WOOD in AMERICAN GOTHIC rappresenta 2 contadini, identificabili dal forcone che l’uomo regge in mano, davanti alla loro casa colonica, con espressione fredda, distaccata, l’uomo guarda dritto verso lo spettatore e la donna guarda da un lato; c’è assenza di emozione e di comunicazione e l’autore sembra sottolineare l’aspetto religioso infatti la finestra della loro casa ha la forma di cuspide. Lo stile è tipico della scena americana, ma rimanda anche alla pittura tedesca e italiana. Negli artisti americani però non c’è la RICERCA PSICOLOGICA e DELL’UMANITA’ che c’era nel Realismo Europeo. es. 1931 al Whitney Museum di New York espongono artisti contemporanei americani come Edward Hopper che esprimono gli stessi valori e le stesse tematiche (contadini, muratori) senza entrare nella denuncia sociale -gli Stati Uniti stavano assumendo un valore economico e politico molto importante, era una nazione giovane e forte, ricca di materie prime a differenza dell’Europa che viveva la guerra in casa propria. Dopo il Crollo della Borsa di Wall Street del 1929 gli Stati Uniti riescono a rinascere non solo economicamente, ma anche artisticamente, intellettualmente e politicamente. Con il New Deal emanato da Roosevelt il paese cresce in modo esponenziale e capisce l’importanza di sostenere la cultura in quanto veicolo per creare una Scaricato da Francesca Bella ([email protected]) lOMoARcPSD|42678002 nuova società, per comunicare la propria identità nel mondo e avere un ritorno d’immagine, quindi stanziano dei fondi per sostenere e stipendiare gli artisti e aprono delle realtà museali (es. Museum of Modern Art) per diffondere la cultura americana. Pare che per affermare l’Espressionismo Astratto sia intervenuta la CIA con finanziamenti importanti per imporre a livello planetario una cultura artistica americana che mancava. EDWARD HOPPER (1882 – 1967) – esponente del realismo americano, le sue opere sono esposte al Whitney Museum e al Museum of Modern Art. Cresce a New York e si forma alla New York School of Art. A differenza degli altri artisti della scena americana va in direzione simile per quanto riguarda i valori, ma diversa perché si distacca e diventa famoso per la sospensione temporale (lo spazio/tempo si ferma). Influenzato dagli impressionisti e affascinato da Degas, studia molto il tema della luce. Il suo stile estremamente originale e personale è molto ammirato, anche da registi come Hitchcock che si ispira a molte sue tele. Le sue tele sono ambientate in città e piccoli paesini non distanti da New York e le persone che le popolano, anche se vicine, sono lontane mentalmente. L’atmosfera che Hopper rappresenta nelle sue tele infonde una serenità illusoria, poiché gli esseri umani sono come alienati, persi nel loro mondo, quasi irreali. Le tematiche costanti sono la solitudine e il senso di isolamento. SOLE DEL MATTINO 1952 potrebbe essere una scena di un film, un’immagine fotografica del realismo, dove non manca l’INDAGINE PSICOLOGICA infatti l’artista mostra di volersi addentrare nell’INTIMITA’, rappresentando una donna sola nella sua camera da letto con i piedi che sprofondano nel materasso, che guarda assorta fuori dalla finestra, pensando ad un amore lontano, a qualcuno che non c’è più, a qualcosa che ha sognato o che deve fare o semplicemente sta ammirando quello che c’è fuori. E’ possibile percepire lo studio accurato dell’artista verso ogni effetto di luce, che filtra dalla finestra colpendo sia il muro sia il soggetto e crea una penombra sul letto. C’è un senso diverso rispetto alla freddezza di American Gothic. DOMENICA 1926 rappresenta un uomo solo, seduto sul gradino davanti a un negozio mentre fuma un sigaro e si gode la giornata di festa, una delle cose che più gli piacciono. Baudelaire “l’arte è come la Domenica della vita”. SECONDO PIANO AL SOLE 1960 i personaggi invece sono due: l’uomo sta leggendo il giornale e la donna è seduta sul davanzale, entrambi guardano fuori dall’opera quasi a far continuare l’opera oltre la tela. Le case sono quelle tipiche americane e intorno la natura imperversa. L’artista riesce a spostare la nostra attenzione su qualcosa che non c’è. MOTEL OCCIDENTALE (WESTERN MOTEL) - 1957 viene rappresentata una donna sola in una stanza d’albergo aperta alla luce del sole, seduta su un divano e in procinto di partire (vedi la valigia e uno scorcio dell’auto fuori dalla finestra). E’ evidente la capacità dell’artista dal punto di vista tecnico e rappresentativo, nella scelta delle luci e delle ombre, degli equilibri e dei giochi di colore. Il dipinto è noto per la sua semplicità e il senso di presagio. NOTTAMBULI - 1942 è ambientato in un ristorante notturno. L’artista raffigura il fascino della notte, schiarito dalla luce artificiale proveniente dal locale. Dalla grande vetrata si vedono le persone che sono all’interno del locale: il barman serve gli ultimi 3 clienti, una coppia apparentemente muta e un uomo solitario di spalle. Anche in quest’opera ritorna il tipico tema: non c’è alcun tipo di interazione, l’atmosfera non è delle più serene e in tutto l’ambiente, sia interno sia esterno, regna un silenzio tombale. In RITRATTO DI ORLEANS (PORTRAIT OF ORLEANS) - 1950 viene ritratto un incrocio di un piccolo centro americano di mattina presto (l’orologio appeso ad uno dei negozi segna le 7). Ci troviamo in un luogo di passaggio dove si vedono l’insegna di un distributore di benzina, degli pneumatici che ci segnalano la presenza di un meccanico, due semafori uno verde e uno rosso che regolano il traffico. L’unica presenza umana è una donna sgraziata, quasi meccanica, che sembra stia aprendo il negozio; in fondo alla via un’auto che pare in partenza e altre parcheggiate. In fondo alla via centrale non si capisce se la strada si interrompa o se venga sopraffatta dalla natura e svanisca. L’artista rende in modo molto realistico l’America anni 30. BENZINA - 1940 rappresenta un distributore. Il tema è una figura solitaria, la natura e i segnidi civiltà, non manca l’architettura, i colori che creano luci e ombre, rendendo realistica l’opera. MATTINA A CAPE COD - 1950 Una donna guarda fuori dalla finestra, forse in attesa di qualcuno che deve tornare ma sembra non arrivare mai, e che l’artista ci descrive nella sua totale solitudine, nel silenzio che regna attorno a lei, nella distanza che la separa dalle persone. La donna guarda oltre il quadro, coinvolgendoci nell’opera e generando un senso di inquietudine, ma sembra avulsa dal contesto, lontana dalla natura che la circonda e che rimane muta. 1913 la MOSTRA “INTERNATIONAL EXIBITION OF MODERN ART” di NEW YORK nota come ARMORY SHOW, perché realizzata all’interno del 69° Reggimento e promossa dall’Associazione artisti, pittori, scultori Scaricato da Francesca Bella ([email protected]) lOMoARcPSD|42678002 americani, ha avuto un ruolo molto importante nella storia dell’arte americana perché ha permesso al pubblico statunitense, abituato al realismo, di entrare in contatto con le nuove forme d’arte (Surrealismo, Cubismo, Futurismo). All’interno erano state esposte per la prima volta circa 1200 opere che andavano dall’Impressionismo alle ultime tendenze dell’arte europea. La mostra creò scandalo sui benpensanti che non accettavano queste nuove forme d’arte (l’opera che diede più scandalo è stata Nudo che scende le scade 2 di Duchamp di stile cubista/futurista). FINE II Guerra Mondiale vengono realizzate opere che si staccano dall’espressione figurativa, realistica e dall’astrattismo e nasce una nuova forma d’arte autonoma: l’INFORME (da cui nasce l’INFORMALE) perché non ha una forma precisa e in alcuni casi non è riconoscibile. L’opera nasce spesso dall’IMPROVVISAZIONE che fa riferimento alla mente, alla psicologia. Artisti di riferimento: Max Ernst, André Masson, hanno un tipo di surrealismo legato all’automatismo e alla visione irrealistica. GUGGENEIM PEGGY, collezionista d’arte, mecenate statunitense del ‘900 e sostenitrice dei surrealisti e degli espressionisti astratti. Nasce a New York da una famiglia molto ricca, nel 1921 va a Parigi dove si sposa con Max Ernst (surrealista) e grazie a lui frequenta i salotti bohemien, stringendo amicizia con Man Ray e Duchamp che le farà conoscere la differenza tra l’arte astratta e surrealista e diventerà suo grande amico e consulente. Nel 1938 apre una Galleria a Londra che influenzerà il corso dell’arte del dopoguerra. Nel 1942 apre a New York la Galleria-Museo “Art of This Century”, molto innovativa negli interni, negli allestimenti e negli spazi espositivi in cui vi sono opere della tradizione europea, cubiste, surrealiste e soprattutto di Duchamp. Nel 1943 offre a Pollock la sua prima personale e uno stipendio e vende le sue opere. Nel 1948 va a vivere a Venezia dove instaura rapporti con tanti artisti, organizza mostre ed espone collezioni, facendo diventare Venezia un punto importante per l’arte. Anche l’esposizione di Guernica di Picasso è stata fondamentale per il riferimento artistico, che causò uno shock nei giovani artisti. ESPESSIONISMO ASTRATTO raccoglie tutti gli artisti di New York del Dopoguerra con differenti stili. Il termine viene coniato da Alfred H. Barr Jr. nel 1929 ad indicare un quadro di Kandinsky. Fu ripreso per indicare l’arte americana degli anni ’40 dal critico Robert Coates nel 1946. Il movimento unisce la carica emotiva e autoespressiva degli espressionisti tedeschi e l’astrazione e l’estetica anti-figurativa di alcune scuole europee. ARTISTI DELL’ESPRESSIONISMO ASTRATTO hanno in comune: - L’interesse, lo studio e il riferimento nelle Avanguardie europee - Il coinvolgimento di impegno politico e sociale (in lotta con le Avanguardie e non si rivedono nella società di quel momento) - Il tentativo di raccontare il loro essere - La rappresentazione di ciò che va oltre il reale e che si spinge nella mistica, nella psicanalisi e nella metafisica - L’esigenza di un linguaggio contrapposto al Realismo americano - Opere di grandi dimensioni caratterizzate dalla superficie piatta che infrange le regole della tradizione - L’utilizzo di colori industriali e non solo a olio, perché danno più luminosità, lucentezza e riflesso e perché simbolicamente rappresentano l’innovazione - Rinuncia alla prospettiva, alla profondità per dare unicità al tutto (non c’è differenza tra sfondo e soggetto) - Fondamentale è la gestualità, la dinamicità con la quale questi artisti si rappresentavano (segni corti, pittura dinamica e veloce) perché influenzati dal cambiamento rapido della società che stava diventando una società industriale. Un contributo per gli espressionisti astratti viene dalla psicanalisi di Freud e del suo allievo Jung, che ritiene che la creatività sia fondamentale, sia l’istinto primario e che la nevrosi fosse generata proprio da un blocco del percorso creativo, non a caso la pratica terapeutica indiana privilegia la creatività come elemento per superare il blocco. Loro fanno riferimento a una situazione che si concentra sulla mente dell’uomo, che è strutturata sugli archetipi dell’immaginario, la quale porta ad indagare delle immagini nelle quali gli archetipi, secondo loro, si sono formati e sono fondamentali per una rinascita; alcuni archetipi es mare, acqua, fuoco hanno una valenza simbolica (es l’acqua è il simbolo della rinascita pensiamo al battesimo cristiano). JACKSON POLLOCK (1912 – 1956 muore in un incidente d’auto perché ubriaco) Figura preponderante dell’Espressionismo astratto americano, un pittore innovativo e interessante. Uomo inquieto, ribelle, dipendente dall’alcool e fragile psicologicamente. Diventa famoso grazie a Guggenheim Peggy, che espone e vende le sue opere, ma raggiunge molta notorietà anche al di fuori degli Stati Uniti. Nel 1949 la Rivista LIFE gli dedica un grande servizio che gli dà ancora più visibilità. Nelle sue opere esprime sempre sé stesso. La sua pittura è contro la visione classica dell’arte e si è evoluta nel tempo. Da giovane ha l’ambizione di essere uno scultore più che un pittore, infatti fa rifermento allo studio classico dei corpi (quello di Michelangelo) che è fondamentale per il suo lavoro pittorico, per il dripping e per l’action painting. Lui considera sempre il corpo, anche quando viene smembrato e diventa un tutt’uno con l’opera stessa. Il legame tra Pollock e Michelangelo ci viene svelato nella Mostra del 2014 a Firenze dove vengono esposti 6 disegni di Pollock, prestati dal Metropolitan Museum di New York, che fa a Roma studiando da vicino la Cappella Sistina. Si ispira anche alla mitologia, alla psicologia, allo studio della mente che influenza tutto il momento storico espressivo. Studia Munch, Picasso (x scomposizione e composizione cubista) e Matisse (x segno e colore). Richiama anche artisti surrealisti come Max Ernst, Mirò, Matta e Duchamp (x le prime opere pittoriche come Nudo che scende le scale). In STENOGRAPHIC FIGURE - 1943 troviamo una pittura dove i corpi si intravedono, perdono identità diventando quasi degli esseri surreali. Pollock si scosta dalla pittura della realtà sociale americana e intraprende una strada particolare introducendosi nel mondo della psiche e quindi nelle sue opere subentrano più segni, più elementi. Lui è attratto da ciò che sente piuttosto che da ciò che vede, infatti nell’opera dal punto di vista concettuale ci sono dei rimandi all’espressionismo (interpretazione del sentimento, delle emozioni, di quello che l’autore prova e traspone nell’opera), mentre dal punto di vista espressivo la forma viene stravolta. Questo risultato proviene anche dallo studio dell’arte degli indiani d’America (la pittura di sabbia colorata con simbologie, che veniva realizzata all’interno di riti, in orizzontale a terra con Scaricato da Francesca Bella ([email protected]) lOMoARcPSD|42678002 gestualità evidenti che coinvolgevano il corpo). MURAL 1943 è un’opera realizzata in un periodo importantissimo perché Pollock inizia ad aprire nuove prospettive dal punto di vista formale, espressivo e perché gli viene commissionata da Guggenheim Peggy per la sua abitazione di New York, la quale intuisce le potenzialità di Pollock. Tela di grandissime dimensioni iniziata durante la II GM, che lui descrive come una FUGA PRECIPITOSA DEGLI ANIMALI NEL WEST AMERICANO IN CUI OGNI COSA E’ IN MOVIMENTO ATTRAVERSO UNA SUPERFICIE TUMULTUOSA, ci dice quindi l’importanza del movimento, dell’azione e della cultura radicata negli Stati Uniti. Qui abbiamo l’influenza delle raffigurazioni spontanee ed elementari dei nativi americani e della pittura murales dei messicani (x colori e linee). L’opera rappresenta un avvicinamento all’Espressionismo astratto infatti troviamo ancora elementi figurativi, ma il segno e il colore diventano i protagonisti principali e la forma si trasforma in INFORME e non è più riconoscibile. Nel 1947 arriva la vera innovazione un po’ per la sua voglia di sperimentare, ma anche per caso: il DRIPPING= sgocciolamento (già utilizzato da Max Ernst e Hans Hoffman ma non in modo costante come Pollock). Egli stende la tela a terra in orizzontale e stacca il pennello (o il legnetto) dalla tela facendo sgocciolare il colore industriale (smalti per la loro lucentezza e consistenza e perché erano espressione di quel momento storico). Pollock diventa parte della tela stessa e c’è un rapporto fisico con l’opera che sembra quasi una danza tribale, infatti egli orienta il colore e crea filamenti, grovigli e macchie con gesti rapidi del braccio e del corpo (action painting), ma c’è anche CASUALITA’ e IMPROVVISAZIONE del risultato che verrà, non a caso negli Stati Uniti si stava affermando la musica Jazz che dava spazio proprio alla fantasia, all’improvvisazione. Pollock aggredisce la tela da tutti i lati, lo spazio non ha più centro né periferia, sembra proseguire oltre i bordi (all over). Il dipinto è come la dichiarazione di uno stato d’animo, di una visione della propria interiorità, ma anche del mondo esterno dove si combattono pulsioni e forze violente. Guggenheim Peggy gli ha comprato persino una casa in campagna, dove lui si trasferisce e si dedica al DRIPPING. In alcune opere si dice ci siano mozziconi di sigarette, bottoni, chiodi, oggetti che Pollock usava nella quotidianità e lasciava volutamente sulla tela per dare il senso di un’opera che racchiudesse uno spaccato di vita. CONVERGENZA (CONVERGENCE) - 1952 è considerata un’opera completa dove c’è un bellissimo dripping, le macchie di colore e i filamenti si intersecano e creano un effetto che sembra un’esplosione di energia, di pensiero che esce dal corpo e dalla mente e si riproduce sulla tela; utilizza varie tipologie di colori che danno dinamicità alla scena. SCUOLA DI NEW YORK Oltre a Pollock ci sono altri artisti che raccontano la New York creativa di quel momento (1940/50) e che vengono definiti GLI IRASCIBILI perché nel 1950 avevano scritto una lettera di protesta al direttore del Museo Metropolitan di New York perché non erano stati invitati alla Mostra e la stessa non rappresentava l’arte di quel periodo storico. Anche la Scuola di New York definisce questo momento storico, gli artisti si esprimevano riportando delle forme prese dal cubismo e dal surrealismo informale, esaltavano lo stile impetuoso, istintuale e le loro opere spesso erano molto grandi per accentuarne la visione e l’interazione tra osservatore e opera. WILLEM DE KOONING (Rotterdam 1904 -New York 1997 per una malattia degenerativa) di origine olandese, si trasferisce a New York nel 1923, ha una pittura importante, molto dinamica e scenica sia nella rappresentazione che nell’utilizzo di segni, linee, colori forti in contrasto col nero. Le sue opere sono influenzate dall’origine europea, dai maestri olandesi e fiamminghi e dall’espressionismo europeo. WOMAN - 1950 rappresenta una grande donna ieratica che appare e scompare, è delineata in alcuni tratti e interagisce e si unisce al resto dell’opera come se corpo, colori e linee fossero la stessa cosa. Il viso dalla forma geometrica è inquietante, sembra quasi un mostro, una figura scheletrica , destrutturata, con grandi occhi, spalle ampie, grandi seni, mentre la parte sotto il busto quasi scompare , si intravedono solo i piedi. Dedica molto tempo a quest’opera perché la rivisita, la modifica, non riesce a trovare la fine. Ci sono rimandi importanti alla Venere di Willendorf, una delle sculture più antiche, che rappresenta la dea madre “mater natura” dalla quale tutto ha origine, una figura venerata rappresentata come una donna con forme molto prosperose perché doveva rappresentare il senso della vita e alle Damoiselles d’Avignon di Picasso nella scomposizione dei volti, la forma cubista del volto e del corpo geometrico, spezzato dalle linee e dal colore. EXCAVATION – 1950 scompone totalmente le forme Ed è il suo quadro più grande, il suo punto di partenza era una donna che lavorava in un campo di riso, dal film neo-realista Riso amaro del 1949. Il suo lavoro risiede nella costruzione ed eliminazione di strati di pittura. FRANZ KLINE (Pennsylvania 1910- New York 1955) - padre tedesco e madre inglese. Si è formato a Londra e poi si è trasferito negli Stati Uniti. Intraprende la carriera di pittore: la sua pittura è astratta con segni forti, molto determinati, prevalentemente nero su bianco, sembrano delle sciabolate e si dice che facciano riferimento al contrasto, agli opposti ma l’origine del segno pare provenga dalla scrittura giapponese ai cui segni lui era appassionato. Altra fonte di ispirazione per l’opera “ALL BLACK” è la costruzione verticale rivisitata, Scaricato da Francesca Bella ([email protected]) lOMoARcPSD|42678002 destrutturata e decontestualizzata delle strade, degli incroci stradali, dei grattacieli, del mondo che stava evolvendo e delineando. Nel 1959 in “SENZA TITOLO”, introduce il colore, contrasti tra neri, gialli, rossi verdi e diventa una tavolozza pittorica molto ampia di colori primari, complementari, secondari accostati tra loro in modo molto gestuale, quindi c’è un action painting di azione pittorica non evidente come in Pollock ma evidenziata anche dalle colature sulla tela. ARSHILE GORKY (1904 – 1948) ha una vita complessa che termina con il suicidio. Viene considerato il tramite tra il surrealismo e l’espressionismo astratto. E’ di origine armena, poi migra negli Stati Uniti dove conosce il surrealista Sebastian Matta, che lo coinvolge nella cerchia surrealista. Fino a 30 anni si interessa alla storia dell’arte e a Pollock poi pian piano si è essenzializzato, disgregato, sformato ed è diventato astratto, informale. Inizia a studiare anche Cezanne ed è interessato allo stile di Picasso. Nel 1940 inizia a realizzare quadri con un rimando a Mirò come GARDEN IN SOCHI nell’utilizzo del nero preponderante, blu e rosso. L’artista indaga il surrealismo e trova un suo linguaggio autonomo. Sono rappresentazioni immaginarie che sembrano rappresentare un mondo interiore, un’emozione IL COLOR ROSSO BRUNO E LA CRESTA DEI GALLI - 1942 è informale, astratto, non si distinguono le figure e lascia spazio all’interpretazione COLOR FIELD PAINTING Color field= campo colorato, legato alla filosofia e alla psicanalisi freudiana, con campiture di colore dilatate che coprivano tutta la tela. Rappresentava un qualcosa più delicato, meditativo e riflessivo, in contrasto a quello dinamico dell’action painting. Richiede più tempo di meditazione davanti all’opera. Si tratta spesso di opere di grandi dimensioni, così che l’osservatore si senta integrato lui stesso all’interno dell’opera, come fosse un viaggio all’interno della psiche umana rappresentato dal campo di colore. MARK ROTHKO (1903-1970 morto suicida) nato da genitori provenienti dalla Lettonia, poi trasferitasi in America. Persona sensibile, chiusa, che amplificava notevolmente le emozioni. Studioso, colto, delle materie scientifiche e letterarie. Pittore autodidatta che affronta più stili: figurazione, surrealismo, poi abbandona la figurazione e si concentra sul colore, sui fondi preparatori delle opere in particolare, stesure monocrome che verranno suddivise in 2/3, massimo 4 elementi rettangolari che non hanno contorni netti. Opere grandi, verticali, con atmosfera meditativa, attraggono e invitano al pensiero, sebbene non vi sia narrazione. Intuisce che le figure sono superflue alla veicolazione del massaggio, arrivando all’astrazione, proprio come Kandinskij. Il colore è volutamente diluito, non materico, sfumato e leggero. Spesso la parte di colore più forte è posta in alto (colore + scuro, colore + luminoso), e la colorazione è legata allo stato d’animo dell’artista durante la creazione. Bordi rimangono delle presenze interne, senza toccare mai il bordo della tela. Tutti possono cercare di comprendere l’opera, anche un bambino senza le sovrastrutture adulte riesce a comprendere e a rimanere coinvolto. Teofanie: strutture del divino aperte alla dimensione terrestre. Le sue opere non hanno titolo, ma vengono definite da una numerazione progressiva. Nell’opera NO.14 è preponderante il colore che è utilizzato in tutte le sue potenzialità, una pittura molto emotiva ma controllata, riflessiva. Era una pittura che esprimeva sé stesso, era puro colore, pura libertà. Sono quadri che richiedono concentrazione, tempo e coinvolgimento. Nel 1971 (postuma) cappella in Texas a Houston, luogo santuario, costruita per volontà di una coppia di magnati attenti ai diritti civili che, durante un viaggio in Francia negli anni ’50, visitarono la chiesa di Matisse e videro le vetrate di Lèger, rimanendone colpiti e decidendo di realizzare con Rothko nel 1964 questa cappella meditativa, per pregare o semplicemente riflettere. Pianta ottogonale ripresa dal battistero di Firenze, con un obelisco realizzato da Newman, che prende spunto dagli obelischi tradizionali, con specchio d’acqua e l’apertura superiore ripresi dal Pantheon di Roma. Internamente vi sono 14 dipinti: 7 con rettangoli neri su sfondi marroni e 7 su toni del viola, riuniti in 3 trittici e altri 9 pezzi singoli. Luce dal soffitto fa cambiare i colori interni. BARNETT NEWMAN (1905-1970) Nato a New York da genitori ebrei emigrati dall’Europa dell’Est. È il ponte tra l’espressionismo astratto e la minimal art o minimalismo. Persona colta, dedicata alle culture primitive, soprattutto ai nativi americani. Quadri di grandissima dimensione, con sensazione di immersione nell’opera, meno poetica rispetto a Rothko, molto più geometrica, ordinata e radicale. Campitura monocroma con linee verticali (1 o più), tratta dall’interesse alla teologia, soprattutto alla Bibbia. Le linee sono come delle cerniere, dei ponti che congiungono la terra al cielo e fanno raggiungere la dimensione spirituale. Opposizione di terra/cielo, bene/male, semplificazione dell’elemento grafico per diventare elemento superiore, assoluto. “Noi sosteniamo l’espressione semplice del pensiero complesso” per arrivare alla verità. INFORMALE EUROPEO Il fatto che New York diventi la capitale della nuova arte, non esclude la produzione artistica europea, dove avvengono delle esperienze simili: è la prima volta che avviene il passaggio opposto: nuovo mondo Stati Uniti influenzano il vecchio mondo Europa. Michel Tapis conia durante una mostra nel 1951 questo termine, mettendo a confronto l’espressionismo astratto con Scaricato da Francesca Bella ([email protected]) lOMoARcPSD|42678002 l’informale. Poco dopo l’evento Tapis pubblicherà un libro “Une art autre”= un’altra arte, dove afferma che il problema non consiste più nel sostituire il figurativo con un’assenza di tema (=arte astratta), ma nel creare un’opera con o senza tema davanti alla quale qualunque sia l’aggressività o la banalità del contatto epidermico, ci si accorga a poco a poco che si perde terreno e che inesorabilmente si è chiamati ad entrare in uno stato di estasi o demenza perché uno dopo l’altro tutti i criteri tradizionali sono rimessi in causa. Vengono rimessi in discussione i criteri tradizionali, rifiutando la rappresentazione geometrica di figura razionale, ma la loro pittura di sfogo interiore afferma una vitalità lacerata (sacchi di Burri): quadro espressione del disagio collettivo o personale. Dall’Espressionismo eredita la violenza del gesto e del colore, mentre dal Surrealismo l’automatismo psichico e l’inconscio. La pittura è molto caratteristica, corrispettivo dell’espressionismo astratto europeo, differenziandosi perché in Europa vi era stata la guerra che aveva cambiato gli stati d’animo rispetto agli Stati Uniti, e mutando dalle avanguardie storiche precedenti. Gli artisti informali abbandonano la forma e tendono a liberarsi da quegli schemi imposti dall’aspetto rappresentativo, affidandosi all’istinto, all’emozione, al colore ed alla materia. Ci sono dei riferimenti teorici: psicanalisi e la corrente filosofica dell’esistenzialismo di Sartre “l’uomo è condannato ad essere libero” (essere liberi significa avere una scelta, non avere una guida; la persona è responsabile delle proprie azioni VISIONE LAICA). Esistenzialismo nasce in Germania negli anni 1920-30, influenzato dagli orrori della Prima Guerra Mondiale: qual è il mio compito nel mondo? Con il dialogo con noi stessi e gli altri la nostra esistenza prende significato e un senso. 2 strade dell’informale europeo: una più materica, più legata al colore e alla sostanza, dove si utilizza la spatola per la stesura, collages, materiali di scarto e pratica del riciclo; l’altra più gestuale, espressa attraverso il segno e la calligrafia, più minimale, legata all’inconscio e alla cultura orientale. INFORMALE GESTUALE WOLS pseudonimo di Otto Schultz (1913-1951) Nato a Berlino, trasferitosi a Parigi e collegato ai Surrealisti, inizialmente dedicato alla fotografia, l’acquerello etc., guarda molto a Klee. Dipinge su tela i suoi grovigli mentali e le sue tensioni interiori. IL BATTELLO EBBRO 1951- titolo cita poeta decadente Arthur Rimbaud, dove vuole rappresentare un battello sintetizzato, simile ad una lisca di pesce, con infiniti grovigli ed intersezioni, rappresentando concitazione, disagio e sofferenza. Tempesta (della vita) che travolge il battello (l’individuo). GEORGES MATHIEU (1921-2012) nato a Boulogne sur mer, fu forse il primo ad utilizzare un tubetto schiacciato direttamente sulla tela, con una notevole velocità di esecuzione. Dipingeva assiduamente e rapidamente, in modo che la ragione non intervenisse sul controllo in modo da prendere il sopravvento sull’impulso creativo inconsapevole ed istintuale. Tematiche prevalentemente delle battaglie, uno scontro, una dinamicità: la tela era il campo, l’istintualità si metteva in atto sul campo, ispirandosi alle Chansons des Gestes. Creava delle performance dipingendo di fronte al pubblico, in “live”, la partecipazione era essenziale per capire l’atto creativo dinamico ed istintuale e poi comprendere l’opera d’arte. Solitamente si ha un significato e un significante che precedono il segno, mentre con le sue opere si ha il contrario: il segno anticipa il significato (impostazione classica invertita). Rapidità significa l’abbandono definitivo dei metodi artigianali, della pittura intesa come creazione di qualcosa che deve rappresentare qualcosa per forza. Spirito antirazionalista, contro la razionalità e la liberazione dell’arte dalle tecniche e dal teatro che spinge l’artista a voler andare incontro ai rimandi e alle interpretazioni, abbandonando o limitando inconscio ed istinto, che per Mathieu erano molto importanti. L’impatto su Klein fu notevole, era come una sorta di maestro per lui. Rapidità di esecuzione dell’opera in modo che il controllo e la riflessione non avessero il tempo di intervenire, prendendo il sopravvento sulla forza creativa inconscia. HANS HARTUNG (1902-1989) Nasce a Lipsia ed ebbe una vita difficile: 1935 fugge dalla Germania, entra nella legione straniera, viene ferito ad una gamba che gli venne amputata (sofferenza psicofisica). Nelle sue opere mostra sia gestualità, istintualità, ma soprattutto rimando al suo trascorso, un vissuto tragico, vi è il concetto e l’idea iniziale. La sua non è un’arte informale felice, ma drammatica, che rimanda alle esperienze di sofferenza e rabbia. Segno più nervoso: scarabocchi neri e segni graffianti che si intersecano. Ma utilizza anche il colore con una tecnica particolare: con dei punteruoli, rastrelli particolari ecc. grattava via il colore dalla tela lasciando dei precisi segni, quasi fosse sintomatico della sofferenza (infierire, grattare, graffiare la tela). INFORMALE MATERICO JEAN FAUTRIER (1898-1964) Inizia la sua ricerca negli anni 1930, abbandonando lo stile tradizionale a favore di uno stile informale materico, che ci porta in una dimensione dove la materia diventa protagonista del quadro. Crea una pasta molto materica con alla base colla oppure cera, alla quale unisce una polvere di colore. SERIE DEGLI OSTAGGI 1944: rimando alla sua vita durante un soggiorno in una casa di cura, dove si era rifugiato per sfuggire alle SS, facendo parte della resistenza francese. Ogni giorno vedeva della violenza sui corpi di queste persone imprigionate in un campo di prigionia delle SS naziste a fianco a lui. La serie si compone di questi volti molto personali, che lui decide di rappresentare in modo informe (non completamente astratti) rendendo la sofferenza e la drammaticità della scena con la matericità. Sono volti scavati, quasi scolpiti nella materia. (è importante per un artista fare parte della propria arte e che l’arte faccia parte di noi in ogni nostro gesto; Scaricato da Francesca Bella ([email protected]) lOMoARcPSD|42678002 ARTE=VITA, non è solamente il momento limitato davanti alla tela, ma è una visione in ogni piccola azione giornaliera) JEAN DUBUFFET (1901-1985) Delineerà un concetto di arte che creerà una sorta di scuola, di gruppo: l’art BRUTE. Prima di fare l’artista commerciava vino, successivamente quando aveva più di 40 anni inizia a dedicarsene. Si interessa molto al concetto di istintualità dell’arte di Mathieu (non mediata dalle esperienze della vita che indirizzano la tua espressività), vuole utilizzare l’emozionalità infantile, degli internati, dei malati (la mente ha interrotto una riflessione coerente con il mondo reale), perché non sono mediati da una riflessione, ma sono caratterizzati dall’istinto. Lui stesso aveva viaggiato in Svizzera a Ginevra ed aveva avuto contatti con luoghi psichiatrici, interessandosi a questo tema. Arte BRUTE= arte rozza, originaria, semplificata, senza prospettiva, piatta, che rimanda a Paul KLEE e al filosofo ROUSSEAU. Utilizza molto la sintesi dell’interpretazione dei suoi concetti. L’INTERLOQUE’ 1954 DEA MADRE 1945 riprende una delle statuette più antiche della storia dell’umanità= prosperità e madre natura, da cui tutto ha origine. Fa numerosi viaggi nel deserto del Sahara dove rimane affascinato dagli usi di queste popolazioni, ma anche delle modifiche del paesaggio ad opera del vento sulla sabbia. Successivamente utilizza meno materia, più colore e meno tratto nero di contorno, trasformando le sue rappresentazioni. Fa anche della scultura, estrapolando dalla sua visione bidimensionale una visione tridimensionale, in vari materiali: gessi, laminati tipo plastificati, assemblaggi vari. ANTONI TAPIES (1923-2012) Nato a Barcellona, è il più grande artista spagnolo del dopoguerra. Le sue opere risentono della visione personale: da ragazzo aveva vissuto la guerra di spagna e la resistenza antifranchista. Primi quadri molto simili a Mirò, poi abbandona il colore ed assume una colorazione bruna, ocra, simile alla terra di Spagna. I fondi sono preparati con sabbia, argilla, gesso, sul quale interviene con il colore. Vi sono molti inserti, quasi burriano per certi versi. Spesso grandi tele dove stende il colore con una sorta di scopa. BIANCO E ARANCIO 1967 Porta anche riferimenti religiosi, con simboli come croci etc. fa numerosi collages di oggetti (corde, pezzi di legno, oggetti di riciclo). Si tratta di un informale, velato dai colori della terra di Spagna di Goya e Velasquez, con cenni di rosso legati alla guerra spagnola. INFORMALE ITALIANO In Italia l’informale arriva dopo a causa di una diatriba tra gli informali ed i realisti, creata prevalentemente da un pensiero politico. Il partito comunista faceva riferimento ai dettami dell’Unione Sovietica, contraria all’astrattismo, in quanto conducesse ad una rotta differente del realismo, più comprensibile al popolo e utile alla propaganda politica. Palmiro Togliatti segretario del partito comunista si schierò contro questa forma d’arte, rimanendo per il realismo di Renato Guttuso (comunista). 1948 Togliatti va alla prima mostra nazionale di arte contemporanea a Bologna, dove vi erano anche informali, e ne esce totalmente inorridito perché quest’arte sacrifica il contenuto a vantaggio di una ricerca più concettuale. Anche all’interno degli stessi informali o all’interno degli stessi comunisti ci si pongono dei dubbi, creando una spaccatura ideologica. Vi è una scissione tra chi persegue il linguaggio di ricerca fuori da questi schemi stabiliti e chi segue un realismo formale classico. Gruppo Forma 1, sostenitori dell’informale: Piero D’Orazio, Carla Accardi, Pietro Consagra, Ugo Attardi, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo, Giulio Turcato. 1947 rivendicano la loro posizione proponendosi Formalisti e Marxisti in quanto non ritengono siano inconciliabili. CARLA ACCARDI (1924-2014) Nata a Trapani, la sua attività inizia negli anni ’40 come postcubista, ma si evolve poi sull’informale. 1954 lavora su riduzione cromatica e segnica, 1965 usa vernici fluorescenti e colorate su supporti trasparenti. EMILIO VEDOVA (1919-2006) Nasce a Venezia e studia l’architettura veneziana, guardando molto a Tintoretto. CICLO DELLA PROTESTA 1953 con segno radicale, netto, dinamico e grammatico, forte dinamismo e molto legato alla ricerca espressionista. Impulsivo, vibrante, comunicativo. Sono principalmente tematiche relative ai conflitti sociali, alla protesta contro ogni forma di ingiustizia e sopraffazione. NEGATIVO 1958 segno molto originale, gestuale, informale, con pennellate molto sinuose bianche su nero, ma anche colorate ASSEDIO ROSSO N3 1956, ripetute tante volte che ricordano degli elementi figurativi, ma che poi non lo sono. Si tratta di elementi dinamici, che sembrano vivere sulla tela, con rimando ad un tipo di pittura quasi optical, data la tensione visiva notevole dinamica. GIUSEPPE CAPOGROSSI (1900-1972) pittore italiano di nobili origini, nato a Roma. SUPERFICIE 1957 improvvisamente abbandona il figurativo per l’astratto con un suo segno identificativo simile ad una forchetta/un forcone, non con un significato particolare, come se fosse l’alfabeto del suo linguaggio, che ritorna spesso variando la posizione, la grandezza etc. AFRO BASALDELLA (1912-1976) Nasce a Udine e muore a Zurigo, vivendo tra Roma e New York. Venne Scaricato da Francesca Bella ([email protected]) lOMoARcPSD|42678002 influenzato molto da Gorky, dall’America e dall’Action Painting, annullando totalmente la forma e andando nella direzione del gesto e del colore. L’UCCELLO DEL TUONO 1957 < gigantesco rapace, grande spirito dei nativi americani, elemento naturale che gli permette di veicolare emozioni, ricordi e sogni. ARNALDO POMODORO (1926-ancora in vita) Scultore in moltissime piazze internazionali, è stato ottimo nei rapporti con le istituzioni e promotore di sé stesso. Le sue opere sono prevalentemente in bronzo, sfere disgregate dove si vede l’interno, con un segno informale in quanto si vede proprio la materia che sembra quasi corrodersi, aprirsi, sgretolarsi e farci vedere l’interno. Si tratta di un incontro tra la materia possente del bronzo e la fragilità della forma in contrasto. Molto lucida, riflette ciò che sta intorno (posizionata in luoghi pubblici per far vivere il contesto). Ha trovato un format che funzionava e lo ha riproposto all’infinito, diventando scultura di arredamento, ma perdendo un po’ l’anima. Fratello Giò Pomodoro molto più interessante secondo il prof, ma morto prematuramente. ALBERTO BURRI (Città di Castello in Umbria 1915 – muore inizi 1995) è protagonista dell’informale italiano e uno tra gli artisti materici più importanti al mondo. Con la sua tecnica ha anticipato movimenti come l’arte povera e il nuovo realismo, infatti egli abbandona il colore ad olio e adotta MATERIALI POVERI rivestendoli di VALENZE ESISTENZIALI. Burri si laurea in medicina, combatte durante la II° GM come ufficiale medico nel battaglione Mussolini, viene fatto prigioniero in un campo di concentramento in Texas nel 1916, perché si rifiuta di arruolarsi nell’esercito degli alleati statunitensi, in quanto non voleva tradire la patria. Qui inizia a dipingere e quando torna in Italia abbandona la professione medica per dedicarsi all’arte come forma di riscatto. Si rivela molto originale nell’utilizzo dei materiali poveri, che recupera dalla quotidianità come catrami, plastiche, sabbia, sacchi di iuta, legni, lamiere ossidate e saldate.... sui quali interviene con la fiamma, con ago e filo, con impasti, essicazioni, etc. Burri riesce a conciliare la sua matericità con la fisicità e la poeticità. La sua produzione artistica si può suddividere in cicli che prendono il nome dal materiale utilizzato: i CATRAMI, le MUFFE, i SACCHI, i LEGNI, i FERRI, le PLASTICHE, le COMBUSTIONI, I CRETTI. CICLO DEI CATRAMI 1948/50 li realizzava su tela con olio, catrame, sabbia e altri materiali CICLO MUFFE 1950/51 sfruttando le efflorescenze prodotte dalla pietra pomice combinata alla tradizionale pittura a olio CICLO SACCHI DAL 1952 sono sacchi di iuta grezzi, vecchi, consunti, di grana e colore differenti, destinati a contenere generi di prima necessità, che vengono cuciti tra loro secondo una sostanziale simmetria o presentano inserti che si sovrappongono come se fossero delle ferite, delle lacerazioni volutamente lasciate; gli effetti cromatici plastici e materici sono affidati alle diverse tonalità e agli spessori dei sacchi. Nel caso dell’opera SACCO 5P compare a destra una vistosa lacerazione verticale di vernice rossa che allude al sangue della carne ferita e trasforma lo strappo in una dolorosa lesione, forse a richiamare la sua esperienza nel campo di prigionia dove ha visto corpi straziati o la sua professione di medico. I sacchi rappresentano la vita nella sua drammaticità, nella quotidianità, ma in essi c’è anche la bellezza estetica e l’equilibrio. Nel 1955 espone alcuni di questi lavori in un museo statunitense, il cui direttore diventa suo sostenitore e definisce i suoi quadri “carne viva”. A differenza dei dipinti tradizionali, in questo caso la tela non è destinata a fare da supporto per la creazione artistica ma diventa, essa stessa elemento pittorico. SZI del 1949, titolo dato dalle iniziali di un sacco di zucchero; è uno dei primi lavori di questo ciclo, costituito da inserti di ritagli di sacchi che riportano scritte, stelle, strisce della bandiera americana, perché sono sacchi che contenevano le derrate alimentari inviate dagli Stati Uniti in aiuto all’Italia come previsto dal Piano Marshall. L’opera allude alla fatica, alla sofferenza, al momento storico drammatico che l’Italia viveva e al rapporto che si era creato tra SU e Italia. È il suo ricordo dell’America. CICLO FERRI, LEGNI, COMBUSTIONI, PLASTICHE II° metà anni 50/60 Le combustioni possono essere su legni, plastiche, ferri, cellotex (impasto di segatura e colla) e con l’intervento della fiamma ossidrica e del colore diventano dei quadri. Spesso gioca con il rosso, il marrone, il nero e il bianco. Il fuoco non è visto come elemento distruttore, ma come capacità di trasformare la materia forgiando realtà nuove. Burri si confronta con dei materiali inanimati e li rende animati, dando loro un’identità e il colore subentra in modo abbastanza marginale. Nelle plastiche il colore del fuoco e la fiamma diventano sempre più importanti. Fonde la plastica con la fiamma ossidrica e a volte interviene in modo radicale con il colore rosso, interrotto da buchi, squarci, sporgenze e rientranze, trovando sempre un perfetto equilibrio formale estetico. Esse raccontano il male, la guerra con immediatezza. Influenzerà l’arte povera che parte anch’essa da materiali molto poveri. Anche la lamiera rotta, lacerata con un po’ di colore riesce a renderlo affascinante. CICLO DEI CRETTI anni 70/80 Realizza cretti di diverse dimensioni, monocromatici o con forme geometriche rosse, blu o beige. Sono ottenute da un impasto di caolino che dà matericità, vinavil e pigmenti bianchi o neri, applicato su un supporto di cellotex e sottoposto a un processo di asciugatura ed essicamento. La materia, increspata e crettata evoca l’idea del trascorrere del tempo e sembra una porzione di terreno argilloso, crepato dopo lunghi periodi di siccità. Nelle opere tarde si nota una certa lucidità resa con Scaricato da Francesca Bella ([email protected]) lOMoARcPSD|42678002 particolari vernici. Negli anni 80 Burri sperimenta questa tecnica sulle macerie del paese di Gibellina in Sicilia, distrutto dal terremoto del 1968, creando il “Grande Cretto”, una sorta di pianta della città, spaccata da profondi solchi percorribili che fungono da strade. Il labirinto aperto fra le crettature, dove un tempo si trovavano le case, le strade, la vita, diventa un SIMBOLICO PERCORSO DI SMARRIMENTO, la metafora di una natura ostile, una riflessione sulla perdita. Un’opera molto estetizzante seppur drammatica per il ricordo che evoca. Burri, nonostante abbia un carattere burbero, solitario ma anche molto sensibile, collabora per molto tempo con una Galleria storica molto importante: la Galleria Blu. Lui è l’espressione del suo carattere, del suo essere. Utilizza molti colori accostati in modo tale che corrispondano alla logica della sua poetica. Alcune opere ricordano i colori della sua terra e del paesaggio umbro. LUCIO FONTANA (1899-1968) nasce in Argentina e muore vicino a Varese, è il maggiore artista del dopoguerra e precursore dell’arte contemporanea. Inizia la sua formazione artistica a Milano con lo scultore milanese Adolfo Wildt presso l’Accademia di Brera. Le sculture di Fontana sono state protagoniste dal 3/11/2022 al 4/2/2023 della mostra tenutasi presso la Galleria Hauser & Wirth di New York in collaborazione con la Fondazione Lucio Fontana esattamente sulla 69th Street, lo stesso indirizzo dove nel 1961 fu presentata la prima mostra personale di Fontana negli Stati Uniti. Sono state esposte 80 opere tridimensionali in terracotta, cemento, argilla, gesso, metallo, vetro e legno realizzate dagli anni ‘20 fino al 1968, che raccontano le molteplici sperimentazioni dell’artista, il quale nel linguaggio scultoreo vede l’opportunità per mettere in pratica la relazione tra forma, colore, materia e spazio, attraverso un rapporto dialettico tra astratto e figurativo, spaziale e barocco. Fontana si indirizza presto verso una pittura GESTUALE informale e in alcuni casi figurativa ma poco realistica (cavalli, volti, corpi...). Nel 1946 torna a Buenos Aires e con un gruppo di allievi redige il Manifesto Blanco nel quale riprende alcune tematiche come l’innovazione tecnica, le scoperte scientifiche e tecnologiche e lo SPAZIALISMO e quindi è coinvolto nella ricerca di una nuova dimensione, ricerca che c’è sempre stata fin dai tempi degli antichi che guardavano le stelle e cercavano di interpretarle e di capire cosa c’era oltre la loro dimensione terrestre. Con l’innovazione tecnologica l’uomo cerca fisicamente di sondare se è possibile spingersi oltre l’atmosfera terrestre e quindi anche Fontana cerca di indagare concettualmente lo spazio e l’inconscio per proporre un’arte nuova, dove secondo lui il colore, il tempo, la materia, lo spazio, il movimento devono essere conciliate in un ‘unica espressione. CONCETTO SPAZIALE scultura nera del 1947, anno in cui Fontana è a Milano, è una scultura d’argilla che ha una forma destrutturata ed è lavorata con le mani, si notano i segni dei polpastrelli sui piccoli blocchi sferici che costituiscono la scultura. Colpisce la forza, la brutalità con cui Fontana lavora la materia in modo fisico, partecipativo e il vuoto all’interno della scultura, che delinea quasi un cerchio, rappresenta il tentativo dell’artista di andare “oltre”, un buco che ci porta in un’altra dimensione sia fisica che mentale, un buco verso lo spazio, l’infinito. C’è un rimando al “Salto nel vuoto” di Klein, significativo del suo concetto di tuffarsi nello spazio, nell’infinito Il concetto spaziale è un'opera che mette in discussione la bidimensionalità dello spazio pittorico mostrandoci che è solo una superficie in cui ogni rappresentazione è virtuale e illusoria. 1947 Fontana inizia a bucare la tela con un punteruolo (lavoro che dura 30 anni sia come scultore che come pittore) e va oltre il confine del campo pittorico. Un gesto fisico e determinato che sfregia, violenta il supporto tradizionale e nello stesso tempo gli dà vitalità, perché trova una nuova opportunità per la tela. Inizia quindi a portarci in una dimensione nuova dove l’occhio deve spingersi oltre le dimensioni della tela. A volte ci sono anche degli inserti come delle piccole pietre che percorrono lo spazio (opera che richiama il buco della Scultura nera citata sopra) SERIE DEI GRANDI OVALI es “Concetto spaziale La fine di Dio” che esprimono il tentativo di descrivere la nascita e il mistero di Cristo, ciò che c’è oltre la vita e anche il ciclo vitale. La forma ovale richiama quella dell’uovo che è il simbolo della storia dell’uomo e dell’arte in quanto concepito come elemento che rappresenta la vita (es Piero della Francesca, l’elemento alchemico perché gli alchimisti partono dal concetto dell’uovo per indagare il senso della vita...) LA SERIE NATURE, sculture di terracotta trasformate anche in bronzo, che presentano fori o tagli che rimandano all’origine del mondo, all’organo femminile dal quale nasce la vita. TAGLI Un atto compiuto con precisione, determinazione, a volte unico e a volte ripetuto più volte. I tagli deturpano la forma portandola all’essenzialità primordiale. C’è poca casualità nelle lacerazioni, i tagli sono sempre paralleli tra loro e seguono una cadenza ritmica. La tela bucata o tagliata non è più il campo dove rappresentare la realtà, ma diventa la superficie da lacerare con un gesto che si carica di concetto. Questo gesto aveva messo in crisi in quel periodo scultori e pittori. Nel 1949 crea delle INSTALLAZIONI AMBIENTALI es.Fontana ha toccato la luna (c’è sempre il riferimento allo spazio) è l’immagine della mostra nella Galleria del Naviglio a Milano. Egli oscura le pareti della galleria lasciando visibile la scultura, installata sul soffitto e dipinta con colori fluorescenti, grazie ad una lampada wood a raggi ultravioletti, per cui lo spazio equivale all’infinito e ci dà la sensazione di essere immersi nello spazio con la sola illuminazione della forma. Scaricato da Francesca Bella ([email protected]) lOMoARcPSD|42678002 1951 a Milano nello scalone della Triennale Fontana installa sul soffitto una scultura in NEON che oggi si trova nel Museo del 900 in Piazza Duomo, contorcendo un tubo di neon lungo 500 metri che ricorda dei corpi che si muovono nello spazio. Allora il neon non era diffuso ed era difficile da lavorare e per questo Fontana risulta essere innovativo (ricorda il live painting di Picasso). Fontana ci porta in prospettive differenti: contorte, sovrapposte, bucate e lo spazio non ospita l’opera, ma diventa esso stesso “opera” e l’opera diventa elemento di riflessione sulla corporeità, sulle sensazioni e sulle emozioni. Egli arriva a questa linea facendo molte prove, disegni, sperimentazioni e bozzetti. In lui c’è l’urgenza di rompere ogni schema precostituito, c’è il bisogno di sapere e di avventurarsi oltre, per rinnovarsi continuamente senza abbandonare lo spirito poetico che lo caratterizza. 1966 alla 33° biennale di Venezia espone un’opera suggestiva “Ambiente spaziale”, che gli fa vincere il premio come migliore struttura, realizzata in collaborazione con l’architetto Carlo Scarpa che lo aiuta a ideare lo spazio. Egli crea uno spazio ovale bianco, quasi labirintico con strutture che delineano l’ambiente, dove attraverso corridoi e spigoli si arriva davanti a un grande taglio nero verticale, l’unico segno lasciato dall’autore. FRANCIS BACON (1909- 1992) pittore irlandese, molto sensibile con una salute precaria (asma respiratoria) e omosessuale. È un artista figurativo, ma anche informale, un po' borderline perché non è incasellabile in nessuna definizione. Nasce a Dublino nel 1909 da famiglia borghese, discendente del filosofo Francesco Bacone. Il padre, militare nell’esercito inglese e dal carattere molto severo, è in contrasto perenne con il figlio, soprattutto quando scopre la sua omosessualità, che gli crea non pochi problemi quando si trasferisce a Londra, dove era in vigore una legge che perseguiva l’omosessualità come reato, e Bacon vive questa condizione in un eterno bilico tra l’emarginazione che subiva ogni giorno e l’orgoglio. La sua sensibilità e omosessualità lo portano ad avere una vita artistica molto caratterizzante e ad interessarsi soprattutto dell’aspetto umano, del rapporto tra l’uomo e il mondo, seppure in modo diverso dal punto di vista espressivo rispetto a Fontana; infatti i soggetti delle sue opere sono uomini di sesso maschile. Bacon ha una visione pessimistica della vita, non crede nella salvezza dell’uomo, ma nella caducità della vita, in un periodo della sua esistenza è alcolista; egli riesce a scavare nell’interiorità dell’uomo, nei pensieri più intimi e nella sua pittura rappresenta questa inquietudine e la degradazione dell’umanità. inizialmente è legato al DESIGN infatti la Rivista Art Decor del 1930 pubblica alcuni dei suoi lavori come mobili, sedie e tappeti geometrici. Quindi Bacon si forma attraverso questa ricerca in modo autonomo, ma studia anche storia dell’arte e guarda soprattutto a Velasquez, Rembrandt e Van Gogh Va a Berlino dove si confronta con l’architettura e si rapportacon il design del Bauhaus, scuola di design che dal 1913/33 fu un punto di riferimento creativo molto importante che ha rotto con la tradizione precedente, con sede a Weimar dal 1919/25 e poi a Berlino dove viene chiusa a causa del nazismo. A Parigi si confronta con l’arte più classica, con i grandi musei, con la storia e guarda soprattutto a Poussin LA STRAGE DEGLI INNOCENTI infatti il grido di sofferenza emesso dalla madre per il dolore e il dramma del figlio che sta per essere ucciso, diventerà ricorrente nella sua opera. In Inghilterra Negli anni 20/30 Bacon non ha possibilità di confrontarsi con artisti che la pensino come lui, deve aspettare gli anni 40/50 quando si affermano artisti come lo scultore Henry Moore il quale mette astrazione nel corpo che però rimane sempre, come in Bacon, l’elemento preponderante, o come Lucian Freud molto famoso per i suoi autoritratti, anche per lui la figura umana è preponderante o come Frank Auerbach in cui il corpo, elemento importante, diventa quasi un’astrazione o come il ritrattista Graham Sutherland. Egli guarda anche a Picasso (surrealista) e uniscono questa ricerca del surreale (cercare qualcosa che vada oltre la realtà) con qualcosa che vada a studiare anche la psiche (Freud). Bacon interpreta quindi l’umanità del suo tempo e quindi lo stato d’animo dell’animo contemporaneo (il malessere costante, visione non propositiva né scorretta o errata). Dal punto di vista della tecnica e dell’immagine: la figura viene quasi scomposta, sia il volto che il corpo il quale assume sembianze quasi cubiste. PAINTING 1929 Una delle sue primissime opere, lontana dal Bacon che si conosce. Vi è rappresentata una porta, una parete, un albero, uno spazio desolato dove questi elementi sembrano decontestualizzati. Sono concetti, temi surreali, anche se il livello tecnico non è dei migliori. Sembra un sogno, una visione: si abbandona la realtà per andare nell’inconscio, nella desolazione e nell’introspezione non positiva della vita. L’influenza surrealista quindi è presente. CROCIFISSIONE S’iniziano a vedere i pensieri e i concetti che caratterizzeranno l’arte di Bacon. La crocifissione è scomposta e stilizzata. Sembra quasi una ricerca sotto la pelle. Quest’opera è rilevante perché apre al Bacon più conosciuto. A lui interessa anche il cinema surrealista, in particolare “Il cane andaluso” di Salvador Dalì e Buñuel. Egli guarda film surrealisti e in questo caso specifico c’è il taglio dell’occhio, cancellandolo annulla l’identità. Scaricato da Francesca Bella ([email protected]) lOMoARcPSD|42678002 Vi è un rimando a una trasfigurazione del corpo e anche del viso (che diventerà per lui un soggetto molto ricorrente. Egli si autoritrae sfigurato per indicare un annullamento d’identità e la drammaticità della vita che porta a privare l’identità umana.). Bacon è una persona complessa dal punto di vista caratteriale e vive la sua sessualità male (a causa del tempo in cui ha vissuto- > omosessualità era condannata). Infatti si rivolge all’alcool e diventa alcolista, che lo porta a vivere momenti di grande tensione e dramma (distrugge alcuni quadri che non gli piacevano). TRE STUDI PER UNA CROCIFISSIONE 1944 trittico su base arancione che raffigura una stanza (si vede dalle linee): ci sono 3 figure che urlano, si disperano, dalle sembianze mostruose, corpo deformato e contorto con una strana testa. 1. si contorce su sé stesso 2. sembrano delle piccole braccia 3. sembra un busto Sono figure mostruose che portano a un pubblico che rimase talmente sconvolto e colpito, creando una forte inquietudine, disagio, ribrezzo. È proprio quello che Bacon voleva (il senso di fastidio). Il corpo è trasformato perché la vita amara e difficile distrugge anche la fisicità. Il trittico è un rimando alle opere dell’arte antica (medievale e rinascimentale). Nel medioevo il trittico era molto utilizzato: Bacon studia da solo quindi studia anche la struttura del corpo, ispirandosi ai futuristi (i quali studiano il movimento). PAINTING 1946 Vi è un’articolazione più importante dal punto di vista scenografico. Una figura sofferente al centro in cui si vede solo la bocca, persona quasi demoniaca. Il pavimento è coperto dal tappeto e l’uomo è accerchiato da una struttura con lembi di carne. Il soggetto è coperto da un ombrello che lo vuole o proteggere o nascondere. Bacon vuole porre l’accento su un’umanità perfida, drammatica e lo evidenzia con la grande carcassa che domina la scena ->la carne domina sulla presenza umana. Vi è un rimando al teatro e alla voracità (dramma) dell’uomo. Rimandi interessanti alla storia dell’arte: ad esempio a “bue squartato” di Rembrandt 1855 oppure “la bottega del macellaio” di Carracci 1855 oppure “la carcassa” di Soutine 1924. Quindi la figura umana, quello maschile, è uno dei soggetti presenti di bacon che sfumerà in varie sembianze che vengono racchiuse all’interno di un contenitore, gabbia, scatola, che l’artista sostiene serva per dare maggior rilievo e potenza, per contestualizzare. Una delle serie più importanti di Bacon è IL RITRATTO DI INNOCENZO 1950, partendo da un quadro di Velasquez (ritratto del Papa: il ritratto più bello secondo Becon). I suoi ritratti si concentrano in particolare sul volto quasi sempre urlante. Pare che abbia gli ochiali dal tanto che ha occhiaie scure e profonde. Inoltre si dice che Bacon abbia guardato il famoso film “la bambinaia”. Bacon nelle sue opere vuole far vedere cosa sta dentro l’uomo-> ritorno alla carcassa, lo scheletro. Bacon dice: “quando si entra in una macelleria, e si vede quanto sarà bella la carne e ci si pensa, si sente tutto l’orrore della vita. Si capisce come ogni cosa vive alle spalle di un’altra.” Nelle macellerie si vede la carne morta, quindi cosa saremo quando saremo morti e inoltre si vede cosa è capace l’uomo, quindi la legge del più forte-> per sopravvivere, l’uomo uccide. Bacon si interessa anche di sé stesso nel senso che compie numerosi autoritratti (alcuni solo il volto, altri sono con la figura intera). Esprime la scomposizione del corpo, del volto e vuole capire cosa ci sta dentro. Per esempio lui seduto su una sedia, all’interno di una struttura che voleva proteggerlo. Dipingeva la sua faccia perché era l’unica cosa che gli rimaneva, intorno a sé gli erano rimaste solo mosche. Egli viveva in un luogo disagiato e tragico (il suo studio). Era disordinato e confusionario, non vi era spazio nemmeno per camminare. TRE STUDI SULLA SCHIENA MASCHILE 1973: studia sulla schiena del compagno che è seduto su una sedia con davanti uno specchio, rappresentato nell’atto mentre si sta facendo la barba. Lo ritrae di schiena e si vede il volto solo nello specchio, facendoci vedere il senso del doppio (il volto fa parte di un’altra dimensione). Bacon dipinge accompagnato da questo demone che lo porta in tutto il suo viaggio. Se non avesse avuto questa vita difficile e di eccesso non sarebbe stato questo Bacon, perché non avrebbe espresso con tutta questa forza il suo messaggio. Bacon è ciò che rappresenta (disagio, sofferenza, rapporto con brutalità e una perfetta sintonia tra artefice e creazione). “L’uomo non è in grado di comprendere di essere solo un caso, un essere completamente futile che deve giocare il suo ruolo nella vita senza ragione”. NEW DADA New York (e gli USA) diventa la nuova capitale dell’arte contemporanea, tralasciando Parigi, nella quale nacque l’espressionismo astratto, che continua negli USA. Scaricato da Francesca Bella ([email protected]) lOMoARcPSD|42678002 Negli anni ’50 si afferma il New Dada, il momento di passaggio tra l’espressionismo astratto e la pop art. Il termine new dada fa riferimento al dadaismo (movimento artistico della svizzera nato nel 1916 per rompere con la tradizione precedente e avere una modalità di espressione più libera. Importante Duchamp con il ready made, cioè reinventare oggetti di uso comune). Il new dada quindi parte da questo concetto dell’impiego di materiali, dalla società, dal consumismo: si usano materiali che fanno parte del mondo. Ciò avviene anche in Europa nel nuovo realismo (Francia e Italia). Cambiano società e artisti, che narrano il tempo nel quale vivono, traggono ispirazione da questo grande cambiamento. Dentro queste espressioni artistiche c’è anche il collage (tipico anche per futuristi, cubisti). Il termine new dada è associato a due grandi artisti JASPER JOHNS (1930) e ROBERT RAUSCHENBERG (1925-2008). Entrambi uniscono nel loro lavoro il gesto dinamico, gli elementi figurativi e artistici del New Dada e il riutilizzo di elementi che fanno parte della quotidianità. BANDIERA AMERICANA di Jasper Johns: è più riconoscibile nella nostra mente rispetto al pensiero che questa sia un’opera pittorica. Ha più importanza il pensiero americano di questa bandiera anziché il fatto che sia un’opera. Questo artista inizia ad usare elementi-icone: se ne serve per rappresentare il concetto della sua arte e della nazione. Queste bandiere vengono utilizzate con la tecnica dell’ENCAUSTO: utilizzati su varie superficie, il pigmento viene mescolato insieme alla cera e steso con pennello o spatola (utilizzato già nell’antica Roma). La bandiera è simbolo del sogno americano, della libertà, della nazione. A differenza dell’espressionismo astratto che era molto gestuale, con forte partecipazione dinamica dell’artista, il new dada recupera delle immagini più pop, più popolari. Ma la bandiera americana diventa anche applicata più volte, su più superfici e dimensioni diverse. Viene fatta una stratificazione storica, artistica, non solo della pittura ma anche del supporto->concetto della produzione in serie, elemento che la società riproduce più volte in modo identico. (es: Andy Wharol diceva che beviamo tutti la stessa coca cola a prescindere da chi siamo, se il presidente degli USA o un contadino). Questa produzione in serie della società paradossalmente è anche democratica, cioè dà la stessa opportunità di utilizzare lo stesso bene. SERIE SUI BERSAGLI: BERSAGLIO CON CALCO DI GESSO (2 versioni) il bersaglio (cerchio concentrico->elemento ripetuto più volte) diventa un elemento importante del suo lavoro (elemento ricorrente). C’è un bersaglio nella parte inferiore, nella parte superiore ci sono le parti di un corpo, che sono calchi di gesso di parti del compagno di Johns. Entra quindi a far parte dell’opera anche un corpo, quindi la possibilità di divenire protagonisti dell’opera. Il corpo e l’identità della persona diventano parte dell’opera. Ciò creò scandalo anche perché ci sono anche parti intime riprodotte. Queste opere diventano iconiche. SAVARIN Vasetto di scatole di caffè, che riutilizzava quando lo finiva. È un’opera in bronzo. L’intento era quello di giocare sul doppio aspetto cioè l’elemento della realtà (caffè), pennelli che vengono trasformati in un elemento artistico di finzione. Vuole far capire come giocare sulla finzione della realtà e giocare sul concetto del prodotto di serie (la serie entra nelle case e si unisce alla visione quotidiana di ciò che l’uomo fa). Fa anche una scultura in bronzo che ritrae delle lattine in birra: BALLANTINE o rapporto tra reale e finzione, oggetto di uso quotidiano che si trasforma in opera. o CONCETTO DI IDENTITA’: tutti bevono la stessa birra. o in bronzo Questi artisti lavoravano con un famoso gallerista LEO CASTELLI, aveva origini triestine, il quale apre la sua galleria (Leo Castelli Gallery). Si dice che quest’opera sia nata con una scommessa tra Johns e Castelli: castelli era talmente bravo a vendere che avrebbe venduto anche le lattine di birra. Queste opere giocano molto tra ciò che è realtà e ciò che è rappresentato quindi concetto di realtà e finzione. ROBERT RAUSCHENBERG La visione è simile a quello di Jhons e lavorano spesso insieme (avevano lo studio uno sopra l’altro nello stesso palazzo). Egli vuole, in modo ancora più netto, far rivivere una parte di vita all’interno dell’opera d’arte. Alcuni elementi e oggetti vengono staccati dalla realtà e incollati, quasi come se volesse sottrarli dallo sgretolarsi della vita. Vuole isolare un elemento così da renderlo eterno. Crea opere chiamate “combine paintings” in cui combina elementi alla pittura (elemento della realtà + elemento pittorico). Prima di arrivare a questo, ha degli incontri Scaricato da Francesca Bella ([email protected]) lOMoARcPSD|42678002 importanti con Jhons e con un musicista chiamato JOHN CAGE, con il quale scrive un testo importante fondato sul concetto del silenzio come musica di Cage (il quale fa un concerto di 4min e 33 secondi in silenzio che non è mai totale, perché c’è sempre un rumore o un movimento). Vanno in questa direzione: un’apertura totale alla vita, portare una parte della vita nelle opere. Quindi usano il silenzio ma anche il rumore della vita che permette infinite possibilità e soluzioni. Difatti, grazie a questa collaborazione nascono dei quadri: WHITE PAINTINGS: il monocolore (tutto bianco) va molto in quegli anni e l’assenza di colore diventa in questo caso presenza, assumendo valore. In seguito nascono i “BLACK PAINTINGS” e legati allo stesso concetto i “RED PAINTINGS”. Un’altra persona che incontra è un performer, MERCE CUNNINGHAM, il quale interpreta le musiche di Cage e quindi decidono di collaborare. R. si scambia moltissime idee con Cunningham. “BAD” 1955 È un letto appeso: porta alcuni elementi della via nelle opere. Quindi prende fisicamente il suo letto e lo mette in verticale, appendendolo alla parete e interagendo con esso. Questo oggetto perde la sua funzione originale, però mantiene il suo vissuto, la sua storia, la sua identità. È un letto che diviene quadro, trasmettendo al visitatore parte del suo vissuto (sonno, sessualità…), portando allo scoperto una parte della sua intimità. Quest’arte racconta molto pur non dicendolo (come per Duchamp). MONOGRAM 1959 si vede come una tela con supporto in legno, possa diventare una base per posizionare una capra. È una capra che ha posseduto l’artista nella sua infanzia (rimando all’infanzia, omaggio all’animale). La capra potrebbe illudere alla parte intima, intesa come la forza sessuale. Il titolo è riferito alla solitudine, al monogramma, cioè l’unicità di qualcosa (unica capra, quello che è stata per lui). Recupera oggetti della quotidianità e interagisce con loro unendo arte e vita. COLLAGE: unisce situazioni che raccontano il tempo (statua della libertà, JFK, i primi astronauti sulla luna, M.L.king…). Il concetto è di riportare in evidenza elementi o soggetti della società più evidenti nelle opere d’arte. POP ART Concetto della POP ART (< popular art, arte popolare). Nonostante venga abbinata solo agli stati uniti, le origini sono inglesi perché la sua nascita avviene in Inghilterra nel ‘56 con una mostra intitolata “THIS IS TOMORROW (questo è domani)” a Londra, vari artisti si espongono con le loro opere, tra i quali EDUARDO PAOLOZZI (origini italiane), RON KITAJ (origini americane), ALLEN JONES, PETER BLAKE. La pop art riflette lo spirito di una Londra sotto un cambiamento sociale negli anni 50/60, che vuole raccontare quello che stava avvenendo. Molti la vedono come una critica forte della società. Ne “la filosofia di Andy Warhol”, Warhol Racconta sé stesso, la sua arte e la sua filosofia e si capisce che non è un artista leggero, nonostante magari possa passare questo messaggio. Anzi, la pop art affronta la società e prende posizione. Vi è un ritorno all’immagine, al realismo, dove si capisce concretamente cosa vi è rappresentato. Iniziano ad essere presenti cartelloni pubblicitari, elettrodomestici e cambia il mood di vivere e quindi il consumismo emerge. Sembra apparentemente più facile vivere, svolgere i lavori, spostarsi tramite i nuovi mezzi. La società è più ottimista e succede che in Inghilterra, ma anche negli USA, gli artisti raccontano il cambiamento. Di solito le tecniche rappresentative usate sono tecniche seriali (pittura, scultura). Questa grossa realtà diventa qualcosa di diverso dall’action painting in cui la gestualità era fondamentale. L’importante per gli artisti pop è raccontare cosa succede nel mondo. Si fondono arte e mass media. 1962: il gallerista Sidney James crea una mostra che riunisce gli artisti che seguivano questa linea e affrontano queste tematiche, anche artisti italiani. 1964: la POP ART sbarca alla Biennale di Venezia e tutti rimasero sotto shock perché non si era mai vista un’arte così. Crea un grande interesse e ciò cambia il modo di fare arte in tutta Europa. Nella mostra del ’56 si fa il punto della situazione della società contemporanea e di come stava mutando. Vi erano più ambienti, con istallazioni che coinvolgevano chi guardava. Per realizzare il manifesto di questa mostra, è importante l’artista RICHARD HAMILTON (1922-2011). Come manifesto della mostra viene ingrandita un’opera che diventa iconica. CHE COSA RENDE LE COSE COSI’ PARTICOLARI E COSI’ ATTRAENTI È creata a collage (tecnica spesso utilizzata nella pop art inglese), e ritrae una casa domestica. Vi è un uomo muscoloso (inizia ad essere importante avere un corpo esteticamente bello) che ha in mano un leccalecca con scritto “pop”. Sulla dx c’è una donna nuda con in testa un cappello, sul tavolo vi è un barattolo di prosciutto (prodotto commerciale), vi è un tappeto. Alla parete un quadro che ritrae un fumetto, che diventa espressione di quegli anni, aspirapolvere (elettrodomestici che entrano nelle case), fuori dalla finestra c’è una città illuminata. Sopra tutto ciò vi è un cielo aperto, che rappresenta lo spirito di quel tempo in cui si cercava di andare oltre la terra per spingersi nello spazio l’opera è ricca di significati e tocca molte tematiche della pop art. La società del dopoguerra inizia a proporsi come produzione di tanti oggetti e materiali che diventano poi imprescindibili nello stile di vita di ogni uomo. La rappresentazione è ironica ma anche estremamente veritiera. Entra in scena una generazione nuova e più giovane. Un’altra mostra importante “Young Contemporaries”: espone degli allievi che raccontano la loro arte e il loro punto di vista. DAVID H