Storia della radio e della televisione.pdf

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Università degli Studi di Milano Bicocca

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history of radio television development media evolution

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Storia della radio e della televisione Cronologia 1895: data di nascita dell’epoca della radiofonia, Marconi riesce a trasmettere un segnale tra due punti posti a 2km di distanza 1897: Marconi fonda la The Wireless Telegraph & Signal Company...

Storia della radio e della televisione Cronologia 1895: data di nascita dell’epoca della radiofonia, Marconi riesce a trasmettere un segnale tra due punti posti a 2km di distanza 1897: Marconi fonda la The Wireless Telegraph & Signal Company Dicembre 1900: Fessenden trasmette per primo la voce umana 1901: prima trasmissione transatlantica via etere (Inghilterra-Terranova) 30 giugno 1910: legge sulla radio in Italia 1912: negli Usa viene emanato il Radio Act Novembre 1922: la BBC da avvio al primo regolare servizio di trasmissioni nel contesto europeo 1922: nasce radio Araldo 1° maggio 1924: R.D.L. n. 655 10 luglio 1924: legge 1226 27 agosto 1924: nasce l’URI 6 ottobre 1924: iniziano le trasmissioni dell’URI 27 novembre 1924: firmata la convenzione tra URI e ministero delle comunicazioni 1925: nasce Radio Orario 1926: nasce la SIPRA Dicembre 1927: l’URI diventa EIAR → la radio italiana esce dal periodo delle origini e inizia a imporsi come mezzo di comunicazione di massa 1927: la BBC passa da privata a pubblica 28 dicembre 1927: nuova Convenzione 1929: crisi del ‘29 1929: nasce il primo giornale parlato (nel ’30 prende il nome di giornale radio) 1929: prime sperimentazioni televisive in Italia 1929/30: la sede EIAR si sposta da Milano a Torino 1930: radio orario diventa Radiocorriere 1930: viene messa sul mercato la radio Marelli (rimane apparecchio di lusso anche se dai costi più ridotti, l’industria italiano non ha modo né è interessata a produrre per le masse) 1930: l’EIAR chiude un accordo con le case discografiche, si può mandare in onda musica riprodotta 1930/31: completamento del mantello radiofonico 1931: progetto di Marchesi riguardo una radio per le campagne Febbraio 1931: inaugurata Radio Vaticana 1933: EIAR diventa società semi-pubblica 1933: Ciano diventa capo dell’ufficio stampa del capo del governo 1933: Hitler al potere 1933: prende avvio il progetto ente radio rurale 1933: inizia la trasmissione cronache del regime 1934: Giancarlo Vallauri diventa presidente dell’EIAR 1934: l’ufficio stampa del capo del governo diventa sottosegretariato per la stampa e la propaganda 1 1934: primo tentativo di mettere in commercio un apparecchio popolare, Radio Rurale (600 lire) 1935: il sottosegretariato per la stampa e la propaganda diventa ministero 1935: la Germania è la prima nazione al mondo ad offrire trasmissioni televisive regolari Ottobre 1935: inizia la guerra d’Etiopia 6 novembre 1935: circolare in cui si fa riferimento alla mobilitazione di tutto il sistema dei mass media (la radio diventa ora uno strumento principale) Maggio 1936: fine della guerra d’Etiopia, l’Italia diventa impero Luglio 1936: inizio della guerra di Spagna 1936/37: nascono radio in Spagna che trasmettono in italiano per l’Italia (radio Barcellona e Radio Milano) 1937: Radio Balilla (430 lire) 1937: Minculpop 1938: cronache del regime viene sostituito con “commento ai fatti del giorno” (dopo il notiziario delle 20) 1938/39: iniziano le trasmissioni di Radio Londra 1939: Radio Roma (450 lire) 22 luglio 1939: iniziano le videotrasmissioni sperimentali in Italia 1940: chiusura dell’Ente radio rurale 1941: iniziano le trasmissioni di Radio Milano Libertà 1943: abolito “commento ai fatti del giorno” 25 luglio 1943: cade il regime 8 settembre 1943: viene dato in radio l’annuncio dell’armistizio (alle 19 su BBC e VoA e alle 19:42 sull’EIAR) 9-10 settembre 1943: totale paralisi informativa, la radio tace 11 settembre 1943: riprendono le trasmissioni dell’EIAR con la voce di un soldato tedesco 1943: la sede dell’EIAR viene spostata a Busto Arsizio 25 aprile 1945: liberazione di Milano 26 ottobre 1944: tramite decreto legislativo luogotenenziale, l'EIAR fu riaperta nell'Italia liberata. Il commissario straordinario dell'ente Luigi Rusca la rinominò Radio Audizioni Italiane (RAI). (avviene sotto il gov. Bonomi giugno-novembre 44 + dic. 45) Gennaio 1945: decreto che stabilisce che la gestione tecnica della RAI è affidata al ministero delle poste e quella politica al sottosegretariato per la stampa Novembre 1946: viene riunificata la Rete e vengono creati due collegamenti paralleli su tutto il territorio nazionale 3 aprile 1947: Decreto-legge n. 428 Ottobre 1947: Sernesi inizia il suo compito di ristrutturazione della Rai, le direzioni delle due reti (prima rossa a Roma e azzurra a Torino) vengono entrambe unificate e centralizzate a Roma + preordinazione → strapotere del direttore generale 18 aprile 1948: elezioni per la prima legislatura, vittoria assoluta della DC → centrismo 47-50: prima massificazione degli ascolti, si aumentano i programmi di intrattenimento con l’obiettivo di attirare pubblico e aumentare gli abbonamenti. Il periodo di Radio fortuna (48- 52) è il momento del decollo del parco abbonati della RAI 2 Dicembre 1951: da due reti con lo stesso peso si passa a tre reti con peso e significato diverso → Programma nazionale, Secondo programma, Terzo programma. Bisogna coprire l’intero pubblico, è un obiettivo culturale, formativo 1951: nasce il festival di Sanremo 1952: nuova convenzione tra Stato e Rai 31 marzo 1953: varata la “legge truffa” → introduce un premio di maggioranza consistente nell'assegnazione del 65% dei seggi della Camera dei deputati alla lista o al gruppo di liste collegate che avesse superato il 50% dei voti validi. Viene abrogata l’anno dopo. 3 gennaio 1954: in Italia iniziano le trasmissioni televisive regolari 10 aprile 1954: la Radio Audizioni Italiane cambiò la denominazione Radiotelevisione Italiana 3 giugno 1954: Filiberto Guala diventa amministratore delegato della RAI → diventa strumento di costruzione di un nuovo modello sociale cristiano 1955: inizia a funzionare la corte costituzionale 13 aprile 1956: Rodolfo Arata diventa direttore generale della RAI 27 giugno 1956: Marcello Rodinò diventa amministratore delegato della RAI 8 settembre 1957: enciclica miranda prorsus 1958-1963: boom economico Settembre 1960: Mario Riva cade all’arena di Verona e poco dopo muore (andava in onda una puntata del Musichiere) 6 luglio 1960: la Corte costituzionale respinge il ricorso di Tempo TV e Televisione Libera e si esprime a favore del monopolio, unico che può “garantire l’accesso di tutte le voci” Ottobre 1960: inizia il programma “Tribuna elettorale” 5 gennaio 1961: Ettore Bernabei diventa direttore generale della Rai 1961: Seconda rete/secondo programma (oggi Rai2) 1º ottobre 1961: Enzo Biagi divenne direttore del Telegiornale della Rai → questa scelta fa parte dell’apertura a sinistra della RAI, non era democristiano 1961: Biagi idea il programma RT (rotocalco televisivo) 1962: Biagi lascia il tg! 1962: primi esperimenti sulla tv a colori 1962: la radio si rinnova e concentra la sua attenzione sui programmi del mattino 1963: Aldo Moro compose il primo governo di centro-sinistra con la partecipazione attiva del Partito Socialista Italiano, il cui segretario Pietro Nenni ottenne la vicepresidenza: nacque così il centro-sinistra organico, formato appunto da DC, PSI, PSDI e PRI 1963: inizia la politica del palinsesto 1963: nasce il comitato programmi 1965: muore Pugliese 29 aprile 1965: Gianni Granzotto sostituisce Rodinò come amministratore delegato 1965: la RAI è nelle mani degli uomini di Bernabei 1966: nasce radio Montecarlo 1968: Granzotto viene riconfermato come amministratore delegato nonostante il difficile rapporto con Bernabei 1968/69: primo rapporto sulla Rai analizzata come azienda e non come agenzia culturale 1968/69: moti studenteschi e operai, la rai non rappresenta più il paese e il modello di Bernabei va in crisi 3 1969: Granzotto si dimette 1971: alcuni imprenditori creano Telebiella, prima tv privata via cavo 12 maggio 1974: referendum sul divorzio (RSI e TeleAbruzzo) 1974: sentenze n. 225/26 della Corte costituzionale Settembre 1974: Bernabei lascia la direzione della Rai 1974: Berlusconi crea TeleMilanoCavo 21 marzo 1975: Silvio Berlusconi costituì a Roma la società "Fininvest". 14 aprile 1975: legge n. 103 1976: sentenza n. 202 della Corte Costituzionale, da il via alle trasmissioni private anche via etere 1977: nasce Antenna Tre Lombardia 15 dicembre 1979: inizia a trasmettere la terza rete Rai, esperienza fortemente negativa, è una tv locale che non interessa a nessuno 1979: Berlusconi crea Publitalia 1980: TeleMilano diventa Canale 5 1980: Primarete Indipendente (PIN) di Rizzoli, punto di forza è il telegiornale Contatto 1982: nascono sia ItaliaUno che reteQuattro 1982: Berlusconi acquista Italia 1 da Rusconi 1983: Eco, in un articolo de L’Espresso, conia il termine “Neotelevisione” 1894: Berlusconi acquista Rete4 da Mondadori quasi a costo 0 1984: Rai e Fininvest hanno lo stesso numero di reti (3), nasce il duopolio Ottobre 1984: guerra dei puffi 20 ottobre 1984: primo decreto Berlusconi, autorizza l’interconnessione per 6 mesi 6 dicembre 1984: decreto-legge, Berlusconi bis, da una grande contropartita alla DC per l’approvazione, vengono restituiti i poteri che il direttore generale aveva perso con la legge del 75 in favore del CdA 4 febbraio 1985: il decreto viene convertito in legge 1986: alla rai cambiano gli organigrammi interni → Biagio Agnes (DC) diventa direttore generale ed Enrico Manca (socialista) presidente, inizia la controffensiva Rai 1987: inizia il rilancio di Rai3 Agosto 1990: legge Mammì, istituzionalizza il duopolio (possono avere entrambe la diretta e ciò porta al tg e quindi a un impegno politico delle TV private) 1997: legge Maccanico 2004: legge Gasparri Terminologia Medium: mezzo di comunicazione al singolare Media: mezzi di comunicazione al plurale Narrazione transmediale: storia raccontata attraverso media diversi che si adatta al supporto con cui viene trasmessa Legge di Riepl: i media non scompaiono nel tempo ma cambiano funzione Radiotelegrafia: trasmissione di messaggi telegrafici senza fili attraverso i segnali magnetici dell’atmosfera Radioamatori: coloro che sanno fabbricarsi i propri rudimentali apparecchi radiofonici con cui comunicare 4 Network: sistema di interconnessione che permette ad un ente radiofonica di coprire con il proprio segnale un territorio (il primo è la NBC) SISERT: società italiana servizi radiofonici e radiotelegrafici SIR: società italo radio (Radio Elettra + Radio Italia) Radiofono: SISERT + SARI e altre fabbriche italiane di apparecchiature radiotelegrafiche SIRAC: Società italiana radio audizioni circolari, succursale dell’americana Western Electric Company, diretta da Raoul Chiodelli Mantello radiofonico: copertura con le onde radio SIP: società idroelettrica piemontese, si occupa di reti elettriche SIPRA: società italiana per la pubblicità radiofonica ed anonima Galenisti: coloro che ascoltano la radio in maniera abusiva Cronache del Regime rubrica radiofonica voluta da Galeazzo Ciano al fine di rafforzare il contenuto propagandistico del Giornale Radio e di avvicinare l'opinione pubblica a temi politici complessi. Trasmessa in orario serale dal 27 novembre 1933 al 27 aprile 1938, forniva agli ascoltatori un commento ai fatti del giorno che intendeva orientare l'opinione pubblica alle direttive del regime Guerra delle onde: si combatte non con le armi ma via etere. Ha inizio già dalla guerra di Spagna Jamming: disturbare gli ascolti delle radio nemiche Black propaganda: radio di un paese che si spaccia per un altro Soft power: altro modo di dire propaganda, qualsiasi cosa che apertamente non ha messaggio politico ma che indirettamente lo ha Blackout radiofonico: la radio non trasmette più Guerra delle onde: conflitto che si gioca tramite passaggio delle informazioni, la veridicità di esse permette ad un’emittente di farsi ascoltare. Vince quella che più sembra verosimile Radio liberate: liberate dagli alleati, sono le vecchie stazioni trasmettitrici dell’EIAR Preordinazione dei programmi: si tratta di una strategia introdotta da Sernesi che si basava sull’ideazione di programmi mesi prima della messa in onda, bisognava avere una visione sul lungo periodo (fondamentale considerando che la RAI produceva anche contenuti politici). La creazione dei programmi viene così divisa: vi era chi ideava il programma e chi lo produceva, che doveva solo rispondere agli ordini. Tutto ciò funzionava con la partecipazione della direzione generale che aveva funzione di raccordo e poteri molto estesi. Secolarizzazione: passaggio di cose o istituzioni dalla dipendenza del potere ecclesiastico a quella del potere civile / nel linguaggio teologico moderno, il fenomeno per il quale la società si allontana da schemi, usi e costumi tradizionali, nonché da posizioni dogmatiche e aprioristiche, spec. in campo religioso. Democrazia guidata (Fanfani): sempre una democrazia ma con l’idea che gli italiani dovessero essere guidati attraverso un’opera di formazione ed educazione in tutti i campi. Ne è un esempio Carosello che ha come obiettivo indirizzare il consumo e renderlo familiare per cercare di attenuare gli effetti del boom economico e della modernità che portano inevitabilmente alla secolarizzazione. Trascinamento orizzontale: nuova strategia utilizzata da Fininvest nel contesto di duopolio e concorrenza con la Rai. Viene scoperta anche grazie all’uso della soap Dallas: ci si rende 5 conto che mandando in onda un programma così forte a un certo orario si può mantenere lo spettatore interessato anche al programma successivo se questo è dello stesso genere del primo. In questo caso, non si manda in onda un programma informativo ma un altro telefilm americano che possa richiamare l’attenzione più o meno dello stesso pubblico. Bisogna evitare cesure tra un momento e l’altro, questo perché si è ora in una televisione di flusso in cui lo spettatore è padrone del telecomando, bisogna evitare che cambi canale e tenerlo interessato alla propria programmazione. Neotelevisione: termine coniato da Umberto Eco su un articolo de L’Espresso per definire la televisione italiana, un mix di Rai post riforma e televisioni commerciali private: è la televisione nell’era della concorrenza. Si tratta di una televisione strettamente al servizio del consumo, un’epoca in cui tutto è spettacolo dove l’intrattenimento da eccezione è diventato regola. La tv acquista un peso maggiore, invade completamente la vita dell’uomo attraverso una programmazione più fornita ma soprattutto più assidua, ci sono più canali e quindi più scelta. Ciò ha conseguenze dirette sulla società: si ha un livellamento del gusto e dei consumi, di conseguenza un livellamento dei valori medi della società, si deve parlare con un pubblico il più generalista possibile in modo da massimizzare l’ascolto. Ciò si fa, ad esempio, attraverso una televisione sempre più seriale, in cui hanno amplissimo successo telefilm e soap opera che spingono sulla serialità e quindi sulla fidelizzazione dello spettatore. Come disse Eco, è la tv del “prossimamente”. Un’altra delle parole d’ordine è “giocare sul sicuro” è una televisione che rischiava pochissimo e rimaneva quindi sempre uguale a sé stessa o ai suoi omologhi stranieri, molto spesso si ripeteva lo stesso programma o si ripeteva un format già visto e collaudato (in Italia o all’estero). In questo modo si facilitava il consumo e si manteneva fedele il proprio pubblico. Per rendere ancora più efficace questa tattica si utilizzava anche il “trascinamento orizzontale” o il criterio della riconoscibilità, tutto doveva essere sempre riconoscibile, dal luogo al volto della trasmissione. In ultimo luogo, fondamentale nella NeoTV era la concorrenza: bisognava sfruttare i punti deboli delle reti avversarie o contrapporre ai loro programmi forti prodotti che possano sottrare loro pubblico. Queste strategie, nate dalla tv commerciale si adattarono ben presto al sistema misto e andarono a caratterizzare ampie fette della programmazione Rai che, tuttavia, continuava ad offrire anche una programmazione più “elevata” in quanto vi era il problema di convincere il pubblico a pagare il canone, a pagare per qualcosa che altre emittenti davano “gratis”. Nomi Fessenden: per primo trasmette la voce umana in una trasmissione De Forest: inventore del triodo Sarnoff: inventore del progetto del Music Box John Reith: primo direttore della BBC, il suo principio è “informe, educate, entertain” Luigi Ranieri: crea Araldo Telefonico, la prima esperienza di radiotelefonia in Italia (una sorta di radio su appuntamento, ancora rudimentale, simile al telefono) che poi traspone in Radio Araldo, prima vera radio Luigi Solari: gestisce la SISERT Enrico Marchesi: presidente della SARI e poi dell’URI Raul Chiodelli: direttore della SIRAC 6 Ines Viviani Donarelli: annuncia l’inizio delle trasmissioni dell’URI Maria Luisa Boncompagni: prima vera annunciatrice dell’URI Nicolò Carosio: primo vero radiocronista sportivo Padre Vittorino Facchinetti: svolge le prediche radio all’EIAR Giancarlo Vallauri: nel 1934 diventa presidente dell’EIAR, per la prima volta l’azienda è nelle mani di un estraneo all’avvio della radiofonia, è un uomo di Mussolini Angelo Nizza, Riccardo Morbelli: creatori delle avventure di Topolino e dei 4 moschettieri Fulvio Palmieri: direttore di Radio Igea Bush House: sede della BBc dal 1940 Paolo/Pietro Treves, Umberto Calosso: emigrati italiani che lavoravano all’italian service della BBC (radio Londra) Colonnello Stevens: broadcaster inglese, chiamato anche colonnello buonasera Gianni Isola: storico che ricostruisce i motivi per cui dopo l’annuncio dell’armistizio non si cerca di prendere subito il controllo della radio e di usarla a proprio vantaggio → scarsa dimestichezza con il mezzo radiofonico, motivi di ordine pratico più urgenti (c’era molta confusione) e incomprensione del ruolo della radio, ci si occupa invece immediatamente della carta stampata Antonio Piccone Stella e Sergio Pugliese: unici due lavoratori dell’EIAR che si rifiutano di continuare a collaborare con i tedeschi (in RAI: il primo tiene il giornale radio e il secondo sarà il responsabile dei palinsesti della tv alla sua nascita) Mario Correnti: pseudonimo di Togliatti a Radio Mosca Ian Greenlees: responsabile di Radio Bari Cesare Rivelli: direttore generale dell’EIAR durante la repubblica di Salò Botta e risposta: primo quiz della radio italiana introdotto da Radio Firenze quando era gestita dal CLN Luigi Rusca: nominato dagli alleati commissario straordinario dell’EIAR (liberale) Salvino Sernesi: si occupa della ristrutturazione dell’azienda RAI RAI: Amministratori delegati Filiberto Guala: 3 giugno 1954 - 26 giugno 1956 Marcello Rodinò: 27 giugno 1956 - 28 aprile 1965 (in questa fase riprendono potere gli aziendalisti che pongono molta attenzione sugli aspetti tecnico-amministrativi) Gianni Granzotto: 29 aprile 1965 - 12 aprile 1969 Luciano Paolicchi: 13 aprile 1969 - 28 luglio 1971 Carica non in uso (1971–2018) RAI: Direttori generali Salvino Sernesi: ottobre 1947 - 1953 Giovan Battista Vicentini: 13 marzo 1954 - 13 marzo 1955 Rodolfo Arata: 13 aprile 1956 - 30 settembre 1960 (in questa fase riprendono potere gli aziendalisti che pongono molta attenzione sugli aspetti tecnico-amministrativi) Ettore Bernabei: 5 gennaio 1961 - 18 settembre 1974 Governi di Fanfani: Governo Fanfani I: 18 gennaio - 10 febbraio 1954. DC con l'appoggio esterno di: PRI e l'astensione di: PLI; Governo Fanfani II: 1º luglio 1958 - 15 febbraio 1959. DC, PSDI; 7 Governo Fanfani III: 26 luglio 1960 - 21 febbraio 1962. Governo monocolore DC con l’appoggio esterno di: PSDI-PRI-PLI; Governo Fanfani IV: 21 febbraio 1962 - 21 giugno 1963. DC, PSDI, PRI con l'appoggio esterno del PSI; Intellettuali e televisione. Varie posizioni: Cesare Mannucci, Lo spettatore senza libertà (1962): la rai ha spinto verso la modernizzazione ma ha anche alimentato un pensiero conservatore Arturo Gismondi & Giovanni Cesareo: marxisti, guardano al lato economico Tullio De Mauro: mette in luce il cambiamento del linguaggio Pier Paolo Pasolini: contrario alla tv, causa di omologazione, cancella le culture locali Ettore Andenna: giochi senza frontiere, scacco al re, Telemontecarlo, Antenna 3 Enzo Tortora: lavorava sia alla Rai che su Antenna 3 Programmazione URI Fase sperimentale 20:30-22:30 Idea del music box, concerto variato No rubriche fisse, alcuni stacchi comici… è un gran minestrone Attenzione più per la tecnica che per il palinsesto Dal ’26 la situazione inizia a migliorare, anche se continua a mancare un orientamento culturale e la programmazione è disimpegnata e qualunquista 3 stazioni con 3 diversi palinsesti Concerto variato: rimane ossatura Poche rubriche fisse es: di tutto e un po’, Colantuoni Radioconversazioni Radio scena rievocativa Teatro radiofonico + radiodrammi Programmi sportivi Temi agricoli (Milano, battaglia del grano) Programmi per bambini: il cantuccio per bambini (Milano), il giornalino radiofonico del fanciullo (Roma) Informazione (accordo con il Popolo d’Italia) C’è controllo da parte dello stato ma non la propaganda, lo stato è autoritario e sta diventando totalitario ma non c’è ancora una compiuta politica di controllo delle masse. EIAR I primi anni, è un ente che si sta pian piano consolidando, all’inizio la programmazione è quasi identica a quella dell’URI ma in pochi anni si aggiungono varie novità (aumentano introiti → ore di programmazione → palinsesto): L’ossatura continua a rimanere il concerto variato (56% musica – 44% parlato), si predilige il verismo e la musica nazionale, a discapito ad esempio del jazz Primo atto unico per il teatro: l’anello di Teodosio 8 Programmi per bambini Informazione, modernizzazione → giornale radio La chiesa, prime prediche (Vittorino Facchinetti) Non si può ancora parlare di propaganda perché manca la forma mentis, ci sono obiettivi diversi: l'attenzione è rimasta agli aspetti tecnici piuttosto che quelli politici. Tuttavia, si sta iniziando a definire la fisionomia del pubblico e così le prime ambizioni concrete dell’EIAR il cui obiettivo è quello di riuscire a coniugare divertimento, informazione ed educazione. Durante la guerra di Etiopia viene mobilitata la programmazione in senso propagandistico, si aggiungono nuovi programmi come l’economia domestica in tempo di sanzioni e viene potenziata l’informazione, con essa anche il programma Cronache del regime. Durante la guerra di Spagna l’EIAR crea la falsa emittente di Radio Verdad. Deve combattere la contropropaganda delle emittenti straniere → guerra delle onde Seconda guerra mondiale, palinsesto di guerra: Intensificato il giornale radio che rimane dai toni noiosi e ridondanti Commento ai fatti del giorno: notizie esagerate o addirittura false N.B. i silenzi e le menzogne del regime riguardo ai fatti della guerra non fanno che aumentare la sfiducia della popolazione Ridotti i programmi culturali e di intrattenimento Programmi di servizio: Radio Igea (indigenti) e Radio Sociale (operai), ricchi di propaganda Programmi per l’estero: contropropaganda, soprattutto per contrastare radio Londra Durante la repubblica di Salò la situazione si complica, c’è un vero e proprio braccio di ferro con i nazisti per il controllo della radio Radiocorriere → segnale Radio Aridità Si ripetono gli stessi messaggi Pochi programmi parlati e molto intrattenimento Sempre meno bollettini militari ENTE RADIO RURALE Per bambini: molto ben riuscita, trasmissioni ideate con l’ausilio di pedagoghi. La punta di diamante erano le radio scene che coniugavano storia, musica ed effetti sonori. Es. le avventure di Topolino; Per ragazzi: meno riuscita, non si riesce a cogliere questa generazione Per adulti: l’ora dell’agricoltore, peggior programma del ventennio Radio Londra: Oggettività Separazione notizia (redazione centrale) e commento (servizi nazionali) Trasmissioni ottime realizzate con aiuto di fuoriusciti Ironia 9 Radio Liberate: PALERMO: segnale limitato, copre solo la Sicilia, e controllo del PWB BARI: radio più potente, antifascisti e PWB (Inghilterra, Greenlees) Politicizzata, programmi come la Voce dei partiti + l’Italia combatte Musica: victory disk, portano novità Supervisione inglese RAI → RADIO Inizialmente due reti dallo stesso peso: rete rossa e rete azzurra. La direzione viene riunificata a Roma nel ’47. Il palinsesto inizialmente giova molto delle esperienze durante la guerra nelle stazioni come Radio Firenze e Radio Bari da cui si riprendono alcuni programmi come la Voce dei Partiti. Opinioni → logica lottizzante Nel 1951 viene modificata l’offerta → tre reti dal diverso peso e significato: Programma nazionale: pubblico generalista Secondo programma: compiti ricreativi e di intrattenimento Terzo programma: finalità culturali, veniva usato dal governo per giustificarsi e dimostrare di essere aperto alle opposizioni, vi partecipavano, infatti, anche intellettuali di sinistra. Era il meno seguito. Palinsesto: la radio sente di dover svolgere un servizio pubblico e avere funz. pedagogica Informazione, maggior controllo del governo → Giornale Radio, Piccone Stella Radiocronaca e interviste → novità, tono più spigliato Documentario radiofonico (inchieste) → inchiesta in occidente Radio per le scuole Educazione per adulti → il calendario del popolo, l’università internazionale & Il convegno dei cinque Programmi letterari → Il teatro dell’usignolo & L’approdo Teatro → teatro del popolo Musica Nel 1962 cerca di rinnovarsi in quanto ha capito che è impossibile fare concorrenza alla televisione: concentra la sua attenzione sui programmi del mattino dove la tv era meno forte. Inoltre, divide i programmi per target, ad esempio, la mattina era molto facile che all’ascolto ci fossero soprattutto donne e casalinghe, si creano quindi programmi per un pubblico femminile. Grazie alle innovazioni tecnologiche la radio diventa più economica e nasce la radio a transistor che si può spostare, cambia il tipo di ascolto, non è più solo collettivo. La radio diventa uno spazio più libero, lo dimostrano programmi come Chiamate Roma 3131 RAI → TELEVISIONE Il responsabile della programmazione dal 1954 al 1965 è Sergio Pugliese, interpreta la filosofia della Rai del tempo: apparentemente neutrale ma tesa all’imposizione di modelli culturali. Intrattenimento: Lascia o raddoppia? (55-59, M. Bongiorno) 10 È un format americano, la novità italiana è usare la struttura del quiz come pretesto per fare spettacolo, si indaga la persona comune e si impara a conoscerla settimana per settimana Il musichiere (57-60, M. Riva) Telematch (57-58) Campanile sera (59-62) Un, due, tre Canzonissima (54-75) Carosello (57-77): programma dallo statuto ibrido composto di due parti, un primo video di 2 minuti e un codino pubblicitario di 15/20 secondi. Ogni carosello era molto costoso perché poteva essere mandato in onda una sola volta. Serie poliziesche/gialli Cultura: Una risposta per voi Per le scuole: Telescuola Per gli analfabeti come Non è mai troppo tardi Per l’avviamento professionale Per ragazzi Lo zecchino d’oro di Tortorella Informazione: Telegiornale (Veltroni), unidirezionale Tribuna politica: parlano anche le opposizioni LA RAI DI BERNABEI 5 gennaio 1961: Bernabei diventa direttore generale della RAI, la sua nomina era una risposta del governo alla situazione politica del tempo, si stava attuando un’apertura nei confronti dei socialisti. Egli era un uomo di Fanfani, quindi, è evidente che l’obiettivo della DC è mantenere il controllo dei mezzi di comunicazione di massa, tuttavia, è definito come un uomo molto duttile il che vuol dire che è capace di mediare tra le diverse forze in campo. La politica del palinsesto e l’uso dei due canali. Utilizzo del palinsesto in chiave di potere Fasi: - ideazione - produzione - palinsesto Strategie: - gestione del magazzino - scelta del canale - collocazione - alternativa = il pubblico è spinto a scegliere per genere e non per contenuti. Informazione Telegiornale In questa fase l’offerta si diversifica, l’informazione non si fa solamente attraverso il tg: Tribuna elettorale/politica 11 RT → TV7 Intrattenimento: Studio uno (61-66, A. Falqui) Canzonissima (Dario Fo-Franca Rame) L’amico del giaguaro La fiera dei sogni Rischiatutto (70-75) Lo sceneggiato: genere con cui si può identificare la tv di Bernabei. Riadattava i romanzi in 3/4 puntate, c’è un’idea pedagogica, bisognava invogliare il pubblico a leggere le stesse cose (i classici); è anche un caso primitivo di compenetrazione tra media Teatro: grandi sperimentazioni es. teatro inchiesta, forma ibrida tra teatro, fiction, inchiesta Cinema: poco importante, un film a settimana Cultura: grande continuità con la fase precedente, rimangono programmi come l’approdo. La novità sono le trasmissioni scientifiche come AZ: come e perché. Ha importanza anche la divulgazione storica LA RAI POST-RIFORMA La qualità della tv peggiora notevolmente. Bisogna creare nuove fasce di ascolto per fare concorrenza alle tv private. Inoltre, si abbandona la complementarità tra le due reti: è una strategia, la prima rimane in mano alla DC e la seconda ai socialisti. Viene meno il rispetto della vita del pubblico, si cerca di occupare ogni spazio disponibile per aumentare gli ascolti. Vittima della riforma è carosello, costava troppo e avere un solo spazio di pubblicità non era più possibile, subentrano gli spot. Hanno molto successo i programmi di intrattenimento, spopola il talk show come bontà loro di Maurizio Costanzo. Ogni genere è sempre più spurio, l’intrattenimento inquina qualsiasi tipo di programma, anche quelli culturali, che vengono spostati in seconda serata perché attirano meno pubblico, si perde la tradizione educativa che aveva sempre caratterizzato la RAI. Anche gli sceneggiati saranno vittime di questo processo orientato alla massificazione degli ascolti e del consumo, si prediligono ora i telefilm, dalla serialità più lunga, in modo da tenere incollato lo spettatore, a cui spesso si accompagna anche il “merchandising”, per vendere il più possibile. Da ricordare: Portobello, Enzo Tortora, molto criticato TG2, innovativo Processo per stupro (1978) In generale cambia il ruolo della tv seguendo il cambiamento stesso della società, che diventa sempre più moderna ma anche più massificata: la televisione ha ora il compito di far spegnere il cervello, non è più educativa. DUOPOLIO RAI-FININVEST Il duopolio viene istituzionalizzato nel 1894 con l’acquisizione di Berlusconi di Rete4 che porta ad avere tre canali da entrambe le parti. Nasce un’agguerrita concorrenza tra le due reti in quanto era fondamentale massimizzare gli ascolti, soprattutto da parte della RAI che vedeva il suo pubblico erodersi davanti alle televisioni private che non richiedevano il pagamento di un canone. Per questo motivo la Rai inizia a snaturalizzarsi e ad acquisire quegli aspetti che inizialmente caratterizzavano le televisioni private come la serialità delle 12 fiction, gli spot (che sostituiscono Carosello), la riconoscibilità… ad esempio, adotta un’impostazione “americaneggiante” mandando in onda telefilm e soap stranieri come faceva Fininvest. Dall’altro lato, la società di Berlusconi prende come ispirazione la Rai, aveva bisogno di legittimarsi davanti al pubblico italiano. Le due reti prendono l’una dall’altra e combattono un’agguerrita concorrenza che si gioca, ad esempio, sullo sfruttamento dei punti deboli dell’avversario o sul mandare in onda un programma in una certa ora per fare in modo che possa rubare fette di pubblico alla rete avversaria. Tutto si giocava sul consumo e sulla fidelizzazione dell’ascoltatore, ogni programma diventa così generalista e di intrattenimento, che non è più l’eccezione ma la regola. Caso eccezionale è sicuramente Dallas con cui Fininvest inaugura la strategia del trascinamento orizzontale. L’intrattenimento inquina tutto, ogni genere diventa spurio, e ciò caratterizza Rai più che Fininvest (in quanto televisione commerciale fin da subito nasce per vendere): si perde così la tradizione educativo-pedagogica che aveva sempre caratterizzato l’azienda, tutti i programmi culturali sono ormai rilegati in seconda serata. La concorrenza nel corso degli anni 80 si fa sempre più spietata, anche attraverso personaggi che si spostano da una rete all’altra, è eclatante il caso di Mike Bongiorno passa in Fininvest e da via alla trasmissione Telemike. Tuttavia, la concorrenza si giocava 3 reti contro 2 in quanto Rai3 aveva l’1% di ascolti, una percentuale bassissima. Si risponde dal 1987 rilanciando il canale che cresce moltissimo attraverso la cosiddetta “tv verità” che cerca di creare un rapporto diretto con la gente comune con programmi come “chi l’ha visto?” che ha un successo eclatante. Ciò permette a Rai di riequilibrarsi con Fininvest: a quest’ultima manca però qualcosa, le due emittenti saranno veramente eque quando dal ’90 con la legge Mammì le sarà garantita la diretta. Si tratta di un duello potenzialmente infinito, anche se le due aziende erano unite nel cercare di evitare l’entrata di terzi nel settore delle telecomunicazioni: se la Rai fosse fallita sarebbero ben presto entrati nuovi attori nel settore che avrebbero potuto lottare ad armi pari (la Rai era sottoposta alla legge del ’75 mentre Fininvest no), per questo Fininvest decide di fermarsi e si cerca di mantenere un livello più o meno equo di spettatori. I PROGRAMMI: RAI Pronto, Raffaella? Domenica in Fantastico Quark Mixer (Giovanni Minoli) Spot (Enzo Biagi) FININVEST Roberto Giovalli era il responsabile della programmazione Striscia la notizia Buona domenica Drive in Ruota della fortuna Telemike Ok, il prezzo è giusto! Paperissima I ragazzi della 3ª C 13 Bim bum bam Leggi 1. DDL 655 Del 1° maggio 1924, tratta sia il tema dei contenuti della radio sia dei finanziamenti. Riguardo il primo punto stabilisce che i contenuti della radio dovessero essere concerti, notizie, discorsi, prediche… mentre per i finanziamenti sarebbero stati doppi: sia il canone, sia la pubblicità (unico stato al mondo a prevedere un doppio finanziamento fin da subito) 2. LEGGE 1226 Del 10 luglio 1924, ribadisce quanto detto dal DDL e stabilisce che l’impianto e l’esercizio di comunicazioni via radio è di competenza del governo che può accordarle in concessione 3. Convenzione Stato-Uri Stipulata il 27 novembre 1924, comprende vari punti: La convenzione è valida per sei anni, prorogabili per altri quattro L’URI deve garantire almeno 6 ore di programmazione al giorno Due ore devono essere riservate al governo Il mantello radiofonico non copriva ancora tutto il territorio, ma bisognava che ci fossero almeno tre stazioni trasmittenti: Roma, Milano e una o a Palermo o a Napoli Il costo del canone doveva essere di 90 lire, 50 per la licenza dell’apparecchio + una tassa da 20 a 60 lire in base alla potenza dell’apparecchio 4. Convenzione Stato-Eiar (1927) Affidava all'EIAR la gestione della radiofonia circolare per i successivi 25 anni. Con lo stesso decreto le trasmissioni furono poste sotto il controllo del regime, attribuendo le relative competenze al Ministero delle poste e telegrafi. Rimane in vigore fino al 1952. 5. Decreto gennaio 1945 Stabilisce che la gestione tecnica della RAI è affidata al ministero delle poste e quella politica al sottosegretariato per la stampa. Di fatto sarà il ministero a svolgere tutti i compiti e porterà ad una totale egemonia della DC all’interno dell’azienda 6. Decreto n. 428 del 3 aprile 1947 Fu emanato in un momento particolare della storia italiana: vi era ancora l’Assemblea costituente (e non il parlamento) che, infatti, non discusse il decreto ma si limitò ad approvarlo. Venne scritto dal ministero delle poste, in mano alla DC che stava già creando la sua egemonia sui mezzi di comunicazione, e stabiliva che il ministero stesso avesse il la vigilanza sui servizi tecnici e sugli impianti della radiodiffusione. Inoltre, aggiungeva due nuovi organi: Comitato per le direttive dei programmi: si tratta di un organo che ha il compito di esprimere un parere riguardo il palinsesto della Rai ogni 3 mesi. Rendeva conto direttamente al ministero delle poste il che vuol dire che da organo prettamente tecnico diventa organo politico: il ministero aveva sempre l’ultima parola; 14 Commissione parlamentare di vigilanza: era la vera novità del decreto in quanto fino a quel momento la radiofonia era stata sempre nelle mani del governo; quindi, della maggioranza mentre ora si apriva anche alla partecipazione dell’opposizione. Tuttavia, si trattava di novità solo di facciata: aveva compiti vaghi e solo consultivi, non si riuniva periodicamente… e soprattutto poteva intervenire solo a posteriori, dopo la messa in onda di un programma Un’ulteriore norma stabiliva che il governo potesse bloccare la trasmissione di notizie e programmi “pregiudizievoli”. Si stava già delineando l’immagine di una RAI parziale e facilmente manipolabile, strumento del potere politico. 7. Convenzione del gennaio 1952 Ribadisce le condizioni di monopolio (dopo un acceso dibattito al riguardo nell’opinione pubblica in quanto era in contraddizione con l’articolo 21) e si rinnova alla Rai la concessione delle trasmissioni radio circolari con estensione anche ai servizi televisivi. Inoltre, attribuisce poteri ancora maggiori al governo (nomine principali di esclusiva competenza del governo, compresa quella del direttore generale che diventava una pedina della maggioranza di governo). Infine, viene sancito il passaggio della RAI nell'IRI: diventa interamente una società pubblica, proprietà dello Stato. La convenzione viene scritta dal ministero delle poste e approvata in segreto. La durata era di 20 anni. 8. Il ruolo della Corte costituzionale I mezzi di comunicazione e la libertà di opinione in Italia sono regolamentati tramite art. 21 che stabilisce che chiunque ha il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero tramite qualunque mezzo. Nei fatti, il monopolio della RAI va contro questo principio, tuttavia, la Corte costituzionale (che si occupa di confrontare la carta costituzionale con la realtà) in Italia inizia a funzionare solo dal 1955 e la prima volta che interverrà in materia radiotelevisiva sarà solo nel 1960. Inoltre, in questo caso, anziché esprimersi contro il monopolio (che era di fatto anticostituzionale) lo conferma: la “scusa” è economica, si dice che il monopolio è l’unico che permette a tutte le voci di avere la possibilità di esprimersi, mentre l’oligopolio (in questa fase sorgono i primi casi di Tv privata come TEMPO TV) sarebbe in mano solamente dei più ricchi che possono permettersi di fare televisione. Si capisce come questa analisi non sia coerente con la realtà dei fatti: la RAI non ha mai garantito l’apertura alle opposizioni anche se ora si cerca di farlo (su spinta della Corte costituzionale) attraverso, ad esempio, il programma Tribuna politica. 9. Sentenze della Corte costituzionale del 1974 Si tratta di un momento rivoluzionario, la Corte costituzionale finalmente interviene in materia radiotelevisiva dopo 14 anni dalla sua conferma del monopolio (sentenza 1960). Essa poteva intervenire solo se chiamata in causa e aveva il compito di confrontare il dettato della costituzione con la realtà dei fatti. Il tema dei mezzi di comunicazione nella costituzione era contenuto nell’articolo 21 che si basava sul fatto che chiunque potesse esprimere liberamente il proprio pensiero con qualsiasi mezzo, e si capisce come il monopolio non garantisca questa libertà. Ora si arriva finalmente a una svolta: 15 Sentenza n. 225: stabilisce che l’abbattimento dei ripetitori installati da alcuni imprenditori per ripetere il segnale estero è contro la legge in quanto viola la libertà di pensiero/espressione. Inoltre, dice che la Rai è inadempiente: non è stata in grado di garantire questa libertà. Sentenza n. 226: rende legali le trasmissioni televisive via cavo (che erano state chiuse, è il caso di TeleBiella) e da allo stato la possibilità di conferire le concessioni via etere. Ci si rende ora conto che questo secondo tipo di trasmissioni è più redditizio e più efficace. Dopo queste sentenze la situazione non può rimanere invariata, è necessario riformare l’intero sistema: la strada è già tracciata per la legge del 1975. 10. Legge 103 del 14 aprile 1975 Era giunto il momento di riformare il sistema dei mezzi di comunicazione in quanto ormai la convenzione del 1952 era scaduta e vi erano le sentenze della Corte costituzionale di cui tenere conto. Vi è quindi un dibattito in parlamento sul contenuto di una nuova legge che si divide in tre correnti: Cattolica: i mezzi di comunicazione dovevano essere usati per promuovere una visione cristianamente educatrice. È la posizione della DC, integralista e di difficile compromesso; Socialista/marxista: si basava sull’uso dei mezzi di comunicazione per promuovere un’educazione che fosse più compatibile con le classi subalterne piuttosto che con quelle che detenevano il potere. Di fatto si tratta di una visione simile a quella della dc, è sempre un’egemonia; Liberal-garantista: si basava sull’uso dei media in modo più libero, dovevano rappresentare tutte le forze in campo in quanto terreno di confronto e discussione; queste posizioni non appartengono a dei partiti specifici, erano delle linee di tendenza, all’interno del partito stesso vi potevano essere posizioni diverse. In ogni caso, tutti erano d’accordo su una cosa: il mantenimento del monopolio (nel mentre, però, si cercava di portare acqua al proprio mulino). Il legislatore doveva quindi muoversi su8 un terreno pericoloso, bisognava cercare di mantenere il monopolio e allo stesso tempo tenere conto delle sentenze della Corte costituzionale che di fatto lo negavano. Il principio centrale di questa legge si basa sulla democratizzazione e parlamentarizzazione dei mezzi di comunicazione: passavano ora dal controllo del governo (com’era sempre stato) a quello del parlamento: ogni forza poteva ora effettivamente avere voce in capitolo. In ogni caso, si tratta di una legge che guarda più indietro che avanti: conferma il monopolio dello Stato sulle trasmissioni via etere e riserva allo stato il compito di occuparsi delle trasmissioni su scala nazionale. Lo stato poteva poi concedere questi privilegi, l’ente concessionario rimaneva la RAI. La novità sta nel fatto che la commissione parlamentare di vigilanza (esistente dal 1947 con decreto 408) entrava finalmente in funzione con dei compiti effettivi, tra cui, il più importante, nominare 10 dei 16 membri del CdA (gli altri sei li nominava l’azionista di maggioranza, l’IRI). Il CdA doveva poi nominare il direttore generale, finora scelto direttamente dal ministero delle poste. Quest’ultima era una novità solo d’apparenza, in realtà un accordo tra le forze politiche porterà alla scelta di un direttore sempre democristiano. Questa situazione prende il nome di “patto della camilluccia”, vi è un vero e 16 proprio accordo tra le forze in gioco per mantenere la situazione sempre in stallo, il direttore democristiano e il CdA diviso nel modo che segue: 7 democristiani, 3 socialisti, 2 socialdemocratici, 2 comunisti, 1 liberale, 1 democratico. La legge è costruita per preservare la RAI, e con essa il monopolio DC (anche se per la prima volta hanno voce in capitolo anche altre forze). È necessario poi trattare dei temi delle sentenze del ’74 in modo da aggirarle e mantenere il monopolio: Riguardo ai ripetitori si stabilisce che possono trasmettere il segnale di stazioni estere a patto di rispettare alcune condizioni: o La stazione estera non deve essere creata per trasmettere in Italia o Il segnale ripetuto non deve disturbare quello Rai o Non deve trasmettere pubblicità In questo modo le televisioni di Capo d’Istria e della svizzera italiana non possono più trasmettere in Italia Le tv via cavo vengono regolamentate, sono legali finchè non hanno un bacino d’utenza superiore a 150.000 e producono il 50% delle trasmissioni. Inoltre, non vi possono essere aggregazioni tra le varie televisioni. Si capisce come siano norme molto limitanti. 11. Sentenza n. 202 della Corte costituzionale del 1976 Dichiara incostituzionali alcuni articoli della legge del 1975 e legalizza le trasmissioni private via etere in ambito locale. Si prevedeva che il legislatore sarebbe intervenuto a regolamentare la situazione, cosa che non avviene: è il far west, le norme sono vaghe e imprecise e ognuno fa ciò che vuole, nascono moltissime tv private. N.B: il boom economico e la televisione Tra il 1958 e il 1963 l’Italia conobbe un periodo di cambiamenti economici e sociali senza pari nella sua Storia. Nel giro di pochi anni il paese uscito in rovine dalla guerra divenne una tra le maggiori potenze industriali del pianeta: gli italiani in questo periodo sperimentarono grandi cambiamenti nel loro stile di vita e nei loro consumi. Un paese legato alla cultura contadina e all’agricoltura entrò di colpo nella modernità industriale: le industrie di beni di consumo furono quelle più favorite da questa situazione, le famiglie videro aumentare il loro potere d’acquisto e iniziarono ad acquistare beni durevoli, soprattutto elettrodomestici. In questa categoria rientra anche la televisione, infatti, la RAI è tra i grandi committenti dell’industria italiana, permette che numerose imprese artigianali si trasformino diventando grandi imprese. Questo per favorire la crescita del mercato e permettere una più rapida e capillare diffusione della televisione, mezzo principe per l’opera educativo-pedagogica che il governo si proponeva di realizzare (continua l’operazione di controllo sui mezzi di comunicazione). Nonostante ciò, la televisione diventa strumento di diffusione di questa nuova civiltà dei consumi e di conseguenza assume il ruolo di status-symbol: doveva dimostrare il nuovo benessere dell’Italia e dei suoi cittadini. In breve tempo la tv opera la più grande rivoluzione socioculturale avvenuta da secoli, a sud molto più che al nord: interviene su un tessuto culturale profondamente slabbrato. In primo luogo, cambiano le abitudini della 17 popolazione, ad esempio, si attua una vera e propria rivoluzione domestica: le famiglie alterano la normale composizione dei propri spazi abitativi per fare posto alla televisione. Permette poi di creare un universo culturale comune, fino al boom economico la maggior parte della popolazione non parlava quotidianamente l’italiano ma il dialetto: la tv permette di diffondere una lingua nazionale. Inoltre, influisce sulla cultura della popolazione: se prima la maggior parte delle persone aveva una cultura localista, derivata dalle parrocchie o dalla tradizione orale, ora si diffonde una cultura nazionale. In brevissimo tempo l’Italia da paese rurale, arretrato, integralmente cattolico… diventa un paese moderno e secolarizzato. 18

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