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ARGOMENTO 1 La musica nell’antica Grecia Era credenza comune, quella che ogni armonia causasse un ethos, e cioè un particolare effetto sull’animo e sul corpo. Platone pensava che nella polis ideale, la presenza della musica doveva essere regolamentata, per indirizzare i suoi effetti ad uno scopo str...

ARGOMENTO 1 La musica nell’antica Grecia Era credenza comune, quella che ogni armonia causasse un ethos, e cioè un particolare effetto sull’animo e sul corpo. Platone pensava che nella polis ideale, la presenza della musica doveva essere regolamentata, per indirizzare i suoi effetti ad uno scopo strettamente educativo della futura classe dirigente. Più aperto si dimostrava invece il pensiero di Aristotele cioè, anche un ethos negativo è ammissibile, perché potrebbe servire all’animo ad espellere le proprie negatività, e tornare quindi ad uno stato normale. Entrambi i filosofi però erano d’accorso su una cosa, che la musica dovesse essere solo un passatempo, e non un’occupazione principale nella vita di un uomo. Il canto gregoriano Un antico repertorio orale è il canto gregoriano, o monodia liturgica cristiana (monodia: canto ad una voce sola, liturgia: insieme di preghiere ufficiali di una religione). Parte integrante del rito liturgico era, fin da sempre, la musica. Questo per tre motivi: la musica innalzava il testo da linguaggio umano, a parola di Dio. In secondo luogo, la parola cantata era più percepibile in una basilica molto affollata. Infine, la monodia liturgica cristiana rendeva esplicita la musicalità della lingua latina. Di ogni parola si poteva tracciare un diagramma melodico, il cui punto più alto corrispondeva alla sillaba accentata. Ad esempio nella frase “Ave Maria” , il punto più alto corrispondeva alla i. Il canto gregoriano prese nome sotto il papato di Gregorio Magno. Il mito di Gregorio nacque perché , si pensava che per essere stampato e intoccabile, il canto gregoriano doveva essere divino, per questo si inventarono che Gregorio Magno apprese il canto da una colomba. Monodia medievale non liturgica – trovatori e trovieri Il mondo medievale non era ricco solo di musica liturgica. Ogni momento importante era accompagnato dalla musica: lo scoccare delle ore, l’inizio e la fine del lavoro per i servi, l’apertura dei mercati. Musica e danza, erano poi importantissime nelle giornate di festa e nelle ore di riposo di tutte le classi sociali. A fianco di tutto ciò, c’era un tipo di attività umana legata alla musica per tanto tempo, la poesia, che così come per l’età greca, anche in epoca romanza era composta principalmente per essere cantata. Il più antico e vasto patrimonio di poesie in lingua volgare appartiene ai trovatori provenienti dalla Francia meridionale. Provenivano da ambiti diversi, da quelli più umili a quelli più elevati. Il primo trovatore di cui sia rimasto il nome era Guglielmo d’Aquitania. I trovieri invece provenivano dalla Francia settentrionale. Non vi era differenza tra le attività delle figure: tutti cantavano poesie su musica improvvisata. I manoscritti legati ai trovatori trattavano d’amore cortese. ARGOMENTO 2 La nascita della polifonia(1200) L’XI secolo è d’importanza estrema nella storia della musica. Cominciarono infatti a comparire dei cambiamenti, che una volta completati, avrebbero dato vita a molte delle caratteristiche peculiari della musica occidentale. La polifonia, cioè la sovrapposizione di più linee melodiche, cominciò a sostituirsi alla monodia. Nasce nel 1200, sostenuta da trattati e codici che riportano dei repertori manoscritti, contenenti le prime polifonie di Notre Dame. Vennero create delle composizioni polifoniche originali costituite da un tenor liturgico e da una o più voci intonanti testi latini o francesi differenti. Vennero denominati mottetti, dai termini francesi mot (parola), e motet (breve componimento). Il criterio secondo cui si componeva musica, era il sistema ternario, per cui la nota lunga vale tre brevi, e la breve tre semibrevi. La misura musicale ternaria veniva considerata perfetta perché collegata alla Trinità. I musicisti si avviarono quindi alla ricerca di leggi formali autonome fondate su principi matematici. Da qui - l’isoritmia, ovvero la divisione della durata de tenor della composizione in porzioni di tempo tutte uguali, e tutte dotate delle stesse caratteristiche ritmiche. Un altro criterio è quello di dividere la composizione in sezioni proporzionali fra loro. Si trattava di ripetere due volte la stessa musica, facendo in modo che la seconda ripetizione durasse una frazione del tempo originale. Infine la sezione aurea, che introduceva a numeri irrazionali. Nel Quattrocento, grazie ad un compositore fiammingo, Guillaume Dufay, la sezione aurea fu utilizzata intensivamente come principio generatore della forma a tutti i livelli. La creazione di queste complesse strutture era connessa al loro indirizzo, maggiore era la solennità della circostanza, più ricca era l’elaborazione delle musiche da eseguire. L’homme ermè Alcuni attribuiscono la prima composizione a Guillaume Dufay. Alcuni affermano che l’uomo armato in questione sia San Michele Arcangelo, altri invece che fosse il nome della taverna presso la quale Dufay risiedeva a Cambrai. Desprez fu il primo ad utilizzare il canto di guerra, profano, per una messa. ARGOMENTO 3 Il rinascimento italiano Osservando il mondo musicale del passato, ci si imbatte necessariamente nel mecenatismo. La parola mecenate, è stata riferita alla figura di un ricco personaggio, in quale, per puro amore dell’arte, commissionava opere a musicisti, pittori e letterati. Il musicista era quindi uno e i tanti dipendenti della corte che doveva realizzare concreti eventi sonori per la necessità del suo signore. Le corti che diedero il via a questo modello furono le corti fiamminghe, e a loro immagine e somiglianza le corti italiane divennero altrettanto importanti. La committenza di opere destinate a questo scopo prende il nome di mecenatismo istituzionale. Nell’epoca umanistica il mecenatismo istituzionale (gruppi di artisti chiamati per celebrazione e religiose), era affiancato dal mecenatismo umanistico (attività che riguardava allietare di cene o pranzi). Il madrigale del 500 Con i compositori fiamminghi si fa strada l’idea che l’evento sonoro potesse rendere in qualche modo ciò che era contenuto nelle parole. Queste esigenze ricevettero uno slancio decisivo dalle teorie di un celebre letterato: Pietro Bembo. Aver considerato la parola più sotto l’aspetto fonetico che sotto quello semantico, portò alla convinzione che il nuovo tipo di poesia aveva bisogno di una veste musicale duttile, senza schemi ripetitivi, ma una forma non prefissata. Questa forma esisteva già, non ancora sotto il nome con cui oggi lo conosciamo, il madrigale, caratterizzato da testi poetici fatti da pochi versi, in cui il poeta esprimeva stati d’animo, passione o alcune vicende. I principali autori italiani di madrigali furono Giovanni Pierluigi da Palestrina, Claudio Monteverdi. La musica riproduceva con abbondanza il senso motorio delle parole, innalzandosi ad esempio verso l’acuto correlati a parole come ascendere, salire e cielo, e diventando più gravi in termini come scendere, profondità. Nel 1501 nacque poi la stampa musicale italiana a cura di Ottaviano Petrucci, a Venezia. Il 31 ottobre del 1517 segnò una data importante per il mondo della musica quanto per quello della chiesa. Preso atto dell’avanzata del protestantesimo, la chiesa cattolica cercò di correre ai ripari convocando il concilio di Trento. La pratica di deliberazione per la musica si orientarono in tre direzioni principali: 1) Riportare il canto gregoriano alla sua purezza originale; 2) L’abolizione di ogni elemento profano all’interno della liturgia; 3) Gli intrecci polifonici andavano semplificati in modo da far capire bene il testo liturgico; Giovanni Pierluigi fu poi assunto dalla cattedrale di Palestrina con mansioni di maestro di cappella. Il vescovo di Palestrina, venne nominato papa sotto il nome di Giulio III, e quando Palestrina pubblicò il suo primo libro di messe lo dedicò proprio al nuovo papa. Il suo stile è molto legato al canto gregoriano, alla base della sua formazione. ARGOMENTO 4 La seconda prattica e la nascita dell’opera Il passaggio tra Cinque e Seicento influì tanto sulla musica. Il vecchio e glorioso madrigale dovette accogliere nel proprio tessuto musicale le nuove esigenze barocche. Claudio Monteverdi non abbandonò tale genere musicale, ma lo trasformò da specchio sensibile del mondo cortese cinquecentesco, a perfetto connubio con la nuova concezione musicale barocca. Monteverdi fu compositore di ben otto libri i madrigali. La sua fama di compositore aveva iniziato a diffondersi, infatti, alcuni suoi madrigali avevano catturato l’attenzione di un teorico musicale bolognese, il canonico Giovanni Maria Artrusi. La sua critica ai madrigali di Monteverdi riguardava la struttura musicale, e le deviazioni alle regole prestabilite. Monteverdi rispose a queste critiche dicendo al critico Artrusi che sbagliava lui a considerare i suoi madrigali solo dal punto di vista musicale, perché era proprio il rapporto con il testo a determinare la struttura musicale. Nel pensiero di Monteverdi si fronteggiavano quindi una prima prattica, che considerava il testo a servizio della musica, e una seconda prattica che considerava invece la musica a servizio del testo. Nel 1613 divenne maestro della cappella di San Marco a Venezia. A partire dal settimo libro di madrigali, applicò ad esso tanto la monodia a basso continuo, cioè una linea di basso che accompagna il cantante. Pubblicò poi l’ottavo libro di madrigali, tra cui il più celebre è il Combattimento di Tancredi et Clorinda. Dopo aver accertato che tre sono le principali passioni dell’animo (ira, temperanza e umiltà), pensò che per rappresentare l’ira bellica era il caso di porre una serie di note ribattute velocemente, far sentire ad esempio il rumore delle spade. Monteverdi scrisse anche un’opera, l’incoronazione di Poppea, che andò in scena al teatro Santi Giovanni e Paolo a Venezia. Egli cercò appunto di rispecchiare il testo con la musica, ad esempio nel momento della scoperta del tradimento da parte di Ottone, Monteverdi cambia musica. La nascita dell’opera Le prime opere realizzate a Firenze non sono eventi pubblici, ma organizzati a corte per avvenimenti privati. Questo tipo di opera prende il nome di opera di corte. Le opere di corte nascono nel 1600 a Firenze e poi si diffondono nel resto dell’Italia. A Roma ad esempio le famiglie organizzavano opere su temi come le vite dei Santi. L’opera arriva poi a Venezia, dove un musicista e un poeta, Benedetto Ferrani e Manelli, agiscono come un impresario, cioè mettono l’opera in scena a teatro e lo aprono al pubblico. Queste opere prendono il nome di opere impresariali, che portano quindi ad una seconda nascita dell’opera. L’intrigo amoroso suscitava molto interesse da parte del pubblico, tant’è che i viaggiatori venivano in Italia proprio per l’opera, che fino all’Ottocento mantenne questa italianità. All’interno dei teatri si potevano trovare figure particolari, quelle dei castrati, cantanti che avevano effettuato un’operazione per mantenere la loro voce fanciullesca, in modo tale da sostituire le voci femminili nel canto, in quanto alle donne non era permesso cantare. ARGOMENTO 5 Corelli e l’epoca barocca Nel barocco c’era l’idea che il compositore dovesse saper muovere gli affetti, e la musica avvertiva nuove esigenze che stravolgevano la concezione musicale cinquecentesca. 1) La prima è la monodia a basso continuo 2) La seconda è lo stile concertante, che consisteva nell’unire voci e strumenti. 3) La terza esigenza, riguardava la tendenza ad essere spettatori di vicende teatrali rappresentate in musica sotto i propri occhi. Nel Cinquecento coloro che fruivano di un’esecuzione musicale non si consideravano un pubblico nel senso moderno, perché la musica non era fine a se stessa, in ogni momento infatti lo spettatore poteva unirsi alla performance del musicista e farne parte. Tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento iniziò a farsi sempre più strada la sonata, musica per gruppi di strumenti. Quello di uso più comune è stato definito sonata a tre, formata da due strumenti monodici e un basso continuo. Un’altra frequente tipologia di sonata è la sonata a due. Arcangelo Corelli è un punto di riferimento riguardo al repertorio della sonata. Egli compose sonate da chiesa e da camera, mentre la sua ultima raccolta è dedicata ai concerti grossi, cioè concerti per un organico più ampio. Con l’avvento della sonata, il violino acquistò un ruolo egemone che non verrà più abbandonato.Tra Sei e Settecento si assistette al massimo apogeo del perfezionamento costruttivo della famiglia del violino. La sonata si divideva anche all’ambiente a cui andavano riferite, e cioè in chiesa o nelle camere. La sonata da chiesa doveva rientrare nello stile ecclesiastico ed adattarsi quindi al luogo sacro in cui veniva eseguita. La sonata da camera era destinata principalmente agli intrattenimenti dei palazzi aristocratici. ARGOMENTO 6 Anton Lucio Vivaldi e Johann Sebastian Bach Antonio Lucio Vivaldi nacque il 4 marzo del 1678 a Venezia. Vivaldi mostrava già il suo talento all’età di dieci anni. Entrò in seminario, ma a causa delle sue condizioni di salute (era affetto da forte asma), gli venne permesso di studiare privatamente, ciò gli permise di dedicarsi alla musica. Nel 1703 venne consacrato sacerdote e iniziò a lavorare presso l’ospedale della pietà, il più famoso orfanotrofio per ragazze in città. Un anno più tardi venne sollevato dall’incarico di dare messa. Ebbe quindi modo di dedicarsi alla musica con maggiore impegno e iniziò ad essere famoso. Dal 1717 Vivaldi iniziò a viaggiare per far fronte alle commissioni che gli arrivavano dal nord Italia. Tornato a Venezia lavorò di nuovo all’istituto della Pietà per tre anni, prima di ricominciare a viaggiare. Si dedicò all’opera, e pubblicò la raccolta di concerti intitolata Il Cimento dell’Armonia e dell’Invenzione, di cui fa parte il suo lavoro più celebre: le quattro stagioni. Fu questo il periodo di massima celebrità per Vivaldi. Nel 1740 Vivaldi lasciò definitivamente il suo incarico alla Pietà. Nel frattempo la sua popolarità andava scemando. Vivaldi decise di trasferirsi quindi a Vienna, presso un mecenate austriaco, per provare a recuperare la sua fama. Ma all’improvvisa morte del suo mecenate austriaco il suo sogno svanì. Vivaldi morì per un’ “infiammazione interna” a Vienna da solo il 28 luglio del 1741. Violinista virtuoso e compositore fecondo, oggi Vivaldi è ricordato per il numero enorme di concerti che ci ha lasciato, più di 550. La sua fama si basa principalmente su concerti per violino ed orchestra. Fra le sue raccolte di concerti troviamo: le quattro stagioni, nella quale ogni concerto dipinge un periodo dell’anno. La caratteristica principale della sua musica è la natura sfrenata e irregolare, e in molti casi, questo sembra frutto di una scelta deliberata. Alcune sue composizioni sono esplicitamente intitolate “Stravaganze”, poiché violano le regole della melodia e dell’armonia. La costruzione che Vivaldi adottò per i suoi concerti, è quella definita forma - ritornello, cioè la ripresa costante di una o più frasi all’inizio del pezzo e denominate “ritornello”. Il senso della forma - ritornello va rintracciato nella ricerca tra un equilibrio tra forze opposte. Da una parte l’estro, la stravaganza, e il desiderio virtuoso di stupire, dall’altra la razionalità e la comprensibilità dell’opera musicale, la razionalità dei percorsi armonici. Confrontando la musica di Vivaldi si rileva che le composizioni con titoli evocativi oppure con intenzioni “programmatiche” costituiscono una parte significativa della sua produzione. Sebbene la musica programmatica sia stata definita ufficialmente nell’Ottocento, il termine si applica anche ad alcune composizioni del Settecento nelle quali si rileva una relazione tra alcuni aspetti della tecnica compositiva e un rilevamento extra musicale. Johann Sebastian Bach fu un compositore tedesco considerato come uno dei musicisti più grandi di tutti i tempi. Le sue composizioni inizialmente venivano definite “all’antica” per lo stile legato alla polifonia del rinascimento. Terminato il liceo, entrò violinista nell’orchestra di Johann Ernst di Weimar, presto passò poi all’organo di S. Bonifacio in Arnstadt. Nel 1708 fu chiamato a Weimar come organista di corte e cembalista dell’orchestra ducale. A Weimar maturò l sua grandezza da organista e compì la maggior parte delle sue composizioni per organo. Nel 1723 passò come maestro a Lipsia, egli lavorava incessantemente musiche per clavicembalo, organo, per soli ed orchestra, pagine chiesastiche e circa 200 cantate. I generi e le opere della musica di Bach sono pochi: oratorio, cantata, suite, concerto. Nell’arte di Bach ogni pensiero è limpido, ogni immagine è intuibile e concreta, ogni intreccio di figure foniche è disposto a specchio d’un disegno mentale. Le sue conquiste estetiche fondamentali sorgono precoci: tra i 25 e i 35 anni giunge alle 7 toccate per cembalo, alla passacaglia e alla fantasia e fuga in sol min per organo, alle sei sonate per violino solo e ai concerti brandeburghesi per orchestra da camera. Il margravio von Brandenburg apprezzò particolarmente la maestria di Bach. Frutto di quest’incontro furono i Concerti brandeburghesi. Dato che il sovrano aveva espresso il desiderio di possedere alcune composizioni di Bach, egli aveva adempiuto all’incarico con le presenti opere a più strumenti. Questi concerti rientrano nel raggio dei concerti grossi, contenenti non solo concerti per archi, ma anche concerti che uniscono archi e fiati, a cui si aggiunge persino il clavicembalo obbligato, a testimonianza della fantasia del loro creatore. In queste opere sono riuniti i generi principali proposti dal concerto nel corso di uno sviluppo durato all’incirca un secolo e mezzo. ARGOMENTO 7 Opera comica e riforma dell’opera seria Christoph Willibald Gluck fu un compositore tedesco. Nulla si sa dei suoi primi studi musicali. Fu al servizio del principe a Vienna, dove conobbe il principe Melzi che lo condusse a Milano, dove studiò con Sammartini ed esordì come operista nel 1741. Soggiornò per un periodo a Londra, ma poi tornò a Vienna, dove maturò il suo progetto di riforma del melodramma, iniziato con l’Orfeo ed Euridice, in seguito all’insuccesso dei Echo e Narcisse cessò praticamente di comporre. Gluck arrivò alla definizione di quella che è stata definita riforma del melodramma dopo oltre vent’anni di attività. Cardine della riforma è l’unitarietà del dramma, che viene raggiunta tenendo i presenti questi punti:  La sinfonia d’apertura deve introdurre a nell’atmosfera d’azione;  Scompare la differenza tra recitativo e aria, che vengono ridotti ad un'unica dimensione musicale,  Le danze si eseguono solo quando occorre. La sua riforma al di là del significato musicale, vuole offrire, così come la tragedia greca un’azione purificativa allo spettatore. Orfeo ed Euridice è una la più famosa delle sue opere, costruita intorno al mito di Orfeo. Appartiene al genere dell’azione teatrale, composta di cori e danze incorporate, ed aprì la stagione con la quale il compositore voleva semplificare al massimo l’azione drammatica. L’opera si compone di tre atti. ARGOMENTO 8 Lo stile classico: Haydn, Mozart e Beethoven Già nel 1812, negli scritti del migliore critico musicale dell'epoca, Hoffmann disse che i tre maggiori compositori erano proprio questi, e non vi era nessuno al loro livello. "Haydn, Mozart e Beethoven", scriveva Hoffmann nel 1814, "hanno creato un'arte nuova…”, questa arte nuova viene chiamata stile classico. Il rapporto dello stile classico con quello generico del Settecento, consiste nel fatto che quello rappresenta non soltanto una sintesi delle possibilità artistiche dell'epoca, ma anche una distillazione dei resti delle tradizioni del passato. Ciò che accomuna Haydn, Mozart e Beethoven è la loro comune comprensione del linguaggio musicale che tutti e tre contribuirono in larga misura a formulare e a sviluppare. HAYDN: Vero patriarca e sovrano della musica viennese fu per lunghi anni Franz Joseph Haydn. Terminata la carriera di cantore nel coro della cattedrale conobbe Metastasio finché nel 1761 fu assunto dal principe Paolo e poi da Nicola Esterhazy. Successivamente conobbe Mozart, col quale usava suonare in quartetto. Nel 1790 mori il principe Nicola Esterhazy e Haydn si stabilì a Londra dove rimase un anno. Al ritorno gli fu presentato Beethoven, che divenne suo allievo a Vienna. Nel 1794/1795 fu di nuovo a Londra, dove scrisse e diresse alcune tra le sue più belle Sinfonie. Nel 1797 aveva composto quello che divenne l'inno imperiale austriaco. Haydn fu definito il padre della musica strumentale. Da Haydn in poi, la forma-sonata resta sostanzialmente organizzata secondo lo schema composto da tre parti: 1. Esposizione; 2. Parte centrale; 3. Ripresa; Le Sinfonie, le Sonate, e soprattutto i meravigliosi Quartetti di Haydn sono la prima compiuta espressione artistica della forma-sonata: il linguaggio musicale abbandona la pigra usanza del basso continuo, per creare quella moderna melodia armonica che istituisce una specie di nuova polifonia strumentale. MOZART: Mozart Leopold, compositore e violinista austriaco. Si può dire che il maggior titolo di merito di Leopold è di essersi accorto subito del genio del figlio Wolfgang Amadeus, compositore austriaco. Il piccolo Mozart rivelò prodigiose doti musicali, tanto che a quattro anni già suonava il clavicordo e a cinque componeva minuetti che il padre trascriveva. Anche la sorella maggiore Marianna suonava il clavicembalo con grande abilità. Nel gennaio 1762 Leopold si recò con la famiglia alla corte dell'elettore di Monaco di Baviera, dove i due piccoli musicisti tennero concerto, suscitando stupore e ammirazione. Intanto Wolfgang aveva rapidamente appreso anche il violino e l’organo. Inizia, a undici anni l’intensa attività compositiva di Mozart. Egli si recava spesso a Vienna dove lì conobbe e studiò a fondo le opere dei maggiori sinfonisti di stile viennese. Dal marzo 1773 all'estate del '77, Mozart non si mosse da Salisburgo, tranne qualche breve soggiorno a Vienna, dove divenne discepolo di Haydn. Nell'agosto del 1777 lasciò Salisburgo, alla volta di Monaco, fu poi ad Augusta e infine a Mannheim. Per vivere impartiva lezioni e componeva su ordinazione. Incontrò Aloysia Weber e se ne innamorò. Respinto da Aloysia Weber, sposò nel 1782 la sorella Costanze. Nello stesso anno ricevette dall'imperatore l'incarico di scrivere un'opera, primo capolavoro del teatro mozartiano. Scrisse uno dei suoi massimi capolavori, Le nozze di Figaro. Successivamente il teatro italiano gli propose di scrivere un'opera nuova, questa sarà il Don Giovanni. Dopo il trionfo del Don Giovanni, Mozart ritornò a Vienna, ma la situazione economica del musicista era precaria. Il flauto magico fu l'ultimo capolavoro teatrale di Mozart. Il Requiem, rimase incompiuto per l'improvvisa morte di Mozart, avvenuta il 5 dicembre 1791. L'attività creativa di Mozart spaziò dalla musica da camera per strumento solista, dalla musica sacra alla sinfonia e all'opera. Mozart scrisse 52 sinfonie, 19 messe. L’itinerario stilistico percorso dal teatro di Mozart si può suddividere in tre periodi: 1) Le opere della prima giovinezza, improntate al modello del melodramma italianizzante. 2) Le opere della maturità hanno una propria concezione del teatro musicale mirante alla caratterizzazione psicologica dei personaggi. 3) Le opere della piena maturità e i grandi capolavori nati negli ultimi 10 anni di vita sono: Le nozze di Figaro, il Don Giovanni, Così fan tutte, Il flauto magico, La clemenza di Tito. BEETHOVEN: Beethoven iniziò la sua vera e propria educazione musicale sotto la guida di Neefe. Altrettanto importante per il musicista fu l’arrivo a Bonn del giovane arcivescovo Franz. L'arcivescovo lo prese al suo servizio come organista nel 1784. Nel 1792, si recò di nuovo a Vienna per ricevere l'insegnamento di Haydn e del potente Salieri. La sua bravura come pianista e soprattutto la sua fama di improvvisatore non tardarono, ad aprirgli le porte della nobiltà viennese. Il ventennio compreso fra il 1795 e il 1815 costituì per Beethoven il periodo di maggior fortuna mondana ed economica. Nello stesso periodo egli cominciò a essere tormentato dalla sordità. Beethoven è fra i primi musicisti a vivere pienamente il dramma del distacco fra l'artista e la società. Gli ultimi avvenimenti della sua vita ruotano attorno al problema delle controversie per la tutela del nipote Carl, che il musicista avrebbe voluto strappare alla tutela della madre, da lui ritenuta indegna della missione di educatrice. I contatti del compositore col mondo erano ormai affidati solo ai cosiddetti quaderni di conversazione, sui quali i suoi interlocutori scrivevano ciò che volevano comunicargli. Sotto l’aspetto della quantità, registra 138 composizioni con numero d'opera, le partiture sinfoniche: 9 sinfonie. Beethoven nacque pianista. Il pianoforte, nato agli inizi del 1700, ha un meccanismo di produzione che per via della percussione delle leve, prevede delle dinamiche. È quindi uno strumento molto espressivo, e catturò l’attenzione di tanti musicisti. Per l’artista c’è sempre una fase iniziale di ricerca di un proprio stile originale. La fase successiva è quella in cui l'artista, ormai in possesso di uno stile proprio e riconoscibile, si assicura un pubblico. L'ultima fase è quella in cui l'artista crea quasi soltanto per sé stesso. ARGOMENTO 9 Il primo romanticismo tedesco L’aggettivo romantico deriva dal termine romanzo, il cui significato letterario si riferisce a un racconto o a un poema medievale che tratta di eventi o personaggi eroici. Quando la parola “romantico” iniziò ad essere usato esso trascinò con se la connotazione di qualcosa di remoto, leggendario, fantastico e irreale. Da questo punto di vista l’arte romantica si distingue da quella classica per il maggiore valore che attribuisce al tipo di antichità e di stranezza. Un altro elemento fondamentale del romanticismo è il superamento di ogni limite, contro agli ideali classici di ordine ed equilibrio. Il romanticismo ama quindi la libertà, la passione. Così la musica strumentale diventa un mezzo per comunicare quei pensieri che andavano fondamentalmente al di là del potere espressivo delle parole. Un altro campo di conflitto tra classicismo e romanticismo riguarda i rapporti tra il compositore e il suo pubblico. Questi musicisti non dovevano comporre, come i loro antenati del settecento ma scrivevano per i posteri. Per il compositore romantico la natura non fu solamente un soggetto da descrivere, ma venne percepita un’affinità tra la vita interiore dell’artista e la vita della natura, che non era quindi solo un rifugio, ma pura fonte di ispirazione. L’ottocento poi vide un rapido espandersi del sapere scientifico, la musica di questo periodo venne spinta in un modo costante al di la dei limiti del razionale, verso l’inconscio e il soprannaturale. Lo spirito romantico fu idealistico ma non religioso. La musica dei grandi compositori romantici era comunque rivolta all’intera umanità. Inoltre il romanticismo fu considerato come una rivolta contro le limitazioni del classicismo perché fino alla fine del XVIII secolo i compositori avevano scritto per il loro tempo, il presente. Inoltre nasce un nuovo tipo di canzone: la ballata. La maggior parte delle ballate consisteva in poemi piuttosto lunghi, il cui dialogo si alternava alla narrazione in una trama piena di avventure romantiche ed esperienze soprannaturali. Franz Peter Schubert visse in un ambiente saturo di musica. Il padre era insegnante a Vienna e lo istruì per seguire le sue orme, ma dopo tre anni di insegnamento, si ritirò per dedicarsi alla professione di compositore. Schubert nella sua vita compose incessantemente. L’opera di Schubert comprende infatti nove sinfonie, 22 sonate per pianoforte, 35 composizioni da camera e più di 600 Lieder. In Schubert non ci sono stati d’animo o sfumature della sentimentalità romantiche che non trovino un’espressione spontanea e perfetta nella sua melodia. Le modulazioni di Schubert, spesso ampie e complesse che a volte comprendono lunghi passaggi in cui la tonalità è tenuta in sospeso, sottolineano in questo modo molto intensamente le qualità drammatiche del testo di un canto. Il primo importante successore di Schubert fu Robert Schumann. In lui troviamo completamente la corrente agitata del romanticismo. Tuttavia i Lieder di Schumann mancano del fascino genuino di quelli di Schubert. La canzone di Schumann è meno dominata dalla melodia e il commento del pianoforte. Schumann fu compositore, pianista e critico musicale tedesco, è da molti considerato come uno dei più grandi compositori del romanticismo tedesco. Si iscrisse all’università di Lipsia per compiervi gli studi di diritto, continuando a coltivare la passione per la musica. Nel 1830 divenne allievo di un maestro assai celebre dell’epoca, Friedrich Wieck, dedicandosi interamente alla musica. Schumann non poté coronare il suo sogno di diventare un grande pianista a causa di esperimenti insensati a cui si sottopose per perfezionare la sua tecnica pianistica. Questi esperimenti gli causarono la perdita dell’uso del medio della mano destra. Decise allora di dedicarsi alla composizione. Con le sue composizioni Schumann attrasse l’attenzione di molti, e si trovò al centro di una cerchia di giovani musicisti e appassionati di musica, questo circolo prese il nome di Lega di David. Innamoratosi di Clara, figlia del suo maestro, Schumann ne chiese la mano. Il padre però non era d’accordo perché era consapevole anche del suo squilibrio mentale, e della sua tendenza all’alcolismo. I due innamorati però si sposarono il 12 settembre del 1840. Il conservatorio di Lipsia chiamò Schumann per insegnarvi, cosa che fece per un anno, per poi dedicarsi a seguire la moglie, famosa cantante e musicista in tournée in Russia, per stabilirsi a Dresda, e dedicarsi completamente alla composizione. Nel 1850 iniziarono ad aggravarsi i sintomi della sua instabilità mentale: soffriva di amnesie, allucinazioni sonore, restava assorto per ore. I disturbi che hanno accompagnato Schumann per anni vengono attribuiti da alcuni a un infezione di sifilide contratta anni prima della sua morte. La morte sarebbe avvenuta in seguito ad avvelenamento da mercurio, usato allora come trattamento per la sifilide da cui si credeva affetto. Schumann è uno dei compositori romantici per eccellenza. Le sue opere sono un esempio di passionalità focosa, e di sentimenti intimi, delicati, sensuali, lacrimevoli, autunnali. ARGOMENTO 10 Musica e poesia nell’ottocento italiano e tedesco Il romanticismo oscillava tra due tendenze, da una parte esaltava la musica strumentale pura, dall’altra si serviva con sempre maggiore frequenza di stimoli extramusicali. La figura di Liszt, esponente principale di questo secondo atteggiamento, coagulò attorno a se una specie di partito progressista musicale: i cosiddetti neo tedeschi, che propugnavano l’avvento di una stretta alleanza tra la musica e le arti. La corrente dei neo tedeschi si arricchì del contributo di un esponente singolare Richard Wagner. Richard Wagner nacque a Lipsia il 22 maggio del 1813. Si appassionò anche alla letteratura, cimentandosi a scrivere una tragedia all’età di soli 15 anni. I suoi unici studi regolari furono le lezioni di armonia. Dall’età di vent’anni Wagner iniziò a lavorare in città di provincia, allestendo moltissime opere prima come maestro di coro e poi come direttore musicale di vari teatri. La sua situazione economica era molto precaria e nel 1839 egli fu costretto addirittura a fuggire da Riga assieme alla moglie Minna Planer per sottrarsi ai creditori, raggiungendo Parigi. Qui egli portò a compimento la sua prima opera importante: il Rienzi. Apparvero poi le opere successive: l’olandese volante, Tannhauser e Lohengrin. Nel frattempo, essendo stato coinvolto dai moti rivoluzionari del 1849, Wagner fuggì di nuovo inseguito da un mandato di arresto. Fu Liszt ad aiutarlo, permettendogli di fuggire alla volta della Svizzera e si stabilì quindi a Zurigo. Wagner scrisse sempre da se i testi delle sue produzioni teatrali. Il contenuto delle sue opere è l’amore spinto fino al sacrificio può redimere l’uomo del male identificato con la vita stessa. Questi testi vengono interamente musicati, la struttura generale è stata definita opera a scene: l’unità minima fondamentale non è rappresentata dal numero ma dalla scena. Nel 1848 il compositore aveva iniziato ad abbozzare un poema che intendeva mettere in musica: La morte di Sigfrido. Negli anni seguenti questo progetto gli si allargò tra le mani, tramontando in un unico dramma quadripartito dal titolo: l’anello del nibelungo, una tetralogia scandita in una vigilia e tre giornate, intesa come l’autore come il dramma dell’inizio e la fine del mondo. Si interruppe nel 1857 per passare a comporre altri drammi musicali indipendenti dalla tetralogia: tristano e isotta e i maestri cantori di Norimberga. Una significativa evoluzione del suo pensiero in senso pessimistico fu causata dalla lettura di un saggio filosofico di Schopenhauer, in seguito a ciò la trama dell’anello del nibelungo abbandonò l’ottimismo rivoluzionario che la ispirava, piegando verso una conclusione più pessimistica. Dopo un breve soggiorno a Venezia, Wagner tentò la strada di Parigi, dove tre suoi concerti attirarono l’attenzione di Napoleone III, che volle un allestimento del Tannhauser all’Opéra. Tale rappresentazione suscitò uno dei maggiori scandali musicali del secolo. Una tournée di concerti lo condusse fino in Russia, ma ben presto Wagner ripiombò nei soliti problemi economici. Il giovane re Ludwig di Baviera, grande ammiratore della sua musica disse che gli avrebbe ripianato tutti i debiti e offerto ospitalità per dargli modo di completare l’anello del nibelungo. Fu ancora una generosa sovvenzione del re ad agevolare la realizzazione di quello che era divenuto il sogno principale di Wagner, ovvero la costruzione di un teatro dedicato appositamente alla propria musica. L’edificio fu eretto a Bayreuth, una cittadina della Baviera del nord. La sua inaugurazione avvenne nel 1876 con la rappresentazione della Tetralogia. Successivamente Wagner si dedicò alla composizione di Parsifal, il suo ultimo dramma musicale. Morì di attacco di cuore il 13 febbraio 1883. Wagner partiva da una premessa radicale, la musica ha bisogno di una giustificazione esterna di carattere politico, drammatico o coreografico, altrimenti rimaneva priva di senso. Secondo Wagner, Beethoven ha definitivamente chiuso la stagione della musica strumentale pura, e ha condotto la musica al traguardo a cui implicitamente tendeva da sempre: l’unione con la parola. Proseguendo questa strada Beethoveniana, Wagner giunge a formulare quella che per lui deve essere l’opera d’arte dell’avvenire: il Wort-Ton-Drama, cioè l’unione di parola-suono-azione in un’opera d’arte totale. Il fine di tutto è il dramma, cioè l’azione scenica che concretamente si realizza sotto agli occhi dello spettatore, musica e parola non sono altro che i mezzi per realizzarlo. Il dramma deve raffigurare la vera natura umana. Ecco perché i drammi Wagneriani attingono i loro soggetti nel mito: nella mitologia i caratteri umani sono mostrati nella loro essenza più pura e universale. La musica è quindi al servizio del dramma. Ecco allora la tecnica dei Leitmotiv (motivo conduttore) che genera vere e proprie azioni della musica. I Leitmotiv sono motivi musicali, affidati all’orchestra, la cui prima comparsa è associata chiaramente con una situazione, un personaggio, un sentimento e così via. Man mano che l’azione si svolge, i motivi già uditi ritornano, ne appaiono di nuovi, finché la musica non è altro che una fittissima rete di Leitmotiv che costituiscono il tessuto connettivo dell’intero dramma. L’orchestra non è più d’accompagnamento alle voci, ma raffigura spesso l’inconscio dei personaggi mostrandoci le pulsioni di cui loro stessi non sono a conoscenza. Wagner fa un uso davvero notevole del cromatismo che celebra il suo massimo trionfo nel Tristano e Isotta. Il Tristano è proprio un poema di amore e di morte. La storia tratta di un giovane cavaliere, Tristan, e della principessa Isolde che egli sta conducendo in sposa al re Marke. Ma un filtro magico che entrambi bevono rende chiaro ai loro stessi occhi ciò che già agiva nel loro inconscio, e che i Leitmotiv avevano fatto intuire: essi sono perdutamente innamorati l’uno dell’altra. Quando il re scopre il loro tradimento, Tristan si incammina verso l’esilio, ma l’invidioso Melot lo ferisce gravemente. Tristan morì più tardi fra le braccia di Isolde giunta finalmente da lui. Troppo tardi arriva il re per annunciare il perdono dei due innamorati per permettere loro la felicità: Isolde muore anch’essa, riversa sul corpo di Tristan. Il canto di Isolde morente riassume il senso di tutto il dramma, e cioè il compimento più alto dell’amore si può realizzare solo nella morte, che congiunge indissolubilmente coloro che amano nell’annullamento supremo. Tutto deve essere a servizio del dramma, è quindi ovvio che il primo intento deve essere quello di far capir bene le parole. I suoi personaggi hanno una psicologia elementare, poiché vengono trascinati da affetti univoci, ad un affetto subentra subito un altro. Il romanticismo tedesco aveva riscoperto il medioevo autoctono, la cui realtà storica veniva letta in una chiave fiabesca e idealizzata. Franz Liszt è stato un compositore, pianista, e direttore d’orchestra ungherese. Avviato allo studio della musica del padre cominciò a esibirsi in pubblico come pianista nel 1820. Dopo un periodo di studi a Vienna interruppe poi la carriera concertistica per approfondire la sua cultura musicale, e per dedicarsi agli studi di filosofia poesia e sociologia. Il periodo dei suoi maggiori trionfi di pianista cominciò alla fine del 1839 e fino al 1847 fu il concertista più ammirato, discusso e retribuito d’Europa. Alla fine del 1847 abbandonò la carriera concertistica e si stabilì a Weimar come direttore della cappella di corte. Si dedicò per circa un decennio alla composizione, ala direzione d’orchestra e all’insegnamento. Nel 1861 Liszt lasciò Weimar per stabilirsi a Roma, che divenne sua residenza abituale fino alla morte. Nel marzo del 1886 iniziò un giro per le varie capitali, per assistere a concerti celebrativi dei suoi settantacinque anni. In luglio, recatosi a Bayreuth per le rappresentazioni wagneriane vi morì di polmonite. La sua produzione abbraccia buona parte dei generi musicali allora presenti. La produzione è dominata da un’assoluta libertà nei confronti degli schemi tradizionali, ma anche a riunire insieme atteggiamenti più disparati e contraddittori. Il pianismo di Liszt predilige le sonorità irruenti, i grossi contrasti e l’improvvisazione acrobatica. Il secondo caso di genere musicale nato sotto la diretta influenza della letteratura è quello della musica a programma. La musica a programma si riferisce a soggetti, idee ed argomenti tratti da opere letterarie, da immagini o da altre forme artistiche. In realtà il termine viene adottato tutte le volte che il compositore voglia dipingere musicalmente un qualcosa di extramusicale. Infatti con il termine musica a programma, si intende generalmente non solo quella che ha una parte letteraria aggiunta, ma anche quella che rappresenta un certo personaggio, ad esempio il don Giovanni o il don Quixote, o descrive un fenomeno o una scena. La più importante realizzazione della musica a programma è il poema sinfonico. Liszt, nel periodo weimarese creò il poema sinfonico, un nuovo genere compositivo che si affermò nel repertorio concertistico fino alla fine del secolo quale grande forma della musica strumentale, accanto alla sinfonia, di cui il poema sinfonico aspirava ad essere erede. I poemi sinfonici devono essere compresi e valutati soltanto in riferimento ai relativi programmi, e si giudica il programma come uno dei materiali da tener in conto, ma non il privilegiato. L’OPERA ITALIANA: L’opera è un genere che nasce in Italia e si diffonde in Europa. In Italia il mondo teatrale dell’800 è legato alla struttura dell’opera com’era nel 700, con la divisione tra recitativo e aria. Giuseppe Verdi. La sua ascesa si deve al suo carattere energico ma anche alla sua personalità nazionalista. Nella sua drammaturgia si percepiscono due tendenze: il suo attaccamento alla tradizione lo portano a rappresentare conflitti semplici, mentre la sua cultura vastissima lo rendono sensibile all’incertezza che integra nella sua musica. Dalla metà del 1800 l’Italia viene unita e Verdi divenuto ormai ricco si avvicina politicamente a Cavour adottando una politica conservatrice. Rigoletto è un’opera in tre atti di Verdi. All’interno vi erano descritte le dissoluzioni della corte francese, con al centro il libertinaggio di Francesco I, re di Francia. Nell’opera si arrivò al compromesso di far svolgere l’azione alla corte di Mantova, trasformando il re di Francia nel duca di Mantova. Ѐ un intenso dramma di passione e tradimento e pone l’attenzione sulle tensioni sociali. ARGOMENTO 11 Il tardo romanticismo e le scuole nazionali Nel 1854 fu pubblicato a Lipsia un volumetto di estetica, Del bello nella musica di Eduard Hanslick, il quale diceva che la bellezza della musica non consiste nel sentimento che essa vorrebbe esprimere, ma è interna alla musica stessa. Si tratta di un bello specificamente musicale, poiché la musica esprime idee che sono esclusivamente idee musicali. Nel 1860 un piccolo gruppo di musicisti decise di firmare un manifesto per dichiarare pubblicamente la propria indipendenza dai neo tedeschi. Tra loro vi era un compositore amburghese segnalato da un articolo quasi profetico di Schumann: Johannes Brahms. Dopo aver compiuto nella natia Amburgo studi di contrappunto aveva appena 20 anni quando intraprese una tournée pianistica attraverso la Germania. L’incontro con Schumann segnò in modo indelebile la sua vita. La stima e l’amicizia concessagli dal grande artista gli diedero una precoce consacrazione quale nuovo, geniale astro della musica tedesca. L’autore riuscì a coniugare l’insegnamento di due tra i maestri più eccelsi, Bach e Beethoven costituendo davvero l’unione delle “tre grandi B”. Il suo crescente prestigio lo fece individuare come capofila dei conservatori. Forse fu proprio per sottolineare il legame con il classicismo che andò a vivere a Vienna, nella quale rimase per tutta la vita. Brahms fu uno dei pochi musicisti che poté riuscire assai presto a mantenersi esclusivamente con i ricavi delle tournée concertistiche e dei diritti d’autore. Nella prima metà degli anni 60 Brahms esplorò a fondo la musica da camera. Compose per pianoforte. Altre sue composizioni sono: la cantata Rinaldo per tenore, il Canto del destino per coro e orchestra, il Canto trionfale, il Canto delle Parche. Fu poi la pubblicazione delle Danze Ungheresi per pianoforte a quattro mani, poi orchestrate, che allargò ancora di più la platea di ammiratori di Brahms. Brahms ricevette due accuse: quella di essere accademico, e quella di scrivere musica difficile, solo per intenditori. Morì di cancro al fegato. L’Ottocento stava ormai tramontando, e dietro i bagliori della belle époque, germinavano i fermenti di una crisi profonda. Queste crepe furono messe in evidenza nella musica di Gustav Mahler. In questo artista il bello, si appropriava anche del brutto e del banale: le sue sinfonie sono percorse da squarci di musica ‘bassa’, come fanfare, marce militari o canti popolari. Egli sosteneva che c’era bisogno di un programma interno, di oscure sensazioni che possono essere rese in musica solo quando è possibile esprimerle con le parole. Nelle sue sinfonie è presente l’uso di testi cantati. La prima sinfonia per orchestra utilizza temi dei suoi Lieder Canti di un giramondo, la seconda sinfonia detta Resurrezione impiega voci femminili e il coro, la terza sinfonia per contralto, coro femminile, coro di voci bianche e orchestra si rifà al testo di Nietzsche Così parlò Zarathustra. Con l’Ottava sinfonia si assiste a un vero e proprio gigantismo dell’organico vocale e strumentale, tanto che ha guadagnato l’appellativo di Sinfonia dei mille. Nel 1911 Mahler morì, stroncato da una malattia cardiaca. I caratteri della sua musica sono anticipatori delle nuove tendenze. La sinfonia dei mille di Mahler fu eseguita per la prima volta a Monaco nel 1910, ed è dedicata alla moglie Alma. È stata come una visione fulminea: improvvisamente tutto stava davanti ai suoi occhi e gli è bastato porlo su carta. Questa sinfonia unisce due testi poetici in lingue diverse, la prima parte è in latino e la seconda parte in tedesco. Indescrivibile fu il successo che ne seguì, l’entusiasmo del pubblico superò ogni limite. Un altro compositore di quegli anni fu Richard Strauss. La sua musica contribuì a formare quella che era percepita come Musica Moderna: egli si dedicò soprattutto al poema sinfonico. In Strauss domina un acceso e intenso vitalismo, temperato da una vena di satira graffiante. La sua modernità si riflette anche nella scelta dei suoi testi: di Oscar Wilde e di Hugo von Hofmansthal. Si tratta di drammi dal contenuto scandaloso per la morale dell’epoca, entrambe le protagoniste sono divorate da una brama sensuale insaziabile, che le spinge all’omicidio, e alla quale infine soccombono. Quasi tutta la storia della musica occidentale trattata fin ora è situata i Francia, Italia e Germania. Ciò è dovuto al fatto che negli altri paesi europei la produzione si svolgeva ancora secondo le modalità di trasmissione orale. Con il romanticismo le cose iniziarono a cambiare, perché uno dei postulati estetici di questo movimento era la riscoperta delle proprie radici etniche e nazionali. Si assistette così alla fioritura di scuole nazionali, che prevedevano l’accentuazione dei caratteri musicali nazionali. In Russia, ad esempio, si inseguivano i passi dell’opera prima francese e poi italiana. L’autore più importante nella produzione operistica russa fu Michail Ivanovic Glinka, la sua opera Una vita per lo zar, pur tendendo allo stile occidentale fu salutata come prima, vera pera nazionale russa: argomento tratto dalla storia russa, uso di canti popolari e melodie ad essi ispirate, presenza in orchestra di uno strumento tipicamente russo come la balalaika (strumento a pizzico). La società russa fu però immediatamente attaccata da un gruppetto di cinque giovani compositori che ambivano a porsi come i veri difensori della musica russa. Il Gruppo dei Cinque era formato da Balakirev, Cui, Musorgskij, Rimskij-Korsakov e Borodin. Un altro grande compositore russo fu Tchaikovsky, per quanto la sua collocazione stilistica sia di stampo occidentale. Egli inaugurò la grande stagione del balletto russo e citiamo il lago dei cigni, la bella addormentata nel bosco e lo schiaccianoci. I compositori dell’Europa del nord erano più sotto influenza tedesca. In Norvegia invece Grieg mescolò la sua formazione lipsiense allo studio della musica folkloristica norvegese. Collaborò con il drammaturgo Henrik Ibsen realizzandole musiche di scena di Peer Gynt, rappresentato per la prima volta ad Oslo nel 1876. Peer Gynt è una commedia dolceamara a proposito di un antieroe norvegese. ARGOMENTO 12 Le avanguardie del novecento L’epoca che va da 1889 al 1914 è stata definita epoca della Modernità. In questi anni si determina il superamento di due tratti della cultura europea ottocentesca. Innanzitutto fu messo in discussione il tradizionale eurocentrismo musicale, e cioè l’idea che solo la musica europea potesse elevarsi a livello artistico. In campo musicale i primi anni del secolo sono un continuo di proposte e novità. Le rivoluzioni timbrico-armoniche di Debussy e quelle atonali di Schonberg, provocarono un vero e proprio choc nei salotti e nelle sale da concerto europee. La sperimentazione riguardava l’uso di suoni non tradizionali. Basti pensare a quel corpus di opere che giunse a maturazione negli anni venti che si indica con il termine “musica sulla macchina”, ispirandosi ai rumori delle macchine, delle città e della vita quotidiana. Parlare di avanguardie musicali nel Novecento significa trattare compositori che proponevano l’abbandono di concezioni estetiche, principi e tecniche compositive della generazione precedente. Arnold Schonberg fu un compositore austriaco. Ebbe dalla madre le prime nozioni musicali. Nel 1891 entrò come commesso presso una banca viennese, ma continuò gli studi musicali da autodidatta. Conobbe A. von Zemlinsky che gli impartì lezioni di armonia e di contrappunto. Nelle sue prime composizioni furono sotto l’influsso di Wagner e Mahler, questi sono Notte trasfigurata, un poema sinfonico per sestetto d’archi, e I canti di castel guerre, sinfonia per soli, coro e orchestra. Nel 1901 sposò la sorella del suo maestro, Mathilde, e con lei si trasferì da Vienna a Berlino. Successivamente Schonberg fondò il gruppo del Cavaliere Azzurro. All’Almanacco del gruppo, pubblicato nel 1912 collaborò con un raggio intitolato ‘Il rapporto col testo’, dove vengono affermati per la prima volta i principi etici ed estetici dell’espressionismo musicale: Schonberg rigetta sia la tendenza formalistica, sia quella che vuole interpretare la musica vocale in rapporto al senso letterale di un testo anziché nella sua intima essenza espressiva. In base a questi principi nasce l’opera più famosa di Schonberg Pierrot lunaire op.21. L’opera denuncia la crisi dell’uomo nell’alienzione della società che sta precipitano nella guerra. Schonberg percosse la via più radicale del post romanticismo: dalla dissoluzione della tonalità (mediante il cromatismo spinto alle estreme conseguenze) Schonberg passò all’atonalità (riduzione dei mezzi espressivi). Il compositore riorganizzò i mezzi formali della costruzione musicale attraverso un nuovo metodo per comporre, mediante 12 suoni che non sono in relazione tra di loro, nasce così la dodecafonia. Nel 1923 la moglie morì, e un anno dopo sposò Gertrud Kolisch. Nel 1925 si trasferì a Berlino, dove venne chiamato per occupare la cattedra all’Accademia statale di musica. Con l’avvento di Hitler abbandonò la Germania e si recò in Francia. Benché battezzato cattolico, egli decise di riabbracciare la religione ebraica in segno di protesta contro il nazismo. Intanto terminò Mosè e Aronne, che sono contrapposti come due aspetti antitetici della vita politica e sociale dell’uomo: Mosè è l’idea, Aronne è l’azione che dovrebbe esprimerla ma che la tradisce. Dopo aver insegnato a Boston e a New York, si trasferì a Hollywood dove tenne una classe privata di composizione. Passò poi all’università di Los Angeles, dove compose alcune importanti opere strumentali. Igor Stravinskij fu un compositore russo. I suoi studi di musica cominciarono molto tardi, quando già avviato all’università per conseguire la laurea in legge incontrò Rimskij-Korsakov che accettò di prenderlo, a 23 anni, tra i suoi allievi di composizione. Gli venne affidata la composizione di un intero balletto: nacque così L’uccello di fuoco, presentato a Parigi il 25 giugno 1910 con grande successo. La seconda partitura scritta per i balletti russi Petrouschka portò al successo internazionale il compositore russo, tanto da impressionare profondamente Debussy. Nel 1914 Stravinskij abbandonò Pietroburgo alla volta della Svizzera. Avverso a Schonberg e all’atonalismo, il musicista sembra riallacciarsi allo stile settecentesco di Bach e Handel. Nacquero le sinfonie per strumenti a fiato in memoria di Debussy. Stabilitosi a Parigi dopo la rivoluzione russa, egli conta un’intensa attività in quel periodo, fino ad arrivare alla Carriera del libertino, melodramma in tre atti che rappresenta il culmine del paradosso stravinskiano: arie, duetti, terzetti eccetera. Durante la guerra la sua carriera andava un po’ scemando, quando improvvisamente scoprì la tecnica dodecafonica e la sperimentò nel Settimini. Inattivo negli ultimi anni di vita, morì e volle essere sepolto a Venezia. Il 30 luglio 1956 Stravinskij e sua moglie Vera arrivarono a Venezia, dovr il suo soggiorno si sarebbe concluso il 13 settembre con l’esecuzione in prima mondiale del Canticum sacrum ad honorem Sancti Marci nominis con la direzione di lui stesso alla basilica di San Marco. Il ritrovamento di alcune lettere di Stravinskij consente di ricostruire le intenzioni iniziali, i problemi e le soluzioni, nonché a chiarire alcuni aspetti dell’organizzazione del concerto, oltre alle sue richieste finanziarie. ARGOMENTO 13 Serialità integrale, Cage e oltre... Terminata la bufera della guerra, i giovani compositori tedeschi sentirono il bisogno di aggiornarsi su ciò che era avvenuto nel frattempo. Dal 1946 si organizzarono nella città tedesca di Darmstadt i corsi estivi internazionali per la nuova musica. Col passare del tempo attirò musicisti anche dall’estero. Intorno al 1953 il processo si può dire compiuto. Due giovani compositori, il francese Pierre Boulez e il tedesco Karlheinz Stockhausen si incamminarono verso quella che si definisce serialità integrale, che consiste nell’applicazione del criterio seriale anche agli altri parametri del suono e non solo alle altezze, come invece si limitava a fare la dodecafonia classica. Pierre Boulez con Structures I per due pianoforti vuole dimostrare che la composizione organizzata annulla la soggettività emotiva dell’autore ma anche il suo stesso agire compositivo. Il compositore rinuncia al suo io creatore per consegnarsi alla spietata razionalità del numero. Le composizioni di questo periodo fu detto strutturalismo e richiede un approccio alla musica del tutto nuovo: calcoli ritmici, salti di estensione notevolissimi, totale controllo del timbro di ogni nota e così via. Lo strutturalismo non fu affatto l’unica corrente nella musica di quel periodo. Un compositore statunitense, John Cage, scrisse qualcosa di veramente insolito. Da ragazzo studia il pianoforte e compie ricerche personali sulla musica dell’Ottocento. Nel 1933 decide di dedicarsi principalmente alla musica, e diventa allievo di Schoenberg. Nel 1939 fonda alla Cornish School un’orchestra di percussioni per cui compone First construction e in essa vengono usate percussioni improprie come tazzine, cerchioni di auto. Nel 1940 gli viene commissionata una musica per il balletto Bacchanale. Qui per la prima volta sperimenta la tecnica del ‘piano preparato’, piazzando una piastra di metallo sulle corde, così da modificare il timbro dello strumento e produrre suoni percussivi. Nei pezzi per piano preparato si inseriscono tra le corde dello strumento svariati oggetti, di modo che l’esecutore produca suoni che non sono del tutto volontari. Cage esplora anche il campo dei rumori, prova nuovi tipi di strumenti e conduce esperimenti con la musica elettronica. Lui disse di voler fare delle scelte compositive senza l’intervento della sua volontà, in modo non intenzionale. L’artista non controlla, non organizza, non domina la natura ma la ascolta. L’uomo ha un ruolo subalterno, non è né esecutore né creatore della musica, è un liberatore di suono. C’è quindi il rifiuto della concezione della musica in quanto suono organizzato. Cage distrugge quindi la figura del compositore genio. Cage inoltre è consapevole che il silenzio assoluto è impossibile perchè il silenzio sottolinea e amplifica i suoni. Nel 1952 compone 4’33’’, per qualsiasi strumento. L’opera consiste nel non suonare lo strumento. Il significato del silenzio è la rinuncia a qualsiasi intenzione. Il silenzio non esiste, c’è sempre il suono, ad esempio il suono del proprio corpo, l’ambiente circostante, i rumori della sala da concerto, il mormorio del pubblico se in teatro o il fruscio degli alberi se in campagna. Egli era al corrente del tentativo di Boulez di comporre una musica in cui tutti i parametri fossero razionalmente predeterminati, ma giudicò questo come una musica senza alcun filo logico con note messe a caso. Tanto valeva, concluse provocatoriamente, usare il caso veramente. E cosi fece nel suo Music of Changes, mediante il lancio di tre monetine. L’utilizzazione del caso nel processo compositivo ed esecutivo viene chiamata alea e la musica ottenuta assume il nome di musica aleatoria. Le sue composizioni hanno inglobato l’alea non solo nel momento compositivo, ma anche in quello esecutivo, realizzando quella che è stata detta forma aperta. Gli esecutori decidono da se quali parti suonare mentre il direttore funge solo da orologio che segna lo scorrere del tempo. Dopo il suo passaggio nulla fu come prima. Il ciclone Cage arrivò anche in Europa in due ondate. I compositori europei rifletterono sul concetto di alea, inserendolo nella loro tradizione. Il compositore rinunciava quindi al determinare ogni minimo particolare, lasciando alla casualità o alla volontà dell’interprete un certo campo di libere scelte. Edgard Varèse si avvalse inizialmente di strumenti a percussione. Egli utilizzò i Thereminvox. L’elettronica gli serviva per realizzare la sua personale concezione di musica: masse sonore composte di un ‘suono organizzato’. Al progetto artistico di Varèse mancava ancora un’acquisizione: quella di una musica che si muovesse davvero nello spazio. Questo desiderio ebbe realizzazione nel 1958, quando fu commissionato al celebre architetto Le Corbusier il padiglione Philips per l’Esposizione Universale di Bruxelles. Le Corbusier richiese a Varèse un Poème Electronique (poema elettronico), quasi una serie di diapositive sonore da far ascoltare all’interno del padiglione mentre sarebbero state proiettate luci e diapositive scelte dallo stesso Le Corbusier, il nastro magnetico si avviava dunque a diventare uno dei protagonisti della musica del Novecento. I suoni potevano venire distorti, accelerati, ritardati, mandati al contrario o sovrapposti. Questo indirizzo, detto musica concreta, fu praticato soprattutto a Parigi grazie ai finanziamenti della radio francese Gruppo di ricerche di musica concreta. Le masse sonore in movimento di Edgard Varèse Varèse ha contribuito ad ampliare il campo della ricerca compositiva arrivando ad una ridefinizione dei concetti di musica e di suono. C’è poi contrarietà verso ogni tipo di recupero del passato e interesse assoluto nella costituzione di musica della propria epoca. In lui c’è poi un concetto di arte e scienza come elemento fondamentale della sua poetica. L’idea estetica di Varèse è quella di estetica della musica come “intelligenza dei suoni”. Egli aspira alla creazione di nuovi strumenti con cui condurre le ricerche sul suono sul timbro, speranze rivolte all’elettronica.

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