Psicologia della Comunicazione - Appunti di Lezione

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Università degli Studi di Ferrara

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psicologia della comunicazione comunicazione interpersonale teorie della comunicazione linguaggio

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Questi appunti forniscono una panoramica dei concetti fondamentali della psicologia della comunicazione, includendo l'etimologia e la definizione di comunicazione, nonché diversi approcci all'analisi del fenomeno comunicativo come quello matematico, semiotico e pragmatico. Gli appunti riassumono le idee chiave di autori come Shannon e Weaver, Ogden e Richards, e Grice.

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LEZIONE + LIBRO PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE LEZIONE 1: I CONCETTI BASEEeeeeeeeeee → etimologia di comunicazione: dal latino communico = mettere in comune, rendere partecipe. → definizione di comunicazione = processo interpersonale e sociale che consente a individui e/o gruppi di scambiare inform...

LEZIONE + LIBRO PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE LEZIONE 1: I CONCETTI BASEEeeeeeeeeee → etimologia di comunicazione: dal latino communico = mettere in comune, rendere partecipe. → definizione di comunicazione = processo interpersonale e sociale che consente a individui e/o gruppi di scambiare informazioni e creare significati condivisi. La comunicazione: - può far riferimento al presente, passato o futuro; - condividendo o non condividendo lo stesso luogo/tempo; - avviene in un ambiente sociale, infatti l’esistenza di almeno due persone che interagiscono costituisce un aspetto fondante affinché possa svilupparsi qualsiasi processo comunicativo → dimostrazione del carattere relazionale della comunicazione. Affinché una comunicazione sia condivisa, i partecipanti devono appunto condividere; 1. un sistema di suoni significativi; 2. un sistema di segni e di significati; 3. un insieme di regole e di convenzioni che giustificano la regolarità degli scambi e dell’utilizzo dei contenuti di tali scambi. COMPORTAMENTO COMUNICAZIONE qualsiasi azione motoria di un individuo, percepibile in qualche ogni comunicazione è un comportamento, in quanto si esprime maniera da un altro. attraverso azioni manifeste. Non tutti i comportamenti sono comunicazione: esistono forme di La comunicazione è infatti uno «scambio interattivo osservabile comportamento che possono essere informative ma non fra due o più partecipanti, dotato di intenzionalità reciproca e di comunicative. un certo livello di consapevolezza, in grado di far condividere un significato sulla base di sistemi simbolici e convenzionali di significazione e di segnalazione secondo la cornice culturale di riferimento». Anolli, 2017 ➕ La comunicazione è stata analizzata sotto differenti aspetti e con diversi approcci: la linguistica → ha analizzato i mezzi attraverso i quali i contenuti nella comunicazione vengono veicolati e le regole che governano la produzione e la comprensione di tali mezzi. ➕la semiotica → disciplina che si occupa delle modalità con cui viene costruito il significato e di come i soggetti della comunicazione attribuiscono un senso ai contenuti della comunicazione stessa. ➕ la sociologia → studia il ruolo della comunicazione nelle dinamiche sociali e le modalità con cui interagiscono le strutture del comportamento linguistico e le strutture sociali. ➕la psicologia → analizza i processi cognitivi sottostanti all’attività comunicazionale, e il ruolo della comunicazione come elemento fondante nelle dinamiche interpersonali e nella manifestazione del Sé. Per descrivere la struttura della comunicazione sono stati formulati diversi approcci: ① APPROCCIO MATEMATICO: il modello di Shannon e Weaver (1949). ✔️è il più famoso e descrive la comunicazione come una trasmissione di informazioni. FONTE/MITTENTE persona o oggetto che ha un messaggio da inviare ad un destinatario. → es: il parlante che fa una chiamata telefonica 1 TRASMITTENTE/TRASMETTITORE persona o strumento che converte il messaggio (CODIFICA) in segnale. → es: il cellulare CANALE infrastruttura che veicola il segnale. → es: la rete RICEVENTE/RICEVITORE persona o strumento che riceve il segnale e lo interpreta (DECODIFICA). → es: cellulare del destinatario DESTINATARIO persona o oggetto che riceve il messaggio. → es: chi riceve la chiamata RUMORE forza qualsiasi che può interferire con la corretta trasmissione del segnale. Può essere esterno o interno (fisiologico o psicologico). → es: malfunzionamento FEEDBACK aggiunto più tardi, non dai due ideatori. E’ la conferma che il destinatario invia alla fonte per dimostrare di aver ricevuto e compreso o meno il messaggio. I limiti di questo modello sono: ❌ 1. essendo un modello lineare (one way): ❌ è stato creato principalmente per spiegare sistemi di comunicazione: radio, telegrafo, telefono; ❌ il feedback non appartiene al modello originale; non è stato ideato per spiegare la comunicazione faccia a faccia; ❌ 2. essendo un modello contenitore: ❌ il messaggio è contenuto nelle parole; ❌ la comunicazione avviene quando un messaggio è inviato e ricevuto; non tiene conto dell’intenzionalità dei messaggi e del contesto; ② APPROCCIO SEMIOTICO o → semiotica = scienza che studia la vita dei segni nel quadro della vita sociale. Essa analizza come i significati vengono creati, comunicati e interpretati attraverso vari sistemi di segni (es: alfabeto), che possono includere il linguaggio, le immagini, i gesti, i suoni e altri mezzi di comunicazione. La comunicazione è infatti possibile tramite un processo di significazione = capacità di generare significati. → segno/simbolo= qualcosa che sta per qualcos’altro. → significato = rapporto fra la realtà da comunicare e i codici o i sistemi con cui si comunica. All’interno di questo approccio rientrano: ✔️ > il TRIANGOLO SEMIOTICO: Ogden e Richards (1923)O spiega i nessi esistenti tra: - un simbolo/segno = i sistemi segnici utilizzati negli scambi comunicativi (es: la parola). Il simbolo non ha un rapporto diretto con il referente, ma solo con la referenza. - una referenza = l’idea corrispondente al simbolo; - il referente = la realtà rappresentata dal simbolo. → fallacia referenziale: quando si rapporta il simbolo a un unico referente possono crearsi delle ambiguità di significato (es: “cagna”). > l’ iINTENZIONALITA’: Grice, 1975) → intenzionalità = proprietà di un’azione compiuta in modo volontario e di proposito per raggiungere un certo scopo. L’emittente manifesta l’intenzione di comunicare al ricevente e il significato viene costruito nella relazione interpersonale. Lo scambio comunicativo avviene infatti quando il messaggio è prodotto intenzionalmente dall’emittente ed è riconosciuto e interpretato dal destinatario. COMUNICAZIONE INFORMAZIONE scambio volontario e consapevole di un messaggio trasmissione involontaria di un segnale Secondo Grice, l’intenzionalità può riflettersi nello scambio comunicativo a due livelli: A. intenzione informativa → volontà di comunicare un certo contenuto al destinatario → una fonte A trasmette a B qualcosa che non sà; 2 B. intenzione comunicativa → volontà di coinvolgere il destinatario e condividere un contenuto → A vuol rendere consapevole B di qualcosa di cui prima non era consapevole. I messaggi possono essere diversamente interpretati a seconda del CONTESTO. Le informazioni provenienti dal contesto alimentano nell’individuo i processi inferenziali = abilità di dedurre informazioni non esplicitate nel messaggio, collegando le informazioni tra loro con quelle già possedute e dedotte dal contesto. Sono vari gli indizi contestuali che consentono di interpretare un messaggio: ★ DEISSI = elementi extra-linguistici che consentono di orientare un discorso nello spazio (es: qui), nel tempo (es: ora) o verso una persona (es: lei); ★ PRESUPPOSIZIONE = informazione implicita, condivisa dagli interlocutori e data per scontata → es: “Piove anche oggi” (presupposizione: pioveva anche ieri). ★ IMPLICATURA CONVERSAZIONALE= impegno reciproco ad integrare il significato letterale di un messaggio con conoscenze già possedute. Le implicature sono negoziate e dipendono dal contesto → es: Enrico è un mostro (implicature: Enrico è una persona spregevole oppure Enrico è bravissimo a fare qualcosa). ③ APPROCCIO PRAGMATICO o Premessa: sono tre i settori che studiano la comunicazione umana: 1. Sintassi: lo studio delle relazioni formali tra i segni; 2. Semantica: lo studio del significato dei segni; 3. Pragmatica → PRAGMATICA = branca della linguistica che studia come il contesto influenza l'interpretazione del significato nel linguaggio. Si concentra sull'uso pratico del linguaggio come azione. Il suo focus di studio ricade: - sulla relazione tra i segni e coloro che li interpretano; - sui processi impliciti della comunicazione. All’interno dell’approccio pragmatico ricade la ITEORIA DEGLI ATTI LINGUISTICI DI AUSTIN (1942)I Secondo questa teoria, l’uso del linguaggio equivale a mettere in atto un’azione → quindi: DIRE = FARE qualcosa. Austin distingue quindi tre tipologie di atti linguistici: Tipologia Cosa sono? Esempio Forza (ogni atto linguistico può essere modulato con più o meno forza) ATTI LOCUTORI ciò che il parlante dice “Ti chiedo perdono” TONO della vce (atto DI dire qualcosa) ATTI ILLOCUTORI sono le intenzioni comunicative ammettere la propria colpa SCELTA DELLE PAROLE (es: devi (atto NEL dire del parlante e voler far pace. farlo vs dovresti farlo) qualcosa) ATTI sono gli effetti che il parlante ottenere il perdono altrui EFFETTI DIVERSI sull’interlocutore PERLOCUTORI produce sull’interlocutore (a seconda del contesto, delle (atto CON il dire credenze, ecc.) qualcosa) Sempre nell’approccio pragmatico rientra il IPRINCIPIO DI COOPERAZIONE DI GRICE (1975)I Secondo Grice, negli scambi verbali è sempre possibile individuare uno scopo comune e che i partecipanti all’interazione comunicativa agiscano rispettando un principio di cooperazione= accordo di base tra i partecipanti per dare il proprio contributo allo scambio comunicativo. Stabilisce le regole implicite che guidano la comunicazione efficace, sottolineando l’importanza della cooperazione reciproca. Il principio si articola in 4 regole/massime conversazionali: QUANTITA’ fornisce le informazioni necessarie per comprendere un messaggio - quando è necessario - in maniera esauriente, ossia non si devono fornire né troppe né troppe poche informazioni. QUALITA’ assume che il contenuto del messaggio sia attendibile, quindi: - non bisogna dire il falso; - non bisogna comunicare qualcosa quando le prove non sono adeguate; 3 RELAZIONE (o i partecipanti devono fornire informazioni che siano pertinenti con la comunicazione in corso della pertinenza) MODO (o della la comunicazione deve essere chiara e non ambigua, pertanto maniera) - evita espressioni oscure; - evita le ambiguità; - sii breve; - sii ordinato nell’esposizione; Il principio di cooperazione è alla base di un modello inferenziale applicato a una particolare forma di comunicazione come la conversazione (Sperber e Wilson 1995). Nella conversazione, infatti, si possono sviluppare delle inferenze che consentono ai partecipanti di comprendere correttamente quanto si dice se vengono rispettate le regole griciane. L’interazione comunicativa, come la conversazione, inoltre, deve rispettare anche le regole che permettono la gestione dell’avvicendamento dei turni (turn taking). Le strategie sottostanti all’avvicendamento dei turni sono necessarie: a) per garantire uno sviluppo positivo della conversazione; b) per superare i limiti cognitivi che rendono problematico l’ascoltare e contemporaneamente il parlare. Delle strategie sull’avvicendamento dei turni se ne occupò tra i primi Duncan (1972]. Egli individuò una serie di indizi verbali e paralinguistici che segnalano la volontà del parlante di: - cedere il turno → il parlante può ricorrere all’intonazione oppure alla pronuncia strascicata della sillaba finale della parola che conclude una proposizione. - di richiederlo → il parlante può ricorrere a brevi parole che possono precedere o seguire una frase come ma o beh e, spesso, si può osservare una sovrapposizione tra i messaggi espressi dai due interlocutori. - di mantenerlo → il parlante ricorre cambi di intonazione e da pause piene (come alcune forme di vocalizzazione), ma anche da pause vuote, in cui cioè non viene emesso alcun suono, accompagnate in questo caso dallo spostamento dello sguardo verso una direzione diversa dall’interlocutore. Ovviamente, all’interno dell’approccio pragmatico rientra anche la PPRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA di Watzlawick et al. (1971). - Il linguaggio ha conseguenze sul piano del comportamento e delle relazioni. - Ruolo della comunicazione nella costruzione della realtà soggettiva delle persone e nella determinazione della qualità delle relazioni interpersonali. La pragmatica della comunicazione è una teoria generale dell’interazione nella comunicazione interpersonale basata su 5 ASSIOMI = proprietà della comunicazione e regole da seguire per una comunicazione efficace. Essi si possono riassumere in: - Tutto è comunicazione, non solo parole (comunicazione verbale) e gesti (comunicazione non verbale), ma anche silenzi e comportamenti. Ogni azione, o inazione, trasmette un messaggio. - Ogni comportamento è comunicazione e ogni atto comunicativo è un comportamento: la comunicazione, essendo intrinsecamente relazionale, plasma e modifica costantemente le relazioni sociali. qualunque comportamento manifestato da una persona in presenza di una o più persone, indipendentemente dalla consapevolezza e intenzionalità comunicativa, è comunicazione. NON SI PUO’ NON COMUNICARE ✔️ E’ possibile: ✔️ non rispondere (passività, fuga); ✔️ rifiutarsi di rispondere; rispondere senza rispondere; ❌Non è possibile non comunicare qualcosa. ogni comunicazione veicola CONTENUTO e una la relazione fornisce una chiave di lettura del contenuto. RELAZIONE La natura di una relazione dipende dalla PUNTEGGIATURA l’interpretazione della comunicazione dipende dalla relazione tra delle sequenze di comunicazione tra comunicanti i comunicanti e la punteggiatura e l’uso stesso di quest’ultima. Gli esseri umani comunicano con il modulo DIGITALE e con ANALOGICO DIGITALE il modulo ANALOGICO attraverso l’espressione e i Attraverso la combinazione di movimenti del corpo si suoni (e quindi di parole) si possono esprimere in modo possono esprimere un numero IMMEDIATO alcune emozioni INFINITO di messaggi in modo e sensazioni non altrimenti DETTAGLIATO e PRECISO comunicabili (canale non (canale verbale: veicola gli 4 verbale: veicola gli aspetti di aspetti di contenuto) relazione). RELAZIONI SIMMETRICHE RELAZIONI si ha un rapporto paritario tra COMPLEMENTARI gli attori della comunicazione uno degli attori in un momento Gli scambi di comunicazione sono SIMMETRICI o specifico dell’interazione COMPLEMENTARI a seconda che siano basati riconosce le posizioni e sull’uguaglianza o sulla differenza l'interdipendenza dell'altro. Alcuni tipi di relazione sono stabiliti dal contesto sociale-culturale - I due tipi di relazione non sono positivi o negativi di per sé; - Entrambe sono positive o negative a seconda delle situazioni. LLa COMPETENZA COMUNICATIVAa Accanto alla padronanza delle regolarità formali di una lingua e al saper costruire frasi ben formate da un punto di vista sintattico, occorre anche la capacità di produrre enunciati adeguati alla specifica situazione comunicativa (Dell Hymes, 1971) → definizione di Parks (1994): la competenza comunicativa rappresenta il grado con cui gli individui soddisfano e percepiscono di aver soddisfatto i loro scopi in una data situazione sociale, senza mettere a repentaglio la loro abilità o l’opportunità di perseguire altri obiettivi ritenuti più importanti. In questa definizione i concetti di intenzionalità e di consapevolezza assumono un ruolo centrale e si intrecciano con quello di efficacia. La competenza comunicativa si articoli in tre dimensioni principali: COMPETENZA SINTATTICA è la capacità di produrre frasi formalmente corrette e di comprenderle come tali in base a regole grammaticali. ✔️ Questa competenza consente infatti di: ✔️ stabilire la categoria grammaticale (nome, aggettivo, ecc.); ✔️ fornisce informazioni di tipo morfologico (es: singolare/plurale); stabilire le relazioni tra le parole. COMPETENZA SEMANTICA capacità di associare le parole (significanti) agli oggetti, eventi o situazioni (significati) cui corrispondono. La referenza e il contesto sono fondamentali per ottenere una comunicazione efficace, in quanto è importante che gli interlocutori assegnino lo stesso significato alle parole utilizzate. COMPETENZA PRAGMATICA capacità di comunicare tenendo conto del contesto in cui avviene la comunicazione. 5 LEZIONE 2: LA COMUNICAZIONE VERBALEEEEEE → comunicazione verbale = linguaggio scritto + linguaggio parlato Alla base della comunicazione verbale c’è il LINGUAGGIO = sistema elettivo di trasmissione di messaggi nella comunicazione umana. Esso è una funzione cognitiva (insieme alla percezione, all’attenzione, alla memoria e al pensiero) che permette di acquisire e usare una o più lingue. Le funzioni del linguaggio sono distribuite in diverse aree del cervello: AREA DI BROCA coinvolta nella produzione e nell'articolazione delle parole AREA DI WERNICKE coinvolta nella comprensione del linguaggio CORTECCIA MOTORIA coinvolta nell’articolazione CORTECCIA VISIVA coinvolta nell'elaborazione di lettere e parole scritte AAPPROCCIO PSICOLINGUISTICOO → studia i meccanismi di produzione e comprensione del linguaggio. → LINGUA= sistema di simboli combinabili secondo precise regole così da poter generare un numero infinito di possibili messaggi. La possibilità di creare un numero infinito di frasi, a partire da un numero finito di parole, viene definita produttività linguistica. La lingua è oggetto di studio di diverse discipline: FONOLOGIA è lo studio del sistema di suoni che costituiscono un linguaggio. SEMANTICA è lo studio del significato delle parole. SINTASSI è lo studio delle regole per combinare parole in frasi. PRAGMATICA è lo studio delle relazioni tra linguaggio e contesto/scopo. AFONEMIO Tutte le lingue possiedono un sistema fonologico = insieme di fonemi. → FONEMI (es: /s/) sono le parti più piccole di cui sono composte le parole di una lingua parlata. - Non corrispondono alle lettere; - la corrispondenza tra fonemi e grafemi varia da lingua a lingua. ✅ A questo proposito, le lingue si differenziano in: ❌ > LINGUE TRASPARENTI = buona corrispondenza (es: italiano, spagnolo, tedesco); > LINGUE OPACHE = bassa corrispondenza (es: inglese e francese) – → stesso fonema ma in grafemi diversi: green field people → stesso grafema ma che assume diversi valori fonetici: enough (/f/) ghost (/g/) La maggior parte degli studiosi concorda nel ritenere che l’italiano possieda 30 fonemi = lettere dell’alfabeto + suoni provenienti dalla combinazione di lettere. Nessuna lingua ha in sé l’intero repertorio di fonemi. due suoni sono fonemi diversi se sostituendo l’uno con l’altro cambia il significato delle parole in cui compaiono: es: Rana Lana se un fonema è lo stesso ma cambia solamente la pronuncia, per motivi regionali, individuali o contestuali, allora si parla di ALLOFONI. Mentre in italiano e nella maggior parte delle lingue occidentali /l/ e /r/ sono fonemi diversi, in molte lingue orientali i fonemi /l/ e /r/ sono allofoni e, per questo motivo, vengono interpretati come due realizzazioni di un unico fonema. AMORFEMI e PAROLEO Combinazioni di fonemi danno vita alle parole di una lingua ma, a questo punto, è importante precisare che non tutte le combinazioni sono consentite. → es: carta > darta (regolare = è una pseudoparola/non-parola in quanto il fatto che non esista è del tutto accidentale: è facilmente pronunciabile, perché segue le regole fonotattiche della nostra lingua e “”suona” come possibile). > datza (irregolare = nonostante possa essere pronunciata, “suona” come non italiana, perché la combinazione tz non si incontra mai, in nessuna parola della nostra lingua). > drtzc (illegale = non è pronunciabile sulla base delle possibilità fonotattiche della lingua italiana). → MORFEMI = sono le unità più piccole dotate di significato, ottenute da sequenze di fonemi. → es:[gatt-] è la radice di parole con significato simile come gatt-o, gatt-a, ecc. 6 I morfemi possono essere: - LIBERI = parole composte da singoli morfemi; - LEGATI = morfemi uniti ad altri per formare delle parole → es: [gatt-] (radice) + [o] (morfema legato) ASINTAGMIO →CATENA SINTATTICA = struttura con cui si dispongono le parole all’interno di una frase. → SINTAGMA = unità minima della catena. E’ composto da: > una TESTA = parte fondamentale. > una MODIFICATORI = altri elementi del sintagma. In base alla categoria grammaticale della testa, i sintagmi possono essere: ★ NOMINALI = contengono un nome; ★ VERBALI = contengono un verbo; ★ PREPOSIZIONALI = contengono una preposizione; La maggior parte delle frasi è composta da un sintagma nominale e da un sintagma verbale. AFRASIO Secondo Noam Chomsky, la sintassi permette di proiettare il finito (parole, regole grammaticali) nell’infinito (numero di frasi) e rende il linguaggio naturale uno strumento di comunicazione unico. Malgrado le differenze superficiali, le lingue possiedono delle caratteristiche in comune definite UNIVERSALI LINGUISTICI. Essi affermano che: 1. ciascuna lingua ha un numero finito di fonemi. 2. da un numero finito di fonemi è possibile costruire un numero infinito di parole. 3. la relazione tra ciascuna parola e il proprio significato è arbitraria, tanto che lo stesso significato può essere espresso nelle diverse lingue attraverso diverse etichette linguistiche (es: cane, dog). 4. in qualsiasi lingua sia possibile produrre un numero infinito di frasi → produttività linguistica. → FRASE = combinazione di parole e sintagmi determinate da regole sintattiche. → REGOLE SINTATTICHE = consentono di combinare i simboli del linguaggio (parole) per produrre significati complessi (frasi/discorsi/frasi). Naturalmente, le regole possono variare da una lingua all’altra → es: in italiano le frasi sono costruite secondo la sequenza soggetto-verbo-oggetto, mentre in giapponese la sequenza è soggetto-oggetto-verbo. ALO SVILUPPO DEL LINGUAGGIOO Il linguaggio è un’abilità cognitiva complessa che si apprende con poco sforzo. I bambini imparano velocemente e iniziano presto, senza ricevere un’istruzione formale (dunque lo stesso processo vale anche per gli adulti non alfabetizzati). La produttività linguistica è una capacità mostrata dai bambini (e dagli adulti), soprattutto se si tiene conto che gli adulti, generalmente, correggono i bambini rispetto ai contenuti, ma non li correggono quando compiono errori grammaticali. Appena nati i bambini sono predisposti ad imparare qualsiasi lingua: rispondono a tutte le distinzioni possibili tra suoni diversi, ma è solo durante il primo anno di vita che sono esposti ad una specifica lingua e si specializzano a distinguere i suoni di quella lingua. Sebbene a scuola venga insegnata la grammatica della nostra lingua madre, non sempre si è in grado di esplicitare le regole che governano la formazione delle frasi. ALe Teorie ingrazioniste O L'acquisizione del linguaggio dipende anche dall’ambiente nel quale si è inseriti → interazione tra innatismo ed esperienza ALa Teoria innatista (o generativo-trasformazionale) O La psicolinguistica è la disciplina che si occupa dei meccanismi sottesi alla comprensione e alla produzione del linguaggio, e prende inizio dal lavoro di Noam Chomsky (anni ‘50-’60) che, per spiegare come in così breve tempo i bambini siano in grado di padroneggiare la lingua, ipotizzò l’esistenza di un meccanismo innato, chiamato LAD (Language Acquisition Device), che fornisce le regole generali della grammatica (“grammatica universale”) comuni a tutte le lingue → teoria generativista La teoria formulata da Chomsky contiene: le REGOLE DI RISCRITTURA → descrivono la struttura di una frase. Consistono nella riscrittura di alcuni simboli in altri simboli (X → Y ossia riscrivi X come Y), e vengono applicate fino a che non si ottiene una stringa di elementi che non è scomponibile ulteriormente; F → SN + SV = riscrivi Frase come Sintagma Nominale + Sintagma Verbale SN → Art + N = riscrivi Sintagma Nominale come Articolo + Nome 7 SV → V + SN = riscrivi Sintagma Verbale come Verbo + Sintagma Nominale le REGOLE TRASFORMAZIONALI → agiscono sulla struttura superficiale della frase, producendone una diversa dall’originale. Per questo motivo, secondo Chomsky, le frasi frutto dell’applicazione delle regole trasformazionali hanno: - una stessa struttura profonda (= stesso significato); - diversa struttura superficiale (≠ struttura sintattica). → es: Il bambino mangia la mela (frase ATTIVA dichiarativa affermativa) vs La mela è mangiata dal bambino (frase PASSIVA dichiarativa affermativa). Secondo Chomsky, la frase dichiarativa attiva è la frase più semplice e ogni trasformazione richiede lavoro cognitivo e tempi di comprensione più lunghi. Ne consegue che quante più sono le trasformazioni compiute su una frase, tanto maggiore è il tempo necessario per l’elaborazione. ❗Può tuttavia accadere anche il contrario, ossia frasi che hanno = struttura superficiale e ≠ struttura profonda. es: Le vecchia legge la regola. CASO A CASO B - (La) vecchia = nome (soggetto) - (La) vecchia = aggettivo - legge = verbo - legge = nome - (la) regola = complemento oggetto - (la) regola = verbo Chomsky ha inoltre compiuto una distinzione tra: COMPETENZA LINGUISTICA (COMPETENCE) ESECUZIONE LINGUISTICA (PERFORMANCE) corrisponde alla conoscenza implicita delle regole che corrisponde ai comportamenti linguistici realmente osservati. governano la lingua Questa distinzione ha permesso ai linguisti di spiegare il motivo per cui il prodotto della fase di esecuzione non sempre corrisponde a quello previsto dal livello di competenza (es: errori in fase di produzione o difficoltà di comprensione). LL’ESPERIMENTO DI SLOBIN (1966). Le prime ricerche effettuate per verificare l’affermazione di Chomsky sembravano dimostrare che le frasi attive erano le più semplici da elaborare seguite da: - passive - interrogative - negative - passive negative - doppie negazioni Slobin, tuttavia, mette in luce il ruolo del significato nella comprensione di frasi con la = struttura profonda ma ≠ struttura superficiale. Ai partecipanti alla ricerca veniva mostrato un disegno che descriveva il significato di una frase e il compito era quello di giudicare, il più velocemente possibile premendo un tasto (vero) oppure un altro (falso), se la frase corrispondeva al disegno. Il disegno sperimentale prevedeva due condizioni: frase attiva: Il cane insegue il gatto. 1) frase passiva: Il gatto è inseguito dal cane → la frase passiva impiega più tempo per essere compresa rispetto alla frase attiva. frase attiva: La ragazza annaffia i fiori. 2) frase passiva: I fiori sono innaffiati dalla ragazza → la frase passiva e la frase attiva impiegano lo stesso tempo per essere comprese. Le informazioni semantiche provenienti dalle parole contenute nella frase costituiscono perciò degli indici rilevanti per l’elaborazione della frase. Infatti: 8 - è possibile vedere un gatto che insegue un cane → frase reversibile; - è implausibile vedere dei fiori che annaffiano una ragazza → frase irreversibile. La grammatica generativo-informazionale generalmente assume che il significato veicolato dalle frasi attive e passive vere sia lo stesso, tanto che vengono considerate parafrasi. Tuttavia, nel caso di una frase negativa il significato cambia radicalmente. → es: Il bambino non mangia la mela ↳ la frase nega che il fatto sia avvenuto, ma il suo significato è totalmente privo di ambiguità? LEFFETTI DELLE INSINUAZIONI PRODOTTE DAI MEZZI DI COMUNICAZIONE (Innuendo Effect) - Wegner, Wenzlaff, Kerker e Beattie (1981). Per studiare gli effetti delle insinuazioni indotte dai mezzi di comunicazione di massa ai partecipanti dell'esperimento veniva chiesto di esprimere il proprio giudizio relativamente ad alcuni candidati che si erano presentati alle elezioni comunali. I nomi dei candidati, così come il giornale da cui erano tratti i titoli che riportavano le notizie relative a loro, erano nomi di fantasia. I titoli potevano appartenere a quattro diverse categorie, ossia potevano essere espressi in forma affermativa ❖ affermativa →es: Bob Talbert linked with Mafia; ❖ interrogativa → es: Is Bob Talbert linked with Mafia? ❖ negativa → es: Bob Talbert not linked with Mafia; ❖ neutra → es: Bob Talbert celebrates birthday; Gli enunciati relativi allo stesso candidato vennero distribuiti a quattro gruppi diversi di partecipanti e per ciascuno dei candidati politici sono state ricavate le medie provenienti dai giudizi espressi dai partecipanti attraverso una serie di scale a 7 punti, il cui significato variava da un valore positivo (1) a un valore negativo (7) → ne consegue che più il punteggio è alto più il giudizio è negativo. ✔️ I risultati mostrarono che: i titoli formulati in forma affermativa producevano i giudizi più ✔️ negativi; ✔️ i titoli neutri generavano i giudizi meno negativi i titoli negativi e interrogativi hanno messo in evidenza che i candidati politici oggetto di insinuazione (l’istigazione è fornita dalla forma interrogativa) erano percepiti tanto negativamente quanto lo erano coloro che erano oggetto di un’accusa certa. Una delle ipotesi che cerca di spiegare il giudizio negativo generato dall’insinuazione (innuendo effect) si rifà ai principi di cooperazione della teoria sulla comunicazione. Secondo tale ipotesi le persone che ricevono un messaggio assumono che le informazioni in esso contenute siano ragionevoli e plausibili (massima di qualità). Da questo punto di vista, l’effetto negativo delle insinuazioni può derivare dalla tendenza ad accettare come vera un’asserzione per il semplice fatto che essa è stata fatta. Se qualcosa viene detto, forse un fondo di verità c’è. Nel terzo esperimento gli autori dimostrarono che l’effetto negativo indotto dalle insinuazioni si riduce di poco se le persone vengono in seguito a sapere che la notizia era stata data con fini sensazionalistici. LL’ELEABORAZIONE DELLA FRASE. Comprendere una frase vuol dire essere in grado di formarsi una rappresentazione mentale di ciò che il parlante o lo scrivente intendeva comunicare. Comprendere significa: - attribuire uno specifico ruolo grammaticale a ciascuno degli elementi presenti; - recuperare dalla memoria a lungo termine il significato delle parole. La comprensione di una frase è il risultato di un processo complesso, che può essere scomposto in diversi livelli di analisi: FONOLOGICA/ORTOGRAFICA comporta l’identificazione e riconoscimento dei singoli fonemi o grafemi. SINTATTICA a ciascun elemento della frase viene assegnato uno specifico ruolo sintattico. SEMANTICA per ciascuna parola viene recuperato il corrispondente significato. Il dibattito, ancora acceso tra gli studiosi che si occupano di linguaggio, riguarda il modo in cui i risultati relativi ai diversi tipi di elaborazione interagiscono tra loro. Nel panorama scientifico attuale possiamo individuare due classi di modelli: seriali e interattivi. MODELLO SERIALE MODELLO INTERATTIVO stabiliscono l’autonomia e l’indipendenza tra le componenti e i propone l’interdipendenza tra le componenti coinvolte nella diversi livelli di elaborazione. comprensione di una frase (sintattica e semantica). 9 Secondo questa concezione, l’elaborazione non prosegue se A parte un iniziale privilegio goduto dalla componente che prima non l’ha completata la componente in corso di analisi. elabora le informazioni di tipo fonologico/ortografico, i risultati delle elaborazioni provenienti dalla componente sintattica e dalla componente semantica interagiscono tra loro in ogni momento del processo di analisi della frase, concorrendo insieme alla produzione finale del significato della frase. ✔️assegnano entrambe un ruolo fondamentale Punti in comune: ✔️ciascuno di essi viene applicato a componenti separate del sistema linguistico. sia all’elaborazione sintattica sia a quella semantica; LLE AMBIGUITA’ DEL LINGUAGGIO. Possono manifestarsi a livello: FONOLOGICO: a causa della mancanza delle pause tra una parola e l’altra, a livello parlato → es: Lei è una donna ricca e famosa, di / amanti ne ha avuti molti? SEMANTICO: in presenza di parole polisemiche → es: Bello quel merlo (dipende da contesto: il merlo può essere la parte di un castello o un volatile). SINTATTICO: in presenza di ambiguità strutturali → es: Il poliziotto insegue il ladro con la pistola (è il poliziotto che ha la pistola o il ladro?). Le ambiguità sintattiche sono esplicite e rilevate facilmente perché costringono a tornare indietro e ad analizzare la frase, sebbene spesso non si è consapevoli delle diverse interpretazioni di una stessa frase. LSTRATEGIE DI ANALISI SINTATTICA. 1) La STRATEGIA DELL'ATTACCAMENTO MINIMALE (Frazier, 1978). → es: il giocatore mosse le pedine e chiuse la partita. → es: il giocatore mosse le pedine guardò l’avversario Quando l’interpretazione risulta sbagliata (seconda frase), è necessario ri-analizzarla. L’elaboratore sintattico (meccanismo adibito alla processazione della frase) ne comincia quindi l'analisi e, man mano che le parole vengono percepite, fornisce una iniziale della struttura della frase, che, nelle frasi ambigue, può essere confermata (o meno) dalle parti successive della frase. A questo proposito, Frazier ha elaborato la strategia dell'attaccamento minimale. Essa si basa sul principio secondo il quale l’elaboratore sintattico ha il compito di costruire strutture sintattiche il più possibile semplici, in modo da ridurre il materiale da tenere attivo in memoria di lavoro (working memory) → questa strategia mira quindi al risparmio cognitivo. → es: il giocatore mosse le pedine: > se la frase continuasse con “... e chiuse la partita” → l’interpretazione sarebbe corretta e viene mantenuta; > se la frase continuasse con “... guardò l’avversario” → l’interpretazione è scorretta e viene abbandonata. L’elaboratore sintattico ritorna quindi al verbo ambiguo (mosse) e ricomincia l’analisi assumendo la seconda interpretazione. Negli esperimenti di Frazer sono stati analizzati i tempi di lettura in relazione ai movimenti oculari. L2) La STRATEGIA DELLA CHIUSURA DIFFERITA (Late Closure, Frazier 1978). Secondo questa strategia, l’elaboratore sintattico, in frasi con più interpretazioni ma ugualmente complesse dal punto di vista sintattico, attacca il materiale in arrivo al costituente aperto, cioè i nodi in elaborazione. → es: Marco cercava il libro di Anna che era in cucina → Anna è in cucina. L3) La STRATEGIA DELLA CATENA MINIMA (De Vincenzi, 1991). Prevede che il sistema funzioni linguistico in modo da evitare di costruire nodi non necessari nelle catene sintattiche. In accordo con questa strategia, che assume la costruzione di dipendenze sintattiche il più possibile semplici, l’elaboratore assegna all’elemento ambiguo della frase la prima posizione strutturale disponibile, viene cioè interpretato come soggetto della frase. Questo è stato dimostrato sperimentalmente confrontando i tempi di lettura e di esplorazione visiva in frasi come - Chi ha chiamato i poliziotti? - Chi hanno chiamato i poliziotti? 10 I risultati hanno dimostrato che si impiega meno tempo a leggere la prima frase, nella quale è corretto attribuire il ruolo di soggetto grammaticale all’elemento Chi. Nella seconda frase, invece, l’interpretazione iniziale di soggetto deve essere rivista nel momento in cui l’elaboratore rileva la concordanza di numero tra il verbo e il nome. L’ambiguità sarà risolta attribuendo a Chi il ruolo di oggetto e allungando, di conseguenza, i tempi di lettura. LDubbi sulle strategie in altre lingue (Cuetos, Mitchell, 1988). I due autori hanno dimostrato che gli inglesi e gli spagnoli interpretano questo tipo di ambiguità in modo diverso. → es: Marco cercava il libro della ragazza che era in cucina. - parlanti inglesi → la ragazza che era in cucina. - parlanti spagnoli → il libro era in cucina. 11 LEZIONE 3: CODICI VISIVI E CODICI VERBALIEEEEE La comprensione migliore deriva dall’integrazione dei due codici, sebbene il contenuto del messaggio possa essere indipendente dal linguaggio usato. LIL CODICE VISIVO. - ha un proprio potere semantico e risponde con diversa efficacia, rispetto al codice verbale, a determinati scopi comunicativi. - favorisce la comunicazione di concetti e rapporti spaziali (es: disegni anatomici e piantine). - può essere compreso anche da persone che non parlano la stessa lingua (carattere di universalità). Siccome il limite del codice visivo è il fatto di non poter catturare tutte le caratteristiche degli oggetti che si vogliono rappresentare, l’universalità di un’immagine dipende dalla relazione di somiglianza strutturale/percettiva con l’oggetto descritto. - può avvalersi della comunicazione per pittogrammi = disegni schematici usati per fornire indicazioni. La loro comprensione può tuttavia richiedere un periodo più o meno lungo di apprendimento. Bisogna inoltre considerare la differenza tra: SEGNO SIMBOLO in semiotica è “qualcosa che sta per qualcos’altro”, ossia un è un elemento concreto a cui si attribuisce la possibilità di sistema composto da un segnale, una referenza e un evocare o significare un valore ulteriore rispetto a quello che referente, che rinvia a un contenuto. normalmente rappresenta. E’ più soggetto alle differenze culturali → es: mentre il crisantemo in Occidente è associato alla commemorazione dei defunti, in Oriente è utilizzato nelle cerimonie nuziali. LREGOLE DI CONFIGURAZIONE SPAZIALE. La percezione è un processo cognitivo complesso e interpretativo (non dipende solo dalle caratteristiche dello stimolo percepito ma anche da l’individuo che percepisce), tuttavia, alcuni principi di organizzazione percettiva sono considerati innati e sono stati oggetto di studio da parte degli psicologi appartenenti alla scuola della Gestalt, sviluppatasi a Berlino negli anni Venti. Il nostro sistema nervoso organizza la nostra percezione in modo automatico, permettendo di dare struttura a ciò che è elaborato dalla vista. Il processo più elementare che si svolge nell’atto della visione consiste nella capacità di isolare le diverse configurazioni presenti nel campo visivo → processo di articolazione figura-sfondo. Può sembrare un principio banale se si considera che gli oggetti del campo visivo sono, in genere, dotati di significato, tuttavia potrebbero esservi presenti anche forme prive di significato. Rubin (1915) ha infatti dimostrato che l’articolazione figura-sfondo è sottoposta a determinati principi, quali la grandezza relativa delle parti, i rapporti topologici e il tipo di margine. Stati di ambivalenza e di instabilità producono quello che è conosciuto come il fenomeno delle figure ambigue. Esse sono caratterizzate dal fatto che le diverse componenti del campo percettivo assumono ruoli diversi a seconda del significato globale che si assegna all’immagine. → es: la figura (immagine di Hill) a lato può rappresentare una fanciulla oppure una signora anziana. Il fatto che non sia possibile vedere contemporaneamente le due donne è dovuto al fatto che lo stesso segno, nelle due figure, assume un ruolo diverso. La lettura di un’immagine (sia unitaria, raffigurante un oggetto concreto, sia un messaggio visivo composto da più elementi) richiede dunque un processo di analisi che conduce, infine, al significato. Come la comprensione del significato di una frase è il frutto dell’analisi di più dimensioni (fonologica/ortografica, sintattica, semantica), così quello di un’immagine emerge dall’interazione di diversi fattori, quali i rapporti fra i diversi elementi che la compongono, le condizioni del contesto e le relazioni reciproche che si determinano. Gli elementi presenti nel campo visivo tendono ad essere percepiti in unità percettive, cioè ad essere percettivamente raggruppati in modi diversi in funzione delle leggi o principi di unificazione/organizzazione percettiva, individuati dalla psicologia della Gestalt. PRINCIPIO DELLA SOMIGLIANZA tendenza a percepire come un’unica configurazione elementi simili tra loro. La somiglianza può essere cromatica o di forma. PRINCIPIO DELLA VICINANZA tendenza a percepire come un’unica configurazione elementi vicini tra loro. È interessante notare che le diverse configurazioni percettive hanno un’influenza sul linguaggio verbale: vengono descritte come righe o come colonne. 12 PRINCIPIO DELLA CHIUSURA tendenza a percepire come un’unica configurazione elementi che formano o tendono a formare una figura chiusa. I raggruppamenti si realizzano secondo la vicinanza e la somiglianza. → es: triangolo di Kanizsa. PRINCIPIO DELLA CONTINUITA’ o tendenza a percepire come un’unica configurazione elementi che sono coerenti nella BUONA DIREZIONE forma e direzione. Generalmente le persone tendono a percepire A-B che interseca C-D, mentre più raramente percepiscono A-C che si giustappone a D-B. PRINCIPIO DELL’ESPERIENZA tendenza a percepire come un’unica configurazione le forme PASSATA familiari. L’esperienza passata non è molto forte e agisce quando non agiscono altri fattori. - pareidolia: l'illusione subcosciente che tende a ricondurre a forme note oggetti o profili (naturali o artificiali) dalla forma casuale. PRINCIPIO DELLA PERTINENZA tendenza a percepire come un’unica configurazione le forme coerenti, equilibrate, simmetriche e armoniche. → La conoscenza di questi fattori è importante per chi opera nell’ambito della comunicazione visiva intenzionale. Le ricerche di Nisbett e colleghi [2001; 2005] hanno messo in evidenza come persone appartenenti a culture diverse percepiscono, categorizzano e memorizzano in modo diverso le stesse scene. Dai risultati di questi studi emerge che: - le persone del mondo occidentale → tendono ad affidarsi a processi percettivi analitici e indipendenti dal contesto; - le persone appartenenti alla cultura orientale → tendono maggiormente ad affidarsi a processi percettivi olistici che privilegiano le relazioni tra gli oggetti, risultando quindi molto più dipendenti dal contesto. In uno studio di Masuda e Nisbett , ad esempio, venivano mostrati dei brevi video di una scena marina, in cui alcuni pesci in primo piano nuotavano in un contesto formato da alghe, rocce e altri piccoli animali. Il compito dei partecipanti era quello di riportare quanto avevano visto. I risultati misero in luce impressionanti differenze tra americani e giapponesi: - gli americani iniziavano a descrivere la scena menzionando gli oggetti salienti, cioè i pesci → stile analitico; - i giapponesi cominciavano le loro descrizioni riferendosi agli oggetti che costituivano lo sfondo → stile olistico; Nel complesso, le informazioni contestuali riferite dai partecipanti giapponesi superavano del 60% quelle riportate dai partecipanti americani. In un compito di riconoscimento successivo, ai partecipanti venivano presentati gli oggetti mostrati in precedenza in tre diverse condizioni: senza sfondo, con lo sfondo originario, o con uno sfondo nuovo. Mentre le prestazioni dei partecipanti americani non risultarono influenzate dalla manipolazione dello sfondo, quelle dei partecipanti giapponesi dimostrarono un deterioramento quando venivano presentate in associazione allo sfondo nuovo. Gli autori interpretarono questo risultato ipotizzando che la difficoltà dei partecipanti giapponesi fosse dovuta alla tendenza di percepire oggetti e sfondo come un’immagine unitaria. 13 LORGANIZZAZIONE DELLA MEMORIA. Per comprendere come organizziamo le nostre conoscenze si fa riferimento ai sistemi di memoria: - SENSORIALE = imprime un’immagine nella memoria in modo rapido, per poi cancellarsi; - DI LAVORO (a breve termine)= dal magazzino a lungo termine, si prelevano le informazioni richieste per una determinata attività, quindi in maniera solo temporanea; - A LUNGO TERMINE = è un magazzino dalla capacità di archiviazione illimitata e durevole, infatti può estendersi per tutta la vita. LLa MEMORIA SEMANTICA. Questa memoria può essere organizzata attraverso due modelli: 1. MODELLO DEL DOPPIO CODICE (Paivio, 1971; 1986) - prevede due sistemi multipli e indipendenti: A. Sistema verbale: specializzato nel trattare le informazioni di tipo linguistico, attivo in compiti di produzione e percezione del linguaggio. B. Sistema non verbale: specializzato in stimoli non linguistici, attivo in compiti come l’analisi di oggetti, di immagini e di scene. I due sistemi dialogano attraverso connessioni referenziali La critica più diffusa a questo tipo di modelli riguarda la ridondanza delle informazioni: le informazioni relative ad un concetto sono replicate in ogni sistema (non verbale, verbale per diverse lingue). Anche il modello Perceptual Symbol Systems proposto da Barsalou (1999) costituisce un esempio di questa classe di modelli, ed è basato sull’ipotesi che il sistema concettuale elabori e manipoli simboli percettivi, modali e analogici. 2. MODELLO A SISTEMA UNICO Il codice con cui sono rappresentate le informazioni è amodale = astratto, non specifico e indipendente: - dal tipo di stimolo (parole, immagini) - dalla lingua usata; - dalla modalità di presentazione (visiva, acustica, tattile...). Le informazioni sono organizzate in una rete di nodi, ciascuno dei quali corrisponde a un concetto e le loro connessioni rappresentano le relazioni tra i vari concetti. In questo spazio multidimensionale convivono diversi tipi di relazione, che possono essere di tipo: - categoriale (topo-leone); - gerarchico (topo-animale); - associativo (topo-formaggio); - misto (cane-gatto). Le relazioni, inoltre, si differenziano per la loro forza, che riflette la vicinanza di significato all’interno dello spazio semantico: concetti tra loro vicini dal punto di vista del significato sono anche vicini nello spazio semantico. Il recupero delle informazioni dipenda dall’attivazione dei nodi concettuali attraverso il meccanismo della diffusione dell’attivazione tra i nodi stessi (Collins e Loftus 1975). Quando un nodo concettuale viene attivato in seguito all’attivazione della forma lessicale, l’attivazione del nodo si propaga ai nodi vicini, e diminuisce di intensità al trascorrere del tempo e all’aumentare della distanza dal nodo che ha dato origine al processo. ➔ la quantità di attivazione trasmessa è perciò inversamente proporzionale alla distanza tra i nodi della rete, perché la forza dell’attivazione perde di intensità a mano a mano che si propaga attraverso la rete. 14 A sostenere l’ipotesi che il sistema semantico sia organizzato come una rete concettuale, e a sostegno del concetto di propagazione dell’attivazione, troviamo un fenomeno cognitivo di facilitazione noto come EFFETTO PRIMING ((Meyer, Schvanenveldt & Ruddy, 1975). Durante l’esperimento di verifica di questo effetto ai partecipanti viene mostrato sullo schermo di un computer uno stimolo target, e viene loro chiesto di decidere se si tratta di una parola (es: luna) o di una sequenza di lettere senza senso (es: luba). Lo stimolo target è preceduto da uno stimolo prime. Il confronto critico avviene tra una: - condizione congruente → prime e target sono associati semanticamente (es: stele - luna)→ i risultati mostrano che i tempi di risposta al target sono inferiori solo in questa condizione. - condizione incongruente → prime e target non sono associati dal punto di vista semantico (es: scarpa - luna) L’effetto priming ricorda l’esperimento di Wegner del 1981 (vedi pag.9 ⬆️). La sua applicazione tuttavia non è funzionale nel caso dei messaggi persuasivi contro gli stereotipi. LUNITA’ DELLA MEMORIA SEMANTICA. - le parole → hanno una relazione arbitraria (ossia cosa identifica una parola); - le figure → hanno una relazione non arbitraria, a meno che non si tratti di simboli; Entrambe sono forme superficiali dei concetti LMODELLO DI MEMORIA SEMANTICA. Il modello è costituito da: a) un sistema amodale di rappresentazione → in grado di rappresentare informazioni provenienti da modalità sensoriali diverse mediante un codice comune astratto. b) sistemi di accesso e di produzione specifici per stimolo e modalità (scritta, grafica, uditiva); c) procedure di produzione ed elaborazione specifiche per stimoli e modalità. La figura mostra come il processo di elaborazione di una parola o di una figura sia scomponibile in una serie di componenti che interagiscono tra loro. Tuttavia, dal punto di vista funzionale ciascuna componente è autonoma, nel senso che è deputata a svolgere specifiche operazioni. A livello presemantico il modello prevede tre componenti specifiche per quanto riguarda il sistema di accesso: un lessico ortografico → per l’analisi delle parole scritte; un lessico fonologico → per l’analisi delle parole udite; un sistema di descrizione strutturale → per l’elaborazione di immagini di oggetti conosciuti 1. ACCESSO LESSICALE. Il lessico può essere concepito come una sorta di vocabolario delle forme ortografiche (lessico ortografico) e fonologiche (lessico fonologico) delle parole conosciute. Di fronte a una parola scritta: - in primis, l’analisi prevede che la stringa di lettere venga analizzata da un punto di vista visivo-ortografico, quindi viene identificata e riconosciuta ciascuna delle lettere che costituiscono la parola. - in secondo luogo si analizza il lessico ortografico Il recupero del significato della parola implica l'attivazione del nodo corrispondente nel sistema semantico. Un’evidenza intuitiva che dimostra per quale motivo le informazioni concettuali debbano essere rappresentate in una componente separata (sistema semantico) rispetto a quella lessicale (lessico ortografico e fonologico) è costituita dall’esistenza di parole omofone o omografe. → es: batterie → a livello lessicale può riferirsi a varie cose, mentre a livello semantico comprende le pile, un insieme di pentole, uno strumento musicale, ecc. 15 ❓ Data una parola, l’accesso lessicale avviene solo per quella parola? NO: Nel lessico mentale non si verifica un semplice accesso alla voce lessicale, ma una sua attivazione. Alcune prove sperimentali hanno dimostrato che il tempo necessario per riconoscere una parola è correlato con la porzione di parola che si deve ascoltare prima che diventi distinguibile in modo inequivocabile (Marslen-Wilson, 1987). → es: parodia. Nel momento in cui percepisco il suono paro comincio ad elaborare altre parole che la contengono (parola, parolaccia, ecc.). Bisogna dunque entrate nel lessico ortografico e fonologico per avere l’accesso lessicale esatto. A sostegno di ciò, si aggiunge il LMODELLO DELLA COORTE. (Marslen-Wilson, 1984). Esso propone perciò che la coorte di possibili candidati al riconoscimento si restringa sempre più man mano che le informazioni vengono accumulate, inoltre assume che nel processo di elaborazione di una parola i potenziali candidati al riconoscimento siano molti, anche se alla fine è solo uno a vincere la gara. 2. RICONOSCIMENTO DI OGGETTI. Per quanto riguarda il processo di elaborazione delle figure il modello prevede che queste siano elaborate in un sistema di rappresentazione chiamato DESCRIZIONE STRUTTURALE, in cui sono rappresentate le forme degli oggetti conosciuti. Ne è un esempio il LMODELLO DI MARR. (1982) Esso assume che il riconoscimento di oggetti consista nella costruzione di rappresentazioni sempre più dettagliate attraverso tre stadi: 1. ABBOZZO PRIMARIO → corrisponde alla configurazione visiva dell’oggetto sulla retina ed è quindi una rappresentazione bidimensionale; 2. ABBOZZO A DUE DIMENSIONI E MEZZA (2D e mezza) → prevede che alla rappresentazione precedente siano aggiunte le informazioni relative alla profondità e all’orientamento. A questo livello si ha il passaggio da un punto di vista centrato sull’osservatore, in cui sono visibili solo le superfici dell’oggetto dal punto in cui è collocato l’osservatore, a un punto di vista centrato sull’oggetto, in cui la struttura dell’oggetto è rappresentata in maniera che non dipende più da un particolare punto di vista. Durante l’abbozzo a due dimensioni e mazza vengono ricostruiti i volumi dell’oggetto. 3. ABBOZZO A TRE DIMENSIONI (3D) → prevede la rappresentazione della struttura tridimensionale dell’oggetto. 3. PROCESSO DI PRODUZIONE. Prevede: - un LESSICO FONOLOGICO (in entrata) → per la risposta di tipo orale; - UN LESSICO ORTOGRAFICO (in uscita) → per la risposta scritta. Quindi l’informazione elaborata in entrata viene trasmessa ad una componente in uscita preposta al mantenimento temporaneo della memoria: - dell’informazione fonologica (BUFFER FONEMICO): è l’informazione che permette la corretta pronuncia della parola, affinché venga trasferita in un magazzino di memoria temporaneo → es: /kane/ - dell’informazione grafemica (BUFFER GRAFEMICO) → es: cane Infine, come specificato nella descrizione del modello di memoria semantica, è necessario prevedere anche delle procedure di elaborazione, cioè delle operazioni mentali che permettono di passare da un livello di rappresentazione agli altri. Per comprendere questa nozione ci può essere d’aiuto presentare il MODELLO DI LETTURA. (Coltheart, Rastle, Perry, Langdon & Ziegler, 2001) Esso prevede che una parola possa essere letta attraverso due vie: 1. VIA NON LESSICALE → costruisce le forme fonologiche delle parole scritte attraverso l’applicazione delle regole di conversione grafema-fonema. Questa procedura è indispensabile per leggere parole nuove, non conosciute, e pseudoparole (stringhe di lettere che non hanno alcun significato). Tuttavia, non avendo a disposizione informazioni lessicali, può dare origine ad errori di pronuncia (per parole irregolari) o di accento (per parole multisillabiche). 16 2. VIA LESSICALE → permette il riconoscimento della forma intera di una parola attivando la corrispondente entrata lessicale, prima nel lessico ortografico e poi nel lessico fonologico. Perciò: - le parole regolari possono essere lette sia attraverso la via lessicale sia attraverso la via non lessicale; - le parole irregolari possono essere lette correttamente solo attraverso la via lessicale. Le due vie hanno in comune lo stadio iniziale e lo stadio finale: ANALISI VISIVO-ORTOGRAFICA DEI GRAFEMI BUFFER FONEMICO 17 LEZIONE 4: COMUNICAZIONE NON VERBALEEEEEE VERBALE NON VERBALE (o extralinguistica) usa parole dette o scritte (per l’appunto “il verbo”) non utilizza parole può esprimere informazioni complesse con specificità è immediata in quanto è il canale privilegiato per comunicare le emozioni Il linguaggio verbale viene arricchito, disambiguato e anche sostituito dalla comunicazione non verbale. Dunque, entrambi i sistemi concorrono alla determinazione del significato oppure possono essere in contraddizione. La comunicazione non-verbale può essere: - INTENZIONALE → veicolata in modo esplicito; - INCONSAPEVOLE → avviene attraverso risposte comportamentali inconsapevoli (postura, espressioni facciali) e fisiologiche spontanee (sudorazione, dilatazione delle pupille, aumento del battito cardiaco), ossia segnali non verbali. I messaggi veicolati da questo tipo di comunicazione consentono: - di trasmettere atteggiamenti e intenzioni all’interlocutore; - di inferire atteggiamenti e intenzioni dell’interlocutore; La comunicazione non verbale ha un ruolo importante per: Veicolare aspetti di relazione; Sostenere e completare la comunicazione verbale → es: gesticolare; Regolare le interazioni (feedback); SISTEMA VOCALE (paralinguistico). - sfrutta il canale vocale-uditivo; - è legato alla comunicazione verbale; Comprende: 1. TONO (intonazione) = ossia la frequenza della voce e la sua modulazione. Può variare a seconda del significato letterale (es: quando si vuole fare ironia); 2. INTENSITA’ = volume della voce e la sua modulazione (es: accento enfatico, stati emotivi di rabbia/tristezza); 3. TEMPO = velocità, ritmo e pause della voce. In questa categoria rientrano diverse tipologie di silenzi: > SILENZI PSICOLINGUISTICI → interrompono la continuità del parlato (es: momento di esitazione); > SILENZI INTERATTIVI → aiutano l’interazione fra comunicatori (es: scandire i turni dei parlanti); > SILENZI SOCIO-CULTURALI → sono norme culturali sulla gestione dei due silenzi precedenti - es: in Occidente si prediligono turni veloci con brevi silenzi → il silenzio equivale ad una minaccia, alla mancanza di cooperazione per la gestione della conversazione; - es: in Oriente si allungano i tempi del silenzio → indicatore di fiducia, di confidenza, di armonia e di intesa. Secondo Jensen (1973), gli ambiti del silenzio sono principalmente cinque: 1. funzione di creazione o scioglimento di un legame → es: un minuto di silenzio per ricordare e salutare una persona mancata; 2. funzione affettiva → es: il silenzio può rinforzare o indebolire un legame affettivo, a seconda del contesto; 3. funzione rivelatrice → es: si tace per nascondere un’informazione, oppure per rivelare una verità; 4. funzione di giudizio: può esprimere approvazione (silenzio-assenso) o disapprovazione; 5. funzione di attivazione → es: può suggerire che la persona si sta preparando a dire o fare qualche cosa, oppure indica distrazione. Il silenzio è dunque caratterizzato dall’ambiguità, che deve essere necessariamente risolta attraverso la lettura del contesto. 18 SISTEMA CINESICO. - coinvolge la muscolatura corporea e include segnali codificati e intenzionali (indicare, lingua dei segni) e segnali spontanei (espressioni facciali, postura). Comprende: 1. MIMICA FACCIALE = indice di stati emotivi e di personalità. Alcune emozioni sembrano universalmente riconosciute, ma è importante considerare il contesto. A tal proposito è stata elaborata la TEORIA NEURO-CULTURALE (Ekman, 1972, 1977, 1982). Ekman ha dimostrato che il ruolo della cultura nell’espressione delle emozioni attraverso la mimica facciale è, in realtà, ridotto. Secondo Ekman, che riprende la teoria di Darwin, l’espressione delle emozioni attraverso la mimica facciale deriva dall’evoluzione, è innata e dipende da una serie di programmi neurofisiologici di origine genetica. A suo giudizio, quindi, esistono movimenti facciali tipici per le emozioni di base, primarie o fondamentali, che sono universali per tutte le culture. Le emozioni di base corrispondono a cambiamenti dei muscoli della fronte, delle sopracciglia, delle palpebre, delle guance, del naso, delle labbra e del mento. Esse sono in totale 6: 1. Paura 2. Sorpresa 3. Rabbia 4. Disgusto 5. Tristezza 6. Gioia Le altre azioni compiute con il volto sono emozioni secondarie o “non-emozioni”, cioè atti che regolano l’interazione verbale, commenti sulla comunicazione, messaggi volontari. 2. SGUARDO = consente il contatto visivo e lo spostamento dell’ attenzione su un punto; è importante nella gestione dei turni conversazionali. il contatto oculare (o sguardo reciproco) aumenta l’attivazione nervosa in molte specie, compresa quella umana; è fondamentale per l’avvio di qualsiasi rapporto interpersonale; può avere valore di minaccia e di pericolo; è caratteristico delle situazioni di seduzione e di innamoramento. nelle conversazioni asimmetriche, chi è in una posizione di potere tende a guardare di più e più a lungo l’interlocutore che non viceversa; un segnale potente per chiedere e ottenere il consenso al proprio punto di vista; favorisce la cooperazione, facilitando la comunicazione di intenti positivi di condivisione; risente delle differenze culturali → es: in Giappone un contatto visivo prolungato è considerato irrispettoso, nelle culture arabe è vero il contrario. le pupille dilatate segnalano uno sguardo verso qualcosa/qualcuno di interessante. 3. GESTI = sono divisi in sei categorie: A. Gesticolazione: accompagna la comunicazione verbale; B. Pantomima: rappresentazione gestuale di un situazione; C. Emblemi (o gesti simbolici): convenzionali, con un preciso significato; D. Gesti deittici: usati per indicare; E. Gesti motori: movimenti ripetuti (tamburellare, tremolio gamba, giocare con capelli,...); F. Linguaggio dei segni: linguaggio codificato e condiviso; 4. POSTURA e MOVIMENTI CORPOREI = sono legati alla cultura e al contesto, ma alcuni pattern sono abbastanza costanti (es: abbassamento del corpo come segnale di umiltà, rilassamento muscolare come segnale di potere). SISTEMA PROSSEMICO. - si riferisce alla percezione, organizzazione e uso del contatto corporeo, dello spazio, della distanza e del territorio nei confronti degli altri. Comprende: 1. GESTIONE DELLO SPAZIO PERSONALE = la distanza tra gli interlocutori. Hall (1966) quantifica 4 intervalli di distanza: SPAZIO DELL’INTIMITA’ (0-50 cm) → è lo spazio degli affetti, adiacente allo spazio personale altrui. Stimola il contatto fisico e gli organi di senso; SPAZIO PERSONALE (50-120 cm) → spazio confidenziale, vengono solitamente sollecitati l’apparato tattile e olfattivo. Spesso lo spazio personale viene definito come una “bolla” che protegge ogni persona; SPAZIO SOCIALE (120-240 cm) → permette libertà di movimento e di solito viene mantenuto con le persone con le quali non si ha un rapporto confidenziale, infatti se viene violato si prova disagio. Gli apparati tattile e olfattivo non sono particolarmente stimolati; 19 SPAZIO PUBBLICO (oltre 240 cm) → per la comunicazione in pubblico, spesso è caratterizzato dall’amplificazione della voce (in maniera naturale o artificiale) e vengono sollecitati l’apparato visivo e uditivo. Questa classificazione è valida per la cultura studiata da Hall (cioè quella americana degli anni sessanta). Naturalmente, come per la maggior parte dei segnali non verbali, ci sono differenze tra cultura e cultura → es: la vicinanza fisica sembra essere più frequente tra i popoli arabi e nordafricani che tra le popolazioni nordiche occidentali. 2. CONTATTO CORPOREO = sollecita il sistema aptico (esplorazione attraverso il tatto). Il contatto caratterizza in modo primario le relazioni affettive (si pensi all’importanza del contatto nella costruzione della relazione tra un neonato e la figura genitoriale). Nelle relazioni affettive la gestione del contatto è piuttosto ampia, consentendo molti gradi di libertà nell’usare questa forma di comunicazione da parte delle persone in interazione. Man mano che confidenza e intimità della relazione diminuiscono, la gestione del contatto viene limitata da convenzioni sociali sempre più articolate, e tra sconosciuti il contatto è rigidamente convenzionalizzato in norme sociali (→ es: la stretta di mano), che stabiliscono la tipologia del contatto, l’intensità e la durata. La distanza sociopsicologica delle persone è quindi un fattore chiave nella gestione della comunicazione aptica. La gestione del contatto corporeo varia anche a seconda della cultura di riferimento: - secondo la CULTURA DELLA DISTANZA: la distanza interpersonale è grande e ogni riduzione spaziale è percepita come invasione; - secondo la CULTURA DELLA VICINANZA: la distanza interpersonale è ridotta e la distanza è valutata come freddezza e ostilità RAPPRESENTAZIONI VISIVE. Molti degli elementi della comunicazione non verbale sono comunicati attraverso rappresentazioni visive, in particolar modo ciò che concerne la comunicazione di massa (riproducibilità e immediatezza). Caso interessante sono le emoticons in quanto suppliscono all’assenza di comunicazione non verbale tipica della comunicazione scritta, soprattutto in chat, forum, ma anche sms e email. Come tutta la comunicazione non verbale, anche quella propria delle rappresentazioni visive si può esprimere in modo sistematico e codificato (es: emoticons e dei segnali), oppure in modo più sottile e non necessariamente consapevole (es: scelta dei colori, della luminosità di un’immagine). Sebbene la divisione dei sistemi in categorie separate sia molto utile, non bisogna dimenticare che spesso i messaggi non sono di ovvia e univoca catalogazione all’interno di queste categorie; inoltre, la maggior parte dei messaggi comunicativi coinvolge più sistemi Le funzioni della comunicazione non verbale. I segnali non verbali caratterizzano la nostra vita, regolando e influenzando innumerevoli processi cognitivi a vari livelli. Le varie funzioni dei segnali non verbali sono: 1. LIVELLO INDIVIDUALE → es: processi di auto-persuasione; 2. LIVELLO INTERPERSONALE → es: stretta di mano; 3. LIVELLO INTERGRUPPI → es: differenze di status sociale; 4. LIVELLO DELLA COMUNICAZIONE DI MASSA→ es:cartelli pubblicitari. 1. LIVELLO INDIVIDUALE. I segnali non verbali sono cruciali nel segnalare anche a noi stessi i nostri stati d’animo e i nostri atteggiamenti → i segnali non verbali possono essere dunque interpretati come la manifestazione di stati psicologici soggiacenti (es: l’aumento del battito cardiaco è la manifestazione di uno stato d’ansia). Se pensare ai segnali non verbali come conseguenze di stati psicologici è molto intuitivo, non lo è invece la relazione inversa. Argyle (1992) ha suggerito che i segnali non verbali possono essere non solo conseguenza ma anche causa dei corrispondenti stati psicologici (es: ci sentiamo più felici quando sorridiamo). Secondo Briñol e Petty (2008), l’influenza degli stati corporei sugli atteggiamenti può avvenire secondo tre principali processi: 1. fungendo dai indizi (cues). Gli stati corporei sono dunque degli elementi informativi che vengono associati o interpretati in relazione a un oggetto di atteggiamento, la cui valutazione sarà in linea con la valenza dello stato corporeo → es: un oggetto neutro viene valutato più positivamente se osservato osservato mentre si sta flettendo un braccio verso se stessi (comportamento di approccio) rispetto a quando si sta estendendo il braccio lontano dal proprio corpo. 2. agendo sul modo e la quantità di elaborazione. Secondo il modello della probabilità di elaborazione, le informazioni possono possono essere elaborate in dettaglio e profondità oppure in modo superficiale. Queste modalità di informazione possono inoltre essere promosse da stati corporei specifici → es: stare sdraiati (rispetto alla posizione eretta) promuove un’elaborazione più profonda dei contenuti di un messaggio persuasivo, promuovendo la discriminazione tra argomenti forti e deboli. 3. influenzando la sicurezza delle persone nelle proprie idee e pensieri. Secondo la teoria dell’autovalidazione (Briñol e Petty, 2009), il livello di sicurezza che abbiamo nei confronti dei nostri pensieri svolge un ruolo cruciale nel processo di costruzione e 20 di cambiamento degli atteggiamenti. I segnali forniti dal nostro corpo possono contribuire a questo senso di sicurezza → es: muovere la testa verticalmente (nodding) aumenta il senso di sicurezza nelle proprie valutazioni, così anche mantenere una postura ben eretta. 2. LIVELLO INTERPERSONALE. I comportamenti non verbali hanno la funzione di: a) Regolare l’interazione interpersonale → es: nei turni conversazionali; b) Segnalare, creare, cambiare atteggiamenti I segnali non verbali possono essere complementari o in contrasto con la comunicazione verbale: → es: tendiamo ad avvicinarci alle cose/persone che ci piacciono; → es: la mimicry (imitazione) = tendenza ad imitare gli altri quando la situazione è di proprio gradimento o conferma le aspettative. c) Autopresentazione, che può essere: - espressiva → con lo scopo di comunicare qualcosa di se stessi; - strategica → per piacere agli altri. d) Persuasione Un breve contatto fisico ha effetti molto positivi nell’interazione interpersonale, anche quando le persone non si conoscono. → es: uno studio (Guéguen e Fisher-Lokou, 2003) ha mostrato che il contatto promuove il comportamenti di aiuto. I partecipanti sono stati avvicinati da un ricercatore confederato (lo sperimentatore) mentre si trovavano alla fermata dell’autobus. Il confederato aveva una mappa della città in mano, e prima di chiedere aiuto su come poteva raggiungere un luogo molto noto e non lontano dalla fermata, esercitava (o meno) un breve contatto appoggiando per un secondo la mano sul braccio del partecipante. Dopo aver ricevuto le indicazioni stradali il confederato si allontanava nella direzione indicata e lasciava accidentalmente cadere dei dischetti che aveva con sé, quindi si chinava a raccoglierli senza guardare il/la partecipante. Il 90% dei partecipanti che il confederato aveva toccato sul braccio lo aiutò spontaneamente a raccogliere i dischetti, mentre solo il 60% degli altri partecipanti mise in atto il comportamento di aiuto. e) esseri funzionali in ambito clinico → es: le procedure di comunicazione facilitata consentono a persone affette da autismo di comunicare i propri pensieri scrivendoli al computer grazie al tocco del facilitatore, che appunto facilita il processo di comunicazione appoggiando una mano sul braccio o sulla spalla della persona. → es: nel setting psicoanalitico, il paziente è sdraiato su un lettino e il contatto visivo con il terapeuta è assente e i segnali non verbali sono ridotti, puntando molto sugli aspetti verbali per favorire più l’osservazione della realtà interna che esterna. 3. LIVELLO INTERGRUPPI. I segnali non verbali hanno funzione di: a) Segnalare l’appartenenza sociale → es: a livello cinesico, i movimenti di approccio verso membri del proprio gruppo sociale, e movimenti di evitamento verso membri di gruppi diversi dal proprio. b) Regolare le interazioni tra membri di gruppi sociali → es: chi appartiene al gruppo con status sociale più elevato ha maggiore libertà di movimento e quindi dimostra più comportamenti di approccio ed esprime maggiormente le emozioni tramite mimica facciale. c) Mantenere o ridurre differenze sociali → es: i membri di gruppi di minoranza sorridono a membri di gruppi di maggioranza per prevenire comportamento di discriminazione. 4. LIVELLO di MASSA. I segnali non verbali hanno funzione di: a) Fornire informazioni in modo rapido e sintetico, spesso tramite percezione visiva → es: cartello con una croce verde = farmacia; b) Trasmettere valori o stereotipi plasmando i sistemi di rappresentazione e atteggiamento → es: il valore della magrezza nei media. La trasmissione di valori e stereotipi può avvenire anche in modo più sottile, per esempio sfruttando: - il FACE-ISM (prominenza facciale): chi gode di maggiore status è rappresentato con primi piani, mentre chi gode di minore status è rappresentato a figura intera. Nei mass media, le donne sono per esempio rappresentate tipicamente a corpo intero (e spesso anche molto scoperto), mentre vi è un maggior focus sul volto degli uomini. Tale differenza riflette l’impatto degli stereotipi di genere che assegna maggiore intelligenza, indipendenza e capacità di imporsi agli uomini piuttosto che alle donne - lo SPATIAL AGENCY BIAS1 (asimmetria spaziale): sono preferite le azioni che si svolgono nel senso della scrittura, da sinistra a destra. Anche le differenze di genere vengono enfatizzate da tale bias, infatti le donne vengono in genere rappresentate più spesso degli uomini sulla destra o con un profilo che guarda verso sinistra. 1 Bias = distorsione sistematica nel modo in cui elaboriamo le informazioni e prendiamo decisioni. Queste distorsioni derivano da scorciatoie mentali (euristiche) che il cervello utilizza per semplificare il pensiero, specialmente di fronte a informazioni complesse o a situazioni incerte. 21 c) Orientare il comportamento di consumo Molte ricerche hanno indagato il ruolo della stimolazione sensoriale nella promozione di prodotti e servizi. → es: i colori, i profumi e la musica (insieme contribuiscono alla congruenza intersensoriale = la congruenza tra categoria del prodotto promosso e la stimolazione sensoriale, aumenta l’effetto persuasivo) presenti negli ambienti influenzano le scelte di acquisto e il benessere; → es: il blu, l’azzurro e il verde sono colori che rilassano, e infatti vengono spesso utilizzati in scuole o in ospedali. 22 LEZIONE 5: COMUNICAZIONE PERSUASIVAEEEEE Una funzione centrale di ogni comunicazione consiste nell’esercitare qualche forma di influenza. Molte interazioni hanno l’obiettivo di manipolare la realtà sociale, ossia fare in modo che l’interlocutore accetti la rappresentazione della realtà fornita dalla fonte (prodotti, idee, punti di vista). Non necessariamente la volontà di persuadere significa riuscire effettivamente a persuadere. La comunicazione persuasiva mira a produrre cambiamenti su: > opinioni > credenze > atteggiamenti > valori Lo scopo di questa comunicazione è influenzare gli individui sia sul piano cognitivo sia su quello comportamentale, sebbene intervengano anche altri fattori più contingenti e sociali. Per quanto riguarda lo studio della persuasione, si possono distinguere tre indirizzi di ricerca che riguardano: 1. la ricerca di individuare gli elementi che rendono una comunicazione efficacemente persuasiva. Una serie di studi (condotti a partire dagli anni Quaranta ai giorni nostri) ha prodotto risultati che confluiscono in quello che possiamo definire un approccio “atomistico”, il cui scopo è quello di completare un elenco dei fattori che intervengono nel setting comunicativo a rendere efficace il messaggio persuasivo; 2. l’intento di formulare una teoria generale dei processi di persuasione; 3. la ricerca di strategie di persuasione il cui target non sono le opinioni o gli atteggiamenti o i valori del ricevente, ma comportamenti specifici e circoscritti nel tempo e nello spazio. L’APPROCCIO ATOMISTICO. Gli anni Quaranta sono il momento in cui prende avvio lo studio scientifico e rigoroso dei fattori che possono influenzare l’efficacia persuasiva di una comunicazione. Nel 1942, in seguito alla partecipazione degli Stati Uniti alla Seconda guerra mondiale, Carl Hovland ottenne finanziamenti federali per un programma di ricerca finalizzato a valutare le campagne persuasive diffuse per raccogliere il consenso dei cittadini e dei militari, nei confronti della decisione di entrare in guerra. In quell’occasione venne applicato per la prima volta il metodo sperimentale allo studio dei cambiamenti di atteggiamento. Il modello di comunicazione che sottende le ricerche di questo gruppo è un modello estremamente stilizzato composto da un RICEVENTE esposto a un MESSAGGIO proveniente da una FONTE. Gli studi sperimentali condotti per una ventina di anni si sono focalizzati sulla compilazione della lista delle caratteristiche di questi tre elementi al fine di dimostrare l’aumento della probabilità che il ricevente cambi la propria opinione in direzione di quella sostenuta nel messaggio. la FONTE Le caratteristiche che la definiscono sono: - la CREDIBILITÁ, che può essere distinta in: > COMPETENZA → una fonte è credibile quando le vengono attribuite conoscenze e capacità per risolvere determinati problemi, perché magari è più intelligente, ha uno status sociale o un livello di istruzione superiore; > AFFIDABILITÁ → la fonte è credibile se è motivata a usare correttamente e senza distorsioni le sue competenze. Una persona affidabile può influenzare gli altri anche senza competenze. L’EFFETTO DI COMPETENZA (Hovland e Weiss, 1951) I partecipanti all’esperimento leggono un messaggio relativo all’utilità della costruzione di sottomarini nucleari attribuito a: - un premio Nobel per la fisica = fonte autorevole; - un giornale filo-comunista (all’epoca si era nel periodo della Guerra Fredda) = fonte non autorevole. Ciò che veniva rilevato era l’atteggiamento dei partecipanti: > prima della lettura del testo; > subito dopo la lettura; > dopo quattro settimane. I risultati delle rilevazioni mostrano che le fonti ritenute (il premio Nobel) credibili producevano cambiamenti più rilevanti rispetto a quelle poco credibili MA solo subito dopo la lettura del testo perché dopo le quattro settimane l’effetto persuasivo era scomparso. Secondo gli autori, immediatamente dopo la lettura del messaggio la credibilità della fonte influenza l’accettabilità del messaggio. Con il passare del tempo i riceventi ricordano in modo dissociato argomenti e fonte, basando quindi l’opinione sugli argomenti → l’effetto della fonte scompare. ➡️ Non sempre competenza e affidabilità sono in armonia: se il ricevente è consapevole che la fonte ha intenzioni persuasive, l’effetto della competenza può venir meno. - quando la fonte sostiene una posizione diversa da quella attesa e contro i propri interessi → la fonte acquista potere 23 persuasivo; - quando la fonte sostiene una posizione uguale a quella attesa → i riceventi giudicano la fonte sincera, ma tendenziosa, ossia il messaggio non ha un forte potere persuasivo. → es: il conflitto tra Roberto Burioni e Red Ronnie. Prima del Covid, Burioni appoggiava la somministrazione dei vaccini mentre Ronnie (cantante) sosteneva la sua posizione da no-vax. Ovviamente, considerate le competenze, ci si affida maggiormente a una fonte autorevole come Burioni, tuttavia la sua affidabilità venne messa in discussione per le sue relazioni con le case farmaceutiche. → es: le dichiarazione di Luc Antoine Montagnier (Premio Nobel per la Medicina) venne criticato dalla comunità scientifica per le sue affermazioni riguardo al vaccino come modificazione del DNA. La sua credibilità, nonostante le competenze, è quindi scesa. - l’ASPETTO FISICO (PIACEVOLEZZA) della fonte Gli studi nei quali si evidenzia un chiaro effetto della bellezza della persona-fonte sul cambiamento di atteggiamento del ricevente nella direzione desiderata sono per lo più quelli che utilizzano fotografie per operazionalizzare la variabile relativa all’aspetto fisico della fonte. Nell’esperimento condotto da Chaiken (1979) vengono videoregistrati un centinaio di studenti che esprimono una stessa posizione ma in forma relativamente non standardizzata. Viene poi chiesto a un primo gruppo di partecipanti di giudicare quanto le persone che appaiono nei filmati sono attraenti. Successivamente vengono eliminati i filmati di coloro che hanno ricevuto giudizi medi (né belli né brutti). I restanti (di entrambi i sessi) vengono mostrati a un’altra popolazione di partecipanti che deve esprimersi nel merito della posizione enunciata. → RISULTATI: mostrano che la bellezza della fonte esercita un effetto persuasivo: i partecipanti mostrano, in generale, più accordo con la posizione sostenuta nel messaggio comunicato dalle persone attraenti, indipendentemente dal sesso di fonte e ricevente. POSSIBILI SPIEGAZIONI - le persone sviluppano abilità comunicative differenziate attraverso la socializzazione; - le persone attraenti sviluppano abilità persuasive grazie ai rinforzi che ricevono nelle esperienze comunicative interpersonali. Gli effetti dell’aspetto fisico non sono sempre univoci, infatti alcuni studi non riportano effetti o riportano effetti di piccola entità o non replicati. Molte sono le variabili di disturbo: le persone attraenti tendono ad essere più sicure di sé, ottimiste, brave a comunicare I cambiamenti eventualmente prodotti nel ricevente da credibilità, attrazione e potere della fonte di una comunicazione si differenziano comunque quanto a natura e stabilità, infatti: una fonte credibile → induce processi di internalizzazione = integrazione della nuova opinione nel sistema di credenze e di valori preesistente. una fonte attraente → induce un processo di identificazione = cambiamento di atteggiamento motivato dal desiderio di stabilire una relazione gratificante con la fonte o comunque di apparire psicologicamente vicino a questa. - il POTERE della fonte Può indurre effetti di condiscendenza = cambiamento superficiale dell’atteggiamento, dovuto soprattutto al fatto che il ricevente riconosce alla fonte il controllo di ricompense e punizioni nei suoi confronti. Credibilità, bellezza e status sono caratteristiche stabili della fonte. Oltre ad esse, la fonte può aumentare la sua efficacia attraverso: - lo STILE COMPORTAMENTALE della fonte Gran parte di ciò che definiamo stile comportamentale deriva dall’uso del sistema non verbale. Ne sono un esempio gli studi riguardanti l’effetto di un breve contatto fisico esercitato dalla fonte sul ricevente. Il contatto è stato studiato principalmente su due aspetti: > la valutazione dell’ambiente e dell’interlocutore; > la probabilità di adesione a richieste. Molte ricerche confermano infatti che, in un’interazione fra estranei, un breve contatto tattile induce nell’individuo toccato il formarsi di un’impressione positiva della persona che l’ha sfiorato, una migliore valutazione del contesto e anche una percezione più positiva del proprio umore. → es: in un grande magazzino il commesso che sfiora la mano dei clienti porgendo loro un volantino fa sì che questi valutino più positivamente il punto vendita rispetto a coloro che non sono stati sfiorati (Hornik 1992). → es: da una ricerca condotta in una biblioteca si è potuto verificare che, se gli studenti che facevano le richieste ricevevano un breve contatto fisico da parte degli addetti al prestito, valutavano più positivamente i servizi della biblioteca e formulavano un’impressione più positiva dell’addetto rispetto a quelli che non avevano ricevuto tale contatto Fischer, Rytting e Heslin 1976). Anche per quanto riguarda l’adesione a richieste, molte ricerche hanno mostrato che se, nel momento in cui una persona avanza una richiesta, sfiora brevemente (un secondo o due) un braccio o una spalla dell’interlocutore ha più probabilità di vedersi soddisfatto, anche quando la richiesta rimane del tutto implicita → es: il cameriere riceve mance più elevate, indipendentemente dal sesso dei clienti e dei camerieri. 24 - lo SLEEPER EFFECT A volte, l’impatto persuasivo delle fonti non credibili può crescere con il tempo. Questo probabilmente accade perché le persone ricordano i messaggi, ma dimenticano il fatto che sono state riportate da fonti non credibili → persuasione ritardata che avviene quando il ricevente dimentica la fonte del messaggio (es: comunicazione elettorale) il MESSAGGIO Il programma di ricerca di Yale sulla comunicazione persuasiva si basava su due presupposti: a. la struttura del messaggio deve favorire l’apprendimento (comprensione e memorizzazione) dei suoi contenuti; b. le argomentazioni, per essere efficaci, devono contenere in modo esplicito i vantaggi che derivano dall'accettazione della posizione sostenuta in sostituzione di quella propria del ricevente e/o gli svantaggi che derivano dalla sua non accettazione. A questo proposito, Hovland, Lumsdaine e Sheffield (1949) si sono chiesti se conviene presentare messaggi unilaterali o bilaterali. MESSAGGI UNILATERALI MESSAGGI BILATERALI presentano un solo punto di vista, tuttavia risultano persuasivi mettono in luce punti di vista alternativi, che confutano o meno soprattutto se il ricevente ha già un’opinione in linea con il forza e debolezza, vantaggi e svantaggi delle argomentazioni messaggio. aumentando gli elementi di giudizio a disposizione e la credibilità della fonte. Sono dunque più persuasivi dell’altra tipologia di messaggi. Il loro esperimento ha coinvolto come partecipanti dei militari americani e l’argomento di discussione era la durata della guerra contro il Giappone. - in un messaggio si sostengono le ragioni che portano a pensare che la guerra sarà ancora lunga (UNILATERALE); - in un’altra versione si includono alcuni argomenti anche sulla debolezza dell’esercito giapponese (BILATERALE). I partecipanti dovevano valutare quanto, secondo loro, sarebbe durata la guerra con il Giappone sia prima che dopo l’esposizione al messaggio. → Risultati: ★ il messaggio unilaterale risultava più persuasivo per coloro che inizialmente erano d'accordo con il contenuto; ★ il messaggio bilaterale era più efficace per chi, all'inizio, era scettico riguardo al contenuto del messaggio; In un esperimento successivo, venne aggiunto un messaggio di contropropaganda fatto ascoltare alla metà dei soggetti di ciascun gruppo sperimentale. → Risultati (una settimana dopo l’ascolto della prima comunicazione): - i partecipanti che avevano cambiato opinione in seguito al messaggio bilaterale, pur sottoposti alla contropropaganda, mant

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