Psicologia Della Comunicazione - Past Paper PDF

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This document provides an overview of communication theory, including different perspectives and related concepts. It discusses the communication process, the role of language, and various approaches to understanding communication.

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PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE-3° ANNO Cosa significa COMUNICARE? “Il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione.” Zygmunt Bauman (sociologo e filosofo) = se vogliamo metterci in relazione con qualcuno dobbiamo metterci in comunicazione Il termine “comunicazione” der...

PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE-3° ANNO Cosa significa COMUNICARE? “Il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione.” Zygmunt Bauman (sociologo e filosofo) = se vogliamo metterci in relazione con qualcuno dobbiamo metterci in comunicazione Il termine “comunicazione” deriva dal latino «communico» che significa mettere in comune, rendere partecipe. È un processo interpersonale e sociale che consente a individui e/o gruppi di scambiare informazioni e creare significati condivisi (definizione tipica dal libro) La comunicazione avviene: in riferimento al presente, passato o futuro (soprattutto attraverso il linguaggio) condividendo o non condividendo lo stesso luogo/tempo (anche a distanza) in un ambiente sociale -> carattere di relazionale che ha la comunicazione La RELAZIONE è una condivisione tra partecipanti di un sistema di: - suoni significativi (linguaggio umano vs animale) - segni e significati (lingua italiana vs lingua cinese) - regole e convenzioni (grammatica) La distinzione tra comunicazione e comportamento Il COMPORTAMENTO fa riferimento ad una qualsiasi azione motoria di un individuo, percepibile in qualche maniera da un altro. Ogni comunicazione è un comportamento, in quanto si esprime attraverso azioni manifeste però non tutti i comportamenti sono comunicazione: esistono infatti forme di comportamento che possono essere informative ma non comunicative. La COMUNICAZIONE (per parlare di comunicazione è fondamentale la relazione, intenzione comunicativa e non solo informativa) fa riferimento allo scambio interattivo osservabile fra due o più partecipanti, dotato di intenzionalità reciproca e di un certo livello di consapevolezza, in grado di far condividere un significato sulla base di sistemi simbolici e convenzionali di significazione e di segnalazione (segni e siboli) secondo la cornice culturale di riferimento (regole). Anolli, 2017 I CONCETTI BASE DELLA COMUNICAZIONE 1.. Approccio matematico- modello (basilare della comunicazione e formale) di Shannon & Weaver ideato nel 1949 Il modello di Shannon & Weaver vede la comunicazione come trasmissione di informazioni da un mittente ad un destinatario e descrive il processo come un sistema lineare composto da 5 elementi principali: - Fonte/mittente  persona/oggetto (entità) che genera il messaggio da inviare al destinatario 8es. il parlante che fa una chiamata telefonica) - Trasmittente/Trasmettitore  persona/strumento che converte il Messaggio in Segnale = CODIFICA (es. il cellulare/la voce) - Canale  infrastruttura/mezzo fisico che veicola il segnale che viene trasmesso (es. la rete per il cellulare, l’aria per la voce) - Ricevente/Ricevitore  persona/strumento (entità) che riceve il segnale e lo interpreta = DECODIFICA (es. il cellulare del destinatario) - Rumore (interno o esterno) forza qualsiasi che può interferire con la corretta trasmissione del segnale. Può essere esterno o interno (es. malfunzionamento) - Feedback  necessario per avere la conferma che il messaggio sia arrivato al destinatario I limiti del modello Modello lineare one-way (=in un’unica direzione) Il feedback non c’era originalmente nel modello Modello che va da un mittente ad un destinatario, non comprendendo quindi una risposta del destinatario (feedback) Non è ideato per comunicare faccia a faccia perché questo modello è stato pensato per spiegare sistemi di comunicazione attraverso radio, telefono, telegrafo etc.. Modello contenitore Viene data importanza al contenuto del messaggio, il quale è contenuto nelle parole La comunicazione avviene quando un messaggio è inviato e ricevuto Non tiene conto dell’intenzionalità dei messaggi e del contesto 2.. Approccio semiotico  diverso da appr.matem (=inviare un segnale/messaggio) qui si deve studiare il significato profondo che il messaggio ha (come il messaggio può essere interpretato) Semiotica: scienza che studia la vita dei segni nel quadro della vita sociale. Analizza come i significati vengono creati, comunicati e interpretati attraverso vari sistemi di segni, che possono includere il linguaggio, le immagini, i gesti, i suoni e altri mezzi di comunicazione. Lavoro della semiotica  studiare relazione tra segni e significati Segno/simbolo: qualcosa che sta per qualcos’altro Secondo l’approccio semiotico, la comunicazione, è possibile tramite un processo di significazione: capacità di generare significati (= rapporto fra la realtà da comunicare e i codici o i sistemi con cui si comunica) attraverso l’uso condiviso di segni e simboli. Il triangolo semiotico Ogden e Richards (1923) = Spiega in che quale relazione sta segno e significato Il SIMBOLO o SEGNO  sistema di segni usati per gli scambi comunicativi (es. la parola) La parola “CUORE” è un segno che sta per qualcos’altro. Il SIMBOLO/SEGNO attraverso la simbolizzazione, si relaziona alla REFERENZA*: il simbolo ha un rapporto diretto solo con la referenza, non con il referente = il simbolo corrisponde sempre alla nostra rappresentazione mentale Attraverso il “fa riferimento a”, si passa dalla referenza al REFERENTE*: Attraverso il “sta per”, il referente si collega al simbolo o segno *referenza: Rappresentazione mentale (o concetto, idea) corrispondente al simbolo (parola) *referente: Elemento reale (o oggetto) a cui si riferisce il simbolo Intenzionalità (Grice, 1975) L’emittente manifesta l’intenzione di comunicare al ricevente e il significato viene costruito nella relazione interpersonale. =intenzionalità di trasmettere un messaggio Intenzionalità: proprietà di un’azione compiuta in modo deliberato, volontario e di proposito per raggiungere un certo scopo (intenzionalità nello) Scambio comunicativo: quando il messaggio è prodotto intenzionalmente dall’emittente ed è riconosciuto e interpretato dal destinatario Livelli di intenzionalità Intenzionalità informativa: volontà di comunicare un certo contenuto al destinatario ▪ A trasmetta a B qualcosa che non sa Intenzionalità comunicativa: volontà di coinvolgere il destinatario e condividere un contenuto ▪ A vuol rendere consapevole B di qualcosa di cui prima non era consapevole (voglio far partire uno scambio comunicativo) Importanza del contesto nell’interpretazione di un messaggio A seconda del contesto uno stesso messaggio può assumere significati diversi. Nel processo di interpretazione, chi comunica usa le informazioni fornite dal contesto per ridurre le ambiguità. Processi inferenziali: Abilità di dedurre informazioni non esplicitate nel messaggio. Collegare le informazioni tra loro e con le informazioni già possedute e dedotte dal contesto (es. “sono già le 8”, posso dedurre che siamo in ritardo, che dobbiamo muoverci) Indizi contestuali: Deissi indizio prettamente linguistico = elemento del messaggio che fanno diretto riferimento al contesto/alla situazione Piano della comunicazione relativo agli elementi di un messaggio che consentono un riferimento diretto alla situazione del discorso nello spazio e tempo. Es. di deissi o spaziale: qui, là o temporale: ora, domani o di persona: tu, lei o Indizi contestuali: Presupposizione =Informazione implicata alla base di un enunciato, condivisa dagli interlocutori e data per scontata ENUNCIATO PRESUPPOSIZIONE Piove ANCHE oggi Pioveva anche ieri, Piove sempre, Non se ne può più di questa pioggia. Mario ha riparato la bici La bici era rotta Indizi contestuali: Implicatura conversazionale = Cosa viene detto vs cosa viene inteso Impegno reciproco ad integrare il significato letterale del messaggio con conoscenza già possedute. ENUNCIATO IMPLICATURE Enrico è un mostro Enrico è una persona spregevole Enrico è bravissimo a fare qualche cosa 3.. Approccio pragmatico (non c’è più passaggio da fonte a ricevente, un sistema di segni/simboli condivisi ma ora abbiamo anche un contesto preciso in cui avviene la comunicazione e una relazione quindi un desiderio di co dividere e comprendere un messaggio) Tre settori per lo studio della comunicazione umana: - Sintassi: lo studio delle relazioni formali tra i segni - Semantica: lo studio del significato dei segni - Pragmatica: lo studio dell’uso dei significati. È una branca della linguistica che studia come il contesto influenza l'interpretazione del significato nel linguaggio. Si concentra sull'uso pratico del linguaggio come azione. Implicherà quindi che la comunicazione è un’azione e che c’è un contesto nel quale l’azione verrà svolta e che c’è un’intenzionalità nei comunicanti nel trasmettere il messaggio. Differenza di questo approccio con gli altri: - relazione tra i segni e coloro che li interpretano (si parla anche di persone, entità comuni) - processi impliciti della comunicazione (dobbiamo trovare il significato al di là del messaggio) La teoria degli atti linguistici di Austin Austin: «Dire qualcosa equivale a fare qualcosa»  comunicare=agire Un enunciato non descrive solo un contenuto, ma serve a compiere delle vere e proprie azioni in ambito comunicativo. Descrive 3 tipi di atti linguistici: ▪ Atti locutori: ciò che il parlante dice Atti DI dire qls. Ciò che un parlante dice, azioni che si compiono per il solo fatto di parlare. Es. Ti chiedo perdono, Ti dichiaro colpevole, Corri che c’è un incendio ▪ Atti illocutori: le intenzioni comunicative del parlante Atti NEL dire qls. Intenzioni comunicative del parlante Es. Ammettere la propria colpa e voler fare pace, Disapprovare l’altro, Incitare ad evitare il pericolo ▪ Atti perlocutori: effetti del parlante sull’interlocutore Atti CON il dire qls. Gli effetti che la comunicazione produce sull’interlocutore Es. Ottenere il perdono dell’altro, Ottenere che l’altro si scusi o ripari al suo torto, Fare in modo che l’altro si metta in salvo Forza degli atti linguistici Ogni atto linguistico può essere modulato, sul piano pragmatico, con più o meno forza - Atti locutori: ciò che si dice può essere rinforzato con il tono - Atti illocutori: ciò che si fa nel dire può essere modulato con la scelta delle parole (mi dispiace vs. sono desolato; devi farlo vs. potresti farlo) - Atti perlocutori: possono ottenere diversi effetti sull’interlocutore (a seconda del contesto, delle credenze, dello stato d’animo di entrambi, delle motivazioni, ecc.) Le massime conversazionali di Grice Sosteneva che la comunicazione necessitasse di un Principio di cooperazione: accordo di base tra i partecipanti per dare il proprio contributo allo scambio comunicativo. Esso stabilisce le regole implicite che guidano la comunicazione efficace, sottolineando l’importanza della cooperazione reciproca. Perché una comunicazione possa essere funzionale, bisogna rispettare il principio che cita: «Dai il tuo contributo al momento opportuno, così com’è richiesto dagli scopi e dall’orientamento della conversazione in cui sei impegnato» Si articola in 4 regole o massime conversazionali: 1. Massima della qualità Il contenuto del messaggio deve essere attendibile quindi: Non dire ciò che credi falso → il contenuto del messaggio deve essere vero Non dire ciò per cui non hai prove adeguate → il contenuto del messaggio deve essere sostenuto da prove adeguate Es. violazione massima qualità  mentire sulle proprie abilità in un curriculum, dare indicazioni stradali scorrette 2. Massima Quantità Dare le informazioni necessarie per comprendere il messaggio quindi: Dare un contributo tanto informativo quanto richiesto → Il messaggio deve soddisfare la richiesta di informazioni in modo adeguato agli scopi della conversazione Non dare un contributo meno o più informativo del necessario → Non deve fornire poche o troppe informazioni rispetto al necessario Es. violazione massima quantità  Su una scatola superemrcato “0% escrementi topo” = non è necessario 3. Massima Relazione (o della pertinenza) I partecipanti devono fornire info che siano pertinenti con la comunicazione in corso quindi: Il messaggio deve essere pertinente, cioè deve essere relativo all’argomento della comunicazione Es. violazione massima relazione  rispondere intenzionalmente in maniera evasiva ad una domanda d’esame su cui non si è preparati 4. Massima Modo (o della maniera) La comunicazione deve essere chiara e non ambigua quindi: Evita espressioni oscure Evita le ambiguità Sii breve Sii ordinato nell’esposizione Es. violazione massima modo Usare espressioni fuorvianti per non far comprendere il significato della conversazione a chi è presente in quel momento (ad esempio, bambini o estranei). La pragmatica della comunicazione umana – Watzlawick et al. (1971) Secondo W. Tutto è comunicazione: Il linguaggio ha conseguenze sul piano del comportamento e delle relazioni. Ruolo della comunicazione nella costruzione della realtà soggettiva delle persone e nella determinazione della qualità delle relazioni interpersonali. La pragmatica della comunicazione è una teoria generale dell’interazione nella comunicazione interpersonale basata su 5 assiomi fondamentali, che W. Identifica come proprietà della comunicazione e regole da seguire per una comunicazione efficace. Teoria riassunta: - Tutto è comunicazione: non solo parole (comunicazione verbale) e gesti (comunicazione non verbale), ma anche silenzi e comportamenti. Ogni azione, o inazione, trasmette un messaggio. - Ogni comportamento è comunicazione e ogni atto comunicativo è un comportamento: la comunicazione, essendo intrinsecamente relazionale, plasma e modifica costantemente le relazioni sociali. 1° ASSIOMA: NON SI PUO’ NON COMUNICARE Qualunque comportamento manifestato da una persona in presenza di una o più persone, indipendentemente dalla consapevolezza e intenzionalità comunicativa è comunicazione. È possibile: non rispondere (passività, fuga) rifiutarsi di rispondere rispondere senza rispondere MA NON E’ POSSIBILE NON COMUNICARE QUALCOSA 2° ASSIOMA: OGNI COMUNICAZIONE VEICOLA UN CONTENUTO E UNA RELAZIONE Contenuto=ciò che si vuole dire con il messaggio linguistico o non Relazione = ciò che intercorre tra gli interlocutori della comunicazione  fornisce una chiave di lettura del contenuto. ES. Differenza tra due messaggi che hanno lo stesso contenuto ma la relazione è diversa (ordine vs richiesta) Fai quel lavoro! & Ci sarebbe da fare quel lavoro Non ho tempo. & Magari più tardi se mi resta tempo 3° ASSIOMA: LA NATURA DI UNA RELAZIONE DIPENDE DALLA PUNTEGGIATURA DELLE SEQUENZE DI COMUNICAZIONE TRA COMUNICANTI Il modo di interpretare la comunicazione è funzione della relazione tra i comunicanti e della punteggiatura (=interpretazione della realtà, punto di vista) di chi interpreta. In base alle persone con cui mi relazione, ho un punto di vista diverso da prendere in considerazione. - La stessa realtà comunicativa può essere letta in modi diversi a seconda della punteggiatura adottata. ES. Non parla e si chiude in se stesso perché l’interlocutore B brontola & Brontola perché l'interlocutore A non parla e si chiude in se stesso  comunicazione disfunzionale dove non si considerano i punti di vista, punteggiatura, dell’altro. 4° ASSIOMA: GLI ESSERI UMANI COMUNICANO CON IL MODULO DIGITALE E CON IL MODULO ANALOGICO Modulo DIGITALE: canale verbale, veicola gli aspetti di contenuto. Attraverso la combinazione di suoni (e quindi di parole) si possono esprimere un numero INFINITO di messaggi in modo DETTAGLIATO e PRECISO Modulo ANALOGICO: canale non verbale, veicola gli aspetti di relazione (es. espressioni/movimenti del corpo ma non solo) Attraverso l’espressione e i movimenti del corpo si possono esprimere in modo IMMEDIATO alcune emozioni e sensazioni non altrimenti comunicabili Può capitare che non combacino ES. “va tutto bene” ma la sua faccia indica tutt’altro 5° ASSIOMA: GLI SCAMBI DI COMUNICAZIONE SONO SIMMETRICI O COMPLEMENTARI A SECONDA CHE SIANO BASATI SULL’UGUAGLIANZA O SULLA DIFFERENZA Esistono delle gerarchie tra comunicanti che si creano durante la comunicazione o che sono stabilite socialmente: Nelle relazioni SIMMETRICHE si ha un rapporto paritario tra gli attori della comunicazione Nelle relazioni COMPLEMENTARI uno degli attori in un momento specifico dell’interazione riconosce le posizioni e l’interdipendenza dell’altro. Alcuni tipi di relazione sono stabiliti dal contesto sociale-culturale I due tipi di relazione non sono positivi o negativi di per sé. Entrambe sono positive o negative a seconda delle situazioni La competenza comunicativa Accanto alla padronanza delle regolarità formali di una lingua e al saper costruire frasi ben formate da un punto di vista sintattico, comprende anche la capacità di produrre enunciati adeguati alla specifica situazione comunicativa (Dell Hymes, 1971) (non basta un sistemi di segni, devo sapere come combinarli…) Altra competenza: il grado in cui gli individui soddisfano e percepiscono di aver soddisfatto i loro scopo in una data situazione sociale (Parks, 1994) - Essere consapevoli di avere delle intenzioni - Sentirsi efficaci in ambito comunicativo La competenza comunicativa è divisa in 3 ambiti: Competenza sintattica: capacità di produrre frasi formalmente corrette e di comprenderle come tali in base a regole grammaticali. Competenza semantica: capacità di associare le parole (significanti) agli oggetti, eventi o situazioni (significati) cui corrispondono. Competenza pragmatica: capacità di comunicare tenendo conto del contesto in cui avviene la comunicazione. Dalla competenza semantica alla competenza pragmatica  video ted La lingua ci serve a: - Descrivere la realtà che ci circonda - Riconoscere la nostra “tribù” e l’altro - Esprimere la propria identità 2. IL LINGUAGGIO VERBALE (cap.2) = Comunicazione che fa uso del linguaggio scritto e parlato Alla base della comunicazione verbale c’è il LINGUAGGIO: sistema elettivo di trasmissione di messaggi nella comunicazione umana. ha una funzione cognitiva che permette di acquisire e usare una o più lingue Linguaggio e cervello Il linguaggio è qualcosa che si può osservare e si riflette in funzioni che si dividono nelle aree del cervello. Le funzioni del linguaggio sono distribuite in diverse aree del cervello: - L'area di Broca è coinvolta nella produzione e nell'articolazione delle parole - L'area di Wernicke è cruciale per la comprensione del linguaggio - La corteccia visiva gioca un ruolo importante nell'elaborazione di lettere e parole scritte. Si sviluppa nel tempo. - La corteccia motoria è coinvolta nell’articolazione. Mentre parlo articolo/mi muovo Delle lesioni in specifiche aree provocano deficit del linguaggio: le afasie. (in seguito a ictus o incidente che lesionano quella specifica parte) Afasia di Broca & Afasia di Wernicke Approccio psicolinguistico (=psicologia del linguaggio) Studia i meccanismi di produzione e comprensione del linguaggio Lingua: sistema di simboli combinabili secondo precise regole così da poter generare un numero infinito di possibili messaggi Proprietà della lingua: Fonologia  Studio del sistema di suoni che costituiscono un linguaggio Semantica  Studio del significato delle parole Sintassi  Studio delle regole per combinare parole in frasi Pragmatica Studio delle relazioni tra linguaggio e contesto/scopo La lingua ha una struttura piramidale dove la seguente struttura è questa: audio17.10 min 2 Fonemi suoni (parti più piccole) che compongono quelle che saranno le parole di una lingua (e.g., /s/, /t/, /p/) È l’unità più piccola della lingua, al di sotto della quale non si può scendere. Non corrispondono alle lettere!!! E.g. GN corrisponde al suono [ɲ] La corrispondenza tra fonemi e grafemi varia di lingua a lingua. Lingue trasparenti: buona corrispondenza tra grafemi e fonemi (es., italiano, tedesco) Lingue opache: bassa corrispondenza tra grafemi e fonemi (es., inglese, francese) Esempio inglese: stesso fonema rappresentato da grafemi diversi Green (verde) , field (campo) , people (gente) stesso grafema assume valori fonetici diversi enough (/f/, abbastanza), ghost (/g/, spirito) Per ogni lingua, due suoni linguistici sono fonemi differenti se sostituendo l’uno con l’altro cambia il significato delle parole in cui compaiono: - es: Rana - Lana Sale – Tale Ogni lingua possiede un numero finito di fonemi che possono essere pronunciati con differenti variazioni regionali, individuali o contestuali, dette allofoni - es: tendo (n dentale) banco (n verbale)  differenza non percepita - in molte lingue orientali /l/ e /r/ sono allofoni (cinese) Morfemi e parole Combinazioni di fonemi formano morfemi e parole di una lingua Non tutte le combinazioni sono consentite: una lingua ha definizione combinate di morfemi = le parole del ns vocabolario. Morfemi* = unità più piccole dotate di significato (a differenza del fonema che non lo ha) con cui combiniamo le parole Es. [gatt-]  radice di parole con significato simile [-o], [-a], [-ino], [-accio]  morfena (gatt-o, gatt-a gatt-ino, gatt-accio  parola Sintagmi Catena sintattica: struttura con cui si dispongono le parole all’interno di una frase Sintagma: unità minima di tale catena (si inizia ad arrivare alla frase) Sono costituiti da: - Testa: la parte fondamentale - Modificatori: gli altri elementi del sintagma In funzione della testa i sintagmi si distinguono in: - Sintagmi nominali  contengono un nome - Sintagmi verbali contengono un verbo - Sintagmi preposizionali  contengono una preposizione Frasi = combinazioni di parole e sintagmi secondo determinate regole: Regole sintattiche: permettono di combinare i simboli del linguaggio (parole) per produrre significati complessi (frasi e discorsi/testi). Secondo Noam Chomsky, la sintassi permette di proiettare il finito (parole, regole grammaticali) nell’infinito (numero di frasi) e rende il linguaggio naturale uno strumento di comunicazione unico. Inoltre dice che: - Le diverse lingue presentano notevoli differenze, MA tali differenze sono di tipo superficiale - Tutte le lingue conosciute condividono un numero di elementi in comune chiamati universali linguistici Universali linguistici secondo Chomsky = regole a cui tutte le lingue rispondono. Ciò che cerca Chomsky è infatti un’universalità in tutte le lingue: analizzare diversi contesti linguistici e cercare di trovare la conferma o falsificazione di queste regole universali. 1. Ciascuna lingua ha un numero finito di fonemi 2. Da un numero finito di fonemi è possibile costruire un numero finito di parole 3. Le parole di una lingua (lessico) sono in numero finito 4. La relazione tra ciascuna parola e il proprio significato è arbitraria (nn c’è un motivo se lo zaino si chiama zaino, è una scelta) 5. In qualsiasi lingua è possibile produrre un numero infinito di frasi = produttività linguistica Lo sviluppo del linguaggio: l’acquisizione della lingua madre Il linguaggio è un’abilità cognitiva complessa, tuttavia si impara a parlare e comprendere con poco sforzo. I bambini imparano a parlare velocemente, iniziano presto, senza istruzione formale. Acquisire i suoni linguistici Appena nati i bambini sono predisposti ad imparare qualsiasi lingua: rispondono a tutte le distinzioni possibili tra suoni diversi! Hanno una capacità a distinguere i fonemi di qualsiasi lingua. Durante il primo anno di vita sono esposti ad una specifica lingua e si specializzano a distinguere i suoni di quella lingua Acquisire le regole grammaticali Chomsky si è anche preoccupato di come si acquisiscono le regole grammaticali - Sorprendente velocità con cui i bambini raggiungono la padronanza del linguaggio, uno strumento molto complesso - I bambini in età pre-scolare non imparano esplicitamente le regole grammaticali e non vengono corretti quando producono frasi scorrette:  gli adulti tendono a correggere il contenuto, cioè gli errori semantici e concettuali, ma non correggono le frasi scorrette da un punto di vista grammaticale ES. B: “Il mare blu, no rosa” M: “Vero” B “Domenica vado in asilo” M “No, domenica si sta a casa” = non si fa attenzione alla grammatica ma al contenuto Teoria innatista di Noam Chomsky Partendo da questo presupposto: i bambini sono in grado di acquisire inconsciamente le strutture grammaticali, con un addestramento scarso o perfino nullo, Chomsky sviluppa negli anni ‘50-’60 l’esistenza di un meccanismo innato di acquisizione del linguaggio: Language Acquisition Device (LAD) meccanismo biologico che fornisce le regole generali della grammatica (“grammatica universale”) comuni a tutte le lingue = teoria generativista. Inizierà a riflettere sulle strutture grammaticali comuni a tutte le lingue. Teorie integrazioniste Secondo questa teoria, l’acquisizione del linguaggio dipende anche dall’ambiente nel quale si è inseriti. - Interazione tra innatismo e esperienza  c’è quindi un’interazione tra innatismo ed esperienza. (non solo nasciamo con meccanismi innati ma sarà anche l’esperienza nel contesto ad aiutarci a sviluppare il linguaggio. Grammatica generativo-trasformazionale Opera di Chomsky  individua che il modo in cui utilizziamo le strutture e regole grammaticali per creare messaggi non sono altro che: Regole di Riscrittura  indica il modo in cui possiamo riscrivere una frase in termini sintattici. Rappresentata attraverso l’albero sintattico Regole trasformazionali  trasformano frasi in altre frasi con lo stesso significato ma con forma sintattica diversa. (N.B esistono delle strutture superficiali nella frase e delle strutture profonde.) Le regole trasformazionali agiscono sulla struttura superficiale e producono una frase diversa dalla frase originale. Es. trasformare una frase attiva da passiva: Il bambino mangia la mela La mela viene mangiata dal bambino Hanno la stessa struttura profonda ovvero lo stesso significato, è la struttura superficiale (la forma sintattica) che cambia. Le frasi che derivano da altre frasi tramite l’applicazione delle regole trasformazionali hanno (secondo Chomsky): diversa struttura superficiale ma stessa struttura profonda. Effetto di formulazione delle frasi = il modo in cui formuliamo le frasi influenza il modo in cui queste frasi vengono interpretate La grammatica generativo- trasformazionale di Chomsky assume che il significato veicolato dalle frasi attive e passive (vere) sia sempre lo stesso. - Frasi attive e passive sono parafrasi? Il bambino mangia la mela = la mela è mangiata dal bambino  hanno la stessa struttura profonda = ricevo lo stesso significato Una frase di tipo negativo nega semplicemente la frase affermativa Il bambino non mangia la mela  ricevo la negazione di quel significato Anche la formulazione della frase può veicolare dei messaggi. Es. la formulazione di una frase ti tipo passivo può implicare più attenzione rispetto al soggetto. Il significato veicolato da una frase dovrebbe essere privo di ambiguità Effetti delle insinuazioni prodotte dai mezzi di comunicazione (Innuendo effect)  mette in luce come la formulazione della frase sia fondamentale Esperimento di Wegner, Wenzlaff, Kerker e Beattie (1981)  parla degli effetti dell’insinuazione prodotti dai mezzi di comunicazione di massa. Ai partecipanti venivano fatte leggere frasi di tipo diverso (affermativa, interrogativa, negativa e neutra) I partecipanti dovevano esprimere giudizi su un ipotetico candidato politico che veniva riportato nelle frasi. Misura di preferenza: Per ciascuno degli ipotetici candidati politici sono state calcolate le medie dei giudizi espressi dai partecipanti tramite una serie di scale a 7 punti (intelligente-stupido; buono-cattivo; onesto- disonesto)  più grande era il punteggio, più il giudizio era negativo. Risultati: sempre secondo la teoria chomskyana, la prima frase accumulerà il maggior numero di risposte negative rispetto alle altre Osserva: Frase affermativa (affermare che è collegato alla mafia) e interrogativa (insinuare che possa essere collegato alla mafia) porta allo stesso risultato (4.25-4.33) Frase negativa, nonostante dica che il politico non è collegato alla mafia, riporta diversi giudizi negativi  si creano effetti semantici che collegano il fatto che quando cito una negatività, allo stesso tempo, richiamo anche il suo inverso è perché sono semanticamente legati INFATTI I candidati politici oggetto di insinuazione (istigazione fornita dalla forma interrogativa) erano percepiti tanto negativamente quanto coloro che erano oggetti di accusa certa. Innuendo effect (insinuazione a incitare a giudizi negativi): si rifà ai principi di cooperazione → chi riceve il messaggio assume che le informazioni contenute siano ragionevoli e plausibili (massima di qualità).  ci si aspetta di ricevere info veritiere L’utilizzo di una forma interrogativa implica inconsciamente che sono state fatte delle considerazioni che potrebbero essere veritiere, plausibili, ragionevoli. = tendenza ad accettare come vera un’asserzione per il solo fatto che è stata fatta. Tre tipi di elaborazione di una frase 1. Fonologica/ortografica: Identificazione e riconoscimento dei singoli fonemi o grafemi 2. Sintattica: A ciascun elemento della frase viene assegnato uno specifico ruolo sintattico 3. Semantica: Per ciascuna parola viene recuperato il corrispondente significato (anche grazie alla struttura)  Semantica e sintassi lavorano assieme Interazione tra sintassi e semantica Per elaborare una frase bisogna elaborare una rappresentazione mentale: Comprendere una frase vuol dire elaborare una rappresentazione mentale (nonché un concetto astratto, rappresentazione mentale, termine cognitivo, ciò che accade nella comprensione frasale) del significato della frase. Bisogna attribuire uno specifico ruolo grammaticale a ciascuno degli elementi presenti Es. Andrea ama Anna Due frasi con due significati completamente diversi, nonostante l’unica cosa che varia Anna ama Andrea è la posizione dei due nomi  ecco che il ruolo grammaticale aiuterà a comprendere meglio il significato, non basta la parola (es. cosa vuol dire Anna, Andrea, amare) Non basta recuperare dalla memoria a lungo termine il significato delle parole. Modelli interattivi e modelli seriali  modalità di come può lavorare questo sistema di comprensione di messaggi/frasi Modelli interattivi: interdipendenza/interattività tra le componenti sintattica e semantica nella comprensione di una frase (=proc. Sintattico e semantico lavorano insieme) Modelli seriali: implicano un’autonomia e indipendenza tra le componenti sintattica e semantica e i diversi livelli di elaborazione (=prima capisco la struttura sintattica della frase che sto ricevendo e dopo entra in gioco la semantica) Il linguaggio è ambiguo A Livello fonologico: il parlato è un flusso continuo, cioè non ci sono pause tra una parola e l’altra - “Lei è una donna ricca e famosa, Di/Amanti ne ha avuti molti?”  questa prima ambiguità viene risolta dal contesto, ascoltando solamente non è sempre fattibile anche se l’intonazione potrebbe aiutare A Livello semantico: parole polisemiche - “Bello quel merlo” (uccello o castello) A Livello sintattico: ambiguità strutturali - “Il poliziotto insegue il ladro con la pistola”  chi ha la pistola? Ci serve un elemento che disambigui la frase -“Le hanno assegnato un incarico che svolgerà con grande entusiasmo ieri” L’avverbio “ieri” in fondo alla frase non è compatibile con il verbo al futuro: tipo di frase che ha la necessità di essere ri-analizzata per una questione di interferenza tra sintassi e semantica Strategie di analisi sintattica il giocatore mosse le pedine e chiuse la partita  non ha ambiguità sintattiche: frase principale + coordinata il giocatore mosse le pedine guardò l’avversario  al guardò si crea un’ambiguità, si reinterpreta la frase e si capisce che “mosse” non fa riferimento a “il giocatore” ma bensì alla subordinata. Passato remoto  verbo frase principale Participio passato  verbo subordinata Come analizziamo le frasi? I risultati sperimentali di Frazier (1978) dimostrano che c’è un’interpretazione più frequente che viene applicata sempre. Quando questa interpretazione risulta sbagliata (come nel caso della seconda frase) è necessario ri- analizzare la frase. (quando ho un’ambiguità) L’elaboratore sintattico (meccanismo adibito alla processazione della frase) comincia l’analisi della frase. Man mano che le parole vengo percepite fornisce una descrizione iniziale della struttura della frase, che, nelle frasi ambigue, può essere confermata (o meno) dalle parti successive della frase. Strategia dell’attaccamento minimale Frazier sostiene che ci sia una strategia, quando comprendiamo una frase, detta di “attaccamento minimale”. Secondo questo principio, l’elaboratore sintattico elabora in modo da costruire strutture sintattiche il più semplici possibile Meccanismo cognitivo: c’è il bisogno di ridurre il materiale che teniamo attivo nella memoria di lavoro (working memory) = magazzino di memoria limitato che necessità di sforzarsi il meno possibile. È molto meno dispendioso cognitivamente: permette di costruire un albero sintattico semplice piuttosto che tenere in mente tutte le info della subordinata e poi trovare il verbo principale. QUINDI: se la frase continua con “e chiuse la partita”  l’interpretazione è corretta e viene mantenuta. se la frase continua con “guardò l’avversario”  l’interpretazione è scorretta e viene abbandonata  l’elaboratore sintattico ritorna al verbo ambiguo (mosse) e ricomincia l’analisi assumendo la seconda interpretazione Negli esperimenti di Frazer sono stati analizzati i tempi di lettura (importanti nelle ricezione della frase perché determinano lo sforzo cognitivo; più tempo impiego e più significa che quella frase è sinteticamente complessa e i movimenti oculari ( strumento/modalità sperimentale molto utilizzata, permette di vedere dove gli occhi si appoggiano durante la lettura; non si spostano solo progressivamente da una parola all’altra: si nota che si può tornare indietro; si guarda quindi il movimento degli occhi, quanto e come si muovono, se tornano indietro, quando rimangono fissi su una parola…) Strategia della chiusura differita «Marco cercava il libro di Anna che era in cucina»  Chi è in cucina? Il libro o Anna? Secondo questa strategia, l’elaboratore sintattico, in frasi con più interpretazioni ma ugualmente complesse dal punto di vista sintattico, attacca il materiale in arrivo al costituente aperto, cioè i nodi in elaborazione. Dubbi sulle strategie in lingue diverse Cuetos & Mitchell (1988) hanno dimostrato che gli inglesi e gli spagnoli interpretano questo tipo di ambiguità in modo diverso Le ambiguità sintattiche sono esplicite e rilevate facilmente perché costringono il lettore a tornare indietro e a rianalizzare la frase. Molto spesso, non si è consapevoli delle diverse interpretazioni possibili di una frase: 1. Mangio la pizza con la forchetta 2. Mangio la pizza con la birra 3. Mangio la pizza con la zia Altre volte le ambiguità sono evidenti: 1. Condannato per stupro a 16 anni (anni anagrafici) 2. Condannato per stupro a 5 anni (anni di carcere) 3. Pastelli per bimbi tossici sequestrati dalla finanzi (“tossici” viene da collegarlo a bimbi e non a pastelli come dovrebbe essere) 4. Cinese ucciso a coltellate: è giallo CODICI VISIBILI (linguaggio delle immagini) E CODICI VERBALI (linguaggio verbale) Normalmente una comprensione migliore deriva dall’integrazione dei due codici Anche se a volte il contenuto del messaggio può essere indipendente dal linguaggio usato. Codice visivo - Ha un proprio potere semantico e risponde con diversa efficacia, rispetto al codice verbale, a determinati scopi comunicativi. - Favorisce la comunicazione di concetti e rapporti spaziali (e.g., piantine geografiche, disegni anatomici, indicazioni stradali). - L’Universalità: il codice visivo può essere compreso anche da individui che non parlano la stessa lingua. (diventano universali quando sono condivise) - L’universalità dipende dalla relazione di somiglianza strutturale/percettiva con l’oggetto descritto: se utilizzo un’immagine che non è correlata al suo significato è controproducente. Regole di configurazione spaziale La percezione è un processo cognitivo* e complesso e «interpretativo*» (non dipende solo dalle caratteristiche dello stimolo percepito ma anche da l’individuo che percepisce) *processo cognitivo  = processo che permette di percepire uno stimolo esterno e catturare le info dello stimolo; tradurlo in impulsi nervosi, che andranno poi interpretati dal nostro cervello e creeranno così una percezione) *interpretativa  = la realtà che percepiamo non è quella filomenica (così com’è), noi abbiamo una percezione più complessa (quello che vediamo + quello che il nostro cervello interpreta ciò che vediamo) Nella percezione esistono dei principi di organizzazione definiti innati. Il nostro sistema nervoso organizza la nostra percezione in modo automatico, permettendo di dare struttura a ciò che è elaborato dalla vista. =sono processi percettivi automatici, con i quali funzioniamo senza bisogno di percezione; fanno riferimento alla psicologia della Gestalt, che studiò i meccanismi percettivi di base. Articolazione figura-sfondo  uno dei principi generici della Gestalt =Capacità di isolare le diverse configurazioni presenti nel campo visivo; percepire cos’è una figura e cos’è uno sfondo. Nella seconda immagine il triangolo bianco non esiste, è creato dal nostro cervello MA il principio articolazione figura-sfondo fa sì che noi lo vediamo. Esistono delle regole che determinano questa articolazione. In base a cosa articoliamo noi come sfondo le figure possibili sono due: candelabro o profili. Non entrambe. Lo sfondo si estende dietro alla parte che viene percepita come figura. L’articolazione figura-sfondo può dipendere anche da delle caratteristiche dell’oggetto: - Tipologia di margine (margini convessi indicano la figura) - Grandezza relativa (la zona più piccola è la figura) - Rapporti topologici (la zona inclusa è la figura) Figure reversibili  = inversione sistematica tra figura e sfondo Instabilità percettiva  = impossibilità di percepire le due figure contemporaneamente Principi di organizzazione percettiva = come organizziamo il campo visivo e percepiamo delle unità, distinguere le figure non solo dallo sfondo ma essere in grado di creare una figura intera attraverso delle regole percettive (i principi di unificazione) Gli elementi presenti nel campo visivo tendono ad essere percepiti in unità percettive, cioè ad essere percettivamente raggruppati in modi diversi in funzione delle leggi o principi di unificazione. - Principio della vicinanza - Principio della somiglianza - Principio della buona continuazione (o destino comune) - Principio della chiusura - Principio dell’esperienza passata - Principio della pregnanza Principio della vicinanza = Tendenza a percepire come un’unica configurazione elementi vicini tra loro. (creo delle unità per organizzare la mia percezione) Modificando la distanza relativa tra i punti si ottengono figure stabili Raggruppamento con qualsiasi unità: 3 colonne verticali sottili (non 2 colonne larghe) Esempio di raggruppamento per vicinanza. Alcuni pesci piccoli nuotano in formazione, in modo da simulare un pesce grande  strategia che sfrutta il principio della vicinanza. Esiste anche nella percezione animale Principio della somiglianza Tendenza a percepire come un’unica configurazione elementi simili tra loro - Somiglianza cromatica (stesso colore) - Somiglianza di forma (stessa forma) è possibile modificare caratteristiche qualitative e non spaziali per ottenere oggetti definiti Anch’esso presente anche in natura. Principio della buona continuazione =Tendenza a percepire come un’unica configurazione elementi che sono coerenti nella forma e direzione. Per noi tz-xy sono due linee che si incontrano. Difficilmente, se non con uno sforzo cognitivo, si va a pensare che xt è una linee unica. (slide 19-20 parte A) Principio della chiusura Tendenza a percepire come un’unica configurazione elementi che formano o tendono a formare una figura chiusa. Percepiamo una figura unitaria chiusa  = il sistema percettivo tende a completare le parti mancanti. Pensa al triangolo di Kanizsa, aggiungo io il triangolo bianco immaginario per completare l’immagine. Il tappo a corona e la fettuccia su cui è scritto il nome dell'aperitivo inducono in chi guarda questa illustrazione il completamento amodale (fenomeno percettivo): chiudere percettivamente i contorni. L’osservatore difficilmente dimenticherà questa immagine perché lui stesso l'ha costruita mentalmente. (*essendo principi innati valgono per tutti, questo lo vedono anche i bambini) Principio dell’esperienza passata (non è innato, in quando richiede un’esperienza passata per poterla riflettere nell’ambiente) = Tendenza a percepire come un’unica configurazione le forme familiari Il principio dell’esperienza passata non è molto forte e agisce quando non agiscono altri fattori. Alcuni elementi della scena (rocce, ombre, fronde) si raggruppano assieme grazie al principio di esperienza passata, diventando occhi, nasi, bocche (slide 25) Pareidolia: illusione subcosciente che tende a ricondurre a forme note oggetti o profili (naturali o artificiali) dalla forma casuale. =inanimiamo cose animate (succede anche quando guardo le nuvole) Principio della pertinenza = Tendenza a percepire come un’unica configurazione le forme coerenti, equilibrate, simmetriche e armoniche. Ho 3 figure distinte: Le tre forme sono percepite come figure distinte per il principio di chiusura Se unisco le 3 figure: Quando le tre figure si avvicinano si trasformano in due figure diverse e non è più possibile vedere le tre figure di partenza. Nel nuovo insieme ogni linea trova un nuovo ruolo ed appartiene al contesto che è più congeniale Processi percettivi in diverse culture Persone appartenenti a culture diverse sembrano percepire, categorizzare e memorizzare diversamente le stesse scene I processi percettivi possono essere diversi da cultura a cultura. Esperimento di Masuda e Nisbett (2001)  Veniva mostrata un’illustrazione dell’interno di un acquario e i soggetti intervistati (americani e giapponesi) dovevano descriverla. Particolarità: gruppi di partecipanti sono americani e giapponesi (due culture diverse). Risultati: Processi percettivi organizzati in maniera diversa. Processi percettivi analitici: la percezione si concentra su stimoli salienti, indipendenti dal contesto →Tipici della cultura occidentale - Gli americani descrivevano per primi gli oggetti principali, indipendentemente dal contesto (pesci) Processi percettivi olistici: privilegiano le relazioni tra oggetti; risultano più dipendenti dal contesto → Tipici della cultura orientale: riportare prima ciò che è nel contesto piuttosto che la figura saliente - I giapponesi descrivevano per primi gli oggetti dello sfondo Anche se le somiglianze percettive tra i popoli sono maggiori delle differenze, alcune differenze esistenti dimostrano che la percezione può essere influenzata dalla cultura. Organizzazione della conoscenza Per comprendere come organizziamo le nostre conoscenze si fa riferimento ai sistemi di memoria. Classificazione di base: input sensoriali memoria sensoriale memoria di lavoro (bt) memoria a lt Memoria a lungo termine È la nostra vastissima biblioteca di ricordi più duraturi Ha una capacità di archiviazione illimitata e può avere una durata molto lunga, anche tutta la vita Copia schema 3b slide4 Memoria dichiarativa  «Sapere cosa». Si riferisce alla conoscenza esplicita di fatti, significati di parole, simboli, episodi vissuti. - È una forma di conoscenza esplicita (consapevole) quindi possiamo dichiararla. Comprende ricordi, esperienze passati ma anche es. significato delle parole. Memoria procedurale «Sapere come». Si riferisce alle conoscenze di cui facciamo uso nel mettere in atto procedure. - È una forma di conoscenza implicita (non consapevole, non serve dichiararla es.cucinare, andare in bici, saper preparare la mocca) La memoria dichiarativa si divide in memoria semantica e memoria episodica Memoria semantica L’insieme di rappresentazioni mentali conservate a lungo termine. Ciò che conserva sono: - conoscenze che riguardano le parole, i concetti e i simboli, le loro proprietà e relazioni reciproche - conoscenze extra-linguistiche che riguardano il mondo fisico (es. Roma è la capitale d’Italia, se lancio un oggetto, esso cade) Memoria episodica e autobiografica I suoi contenuti riguardano eventi ed episodi caratterizzati da informazioni spazio-temporali relative a “dove” e “quando” la traccia mnestica si è formata (es. A Roma ho visto il Colosseo) Approfondiamo la memoria semantica….(come conserviamo ciò che apprendiamo?) I modelli di organizzazione della conoscenza La memoria semantica ha due modelli: 1. Modello che prevede due sistemi di memoria semantica distinti/multipli e indipendenti 2. Modelli che prevedono un unico sistema di memoria semantica Sistemi semantici indipendenti L’esempio più comune è il modello del doppio codice di Paivio. Abbiamo due bacini di memoria: - Conserva il codice verbale - Conserva il codice visivo Ciò che arriva dall’esterno, uno stimolo (verbale) va nel bacino dei Logogens e l’altro (non verbale) va nel bacino Imagens. Lavorano in maniera dipendente. Sono due rappresentazioni distinte perché una fa riferimento a quando sento o leggo la parola “casa” e l’altro a quando guardo una casa. Due rappresentazioni parallele (si parlano in un certo modo attraverso le connessioni referenziali) Sono adibiti non solo a ricevere gli stimoli ma anche a risponderci (uno risponde agli stimoli verbali e l’altro a quelli non verbali). In altre parole: Il modello del doppio codice prevede due sistemi di memoria: - Sistema verbale: specializzato nel trattare le informazioni di tipo linguistico, attivo in compiti di produzione (parlare o scrivere una parola) e percezione del linguaggio (leggere o udire una parola) - Sistema non verbale: specializzato in stimoli non linguistici, attivo in compiti come l’analisi di oggetti, di immagini e di scene. I due sistemi dialogano attraverso connessioni referenziali ! La critica più diffusa a questo tipo di modelli riguarda la ridondanza delle informazioni: le informazioni relative ad un concetto sono replicate in ogni sistema (non verbale, verbale per diverse lingue) Sistema semantico unico (si ipotizza l’esistenza di un solo modello semantico) Il codice con cui sono rappresentate le informazioni è (unico sistema di rappresentazione mentale detto) amodale = astratto, non ha un modo specifico, non è né visiva né verbale; è indipendente da: - Tipo di stimolo (parole, immagini) - Lingua usata - Modalità di presentazione (visiva, acustica, tattile...) Il sistema unico funziona come una Rete semantica  connette unità concettuali; come avviane il recupero e la conservazione delle nostre conoscenze Fatta da: - Nodi = concetti - Connessioni = relazioni tra concetti Le relazioni tra concetti possono essere di tipo: - Categoriale: topo-leone (stessa categoria di appartenenza) - Gerarchico: topo-animale - Associativo: topo-formaggio - Misto: topo-gatto (gerarchico+categoriali) Più i concetti sono vicini nello spazio semantico, più sono vicini nel loro significato. L’idea è che quando dobbiamo nominare un oggetto/parola, entriamo in questo sistema semantico astratto e la cerchiamo ma il recupero delle informazioni dipende dall’attivazione dei nodi concettuali, tramite il meccanismo della diffusione dell’attivazione (nel momento in cui vedo il topo, si attiverà una semantica: gatto, formaggio…)  ho un ampio spettro di attivazione di oggetti (implicitamente) L’attivazione si propaga ai nodi più vicini, e diminuisce di intensità al trascorrere del tempo e all’aumentare della distanza. Effetto Priming  prova l’esistenza di questa rete semantica, è a sostegno e porta risultati sperimentali a favore della diffusione dell’attivazione. Dimostra che se noi pensiamo ad un oggetto/parola, si attivano anche altre parole nella nostra semantica.  Il partecipante deve guardare fisso nello schermo, dopo un breve intervallo viene mostrato uno stimolo prime (es pane) e dopo un altro intervallo lo stimolo target (es burro). Viene poi chiesto al partecipante di dire se lo stimolo target se è una parola o no, se è esistente o inventata.  Se la parola prime è semanticamente correlata al target (pane, burro), ci metto meno a rispondere; se la condizione è incongruente (cane, burro), avrò dei tempi di risposta più lunghi. Riprendiamo l’esperimento di Wegner et al. 1981 Bob Talbert linked with mafia 4.25 Bob Talbert linked with mafia? 4.33 Bob Talbert not linked with mafia 3.73 Bob Talbert celebrates birthday 3.00 La frase negativa richiama alla memoria concetti semanticamente correlati (nodi) = Quando dico che il politico non è coinvolto con la mafia, in qualche modo le risposte dei partecipanti sono comunque superiori rispetto ad una frase neutra (=tendenza a dare giudizi negativi: il politico può essere corrotto) e questo potrebbe essere perché creiamo una rete semantica Messaggi persuasivi contro gli stereotipi spesso non funzionano: «Le persone di colore sono più pigre dei bianchi»  idea di pigrizia vs persone di colore «Le persone di colore sono lavoratori tanto quanto i bianchi» Concetti: unità della memoria semantica PAROLE relazione arbitraria con la realtà (posso dare il significato) FIGURE  relazione non arbitraria con la realtà (la figura di una sedia quella è) Arbitrarietà  noi scegliamo cosa significhi una parola Entrambe sono forme superficiali dei concetti, Necessitano processi di elaborazione diversi Modello di memoria semantica amodale (è un sistema unitario e non c’è una rappresentazione specifica) 1. Sistema amodale: Sistema in grado di rappresentare informazioni provenienti da modalità sensoriali diverse mediante un codice comune astratto. 2. Sistemi di accesso e riproduzione specifici per stimoli e modalità (scritta, grafica, uditiva) 3. Procedure di produzione e elaborazione specifiche per stimoli e modalità Come noi accediamo alle immagini e le produciamo: slide 20 ppt3b diviso in due parti: sistemi di accesso e CAP 4  COMUNICAZIONE NON VERBALE comunicazione verbale: - Usa parole dette o scritte - Può esprimere informazioni complesse con specificità comunicazione non verbale - Non utilizza parole (né scritte né dette) - Ha carattere di immediatezza Il linguaggio verbale viene arricchito, disambiguato e anche sostituito dalla comunicazione non verbale I due sistemi verbale e non verbale concorrono alla determinazione del significato oppure possono essere in contraddizione La comunicazione NON VERBALE può essere: Intenzionale  Veicolata in modo esplicito (consapevoli, con intento es gesto del silenzio per richiederlo) Inconsapevole  Risposte comportamentali (postura, espressioni facciali) e fisiologiche spontanee (sudorazione, dilatazione pupille, aumento del battito cardiaco...) = Segnali Non Verbali I messaggi non verbali consentono: - di trasmettere atteggiamenti e intenzioni all’interlocutore - di inferire atteggiamenti e intenzioni dell’interlocutore La comunicazione non verbale ha un ruolo importante per - Veicolare aspetti di relazione, - Sostenere e completare la comunicazione verbale (gesticolare), - Regolare le interazioni (feedback),... è il canale privilegiato per comunicare le emozioni Sistemi della comunicazione non verbale 1. Sistema Vocale (paralinguistico): tono, intensità, tempo 2. Sistema Cinesico: mimica facciale, sguardo, gesti, movimenti del corpo 3. Sistema corporeo: contatto interpersonale, gestione degli spazi 4. Sistema Visivo: immagini SISTEMA VOCALE - Sfrutta il canale vocale-uditivo - Legato alla comunicazione verbale. Comprende: - Tono (intonazione): frequenza della voce e sua modulazione. Può variare il significato letterale (e.g., ironia) - Intensità: volume della voce e sua modulazione (e.g., accento enfatico, stati emotivi come rabbia/tristezza) - Tempo: velocità, ritmo e pause della voce (e.g., silenzio) Silenzi psicolinguistici: interrompono la continuità del parlato (es momento di esitazione) Silenzi interattivi: aiutano l’interazione tra comunicatori (es turni del parlato) Silenzi socio-culturali: norme culturali nella gestione dei due silenzi precedenti (es in occidente si prediligono turni veloci con brevi silenzi → il silenzio equivale ad una minaccia, alla mancanza di cooperazione per la gestione della conversazione; in oriente si allungano i tempi di silenzio → indicatore di fiducia, di confidenza, di armonia e di intesa SISTEMA CINESICO Coinvolge la mescolatura corporea e include segnali codificati e intenzionali (indicare, lingua dei segni) e segnali spontanei (espressioni facciali, postura) Mimica facciale: indice di stati emotivi e di personalità alcune emozioni sembrano universalmente riconosciute, ma è importante il contesto (es sorriso felice vs sorriso imbarazzato). L’ espressione delle emozioni attraverso la mimica facciale è universale? Teoria neuro-culturale - Ekman (1972, 1977, 1982) Paul Ekman ha dimostrato che il ruolo della cultura nell’espressione delle emozioni attraverso la mimica facciale è ridotto, non è sempre determinante. Parla della mimica facciale delle emozioni come qualcosa facente parte dell’evoluzione umana: abbiamo determinate emozioni perché sono frutto dell’evoluzione, sono funzionali alla nostra sopravvivenza.  Secondo Ekman, che riprende la teoria di Darwin, l’espressione delle emozioni attraverso la mimica facciale deriva dall’evoluzione, è innata e dipende da una serie di programmi neurofisiologici di origine genetica. Secondo Ekman, esistono movimenti facciali tipici per le emozioni di base, primarie o fondamentali, che sono universali e condivise da tutte le culture Le emozioni di base corrispondono a cambiamenti dei muscoli della fronte, delle sopracciglia, delle palpebre, delle guance, del naso, delle labbra e del mento. Ogni emozione ha la propria configurazione. Le altre azioni compiute con il volto sono emozioni secondarie o “non – emozioni”, cioè atti che regolano l’interazione verbale, commenti sulla comunicazione, messaggi volontari. Le emozioni di base sono 7: Paura, Sorpresa, Rabbia, Disgusto, Tristezza, Gioia, Disprezzo (aggiunto in seguito). Imbarazzo, senso di colpa e vergogna (aggiunti in seguito, ma dibattuti) Sguardo: consente il contatto visivo e lo spostamento dell’ attenzione su un punto; importante nella gestione dei turni conversazionali. Il contatto oculare/visivo (o sguardo reciproco): - aumenta l’attivazione nervosa in molte specie, compresa quella umana, - il contatto visivo è fondamentale per l’avvio di qualsiasi rapporto interpersonale, (significare l’interesse, veicolare info sul nostro status) - può avere valore di minaccia e di pericolo, - è caratteristico delle situazioni di seduzione e di innamoramento (veicola comunicazioni di intenzione verso l’altro) - Nelle conversazioni asimmetriche, chi è in una posizione di potere tende a guardare di più e più a lungo l’interlocutore che non viceversa. - È un segnale potente per chiedere e ottenere il consenso al proprio punto di vista.  chi cerca l’approvazione cerca di più il contatto visivo - Favorisce la cooperazione, facilitando la comunicazione di intenti positivi di condivisione. - Presenza di differenze culturali nel prolungamento dello sguardo (es in Giappone un contatto visivo prolungato è considerato irrispettoso, nelle culture arabe il contrario). Gesti: 6 patologie: (veicolano le info rispetto all’interlocutore) 1. Gesticolazione: accompagna la comunicazione verbale (non deve essere con significato, può essere solo un rafforzativo) 2. Pantomima: rappresentazione gestuale di una situazione (quando mimo qls; es. in giochi di società) 3. Emblemi (o gesti simbolici): convenzionali, con un preciso significato (richiedere il silenzio con il dito) 4. Gesti deittici: usati per indicare; indicare con il dito qls ponendo l’attenzione in quell’oggetto 5. Gesti motori: movimenti ripetuti (tamburellare, tremolio gamba, giocare con i capelli…) 6. Linguaggio dei segni: (linguaggio codificato e condiviso) Postura e movimenti corporei: sono legati alla cultura e al contesto, ma alcuni pattern sono abbastanza costanti (es abbassamento del corpo come segnale di umiltà, rilassamento muscolare come segnale di potere) SISTEMA PROSSEMICO (corporeo) Riguarda la percezione, organizzazione e uso del contatto corporeo, dello spazio, della distanza e del territorio nei confronti degli altri. Gestione dello spazio personale (distanza tra gli interlocutori): Hall (1966) quantifica 4 intervalli di distanza: - Spazio dell’intimità (0-50 cm): spazio degli affetti (persone che ci sono vicine, non solo di distanza fisica ma anche della possibilità di sentire l’odore delle persone) - Spazio personale (50-120 cm): spazio confidenziale (persone con cui abbiamo confidenza ma no intimità) - Spazio sociale (120-240 cm): permette libertà di movimento, andare via se desideriamo farlo, permette di evitare il contatto olfattivo perché e meno pervasivo (tra noi e il resto delle persone, no persone che non conosciamo) - Spazio pubblico (oltre 240 cm): comunicazione in pubblico (spazio tra presentatore e audience) Contatto corporeo: sollecita il sistema aptico (=sistema tattile quindi cosa possiamo fare attraverso l’esplorazione tattile) La distanza sociopsicologica tra persone è un fattore chiave nella gestione della comunicazione aptica. Differenze culturali nel contatto corporeo: - Cultura della distanza: la distanza interpersonale è grande e ogni riduzione spaziale è percepita come invasione. È meglio stare distanti - Cultura della vicinanza: la distanza interpersonale è ridotta e la distanza è valutata come freddezza e ostilità. È più importante la vicinanza. SISTEMA VISIVO (=usare le immagini per comunicare) Rappresentazioni visive: Molti degli elementi della comunicazione non verbale sono comunicati attraverso rappresentazioni visive. Sono particolarmente importanti nella comunicazione di massa (riproducibilità e immediatezza) Emoticons: suppliscono all’assenza di comunicazione non verbale tipica della comunicazione scritta (usate in chat, forum, sms e email) Funzioni della comunicazione non verbale La comunicazione non verbale regola e influenza i processi cognitivi a 4 diversi livelli: 1. Livello individuale (es processi di auto-persuasione) 2. Livello interpersonale (es stretta di mano) 3. Livello intergruppi (es differenze di status sociale) 4. Livello della comunicazione di massa (es cartelli pubblicitari) INDIVIDUALE: I segnali non verbali sono cruciali nel segnalare anche a noi stessi i nostri stati d’animo e i nostri atteggiamenti. Hanno una doppia lettura: - possono essere manifestazione (conseguenza) di stati psicologici soggiacenti - possono essere anche causa di stati psicologici soggiacenti es. una persona sicura di sé generalmente ha una postura con le spalle aperte  questo da degli indizi su noi stessi=manifestazioni dello stato psicologico interiore. Sono sicuro di me quindi ho le spalle dritte Se sono felice, tendo a sorridere. gioia sorridere Es. Metto un bastone dietro la schiena per avere una postura più dritta durante un tolc  miglioro la postura per sembrare più sicuro Se sto sorridendo è perché sono felice. Sorridere  gioia L’influenza degli stati corporei sugli atteggiamenti può avvenire secondo tre processi principali 1. la nostra comunicazione non verbale (lo stato corporeo) può essere indizio (cue) cioè elemento informativo del nostro stato d’animo (es un ideogramma cinese (che non dovrebbe suscitare nessuna emozione) neutro è valutato più piacevole se si ha il braccio piegato verso se stessi, meno se verso l’esterno. Questo perché il braccio simula una vicinanza. 2. Agiscono sul modo e la quantità di elaborazione (es l’elaborazione di un messaggio persuasivo è più profonda da sdraiati piuttosto che in posizione eretta, questioni di rilassamento) 3. Influenzano la sicurezza delle persone nelle proprie idee e pensieri (es schiena dritta e petto in fuori inducono maggiore autostima e sicurezza nei propri giudizi rispetto a stare piegati su se stessi) INTERPERSONALE (tra due individui) I comportamenti non verbali hanno la funzione di: a) Regolare l’interazione interpersonale (es nei turni conversazionali, il silenzio, lo sguardo) b) Segnalare, creare, cambiare atteggiamenti: i segnali non verbali possono essere complementari o in contrasto con la comunicazione verbale (es relazione tra atteggiamento verso qualcosa e distanza (es mimicry =imitazione: tendenza ad imitare gli altri quando la situazione è di proprio gradimento o conferma le aspettative) c) Essere usati come strumenti di autopresentazione Espressiva: con lo scopo di comunicare qualcosa su se stessi Strategica: per piacere agli altri d) Essere strumento di persuasione Stile comportamentale di comunicazione (Cavazza, 2006) Es il contatto fisico ha effetti molto positivi nell’interazione personale e) Essere funzionale in ambito clinico: Es Comunicazione facilitata Sincronizzazione dei comportamenti non verbali tra terapeuta e paziente INTERGRUPPI (contesti più ampi) I segnali non verbali hanno funzione di: a) Segnalare l’appartenenza sociale E.g., A livello cinesico, movimenti di approccio verso membri del proprio gruppo sociale, e movimenti di evitamento verso membri di gruppi diversi dal proprio. b) Regolare le interazioni tra membri di gruppi sociali Es chi appartiene al gruppo con status sociale più elevato ha maggiore libertà di movimento e quindi dimostra più comportamenti di approccio ed esprime maggiormente le emozioni tramite mimica facciale c) Mantenere o ridurre differenze sociali Es membri di gruppi di minoranza sorridono a membri di gruppi di maggioranza per prevenire comportamento di discriminazione MASSA Ruoli della comunicazione non verbale nel: a) Fornire informazioni in modo rapido e sintetico, spesso tramite percezione visiva b) Trasmettere valori o stereotipi plasmando i sistemi di rappresentazione e atteggiamento (es. valore della magrezza nei media In questo contesto si parla di come i media possono trasmettere messaggi in base a come rappresentano le persone: - Face-ism (prominenza facciale): chi gode di maggiore status è rappresentato con primi piani, mentre chi gode di minore status è rappresentato a figura intera (uomo volto, donna mezzo busto) - Spatial agency bias (asimmetria spaziale): sono preferite le azioni che si svolgono nel senso della scrittura, da sinistra a destra (es le donne vengono più spesso degli uomini rappresentate a destra con sguardo verso sinistra) Bias* = distorsione sistematica nel modo in cui elaboriamo le informazioni e prendiamo decisioni. Queste distorsioni derivano da scorciatoie mentali (note come euristiche) che il cervello utilizza per semplificare il pensiero, specialmente di fronte a informazioni complesse o a situazioni incerte. c) orientamento del comportamento di consumo: Si riferisce al ruolo della stimolazione sensoriale (colori, profumi, musica) sulla promozione di prodotti e servizi (es ambienti che hanno buon profumo inducono emozioni positive, quindi promuovono i comportamenti di acquisto CAP 6  OSTACOLI AD UNA COMUNICAZIONE Fallimenti comunicativi = Incapacità del parlante di produrre gli effetti attesi con il suo messaggio, o incapacità del ricevente di comprendere il parlante. Possono derivare da barriere linguistiche, differenze culturali, mancanza di competenze comunicative o problemi tecnici (come interferenze o rumori di fondo). Esempi di fallimenti comunicativi includono: - Ambiguità: Quando un messaggio è vago o può essere interpretato in più modi. - Incomprensioni: Il destinatario interpreta il messaggio in modo diverso da quanto inteso dal mittente. - Omissione di informazioni: Il messaggio manca di informazioni importanti, portando a un'incomprensione. Miscomunicazione  porta al fallimento comunicativo = Comunicazione problematica Scambio comunicativo che fallisce per mancanza di chiarezza nel trasmettere informazioni, idee o sentimenti a qualcuno, e/o per la difficoltà nel comprendere ciò che qualcun altro sta dicendo. Esempi: Conflitti culturali: Differenze di interpretazione legate a valori, credenze o abitudini culturali, che portano a percepire lo stesso messaggio in modo opposto. Aspettative non condivise: Quando le persone coinvolte si aspettano risultati diversi da una stessa comunicazione, creando fraintendimenti. I fallimenti comunicativi possono derivare da diversi elementi comunicativi: Fonte, Destinatario, Codice, Canale, Messaggio, Contesto. (modello matematico del 1 capitolo) FONTE  responsabile del processo di codifica con cui trasforma il pensiero in messaggio attraverso l’uso di un codice/linguaggio. Per evitare fallimenti comunicativi, la fonte deve: - Rispettare le massime conversazionali (quantità, qualità, relazione, modo) - Adattare la comunicazione al destinatario - (modellando) in termini di prosodia (es adulti-bambini che parlo in modo più dolce) - di sintassi (es stranieri) - di semantica (es medico-paziente) - di comunicazione NON verbale (es culture diverse) - adattare la comunicazione al contesto (es contesto formale, professionale, o contesto colloquiale) DESTINATARIO  responsabile del processo di decodifica, processo di interpretazione attiva del messaggio Per evitare fallimenti comunicativi, il destinatario deve: - Avere competenza sintattica, semantica e pragmatica (utilizzarla in modo adeguato, anche la fonte deve avere questa competenza) - Avere motivazione e risorse cognitive (vedi comunicazione persuasiva un ricevente per essere persuaso, per ricevere una comunicazione e soddisfarla, deve essere motivato vs il messaggio, comprenderlo e deve avere abilità cognitive (intelligenza) per capirlo) - Molte distorsioni possono derivare dalle aspettative (es confirmation bias.  preferiamo messaggi che confermano le nostre opinioni e interpretiamo i messaggi che ci arrivano nell’ottica in cui speriamo. Se il destinatario ha una certa aspettativa del messaggio, può cambiare l’aspettativa di quest’ultimo) CAP 6 LEZIONE 7 NOV MIN 11

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