Summary

Questo documento presenta un'introduzione alla sociologia dei media, analizzando i media come strumenti di interazione con l'ambiente. Esamina concetti come l'evoluzione dei media, il loro ruolo sociale e la relazione tra media e società nell'era digitale. Vengono trattate le prospettive di evoluzione dei media e la rinascita del concetto di medium potente, mettendo in evidenza come la sociologia dei media si inserisca in un contesto culturale più ampio.

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Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 ALLE ORIGINI DEL MEDIUM CONCETTI FONDAMENTALI 1. Terminologia base Il termine ‘medium’ viene generalmente impiegato per indicare tutti gli strumenti di mediazione simboli...

Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 ALLE ORIGINI DEL MEDIUM CONCETTI FONDAMENTALI 1. Terminologia base Il termine ‘medium’ viene generalmente impiegato per indicare tutti gli strumenti di mediazione simbolica utilizzati per interagire con l’ambiente circostante. In questo contesto (libro: il ritorno del medium), ci conce sull’evoluzione dei media come strumenti tecnologici di comunicazione di massa, apparsi nel XIX secolo e connessi con l’ingresso della cultura moderna. L’obiettivo è analizzare non solo la natura di questi media, ma anche le teorie principali sul loro funzionamento e il loro ruolo sociale nel tempo. Nel tempo la concezione relativa al ruolo sociale svolto dai media si è prograssivamente modificata. Il termine 'media' è il plurale di 'medium', e si riferisce a diversi mezzi di comunicazione come telefono, televisione, macchina fotografica, stampa e radio; quando ci riferiamo a uno di questi singolarmente, ad esempio al telefono, dobbiamo usare la forma singolare 'medium'. 2. Prospettive di evoluzione dei media e rinascita del concetto di medium potente Se da un lato le teorie contemporanee hanno spesso sottolineato la debolezza del medium rispetto al potere individuale di ricezione, dall’altro, oggi si osservano segnali di una nuova concezione del medium come strumento potente. Il ritorno di interesse per il lavoro di McLuhan, che ha enfatizzato il potere sociale del medium, suggerisce un ripensamento della relazione tra media e società, specie nell’era del ‘metamedium’ digitale. 3. Sociologia dei Media La sociologia dei media si inserisce nella sociologia culturale e studia come i media influenzano la nostra vita quotidiana. I media non sono semplici canali attraverso cui passano informazioni, ma sono parte integrante della nostra esperienza quotidiana. Le tecnologie della comunicazione possiedono la capacità di determinare l’ambiente sociale in cui operano, ma vengono la loro volta determinate da tale ambiente à i media rappresentano quindi una forma di materializzazione della cultura delle società che li esprimono. à Esempio: Aneddoto dei due pesci. Un pesce anziano chiede a due pesci giovani "Com'è l'acqua?". Questo per sottolineare che le cose più ovvie per noi sono spesso invisibili, perché siamo così abituati da non rendercene conto. Allo stesso modo, viviamo immersi nei media, che influenzano costantemente le nostre vite, anche se spesso non ci accorgiamo di essere "dentro" il loro ambiente. 4. Media come Ambiente I media sono definiti come un vero e proprio ambiente in cui si compie la nostra esperienza quotidiana. Questa idea è descritta anche con il termine "ecologia dei media", che esprime come i media siano parte integrante della nostra vita. à Il filosofo Luciano Floridi parla di una vita "onlife", una fusione tra la vita online e quella offline (life = vita vera). L’esperienza digitale è ormai radicata in ogni aspetto della vita: dalla comunicazione agli acquisti, dalla salute all'intrattenimento. La vita "onlife" non riguarda più solo i giovani, ma tutte le fasce d'età, specialmente dopo il Covid. Sono cambiate le modalità d'uso e i tipi di social media, ma questa integrazione tra vita online e offline coinvolge ormai tutti. 5. Evoluzione dei Media: Old vs New Media 1 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 Old Media (telefono, televisione, stampa, ecc.) e New Media non possono essere distinti semplicemente per età. I vecchi media sono stati capaci di trasformarsi, ibridarsi e reagire all’evoluzione tecnologica, dando vita a fenomeni come la remediation. Ad esempio, il telefono, che ora permette anche di fotografare e registrare video, o la televisione, che diventa smart TV. La nascita di un nuovo medium non significa solo aggiungere un altro canale, ma questo ha un impatto sull'intero sistema mediale, cambiando il modo in cui funzionano anche i vecchi media. FENOMENI SOCIOLOGICI LEGATI AI MEDIA 1. Vetrinizzazione à è un concetto che descrive come la vita quotidiana, soprattutto quella mediatizzata dai social media, diventa una sorta di "vetrina". Un esempio è Instagram, nato come uno spazio per condividere ricordi fotografici, ma che si è trasformato in uno spazio commerciale, dove gli utenti e i brand mettono in mostra prodotti e stili di vita. 2. Divismo e Celebrità à Il divismo è un fenomeno (capitalistico = luogo di produzione capitalistica) esistente da sempre, ma la sua manifestazione cambia a seconda del medium. Il medium stesso crea forme diverse di celebrità. Nel contesto attuale, si parla di divi ipermoderni, tra cui rientrano influencer e creator. Gli influencer promuovono prodotti e tendenze, mentre i creator sono produttori di contenuti originali, che veicolano messaggi di vario genere. Questi fenomeni si sviluppano online, ma influenzano profondamente anche la vita offline. Un esempio sono i book influencer, che incidono direttamente sull’editoria. 3. Politica e Ironia sui Social Media à I social media sono diventati uno spazio per la condivisione politica, con forme che vanno dalle discussioni serie all’uso dell’ironia (es. meme). L'ironia è un linguaggio complesso, che richiede una comprensione condivisa di codici e messaggi per essere efficace. 4. Serializzazione della cronaca nera à Un altro fenomeno mediale è la serializzazione della cronaca nera, che trasforma i protagonisti in personaggi mediatici, in grado di tenere il pubblico "agganciato". Ciò rientra nel principio giornalistico secondo cui "ogni cattiva notizia è una buona notizia" (every bad news is a good news), poiché le cattive notizie attirano più attenzione e generano spettacolarizzazione. Viene dunque strumentalizzato. LE PREMESSE: INDUSTRIALIZZAZIONE E URBANIZZAZIONE Industrializzazione e progresso tecnologico Nel corso dell’Ottocento, il medium ha potuto svilupparsi grazie al contesto sociale creato dalla seconda rivoluzione industriale. Questo periodo è stato caratterizzato dalla diffusione della macchina a vapore, che ha trasformato l’industria, sostituendo il lavoro manuale con il lavoro meccanico e favorendo la concentrazione delle attività produttive nelle fabbriche. La forza vapore ha preso il posto dell'abilità e della fatica dell'uomo, diventando "energia inanimata" e permettendo il concentrarsi della forza lavoro nelle fabbriche. La meccanizzazione ha accelerato i processi di urbanizzazione, con la crescita delle città intorno alle fabbriche, e ha permesso lo sviluppo di tecnologie che hanno rivoluzionato i trasporti. Le distanze si sono accorciate, i confini modificati e nuovi mercati sono nati grazie a strumenti come gallerie commerciali, grandi magazzini, esposizioni universali e cataloghi di vendita per corrispondenza. Due innovazioni chiave nel progresso tecnologico sono state la tipografia nel 1839 e il cinema nel 1895, che hanno segnato l'inizio di una nuova era per i media. Marshall McLuhan considera persino i mezzi di trasporto, come ferrovie e navi a vapore, dei medium in quanto hanno modificato i contorni del commercio e della circolazione delle merci. 2 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 L'industrializzazione è il processo mediante il quale una società o un'economia si trasforma da un sistema basato prevalentemente sull'agricoltura e sull'artigianato a uno dominato dall'industria e dalla produzione meccanizzata. Questo processo comporta: o Sviluppo tecnologico: introduzione di macchinari avanzati e tecnologie che aumentano la capacità produttiva. o Crescita delle fabbriche: diffusione di grandi impianti di produzione per beni di consumo e materiali. o Urbanizzazione: aumento della popolazione nelle città, dove si concentra la produzione industriale. o Cambiamenti sociali ed economici: trasformazioni nei rapporti di lavoro, nella distribuzione della ricchezza e nei modelli di vita. L'industrializzazione è stata particolarmente evidente durante la Rivoluzione Industriale (XVIII-XIX secolo) in Europa e Nord America, con innovazioni come la macchina a vapore e lo sviluppo delle ferrovie. Un ruolo fondamentale è stato svolto anche dall’elettricità (l’introduzione iniziale delle macchine a vapore è stata seguita dall'energia elettrica che è il medium principale), che ha reso i processi produttivi più semplici e rapidi) che dalla seconda metà dell’Ottocento è diventata onnipresente, trasformando abitazioni, fabbriche e la vita quotidiana. A metà del 1800, l'energia elettrica è diventata disponibile per la popolazione, attraversando non solo le fabbriche, ma anche le abitazioni, cambiando il modo di vivere quotidiano. La nascita di nuovi strumenti come le gallerie commerciali, i grandi magazzini e le esposizioni universali ha stimolato il mercato del consumo di massa. La produzione di massa, grazie alla standardizzazione, si è distinta dalla produzione artigianale tradizionale. Grazie alla sua trasmissibilità e flessibilità, ha favorito la creazione di una rete di connessione indispensabile per la società industriale, contribuendo a trasformare lo spazio domestico in un luogo centrale per il consumo di comunicazione mediatica. Inoltre, la riduzione dell’orario di lavoro ha permesso lo sviluppo del concetto di tempo libero, sempre più dedicato al consumo di beni materiali e messaggi mediatici. Urbanizzazione e mutamenti sociali L’urbanizzazione è stata un processo complementare all’industrializzazione, nato dalla necessità del capitalismo di razionalizzare non solo i rapporti produttivi, ma anche quelli sociali. L’espansione delle fabbriche ha stimolato lo sviluppo dell’edilizia popolare e la nascita di quartieri operai standardizzati alla periferia dei centri urbani. Il processo di industrializzazione ha reso possibile la riduzione dell'orario di lavoro e la nascita del tempo libero come momento di consumo, sia di beni materiali che di contenuti mediali. Le città sono cresciute a dismisura, trasformandosi in enormi agglomerati, spesso malsani, dove il mondo esterno era percepito come estraneo. I media giocano un ruolo cruciale nella trasformazione della società, compensando la mancanza di punti di riferimento e contribuendo all'isolamento degli individui. In passato, il tempo libero era occupato da istituzioni religiose, mentre oggi è dominato dal consumo e dai media. La creazione di luoghi aperti alla massa ha reso l'accesso più democratico. Questo accesso aperto ai media e al consumo è considerato più democratico rispetto al passato, dove la partecipazione era limitata da barriere educative, come l'alfabetizzazione necessaria per leggere la stampa. 3 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 L'urbanizzazione è il processo attraverso il quale un numero crescente di persone si trasferisce dalle aree rurali (campagna) alle aree urbane (città), portando a un aumento della popolazione residente nei centri urbani. Questo fenomeno è spesso associato a cambiamenti sociali, economici e ambientali. Caratteristiche principali dell'urbanizzazione: o Crescita delle città: espansione fisica delle aree urbane e aumento della densità abitativa. o Migrazione rurale-urbana: spostamento di persone dalle campagne alle città, attratte da opportunità lavorative, educative e servizi migliori. o Industrializzazione: spesso l'urbanizzazione accompagna o segue l'industrializzazione, poiché le città diventano centri di produzione e commercio. o Cambiamenti nello stile di vita: sviluppo di infrastrutture, servizi sanitari, trasporti e altre comodità tipiche delle città. In seguito, il fenomeno della delocalizzazione industriale ha avuto un impatto significativo sullo sviluppo urbanistico, con un cambiamento nella configurazione delle città. Cause principali: o Opportunità economiche: più posti di lavoro nelle industrie, nei servizi e nel commercio urbano. o Migliori condizioni di vita: accesso a istruzione, sanità e infrastrutture. o Declino dell'agricoltura: meccanizzazione e riduzione della manodopera necessaria nelle campagne. Conseguenze: o Positive: sviluppo economico, innovazione, crescita delle infrastrutture. o Negative: sovrappopolazione, inquinamento, traffico, espansione incontrollata (sprawl urbano) e disuguaglianze sociali. L'urbanizzazione è un fenomeno globale che ha accelerato soprattutto nel XX e XXI secolo, con un forte impatto nei Paesi in via di sviluppo. Nelle metropoli, i ritmi di vita si sono accelerati: il lento scorrere del tempo tipico della campagna è stato sostituito da una frenesia dettata dai nuovi mezzi di trasporto, dalla comunicazione e dal commercio. Le merci, attraverso vetrine e manifesti pubblicitari, hanno assunto una funzione comunicativa senza precedenti. Questi fenomeni hanno modificato radicalmente l’esperienza sensoriale dell’individuo, che nelle città doveva adattarsi ai ritmi frenetici della vita urbana, della comunicazione e dei mezzi di trasporto. Questo nuovo scenario ha profondamente modificato l’esperienza sensoriale degli individui, sottoposti a un continuo bombardamento visivo e sonoro. Come sottolineato da Georg Simmel, la vita urbana ha prodotto un’“intensificazione della vita nervosa”, con un rapido e ininterrotto avvicendarsi di impressioni. Processo di spettacolarizzazione - Le metropoli hanno introdotto spazi come i passages, gallerie commerciali coperte che offrivano un’esperienza frammentaria e discontinua. Anche il tempo libero ha subito un’evoluzione, con la nascita di un “mercato dello choc”, fatto di spettacoli sensazionali, parchi d’attrazione itineranti e grandi esposizioni universali, come quella del Crystal Palace a Londra nel 1851, che celebravano i progressi tecnologici 4 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 e industriali. Questi spazi dedicati al consumo, come i grandi magazzini e i passages parigini, offrivano esperienze commerciali innovative, attirando le persone con il loro design moderno e le vetrine accattivanti. L’esperienza dell’individuo nella metropoli La vita urbana ha portato con sé la necessità di adattarsi a un ambiente frenetico e stimolante. Per Simmel, gli individui sviluppavano un atteggiamento di distacco psichico, il cosiddetto carattere blasé, per proteggersi dalla sovrastimolazione. Questo atteggiamento si manifestava come indifferenza verso le differenze specifiche delle cose, che perdevano il loro valore intrinseco. La metropoli avanzava a un ritmo incessante, imponendo agli individui un continuo processo di adattamento e trasformazione. La metropoli rappresentava però anche l’essenza della modernità, un luogo dove coesistevano imitazione e originalità, folla e solitudine. Un esempio emblematico di questa condizione è il flâneur, figura descritta da Baudelaire e Benjamin. Il flâneur vagava per le città, in particolare nei passages, osservando senza essere osservato, cercando di differenziarsi dalla massa pur trovando in essa un rifugio. Questo atteggiamento rappresentava una reazione alla crescente aggressione sensoriale della metropoli, simbolo della complessità e dell’ambiguità della cultura moderna. Georg Simmel e la Metropoli Georg Simmel, nel suo studio sulla vita nella metropoli, nota che la vita urbana influisce profondamente sulla percezione individuale. La città attira l'attenzione degli individui, creando una sorta di "guerra" per catturare il loro sguardo. Questa continua competizione per l’attenzione è il precursore di ciò che oggi chiamiamo "economia dell'attenzione", in cui ogni stimolo deve essere immediatamente efficace per non essere perso nella marea di informazioni. Questo periodo segna la nascita dell'economia dello sguardo e il mercato delle immagini, con un linguaggio sempre più semplice e intuitivo. Le immagini assumono un ruolo sempre più rilevante, caratterizzato da un linguaggio più emotivo e intuitivo, che coinvolge il pubblico ma allo stesso tempo depotenzia la capacità di riflessione critica. La diffusione della pubblicità visiva e dei messaggi diretti, che puntano più sulle emozioni che sulla riflessione critica, riflette questo cambiamento. Le immagini diventano uno strumento potente per colpire il pubblico, ma allo stesso tempo limitano la capacità delle persone di riflettere in modo profondo. Simmel vede questa sovrabbondanza di stimoli come una forma di "violenza" sulla mente degli individui, che reagiscono distaccandosi emotivamente. L’individuo, bombardato da stimoli sensoriali e visivi, sviluppa una sorta di difesa psicologica per evitare di essere sopraffatto, portando a una crescente indifferenza nei confronti del mondo esterno. DALL’OPINIONE PUBBLICA ALLA MASSA Il concetto di opinione pubblica nasce nel Settecento in Inghilterra, Francia e Germania, sviluppandosi all’interno della cosiddetta sfera pubblica borghese. Come descritto da Jürgen Habermas, questa sfera comprendeva luoghi come tipografie, caffè, saloni e società culturali, dove la società civile discuteva questioni di interesse pubblico. Attraverso il dialogo e il confronto, queste idee contribuivano alla critica del potere assoluto e all’evoluzione delle istituzioni democratiche. La stampa giocò un ruolo cruciale, offrendo uno spazio autonomo e accessibile per l’elaborazione di idee indipendenti. Habermas sottolinea che la stampa consentiva agli individui di formarsi un’opinione critica e di partecipare attivamente alla vita democratica. Tuttavia, nel tempo, i luoghi di discussione si sono ridotti a causa della crescente privatizzazione degli spazi, trasformando lo spazio pubblico in un luogo di conformismo a determinate norme. 5 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 Tuttavia, già dall’Ottocento, l’opinione pubblica cominciò a declinare, soprattutto a causa della crescente commercializzazione dell’industria dei giornali. Secondo Habermas, questo processo fece prevalere il mercato e gli interessi economici sugli ideali originari della sfera pubblica. La commercializzazione e la mediatizzazione dei media, infatti, hanno ridotto lo spazio per discussioni autentiche e critiche. Inoltre, lo spazio privato ha iniziato a prendere il sopravvento su quello pubblico, con l’idea che solo nel privato l’individuo possa esprimere liberamente sé stesso, mentre nello spazio pubblico deve conformarsi a norme sociali, riducendo l’autenticità. La sua interpretazione, però, è stata criticata da Mario Ricciardi, che evidenzia come i giornali fossero fin dall’inizio strumenti economici e non considerassero adeguatamente il contributo di altri gruppi sociali e culturali, come la classe operaia o le società non occidentali. Habermas osserva che la mediatizzazione dello spazio pubblico ha depotenziato lo sviluppo dell'opinione pubblica. Sebbene essa esista ancora, i mezzi di comunicazione sono cambiati e hanno influenzato le dinamiche di interazione. La frammentazione dell’opinione pubblica e la sua astrattezza sono ulteriormente aumentate dall’articolazione sociale e dalla riduzione dei luoghi pubblici fisici, un tempo essenziali per il dibattito critico. Negli ultimi decenni, l’opinione pubblica ha subito ulteriori trasformazioni con l’espansione dei media moderni. La televisione e i nuovi mezzi di comunicazione hanno contribuito a frammentare la sfera pubblica, rendendola più astratta e meno legata a spazi concreti. Questa mediatizzazione ha ridotto il dialogo razionale, privilegiando rappresentazioni simboliche e visive. La televisione, per esempio, ha abbattuto le barriere tra privato e pubblico, esponendo anche il “retroscena” della vita privata delle persone, fondendo sempre più le due sfere. Inoltre, i media hanno abbattuto le barriere tra il pubblico e il privato, creando un “spazio intermedio” (Meyrowitz), dove le due sfere si fondono e gli individui vivono costantemente sotto osservazione, esposti come in una vetrina. Secondo Habermas, solo un’élite illuminata era inizialmente in grado di discutere di temi rilevanti. Tuttavia, con l’allargamento della sfera pubblica e la mediatizzazione, lo sviluppo dell’opinione pubblica è stato depotenziato. Anche se essa esiste ancora, i nuovi mezzi di comunicazione e la dimensione emotiva dei media influenzano profondamente la sua formazione. 1. Ruolo dei media nella trasformazione dell’opinione pubblica: o Frammentazione e astrattezza della sfera pubblica. o Riduzione delle discussioni razionali. o Fusione tra pubblico e privato (spazio intermedio). 2. Effetti della televisione: o Dominanza della comunicazione simbolica. o Intensificazione del potere seduttivo della politica. Con questi cambiamenti, l’opinione pubblica si è progressivamente trasformata in massa. Nel contesto delle metropoli ottocentesche, la massa si affermò come un aggregato disorganizzato e instabile, caratterizzato dalla perdita dell’individualità e dalla sottomissione agli istinti collettivi. Gustave Le Bon descrisse la massa come dominata da una “anima collettiva” che annulla la razionalità degli individui, rendendoli facilmente manipolabili da leader carismatici. Freud approfondì questa analisi, affermando che la tendenza alla regressione e alla sottomissione è presente in ogni società. La massa ha però anche una natura ambigua: protegge gli individui, offrendo loro rifugio, ma li priva di autonomia e può rappresentare un pericolo. Questa instabilità genera ansia, poiché la massa è temporanea, frammentata e imprevedibile. 6 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 Infine, la relazione tra massa e propaganda assume un ruolo centrale nei sistemi politici moderni. Studiosi come Walter Lippman ed Edward Bernays hanno sottolineato l’influenza della propaganda nella modellazione delle opinioni. Per Bernays, la propaganda non era necessariamente negativa, ma poteva essere uno strumento utile per creare consenso e ordine in una società complessa. Tuttavia, l’avvento della televisione ha ulteriormente rafforzato il potere seduttivo delle immagini, riducendo lo spazio per la logica e il dibattito razionale, e consolidando così il legame tra media, propaganda e politica. LA NASCITA DEI MEDIA La metropoli ottocentesca rappresenta una delle prime forme di medium di massa, sebbene in un’accezione allargata del termine. Nel XIX secolo, le metropoli europee e americane sono diventate il fulcro di un cambiamento epocale, trasformandosi in veri e propri medium di massa. L'urbanizzazione, accelerata dall'industrializzazione, ha portato a un'affluenza di popolazione nelle città, creando un ambiente fertile per l'emergere di nuovi mezzi di comunicazione. Considerando invece il concetto in senso più ristretto, i primi media di massa sono stati numerosi e diversi tra loro. Secondo Peppino Ortoleva, l'evoluzione storica di tali media non ha seguito un percorso lineare, bensì alternando periodi di grande innovazione, detti «esplosivi», e fasi di riflessione, definite «riflessive». I periodi esplosivi sono quattro: 1. 1830-1840: introduzione di macchine a vapore per la stampa rapida, fotografia, telegrafo elettrico. L'introduzione della macchina a vapore ha rivoluzionato la stampa, consentendo una produzione più rapida e a basso costo dei quotidiani. Il telegrafo elettrico ha cambiato il modo in cui le informazioni venivano trasmesse, consentendo una comunicazione istantanea su lunghe distanze. Per la prima volta, un insieme consistente di innovazioni ha trasformato la vita delle masse. 2. 1875-1895: invenzioni quali telefono, fonografo, linotype, macchina da scrivere, energia elettrica, lampadina, cinema. Il telefono ha trasformato ulteriormente le comunicazioni, mentre il fonografo ha offerto un nuovo modo di registrare e riprodurre suoni. L'invenzione della linotype ha reso la composizione tipografica più efficiente, permettendo a più giornali di essere pubblicati quotidianamente. 7 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 La scoperta della lampadina ha reso possibile l'illuminazione pubblica, estendendo le ore di attività nelle città. Il cinema ha iniziato a emergere come un nuovo medium visivo, attirando il pubblico con la sua capacità di catturare la vita quotidiana e le storie in movimento. 3. 1920-1933: rotocalco, fotocopiatrice, primi esperimenti televisivi, magnetofono, cinema sonoro e a colori. Il rotocalco ha portato la stampa a colori e fotografie nei quotidiani, rendendo le notizie più attraenti e visivamente accattivanti. L’introduzione della televisione ha iniziato a cambiare radicalmente il panorama dei media, aprendo la strada a una nuova era di intrattenimento e informazione. 4. 1975 a oggi: diffusione dei prodotti elettronici e digitali. La diffusione dei prodotti elettronici e digitali ha ulteriormente cambiato il modo in cui le informazioni vengono prodotte, consumate e condivise. L’avvento di internet ha rivoluzionato le comunicazioni, permettendo un accesso immediato e globale alle informazioni. Tra questi, il primo periodo è particolarmente significativo: per la prima volta, un insieme consistente di innovazioni ha trasformato la vita delle masse. Inoltre, in questo periodo emerge il quotidiano, il primo vero medium di comunicazione di massa, capace di raggiungere grandi pubblici, superando la diffusione limitata di gazzette e libri precedenti. Grazie a un prezzo accessibile e alla pubblicità, i quotidiani hanno avuto un ruolo cruciale nella creazione di una cultura e di un'identità comuni, contribuendo alla formazione degli Stati moderni. Benedict Anderson (1996) descrive questo fenomeno come "immaginare una comunità" in cui gli individui, pur non conoscendosi direttamente, si sentono parte di una nazione grazie a un linguaggio condiviso e a esperienze comuni. IL QUOTIDIANO: IL PRIMO MEDIUM DI MASSA Il quotidiano è stato il primo medium di massa, con un impatto che andava oltre la semplice comunicazione. Benedict Anderson introdusse il concetto di «capitalismo a stampa», evidenziando come i giornali abbiano contribuito alla nascita degli Stati moderni. Diffondendo lingue nazionali, culture e identità comuni, i quotidiani permisero alle persone di immaginarsi parte di una comunità più ampia: la nazione. Il giornale: o È legato alla definizione di una temporalità piú breve, quella dell’attualità; o Rispetto al libro è un’opera corale, che mostra il pensiero di differenti voci (i giornalisti che ne compongono la redazione). Il primo quotidiano di massa fu The New York Sun, lanciato nel 1833 da Benjamin Day. Questo giornale, venduto a un prezzo accessibile, raggiunse una distribuzione di 30.000 copie giornaliere già nel 1837. Parallelamente, in Francia, Emile de Girardin pubblicò La Presse nel 1836. Grazie a una strategia innovativa, il giornale veniva venduto a basso costo, finanziato in larga parte dalla pubblicità. Girardin teorizzò una «spirale virtuosa»: ridurre il prezzo per attirare più lettori; 8 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 aumentare la tiratura per attirare più inserzionisti pubblicitari. Stampa sensazionale e innovazioni narrative Alla fine dell’Ottocento, si affermò la stampa sensazionale, un fenomeno guidato da imprenditori come James Gordon Bennett (fondatore del New York Herald), Joseph Pulitzer e William Randolph Hearst. Joseph Pulitzer: introdusse un giornalismo basato sulla divulgazione di scandali e notizie straordinarie, cercando di educare e intrattenere al contempo. William Randolph Hearst: puntò sull’intrattenimento emotivo, privilegiando contenuti capaci di coinvolgere il lettore a livello emotivo, con titoli accattivanti e storie scandalistiche. La stampa sensazionale rispondeva alle esigenze di un pubblico metropolitano, sempre più distratto e desideroso di contenuti emozionali. Secondo Codeluppi (2007), il «modello della vetrina» si estese alla società intera, influenzando anche la comunicazione mediatica. La stampa iniziò ad affiancare alle informazioni notizie sensazionali, scandali, delitti, pettegolezzi e fumetti, insieme a romanzi d’appendice scritti da grandi autori dell’epoca. Implicazioni culturali e sociali La nascita del quotidiano di massa ebbe conseguenze significative per la società: trasformò il modo in cui le notizie venivano presentate e consumate; contribuì a plasmare l’opinione pubblica; influenzò la cultura popolare, introducendo un nuovo spazio di interazione sociale e culturale. Un confronto con i nuovi media Sebbene fosse il primo medium di massa, la stampa rimaneva ancorata alla tradizione scritta. Al contrario, innovazioni come la fotografia, il cinema e il telefono si distinguevano per il loro impatto tecnologico e linguistico. A differenza dei linguaggi tradizionali (pittura, teatro, comunicazione diretta), questi nuovi media segnarono una discontinuità profonda nella rappresentazione della realtà. LA STAMPA COME MEDIUM Definizione Questo medium ha un significato polivalente, che include la tecnologia, le dinamiche sociali e comunicative, e la libertà di stampa. La storia della stampa La stampa ha le sue origini nel Medioevo, con i manoscritti riprodotti da singoli individui. Con il passare del tempo, le tecniche di riproduzione si sono evolute, come nel caso della xilografia. La stampa a caratteri mobili, introdotta da Gutenberg nel XV secolo, segna una rivoluzione con una riproduzione meccanica non più manuale. Il primo 9 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 testo riprodotto è la Bibbia, permettendo per la prima volta agli individui di leggerla senza l’approvazione del clero, un passo fondamentale verso la libertà. Impatti della stampa Marshall McLuhan nel 1976 definisce la stampa come la galassia Gutenberg, sottolineando che questa era segna l'inizio di una forma di merce uniforme e ripetibile. L’era dell’uomo tipografico ha quindi conseguenze fondamentali nel modo in cui pensiamo e ci rapportiamo alla realtà, sviluppando un pensiero lineare. La stampa non si limita a trasmettere conoscenze, ma contribuisce anche alla nascita di una società burocratica, centralizzando funzioni che mantengono in vita lo stato. Inoltre, il corpo umano è visto come un medium per la comunicazione (attraverso la voce), ma con la stampa, le parole acquistano una forma visiva, dando origine a una cultura tipografica e visiva. Con la nascita della stampa, il libro si trasforma da oggetto sacro a oggetto di consumo, portando a: o Un abbassamento dei costi o Alla stampa di libri in lingue nazionali, non più in latino à contribuendo così all’unificazione nazionale. Conseguenze della stampa Questo fenomeno segna anche la nascita dell’autore e, nel 1709, in Inghilterra, viene introdotto il concetto di proprietà intellettuale e copyright. LA FOTOGRAFIA: UN NUOVO LINGUAGGIO VISIVO La fotografia ha rappresentato una rivoluzione culturale nel XIX secolo, paragonabile, secondo Vilém Flusser (1987), all’introduzione della scrittura lineare. Se la scrittura aveva imposto agli esseri umani di riflettere e sviluppare autocoscienza, la fotografia, nata con il dagherrotipo di Louis Daguerre nel 1839, ha portato a un cambiamento altrettanto radicale. La fotografia, come la stampa, condivide la caratteristica di essere una merce ripetibile: un numero infinito di copie può essere prodotto, rivolgendosi così a una moltitudine di soggetti grazie alle nuove tecnologie. È paragonabile alla fissazione nella parola scritta della comunicazione orale. Il linguaggio verbale ha imposto agli esseri umani la riflessione e la presa di coscienza di sé. Innovazioni tecniche e democratizzazione della fotografia Con l’introduzione del negativo di William Henry Fox Talbot nel 1835, l’immagine fotografica divenne riproducibile in serie. Tuttavia, fu nel 1888 che la fotografia divenne realmente accessibile alle masse, grazie a George Eastman e alla sua Kodak (fotocamera portatile con 100 pose già precaricate a 25 $) à Democratizzazione, avvento della fotografia amatoriale. Questa macchina fotografica, portatile e semplice da usare, permise agli utenti di scattare foto e usufruire di servizi di sviluppo industriale. Prima di allora, la fotografia era un’attività complessa e costosa, riservata a pochi. La Kodak trasformò profondamente i riti familiari e sociali, portando a una proliferazione di immagini che cambiò il modo di vedere e documentare la realtà. La fotografia si è affermata in forma rudimentale con il dagherrotipo, un procedimento sviluppato da Jacques- Mandé Daguerre nel 1837, che utilizza una lastra di rame e argento sensibilizzata con iodio. Tuttavia, si considera ufficialmente il 1839 come l'anno della nascita della fotografia, poiché in quell'anno venne resa pubblica e accessibile. Un contributo fondamentale a questa innovazione è dato anche da Fox Talbot, che nel 1835 sviluppa il concetto di negativo, con questo si è potuto stampare su carta. François Arago ha presentato öa dagherrotipia il 7 gennaio 1839 all’Accademia delle Scienze di Francia. 10 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 Nel 1826, Joseph Nicéphore Niépce realizzò la prima fotografia attraverso un procedimento chimico, con un tempo di esposizione di circa otto ore. Questo evento rappresentò una pietra miliare nella storia della fotografia. L’impatto culturale e sociale della fotografia Uno degli autori più rilevanti nell'analisi della fotografia è Walter Benjamin, che nel suo scritto "L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica" ha esplorato come l'arte sia cambiata dopo l'introduzione di innovazioni tecnologiche come la fotografia. Benjamin riconosce che, anche prima della fotografia, era possibile riprodurre le opere d'arte (ad esempio attraverso la xilografia o il calco), ma queste riproduzioni non erano mai identiche all'originale e richiedevano tempo e costi elevati. Un concetto chiave introdotto da Benjamin è quello di aura: una sensazione di unicità e autenticità che si sperimenta davanti a un'opera d'arte originale. Questa aura si perde con la riproduzione tecnica, poiché l'opera diventa accessibile a tutti, riducendo la distanza tra l'osservatore e l'oggetto. Secondo Walter Benjamin (1966), la riproduzione industriale delle immagini fotografiche eliminò l’aura dell’opera d’arte tradizionale, spostando il focus dall’artista al pubblico. La fotografia consentiva una fruizione di massa, permettendo al pubblico di valutare le opere senza un contatto diretto con l’autore. Benjamin introdusse anche il concetto di «inconscio ottico» e «inconscio acustico» (parallelamente alle teorie psicoanalitiche di Freud), sottolineando come la fotografia potesse rivelare dettagli sfuggenti all’occhio umano, creando una percezione discontinua del tempo e della realtà. Inconscio ottico à la fotografia consentito di cogliere e fissare anche quei frammenti infinitesimali di realtà che normalmente sfuggono alla vista degli esseri umani. Con le sue possibilità tecniche (lo scatto in frazioni di secondo, il rallentatore e l'ingrandimento) è in grado, infatti, di dare conto di quello che Benjamin ha definito l'inconscio ottico. Siegfried Kracauer paragonò la fotografia alla moda: entrambe esaltano il presente e dimenticano il passato. Tuttavia, la fotografia ha anche un legame profondo con la morte: ogni immagine cattura un momento già trascorso, trasformando il presente in un flusso continuo di istanti. Le riviste fotografiche, moltiplicando le immagini, cercavano di esorcizzare la morte, proiettando il passato e il presente in un ciclo continuo di documentazione visiva. La democratizzazione e la scomparsa della distanza Con l'avvento della fotografia, si assiste a un processo di democratizzazione del medium e alla perdita della distanza fisica e simbolica tra l'osservatore e l'opera. Questo fenomeno è definito da André Malraux come il "museo immaginario", in cui la fotografia porta le opere d'arte più vicine a tutti, eliminando la loro aura originaria e favorendo un uso prevalentemente espositivo. Nell'epoca contemporanea, tutto viene spettacolarizzato e reso accessibile, e la fotografia gioca un ruolo centrale in questa trasformazione. Le immagini fotografiche diventano sempre più tattile (aptiche), come se l'occhio "toccasse" le immagini, secondo un processo che si può associare all'uso del kaiserpanorama e dello stereoscopio, strumenti che richiedono una fruizione più intima e ravvicinata. à Tattilizzazione delle immagini. 11 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 Il desiderio di rappresentare la realtà La fotografia ha un antecedente importante nella pittura, che cercava di riprodurre la realtà circostante. Questo desiderio di catturare il reale è presente fin dal Rinascimento, periodo in cui si utilizza la camera oscura. La camera oscura consiste in un foro sulla parete di una stanza che permette alla luce di proiettare un'immagine rimpicciolita e capovolta. In un certo senso, è una forma di "scrittura con la luce. La camera oscura si basa sul principio della propagazione rettilinea della luce. Sia la fotografia che la pittura hanno la finalità di conservare momenti del tempo, cercando di sottrarli al flusso inarrestabile della vita. Tuttavia, mentre la pittura si basa sulla manualità, la fotografia si fonda sulla capacità visiva, in particolare su un meccanismo analogo a quello dell'occhio umano. Uno dei principali concetti introdotti dalla Scuola di Francoforte è la trasformazione dei prodotti culturali in merce. La fotografia, grazie alla sua capacità di riproducibilità, è diventata un bene industriale, a differenza della pittura, che rimane unica. Ma cosa fa si che una foto attiri la nostra attenzione? E quale è la natura di questo interesse? o Studium à il gusto di qualcuno, una sorta di interessamento sollecito, certo, ma senza particolare intensità. o Punctum à non sono io che vado in cerca di lui, ma è lui che, partendo dalla scena, come una freccia, mi trafigge (come una ferita, una puntura). La differenza tra Studium e Punctum è la stessa che sussiste tra Interesse e Amore (quindi dipende sempre dalla propria relatività). Il ruolo del tempo nella fotografia A differenza delle opere d'arte tradizionali, che miravano all'eternità, la fotografia si concentra sull'istante e sul presente, frammentando il tempo. Attraverso la fotografia, si cerca di sottrarre momenti al passare del tempo, un concetto simile a quello della moda, che rappresenta cambiamento e dinamismo, mentre la morte simboleggia la staticità. 12 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 Secondo Roland Barthes, la fotografia è strettamente legata al suo referente, ovvero l’oggetto rappresentato. L’immagine fotografica, fissata attraverso un processo chimico, stabilisce un legame ontologico tra il soggetto e l’immagine. Barthes distingue tre ruoli principali nella fotografia: o Operator (il fotografo), che realizza l’immagine; o Spettator (chi guarda la foto); o Sspectrum, ovvero il soggetto immortalato, che si trasforma in una figura spettrale e senza vita. Ciò porta ancora la concetto della morte: Barthes dice che dal momento in cui viene fotografato un oggetto à mi metto in posa = blocco un movimento, non ha più niente di naturale. Dal momento in cui mi metto davanti all’obiettivo perdo quel dinamismo. Mi trasformo in immagine à dissociazione tra l’io e l’immagine di sé. Barthes introduce i concetti di studium e punctum. Lo studium rappresenta l’interesse razionale per l’immagine, mentre il punctum colpisce l’osservatore con un impatto emotivo e personale. La fotografia si basa su un piacere immediato ed emozionale, a differenza della scrittura, che richiede una riflessione più profonda. In questo senso, la fotografia smaterializza il mondo, separando l'immagine dal suo supporto fisico. Fotografia e Società Nei primi anni del Novecento, il pittorialismo cercò di legittimare la fotografia come forma d’arte, ponendola accanto alle arti figurative. Parallelamente, la fotografia acquisì un ruolo sociale e documentario, denunciando ingiustizie attraverso le immagini, come nel caso di Lewis Hine contro il lavoro minorile. Sino infatti gli anni ’10, il dibattito intorno alla fotografia verteva anzitutto sulla sua artisticità, sulla sua capacità o meno di competere con le arti figurative tradizionali. Data per assodata la sua funzionalità in vari ambiti: o Scienza e della giustizia; o Studi sociali (dall’antropologia all’etnografia alla stessa storia dell’arte); o Nonché il suo carattere di passatempo per fasce sempre più ampie di popolazione. Dalla fine degli anni ’20, la fotografia riesce ad affermare la sua identità multipla e a rivendicarla come un valore e non come un limite. La fotografia è un mezzo ambiguo: o Perché ha la pretesa virgola in parte verdi documentare la realtà virgola e allo stesso tempo, è quanto di più lontano dal reale si possa immaginare. La fotografia è una pittura che permette di cambiare le cose usando la luce. o I colori fotografici non sono quelli reali, e non solo perché anche le pellicole a colori sono una convenzione, accentuano certe tonalità a seconda dell’emulsione che si utilizza punto sono vittime dell'istante, della luce, delle ombre, dei riflessi punto Con la democratizzazione portata dalla Kodak e la nascita del fotogiornalismo (Leica, 1924), la fotografia cominciò a raccontare eventi storici e a umanizzare figure pubbliche, ma sollevò anche interrogativi sulla sua veridicità, come dimostrato dal caso della fotografia del miliziano ucciso di Robert Capa durante la guerra civile spagnola (prima grande guerra fotografica della storia 1936 – 1939). 13 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 Da una parte vuole affermarsi in campo artistico ma ha anche una funzione importante all’interno del giornalismo (dimostra che delle cose sono veramente successe (valore documentario) Valore anche di denuncia sociale (non solo documentazione sociale). Contemporaneamente c‘è anche la concezione surrealista della fotografia (anche la fotografia, come tutti i media; può mentire à non è sempre la rappresentazione della realtà. Dadaismo à Interdisciplinarità e abbattimento delle barriere tecniche = basi della poetica. Si trattava di distruggere l’arte per ripartire con una nuova arte, non più sul piedistallo dei valori borghesi ma coincidente con la vita stessa e non separata da essa. Il ready-made viene trasformato dai dadaisti in forme artistiche (distinzione forme artistiche elevante e la società dei consumi) Enrich salomon à contemporanei famosi in momenti spontanei à nasce la candid camera (si cerca di umanizzare la figura di questi grandi personaggi e lo si fa attraverso questo tipo di fotografia (esempio di hitler à intento di umanizzare la figura del politico à ritratto nella sua sfera domestica à non nel suo ruolo istituzionale à fotografia ruolo propagandistico Sino agli inizi degli anni 10 il dibattito sulla fotografia fosse incentrato sulla sua articità à le si riconoscenvano questi valori La fotografai rimaneva ancora in un limbo à per farsi accettare dalle altre forme artistiche doveva aggrapparsi alla pittura (non aveva un suo statuto, linguaggio ben definito). Gradualmente la fotografia viene accolta (mostre fotografiche) à trova un valore anche nel mercato, ancora però non era stato riconosciuto uno spazio nei musei. Opera del 1937: beaumont newhall à opera che traccia la storia della fotografia e quindi stabilisce anche una serie di norme. moma newyork anni 40 à dipartimento della fotografia arrivando ai giorni nostri la fotografia viene usata sempre in maniera piu creativa William Klein à low culture and high culture 14 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 l’arrivo della television neglli anni 50 (54 in italia, metà anni 40 America) à arrivo di un medium cambia tutto à arrivo della televisione determina un cambiamento importante per la fotografia: crisi del ruolo di testimone privilegiato che era del fotografo IL CINEMA: EREDE E INNOVATORE Verso il cinema: la fotografia in movimento La fotografia, secondo Mario Ricciardi, avviò un processo culminato con la nascita del cinema nel 1895, seguita da televisione e industria culturale. Il cinema amplificò le caratteristiche della fotografia, introducendo movimento e montaggio. Non più un’opera statica, l’esperienza cinematografica coinvolgeva lo spettatore, rendendolo parte attiva del processo narrativo. Il cinema non solo congelava momenti isolati ma li trasformava in esperienze collettive, permettendo agli spettatori di vivere emozioni condivise. Attraverso il film, storie e immagini riflettevano aspirazioni e paure comuni, contribuendo alla costruzione di un immaginario collettivo. Le origini del cinema e le prime innovazioni I fratelli Skladanowski (tedeschi) inventano un sistema di proiezione di immagini che prende il nome di bioscopio. Erano circensi e illusionisti, mentre i Lumière, entrambi ingegneri, rappresentano un'altra figura. Quindi, c’è una differenza sostanziale tra le due coppie di fratelli. La prima proiezione e i Lumière Nel 1895, i fratelli Lumière inventarono il cinema, ampliando le potenzialità espressive della fotografia. Walter Benjamin evidenzia come il cinema, attraverso il montaggio, abbia introdotto dinamismo e velocità nella rappresentazione visiva, riflettendo il ritmo della metropoli e dell’industria moderna. A differenza della pittura, il cinema cattura e trasforma la realtà, spingendo lo spettatore a un’interazione emotiva e intellettuale simultanea. Il cinema unisce attenzione e distrazione: lo spettatore è immerso in un luogo pubblico (la sala) ma protetto come nella propria casa. Allo stesso tempo, il cinema ha democratizzato l’accesso alle arti visive, entrando in parchi di divertimento ed esposizioni universali. 1895: Prima proiezione pubblica dei Lumière, ma purtroppo la loro invenzione viene oscurata dal proiettore dei Lumière, che garantiva una qualità migliore rispetto ad altri sistemi. Anche altri inventori stavano sperimentando in quel periodo, come Thomas Edison, che brevetta il Cinetoscopio. Quest'ultimo è uno spazio chiuso che permetteva alla luce di entrare, ma la visione era limitata rispetto ad altre invenzioni. In questa prima fase, i protagonisti dei "mini film" non erano le star come li conosciamo oggi, ma erano irrilevanti; era più importante lo studio del movimento e della sua cattura. I fratelli Lumière ereditano dal padre una grande azienda, il che conferisce loro un approccio più organico e industriale al cinema. A differenza di quanto accadeva prima, grazie ai Lumière si inizia a seguire azioni più complesse e articolate: è possibile assistere a un'azione molteplice. La prima proiezione dei Lumière può essere vista anche come un esempio di pubblicità (ad esempio, la scena degli operai all'interno delle fabbriche Lumière). Sorprende il fatto che gli operai siano ben vestiti, il che implica già una forma di narrazione (è una costruzione della realtà, raccontata da uno specifico punto di vista). Si impone quindi il punto di vista di chi sta riprendendo. 15 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 L’immagine del treno che esce dallo schermo suscitò molto shock. I Lumière ritenevano che il cinematografo (si potevano seguire azioni e movimenti complessi e articolati in differenti momenti. Si poteva assistere a una rappresentazione molteplice della realtà) non avesse futuro; infatti, non volevano vendere l'apparecchio, ma formare tecnici che portassero le loro produzioni in giro per l'Europa. Così, crearono una serie di filmati cortissimi, chiamati "enciclopedia della realtà". L'inizio del cinema come spettacolo: George Méliès George Méliès, che assiste alla proiezione dei Lumière, ne rimase colpito e chiese di acquistare il loro proiettore. Successivamente, Méliès crea il suo proiettore, che gli consente di produrre piccoli filmati. Con lui nasce il cinema come spettacolo, grazie anche all'introduzione degli effetti speciali. Méliès capisce il potere narrativo del cinema e inizia a sperimentare con il montaggio. Il cinema ha notevolmente intensificato le potenzialità espressive della fotografia. Infatti ha introdotto un enorme schermo. E grazie all’invenzione del montaggio, si è sintonizzato con il dinamismo delle macchine del mondo dell’industria, dei mezzi di trasporto e dell’esperienza di vita delle metropoli. Il suo capolavoro, Le voyage dans la lune (1902), è considerato uno dei primi grandi film della storia del cinema, grazie anche all'uso del montaggio e dell'innovazione narrativa. Inoltre, Méliès introduce l'uso di schermi enormi, un aspetto importante del cinema che impone una certa distanza, a differenza della televisione. Il cinema, a differenza della fotografia, esprime dinamismo e velocità, caratteristiche che rispecchiano il carattere della metropoli. Inizialmente, le proiezioni avvenivano in parchi di attrazione e venivano considerate una forma di spettacolo popolare. Il cinema come medium di massa Il potere dell’immagine di rappresentare la realtà è uno degli aspetti più affascinanti della nascita del cinema, che porta con sé la diffusione di una serie di strumenti ottici. Prima dell’avvento del cinema, esistevano già strumenti come il thaumatrope, lo zoetrope e il prassinoscopio, che rappresentano gli antenati del cinema, ma che vengono potenziati. L'obiettivo di questi strumenti era sempre quello di suscitare un effetto sorpresa nell'individuo, un desiderio di essere sorpresi e toccati. Charles Pathé è una delle prime figure importanti nell'industria cinematografica. Fondata da lui, la Pathé Frères diventa uno dei complessi cinematografici industriali più grandi. Il cinema, però, si sviluppa principalmente in America con la creazione dei Nickelodeon, cinema che avevano l’ingresso a un nickel (una moneta di 5 centesimi). Il cinema, quindi, diventa un media di massa, che attrae un pubblico sempre più vasto, anche tra l'alta borghesia, specialmente quando vengono costruiti spazi appositi per le proiezioni. Il cinema come mezzo educativo e di alfabetizzazione Il cinema ha anche un ruolo fondamentale nell’alfabetizzazione: avvicina la lingua nazionale e aiuta le persone a sentirsi parte di uno stato. È un medium popolare che non solo intrattiene, ma educa e forma. I generi cinematografici e la codifica Nel cinema degli anni '10 nascono i generi cinematografici, che cominciano a codificarsi: 16 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 o Western o Commedia o Noir o Fantascienza o Guerra o Horror Secondo i teorici della scuola di Francoforte, la codifica dei generi servirebbe a manipolare gli individui e a spingerli a non pensare troppo: sapere già a quale genere appartiene un film fa sì che lo spettatore non debba riflettere troppo su cosa succederà, ma si limiti a seguire il flusso prevedibile. Il cinema come critica sociale Nel 1936, con "Tempi Moderni" di Charlie Chaplin, il cinema inizia a criticare la società. Si complessifica e diventa anche un mezzo di riflessione sociale. IL TELEFONO: UNA NUOVA SOCIALITÀ L’invenzione del telefono e il recupero dell’oralità L’invenzione del telefono nel 1876-1877 (Alexander Graham Bell – conversione voce in impulsi elettrici e viceversa)) ha rappresentato una svolta nella comunicazione umana, consentendo il recupero dell’oralità senza la necessità di una presenza fisica. Questo medium ha arricchito la vita relazionale, simulando la prossimità fisica e creando un’intimità nuova, in cui le conversazioni si svolgevano in tempo reale ma a distanza. Come descritto da Davide Borrelli, il telefono ha introdotto una forma di «socievolezza» (Simmel, 1983), in cui gli interlocutori interagivano con figure quasi astratte, prive di profondità emotiva. Una relazione praticata tra individui non percepiti come umani in carne ed ossa, ma come figure simulacrali. Pertanto il telefono ha consentito: o Di essere rassicurati rispetto a una condizione fatta da estranei o Di sviluppare le relazioni sociali attraverso modalità comunicative autoreferenziali Il paradosso della vicinanza a distanza Nonostante la promessa di avvicinare le persone, il telefono ha generato un paradosso relazionale. Da un lato, offriva rassicurazioni emotive e alleviava l’ansia metropolitana della prossimità con estranei; dall’altro, manteneva una distanza fisica che poteva tradursi in interazioni superficiali e autoreferenziali. Il telefono divenne strumento per mantenere legami affettivi, ma anche per controllare e manipolare emozioni e attività. Questo strumento fu, inoltre, fondamentale per la gestione della vita lavorativa, permettendo un controllo a distanza delle attività. Tuttavia, questa caratteristica contribuì anche a una crisi di controllo, poiché l’immediatezza della comunicazione sottolineava l’incapacità di dominare tutti gli eventi della modernità. Ambivalenza e funzione sociale del telefono 17 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 Il telefono rappresentava una forma di sociabilità ambivalente: da un lato, rafforzava i contatti sociali, dall’altro creava distanza. Questa doppia funzione rispecchiava la funzione fatica descritta da Roman Jakobson, centrata sul mantenimento del contatto più che sul contenuto della comunicazione. Nel contesto domestico, il telefono era percepito come un medium femminile, posizionato nello spazio privato della casa. Questo strumento ha però offerto alle donne nuove opportunità di comunicazione e emancipazione, consentendo loro di mantenere relazioni sociali e accedere a informazioni al di fuori dei confini domestici. Predecessori e contesto tecnologico Prima dell’introduzione del telefono, il telegrafo elettrico aveva rivoluzionato la comunicazione a distanza. Attraverso il Codice Morse, i messaggi venivano trasmessi sotto forma di impulsi decodificati da operatori specializzati, creando nuove figure professionali e facilitando la gestione delle comunicazioni su scala globale. Tuttavia, rispetto al telegrafo, il telefono offriva una connessione più immediata e personale, trasformando il panorama comunicativo del XIX secolo. LA RADIO Negli anni '40 e '50, la radio emerge come un medium potente, considerato uno strumento che certifica la realtà. Un esempio emblematico è il ruolo della radio durante la presidenza di Roosevelt, che la utilizzava per raccontare agli americani cosa stava succedendo nel Paese, coinvolgendoli nella vita politica. La radio ha introdotto una fruizione collettiva dei media, come dimostra il caso della "guerra dei mondi" del 1897, che ha messo in luce la difficoltà di distinguere tra notizie vere e fake news. Gli effetti dei media dipendono da variabili diverse, inclusa l’interpretazione da parte del pubblico. Applicazione pratica della scoperta delle onde elettromagnetiche di Heinrich Hertz 1895: Guglielmo Marconi inventa il telegrafo senza fili (wireless), ovvero la radio che trasmetteva l'alfabeto morse. Applicazione pratica della scoperta delle onde elettromagnetiche da parte del fisico tedesco Hertz negli anni 80 dell'Ottocento. Marconi ingegnerizza questo principio il telegrafo senza fili. Le applicazioni navali della nuova invenzione furono immediate. Nel 1906: Lee De Forest crea l’AUDITION o TRIODO (valvola elettrica) che permetteva di trasmettere voce umana e musica invece dell'alfabeto telegrafico morse utilizzato da Marconi. Caratteristiche della Radio o Non vincolata a rappresentazioni della realtà, ma emotiva e simbolica. o Raggiunge fasce più basse della popolazione, contribuendo all'alfabetizzazione. o Non richiede di saper leggere o scrivere. o È compatibile con le attività quotidiane. o Facilmente trasportabile. o Raggiungibile a tutti con una telefonata. o Economica. o Sinonimo di libertà consente una fruizione spontanea e gratuita. Conclusioni sul Ruolo della Radio 18 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 La radio ha avuto un ruolo educativo e di intrattenimento, specialmente in Italia e in Europa, dove ha spesso risentito di un monopolio statale. Al contrario, la radio negli Stati Uniti ha assunto un'identità più commerciale. La Radio e la Propaganda durante la Seconda Guerra Mondiale Durante la Seconda Guerra Mondiale, i media, in particolare la radio, hanno assunto un ruolo cruciale come strumenti di propaganda. La radio permetteva la diffusione rapida e capillare di messaggi a un vasto pubblico, rendendola uno dei principali mezzi per mantenere il controllo dell’opinione pubblica e motivare le masse. In questa fase, il medium radiofonico veniva sfruttato principalmente per trasmettere messaggi governativi, influenzando la percezione degli eventi bellici e rafforzando l'identità nazionale. Dopo la Seconda guerra mondiale negli Stati Uniti si producono in maniera industriale apparecchi radio per uso domestico - nasce la radio come mezzo di comunicazione di massa e si sviluppa il broadcasting radiofonico e la radio “a flusso”. Un aspetto chiave della radio rispetto ad altri mezzi di comunicazione, come la stampa, è che era accessibile a tutti, senza la necessità di sapere leggere, rendendola un medium particolarmente democratico. Questo la differenzia dalla stampa, che richiedeva l’alfabetizzazione, limitando così l'accesso a determinati strati della popolazione. Le radio libere: sono le emittenti private che vengono così chiamate per contrapporle alla RAI, più rigida nello stile, più legata al potere politico nei contenuti. Gli Studi di Cantril L'opera di Cantril (The Invasion from Mars) analizza l'impatto della trasmissione de "La Guerra dei Mondi" e mostra che esistono altre variabili psicologiche e sociali che influenzano la ricezione del messaggio. Cantril individua quattro tipologie di ascoltatori, mostrando che non esiste un unico "individuo passivo". I fattori che intervengono nella comunicazione L'istruzione e l'abilità critica sono alcuni dei fattori che differenziano le risposte individuali ai messaggi mediatici. Questo risultato si distanzia notevolmente dalla visione rigida della siringa ipodermica. Nuovi modelli di percezione Fotografia, cinema e telefono hanno introdotto modelli di percezione che privilegiano la distrazione tipica della modernità. La distrazione, invece di essere vista negativamente, è considerata da Walter Benjamin come una forma di liberazione dalle tradizioni e dai vincoli sociali. Nella società contemporanea, l'accesso a molteplici fonti di informazione ha creato una nuova cultura della distrazione, in cui gli individui possono partecipare ai contenuti dei media senza essere vincolati a forme di attenzione tradizionali. La possibilità di saltare da un argomento all'altro, di fruire di contenuti in modo non lineare, ha cambiato il nostro modo di apprendere e di interagire con le informazioni. EVOLUZIONE DEL GIORNALISMO E IMPATTI DELLE TECNOLOGIE Con l’avvento della stampa, si assiste a un cambiamento significativo nel panorama giornalistico. Nasce la figura del giornalista, che si differenzia dallo scrittore tradizionale per la sua necessità di operare in un contesto temporale più breve. Durante la prima metà del XVII secolo, iniziano a emergere pubblicazioni a cadenza 19 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 settimanale, ma è con la penny press del 1833, rappresentata dal New York Sun, che il giornalismo diventa più accessibile al grande pubblico (i penny press à prevalenza di notizie di croncaca a carattere sensazionalistico). Questi quotidiani, venduti a un centesimo, utilizzano figure come gli strilloni per promuovere i contenuti, abbassando i costi e ampliando il mercato. Le quali dovranno subito scontrarsi con le istituzioni di potere erte a difesa dell'ordine costituito: un medium in grado di veicolare informazioni e idee con tale velocità non può che essere considerato un pericolo da controllare e reprimere. La penny press è caratterizzata da contenuti spesso sensazionalistici, pensati per un pubblico meno colto, e dedica ampio spazio alla pubblicità, riducendo la complessità dei testi. Negli Stati Uniti, questo modello diventa fortemente commerciale, con il New York Sun che rappresenta un esempio di come il giornalismo si stia adattando ai gusti e alle esigenze del pubblico. Convergenza digitale e nuove sfide Convergenza digitale e nuove sfide: Negli anni '90, lo sviluppo delle tecnologie ha portato a una convergenza digitale, con una crescente ibridazione tra media tradizionali e digitali. Questo ha causato cambiamenti economici e finanziari nell'industria editoriale, dove i social media non sono più solo spazi di socializzazione ma anche piattaforme di informazione. Il giornalismo ha dovuto adottare un approccio multipiattaforma, rendendo online articoli e contenuti per competere con la rapidità dei social media. L’avvento di nuove tecnologie ha determinato cambiamenti fondamentali nel modo di fare giornalismo. La manipolazione delle immagini fotografiche ha messo in discussione la veridicità delle notizie, mentre l'urgente necessità di pubblicare articoli online ha portato a produzioni più rapide e superficiali. Questo ha portato all'emergere di una forma di giornalismo che deve competere con i social media, dove le notizie possono essere diffuse immediatamente. Problemi legati all'immediatezza dell'informazione: La necessità di pubblicare in tempo reale e competere con i social media ha portato a una produzione più rapida e meno approfondita. I giornalisti sono spesso costretti a riportare eventi entro pochi minuti dal loro accadere, influenzando negativamente la qualità della scrittura, che diventa sempre più rapida e superficiale. Anche il termine economico gioca un ruolo: l'introduzione del paywall è una risposta a queste pressioni finanziarie. Inoltre, i criteri di notiziabilità si sono evoluti, includendo eventi eccezionali, novità, prossimità e le caratteristiche del pubblico. La crescita delle fake news ha anche trasformato il panorama informativo. In passato, le fonti delle notizie erano principalmente testimoni diretti o fonti secondarie. Oggi, il citizen journalism introduce una molteplicità di voci, ma ciò comporta anche sfide significative per i giornalisti, che devono confrontarsi con informazioni che possono non essere verificate. Pluralismo dell’informazione e citizen journalism: L’accesso ai dispositivi tecnologici ha permesso a chiunque di produrre contenuti, portando a un pluralismo dell'informazione senza precedenti. Questo fenomeno ha sollevato questioni sulla post-verità, con la diffusione di notizie autoreferenziali, che possono non essere verificate. L'accessibilità ha comportato il ribaltamento delle principali letture dell’agenda setting l'accesso alla rete e l'aumento esponenziale delle nuove forme di partecipazione non si sostituiscono alla figura del giornalista tradizionale, ma rendono più complesso il processo di costruzione della notizia anche quando quest'ultima deve confrontarsi con le fake news, le eventuali smentite,… Mobile journalism à supera gli ostacoli che la presenza di una telecamera impone, utilizza uno smartphone, tablet o phablet e rappresenta una scelta economica. Sottrae il giornalista a altra attività di racconto, preso della registrazione delle immagini. 20 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 In questo nuovo contesto, il pubblico assume un ruolo attivo, influenzando la notiziabilità. I politici, inoltre, esprimono direttamente il loro punto di vista sui social media, cambiando la dinamica tradizionale tra giornalisti e politici. Questo nuovo scenario rappresenta una sfida per i giornalisti, che si trovano ad affrontare un panorama in rapida evoluzione, dove le informazioni possono circolare rapidamente e senza un controllo rigoroso. INTERAZIONE TRA MEDIA E INDIVIDUI I media non sono canali neutri che trasmettono semplicemente informazioni, ma interagiscono attivamente con gli individui. I media cambiano le persone, ma allo stesso tempo le persone cambiano i media. à Un esempio chiave è Instagram: nato come un album fotografico, è stato trasformato dagli utenti in uno strumento commerciale, portando il medium stesso a modificarsi per adattarsi a questi nuovi usi (introduzione di funzioni commerciali come lo shop). IL RAPPORTO TRA MEDIA E SOCIETÀ Le dinamiche di interazione tra media e società continuano a evolversi, ponendo nuove sfide e opportunità. La crescente digitalizzazione e l'emergere dei social media hanno ulteriormente amplificato queste tensioni, rendendo il panorama mediatico ancora più complesso. In questo contesto, la consapevolezza critica nei confronti dei media diventa fondamentale per comprendere e navigare le dinamiche del potere, della comunicazione e della cultura nel mondo contemporaneo. Fausto Colombo (2003) evidenzia il ruolo dei media nel controllo sociale. Nelle società moderne, i media si sono evoluti in sistemi che offrono libertà d’azione, ma allo stesso tempo impongono forme di potere attraverso strategie di controllo. Questa dualità evidenzia come la tecnologia e i media possano essere strumenti sia di liberazione che di oppressione. Mentre da un lato, i media offrono agli individui l'opportunità di esprimersi e di partecipare attivamente alla vita pubblica, dall'altro, possono anche essere utilizzati per manipolare le masse e mantenere il controllo sociale. SOCIETÀ ORGANICA VS. SOCIETÀ MECCANICA L'industrializzazione ha trasformato la società in un organismo complesso, dove ogni parte svolge una funzione specifica. Tuttavia, l'estrema specializzazione degli individui ha portato a isolamento e atomizzazione sociale. Questo modello di società organica, influenzato dalle leggi del mercato, si contrappone alla società meccanica, dove le interazioni erano meno strutturate. Le istituzioni sociali oggi regolano e razionalizzano ogni parte della vita sociale, con una funzione specifica per ogni ambito. Tuttavia, ciò contribuisce all'atomizzazione e all'isolamento degli individui. Nelle grandi metropoli, l’individuo si trova in una condizione di atomizzazione e vulnerabilità. I media giocano un ruolo fondamentale nel fornire modelli e riferimenti, aiutando gli individui a orientarsi in un contesto sociale complesso e frammentato, dove spesso la guida dei media sostituisce quella delle comunità tradizionali. LA MASSA E I MEDIA Nelle metropoli si concentra un grande numero di individui a cui i media si rivolgono (grazie a nuove tecnologie che permettono di produrre contenuti che attraggono grandi audience). Questa massa, spesso percepita come un aggregato disorganizzato, provoca ansia e vulnerabilità (individui rinunciano alla loro individualità àspesso seguono un leader che riesce a suscitare reazioni da parte degli individui). La massa ha creato uno spazio autonomo nella società, distinto dalla sfera pubblica e da quella privata, dove il soggetto perde la sua individualità e il diritto di espressione che aveva nella sfera pubblica. Le teorie di Lippmann e Bernays (anni 20/30 del 900) 21 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 analizzano l'influenza della propaganda sull’opinione pubblica e come questa possa condurre a comportamenti collettivi (anche se pensano sia fondamentale). La massa è vista come un’entità instabile, temporanea e di difficile classificazione. Gli individui che ne fanno parte agiscono in modo diverso rispetto a come farebbero singolarmente, guidati da istinti di gruppo e suggestionati dal carisma del leader. Secondo Gustave Le Bon, la massa tende a perdere volontà e razionalità individuali, lasciando spazio agli istinti ipnotici. Freud invece ha sostenuto che questo fenomeno non è occasionale, ma parte costante del comportamento umano. IL RUOLO DEGLI INDIVIDUI NEI PROCESSI COMUNICATIVI (30.09.2024) IL RUOLO DEGLI INDIVIDUI NELLE COMUNICAZIONI (ROBERT K. MERTON) Interazione continua Merton sottolinea che le comunicazioni non avvengono in un vuoto. Le persone interagiscono continuamente tra loro e con i media, creando un contesto sociale dinamico in cui le informazioni vengono scambiate, discusse e reinterpretate. Questa interazione contribuisce a costruire significati e comprensioni condivise all'interno di una comunità. Autoidentificazione dei media L'autoidentificazione implica che gli individui si identificano con i media e i messaggi che consumano. Questa identificazione può influenzare le loro opinioni e comportamenti, poiché gli individui tendono a cercare contenuti che rispecchiano le loro esperienze, valori e credenze. La scelta di quali media seguire diventa, quindi, un atto di autoaffermazione identitaria. Riconoscimento da parte di altri Il riconoscimento da parte di altri nel gruppo di appartenenza è un altro aspetto cruciale. Quando un messaggio è accolto o approvato dalla comunità, può rafforzare il suo impatto sugli individui. La validazione sociale gioca un ruolo significativo nel modo in cui le persone interpretano e reagiscono ai messaggi mediatici. Inoltre, il supporto della comunità può anche influenzare la diffusione delle idee e delle opinioni. Importanza di questi elementi Questi fattori indicano che il processo di comunicazione è complesso e contestuale, con dinamiche sociali che vanno oltre la semplice trasmissione di messaggi. La teoria degli effetti limitati, attraverso l'analisi di Merton, riconosce che: o Non esiste un pubblico omogeneo: Le reazioni e le interpretazioni variano in base alle relazioni sociali e alle identità individuali. o Il contesto sociale è fondamentale: I messaggi mediatici sono influenzati da fattori sociali e culturali, e la loro efficacia dipende anche dalle dinamiche interpersonali all'interno di una comunità. Pertanto, il lavoro di Merton offre una visione più sfumata e realistica della comunicazione di massa, riconoscendo che le reazioni degli individui ai media sono influenzate da una varietà di fattori sociali e psicologici. Questo approccio aiuta a comprendere perché certe campagne comunicative abbiano successo o meno e come i media possano effettivamente influenzare l'opinione pubblica nel lungo termine. LE TEORIE AMMINISTRATIVE Le teorie sui media sono strumenti che permettono di interpretare i fenomeni in modo critico. Queste sono raccolte nel libro “Il ritorno del medium”, considerato fondamentale per comprendere come i media agiscono 22 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 sulla realtà, influenzando non solo la percezione della realtà, ma anche le dinamiche sociali, economiche e culturali. LA TEORIA IPODERMICA La teoria ipodermica si sviluppa negli anni ’20 e ’30 del Novecento come uno dei primi modelli per analizzare gli effetti dei media sulle masse. Nata nell’ambito degli studi statunitensi di mass communication research, prende spunto dall’opera di Harold D. Lasswell (Propaganda Techniques in the World War, 1927), che evidenziava come la propaganda fosse un mezzo essenziale per ottenere il consenso pubblico. Lasswell, influenzato anche da Lippmann e Bernays, riteneva che il valore della propaganda dipendesse dall’uso che se ne faceva e che essa fosse cruciale per la stabilità dei sistemi democratici. Questo modello trovava riscontro nei successi ottenuti attraverso l’uso della propaganda, sia in contesti democratici sia nei regimi totalitari fascista e nazista. La teoria ipodermica considera la comunicazione come un processo diretto, in cui i messaggi mediali agiscono sul pubblico in modo immediato, uniforme e potente. Tale modello è spesso paragonato a un’iniezione ipodermica o a una "pallottola magica", capace di penetrare nella mente del destinatario. Gli individui, secondo questa concezione, sono spettatori passivi, isolati e facilmente manipolabili, privi di legami comunitari o sociali che possano ridurre l’impatto dei messaggi. La teoria ipodermica e la Magic Wallet theory condividono l’idea che i media agiscano in modo diretto e potente su un pubblico passivo, influenzandone opinioni e comportamenti senza mediazioni sociali o individuali. Sebbene la Magic Wallet theory sia considerata una variante della teoria ipodermica, entrambi i modelli sottolineano il ruolo dominante del medium e la mancanza di reattività del destinatario, evidenziando il potenziale manipolatorio della comunicazione di massa. Caratteristiche principali della teoria ipodermica 1. Modello "stimolo-risposta" o La comunicazione è unidirezionale: il medium invia messaggi che influenzano direttamente comportamenti e opinioni. o L’individuo, percepito come debole e isolato, può essere manipolato e indotto ad agire secondo la volontà del mittente. o l medium è considerato uno strumento potente che influisce sull'individuo passivo, percepito come indifeso. I messaggi colpiscono l’individuo, e si presume che avranno una reazione specifica e prevedibile. 2. Concezione del pubblico o Il pubblico è visto come una massa anonima e priva di coesione sociale, priva di interazioni significative tra i suoi membri. o L’effetto dei messaggi è amplificato dalla mancanza di strutture sociali che possano fare da filtro. 3. Influenze psicologiche 23 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 o La teoria ipodermica è influenzata dal comportamentismo di Watson e dagli studi di Pavlov sul condizionamento, che descrivono il comportamento umano come una reazione determinata da stimoli esterni. o Il comportamentismo collega stimoli a risposte prevedibili, come negli esperimenti di Pavlov. Considerando la mente come una "scatola nera", l’attenzione è rivolta solo al comportamento osservabile, ignorando processi cognitivi più complessi. o Anche la psicoanalisi contribuisce, suggerendo che i media possano accedere all’inconscio e manipolare desideri e paure profonde. 4. Struttura delle comunicazioni o Lasswell sviluppa un modello più complesso delle comunicazioni, le "Five W's" (Who says What to Whom through Which channel with What effect), ma rimane legato a una visione passiva del ricevente. o Nonostante sia più articolato, il modello delle Five W's non supera completamente la teoria ipodermica: il potere della fonte non viene messo in discussione e il ricevente resta un soggetto passivo. Questo approccio non considera la possibilità di retroazione da parte del pubblico. Un elemento fondamentale è che la teoria ipodermica considerava gli effetti dei media come certi e inevitabili, senza preoccuparsi di misurarli empiricamente. La visione degli individui come soggetti passivi e uniformemente influenzabili derivava dall’idea che la natura umana fosse universale e trasmessa biologicamente, senza spazio per le differenze individuali o culturali. Tuttavia, gli studi su cui si basava mancavano di verifiche rigorose e si limitavano spesso ad analisi qualitative o impressionistiche. Questo modello oggi è superato, poiché non considera l’interattività o l’influenza reciproca tra emittente e ricevente, aspetti essenziali nella comunicazione contemporanea.m LA TEORIA DEGLI EFFETTI LIMITANTI La teoria degli effetti limitati si sviluppa tra gli anni ’40 e ’60, proponendosi come una reazione alla teoria ipodermica. Non negava gli effetti dei media, ma li contestualizzava, sostenendo che l’influenza dei messaggi mediali è mediata da fattori psicologici e sociali. Il fulcro della teoria risiede nel ruolo del gruppo sociale primario e nelle relazioni interpersonali che filtrano, rielaborano e mediano i messaggi provenienti dai media. Questo approccio introduce un modello di comunicazione più complesso rispetto alla linearità ipotizzata dalla teoria ipodermica. Klapper offre una proposta: la comunicazione persuasori di massa agisce assai più frequentemente come causa di rafforzamento che non di modificazione. Gli individui si sottraggono a quei messaggi che appaiono in contraddizione con le opinioni preesistenti. 24 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 Caratteristiche principali della teoria 1. Effetti mediati o L’influenza dei media non è diretta, ma passa attraverso relazioni sociali e fattori individuali, come valori e convinzioni personali. o I gruppi di appartenenza svolgono un ruolo cruciale nella ricezione e interpretazione dei messaggi mediali. o Il modello di comunicazione si basa sulla formula S → I.V. → R (Stimolo → Variabili Intervenienti → Risposta), sottolineando come la reazione ai messaggi mediatici sia mediata da fattori intervenienti di tipo psicologico e sociale. 2. Il ruolo degli opinion leader o Individui influenti all’interno dei gruppi primari fungono da intermediari, filtrando i messaggi mediali e rielaborandoli in base agli interessi e valori del gruppo. o Distinzione tra opinion leader locali (influenti su temi generali) e cosmopoliti (competenti su aree specifiche). Secondo Merton l'opinion leader locale vive in simbiosi con la propria comunità ed è polimorfico. L'opinion leader cosmopolita ha esperienze al di fuori della comunità ed è monomorfico. 3. Flusso di comunicazione a due stadi (Two-step flow of communication) o I messaggi dei media raggiungono inizialmente gli opinion leader (primo stadio), che li trasmettono al resto del gruppo attraverso interazioni interpersonali (secondo stadio). 25 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 4. Selettività dell’esposizione o Gli individui tendono a esporsi solo a contenuti coerenti con le loro opinioni preesistenti, rendendo più probabile il rafforzamento delle idee già consolidate piuttosto che un cambiamento radicale. o Il concetto di esposizione selettiva è collegato alla dissonanza cognitiva di Festinger, secondo cui le persone evitano o ignorano i messaggi in conflitto con le loro credenze, limitando il cambiamento di opinione. 5. Effetti cumulativi e a lungo termine o Sebbene durante le campagne politiche gli effetti siano limitati, i media esercitano un’influenza cumulativa nel tempo, modellando opinioni e valori su questioni di fondo. o I media non hanno solo effetti immediati, ma anche cumulativi, influenzando gradualmente opinioni e comportamenti nel lungo periodo. 6. Critiche alla teoria degli effetti limitanti o Una delle principali critiche riguarda la presunta passività degli ascoltatori. Studi successivi hanno dimostrato che gli individui non sono passivi, ma attivamente coinvolti nel cercare informazioni e formarsi opinioni. o Negli anni recenti, l’indebolimento dei legami comunitari ha ridotto la funzione di mediazione sociale, aumentando l’esposizione diretta ai messaggi mediali. 7. Perché le campagne non sempre modificano le opinioni? o Le campagne mediatiche spesso rafforzano piuttosto che modificare le idee preesistenti. o L’esposizione selettiva blocca messaggi dissonanti, impedendo un cambiamento significativo delle opinioni individuali. LA TEORIA MATEMATICA DELLA COMUNICAZIONE La teoria matematica della comunicazione, nota anche come teoria dell'informazione, fu elaborata da Claude Shannon nel 1948 e approfondita successivamente insieme a Warren Weaver. Inizialmente sviluppata per migliorare l'efficacia della trasmissione nei sistemi telefonici, questa teoria mira a ridurre al minimo le distorsioni e gli errori nel processo di comunicazione, concentrandosi sul trasferimento di unità informative attraverso uno schema lineare. 26 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 Caratteristiche principali della teoria 1. Schema lineare del processo comunicativo o Una fonte invia un messaggio a un destinatario attraverso un canale. o Il sistema include un apparato trasmittente che converte il messaggio in un segnale, e uno ricevente che lo riconverte nella forma originale. 2. Riduzione del rumore o La teoria si concentra sulla riduzione del rumore (interferenze o distorsioni) per garantire che il messaggio ricevuto sia il più simile possibile a quello inviato. o La ridondanza è utilizzata come soluzione, ma solo entro certi limiti, poiché non sempre maggiore informazione equivale a maggiore chiarezza. 3. Informazione come quantità neutrale o L’informazione è definita in termini quantitativi, misurata in bit (unità base dell'informazione). o La teoria non considera i significati dei messaggi, ma si focalizza esclusivamente sul loro trasferimento tecnico. 4. Modello astratto e causale o La comunicazione segue una logica unidirezionale: dall’emittente al destinatario. o Questo modello risulta limitato quando applicato alla comunicazione umana, dove sono frequenti ambiguità, sottintesi e interazioni circolari. 5. Feedback e interattività o Melvin De Fleur ha ampliato il modello introducendo il concetto di feedback, permettendo al destinatario di inviare risposte che influenzano l’emittente. 6. Influenza della cibernetica o Le idee di Norbert Wiener, fondatore della cibernetica, hanno influenzato la teoria, in particolare nell’attenzione al controllo e al feedback. 27 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 Critiche principali – Limiti del modello o La teoria riduce la comunicazione a un processo tecnico, trascurando aspetti complessi come l'interpretazione e la costruzione dei significati. o Il modello è efficace per sistemi meccanici ma poco adatto alla comunicazione umana, che richiede interazione e comprensione condivisa. o Il limite principale del modello di Shannon e Weaver è la sua visione della comunicazione come un trasferimento lineare e unidirezionale, simile a quanto avviene nella teoria ipodermica, senza considerare il feedback e la costruzione sociale del senso. Nonostante i suoi limiti, la teoria matematica della comunicazione ha avuto un grande impatto, offrendo un modello semplice e applicabile a vari contesti tecnologici e comunicativi. Il modello della comunicazione a due fasi (Two-step flow of communication) Il modello della comunicazione a due fasi proposto da Lazarsfeld evidenzia che la comunicazione non avviene direttamente tra il medium e l'individuo, ma passa attraverso gli opinion leader. Le due fasi del modello: 1. Il medium trasmette il messaggio agli opinion leader. 2. Gli opinion leader filtrano e rielaborano il messaggio, spiegandolo alle masse. Nell'era contemporanea, il rapporto diretto con il messaggio (rapporto sempre meno mediato) è diventato sempre più diffuso grazie all'accesso ai media digitali. Tuttavia, gli opinion leader continuano a svolgere un ruolo chiave, soprattutto nel filtrare e interpretare le informazioni. Il ruolo degli opinion leader All'interno della teoria degli effetti limitati, emerge il ruolo cruciale degli opinion leader, concetto sviluppato da Lazarsfeld e Katz. Questi individui hanno un’influenza significativa sui gruppi sociali di appartenenza e fungono da intermediari tra i media e le masse. Le tipologie di Opinion Leader Opinion Leader Locale: è polimorfico, cioè non specializzato su un unico tema, ma con un'ampia conoscenza. Vive in simbiosi con la comunità di appartenenza. Opinion Leader Cosmopolita: ha un'elevata specializzazione e conoscenze specifiche su un determinato ambito, anche se ha meno radici nella comunità locale. 28 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 LE TEORIE CRITICHE LA SCUOLA DI FRANCOFORTE Tra le due guerre mondiali, si sviluppò un intenso dibattito sulle conseguenze della nuova società di massa in Occidente, incentrato sul ruolo dei media nel creare una «cultura di massa». Una delle critiche più rilevanti venne dai membri della Scuola di Francoforte, un gruppo di studiosi dell’Istituto per la ricerca sociale dell’Università di Francoforte, fondato nel 1923 e diretto da Max Horkheimer dal 1930. Con l’avvento del nazismo, molti esponenti, di origine ebraica, fuggirono negli Stati Uniti, stabilendosi alla Columbia University. Qui, Horkheimer e Theodor Adorno approfondirono il fenomeno della produzione culturale di massa, pubblicando nel 1947 Dialettica dell’illuminismo. Il loro lavoro, influenzato dal pensiero marxista, introdusse il concetto di «industria culturale». Essi paragonarono i prodotti culturali – radio, film, riviste – ai beni di consumo, sottolineando come fossero creati attraverso gli stessi processi di razionalità tecnica e pianificazione della produzione in serie. Questo portava a un’omologazione dei beni culturali, che, pur fingendo novità e diversità, erano in realtà standardizzati e prevedibili. La Scuola di Francoforte si distingue per un approccio critico rispetto a quello accademico. Questo gruppo analizzò i media come strumenti non solo commerciali, ma anche politici, mettendo in luce le implicazioni sociali e le forme di potere esercitate dalle istituzioni mediali. La teoria critica, infatti, si focalizza sul medium come strumento di vendita di prodotti e analizza il ruolo delle istituzioni mediali nella società, evidenziando le ricadute sociali e le forme di potere che esercitano. Vi sono due orientamenti opposti nella ricerca sui media: uno che si allinea con il sistema, concentrandosi sui singoli prodotti, e un altro che adotta una visione più globale. Contrapposizione tra una ricerca di tipo mediacentrico (amministrativa), che si mette al servizio delle organizzazioni mediali e dei suoi dirigenti è una ricerca critica (sociocentrica) che analizza i media all'interno dei contesti sociali, economici, politici e culturali. Contrapposizione tra due visioni della ricerca sui media: quella di 29 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 Lazarsfeld e quella degli studiosi della scuola critica sociologica di Francoforte. In particolare, Max Horkheimer e Theodor Adorno che saranno accolti da Lazarsfeld. Ricerca amministrativa: o La teoria ipodermica o La teoria degli effetti limitanti o La teoria matematica della comunicazione L’industria culturale, viene descritto come un processo di standardozzazione. Secondo Horkheimer e Adorno, seguiva una logica di mercato che soffocava la creatività e la libera espressione artistica. L’arte veniva ridotta a un prodotto di consumo, privato delle sue potenzialità rivoluzionarie. Il pubblico, reso passivo, era manipolato da segnali predefiniti e non era stimolato a esercitare il pensiero critico. Questa manipolazione si basava su una felicità illusoria, offerta nel presente attraverso un intrattenimento continuo e frivolo, che distoglieva le masse da una lotta concreta per una società più equa. Secondo la Scuola di Francoforte, questo sistema favoriva il capitalismo, creando un’ideologia del divertimento che omologava la cultura e manteneva gli individui alienati. La teoria critica adottata da Horkheimer e Adorno contrastava con l’approccio più ottimistico della ricerca amministrativa (es. Lazarsfeld), che tendeva a focalizzarsi su aspetti specifici e non sul quadro generale. Un importante contributo in questo contesto è quello di Paul Lazarsfeld, che fondò la Bureau of Applied Social Research e ospitò Horkheimer e Adorno negli Stati Uniti, dimostrando così che le due teorie non sono necessariamente contrapposte e possono collaborare. Mentre la cultura richiama razionalità e creatività, i prodotti della cultura di massa vengono trattati come merci, seguendo una logica di produzione industriale. Questi prodotti tendono a promuovere il divertimento e l'intrattenimento, distraendo gli individui dalle ansie e dall'alienazione. Caratteristiche dell’Industria Culturale 1. Standardizzazione: Produzione di beni culturali uniformi e prevedibili. 2. Manipolazione ideologica: Promessa di felicità superficiale per controllare le masse. 3. Pubblico passivo: Consumo culturale che evita ogni stimolo al pensiero autonomo. 4. Riduzione dell’arte: Inserimento dell’arte nella logica del consumo, con perdita del suo potenziale critico. Anche Herbert Marcuse, membro della Scuola di Francoforte, vedeva i media come strumenti del potere dominante per manipolare le coscienze. Attraverso una strategia chiamata «desublimazione repressiva», i media facevano apparire come libera una cultura che in realtà omologava il pensiero e riduceva la pluralità. Questo controllo sociale non avveniva più con mezzi repressivi, ma tramite un’illusione di pluralismo e autonomia. George Gerbner introdusse la teoria della coltivazione (anni ’50 e ’60), che sostiene come la televisione influenzi progressivamente le percezioni delle persone, creando un “mainstream”, un territorio simbolico condiviso. La cultura di massa, secondo questi studiosi, rafforza l’alienazione e riduce la capacità critica degli individui, favorendo un consumo passivo di contenuti. Adorno riteneva che, poiché l’industria culturale annullava il pensiero autonomo, la ricerca sociale tradizionale (ad esempio, tramite interviste) fosse inefficace per studiare i fenomeni comunicativi. Proponeva invece un approccio speculativo, che però restava distante dall’analisi concreta dei processi comunicativi. Questo portava 30 Sociologia dei media IULM - CIRP Anno 1, Semestre 1 a una visione della comunicazione simile alla teoria ipodermica: un modello rigido, unidirezionale e poco articolato. (Evoluzione nell’Industria Culturale Globale) Negli ultimi decenni, Scott Lash e Celia Lury hanno aggiornato l’analisi di Horkheimer e Adorno nel loro Global Culture Industry (2007). Nell’industria culturale odierna, i media non sono più rappresentazioni rigide, ma si trasformano continuamente durante i processi di circolazione, acquistando valore economico attraverso il cambiamento. Le marche giocano un ruolo centrale: o Non generano valore attraverso l’omogeneizzazione, ma enfatizzando la differenza rispetto ai concorrenti. o Creano identità per i prodotti grazie alla loro storia e memoria. o Operano come soggetti comunicativi complessi, capaci di instaurare relazioni sociali. In questo nuovo contesto, i media diventano oggetti e viceversa, dando vita a un paradosso di «mediazione degli oggetti». La produzione culturale si basa meno sui singoli prodotti e più sulla costruzione di esperienze e relazioni, rendendo l’industria culturale globale dinamica e fluida. Infine, mentre per Horkheimer e Adorno i media favorivano il controllo sociale tramite l’omologazione, nell’attuale industria globale essi appaiono più frammentati e capaci di adattarsi a nuove dinamiche culturali e

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