6a Lezione: Difese Psicologiche PDF
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Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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La lezione descrive diversi livelli e tipi di difese psicologiche, dalla difesa affiliativa all'isolamento affettivo, dall'altruismo alla sublimazione e alla repressione. Discute anche le difese ossessive e nevrotiche, evidenziando la relazione tra le emozioni e le strategie di coping. Apprendere a riconoscere queste difese può essere un importante strumento di auto-comprensione e crescita personale.
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6 lezione giovedì 21 novembre 2024 14:01 7. Livello 7 (mature): sono altamente adattive e consapevoli. Permettono di affrontare lo stress senza distorsioni. Si massimizza l’espressione positiva delle esperienze arrivando poi alla soluzione del problema. Nel livello 7 ritroviamo 8 difese...
6 lezione giovedì 21 novembre 2024 14:01 7. Livello 7 (mature): sono altamente adattive e consapevoli. Permettono di affrontare lo stress senza distorsioni. Si massimizza l’espressione positiva delle esperienze arrivando poi alla soluzione del problema. Nel livello 7 ritroviamo 8 difese cioè: Affiliazione: rivolgersi agli altri per un sostegno per risolvere un problema senza delegare l’altro per la risoluzione. Si parla solo di aiuto o sostegno richiesto. Non dispenso dall’altro, ha una funzione di tipo pratico, attiva consapevolezza di bisogno e quindi di ricerca di aiuto (ad un soggetto specifico non a chiunque). Fa si che il legame con l’altro si struttura, ci sono delle diagnosi differenziali. Altruismo: offrire aiuto per auto aiutarsi appagando il bisogno di aiuto non gratificato in passato. Si parla di compensazione (ci sono passata anch’io, aiutandoti aiuto anche me, non a livello narcisistico ma di cura). Anticipazione: e un meccanismo tendente all’ ossessività (positiva non immatura, dove L ossessività prende in possesso la situazione, ma dove ci aiuta ad anticipare il disagio) dove l’individuo pensa sente e sa che si troverà in una situazione difficile che gli porterà disagio e inizia a pensare come si sentirà e a cosa potrà fare o dire e quindi a come gestire la sua angoscia (ha una funzione di alleggerimento). Umorismo: non è sarcasmo, non offende ne denigra, ma si tratta di ironia e auto ironia, e un qualcosa che alleggerisce la situazione senza offendere. Deve essere ironia che sia simpatica e che attenui la situazione, non deve creare disagio. Permette di comunicare in maniera leggera un qualcosa di complesso e doloroso, tramite ironia il disagio passa in maniera più accettabile. Autoaffermazione: consiste nell’espressione diretta dei propri bisogni e pensieri con il tentativo di risolvere questi desideri in maniera efficace e gratificante per tutte le parti coinvolte. In essa la manifestazione difensiva serve. Cercare una mediazione diretta di quello che e, non prevede mai comportamenti offensivi a meno che non si tratti di difendersi (non ce mai aggressività di per se, avviene solo se bisogna difendersi dall’altro). Non ci sono mai conversazioni indirette, e non si e mai manipolativi (non serve per usare l’altro). In essa non ci si aspetta consenso ma semplicemente la possibilità di risoluzione Autosservazione: ha a che fare con la capacita di riflettere sulle proprie difficolta tenendo conto sia degli aspetti emotivi che cognitivi, guardandosi dentro in maniera pura, riuscendo anche a verbalizzare ciò che penso in maniera completa senza distorsioni. Questa non comporta per forza la risoluzione del problema, ma almeno la consapevolezza di essa. Permette la migliore elaborazione e capacità introspettiva del disagio. Sublimazione: canalizzazione di sentimenti e pensieri angoscianti e ambivalenti in comportamenti accettabili (trasformare qualcosa di negativo in qualcosa di positivo, quando ce un legame tra l’azione fatta e il disagio). Tradurre il disagio in qualcosa di riconoscibile e positivo, nella sublimazione non solo ce la scarica ma spesso che anche una gratificazione vicaria. Repressione: è l’ultima difesa matura. Mettere da parte volontariamente una situazione difficile che ci genera disagio per lasciare la sua risoluzione in un altro momento. È un allontanamento cognitivo temporaneo, viene affrontato nel momento in cui i soggetto capisce che è in grado di gestirlo. È una sorta di filtro che ci permette di controllare e gestire i conflitti. 6. Difese ossessive: in esse manca l’aspetto emotivo (isolamento affettivo, perché difficili da affrontare per l’individuo, le emozioni retano inconsce). Isolamento affettivo: L’individuo ne parla in modo che non arrivano le emozioni, con un’impossibilità di mostrare le emozioni. Non è possibile per l’individuo elaborare le emozioni provate durante un azione. Queste difese ci proteggono da una situazione emotiva troppo stressante e forte da vivere, la persona non sta negando le emozioni semplicemente non riesce a metabolizzarle e a provarle (non riesce a sentire). Intellettualizzazione: si attiva quando generalizziamo per evitare l’approfondimento di situazioni stressanti dal punto di vista personale. Aiuta a parlare della situazione slegandola dall’esperienza personale. Tenere separata o minimizzare la componente emotiva associata a conflitti personali. È protettiva da un lato ma dall’altro ti toglie l’ intimità. Serve a non indagare la intuizione personale della persona (si vogliono le spiegazioni ma non le soluzioni). Annullamento retroattivo: ha a che fare con comportamenti e pensieri contraddittorie servono come atti di riparazioni. Conservare una posizione di ambiguità emotiva e cognitiva rispetto ad un conflitto interno (non avere una posizione chiara, contraddirsi in ciò che si dice, l’individuo non riesce a trovare una soluzione e a prendere una posizione, rimare bloccato). 5. Difese nevrotiche: rimuovono aspetto cognitivo, tutelo l’individuo dalla consapevolezza dei propri pensieri. Provo emozioni ma non so da cosa dipendono. Rimozione: fenomeni di dimenticanza, atti mancati dovuti a episodi di cui non sono consapevole, dimentico azioni angoscianti (utile perché mi aiutata a dimenticare una cosa che mi crea angoscia, mi permette di non affrontare il problema). Non riesco a gestire un’emozione che provo perché non so perché la sto provando (piango ma non so da cosa è dovuto). Proteggere la persona da ciò che sperimenta come stressante. Dissociazione: difesa molto complessa, si attiva quando l’individuo non e in grado di affrontare lo stimolo che genera disagio. Proteggersi dalla consapevolezza di ciò che e angosciante attraverso la sintomatologia. Formazione reattiva: sostituzioni di alcuni sentimenti nel loro opposto perché è più facile provare il suo opposto piuttosto che l’emozione che sento. Lo spostamento: mi permette di vivere un disagio sia a livello emotivo sia cognitivo spostandolo su un oggetto meno potente. Non mi posso sfogare a lavoro con il capo, torno a casa e mi sfogo sui muri familiari. Spostare l’emozione verso un oggetto diverso da quello originale. Mi permette di cambiare l’obiettivo perché l’obiettivo originale e troppo intenso (non posso affrontarlo).