Meccanismi Psichici della Personalità e del Comportamento PDF

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Universitas Mercatorum

Roberto Maniglio

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psicologia dinamica meccanismi psichici personalità comportamento

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Questo documento presenta un corso di Psicologia Dinamica, analizzando i meccanismi psichici che influenzano la personalità e il comportamento. L'approccio è basato sulla letteratura scientifica e intende fornire uno sguardo completo sui processi mentali, dalle emozioni all'interazione relazionale. L'oggetto di studio andrà dall'inconscio ai meccanismi di difesa, fino ai disturbi di personalità.

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I MECCANISMI PSICHICI DELLA PERSONALITÀ E DEL COMPORTAMENTO Roberto Maniglio Universitas Mercatorum I meccanismi psichici della personalità e del...

I MECCANISMI PSICHICI DELLA PERSONALITÀ E DEL COMPORTAMENTO Roberto Maniglio Universitas Mercatorum I meccanismi psichici della personalità e del comportamento 1. DEFINIZIONE E FENOMENOLOGIA Il corso ha lo scopo di insegnare agli studenti gli aspetti fondamentali della Psicologia Dinamica, a partire dalle cornici teoriche per arrivare all’oggetto di studio della disciplina. Nel procedere al raggiungimento di tali obiettivi di apprendimento, il presente corso utilizzerà nei confronti della disciplina in questione, ovvero la Psicologia Dinamica, nonché dei suoi contenuti, un’approccio basato sulla letteratura scientifica più accreditata e condivisa a livello internazionale, ovvero quel corpo sostanzioso di conoscenze relative alla scienza psicologica che sono da considerarsi tali in quanto derivano dai risultati di studi condotti con rigorose metodologie e pubblicati su riviste o libri la cui autorevolezza è riconosciuta dalla comunità scientifica internazionale secondo criteri oggettivi condivisi. Tale approccio ai contenuti della Psicologia Dinamica basato sulla letteratura scientifica più accreditata e condivisa a livello internazionale è di fondamentale importanza in quanto in psicologia si è continuamente assistito alla proposta di ipotesi, speculazioni, suggestioni, approcci, ecc. che non sempre erano basati su dati empirici provenienti da studi scientifici e, peranto, sono da considerarsi di dubbia validità e attendibilità. Il riferimento alla letteratura scientifica più accreditata e condivisa a livello internazionale è anche necessario in quanto a volte si tende a confondere la disciplina denominata “Psicologia Dinamica” (in inglese “Psychodynamic Theory” o “Psychodynamics”) con l’approccio psicoterapeutico denominato “Psicoterapia psicodinamica” (in inglese “Psychodynamic Psychotherapy”), in quanto la disciplina Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 3 di 11 Universitas Mercatorum I meccanismi psichici della personalità e del comportamento denominata “Psicologia Dinamica” non fa riferimento unicamente ad una particolare teoria psicologica, bensì a diversi approcci che hanno in comune lo studio dei processi e meccanismi psichici che caratterizzano la personalità e il comportamento, uno solo dei quali approcci teorici è la cosiddetta “Psicoterapia psicodinamica”1. Infatti, a livello internazionale la disciplina denominata “Psicologia Dinamica” è intesa come quella disciplina della psicologia che studia l’interrelazione tra varie parti della mente e della personalità e i fenomeni psichici e motivazionali che influenzano, stimolano o causano il comportamento, le relazioni e i vari stati emotivi e affettivi che caratterizzano la persona2. Il corso consentirà allo studente di conoscere la teorizzazione e la concettualizzazione del funzionamento della psiche e in particolare di comprendere i principali processi e meccanismi che caratterizzano la personalità, l’affetto, le emozioni, il comportamento individuale e relazionale, il funzionamento all’interno dei gruppi, il rapporto genitore-figlio, il rapporto di coppia e la sessualità, nonché di distinguerne e riconoscerne tanto gli aspetti funzionali quanto quelli disfunzionali, sia le condizioni di normalità sia quelle connotate da patologia o devianza. Gli studenti acquisiranno la capacità di applicare le conoscenze apprese durante il corso in maniera concreta. In particolare, saranno capaci di analizzare e valutare fenomeni individuali e relazionali che caratterizzano la personalità, l’affetto, le emozioni, il comportamento, i gruppi, la famiglia e la sessualità. Inoltre, avranno la capacità di 1 White D., Psychodynamics: Definition & Theory. In: History and Approaches in Psychology. 2 What is psychodynamics? - WebMD, Stedman’s Medical Dictionary 28th Edition, Copyright© 2006_Lippincott Williams & Wilkins.; si veda anche l’apposita voce ai dizionari come, ad esempio, Collins, Merriam-Webster, ecc. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 4 di 11 Universitas Mercatorum I meccanismi psichici della personalità e del comportamento individuare gli strumenti idonei per la prevenzione del rischio di disagio psichico e di devianza e per l’intervento riabilitativo ed educativo tali da favorire il benessere della persona nei diversi contesti di vita. Sulla base di quanto esposto sino ad ora l’approccio del Corso e i suoi contenuti sono finalizzati a fornire supporto teorico/pratico ai fini della valutazione, della diagnosi, della riabilitazione psicologica, della psicoeducazione, della prevenzione del rischio di disagio psichico e di devianza, della promozione del benessere personale e della salute psicologica. Tali conoscenze possono trovare utile applicazione in iniziative e interventi in ambito clinico, forense, penitenziario, socioeducativo, scolastico e aziendale, presso strutture o enti pubblici e privati. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 5 di 11 Universitas Mercatorum I meccanismi psichici della personalità e del comportamento 2. OGGETTO DI STUDIO Sulla base della definizione di Psicologia Dinamica fornita in precedenza sono da intendersi come oggetto di studio della Psicologia Dinamica tutti i principali processi e meccanismi psichici che caratterizzano la personalità, l’esperienza emotiva e affettiva, il comportamento e le relazioni. Pertanto, durante il Corso saranno analizzati e spiegati fenomeni quali:  L’inconscio  I meccanismi di difesa  I sistemi comportamentali o motivazionali  L’attaccamento  Il ruolo della percezione  Il ruolo dell’attenzione  Il ruolo della memoria  Rappresentazioni e schemi  Credenze e scopi  Le attribuzioni  Gli atteggiamenti  Gli aspetti psicodinamici dell’influenzamento  Ragionamento e irrazionalità  Giudizio e decisione  Psicodinamica dell’intelligenza  La motivazione  Autostima e autoefficacia  Le emozioni  Psicodinamica della relazionalità Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 6 di 11 Universitas Mercatorum I meccanismi psichici della personalità e del comportamento  La sessualità  L’identità di genere  Psicodinamica della comunicazione  Psicodinamica della comunicazione non verbale  Psicodinamica della prosocialità  Psicodinamica dell’aggressività  Psicodinamica della gruppalità  Psicodinamica della genitorialità  Psicodinamica del maltrattamento e degli abusi  Psicodinamica del trauma familiare  Psicodinamica della violenza nella coppia  Psicodinamica della personalità evitante  Psicodinamica della personalità narcisistica  Psicodinamica della personalità borderline  Psicodinamica della personalità paranoide  Psicodinamica della personalità dipendente  Psicodinamica della personalità istrionica  Psicodinamica della personalità ossessiva  Psicodinamica della personalità antisociale  Psicodinamica della personalità schizoide  Psicodinamica della personalità schizotipica  Psicodinamica della depressione  Psicodinamica del panico  Psicodinamica dell’ansia generalizzata  Psicodinamica della fobia sociale  Psicodinamica dello stress post-trauma  Psicodinamica del disturbo ossessivo-compulsivo  Psicodinamica dell’ipocondria Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 7 di 11 Universitas Mercatorum I meccanismi psichici della personalità e del comportamento  Psicodinamica delle psicosi  Psicodinamica dell’anoressia e della bulimia Tali fenomeni verranno analizzati e spiegati secondo il contributo, fornito alla Psicologia Dinamica come scienza e disciplina autonoma di studio, da quelle teorie che per le loro caratteristiche di metodi e contenuti hanno acquisito maggiore autorevolezza, riconoscimento e condivisione all’interno del mondo accademico e scientifico, a partire dalla teoria psicoanalitica, nella proposizione originaria di Freud e nelle sue elaborazioni successive, e dalle teorie psicodinamiche che sono originate dal modello psicoanalitico, e che si sono a lungo sviluppate nel corso degli anni successivi fino ad intraprendere strade e posizioni anche molto distanti, sino alla scienza cognitiva e al cognitivismo clinico che partendo da posizioni molto diverse rispetto alle teorie psicodinamiche è arrivato in alcuni casi a sostanziare empiricamente diversi fenomeni mentali che costituiscono i fondamenti della Psicologia Dinamica. Complessivamente verrà offerto un approccio contenutistico che, a differenza di un approccio storiografico oppure suddiviso per teorie, privilegia la trattazione dei singoli fenomeni al fine di fornire, volta per volta, per ogni singolo fenomeno, una visione complessiva e il più possibile unitaria, anziché frammentata e meramente basata di volta in volta sui punti di vista dei diversi approcci teorici. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 8 di 11 Universitas Mercatorum I meccanismi psichici della personalità e del comportamento 3. LE CORNICI TEORICHE In maniera estremamente sintetica e volutamente semplicistica, considerata la natura e la finalità del contesto, è possibile considerare, in generale, nella psicologia accademica e scientifica a livello internazionale essenzialmente tre impianti teorici nettamente distinti e oggettivamente distinguibili nei loro principi di analisi dell’agire umano e dei suoi stati d’animo. Il primo di tali impianti teorici è rappresentato dalla Teoria Psicoanalitica, la quale, nella proposizione originaria di Freud e nelle sue elaborazioni successive, ha spiegato la condotta umana e l’esperienza affettivo-relazionale e in particolare la sofferenza psichica, a partire dalla complessa interazione tra una serie di meccanismi, forze e processi psichici prevalentemente inconsapevoli alla persona e risultato dello sviluppo psicologico e delle influenze ambientali soprattutto relazionali nelle prime fasi di vita. Nel corso dei decenni, dalla teoria psicoanalitica hanno preso origine diverse teorie complessivamente denominate “psicodinamiche” alcune delle quali hanno avviato dei filoni autonomi che hanno talvolta intrapreso strade e posizioni anche molto distanti rispetto all’impianto teorico originario e che sono state catalogate anche in maniera distinta e indipendente, per esempio come teorie umanistiche, esperienziali, ecc. Il secondo grande impianto teorico totalmente autonomo in psicologia è costituito dal Comportamentismo, il quale operò una netta rottura rispetto alla Psicoanalisi in quanto scelse come oggetto di analisi esclusivamente il comportamento osservato e misurabile trascurando volutamente ogni fenomeno intrapsichico in quanto non direttamente osservabile. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 9 di 11 Universitas Mercatorum I meccanismi psichici della personalità e del comportamento Il terzo impianto teorico è stato il Cognitivismo, il quale ha adottato l’approccio fortemente empirico del Comportamentismo per studiare non solo il comportamento direttamente osservabile ma anche i fenomeni mentali il cui funzionamento è possibile comunque indirettamente dedurre dall’osservazione e misurazione di variabili oggettive come il comportamento, le emozioni, le relazioni, ecc., rivalutando così l’importanza dei fenomeni intrapsichici, sebbene fornendo maggiore risalto, a dispetto di quanto accade nella psicoanalisi e nelle teorie psicodinamiche e affini, agli aspetti mentali più consapevoli alla persona. Un altro impianto teorico, eclettico, in quanto comprende elementi dei precedenti è rappresentato dalle cosidette Teorie dei Tratti, che hanno individuato una serie di disposizioni individuali responsabili del comportamento. Considerata la loro natura, di tali impianti teorici sono soprattutto il primo e il terzo, ovvero Teoria Psicoanalitica (e teorie psicodinamiche e affini) e Cognitivismo, ad aver contribuito in maniera essenziale all’origine e allo sviluppo accademico e scientifico della Psicologia Dinamica. Pertanto, saranno gli approcci teorici che ricadono in tali due grandi filoni ad essere dapprima analizzati nei loro contenuti e poi riguardo al loro contributo alla spiegazione dei vari fenomeni psichici studiati in questo corso. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 10 di 11 Universitas Mercatorum Il contributo della psicoanalisi 1. LE ORIGINI DELLA TEORIA PSICOANALITICA L’insieme di teorie compreso nel sistema complessivo caratterizzato dalla teoria psicoanalitica e dalle teorie psicodinamiche è uno dei maggiori impianti teorici della psicologia dinamica. Tale complesso teorico ha permesso di spiegare la condotta umana e l’esperienza affettivo-relazionale e in particolare la sofferenza psichica, a partire dalla complessa interazione tra una serie di meccanismi, forze e processi psichici prevalentemente inconsapevoli alla persona e risultato dello sviluppo psicologico e delle influenze ambientali soprattutto relazionali nelle prime fasi di vita. Nella sua concezione originaria (Sigmund Freud) la teoria psicoanalitica concepisce l’uomo come guidato da forze irrazionali e spinte sessuali e aggressive e riserva particolare importanza agli eventi di vita precoci in quanto capaci di influenzare il funzionamento mentale in età adulta. A partire dagli eventi di vita precoci la personalità si sviluppa attraverso stadi o fasi (orale, anale, fallico, latenza, genitale) che rappresentano la parte del corpo verso cui è diretta la spinta sessuale (libido). Lo stadio genitale viene raggiunto quando la persona vede soddisfatti tutti i suoi bisogni in tutte le fasi precedenti rimanendo con sufficiente energia sessuale a disposizione. Gli individui che non hanno visto soddisfatti i loro bisogni in un determinato stadio si fissano, ovverso si “bloccano”, in quella fase. La teoria psicoanalitica è alla base del trattamento psicologico denominato “Psicoanalisi”, ovvero quella forma di psicoterapia che utilizza tecniche come l’interpretazione dei sogni e le libere associazioni per comprendere l’interazione tra elementi consci e inconsci della mente al fine di riportare alla luce a livello conscio quel materiale represso, come paure, pensieri, ecc., ovvero nascosto e reso Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 3 di 15 Universitas Mercatorum Il contributo della psicoanalisi non disponibile alla riflessione consapevole poiché incompatibile con pensieri consci oppure in conflitto con altri pensieri inconsci. L’inconscio è la parte della mente di cui una persona non è consapevole e rappresenta i sentimenti, le emozioni e i pensieri dell’individuo. È possibile accedere all’inconscio attraverso l’interpretazione dei sogni, le libere associazioni e l’ipnosi. In particolare, la comprensione del contenuto latente dei sogni a partire dall’interpretazione del contenuto manifesto del sogno, ovvero il contenuto del sogno che una persona ricorda al risveglio, permette di conoscere conflitti o problemi che possono trovarsi sotto la superficie della personalità dell’individuo. Secondo questo modello psicologico, i problemi psicologici derivano da emozioni e pensieri repressi che derivano da esperienze passate (risalenti di solito all’infanzia), e come risultato di questa repressione, un comportamento alternativo sostituisce ciò che è stato represso. Il paziente guarisce quando riesce ad ammettere ciò che è stato represso. La struttura psichica viene rappresentata come costituita da tre differenti elementi: Es, Super-Io, Io. L’Es è l’aspetto della personalità guidato da forze e bisogni basilari e interni. Si tratta di forze e bisogni che sono tipicamente istintuali, come la fame, la sete e l’impulso sessuale (libido). L’Es agisce secondo il principio del piacere, in quanto evita il dolore e la sofferenza e cerca il piacere. Per la sua natura istintuale, l’Es è caratterizzato da impulsività e spesso dall’inconsapevolezza delle implicazioni delle azioni. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 4 di 15 Universitas Mercatorum Il contributo della psicoanalisi Il Super-io è guidato dal principio di moralità. Invece di agire istintivamente come l’Es, il Super-io agisce in connessione con la morale del pensiero superiore e dell’azione, inducendo, quindi, ad agire in modi socialmente accettabili. Impiega la morale, giudicando il senso di sbagliato e di giusto che la persona possiede e usando il senso di colpa per incoraggiare comportamenti socialmente accettabili da parte dell’individuo. L’Io è guidato dal principio di realtà e cerca di bilanciare Es e Super-Io sforzandosi di ottenere il controllo dell’Es razionalizzando l’istinto dell’Es e compiacendo le pulsioni benefiche per la persona nel lungo periodo. L’Io aiuta a riconoscere ciò che è veramente reale o realistico, distinguendo la realtà dalle pulsioni dell’Es, come anche distinguendo ciò che può essere davvero realistico dagli standard che il Super-Io definisce per l’individuo. L’Io bilancia l’Es, il Super-io e la realtà per mantenere uno stato di coscienza sano. Reagisce quindi per proteggere l’individuo da stress e ansia distorcendo la realtà. Ciò impedisce che i pensieri e il materiale inconscio minacciosi entrino nella coscienza. Nell’Io ci sono due processi in corso. In primo luogo, c’è il processo primario inconscio, in cui i pensieri non sono organizzati in modo coerente, i sentimenti possono cambiare direzione, posto o tendenza, gli elementi potenzialmente in contraddizione tra loro non sono in evidente conflitto, o almeno non vengono percepiti in tal modo, ed emergono le cosiddette “condensazioni” (l’incorporazione o la fusione in sé da parte di una rappresentazione, immagine o parola, di una molteplicità di immagini e di parole). Non c’è logica e nessuna Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 5 di 15 Universitas Mercatorum Il contributo della psicoanalisi linea del tempo. La libido ha un ruolo importante in questo processo. Al contrario, c’è il processo secondario conscio, in cui sono stabiliti confini forti e i pensieri devono essere organizzati in modo coerente. La maggior parte dei pensieri coscienti ha origine qui. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 6 di 15 Universitas Mercatorum Il contributo della psicoanalisi 2. GLI SVILUPPI DELLA TEORIA PSICOANALITICA Nel corso dei decenni, dalla teoria psicoanalitica nella sua concezione originaria (Sigmund Freud) hanno preso origine diverse teorie complessivamente denominate “psicodinamiche” alcune delle quali hanno avviato dei filoni autonomi che hanno talvolta intrapreso strade e posizioni anche molto distanti rispetto all’impianto teorico originario e che sono state catalogate anche in maniera distinta e indipendente, per esempio come teorie umanistiche, esperienziali, ecc. Al contributo originario e sostanziale offerto da Sigmund Freud, si sono associati quelli di alcuni studiosi contemporanei o successivi a Freud denominati complessivamente post-Freudiani. Alcuni di questi studiosi denominati Neo-Freudiani (Sandor Ferenczi, Otto Rank, Carl Jung, Alfred Adler, Erich Fromm, ecc.) hanno portato un’importante contributo alla comprensione dell’inconscio e all’importanza delle esperienze di vita precoci, esaltando comunque l’influenza dell’ambiente e l’importanza del pensiero cosciente insieme all’inconscio. Una corrente di studio importante è rappresentata dalla cosiddetta “Psicologia dell’Io” (Anna Freud, Heinz Hartmann, David Rapaport, Ernst Kris, Rudolph Loewenstein, René Spitz, Margaret Mahler, Edith Jacobson, Erik Erikson) che pone in risalto il ruolo dell’Io e dell’influenza dell’ambiente, per cui l’individuo interagisce con il mondo esterno tanto quanto risponde alle forze interne gestendo gli impulsi libidici e aggressivi e adattandosi alla realtà. In particolare, Anna Freud focalizzò la sua attenzione sulle operazioni difensive dell’Io, sostenendo che l’Io è predisposto a Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 7 di 15 Universitas Mercatorum Il contributo della psicoanalisi supervisionare, regolare e contrastare l’Es attraverso una varietà di difese (meccanismi di difesa) ognuna delle quali è collegata ad un particolare stadio dello sviluppo psicosessuale (nel quale la stessa difesa ha preso origine) ed è prevalente in una particolare formazione di compromesso psicopatologico attuale. Heinz Hartmann esaltò alcuni elementi innati dell’Io (come la percezione, l’attenzione, la memoria, la concentrazione, la coordinazione motoria e il linguaggio) quali responsabili della capacità di un individuo di adattarsi al proprio ambiente e ritenendo tali elementi dell’Io autonomi dalle pulsioni libidiche e aggressive (e non come prodotti di frustrazione e conflitto, come credeva Freud) e quindi delle sfere dell’Io libere da conflitti. I successivi studiosi della Psicologia dell’Io hanno sottolineato l’importanza delle esperienze della prima infanzia e delle influenze socio-culturali sullo sviluppo dell’Io. In particolare, Spitz identificò l’importanza della reciprocità emotiva non verbale madre-bambino; Mahler ha perfezionato le tradizionali fasi dello sviluppo psicosessuale aggiungendo il processo di separazione-individuazione; secondo Erikson l’individuo è spinto dai propri impulsi biologici e da forze socio-culturali. Una serie di importanti studiosi (Melanie Klein, Donald Winnicott, Wilfred Bion, Harry Guntrip, Ronald Fairbairn, Michael Balint, Heinz Kohut, Otto Kernberg) è stato coinvolto nella nascita e nello sviluppo della Teoria delle relazioni oggettuali, secondo la quale la motivazione primaria del bambino non è la gratificazione di un impulso e la soddisfazione di un bisogno, bensì la ricerca di un “oggetto” relazionale, ovvero di qualcuno con cui relazionarsi, tanto Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 8 di 15 Universitas Mercatorum Il contributo della psicoanalisi che il processo di sviluppo avviene proprio in relazione agli altri nell’ambiente durante l’infanzia. Basata sulla teoria psicodinamica, la teoria delle relazioni oggettuali ritiene che il modo in cui le persone si relazionano agli altri e il modo in cui si approcciano alle situazioni nella vita adulta sono influenzati dalle esperienze durante l’infanzia. Le immagini di persone ed eventi precoci si trasformano durante l’infanzia in “oggetti” nell’inconscio che il “Sé” porta nell’età adulta e sono utilizzati dall’inconscio per predire il comportamento delle persone nelle relazioni e nelle interazioni sociali. Gli oggetti interni sono di solito immagini interiorizzate della madre, del padre o del caregiver primario e sono formati dalle modalità con cui è avvenuta e da cui è stata costituita l’esperienza di essere accuditi da bambini. Le esperienze successive possono rimodellare questi schemi precoci, ma gli oggetti spesso continuano a esercitare una forte influenza per tutta la vita. In particolare, Melanie Klein riteneva che le interazioni tra bambino e madre sono così profonde e intense che formano il punto focale della struttura delle pulsioni del bambino. Alcune di queste interazioni provocano rabbia e frustrazione; altre provocano forti emozioni di dipendenza mentre il bambino inizia a riconoscere che la madre è più di un seno da cui nutrirsi. Queste reazioni minacciano di sopraffare l’individualità del bambino. Il modo in cui il bambino risolve il conflitto si rifletterebbe nella personalità dell’adulto. Donald Winnicott introdusse alcuni importanti concetti: l’oggetto transizionale, capace di portare il bambino al graduale distacco e autonomia dalla figura materna; l’holding, ossia il Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 9 di 15 Universitas Mercatorum Il contributo della psicoanalisi sostegno e il contenimento quali forme di amore della madre verso il figlio e capaci di fornire sicurezza nello svilupppo; i concetti di “vero sé”, un senso di sé basato sull’esperienza autentica e spontanea e la sensazione di essere vivi, di avere un sé reale, e di “falso sé”, un senso di sé basato sulla mancanza di spontaneità e la sensazione di sentirsi vuoti o morti e di essere reali solo apparentemente. Secondo Heinz Kohut, autore della “Psicologia del sé”, l’uomo è tormentato dall’esperienza di isolamento dell’individuo combinata con l’innato desiderio di avere uno scopo, piuttosto che dai sensi di colpa per avere desideri proibiti. Lo sviluppo del sé non è solo una serie di conflitti interni difesi con successo che creano il proprio stile di personalità, piuttosto Kohut propone che l’autostima si sviluppa lungo una propria traiettoria. L’autostima e la vitalità personale si creano sia attraverso l’affiliazione (empatia) sia attraverso il conflitto (frustrazione) nelle relazioni interpersonali e anche attraverso le influenze culturali. Senza frustrazione, il bambino non lotta mai e di conseguenza non riesce a sviluppare la fiducia nelle proprie capacità. Senza empatia, il bambino non riceve il supporto necessario per affrontare le vicissitudini della vita. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 10 di 15 Universitas Mercatorum Il contributo della psicoanalisi 3. AI CONFINI DELLA TEORIA PSICOANALITICA ED OLTRE Ai confini della teoria psicoanalitica si collocano le cosiddette teorie relazionali psicodinamiche o teorie interpersonali psicodinamiche, le quali differiscono dalla classica teoria freudiana in quanto enfatizzano ulteriormente l’aspetto interpersonale dello sviluppo della personalità, essendo emerse essenzialmente dalla teoria delle relazioni oggettuali. Nelle più tradizionali teorie delle relazioni oggettuali, le pulsioni innate per le relazioni creano fantasie sui bisogni e sulle esperienze, che contribuiscono in maniera più importante allo sviluppo della persona rispetto a quella che è l’esperienza effettiva. Invece, nelle teorie relazionali o interpersonali psicodinamiche, le esperienze effettive tra sé e gli altri, comprese le influenze culturali più ampie, sono ritenute essere maggiormente responsabili dell’esperienza individuale e dello sviluppo del sé rispetto a quanto lo possano essere i desideri o le fantasie. Tra i teorici della psicoanalisi interpersonale, in particolare, Harry Stack Sullivan ha proposto che esiste un campo interpersonale che esiste nell’interazione continua tra le persone. Lo studio di questo campo è più rilevante dello studio dell’individuo o della personalità isolatamente. Le persone possono tenere fuori dalla consapevolezza certi aspetti o componenti delle loro relazioni interpersonali attraverso un comportamento psicologico descritto come disattenzione selettiva, un meccanismo di difesa che funziona prima della repressione psicologica e che agisce bloccando ogni notifica della minaccia in questione e può anche essere accompagnato da una non-partecipazione selettiva. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 11 di 15 Universitas Mercatorum Il contributo della psicoanalisi Più recentemente la psicoanalisi relazionale, sottolineando il ruolo delle relazioni reali e immaginarie con gli altri, tenta di integrare l’enfasi della psicoanalisi interpersonale sull’esplorazione dettagliata delle interazioni interpersonali con l’importanza a livello intrapsichico attribuito dalla teoria delle relazioni oggettuali alle relazioni interiorizzate con altre persone. Secondo la psicoanalisi relazionale, la motivazione primaria della psiche è essere in relazione con gli altri. Di conseguenza le prime relazioni, di solito con i caregiver primari, plasmano le proprie aspettative sul modo in cui i propri bisogni sono soddisfatti. Pertanto, i desideri e gli stimoli non possono essere separati dai contesti relazionali in cui sorgono. Ciò non significa che la motivazione sia determinata dall’ambiente, ma che la motivazione è determinata dall’interazione sistemica di una persona e del suo mondo relazionale. Gli individui tentano di ricreare queste prime relazioni apprese in relazioni in corso che potrebbero avere poco o nulla a che fare con quelle relazioni iniziali. Questa ri-creazione di modelli relazionali serve a soddisfare i bisogni degli individui in un modo conforme a ciò che hanno appreso nell’infanzia. Questa ri-creazione è chiamata enactment. Oltre la teoria psicoanalitica, pur discendendo da questa, ma con posizioni molto distanti si collocano un insieme di teorie complessivamente denominate umanistiche, esitenziali o esperienziali, che hanno come fondamento comune l’enfasi sulla motivazione, sul potenziale di crescita personale e sul successo e la realizzazione personale. Tali teorie, sebbene vengano spesso catalogate anche in maniera distinta e indipendente (per esempio come teorie Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 12 di 15 Universitas Mercatorum Il contributo della psicoanalisi umanistiche, esistenziali o esperienziali), in quanto hanno intrapreso strade e posizioni anche molto distanti dalla teoria psicoanalitica, dal punto di vista delle radici non partono da presupposti totalmente distinti, come il Comportamentismo e il Cognitivismo, e pertanto, ai fini della presente trattazione, in maniera estremamente sintetica e volutamente semplicistica, considerata la natura e la finalità del contesto, possono essere comunque incluse nel filone delle teorie psicodinamiche. Come gruppo, le terapie umanistico-esistenziali credono nell’importanza sia di essere centrati nel presente e sia di incoraggiare la piena espressione delle emozioni umane. Identificano gli individui come intrinsecamente buoni, o almeno neutrali, in contrasto con l’assunto che gli individui sono guidati da motivazioni basate sull’Es e dalla ricerca non modulata del piacere. Hanno la convinzione che un individuo si stia sempre muovendo verso un senso di completezza, a meno che non sia bloccato in questa impresa dalla paura o da ostacoli ambientali. Abraham Maslow ha concettualizzato un processo di autorealizzazione in cui la spinta personale di sperimentare e crescere è un fattore primario nel proprio sviluppo emotivo e sociale. Maslow ha introdotto una “gerarchia di bisogni”, cioè una struttura teorica che illustra come le persone cercano a tutti i costi le cose che soddisfano il bisogno di esistere e prosperare. Victor Frankl, ideatore della logoterapia, presuppone che dinanzi ai condizionamenti della società e dell’eredità genetica l’uomo è capace di porsi in maniera attiva, rispondendo con responsabilità a quanto viene quotidianamente richiesto dalla vita in vista di uno Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 13 di 15 Universitas Mercatorum Il contributo della psicoanalisi scopo significativo della vita. La logoterapia aiuta le persone a dare un significato alla loro vita, ovvero a percepire uno scopo e un perché della loro vita, a riscoprire il significato dell’esistenza dell’essere umano Carl Rogers, ideatore del cosiddetto “approccio centrato sulla persona”, ha postulato che si hanno molte opinioni su se stessi, che vanno dal modo in cui uno appare agli altri a come uno appare a se stesso, e al modo in cui desidera essere. Le persone con problemi emotivi hanno “sé” multipli fratturati o discordanti anziché una visione coerente e progressiva di sé e degli altri. L’innata spinta verso l’autorealizzazione porterebbe il paziente a integrare varie espressioni di “sé” se venissero rimossi gli ostacoli sociali a farlo. Fritz e Laura Perls, ideatori della terapia della gestalt (da non confondersi con la teoria della gestalt sulla percezione), enfatizzano gli aspetti relazionali, l’esperienza soggettiva, i significati impliciti e il dialogo. La psicoterapia della Gestalt, come praticata dai moderni psicoterapeuti, si concentra sugli aggiustamenti autoregolatori che le persone fanno nel momento presente per contenere e disconoscere esperienze ed emozioni rilevanti. Il rinnegamento dell’esperienza deriva dalle attribuzioni date all’interazione tra l’ambiente, la relazione terapeutica e i contesti sociali. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 14 di 15 Universitas Mercatorum L’inconscio 1. DEFINIZIONE E FENOMENOLOGIA DELL’INCONSCIO L’inconscio (o mente inconscia) è l’insieme di tutti quei fenomeni della mente che avvengono in maniera automatica e che non sono disponibili alla capacità di introspezione da parte della persona. Tali fenomeni mentali comprendono abitudini e reazioni automatiche, abilità automatiche, percezioni subliminali, processi di pensiero, interessi, motivazioni, fobie nascoste, desideri, sentimenti e ricordi repressi, ecc. Anche se questi fenomeni mentali sono collocati ben al di sotto della superficie della consapevolezza cosciente, si crede che essi siano comunque in grado di condizionare il comportamento e anche la parte conscia della mente per quanto riguarda le funzioni psichiche superiori come il pensiero, l’apprendimento, l’attenzione, la memoria, la percezione, il linguaggio. L’estensione dell’influenza inconscia sul pensiero cosciente è attualmente un terrreno fertile per la ricerca scientifica. Nel corso del progresso scientifico, l’inconscio è stato visto come il magazzino dei ricordi dimenticati (che possono ancora essere accessibili alla coscienza in un secondo momento), di idee socialmente inaccettabili, memorie traumatiche ed emozioni dolorose messe fuori dalla mente dal meccanismo della repressione psicologica, la fonte di pensieri automatici (quelli che appaiono senza alcuna causa apparente), il luogo della conoscenza implicita (le cose che abbiamo imparato così bene che le facciamo senza pensare), una componente attiva ed essenziale nei processi decisionali. La prima grande teoria a studiare l’inconscio è stata la teoria psicoanalitica già nella sua concezione originaria (Sigmund Freud). Lo Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 3 di 13 Universitas Mercatorum L’inconscio studio dell’inconscio per tale teoria è stato di tale importanza da costituire uno degli elementi essenziali della “Psicoanalisi” la quale attraverso l’interpretazione dei sogni e le libere associazioni cerca proprio di comprendere l’interazione tra elementi consci e inconsci della mente al fine di riportare alla luce a livello conscio quel materiale represso, come paure, pensieri, ecc., ovvero nascosto e reso non disponibile alla riflessione consapevole poiché incompatibile con pensieri consci oppure in conflitto con altri pensieri inconsci. Sebbene, la teoria psicoanalitica sia stata la prima a focalizzarsi sul fenomeno dell’attività mentale inconscia, vi è nella psicologia cognitiva contemporanea un vasto corpo di ricerche scientifiche e di conoscenze ormai definitive dedicate all’attività mentale che non è mediata dalla consapevolezza cosciente. La maggior parte di questa ricerca (cognitiva) sui processi inconsci è stata condotta all’interno degli studi sull’elaborazione delle informazioni. Contrariamente alla tradizione psicoanalitica, guidata da concetti teorici relativamente speculativi difficili da verificare empiricamente, la tradizione cognitiva della ricerca sui processi inconsci si basa su relativamente pochi assunti teorici ed è molto orientata empiricamente e guidata dai dati. La ricerca cognitiva ha rivelato che in maniera automatica, e chiaramente al di fuori della consapevolezza cosciente, gli individui registrano e acquisiscono più informazioni di quelle che possono sperimentare attraverso i loro pensieri coscienti. Per esempio, è stato dimostrato che gli individui registrano informazioni sulla frequenza di un evento in maniera del tutto involontaria e automatica, cioè, al di fuori della consapevolezza cosciente e senza coinvolgere le risorse di elaborazione delle informazioni coscienti, indipendentemente dalle Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 4 di 13 Universitas Mercatorum L’inconscio istruzioni che ricevono e indipendentemente dagli obiettivi di elaborazione delle informazioni che hanno. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 5 di 13 Universitas Mercatorum L’inconscio 2. L’INCONSCIO NELLA TEORIA PSICOANALITICA La teoria psicoanalitica, a partire dalla sua concezione originaria (Sigmund Freud), concepisce l’inconscio come quella parte della mente rappresenta i sentimenti, le emozioni e i pensieri dell’individuo e di cui una persona non è consapevole. Freud ha diviso la mente in una parte conscia (l’Io) e in una parte inconscia, quest’ultima ulteriormente suddivisa in Es (istinti e pulsioni) e Super-Io (coscienza). L’Es è guidato da forze e bisogni tipicamente istintuali, come la fame, la sete e l’impulso sessuale (libido). Per la sua natura istintuale, l’Es è caratterizzato da impulsività e spesso dall’inconsapevolezza delle implicazioni delle azioni. Il Super-io agisce in connessione con la morale del pensiero superiore e usa il senso di colpa per incoraggiare comportamenti socialmente accettabili da parte dell’individuo. Nell’Io, accanto al processo secondario conscio, in cui sono stabiliti confini forti e i pensieri devono essere organizzati in modo coerente e in cui ha origine la maggior parte dei pensieri coscienti, c’è il processo primario inconscio, in cui i pensieri non sono organizzati in modo coerente, i sentimenti possono cambiare direzione, posto o tendenza, gli elementi potenzialmente in contraddizione tra loro non sono in evidente conflitto, o almeno non vengono percepiti in tal modo, ed emergono le cosiddette “condensazioni” (l’incorporazione o la fusione in sé da parte di una rappresentazione, immagine o parola, di una molteplicità di immagini e di parole). Secondo la teoria psicoanalitica, i fenomeni inconsci sono rappresentati direttamente nei sogni, oltre che nei lapsus e nelle battute di spirito. Per cui, è possibile accedere all’inconscio attraverso l’interpretazione dei sogni, le libere associazioni e l’ipnosi. In Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 6 di 13 Universitas Mercatorum L’inconscio particolare, la comprensione del contenuto latente dei sogni a partire dall’interpretazione del contenuto manifesto del sogno, ovvero il contenuto del sogno che una persona ricorda al risveglio, permette di conoscere conflitti o problemi che possono trovarsi sotto la superficie della personalità dell’individuo. Freud propose un’architettura verticale e gerarchica della coscienza umana: la mente cosciente, il preconscio e la mente inconscia, ognuno dei quali giace sotto l’altro. Secondo Freud, eventi psichici significativi avvengono “sotto la superficie” nella mente inconscia, come messaggi nascosti all’inconscio, e sono tali da avere un significato sia simbolico che reale. In termini psicoanalitici, l’inconscio non include tutto ciò che non è conscio, bensì ciò che viene attivamente represso dal pensiero cosciente o ciò che una persona non è disposta a conoscere consapevolmente. Freud considerava l’inconscio come un deposito di idee socialmente inaccettabili, ricordi traumatici ed emozioni dolorose messe fuori dalla mente dal meccanismo della repressione psicologica. Tuttavia, il contenuto dell’inconsio non è necessariamente negativo e può interessare anche fenomeni neutri o positivi, come desideri o auspici. Nella visione psicoanalitica, l’inconscio è una forza che può essere riconosciuta solo dai suoi effetti, in quanto si esprime nel sintomo. In un certo senso, questa visione colloca il sé cosciente come un avversario dell’inconscio, in quanto combatte per tenere nascosto l’inconscio. I pensieri inconsci sono solitamente criptici in quanto non sono direttamente accessibili all’introspezione ordinaria; perciò devono essere “intercettati” e “interpretati” con metodi e tecniche Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 7 di 13 Universitas Mercatorum L’inconscio speciali come le libere associazioni, l’analisi dei sogni, e l’intepretrazione di lapsus e battute di spirito. Freud arrivò alla conclusione che i disturbi psicologici sono in gran parte causati da conflitti personali esistenti a livello inconscio. Secondo il modello psicoanalitico, i problemi psicologici derivano da emozioni e pensieri repressi che derivano da esperienze passate (risalenti di solito all’infanzia), e come risultato di questa repressione, un comportamento alternativo sostituisce ciò che è stato represso. Il paziente guarisce quando riesce ad ammettere ciò che è stato represso. In definitiva, l’approccio psicoanalitico si focalizza sugli aspetti inconsci per spiegare tanto gli aspetti patologici e devianti della personalità e del comportamento, compresi i disturbi mentali, quanto gli aspetti normali del comportamento, della personalità, come anche la motivazione di un individuo. All’interno della teoria psicoanalitica Carl Gustav Jung sviluppò ulteriormente il concetto di inconscio, proponendo che l’inconscio fosse diviso in due strati: l’inconscio personale e l’inconscio collettivo. Secondo Jung, l’inconscio personale è un serbatoio di materiale che in passato era cosapevole ma che è stato poi dimenticato o soppresso. L’inconscio collettivo è il livello più profondo della psiche e contiene l’accumulo di esperienze archetipiche e strutture psichiche ereditate. Gli archetipi non sono ricordi ma immagini con significati universali che sono evidenti nell’uso dei simboli da parte della cultura. Quindi, secondo Jung, l’inconscio collettivo è ereditato e contiene materiale appartenente ad un’intera specie piuttosto che al Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 8 di 13 Universitas Mercatorum L’inconscio solo individuo. Ogni persona condivide l’inconscio collettivo con l’intera specie umana. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 9 di 13 Universitas Mercatorum L’inconscio 3. L’INCONSCIO NELLA TEORIA COGNITIVA O COGNIZIONE INCONSCIA Col termine cognizione inconscia si intende l’elaborazione della percezione, della memoria, dell’apprendimento, del pensiero e del linguaggio che avviene senza che la persona ne sia consapevole. Ne deriva che la mente inconscia svolge un ruolo attivo nell’attività cognitiva. L’atteggiamento della comunità scientifica nei confronti della mente inconscia ha subìto un drastico cambiamento dall’essere considerata come un pigro serbatoio di ricordi e comportamenti non orientati al compito ad essere considerata come una componente attiva ed essenziale nei processi decisionali. Storicamente la mente inconscia è stata vista come la fonte dei sogni, il luogo di immagazzinamento dei ricordi e la memoria implicita (che consente alle persone di camminare o andare in bicicletta senza pensare consapevolmente all’attività che stanno svolgendo). Ma la scoperta che la mente inconscia può anche essere un attore attivo nel processo decisionale, nella risoluzione di problemi, nella scrittura creativa e nel pensiero critico ha rivoluzionato la visione predominante dell’inconscio e dei suoi rapporti coi processi cognitivi. Un esempio dell’azione dell’inconscio nella risoluzione dei problemi è il fenomeno ben noto di avere un “Eureka!” momento in cui la soluzione ad un problema si presenta spontaneamente senza il coinvolgimento del pensiero attivo. È stato dimostrato che la mente inconscia svolge un ruolo attivo anche nella percezione e nell’analisi dei dati e delle informazioni (per esempio, le illusioni ottiche). Diversi esperimenti hanno dimostrato che la mente inconscia è in grado di raccogliere dati ad un ritmo molto più rapido rispetto alla mente cosciente e anche che la mente Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 10 di 13 Universitas Mercatorum L’inconscio inconscia filtra una grande quantità di informazioni e può utilizzare queste informazioni per influenzare i processi cognitivi decisionali. La ricerca ha dimostrato che la mente inconscia non solo scherma determinati dati dalla mente cosciente, rendendo inaccurati i dati visivi, ma è anche responsabile della sostituzione di dati mancanti con dati falsi in determinate circostanze. Anche i messaggi subliminali utilizzano il fenomeno della mente inconscia che non solo elabora i messaggi più velocemente della mente cosciente ma anche nota nel campo visivo o uditivo quei dati che rimangono al di sotto della soglia della mente cosciente. I messaggi subliminali possono essere delle clip rapide inserite in un altro video oppure del testo appena percettibile inscritto in un’immagine. Questi messaggi fluttuano al limite della percezione e sono quasi impossibili da notare a meno che e fino a quando la propria mente cosciente non è chiamata a prestare attenzione a questi minimi dettagli. Oggi gli annunci, i manifesti e persino i programmi televisivi e i film trasmessi in tutto il mondo usano messaggi subliminali per attrarre inconsciamente le persone, influenzarle o manipolarle affinché provino interesse e piacere inconsciamente verso un prodotto o uno spettacolo. La ricerca ha dimostrato che la mente inconscia ha effetti sull’apprendimento, sul pensiero e sul processo decisionale. Per quanto riguarda l’apprendimento grammaticale, gli studi sulle modalità modo in cui si acquisiscono abilità linguistiche e in cui si imparano ad applicare le regole della grammatica mostrano che una grande quantità di apprendimento della lingua e della Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 11 di 13 Universitas Mercatorum L’inconscio grammatica avviene inconsciamente. Gli studi hanno dimostrato che non è necessario essere consapevoli delle regole grammaticali per conoscere la grammatica corretta; ciò spiega perché abbiamo la sensazione di sentire che una certa struttura di frasi è strana, sgraziata o sbagliata, anche se non siamo in grado di spiegare chiaramente il motivo per cui la frase non è corretta. Altri studi hanno mostrato come le persone tendono inconsciamente a preferire cose che assomigliano al sé anche nelle decisioni di vita principali, come forma di egotismo implicito, ovvero come culto di sé e compiacimento narcisistico della propria persona e delle proprie qualità. Diversi studi hanno dimostrato la tendenza alle associazioni che avvengono nella nostra mente in maniera del tutto inconscia. Tale tendenza della mente inconscia a creare associazioni può avere un effetto significativo sui processi decisionali. Ad esempio, generalmente associamo un semaforo rosso ad uno stop, in quanto segnale per fermarsi, mentre associamo un semaforo verde ad una partenza, in quanto segnale per procedere. Se in un ambiente sperimentale una persona in sintonia con queste associazioni viene chiamata a muoversi quando gli viene mostrata una luce rossa e a fermarsi quando invece gli viene mostrata una luce verde, l’individuo dovrebbe fare uno sforzo cosciente per seguire queste nuove regole. Le associazioni della mente inconscia portano alla creazione di atteggiamenti impliciti. Un’attitudine implicita si manifesta come un’azione o come un giudizio che è sotto il controllo della valutazione attivata in maniera inconscia, senza la consapevolezza del rapporto causa-effetto da parte della persona. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 12 di 13 Universitas Mercatorum I meccanismi di difesa 1. DEFINIZIONE E FENOMENOLOGIA I meccanismi di difesa sono dei meccanismi psicologici inconsci che riducono l’ansia derivante da stimoli inaccettabili o potenzialmente dannosi. Tutti i meccanismi di difesa sono risposte all’ansia e come la coscienza e l’inconscio gestiscono lo stress nelle situazioni sociali. I meccanismi di difesa possono comportare conseguenze normali o patologiche, neutre o dannose, a seconda delle circostanze e della frequenza con cui viene utilizzato un determinato meccanismo. Nella teoria psicoanalitica, i meccanismi di difesa sono strategie psicologiche messe in gioco dall’inconscio per manipolare, negare o distorcere la realtà al fine di difendersi da sentimenti di ansia o da impulsi inaccettabili e al fine di mantenere il proprio schema personale o altri schemi. I meccanismi di difesa includono tra gli altri i seguenti: la rimozione, cioè la soppressione di un pensiero o di una sensazione dolorosi dalla propria consapevolezza, anche se potrebbero riemergere in forma simbolica; l’identificazione, cioè incorporare un oggetto o un pensiero in se stessi; la razionalizzazione, cioè giustificare il proprio comportamento e le proprie motivazioni sostituendo le reali motivazioni con ragioni socialmente accettabili. Nella teoria psicoanalitica, la repressione è considerata la base per altri meccanismi di difesa. Le persone sane normalmente usano difese diverse nel corso della vita. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 3 di 18 Universitas Mercatorum I meccanismi di difesa Un meccanismo di difesa dell’Io diventa patologico solo quando il suo uso persistente porta a comportamenti disadattivi tali da pregiudicare la salute fisica o mentale dell’individuo. Scopo dei meccanismi di difesa dell’Io è proteggere dall’ansia o dalle sanzioni sociali e fornire un rifugio da una situazione che attualmente non si può affrontare. Gli impulsi appartengono all’Es secondo quello che è il modello strutturale della mente proposto da Sigmund Freud. Secondo questa teoria, gli impulsi dell’Es rappresentano impulsi istintuali biologici negli umani, come l’aggressività (Thanatos o istinto di morte) e la sessualità (Eros o istinto di vita) e si basano sul principio del piacere volto alla gratificazione immediata dei propri desideri e dei propri bisogni. Gli impulsi dell’Es non sono appropriati in una società civile, quindi c’è una pressione sociale per modificare il principio di piacere in favore del principio di realtà; cioè, i requisiti del mondo esterno. Quando gli impulsi istintuali dell’Es entrano in conflitto con il Super-Io (che richiama invece le convenzioni della società), sentimenti di insoddisfazione, di preoccupazione, di nervosismo o di ansia arrivano alla superficie della consapevolezza. Per ridurre questi sentimenti spiacevoli, l’Io può usare meccanismi di difesa (come blocco cosciente o inconscio degli impulsi dell’Es). Quando l’ansia diventa travolgente, è l’Io che si prodiga a proteggere la persona attraverso l’impiego di meccanismi di difesa. Senso di colpa, imbarazzo e vergogna spesso accompagnano l’ansia. Al fine di spiegare come l’Io usa i meccanismi di difesa, Anna Freud, nel primo libro definitivo sui meccanismi di difesa, L’Io e i meccanismi di Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 4 di 18 Universitas Mercatorum I meccanismi di difesa difesa (1936), introdusse il concetto di ansia segnale; affermò che non era direttamente una tensione istintuale conflittuale ma un segnale che si verifica nell’Io di una tensione istintuale anticipata. La funzione di segnalazione dell’ansia è quindi considerata cruciale e biologicamente adattata per avvertire l’organismo di qualcosa che può costituire un pericolo o una minaccia per il suo equilibrio. L’ansia è percepita come un aumento della tensione fisica o mentale, e il segnale che l’organismo riceve in questo modo prepara ad intraprendere un’azione difensiva rispetto al pericolo percepito. I meccanismi di difesa funzionano distorcendo gli impulsi dell’Es in forme accettabili o bloccando inconsciamente o coscientemente questi impulsi. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 5 di 18 Universitas Mercatorum I meccanismi di difesa 2. CLASSIFICAZIONE Non c’è consenso teorico sul numero esatto di meccanismi di difesa esistenti né esistono classificazioni definitive. È stato tentato di classificare i meccanismi di difesa secondo alcune delle loro proprietà (come meccanismi sottostanti, somiglianze o connessioni con la personalità). Diversi teorici hanno proposto differenti categorizzazioni e concettualizzazioni dei meccanismi di difesa. Sia Sigmund Freud che Anna Freud hanno studiato i meccanismi di difesa. Nel 1936, Anna Freud elenca i meccanismi di difesa che appaiono nelle opere di suo padre: la repressione, la regressione, la formazione reattiva, l’isolamento, l’annullamento, la proiezione, l’introiezione, il comportamento autopunitivo, l’inversione nel contrario, la sublimazione e lo spostamento. Rispetto al padre, Anna Freud si focalizzò maggiormente su cinque meccanismi principali: la repressione, la regressione, la proiezione, la formazione reattiva e la sublimazione. Otto F. Kernberg (1967) sviluppò una teoria dell’organizzazione borderline della personalità da cui può scaturire il disturbo borderline di personalità. Secondo Kernberg, l’organizzazione della personalità borderline si sviluppa quando il bambino non riesce ad integrare insieme gli oggetti mentali utili con quelli dannosi. Kernberg considera l’uso di meccanismi primitivi di difesa come centrale per questa organizzazione borderline della personalità. Le difese psicologiche primitive sono la proiezione, la negazione, la dissociazione e la scissione e vengono considerate meccanismi di Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 6 di 18 Universitas Mercatorum I meccanismi di difesa difesa borderline. Rientrano tra le difese borderline della personalità anche la svalutazione e l’identificazione proiettiva. Robert Plutchik (1979) vede le difese come derivati delle emozioni di base, che a loro volta si riferiscono a particolari strutture diagnostiche. Secondo la sua teoria, la formazione reattiva si riferisce alla gioia (e alle caratteristiche maniacali), la negazione si riferisce all’accettazione (e alle caratteristiche istrioniche), la repressione si riferisce alla paura (e alla passività), la regressione si riferisce alla sorpresa (e ai tratti borderline), la compensazione si riferisce alla tristezza (e alla depressione), la proiezione si riferisce al disgusto (e alla paranoia), lo spostamento si riferisce alla rabbia (e all’ostilità) e l’intellettualizzazione si riferisce all’anticipazione (e all’ossessività). Nella categorizzazione di George Eman Vaillant (1977), le difese formano un continuum legato al loro livello di sviluppo secondo la teoria psicoanalitica. Per cui, Vaillant introduce una classificazione dei meccanismi di difesa su quattro livelli: Livello I - Difese patologiche o psicotiche (negazione psicotica, proiezione delirante, distorsione): i meccanismi di difesa appartenenti a questo livello portano ad una riorganizzazione delle esperienze esterne al fine di eliminare la necessità di far fronte alla realtà, tanto da far apparire le persone che utilizzano tali meccanismi come irrazionali, strani, bizzari o pazzi agli occhi degli altri. In effetti, questi meccanismi di difesa sono le difese che tipicamente utlizzano i pazienti affetti da un disturbo psicotico. A questo livello i meccanismi di difesa, quando sono predominanti, sono quasi sempre gravemente Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 7 di 18 Universitas Mercatorum I meccanismi di difesa patologici. Tuttavia, si possono ritrovare normalmente anche nei sogni e durante l’infanzia pur in assenza di disturbi psichici. Livello II - Difese immature (fantasia schizoide, proiezione, ipocondria, aggressione passiva o comportamento passivo-aggressivo, acting-out): i meccanismi di difesa appartenenti a questo livello riducono l’angoscia e l’ansia prodotta dal rapporto con persone percepite come minacciose o da situazioni reali scomode. Si tratta di meccanismi di difesa che sono spesso presenti in età adulta. Tuttavia, un loro uso eccessivo di tali meccanismi di difesa è considerato come socialmente non desiderabile, in quanto sono difese immature, difficili da gestire e fortemente fuori dal contatto con la realtà e l’uso eccessivo di tali meccanismi di difesa porta quasi sempre a seri problemi nella capacità di una persona di far fronte alla realtà in modo efficace. Questi meccanismi di difesa sono spesso utilizzati da persone affette da disturbi depressivi o da disturbi della personalità. Livello III - Difese nevrotiche (intellettualizzazione, formazione reattiva, dissociazione, spostamento, repressione): i meccanismi di difesa appartenenti a questo livello adottano un approccio più socialmente desiderabile al fine di ridurre l’ansia e lo stress che quotidinamente emergono nelle situazioni lavorative, familiari e relazionali. Questi meccanismi di difesa sono considerati nevrotici, sebbene il loro utilizzo sia abbastanza comune in età adulta. Tali difese hanno vantaggi a breve termine nel far fronte alla realtà, ma possono causare problemi a lungo termine nelle relazioni, nel lavoro e nel godersi la vita quando vengono utilizzate come stile primario di rapportarsi agli altri e al mondo. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 8 di 18 Universitas Mercatorum I meccanismi di difesa Livello IV - Difese mature (umorismo, sublimazione, soppressione, altruismo, anticipazione): i meccanismi di difesa appartenenti a questo livello adottano un approccio socialmente desiderabile e sono stati adattati negli anni per aumentare il piacere e le sensazioni di controllo, integrando emozioni e pensieri contrastanti, al fine di ottimizzare il successo nella società umana e nelle relazioni. Questi meccanismi di difesa, anche se a volte hanno la loro origine in uno stadio di sviluppo immaturo, sono comunemente presenti in età adulta tra quelle persone emotivamente sane che sono considerate dagli altri come persone mature e virtruose. Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM- IV) pubblicato dall’American Psychiatric Association (1994) include un provvisorio asse diagnostico per i meccanismi di difesa. Questa classificazione si basa in gran parte sulla visione gerarchica delle difese di Vaillant, ma include alcune modifiche. Alcuni meccanismi di difesa contemplati dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali sono: la negazione, la fantasia, la razionalizzazione, la regressione, l’isolamento, la proiezione e lo spostamento. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 9 di 18 Universitas Mercatorum I meccanismi di difesa 3. MECCANISMI DI DIFESA Meccanismi di difesa patologici o psicotici:  Conversione: l’espressione di un conflitto intrapsichico come sintomo fisico; alcuni esempi includono cecità, sordità, paralisi o intorpidimento. Questo fenomeno è talvolta chiamato isteria.  Distorsione: un rimodellamento grossolano della realtà esterna al fine di soddisfare i bisogni interni.  Negazione psicotica: rifiuto di accettare la realtà esterna perché ritenuta troppo minacciosa; affrontare uno stimolo che provoca ansia affermando che non esiste; risoluzione del conflitto emotivo e riduzione dell’ansia rifiutando di percepire o di riconoscere consapevolmente gli aspetti più spiacevoli della realtà esterna.  Proiezione delirante: idee deliranti sulla realtà esterna, di solito di natura persecutoria.  Scissione: gli impulsi dannosi e gli impulsi benevoli sono scissi e non integrati, spesso proiettati su qualcun altro. La persona divide le esperienze in categorie tutto-buono e tutto-cattivo, senza spazio per ambiguità e ambivalenza. Quando la scissione è combinata con un altro meccanismo di difesa, ovvero la proiezione, le qualità indesiderabili che si percepiscono inconsciamente come appartenenti se stessi vengono attribuite consapevolmente ad un’altra persona. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 10 di 18 Universitas Mercatorum I meccanismi di difesa Meccanismi di difesa immaturi:  Aggressione passiva o comportamento passivo-aggressivo: aggressività o ostilità verso gli altri espresse indirettamente o passivamente, spesso attraverso procrastinazione.  Acting-out: espressione diretta in azione di un impulso o di un desiderio inconscio, senza consapevolezza cosciente dell’emozione che guida il comportamento espressivo.  Fantasia schizoide: tendenza a ritirarsi nella fantasia per risolvere conflitti interni ed esterni.  Idealizzazione: percepire un’altra persona come possessore di qualità più desiderabili di quanto possa effettivamente avere.  Identificazione proiettiva: una particolare forma di identificazione secondo cui l’oggetto della proiezione evoca nella persona una versione dei pensieri, dei sentimenti o dei comportamenti proiettati.  Introiezione: identificarsi con qualche idea, oggetto o attributo di un’altra persona in modo così profondo che quell’idea, quell’oggetto o quell’attributo diventa parte della persona che compie il processo di identificazione.  Ipocondria: un’eccessiva preoccupazione per una grave malattia o l’ossessione di poter avere una qualche malattia grave.  Pensiero illusorio: prendere decisioni in base a ciò che potrebbe essere piacevole da immaginare invece di fare appello alle prove di evidenza, alla razionalità o alla realtà.  Proiezione: vedere nelle azioni delle altre persone un sentimento o un bisogno inconscio concepiti come socialmente inaccettabili quando in realtà tale sentimento o bisogno Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 11 di 18 Universitas Mercatorum I meccanismi di difesa inconscio appartiene a noi e non riusciamo ad affrontarlo o gestirlo. È una forma primitiva di paranoia. La proiezione riduce l’ansia consentendo, senza esserne consapevolmente al corrente, l’espressione dei desideri o degli impulsi sgraditi; attribuire ad un’altra persona i pensieri o sentimenti propri non riconosciuti, inaccettabili o indesiderati. Per esempio la proiezione si può realizzare attraverso forti sentimenti di pregiudizio o di gelosia, o ipervigilanza nei confronti dei pericoli esterni, il tutto con lo scopo di spostare i propri pensieri, sentimenti e impulsi inaccettabili su qualcun altro, in modo tale che quegli stessi pensieri, sentimenti, convinzioni e motivazioni siano percepiti come posseduti dall’altra persona.  Somatizzazione: la trasformazione di sentimenti spiacevoli verso gli altri in sentimenti di disagio verso se stessi, come dolore, malattia e ansia. Meccanismi di difesa nevrotici:  Annullamento: cercare di “annullare” un pensiero malsano, distruttivo, inaccettabile o altrimenti minaccioso mettendo in atto l’opposto del pensiero inaccettabile, confessando o espiando.  Confronto sociale: tendenza difensiva utilizzata come mezzo di autovalutazione. Gli individui guardano ad un altro individuo o ad un gruppo di confronto di cui hanno una considerazione inferiore al fine di dissociarsi dalle somiglianze percepite e per sentirsi meglio con se stessi o con la loro situazione personale. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 12 di 18 Universitas Mercatorum I meccanismi di difesa  Dissociazione: modifica drastica e temporanea della personalità o dell’identità personale per evitare la sofferenza emotiva; separazione o posticipazione di una sensazione che normalmente accompagnerebbe una situazione o un pensiero.  Formazione reattiva: agire nel modo opposto, spesso in maniera esagerata o compulsiva, rispetto al modo secondo cui una persona sarebbe portata a comportarsi dal suo inconscio. Consiste nel trasformare impulsi o desideri inconsci che sono percepiti come pericolosi o inaccettabili nei loro opposti, ossia comportamenti che sono completamente l’opposto di ciò che si vuole o si sente veramente, prendendo la credenza opposta perché la vera credenza causa ansia.  Intellettualizzazione: una forma di isolamento con separazione delle emozioni dalle idee, concentrandosi sulle componenti intellettuali di una situazione in modo da evitare le emozioni associate che provocano angoscia.  Isolamento: separazione dei sentimenti dalle idee e dagli eventi, ad esempio, descrivendo situazioni dall’impatto oggettivamente emotivo con dettagli di cronaca e senza risposta emotiva.  Razionalizzazione (trovare scuse): convincere se stessi, attraverso il ragionamento errato e falsato, che non è stato fatto alcun torto e che è andato tutto bene, per esempio cercando scuse di circostanza a propria convenienza.  Regressione: temporanea ricaduta dell’Io in uno stadio di sviluppo mentale o fisico precedente, considerato come più sicuro in quanto meno impegnativo, meno faticoso e meno esigente in termini di responsabilità e di impegno psicofisico, per non dover gestire impulsi inaccettabili in un modo più adulto, ad Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 13 di 18 Universitas Mercatorum I meccanismi di difesa esempio lagnandosi anziché comunicare usando la capacità di interloquire in maniera matura.  Repressione: spostare e riporre forzatamente nell’inconscio un sentimento o desiderio nel tentativo di impedire che entri nella coscienza perché tale sentimento o desiderio è considerato socialmente inaccettabile o minaccioso; l’emozione è consapevole, ma l’idea alla base è assente.  Ritiro: tirarsi fuori da eventi, stimoli e interazioni per paura che facciano ricordare pensieri e sentimenti dolorosi.  Spostamento: spostare gli impulsi sessuali o aggressivi verso obiettivi più accettabili o meno minacciosi, per esempio reindirizzare emozioni intense originariamente rivolte ad una persona verso un’altra persona che è percepita come meno offensiva o meno minacciosa per evitare di affrontare direttamente ciò che è spaventoso o minaccioso Meccanismi di difesa maturi:  Accettazione: l’assenso di una persona alla realtà di una situazione, riconoscendo un processo o una condizione (spesso una situazione difficile o scomoda) senza tentare di cambiarla, di protestare o di abbandonarla. Le religioni e le terapie psicologiche spesso suggeriscono la via dell’accettazione quando una situazione è allo stesso tempo sgradita e non modificabile, o quando il cambiamento può essere possibile solo con costi o rischi elevati.  Altruismo: mettersi al servizio degli altri in maniera costruttiva e provando piacere e soddisfazione personale. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 14 di 18 Universitas Mercatorum I meccanismi di difesa  Anticipazione: pianificazione realistica dei problemi e dei disagi futuri al fine di poterli gestire e ridurne ridurne la portata.  Autoregolazione emotiva: la capacità di rispondere alle continue richieste di esperienza con la gamma di emozioni, modificando il tipo, l’intensità, la durata o l’espressione delle varie emozioni in un modo socialmente tollerabile.  Autosufficienza emotiva: non essere dipendente dalla convalida (approvazione o disapprovazione) da parte degli altri.  Consapevolezza: Adottare un orientamento particolare, caratterizzato da curiosità, apertura e accettazione, verso le proprie esperienze nel momento presente.  Coraggio: capacità mentale e volontà di affrontare conflitti, paura, dolore, pericolo, incertezza, disperazione, ostacoli, vicissitudini o intimidazioni. Il coraggio fisico spesso tutela la vita, mentre il coraggio morale preserva gli ideali di giustizia e onestà.  Gratitudine: una sensazione di riconoscenza o apprezzamento per una vasta gamma di persone ed eventi.  Identificazione: modellare inconsciamente se stessi sul carattere e sul comportamento di un’altra persona.  Misericordia: comportamento compassionevole da parte di chi è al potere.  Moderazione: eliminare o attenuare gli estremi e rimanere entro limiti ragionevoli. Richiede un autocontrollo sui propri sentimenti, desideri, ecc. che è auto-imposto dalla persona stessa. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 15 di 18 Universitas Mercatorum I meccanismi di difesa  Pazienza: resistere a circostanze difficili (ritardi, provocazioni, critiche, attacchi, ecc.) per un po’ di tempo prima di rispondere negativamente.  Perdono: smettere di essere risentiti, di indignati o di arrabbiati come conseguenza di un disaccordo, di un’errore o di un’offesa percepita oppure smettere di richiedere una punizione o un risarcimento.  Rispetto: disponibilità a mostrare considerazione o apprezzamento nei confronti di qualità effettive, sentimenti o comportamenti di una persona.  Soppressione: decisione consapevole di ritardare l’attenzione su un pensiero, su un’emozione o su un bisogno per fronteggiare la realtà presente, rendendo possibile accedere in seguito ad emozioni scomode o angoscianti pur accettandole.  Sublimazione: la trasformazione di emozioni o istinti disfunzionali o spiacevoli in azioni, comportamenti o sentimenti sani, ad esempio, giocare uno sport di contatto pesante come il calcio o il rugby può trasformare l’aggressività in un gioco. La sublimazione permette di esprimere la propria ansia e le proprie tensioni e le proprie preoccupazioni in modi socialmente accettabili.  Tolleranza: permettere o consentire deliberatamente una cosa che in realtà si disapprova.  Umiltà: un meccanismo attraverso il quale una persona, considerando i propri difetti, ha un’umile opinione di sé. L’umiltà è un intelligente rispetto di sé che impedisce di pensare troppo frequentemente o troppo malamente a se stessi. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 16 di 18 Universitas Mercatorum I meccanismi di difesa  Umorismo: espressione aperta di idee e sentimenti (specialmente quelli che sono spiacevoli su cui concentrarsi o troppo terribili per parlarne direttamente) che dà piacere agli altri. I pensieri mantengono una parte della loro innata sofferenza, ma sono aggirati dalla battuta di spirito, per esempio attraverso la riprovazione di se stessi. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 17 di 18 Universitas Mercatorum Il contributo delle teorie dei tratti 1. DEFINIZIONE E FENOMENOLOGIA Se qualcuno ci chiedesse di descrivere la personalità di un amico intimo, cosa diremmo? Quali frasi o parole useremmo per tale descrizione? Alcune cose che sicuramente ci verrebbero in mente sarebbero una serie di termini descrittivi, come “socievole”, “gentile”, “simpatico”, “disponibile”, “intraprendente”, ecc. Tali termini descrittivi rappresentano i tratti personali (di personalità) di quel nostro amico e sono ciò che non solo lo caratterizzano ma che anche lo contraddistinguono e lo rendono diverso da altri nostri amici. I tratti possono essere definiti come modelli abituali di comportamento, pensiero ed emozione, in quanto sono caratteristiche personali relativamente stabili che determinano ciò che le persone abitualmente fanno, il perché si comportano in un determinato modo nonché le loro reazioni comportamentali ed emotive in determinati momenti e situazioni. Secondo questa prospettiva, i tratti sono aspetti della personalità che hanno le seguenti quattro caratteristiche: 1) sono relativamente stabili nel tempo; 2) differiscono tra individui; 3) sono relativamente coerenti rispetto alle situazioni; 4) influenzano il comportamento. Date queste caratteristiche, i tratti sono profondamente diversi dai cosiddetti “stati” che sono invece disposizioni personali più transitorie nel tempo e meno coerenti rispetto alle situazioni. Alcune caratteristiche personali, per esempio l’ansia, possono essere sia “di stato”, quando costituiscono disposizioni personali presenti nella persona solo in certi momenti e contesti, sia “di tratto”, quando Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 3 di 12 Universitas Mercatorum Il contributo delle teorie dei tratti costituiscono modelli abituali presenti nella persona quasi sempre nel corso della giornata e in quasi tutti i contesti in cui la persona si ritrova. La teoria dei tratti (detta anche teoria disposizionale) è un approccio allo studio della personalità umana. In alcune teorie all’interno di questo modello, i tratti sono caratteristiche che una persona possiede oppure non possiede, mentre in altre teorie i tratti sono dimensioni, come l’estroversione e l’introversione, lungo le quali ogni persona si colloca in un punto preciso e diverso rispetto ad altre persone. Alcune teorie, inoltre, utilizzano due approcci diversi per definire i tratti: come proprietà causali interne o come sommari puramente descrittivi. Secondo il primo approccio, i tratti, in quanto proprietà causali interne, influenzano il comportamento di una persona, portandola a fare cose in linea con quel tratto. Nel secondo approccio, invece, i tratti sono sommari puramente descrittivi, ovvero resoconti, descrizioni delle caratteristiche di una persona che non cercano di inferirne causalità riguardo al comportamento. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 4 di 12 Universitas Mercatorum Il contributo delle teorie dei tratti 2. TEORIE E CLASSIFICAZIONI Nel 1936, lo psicologo Gordon Allport scoprì che un solo dizionario di lingua inglese conteneva più di 4000 parole che descrivevano i diversi tratti o disposizioni della personalità. Allora egli classificò questi tratti in tre livelli: tratti cardinali, tratti centrali e tratti secondari. I tratti cardinali sono tratti che dominano l’intera vita di un individuo e ne modellano il comportamento, spesso al punto che la persona diventa nota agli altri proprio per questi tratti che possiede, ovvero le sue passioni/ossessioni dominanti, come il bisogno di soldi, la fama ecc. Tali tratti sono rari e tendono a svilupparsi più tardi nel corso della vita. I tratti centrali sono le caratteristiche generali che formano le basi fondamentali della personalità e si trovano in una certa misura in ogni persona. Questi tratti centrali, pur non essendo dominanti come i tratti cardinali, sono le caratteristiche principali che potremmo usare per descrivere una persona. Termini come “intelligente”, “onesto”, “timido” e “ansioso” sono considerati tratti centrali. I tratti secondari sono i tratti visibili solo in determinate circostanze e che a volte sono legati ad atteggiamenti o preferenze. Spesso compaiono solo in determinate situazioni o in circostanze specifiche. Alcuni esempi sono il diventare ansiosi quando si parla davanti agli altri o impazienti mentre si sta aspettando in fila. Il teorico dei tratti Raymond Cattell ridusse il numero dei principali tratti della personalità dalla lista iniziale di Allport di oltre Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 5 di 12 Universitas Mercatorum Il contributo delle teorie dei tratti 4.000 fino a 171. Lo fece principalmente eliminando tratti non comuni e combinando caratteristiche comuni. Successivamente, Cattell analizzando un ampio campione di individui per questi 171 diversi tratti, e utilizzando una tecnica statistica nota come analisi fattoriale, identificò diversi termini strettamente correlati e alla fine ridusse la sua lista a soli 16 tratti chiave della personalità. Secondo Cattell, questi 16 tratti di personalità, denominati “fattori”, sono la fonte di tutta la personalità umana e vanno intesi in maniera dimensionale. Secondo Cattell, esiste un continuum di tratti di personalità. Ogni fattore rappresenta una dimensione lungo la quale una persona potrebbe collocarsi ed essere in alto o in basso (o nel mezzo) rispetto ad un particolare tratto. In altre parole, ogni persona contiene tutti questi 16 tratti in una certa misura e potrebbe avere di più di alcuni tratti e di meno di altri. La sua lista di 16 fattori comprende:  Espansività: socievole vs. riservato  Ragionamento: astratto vs. concreto  Stabilità emozionale: calmo vs. alta tensione  Dominanza: forte vs. sottomesso  Vivacità: spontaneo vs. moderato  Coscienziosità: conforme vs. non conforme alle regole  Audacia sociale: disinibito vs. timido  Sensibilità: tenero vs. duro  Vigilanza: sospettoso vs. fiducioso  Astrattezza: fantasioso vs. pratico Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pag. 6 di 12 Universitas Mercatorum Il contributo delle teorie dei tratti  Prudenza: prudente vs. aperto  Apprensività: preoccupato vs. fiducioso  Apertura al cambiamento: flessibile vs. attaccato a ciò che è familiare  Fiducia in sé: autosufficiente vs. dipendente  Perfezionismo: controllato vs. indisciplinato  Tensione: impaziente vs. rilassato Lo psicologo inglese Hans Eysenck ha ristretto ulteriormente la lista dei tratti, sviluppando un modello di personalità basato su tre sole dimensioni universali. Egli riteneva che il sistema di Cattell includesse troppi tratti simili e propose che la personalità umana dovesse essere spiegata usando solo tre fattori: 1) estroversione/introversione, 2) stabilità emotiva/instabilità emotiva o nevroticismo, 3) psicoticismo. Sia la teoria di Cattell che quella di Eysenck sono state oggetto di considerevole ricerca. Ciò ha portato alcuni studiosi a credere che Cattell si concentrasse su troppi tratti, mentre Eysenck si concentrava su pochi. Su questo sfondo, Costa e McRae hanno proposto una nuova teoria dei tratti, spesso indicata come la teoria dei “Big Five”, che oggi è una delle teorie più popolari tra gli studi della personalità. Questa teoria suggerisce che ci sono cinque ampie dimensioni della personalità, cinque tratti fondamentali che interagiscono per formare la personalità umana. Ogni dimensione esiste come un continuum e la personalità di un individuo può trovarsi in qualsiasi punto di quel continuum per quel particolare tratto. Le persone Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai se

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