Psicologia Generale Lezione 5.1 PDF

Summary

Gli appunti della lezione di psicologia generale trattano di apprendimento, dalla consapevolezza di sé all'apprendimento associativo e non associativo. La lezione si focalizza sul concetto di apprendimento, esaminando i vari tipi di apprendimento, la maturazione del processo di apprendimento nel tempo, le capacità di apprendimenti semplici e complessi, e le basi biologiche alla base dell'apprendimento.

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Sbobinatore: Benedetta Lorenzi Revisore: Francesco Barbieri Materia: Psicologia generale Docente...

Sbobinatore: Benedetta Lorenzi Revisore: Francesco Barbieri Materia: Psicologia generale Docente: Anna Della Vedova Data: 15-11-2024 Lezione n°: 5.1 Argomenti: psicologia dell’apprendimento RIPASSO LEZIONE PRECEDENTE Nella prima parte della lezione la professoressa riprende la teoria della mente/consapevolezza, proiettando un video. La nostra consapevolezza di essere possessori di una mente funzionante, distinta dalla mente degli altri, con un’esperienza diversa, si matura nel tempo. Non è presente fin dalla nascita. Nella prima parte del video lo sperimentatore mostra due pupazzi (Sally e Anne) ad una bambina. Anne e Sally giocano con un cubetto, un cestino e una scatola. Sally ed Anne mettono il cubetto nella scatola, poi Sally esce. Mentre Anne è sola sposta il cubetto nel cestino. La bambina, che assiste a tutta la scena, dice allo sperimentatore che Sally quando tornerà saprà che il cubetto si trova dentro il cestino (anche se in realtà noi sappiamo che Sally non può saperlo). La bambina pensa che quello che lei vede sia visto anche da Sally. L’esperimento viene ripetuto infatti modo identico ma con un bambino più grande di dieci mesi. Il bambino riconosce che quello che c’è nella mente di Sally è distinto da quello che c’è nella mente di Anne e di lui stesso. Questo significa che poco più tardi il bambino acquisisce la capacità di distinguere cosa c’è nella sua mente, da quello che c’è nella mente di una persona che ha avuto un’esperienza diversa. Lunedì 25/11/2024 probabilmente ci sarà un corso opzionale di 4 ore (3 ore e mezza) dopo lezione. La docente sottolinea che manderà un elenco per le iscrizioni. APPRENDIMENTO Vedremo ora a cosa è funzionale l’apprendimento. Tutti gli organismi apprendono o soltanto gli esseri umani? Segue il riassunto delle riflessioni degli studenti rielaborate dalla professoressa: Apprendere significa capire, interiorizzare una nozione e utilizzarla quando serve. Quando apprendiamo, non apprendiamo solo le nozioni (aspetti astratti, riguardano fasce elevate del nostro sistema nervoso), ma qualunque tipo di informazione anche fisica che proviene bell’ambiente Noi apprendiamo anche esperienze, in cui ci sono molteplici tipologie di stimoli. Vi è la capacità di modificare i nostri comportamenti/pensieri/emozioni, in base al meccanismo di apprendimento Persino gli organismi mono-cellulari hanno una loro modalità di modificarsi in base ciò che accade Il fine ultimo dell’apprendimento è quello dell’adattamento e dell’ottimizzazione dei processi nervosi alla base delle nostre risposte biologiche. “Chi ha appreso è sopravvissuto” (Darwin) Vi sono diversi tipi di apprendimento, alcuni dei quali senza incentivi diretti, ma che si possono osservare: quella esperienza è qualcosa di positivo per noi, di solito sulla base dell’osservazione che è stato positivo per qualcun altro Inoltre, è sempre nelle nostre esperienze che si acquisiscono delle competenze relazionali e comunicative Infine, esiste un meccanismo specifico nella nostra mente che permette di interiorizzare le regole con le quali si formano le parole, le frasi e i discorsi Nelle slides sono riportati contenuti simili: L’apprendimento è la capacità fondamentale per l’evoluzione degli esseri viventi Consiste nella capacità fondamentale di acquisire informazioni che derivano dall’esperienza Modificare la propria rappresentazione di uno stimolo in base all’esperienza Cambiamento che ha valore adattivo e ci permette di interagire al meglio con il nostro ambiente 1 Adattamento funzionale alla sopravvivenza Tutti gli organismi, dai più semplici ai più complessi, possono apprendere. Possiamo però distinguere diversi tipi di apprendimento. Oggi esiste una ricerca che evidenzia che dalla 25° settimana nel bambino i primi rudimentali apprendimenti possono essere svolti, perché il feto ha una maturazione sufficiente degli apparati sensoriali (sistema acustico) per rispondere agli stimoli in modo molto semplice (meccanismo abituazione) memorizzandolo per poi utilizzarlo nelle reazioni post-natali. Ci sono altri tipi di apprendimento che richiedono sistema nervoso molto più complesso (adolescenti, adulti e altri primati non umani) I paradigmi di apprendimento maggiormente riconosciuti sono quattro (dal più semplice al più complesso): Apprendimento non associativo: gli organismi imparano qualcosa in base ad uno stimolo. Cambiano la loro modalità di risposta in base ad uno stimolo singolo Apprendimento associativo: possibilità di formare un’associazione stabile tra due stimoli concomitanti. Questa associazione fa si che rispondiamo ad uno stimolo come rispondiamo ad un altro a cui è stato associato per apprendimento. Può essere con condizionamento classico o condizionamento operante Apprendimento senza incentivi diretti: si verifica aldilà delle conseguenze ambientali, ma sulla base di aspetti “innati” (nel senso di “già presenti/costituzionali”) Apprendimento complesso: quello che più tipicamente distingue gli esseri umani (anche in alcuni animali). Si basa su ragionamenti e processi strategici Apprendimento non associativo Spesso trascurato perché molto elementare, siccome non si creano dei veri e propri percorsi. Tuttavia, è molto importante perché è sullo studio di questi processi semplici che Kandel ha guadagnato il premio Nobel dimostrando la plasticità del nostro sistema nervoso. Abituazione: è la scomparsa della risposta ad uno stimolo neutro che si ripete uguale a sé stesso. Ci si è “abituati”, non ce ne si accorge nemmeno più. Sensibilizzazione: è il concetto opposto, perché c’è un incremento della risposta. Se uno stimolo si ripete uguale a sé stesso, ma è uno stimolo che non è neutro, piuttosto un po’ fastidioso, non sempre uguale. Il sistema nervoso non va in quiescenza ma si attiva ancora di più. Esperimento di Eric Kandel Dimostrò che l’apprendimento ci modifica, non solo nei comportamenti ma anche nelle connessioni tra i neuroni. Quando l’apprendimento si stabilizza, i legami sinaptici tra i neuroni sono cambiati (stabilmente). Vengono fissati proprio dei nuovi pattern neurali. La sinapsi avviene tra la sinapsi del corpo cellulare del neurone e i dendriti di un altro, sotto determinate condizioni (stimolo sufficientemente intenso a provocare delle reazioni, all’interno del copro cellulare, che permettono il rilascio del neurotrasmettitore quindi il crearsi del contatto funzionale della sinapsi). La plasticità è dimostrabile passando dalla situazione b) a c) riportate in figura. Ovvero da situazione in cui i contatti funzionali tra due neuroni hanno una determinata caratteristica a quella in cui, dopo apprendimento, cambiano i contatti e si stabilizzano in modo diverso à meccanismo dell’abituazione. 2 Dimostrazione dell’abituazione È presente un getto d’acqua (stimolo neutro) che si ripete uguale a sé stesso. C’è il sistema nervoso (arco riflesso) del sifone branchia dell’Aplysia (mollusco utilizzato in laboratorio per studiare i processi biologici sinaptici dell’apprendimento e della memoria). Il sifone contiene i neuroni sensoriali e la branchia contiene i neuroni motori. La stimolazione del sifone con il getto d’acqua crea immediatamente un legame sinaptico che stimola il neurone della branchia che si ritrae. Quando il getto raggiunge il sifone dell’Aplysia per 10 volte, si verifica che la branchia non si ritira più: è cambiato il modo di reagire allo stimolo neutro, ovvero l’Aplysia si è abituata. È avvenuto un cambiamento della quantità di neurotrasmettitori della sinapsi tra il neurone sensoriale e il neurone motorio. Prima e dopo l’esperienza quindi i due neuroni comunicano in modo diverso. Il nostro sistema nervoso non è statico, ma cambia continuamente. La sensibilizzazione sarebbe il processo opposto: sollecitando la branchia con un ago, questa la prima volta si ritira. Dopo 10 volte non si ritira più. Questo perché troveremmo molto più neurotrasmettitore e sinapsi più ramificate rispetto a prima. Il meccanismo della sensibilizzazione è stato utilizzato per determinare le date biologiche dell’apprendimento, che si verifica in seguito a diversi fenomeni, quali aumento o diminuzione: A livello della sinapsi Della quantità di neurotrasmettitore Dei recettori post-sinaptici Delle dimensioni della sinapsi Il feto apprende? È stato scoperto casualmente di si. Gli ostetrici facevano qualcosa sulla pancia della mamma, il bambino si sposta. Ci si è accorto che se si utilizzava un rumore il bambino si spostava ma dopo tre o quattro volte che si utilizzava lo stesso rumore il bambino non si sarebbe spostato più. Da qui si è scoperto che il sistema nervoso (sensoriale) si sviluppa prima della nascita. I neuroni si sviluppano prima della nascita e inizia subito una sorta di memoria rudimentale (feto, infatti, riconosce voce della mamma). Alcuni stimoli sono poi riconosciuti nel post-partum. Apprendimento associativo: il condizionamento classico Nell’apprendimento associativo l’organismo stabilisce delle associazioni mentali tra due stimoli o tra un comportamento e le sue conseguenze nell’ambiente. Pablov, padre della psicologia dell’apprendimento, ha effettuato esperimento sulla salivazione del cane in quanto era un fisiologo. Si era accorto che per ottenere saliva doveva creare una piccola fistola esterna. La salivazione è un riflesso (spinale) quindi non si ha controllo sulla quantità di saliva prodotta. In generale la saliva è prodotta in riflesso al cibo. Però di verificava che il cane emetteva saliva anche con altri stimoli. Altri esempi di riflesso: patellare, lacrime, ritrazione. Il condizionamento classico agisce sui nostri riflessi, su tutte quelle che sono le nostre risposte involontarie comprese quelle emotive (diversamente dal condizionamento operante, che agisce sul comportamento). Il condizionamento classico afferma che uno stimolo diventa il segnale di determinate conseguenze e questo viene appreso dall’organismo che comincia a rispondere in modo particolare a questo stimolo. L’organismo impara che ad un certo evento ne segue un altro, divenendo così “condizionato”, visto che risponde a stimoli che normalmente risulterebbero neutri. Lo stimolo inizialmente neutro può arrivare a sostituirsi a quello originario e prendere potere sulle reazioni dell’organismo. Esperimento del cane Per ottenere un condizionamento ci vogliono alcune condizioni: Lo stimolo neutro deve comparire appena prima dello stimolo direttamente collegato con il riflesso. Per esempio, lo stimolo incondizionato, in grado di provare naturalmente l’effetto della salivazione, è il cibo. La risposta naturale è la salivazione Si sceglie il suono del fischio dovrebbe essere neutro, in quanto non associato alla salivazione Si fa fare al cane un’esperienza particolare (senza che lui lo scelga): assiste più e più volte al suono del fischietto, subito seguito dall’arrivo del cibo (esempio: un boccone dopo ogni fischio) L’esperienza viene appresa dal sistema nervoso del cane (periodo di acquisizione) 3 Successivamente si propone al cane solo il fischio senza il cibo. Si nota che il cane emette comunque saliva È stata stabilita quindi l’associazione “fischioàcibo” in modo inconsapevole (legame sottosoglia di consapevolezza) Un altro esempio di uno stimolo che si associa ad un altro stimolo si vede con gli incidenti in Formula 1. Il pilota sta finendo a ridosso di un altro incidentato, il cervello registra una serie di stimoli (rumori, sapori, odori) che si fissano insieme alla paura di quel momento. Quegli stimoli avranno la funzione di “condizionamento aversivo” e se la persona viene esposta a questi stimoli potrà provare situazione di panico. Si parla anche di disturbo post traumatico quando si hanno continui flashback della scena traumatica e quando basta qualcosa di minimamente associabile al ricordo per generare l’attacco di panico. Una volta che si è creata l’associazione è molto difficile spezzarla, sebbene esistano dei contro condizionamenti. Quasi tutti hanno provato esperienze sgradevoli anche semplicemente con un particolare cibo per cui poi non si vuole più vedere o assaggiare. È collegato al fenomeno della generalizzazione: se si è sviluppata un’attrazione o un’avversione per qualcosa, tutti gli stimoli che assomigliano a quella cosa entrano nel mio condizionamento. Addirittura, si può creare condizionamento senza che il cibo abbia fatto star male. Ad esempio, se una persona ha la febbre alta con mal di testa e nausea e le viene portato un cibo, che non la fa stare male, quando guarisce non vorrà comunque più vedere quel cibo e tutto ciò che l’assomiglia. Il condizionamento classico, quindi, non è un legame di causalità, ma di contingenza: due stimoli erano presenti nello stesso momento e si impara a rispondere a uno come si risponde all’altro. Questo è importante anche per i medici. Infatti, i pazienti potrebbero mettersi in allerta quando vedono un determinato medico che ha causato loro un determinato dolore e vorranno evitare qualsiasi medico e strumento associato in futuro. Abbiamo visto che uno stimolo neutro, nel condizionamento classico, diventa uno stimolo condizionato, ovvero si sostituisce per dare una risposta condizionata. Tornando all’esperimento del cane, dopo il condizionamento, cosa succede se il fischio non viene più associato al cibo? Dopo un po’ il cane smette di salivare (processo di estinzione). Se l’esperienza non fa rivivere quell’associazione, l’organismo smette di considerarla valida, anche se non la perde (rimane nella memoria, ma viene inibita la risposta, perché non è più utile). Fenomeno del recupero spontaneo: il cane potrebbe non salivare più alla presenza del fischio e dopo un mese salivare di nuovo. Se invece si volesse fissare il comportamento di risposta del cane, dovrei creare delle sessioni di riapprendimento (esempio: presentare al cane una volta alla settimana venti volte il fischio prima del cibo per diversi mesi). Bisogna ripetere il processo molte volte in questo caso per addestrare il cane. Fa eccezione il condizionamento aversivo: basta una volta à se una volta solla mangiamo un particolare cibo che produce una stimolazione molto fastidiosa, non riusciremo più a mangiare quel determinato cibo. 4 Condizionamento di secondo livello: fischio, il cane produce saliva e gli presento una luce. Ripeto molte volte la sessione di apprendimento. Il cane quando vede la luce inizia a salivare. Questo significa che si sono create delle catene associative. È stata tuttavia analizzata la composizione salivare ed è emerso che quando c’è cibo la saliva è più copiosa e ricca di enzimi. Con gli stimoli artificiali invece emette meno saliva e con meno enzimi. Il nostro sistema nervoso, quindi, sa cosa sta accadendo in realtà. Esistono anche condizionamenti di terzo e quarto livello, ma sono più deboli e non si ottiene più saliva. Riepilogo estinzione: inibizione attiva della risposta quando lo stimolo condizionato non è più seguito da stimolo incondizionato à quando il cane continua a sentire il fischio e non segue più il boccone di carne senza che ci sia stato un consolidamento forte in caso di acquisizione specifica. Non sparisce l’associazione ma viene inibita la risposta generalizzazione: se condiziono il mio cane a rispondere a un fischio di 500 Hz, sarà condizionato anche a stimoli di frequenza simili. Ci sarà un gradiente di risposta: più lo stimolo è simile più sarà potente la risposta discriminazione: possibilità di ovviare alla generalizzazione, tramite fasi di acquisizione specifiche. Se voglio che il cane emetta saliva solo con un suono di 500 Hz, creo delle sessioni distinte di condizionamento (lo espongo a fischio di 500 Hz + cibo per venti volte, stimolo da 400 o 600 Hz + no cibo che determina un’associazione discriminativa) Condizionamento aversivo: un topolino sente un certo rumore e contemporaneamente subisce una scossa. Basta una volta (no fase di acquisizione) perché la prossima volta che il topolino sente quel rumore subisce il fenomeno di freezing (massima manifestazione di paura). È per questo motivo che quando si cade bisogna ripartire subito, altrimenti si stabilizza l’associazione tra un evento neutro e la paura per l’esperienza spiacevole. Nel condizionamento aversivo quindi uno stimolo spiacevole si associa ad uno stimolo neutro, che non creava nessun problema. È difficile da estinguere, serve una desensibilizzazione sistematica (processo di condizionamento all’inverso) Risposte emotive condizionate: vi si associano sia il riflesso condizionato, sia il condizionamento operante. C’è un bambino che fa una carezza al cagnolino, il quale abbaia. Il bambino, di conseguenza, da quel momento in poi avrà pausa non solo del cane ma di tutti gli animali pelosi che gli ricordano il cane. Nel condizionamento operante invece vedremo che il bambino assumerà un condizionamento che lo allontanerà da questi stimoli. Le risposte emotive condizionate si possono creare con una nostra risposta a determinata ambienti. Molti di questi aspetti si collegano ad aver vissuto delle situazioni spiacevoli e dolorose. Condizionamento vicario: può nascere dall’osservazione del comportamento altrui. È l’esempio della violenza assistita, per cui certe persone potrebbero avere dei traumi anche solo per aver assistito e non subìto una violenza. Difficile da estinguere perché sono memorie situate nel nostro sistema nervoso più antico, quindi più lontane dalle aree della neocorteccia che sono quelle della consapevolezza 5

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