Pareto e Teoremi di Economia del Benessere (PDF)

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economia del benessere efficienza economica ottimo paretiano concorrenza perfetta

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Questo documento discute il ruolo dello Stato e del mercato nell'economia, analizzando concetti come efficienza ed equità. Vengono esaminati diversi tipi di efficienza, il criterio paretiano, i suoi limiti e come esso si possa relazionare a un'economia di mercato concorrenziale. Il documento contiene molti teoremi e riferimenti a concetti chiave dell'economia.

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Il ruolo di Stato e Mercato Come diverse istituzioni economiche realizzano gli obiettivi che la società persegue Efficienza ed equità come criteri di valutazione In prima approssimazione è soddisfatta l’efficienza se gli obiettivi vengono raggiunti con il minor impiego di risorse => non è po...

Il ruolo di Stato e Mercato Come diverse istituzioni economiche realizzano gli obiettivi che la società persegue Efficienza ed equità come criteri di valutazione In prima approssimazione è soddisfatta l’efficienza se gli obiettivi vengono raggiunti con il minor impiego di risorse => non è possibile con i mezzi a disposizione ottenere risultati migliori E’ soddisfatta l’equità se gli obiettivi vengono raggiunti rispettando una qualche idea di “giustizia” (nell’appropriazione dei benefici e nella sopportazione dei costi): ad esempio, eguaglianza dei risultati o delle opportunità Il Mercato garantisce sempre e in misura adeguata efficienza ed equità ? – Sì, allora il Mercato è sufficiente e non è necessario che intervengano altre istituzioni (stato o altri). – No, allora potrebbe essere giustificato l’intervento pubblico 3 Come giudicare gli “stati del mondo” dal punto di vista della collettività Per stabilire se i risultati del funzionamento dei mercati sono soddisfacenti e per decidere se è auspicabile un intervento pubblico abbiamo bisogno di un “criterio” per valutare i diversi “stati del mondo” e ordinarli secondo un ordine di preferenza. Operazione analoga a quella che compie il consumatore che valuta e ordina secondo le sue preferenze i diversi panieri di beni, ma… gli “stati del mondo” non riguardano un solo individuo ma la collettività inoltre si vuole che il giudizio sugli stati del mondo non rifletta le preferenze di un solo individuo (“dittatore”) o una norma esterna (giudizio di valore) ma le preferenze individuali dei membri della collettività (individualismo etico) => non ci sono bisogni meritori oltre quelli espressi dagli individui 4 I tipi di efficienza Statica ✔ allocativa: riguarda l’allocazione delle risorse (non è possibile ottenere più beni con le risorse disponibili) => si basa sul «criterio paretiano» di efficienza ✔ efficienza-x: riguarda aspetti organizzativi delle diverse istituzioni Dinamica ✔ adattiva: riguarda la capacità di apprendimento, in particolare di fronte a cambiamenti e novità ✔ innovativa: riguarda la capacità di introdurre innovazioni 5 Il criterio paretiano Un insieme di persone migliora la propria soddisfazione passando dalla situazione (collettiva) “A” alla situazione “B” se almeno una persona sta meglio nella situazione “B” e nessuna sta peggio. In base al criterio paretiano una serie di situazioni risultano inconfrontabili, come si vede dalla costruzione della frontiera delle utilità possibili: se in B almeno un individuo sta meglio che in A ma qualcun altro sta peggio che in A, allora A e B si dicono non confrontabili (non è possibile stabilire quale dei due stati sia migliore e quale peggiore) Il criterio paretiano assume una rilevanza notevole nella scienza economica, in quanto corrisponde a un concetto di efficienza: la possibilità, appunto, di ottenere più di qualcosa senza dover avere meno di qualcos’altro (date le disponibilità) 6 I limiti del criterio paretiano (a) Il criterio paretiano (e l’ottimo paretiano che ne deriva) si basa sull’approccio dell’individualismo etico, in base al quale nella valutazione del benessere sociale conta unicamente il benessere di ogni singolo individuo in quanto tale => ognuno è il miglior giudice di se stesso Le soddisfazioni individuali sono ritenute non confrontabili: lo star meglio di un soggetto e lo star peggio di un altro non sono confrontabili => Le preferenze individuali sono graduabili solo in base a un principio ordinale e non cardinale => non si valuta di quanto migliorano le soddisfazioni individuali 7 I limiti del criterio paretiano (b) ⇒ Il criterio paretiano può definire soltanto un ordinamento incompleto Tirannia dello status quo Il criterio paretiano non si occupa di equità Impossibilità di valutare qualsiasi scelta redistributiva, o anche scelte che migliorano l’efficienza in base a un criterio di indennizzo potenziale Il criterio paretiano si ispira all’efficienza ma rappresenta un giudizio di valore (potrei essere invece interessato a sapere chi sono gli avvantaggiati e gli svantaggiati) Il criterio paretiano assume implicitamente che la collettività debba sempre tendere a soddisfare le preferenze dei singoli, comunque esse siano determinate e qualunque ne sia il contenuto 8 Miglioramenti paretiani Utilità di Tizio uC C uB B uA A vA vB vC Utilità di Caio Passando dallo stato del mondo A allo stato del mondo B, e da B a C questa economia composta da Tizio e Caio realizza dei miglioramenti paretiani: l’utilità di almeno uno dei due aumenta senza che diminuisca quella dell’altro 9 L’ottimo paretiano Una data situazione X è’ ottima in senso paretiano se non esiste nessun’altra situazione che abbia 2 caratteristiche: 1. almeno un individuo sta meglio in questa situazione rispetto a come starebbe in X; 2. nessun individuo sta peggio in questa situazione rispetto a come starebbe in X. Possiamo pensare all’ottimo paretiano come alla situazione che sarebbe imposta all’economia da un “dittatore benevolente”, che abbia l’obiettivo di massimizzare il benessere della collettività secondo il criterio paretiano e disponga del potere per attuare le misure necessarie a realizzarlo Un ottimo paretiano è una situazione di efficienza allocativa ma ciò non implica che sia anche una situazione accettabile rispetto ad ogni punto di vista (potrebbe essere iniqua o violare la dignità delle persone) => uso del termine «ottimo» come equivoco 10 Alla ricerca di ottimi paretiani Utilità di Tizio Utilità di Tizio Utilità di Tizio C C A B B B A A C Utilità di Caio Utilità di Caio Utilità di Caio B è migliore di A. B e C sono migliori A, B e C non sono C è migliore di B e di A. Ma B e C non confrontabili. di A. sono confrontabili. Sono tutti e tre C è un ottimo B e C sono gli ottimi ottimi paretiani 11 Esempio: divisione di 8 euro tra 2 individui U(i. A) = quantità euro euro per i. A U(i. B) = quantità A euro 8 CUP (Curva Utilità Possibili) C B D 4 E v F 0 4 8 euro per i. B Concorrenza e ottimo paretiano (a) In una economia di produzione, consumo e scambio l’ottimo paretiano richiede: a) uguaglianza dei SMS per ogni coppia di beni tra i vari consumatori (rapporto fra le utilità marginali) => efficienza allocativa nel consumo b) uguaglianza dei SMST per ogni coppia di fattori (inputs) tra le varie produzioni => efficienza nell’allocazione dei fattori produttivi c) uguaglianza tra SMS e SMT => efficienza “generale” Rapporto fra prezzi di equilibrio dei beni uguali SMS=SMT Il SMS è il rapporto in cui i due beni possono essere sostituiti nel paniere di un individuo (aumento di un bene e riduzione dell’altro) a parità di utilità. Il SMT è la quantità in più di un bene producibile in cambio di una in meno dell’altra, date le risorse produttive Se gli SMS di due consumatori sono diversi è sempre possibile con gli stessi beni complessivi migliorare l'utilità di almeno un individuo attraverso uno scambio dei beni. 13 Concorrenza e ottimo paretiano (b) L’equilibrio di mercato può essere considerato un OP? L’ottimo nel consumo di beni, cioè la situazione in cui tutti i possibili scambi mutuamente vantaggiosi sono realizzati, richiede che i SMS dei consumatori siano uguali L’ottimo nella produzione, cioè l’efficiente allocazione degli inputs produttivi, richiede che i SMST delle imprese siano uguali E l’ottimo «generale» nel consumo e nella produzione richiede che il SMS sia uguale al SMT Queste condizioni dell’ottimo paretiano sono esattamente realizzate in un equilibrio di concorrenza perfetta: questa corrispondenza tra ottimo paretiano e concorrenza costituisce l’oggetto del «Primo Teorema dell’Economia del Benessere» 14 Il primo teorema dell’economia del benessere In un sistema economico di concorrenza perfetta, nel quale vi sia un insieme completo di mercati, un equilibrio concorrenziale, se esiste, è un ottimo paretiano Questo teorema stabilisce l’equivalenza tra le condizioni di ottimo paretiano (efficienza) e il risultato (equilibrio) del funzionamento di un mercato di concorrenza: il mercato concorrenziale conduce a un equilibrio che corrisponde a un ottimo paretiano. In un’economia in cui i consumatori massimizzano le loro utilità, le imprese massimizzano i profitti e i mercati sono in equilibrio, sono verificate le condizioni dell’ottimo paretiano. Il mercato di concorrenza perfetta funziona come una mano invisibile (Adam Smith) 15 La concorrenza perfetta Per concorrenza perfetta intendiamo un regime di mercato caratterizzato, dal lato sia della domanda che dell’offerta, da: – omogeneità dei beni – ampia (al limite, infinita) numerosità degli operatori – assenza di intese o accordi fra essi – libertà di entrata e di uscita dal mercato – perfetta informazione 16 La completezza dei mercati Condizioni necessarie sono: – esiste un mercato per ogni bene e servizio al presente e nei periodi nei quali si estende l’orizzonte della scelta – non ci sono esternalità – non ci sono beni pubblici – non ci sono costi di transazione e asimmetrie informative 17 L’equilibrio di concorrenza perfetta L’equilibrio (walrasiano) di concorrenza è quella situazione (non necessariamente unica e stabile) nella quale esiste un vettore di prezzi tale che su tutti i mercati l’eccesso di domanda è nullo => il vettore dei prezzi porta, in ogni mercato, domanda e offerta all’equilibrio Ciò vuol dire che: – le imprese massimizzano il profitto, – i consumatori massimizzano l'utilità – non vi è eccesso di domanda (positivo o negativo) 18 I limiti del primo teorema dell’economia del benessere Il primo teorema guarda solo ad efficienza e si disinteressa di equità Il risultato del Primo Teorema è valido soltanto se: i) il mercato è in concorrenza perfetta; ii) i mercati sono completi => limiti nel suo «realismo» Ma equilibri unici e stabili? Esistono rendimenti crescenti di scala? Rischio che in equilibrio ci siano situazioni efficienti in senso paretiano ma in cui ci siano una dittatura o alcuni non abbiano risorse per sopravvivere (quale ottimo?) Ipotesi di validità irrealistiche => limiti della «mano invisibile»? 19 Si possono conciliare efficienza e equità? Può un pianificatore sociale che giudichi non auspicabili certe posizioni di ottimo (caratterizzate da utilità fortemente differenziate) raggiungere posizioni di maggiore equità distributiva attraverso i meccanismi di mercato? Il secondo teorema fondamentale dell’Economia del benessere fornisce una risposta affermativa. Questo teorema si occupa della divisione dei compiti svolti da Stato e Mercato nel momento in cui ci si intenda allontanare, per ragioni di equità, dall’equilibrio concorrenziale raggiunto senza intervento pubblico 20 Il secondo teorema dell’economia del benessere (a) Si può raggiungere attraverso il mercato qualsiasi distribuzione delle utilità che si prescelga? Si possono riconciliare efficienza ed equità? Se le funzioni di utilità e quelle di produzione sono convesse (ovvero assenza di rendimenti di scala), con mercati completi, ogni posizione di ottimo paretiano può essere realizzata come equilibrio concorrenziale, attraverso una appropriata distribuzione iniziale delle dotazioni (o risorse) degli individui Per ottenere la distribuzione finale di utilità che si desidera è necessario distribuire opportunamente le risorse iniziali e poi lasciar fare al sistema concorrenziale (cosi anche l’efficienza sarebbe assicurata). 21 Il secondo teorema dell’economia del benessere (b) Questo teorema stabilisce come si potrebbe realizzare la posizione di OP preferita dalla collettività, in presenza di molteplici posizioni di ottimo inconfrontabili Divisione istituzionale dei compiti fra Mercato e Stato => il primo alloca, il secondo redistribuisce (ma solo ex ante, senza alterare l’equilibrio di mercato) 22 I limiti del secondo teorema dell’economia del benessere E’ possibile una redistribuzione ex ante non distorsiva? E’ nei fatti possibile una separazione fra le funzioni allocativa e distributiva così depurando l’analisi da giudizi di valore? Ma lo Stato possiede le informazioni necessarie per svolgere questo ruolo? Ma se conosce come poi si muove il mercato perché non raggiunge direttamente la posizione finale? Cosa accade se il mercato fallisce nel garantire efficienza o equità? Sono separabili efficienza ed equità? 23 Ma se il mercato fallisce? CAUSE DI FALLIMENTO MICROECONOMICHE DEL MERCATO 1. Scarsa numerosità degli operatori A. Mercati non 2. Rendimenti di scala crescenti concorrenziali => 3. Barriere o costi di entrata e uscita comportamento non price 4. Presenza di accordi e intese taking 5. Imperfetta/asimmetrica informazione 1. Esternalità 2. Beni pubblici B. Mercati non completi 3. Costi di transazione e asimmetrie informative 1. Equità dell’equilibrio => diseguaglianza e C. Pur in una situazione di povertà ottimo paretiano… 2. Bisogni meritori 24 Strutture di mercato: sintesi I prodotti sono differenziati? No S i Tanti singoli Uno Monopolio monopoli (differenziazione di prezzo) Quanti produttori ci Pochi Oligopolio sono? Concorrenza Concorrenza Molti perfetta monopolistica La concorrenza imperfetta (a) Condizione generale di max profitto per l’impresa: R‘=C‘ In concorrenza perfetta il ricavo marginale dell’impresa coincide con il prezzo: R‘=P (prezzo dato per la singola impresa «price taker» al livello di equilibrio di mercato) => la condizione di equilibrio di conc. perfetta è P=C‘ che è anche la condizione di OP In monopolio (e in generale, in concorrenza imperfetta) R‘ il max profitto R‘=C‘ implica che P>C‘ => non è soddisfatta la condizione di ottimo paretiano In monopolio c’è inefficienza: l’impresa sfrutta il suo potere di mercato a danno dei consumatori per fissare un prezzo maggiore di quello di concorrenza perfetta e una quantità offerta minore Se P=C‘ avvengono tutti e soltanto gli scambi reciprocamente vantaggiosi. Se P>C‘, vi è almeno un consumatore disposto a pagare per un’ulteriore unità del bene più di quanto costi produrre questa unità => sarebbe reciprocamente vantaggioso produrre e scambiare questa unità. 3 La concorrenza imperfetta (b) Monopolio e concorrenza → diversa percezione della domanda da parte delle imprese (elasticità della domanda dell’impresa rispetto al prezzo) Le imprese concorrenziali prendono il prezzo come dato (price taker) → domanda orizzontale (perfettamente elastica), ogni variazione del prezzo comporta vendite zero/infinite Essendo l’unico a vendere il bene, il monopolista (price maker) fa riferimento all’intera curva di domanda del mercato (inclinata verso il basso) La curva di domanda è per il monopolista l’insieme delle sue possibilità di scelta Può decidere qualsiasi coppia di quantità e prezzo (Q, P), purché, appunto, sulla curva di domanda => in equilibrio Q minore e P maggiore che in concorrenza perfetta 4 Concorrenza perfetta Mercato Impresa concorrenziale Offerta = NxCM Prezzo CM Prezzo €10 € 10 8 8 RM 6 6 Domanda dell’impresa 4 4 individuale 2 2 Domanda 0 0 1,000 3,000 Quantità 10 20 30 Quantità N = numero di imprese sul mercato Monopolista Mercato Impresa monopolista CM Prezzo Prezzo € 10 € 10 8 8 6 6 4 4 Domanda 2 Domanda 2 RM 0 0 1,000 3,000 Quantità 1,000 3,000 Quantità Monopolista: Profitti (rendita) Mercato Impresa monopolista CM Prezzo Prezzo € 10 € 10 CU 8 8 6 6 Profitto 4 4 Domanda 2 Domanda 2 RM 0 0 1,000 3,000 Quantità 1,000 3,000 Quantità N.b. il monopolio, in questo esempio, produce nel punto di costo medio minimo Le cause del monopolio Oligopolio: interazione strategica tra imprese (no price-taking) Il monopolio è legato a barriere all’ingresso che possono comportare monopolio: – di fatto (o «delle risorse»); – legale (diritto esclusivo di produzione); – naturale: una sola impresa è in grado di fornire all’intero mercato un bene o un servizio a costi più bassi di quelli che affronterebbero due o più imprese. Cause “non tecnologiche”: barriere legali (licenze, brevetti); barriere all’entrata derivanti dal controllo su input indispensabili per il processo produttivo; economie di rete (network) quando il valore di un prodotto per i consumatori maggiore con il numero di utilizzatori; cartelli tra imprese Cause “tecnologiche”: rendimenti di scala crescenti; elevati costi fissi per intraprendere l’attività e “irrecuperabilità” dell’investimento (sunk costs) 8 Costi del monopolio Inefficienza allocativa (quantità prodotta inferiore a quella ottimale) => P maggiore di C’ Inefficienza produttiva (non si preoccupa di produrre nel modo tecnicamente più efficiente) => mancata selezione delle imprese migliori => P maggiore di CU Inefficienza dinamica (innovazione)? Costi sociali di attività rent seeking – Attività di lobby (political economy) – Altri costi per il mantenimento delle barriere Il monopolio naturale (a) In alcuni settori la tecnologia è caratterizzata da rendimenti di scala crescenti dai quali discende che i costi medi sono decrescenti all’aumentare della quantità prodotta (quindi della dimensione dell’impresa) => Monopolio Naturale Ciò avviene quando i costi fissi sono molto elevati e i costi marginali molto bassi (soprattutto nelle public utilities come fornitura di gas, elettricità, ferrovie ecc.): in tali condizioni la minimizzazione dei costi conduce alla concentrazione di tutta la produzione in una sola impresa. Due imprese troverebbero conveniente fondersi (più imprese generano instabilità nel settore) 10 Il monopolio naturale (b) Ipotesi di sub-additività dei costi: il costo medio è più basso quando sul mercato la quantità offerta proviene da una sola impresa invece che da 2 o più imprese. Un settore con queste caratteristiche converge «naturalmente» ad una situazione di monopolio, in cui rimane una sola impresa, la quale riesce a produrre a costi medi più bassi. Tuttavia, in quanto monopolista, sfrutta questa situazione a suo favore fissando un prezzo P>C’ e producendo una quantità inferiore a quella che si avrebbe in concorrenza. 11 Il monopolio naturale (c) Per semplicità: C’ costante; costo fisso elevato => CU decrescente Max profitti per l’impresa: C’=R’ e prezzo pari a pm. In corrispondenza di C’=p (intersezione di CM con la curva di domanda DD), si rispetta il criterio paretiano ma si avrebbe CU>p e l’impresa farebbe perdite (area rossa). Come si può realizzare la condizione C’=p? pm p = CU CU p = MC CM RM DD 0 12 Il monopolio naturale (d) Come si può evitare la perdita rimanendo efficienti? Bisogna porre su tutti i consumatori un onere in somma fissa (non distorsivo) che copra la perdita Ma il numero di consumatori non è noto in anticipo e si genera free-riding dei potenziali consumatori dal coprire il costo aggiuntivo (nessuno domanda inizialmente il bene, sperando che gli altri consumatori coprano la perdita) Free riding evitabile solo con possibilità di poter fare perfetta discriminazione di prezzo in base a elasticità individuali della domanda rispetto al prezzo e impossibilità di rivendere il bene sui mercati secondari (hp irrealistica) ⇒ Il monopolista naturale non può soddisfare P=C’ => l’esistenza di costi decrescenti rende impossibile raggiugere l’OP. 13 Gli interventi di correzione dei monopoli naturali Per produrre soddisfacendo la condizione C’=p è necessario che: ▪ la produzione, da parte di un’impresa privata, sia sussidiata dallo stato (in modo da coprire la perdita), oppure ▪ l’impresa sia di proprietà pubblica (l’acquisizione della proprietà di un’impresa da parte dello stato viene detta nazionalizzazione), oppure ▪ attraverso la regolamentazione si impone al monopolista di produrre in p=CU (second best) => si evitano le perdite, ma non si raggiunge il punto di ottimo 14 I mercati contendibili (a) Equilibri simili alla concorrenza perfetta potrebbero realizzarsi anche in situazioni di monopolio o oligopolio Un mercato è contendibile se nuove imprese possono entrare e uscire liberamente e senza costi dal mercato attratte da extraprofitti La libertà di ingresso assicura che le imprese presenti nel mercato non potranno ottenere extra-profitti (gli ingressi li elimineranno praticando P più bassi); la libertà di uscita assicura che non si resterà imbottigliati nel mercato quando si volesse uscirne (subendo perdite, la cui prospettiva può anche rendere non conveniente l’ingresso). Con entrambe le libertà sono possibili strategie “hit and run” che possono disciplinare i mercati e realizzare risultati da concorrenza perfetta anche in presenza di rendimenti di scala Basta la minaccia, un mercato può essere contendibile anche con un solo operatore 15 I mercati contendibili (b) Generalmente vi sono costi irrecuperabili (sunk costs) a entrare e uscire dai mercati (es. formazione personale, avviamento, pubblicità; spese senza valore di mercato se si esce dal settore) => mercati scarsamente contendibili, soprattutto in presenza di elevati costi fissi (quasi impossibile contendibilità nei monopoli naturali) Ma anche con i mercati contendibili non viene meno il fallimento dovuto ai costi decrescenti I mercati contendibili assicurano P=CU di profitti nulli, non P=C’(condizione di efficienza paretiana) Contendibilità non assicura efficienza paretiana, ma solo che l’impresa produce una Q quando C di produzione è minimo compatibilmente con la D di mercato Contendibilità è OP solo se DD incrocia CU nel suo minimo 16 Esiti e rimedi dei mercati contendibili Efficienza nel senso di produzione al costo unitario minimo compatibile con la domanda, ma non in senso paretiano, dato che prezzo e costo marginale divergono Come rimedio per aumentare la contendibilità: politiche di liberalizzazione dei mercati finalizzate a ridurre gli ostacoli e i costi di entrata e uscita, soprattutto quelli che derivano da norme o vincoli pubblici (come concessione di licenze o autorizzazioni) non giustificati da altri fallimenti del mercato 17 Limiti degli altri presupposti della concorrenza perfetta a) Molteplicità di operatori: e se vi sono accordi? => legislazione antimonopolistica b) Omogeneità dei prodotti: ma pubblicità e differenziazione del marchio? Come rimedio, aumentare trasparenza e informazioni ai consumatori c) Perfetta informazione: ma ignoranza e asimmetrie informative? Nei fatti rischi di segmentazione dei mercati (sotto-mercati indipendenti) con squilibri che non tendono a compensarsi 18 Concorrenza e apertura internazionale L’apertura internazionale aumenta la numerosità degli operatori e riduce il potere di mercato, ma limitatamente… – ai settori effettivamente esposti alla concorrenza internazionale (materie prime e prodotti industriali, alcuni servizi: settori tradables) e non ai servizi locali ed edilizia (non tradables) – al breve periodo, perché nel lungo periodo si possono creare oligopoli su scala internazionale 19 Regolamentazione È un tipo di politica microeconomica che si applica in molteplici casi e settori e consiste in uno strumento di controllo diretto che disciplina in astratto (legislazione) o in concreto (intervento esecutivo) il comportamento degli operatori privati in un determinato settore economico o in determinate circostanze (ad es. regolamentazione ambientale, copyright, contingentamento delle esportazioni) Nel caso delle politiche antimonopolistiche riguarda le imprese e assume diversi significati: – Regolamentazione dell’entrata (concorrenza potenziale) – Regolamentazione della concorrenza effettiva Smembramento del monopolista Diritto di esclusiva aggiudicato mediante asta – Legislazione antimonopolistica – Controllo di tariffe e prezzi 20 Politiche per la concorrenza potenziale + La concorrenza nei mercati può essere potenziale (contendibilità) o effettiva: Concorrenza Potenziale (contendibilità): – Rimuovere ostacoli all’entrata e uscita dal mercato (ma ineliminabili barriere all’entrata e all’uscita); – Controllare le attività strategiche delle imprese (le barriere all’entrata naturali create dall’attività strategica degli incumbents) – Problema dei sunk costs Politiche per concorrenza effettiva Suddividere il monopolio in (molte) imprese indipendenti => Monopolista costretto a dividersi in più imprese (Microsoft 2000), ma le imprese in cui si divide il monopolio possono avere costi medi più elevati “Concorrenza per il mercato” (introdurre un diritto di accesso esclusivo al mercato stesso, da assegnare sulla base di un’asta, forma di franchising) => monopolista chi offre di più in un’asta - Obiettivo: far pagare anticipatamente al monopolista una somma il più possibile vicina alla rendita che otterrà (rendita estratta dall’autorità pubblica). - Non impedisce al monopolista naturale di praticare un P>CM e, pertanto, non verrebbero soddisfatte le condizioni di O.P. Soluzione: obbligare (tramite regolamentazione) P=CM -> π disegnare aste efficaci La legislazione antimonopolistica (a) Tende a modificare la struttura dei mercati o il comportamento (la condotta) degli operatori economici in modo da conseguire 3 finalità: a) tutelare la libertà economica: consentendo alle piccole imprese l’esercizio della libera iniziativa b) controllare il potere economico e politico che sorge dalle concentrazioni economiche e che può pregiudicare la democrazia economica e politica c) accrescere l’efficienza allocativa evitare accordi o intese restrittive della concorrenza (fissazione collusiva del prezzo, ripartizione dei mercati) evitare abuso di posizione dominante (adottare barriere strategiche all’entrata, discriminare i prezzi o fissare P>C’) evitare fusioni o acquisizioni di controllo (takeover) che riducano la concorrenza La legislazione antimonopolistica (b) Nata negli Stati Uniti (Sherman Act, 1890) In Europa trattato istitutivo 1960 (art. 81, 82, 88) Introdotta in Italia soltanto nel 1990 La normativa comunitaria prevale su quelle nazionali. L’applicazione della legge è affidata all’autorità garante per la concorrenza e il mercato (anti trust) salvo che per il credito (Banca d'Italia) Quale obiettivo segue l’antitrust? Riduzione dei prezzi o anche altri obiettivi (anche di lungo periodo)? => benessere dei consumatori, dei lavoratori, altri obiettivi economico-sociali? Legislazione antimonopolistica comunitaria Per sanzionare le imprese si tiene conto di – mercato rilevante (aspetti merceologici, geografici, soprattutto: sostituibilità della domanda) – posizione dominante (capacità effettiva di tenere comportamenti non concorrenziali – elementi oggettivi) – abuso di posizione dominante (elementi soggettivi) Sono vietati: – aiuti di stato a singole imprese (falsano la concorrenza) – aiuti alle esportazioni o a investimenti Sono consentiti – aiuti regionali (aree depresse) – aiuti orizzontali (specifiche attività: ricerca e sviluppo) – aiuti settoriali (settori ben individuati) 25 Legislazione antimonopolistica italiana Tradizionalmente più importanti – Apertura internazionale – Controllo dei prezzi – Impresa pubblica Dal 1990 legislazione italiana ricalca quella europea: – si applica a imprese private e pubbliche – istituisce l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) 26 Un dilemma della legislazione antimonopolistica Evitare concentrazioni: max efficienza allocativa ? Ammettere concentrazioni: possibile efficienza innovativa deve essere risolto caso per caso dalle Autorità indipendenti 27 Controllo dei prezzi Misura di controllo diretto che impone prezzi min o max: – Prezzo min sostegno del reddito degli offerenti – Prezzo max a favore dei consumatori e strumento di politica antimonopolistica Le strategie per controllare un prezzo massimo – Max margine di profitto – Max tasso di rendimento sul capitale investito – Max prezzo (price cap) Non è alternativa alla legislazione anti-monopolistica ma complementare, in quanto la legislazione antimonopolistica opera essenzialmente ex post, mentre la regolamentazione dispone le regole per i comportamenti futuri valide erga omnes 28 I limiti del controllo dei prezzi A. Max percentuale di profitto: difficile osservare i costi per poter controllare i profitti => incentivo a far crescere i costi per max i profitti totali (in valore assoluto) B. Max tasso di rendimento sul capitale investito: induce un eccesso di capitale investito (effetto Averch-Johnson) C. Max prezzo: price cap dinamico => tasso consentito di aumento del prezzo = IPC – x (IPC tasso di inflazione, aumento dei prezzi al consumo) Efficacia del controllo dei prezzi nel lungo periodo: dipende dalla conoscenza dei costi delle imprese asimmetria informativa tra impresa e regolamentatore => concorrenza per comparazione con imprese simili per ridurla il controllo dei prezzi deve comunque garantire la sopravvivenza e lo sviluppo delle imprese 29 Controllo dei prezzi e imprese pubbliche in Italia Price cap (statico o dinamico) è stato applicato a: – Elettricità e gas – Canone RAI – Poste – Medicinali etici – Ferrovie e autostrade Impresa pubblica in Italia – In passato: strumento di politica antimonopolistica (ENI, siderurgia, cemento) – Poi: comportamenti monopolistici, oligopoli misti => quali effetti delle liberalizzazioni/privatizzazioni? talvolta aumento dei costi e monopoli locali 30 Impresa pubblica e privatizzazioni L’impresa pubblica è un’impresa operante nel mercato ma di proprietà dello stato o di altro organo pubblico. È una politica microeconomica che consente di gestire direttamente l’impresa in modo coerente con le finalità pubbliche, per es. favorire l’efficienza in presenza di monopolio naturale o promuovere lo sviluppo di un settore Ma esposta a problemi e critiche riguardo alla sua efficienza e alla reale capacità di realizzare gli scopi previsti, poiché – Carenze manageriali => scarsi incentivi a seguire gli obiettivi pubblici (relazione agente-principale, vedi A.I.) – Fonte di clientelismo – Aumento dei costi e dei prezzi o maggiori perdite di bilancio – Molteplicità di fini => gestione poco controllabile e trasparente – Realizza poca innovazione 31 Confronto impresa pubblica/privata. Privatizzazioni (a) Il confronto tra impresa pubblica e privata deve tener conto che: ✔ I problemi di agenzia insorgono anche nella grande impresa privata, nel rapporto tra manager e azionisti ✔ Le perdite realizzate da un’impresa pubblica non sono sempre il risultato di cattiva gestione se sono previste e coerenti con le finalità pubbliche, in particolare: ✔ per favorire l’efficienza in condizioni di monopolio naturale (praticando un prezzo pari al costo marginale) ✔ o se sono realizzate in condizioni e settori non profittevoli nei quali le imprese private evitano di entrare ma che per l’operatore pubblico è opportuno sostenere e mantenere produttivi 32 Confronto impresa pubblica/privata. Privatizzazioni (b) Negli ultimi decenni nei paesi avanzati è prevalsa una tendenza alla privatizzazione delle imprese pubbliche ✔ per le difficoltà del bilancio pubblico di sostenerne i costi ✔ per la scarsa fiducia nei risultati conseguibili dalle imprese pubbliche ✔ e anche perché in molti settori (es. telecomunicazioni, energia), grazie alle innovazioni tecnologiche sono venute meno le condizioni di monopolio naturale Ma rischi di «cattura» fra regolamentatore e controllato Il caso dell’ILVA di Taranto 33 Le esternalità Vantaggi o danni causati dall’azione (di consumo o produzione) di un operatore su un altro operatore per i quali il primo non riceve o paga un compenso al secondo => inesistenza del mercato Vantaggi e danni che non entrano nel bilancio privato dell’operatore che li causa, ma sono importanti per il benessere della collettività => Gli effetti esterni non vengono presi in considerazione da chi prende la decisione di produzione o di consumo Negativa : azione i cui benefici vengono appropriati dal decisore ma i cui “costi” ricadono (almeno in parte) su altri. Positiva: azione i cui “costi” ricadono sul decisore ma i cui benefici vengono appropriati (almeno in parte) da altri. In generale: l’azione viene decisa senza tenere conto di tutti i suoi costi e/o benefici, perché non c’è un prezzo da pagare o ricevere per i costi e benefici arrecati ad altri 3 Esempi e cause delle esternalità Esternalità negativa, esempi: inquinamento, inquinamento acustico, fumo in locali chiusi, congestione del traffico, trasmissione malattie infettive Esternalità positive, esempi: istruzione, ricerca di base, riqualificazione di edifici in aree degradate, vaccinazione Inesistenza dei diritti di proprietà individuali su alcuni beni => i singoli possono essere indotti a sfruttare eccessivamente il bene (fino alla tragedia dei beni comuni); ognuno le usa non tenendo conto degli effetti sugli altri Attività di produzione e consumo congiunte: la produzione o il consumo da parte di un agente determina il sorgere di altri beni (o «mali») per altri agenti. Ad esempio, la fabbrica che inquina è come se avesse oltre al proprio anche il prodotto congiunto dell’inquinamento N.B. Il livello ottimale di esternalità negativa non è necessariamente zero 4 Esempio: un’impresa che inquina Le esternalità sono causa di divergenza fra costi privati e costi sociali, ovvero fra prodotto marginale privato e prodotto marginale sociale CM Sociale > CM Privato. P rispecchia CM Privato. P del mercato è minore del P ombra e Q prodotta è maggiore di quella efficiente Prezzo ombra è il P che, Esternalità negativa se venisse realizzato dal Prezzo CM Sociale mercato, garantirebbe la produzione di Q ottima € 10 CM Privato È il comune valore di BMS =CMS. 8 6 4 Inefficienza allocativa 2 BM Privato = BM Sociale 0 1,000 3,000 Quantità 5 Esempio: un’impresa che innova BM Sociale > BM Privato. Il P rispecchia BM Privato e non BM Sociale. P di mercato < Prezzo ombra e Q minore di quella efficiente. Esternalità positiva Prezzo CM Privato = CM Sociale € 10 8 Inefficienza allocativa 6 4 BM Sociale 2 BM Privato 0 1,000 3,000 Quantità 6 Conseguenze delle esternalità Costi o benefici sociali diversi dai costi o benefici privati di chi decide l’azione => produzione e consumo maggiore/inferiore di quanto socialmente ottimale Esternalità negativa CMarg privato < CMarg sociale eccesso di consumo o produzione BMarg privato > BMarg sociale eccesso di consumo o produzione Esternalità positiva CMarg privato > CMarg sociale deficit di consumo o produzione BMarg privato < BMarg sociale deficit di consumo o produzione 7 Intervento pubblico e teorema di Coase Intervento pubblico che «internalizzi» le esternalità, rimuovendo la differenza fra costo (beneficio privato e sociale) Imposte pigouviane o regolamentazione come soluzione alle esternalità Ma è necessario un intervento pubblico (e di quale tipo)? Idea di fondo del teorema di Coase : l’assenza di diritti di proprietà come causa di esternalità => per eliminarle vanno assegnati questi diritti. 8 Le proposizioni del teorema di Coase Si basa su 2 proposizioni 1. in assenza di costi di transazione se vengono assegnati i diritti di proprietà le parti troveranno un accordo che eliminerà l'esternalità. Il soggetto a cui sono assegnati questi diritti non è rilevante per l’efficienza (ma lo è per l’equità). 2. In presenza di costi di transazione può essere necessario per raggiungere l’efficienza non solo assegnare i diritti di proprietà ma anche assegnarli a uno specifico soggetto. Costi di transazione per organizzazione dei mercati, per ricerca dei prezzi e delle controparti interessate, per la negoziazione e la stipula dei contratti 9 L’intervento pubblico secondo Coase La società deve assegnare i diritti di proprietà e farli rispettare (inoltre deve esistere un «numerario» per dar luogo agli scambi di mercato) Conta il contesto istituzionale in base al quale attribuisco sussidi o introduco imposte Ma trade-off equità-efficienza in presenza di costi di transazione E l’assegnazione dei diritti ha sempre ricadute distributive (allevatore e agricoltore, fumatore e non fumatore) 10 Le possibili misure per correggere le esternalità In presenza di esternalità si ha divergenza tra costo privato e costo sociale (o tra utilità privata e utilità sociale) a causa di costi (o benefici) esterni. Consideriamo solo il caso delle esternalità negative => politiche in caso di esternalità A. Tassazione pigouviana B. Incentivi (sussidi) all’eliminazione delle diseconomie C. Permessi (o diritti) negoziabili D. Regolamentazione (comando e controllo) 11 Tassazione pigouviana Un’imposta di valore pari all’esternalità, a carico dell’impresa che inquina, ristabilisce l’uguaglianza tra costo marginale privato e costo marginale sociale. Es.: dato p, l’impresa produce OA; tuttavia causa un’esternalità negativa pari a aq per ogni unità prodotta; se però deve pagare un’imposta pari al valore dell’esternalità il suo CM aumenta e la quantità prodotta (e l’inquinamento) si riduce a OC (quantità socialmente ottima). p, CM CM priv + aq CM priv p aq esternalità q O C A 12 Sussidi Si rende costosa l’attività che genera esternalità in modo da “scoraggiarla”, rendendo conveniente il comportamento socialmente efficiente. Si ‘premia’ con un sussidio chi evita di generare esternalità => invece di tassare la produzione si “premia” la riduzione di produzione (rispetto al livello che massimizza i profitti dell’impresa) Risultati uguali a quelli della tassazione ma non sul piano “distributivo” (equivale a una diversa assegnazione dei diritti di proprietà) Possibili effetti perversi nel lungo periodo – il sussidio riduce i costi medi e incentiva l’ingresso di imprese nel mercato (che generano ulteriori esternalità) Altri incentivi possibili: all’introduzione di tecnologie non inquinanti (anche le tasse e i permessi negoziabili incentivano simili tecnologie). 13 Permessi negoziabili (a inquinare) Anche in questo caso si rende costosa l’attività che genera esternalità negative => chi le genera deve disporre di un permesso, che – salvo assegnazioni gratuite – dovrà “comprare” in un apposito mercato L’autorità predetermina il livello “ottimale” di produzione inquinante (livello OC) e vende all’asta i diritti a produrre e inquinare L’impresa troverà conveniente acquistare i diritti e produrre fino alla quantità a cui il p. di vendita del prodotto è pari al costo marginale più il prezzo di acquisto del diritto: per un prezzo del diritto pari al valore dell’esternalità l’impresa produce la quantità ottimale OC => l’acquisto dei diritti sposta verso l’alto la curva del C’ Imposte e diritti negoziabili incentivano innovazioni che riducono l’inquinamento La quantità complessiva di permessi è decisa dall’autorità politica e dovrebbe corrispondere all’ottima produzione o emissione di esternalità (0C nel nostro caso) Usati per l’applicazione dell’accordo di Kyoto del 1997 sulla riduzione delle emissioni di gas serra. 14 Regolamentazione contro l’inquinamento Si impongono norme rigide e si controlla che siano rispettate. le norme sono dirette a vietare i comportamenti che generano esternalità negative e in genere consistono nella fissazione di standard quantitativi da rispettare Impone limiti massimi, in caso di esternalità negative (es. divieto di fumo nei locali pubblici; divieto di far rumore in strada dopo le 24) o minimi, in caso di esternalità positive (es. istruzione obbligatoria almeno fino al 15esimo anno di età) Forme di regolamentazione in caso di inquinamento: – Contingentamento alla produzione; – Contingentamento sull’inquinamento – Vincoli sugli input (tecnologia) Per realizzarlo in modo efficiente occorrono informazioni sui costi opportunità privati e sui costi e valori sociali che l’autorità pubblica di fatto non possiede 15 Confronti (a) Se sono disponibili tutte le informazioni: le varie misure possono essere equivalenti L’efficacia relativa delle varie politiche dipende da: ✔ Costi di amministrazione: più bassi per la regolamentazione ✔ Incertezza sulla reazione delle imprese: regolamentazione e diritti sono preferibili se c’è incertezza ✔ Effetti di incentivo a ridurre l’inquinamento più forti in caso di imposte e diritti In chiave dinamica, imposte e permessi negoziabili incentivano le imprese ad adottare tecnologie meno inquinanti 16 Confronti (b) Le tasse (ed i permessi) fanno affluire fondi al bilancio pubblico, al contrario dei sussidi Con regolamentazione e permessi negoziabili si è più certi dell’ottenimento del risultato (esempio: determinata riduzione dell’inquinamento); con le tasse ognuno si comporta come meglio ritiene. Tasse e permessi consentono di ottenere determinati risultati (esempio: data riduzione inquinamento) con minori costi complessivi per coloro che devono cambiare comportamento (cost-effectiveness). Problemi seri di coordinamento internazionale in presenza di problemi ambientali globali e più in generale di beni pubblici globali (o beni comuni transnazionali). 17 I beni pubblici (a) Due proprietà fondamentali: 1. Non escludibilità: la natura del bene o ragioni tecniche rendono impossibile (o molto costoso) escludere qualcuno dal consumo del bene e, quindi, imporre il pagamento di un prezzo => nessun privato ha convenienza a fornire il bene 2. Non rivalità: il consumo da parte di un soggetto non riduce la disponibilità per il consumo da parte degli altri soggetti: fornire un’unità aggiuntiva del bene non implica alcun costo (costo marginale nullo, solo costi fissi) => la mancanza o la scarsità di offerta del bene determina una inefficienza particolarmente grave (perdita di benessere sociale) Esempi: difesa nazionale, segnali dei fari, luce del condominio, segnali televisivi (se non escludibili….) Beni pubblici globali: conseguenze che ricadono su aree sovranazionali (ambiente, stabilità finanziaria) 18 I beni pubblici (b) La natura di bene pubblico non è assoluta, ma dipende dalle condizioni dei mercati e dai livelli tecnologici raggiunti; in un futuro non troppo lontano il faro potrebbe diventare un servizio escludibile. I beni possono avere diversi gradi di non rivalità e non escludibilità si parla anche di beni pubblici impuri. Ad esempio, possono esistere: – beni rivali, ma non escludibili (le strade di un centro cittadino nelle ore di punta) – beni escludibili, ma non rivali (una grande spiaggia) 19 Beni pubblici/privati: tassonomia 20 Beni pubblici e intervento pubblico Un bene pubblico può essere considerato un caso particolare di esternalità Non ci sono incentivi alla produzione privata del bene pubblico poiché non si può ottenere un prezzo => ✔ assenza del mercato! ✔ parassitismo (free riding) Giustificazioni dell’intervento pubblico: ✔ L’intervento pubblico deve mirare a facilitare o a «imporre» accordi cooperativi tra gli agenti ✔ Oppure può supplire alla mancanza di iniziativa privata finanziando/producendo il bene pubblico impiegando risorse raccolte mediante tasse e imposte Se la non rivalità è limitata a livello locale o di gruppi congestione: ✔ È preferibile la produzione su scala ridotta (limitando l’accesso) mediante enti locali, clubs… 21 Il dilemma del prigioniero Armatore B Costruire Non costruire Costruire 8,8 5 , 11 Armatore A Non costruire 11 , 5 6,6 Superiorità delle scelte non cooperative => come fare a realizzarle? Esempio di 2 armatori le cui navi operano lungo lo stesso tratto di mare e che possono cooperare o meno nella costruzione di un faro. L’equilibrio è dato dalla situazione nella quale nessuno costruisce e si realizza il peggiore risultato per entrambi (6,6). Questo è un gioco di free-riding con un equilibrio con «strategia dominante» in cui ognuno preferisce fare il «parassita». Ma tale equilibrio non è un ottimo paretiano => produzioni che migliorano il benessere non si realizzano => inefficienza. Le scelte migliori dal punto di vista individuale conducono a una situazione subottimale dal punto di vista collettivo. 22 Finanziamento e produzione dei beni pubblici Beni pubblici puri => necessità di intervento pubblico Problemi: 1. livello della produzione 2. finanziamento della produzione 3. soggetto che produce (produzione effettiva) Rispetto ai primi due punti (tra loro connessi): questione del free riding => soluzione possibile: ✔ ricorso a metodi per determinare la “disponibilità a pagare” per il bene pubblico e quindi la quantità da produrre (dati i costi) ✔ compito di finanziare la produzione attribuito a un soggetto pubblico Rispetto al terzo punto, il soggetto che finanzia non deve sempre coincidere con quello che produce => impresa pubblica o privata? Rilevanza anche dalla capacità di controllo del pubblico sull’attività del privato 23 Beni comuni Le risorse (beni) comuni = beni non escludibili, ma rivali. Esempio principale è dato dai beni naturali ed ambientali The Tragedy of Commons: Essendo non escludibili chiunque può utilizzarli senza pagare alcunché, ma essendo anche rivali l’uso da parte di ciascuno riduce la possibilità altrui di goderne Le risorse comuni – proprio perché non escludibili – tendono ad essere usate troppo intensamente. Ciò crea un’esternalità negativa che – proprio perché sono beni rivali – ne compromette il godimento altrui L’esternalità colpisce soprattutto le generazioni future La sostenibilità dei «beni comuni» dipende anche dal «rapporto di forze» tra capacità di sfruttamento e capacità di rigenerazione del bene (pesca, ambiente…) 24 Costi di transazione I costi di transazione sono tutti i costi per l’organizzazione e il funzionamento dei mercati, connessi allo svolgimento delle transazioni, diversi dai costi di produzione. Si riferiscono soprattutto alle transazioni che si svolgono nel mercato => costi che le parti devono sostenere per realizzare scambi, accordi, trattative, per scrivere contratti e applicarli Possono essere aggravati dall’incertezza su eventi futuri e asimmetrie informative Esempi: i) l’introduzione dell’euro ha eliminato i costi di transazione derivanti dal cambio delle valute nei paesi europei; ii) le piattaforme digitali (sharing economy) abbassano drasticamente i costi di transazione in molti ambiti e fanno emergere “mercati” prima inesistenti, dimostrando così l’importanza dei costi di transazione (Blablacar) 25 Le asimmetrie informative Situazione nella quale le due parti di una transazione (es. compratore e venditore) non sono egualmente informate => una possiede informazioni che l’altra vorrebbe possedere ma che la prima non ha alcun incentivo a rivelare (correttamente) In questi casi si parla anche di problemi di “agenzia” (delega). Il soggetto più informato è l’agente (delegato), il soggetto meno informato è il principale (delegante) Le asimmetrie informative sono causa di costi di transazione e di inefficienza Si distinguono in selezione avversa e azzardo morale 26 La selezione avversa Presupposti: l’asimmetria informativa riguarda una caratteristica del bene o servizio oggetto di transazione. Si manifesta in generale prima della conclusione del contratto tra le parti. Manifestazione: la parte meno informata teme di acquistare un bene o servizio con caratteristiche negative e attua comportamenti diretti a proteggersi da questo rischio Conseguenze: alcuni scambi reciprocamente vantaggiosi non hanno luogo, fino alla possibile scomparsa di un mercato (inefficienza paretiana e mercati incompleti) Esempio: mercato auto usate, crediti bancari delle imprese, assicurazioni sanitarie, mercato del lavoro su qualità dei lavoratori Possibili soluzioni alla selezione avversa: reputazione, certificazione” credibile (reputazione di terzi), “segnali” credibili 27 Il mercato dei «bidoni» (a) Lemons (Akerlof 1970). Nel mercato delle auto usate la caratteristica che genera asimmetria informativa è la qualità del bene oggetto di scambio Le auto usate possono essere buone o cattive: ✔ prezzo di riserva dell’acquirente per una B: 20 ✔ prezzo di riserva dell’acquirente per una C: 10 ✔ prezzo di riserva dell’offerente per una B: 16 ✔ prezzo di riserva dell’offerente per una C: 8 => È efficiente scambiare entrambi i tipi di auto, ma l’acquirente è gravato da informazione asimmetrica. 28 Il mercato dei «bidoni» (b) L’acquirente è gravato da informazione asimmetrica. Il prezzo di riserva per un’auto che può essere B o C sarà compreso tra 10 e 20 e dipenderà dalla probabilità che egli assegna ai due eventi. Supponiamo che sia 15 (equiprobabilità), in questo caso nessuna B potrà essere venduta (il prezzo di riserva del venditore è >15) e si scambieranno solo “bidoni” (selezione avversa). Nel caso in cui il prezzo di riserva dell’acquirente per le auto C fosse minore di 8, il mercato verrebbe ‘distrutto’ malgrado gli scambi potenzialmente efficienti delle auto C. 29 L’azzardo morale Presupposti: l’asimmetria riguarda il comportamento dell’agente (dopo la conclusione del contratto) Manifestazione: l’agente sceglie l’azione più conveniente, indipendentemente dall’impegno assunto Conseguenze: il tentativo di proteggersi del principale può impedire scambi reciprocamente vantaggiosi Esempio: shirking del lavoratore, sussidio di disoccupazione, conflitto manager-azionista, protezione dal rischio nelle assicurazioni Possibili soluzioni all’azzardo morale (ma che generano costi di transazione): monitoraggio; contratti incentivanti (premio al risultato) 30 Il «lavoratore sfaticato» Il datore non è in grado di osservare se, una volta assunto, il lavoratore eroga lo sforzo adeguato sul posto di lavoro Il lavoratore può erogare lo sforzo alto o basso Protetto dall’asimmetria informativa erogherà lo sforzo basso Temendo ciò il principale offre un salario basso L’agente rifiuta e la transazione non avviene anche se per lo sforzo alto (certo) il principale offrirebbe un salario superiore al prezzo di riserva del lavoratore per questo sforzo (inefficienza) 31 Rimedi all’asimmetria informativa Vari accorgimenti per evitare le conseguenze negative delle asimmetrie informative – contratti con pagamento legato al controllo della qualità del bene o, comunque, ai risultati ottenuti con il ricorso al bene; – prestazione di garanzie; – certificazioni di qualità da parte di associazioni professionali; – acquisizione di reputazione (anche attraverso marchi di fabbrica); – “segnalazione” (signaling) delle caratteristiche della merce o delle proprie qualità (ad es. disponibilità ad accettare contratti che prevedano la restituzione del prezzo in caso di malfunzionamento). Forti dubbi che istituzioni di tipo privatistico riescano sistematicamente a superare l’incompletezza dei mercati derivante da asimmetria informativa. La soluzione è, pertanto, quella dell’intervento pubblico sotto forme diverse, che vanno dalla regolamentazione alla creazione di aziende pubbliche 32 Il teorema del second best (a) Quando non tutte le condizioni di ottimo paretiano possono essere soddisfatte la situazione migliore non è necessariamente quella in cui è soddisfatto il maggior numero possibile delle altre condizioni Quando viene violata una condizione non è facile dire in generale quale sia la soluzione migliore (analisi caso per caso) => in presenza di una distorsione ineliminabile, un’ulteriore distorsione potrebbe essere migliorativa dell’efficienza 33 Il teorema del second best (b) In particolare, potrebbe essere giustificato un intervento pubblico, che di per sé è causa di ulteriori allontanamenti dalle condizioni di ottimo, ma che in realtà nella situazione specifica potrebbe consentire di avvicinarsi all’ottimo e ottenere un risultato (second best) superiore a quello altrimenti ottenibile senza l’intervento. In alternativa, l’intervento pubblico potrebbe essere finalizzato a rimuovere, ove possibile, la cause di allontanamento dalle condizioni di concorrenza e completezza dei mercati richieste dal Primo Teorema dell’Economia del Benessere Il teorema si applica anche all’intervento pubblico distributivo dato che – come chiarito – un intervento distributivo non distorsivo non è realizzabile => non è detto che in contesti di fallimenti di mercato pervasivi la redistribuzione pubblica aggravi le inefficienze 34 I beni meritori Non sempre si può considerare l’individuo il miglior giudice del suo benessere (approccio welfarista o dell’individualismo etico). Quando questo avviene potrebbe essere giustificato il paternalismo (il decisore è un altro) Giustificazioni del paternalismo: l’individuo non ha informazioni essenziali, l’individuo non segue un processo decisionale razionale Bisogni meritori di cui si vuole salvaguardare il consumo indipendentemente dalle scelte individuali Esempi: obbligo scolastico, obbligo di cinture di sicurezza e casco, incentivo a risparmio per la vecchiaia, proibizionismo, sussidi all’arte I beni che sono oggetto di scelte paternalistiche sono detti meritori. Vincoli all’azione individuale giustificati anche dalle esternalità negative (danni collettivi dall’ignoranza, rispetto all’obbligo scolastico; danni ad altri dalla guida in stato di ubriachezza), anche sotto forma di uso di risorse pubbliche 35 Altri concetti di efficienza La concorrenza perfetta può realizzare l’ottimo paretiano, cioè l’efficienza allocativa, ma non è detto che realizzi anche l’efficienza dinamica, che dipende dalla capacità innovativa Il monopolio può aumentare l’efficienza dinamica favorendo l’innovazione (J. Schumpeter): i) può finanziare la ricerca mediante gli extraprofitti; ii) l’impresa monopolista è incentivata a innovare dalla possibilità di appropriarsi degli extraprofitti che ne derivano (tramite protezione dei diritti di proprietà intellettuale, brevetti) Ma alti profitti in monopolio senza innovare possono anche disincentivare l’innovazione Il monopolio è inefficiente secondo il concetto di ottimo paretiano, però può favorire l’innovazione e/o minimizza il costo medio (se ci sono rendimenti crescenti di scala come in monopolio naturale) => diversi concetti di efficienza possono portare a conclusioni diverse L’intervento pubblico deve tendere a realizzare il migliore compromesso tra efficienza allocativa (P=C’) e efficienza dinamica 36 L’equità L’ottimo paretiano non garantisce l’equità! Come definire l’equità? Diverse concezioni: dottrina liberale uguaglianza delle opportunità dottrina socialista uguaglianza dei risultati Quale spazio per le responsabilità individuali (formali ed effettive)? Quale relazione tra equità e efficienza? ✔ Separabilità: del tutto indipendenti (come nel II Teorema dell’EB) ✔ Trade-off: maggiore equità “costa” una perdita di efficienza, per costi amministrativi e disincentivi all’offerta di lavoro e al risparmio (la redistribuzione avviene per mezzo di un secchio bucato) ✔ Complementarietà/sinergia : maggiore equità migliora l’efficienza, statica e dinamica (effetti su capitale umano, produttività, coesione sociale) Politiche distributive tramite imposte, trasferimenti, regolamentazione dei prezzi e altre politiche pubbliche => redistribuzione e predistribuzione 37 Il trade-off fra efficienza e equità: la parabola del secchio bucato Impossibile effettuare delle ridistribuzioni tramite imposte che non compromettano l’efficienza => trade-off indicato dalla parabola del “secchio bucato” di Okun (1975): il trasferimento di ricchezza dal ricco al povero avviene come in un secchio bucato: parte del contenuto si perde durante il tragitto, per i disincentivi prodotti sull’offerta di lavoro e di risparmio 1 2 Fette diverse redistribuzione 12 Le fette ora sono uguali ma della torta la torta è più piccola 4 3 43 38 La politica microeconomica La politica microeconomica consiste nell’insieme di misure tendenti: – ad assicurare l’esistenza e il funzionamento del mercato, quando questo è capace di garantire l’ottimo desiderato (i compiti minimi che vanno affidati all’operatore pubblico sono: l’attribuzione dei diritti di proprietà, la giustizia e la difesa, che sono condizione stessa di esistenza e di buon funzionamento del mercato); – a correggere le molteplici carenze derivanti dal concreto funzionamento del mercato stesso e messe in rilievo dalla teoria microeconomica in relazione ai diversi concetti di efficienza statica e dinamica; – ad assicurare una distribuzione del reddito o della ricchezza ritenuta equa e a garantire la presenza di beni meritori. 39 I tipi di politiche di correzione dei fallimenti microeconomici Controllo diretto: mirano all’obiettivo imponendo un comportamento; regolamentazione, contingentamenti Controllo indiretto: inducono un determinato comportamento => incentivi e disincentivi monetari, ad es. imposte, sussidi Il nudge: un nuovo tipo di misura di controllo indiretto => modificare le scelte agendo su incentivi non monetari e agendo sul contesto in cui le scelte sono compiute da soggetti con «razionalità limitata». Misure per evitare scelte irrazionali o correggere esternalità e tendere verso benefici sociali. 40 Le politiche di controllo diretto: la regolamentazione Misura con cui lo Stato disciplina il comportamento degli operatori privati in un determinato settore economico o in determinate circostanze, ad es.: – protezione della proprietà intellettuale per stimolare l’attività innovativa (diritti d’autore, brevetti, marchi ecc.) – regolamentazione ambientale – regolamentazione dell’entrata e della concorrenza effettiva e regolamentazione della condotta delle imprese (legislazione antimonopolistica e regolamentazione finanziaria) – regolamentazione tariffaria e di prezzo, con finalità di efficienza statica o dinamica e/o redistributiva – regolamentazione qualitativa e informativa, per garantire i consumatori quando sorgano problemi di sicurezza nell’uso di un prodotto o vi siano notevoli asimmetrie informative (ad es. farmaci) – regolamentazione di quantità importate o esportate (contingentamento) 41 I rischi della regolamentazione Riguarda sia attività legislativa sia amministrativa. Rischi della regolamentazione: – Favorire interessi particolaristici – Tariffe a favore dei produttori invece che dei consumatori (lobby) – Diritti d’autore che ostacolano la diffusione della conoscenza – Licenze e protezione dalla concorrenza – Cattura da parte del regolamentato 42 I tipi di politiche di correzione dei fallimenti microeconomici Controllo diretto: mirano all’obiettivo imponendo un comportamento; regolamentazione, contingentamenti Controllo indiretto (inducono un determinato comportamento => incentivi monetari) Il nudge: un nuovo tipo di misura di controllo indiretto 2 L’economia comportamentale e il nudge L’economia comportamentale studia, a partire da Kahneman e Tversky 1974, le “anomalie” nei meccanismi di scelta individuale rispetto alla razionalità economica neoclassica. Il “paternalismo libertario”, proposto da Sunstein e Thaler nel 2003, si basa sull’idea che lo Stato debba dotarsi di nuovi strumenti non coercitivi di intervento, i cosiddetti nudge (o “spinte gentili”). Indurre le persone a migliorare scelte e comportamenti sociali attraverso politiche non coercitive che sfruttino l’influenza sulle decisioni individuali delle euristiche cognitive, delle norme sociali, della cultura. Questo approccio non necessariamente porta a rigettare politiche più tradizionali 3 Le opportunità per il nudging L’idea alla base dei nudge è che i comportamenti individuali possono essere modificati intervenendo sul contesto nel quale vengono compiute le scelte perché la razionalità individuale è soggetta a numerosi limiti e risente, tra l’altro, del modo nel quale viene presentata la scelta. Ai fini della sviluppo della prospettiva dei nudge, è stata fondamentale la mole di ricerche effettuate negli ultimi decenni dall’economia comportamentale. Tali ricerche hanno messo in luce un numero rilevante di deviazioni sistematiche dal comportamento “razionale” e hanno proposto modelli alternativi di decisione individuale che incorporano criteri di equità e reciprocità, norme sociali, effetti dovuti alla modellizzazione delle scelte, e avversione alle perdite, meccanismi di framing e mentali (es. conti separati) 4 Oltre l’homo oeconomicus? Homo economicus come massimizzatore razionale (anche in presenza di informazione imperfetta) Comportamenti individuali spiegati anche da scelte basate su bias cognitivi e emozioni Economia comportamentale (basata su esperimenti) mostra che gli individui deviano dal modello standard in 3 aspetti: i) preferenze non-standard (preferenze temporali, problema di self-control, di preferenze per il rischio; norme sociali); ii) convinzioni non-standard (eccesso di ottimismo); iii) processi di scelta non-standard (framing, effetti menu, pressione sociale, emozioni) Differenza fra homo oeconomicus e sapiens che commettono molti errori prevedibili a causa dell'uso di euristiche, fallacie, e a causa del modo in cui sono influenzati dalle loro interazioni sociali. 5 Sistema Riflessivo e Sistema Automatico Cambiare comportamento senza cambiare la mente? Sistema riflessivo: controllato; con sforzi; deduttivo; lento; conscio. Sistema automatico: non controllato; privo di sforzo; emotivo; veloce (basato su scorciatoie); inconscio. Una racchetta da ping pong costa 1 euro più della pallina; insieme costano 1,10 euro; quanto costa la pallina? Per cambiare i comportamenti i policy makers devono indagare come funzionano i due sistemi => modificare il contesto delle scelte (architettura delle scelte) Ampia variabilità nelle scelte individuali anche in presenza di informazione adeguata => da cosa dipende? Rischi di generare diseguaglianza fra chi riesce a agire diversamente secondo i due sistemi? Scelte non ottimali per sé e/o per la società 6 I bias nelle scelte del sistema automatico Ancoraggio: quando una persona si basa troppo su una particolare informazione (reference point per stime). Euristica della disponibilità: le persone fanno previsioni sulla frequenza di un evento sulla base dell'esempio che più facilmente viene ricordato (perché le persone pensano che gli omicidi si verifichino più facilmente dei suicidi). Euristica della rappresentatività: quando le persone giudicano la probabilità di un'ipotesi considerando quanto l'ipotesi assomigli a esempi disponibili. Un esempio potrebbe essere ipotizzare che un ragazzo alto giochi a basket anche se non c'è una chiara relazione causa-effetto. Status quo bias: preferenza per lo stato attuale delle cose (inerzia); eventuali modifiche sono percepite come perdite. Effetto gregge: forte influenza dalle azioni degli altri. 7 I fattori di influenza delle scelte (a) Chi veicola il messaggio Scorciatoie mentali interessate a evitare le perdite (più valutate dei guadagni; importanza del reference point; sopravvalutazione micro probabilità; soldi in diversi bundles; tasso di sconto iperbolico) Norme sociali basate sul comportamento altrui (ma rischio di effetti boomerang da tenere in conto; ad esempio informazioni sul consumo basate sul consumo medio) Opzione di default 8 I fattori di influenza delle scelte (b) Attenzione basata su poche informazioni salienti (quante calorie consumi, ma se non conosci la quantità necessaria? Quanto spendi di riscaldamento? Come confronti acquisto di auto e taxi?) Suggerimenti inconsci (faccine nel consumo energetico) e associazione mentale con concetti precedenti (aumento della partecipazione per chi riceve domande su intenzioni di voto) Associazioni emotive Impegni e promesse pubbliche (bisogno di coerenza) Ego e autostima 9 Il paternalismo libertario Unione di due concetti che vengono comunemente considerati opposti: libertarismo e paternalismo. Sunstein e Thaler affermano che "...l'aspetto libertario delle nostre strategie sta semplicemente nell'insistenza che le persone dovrebbero essere libere di fare ciò che vogliono e di scegliere accordi indesiderati, se vogliono farlo". La parte paternalistica «si trova nell'affermazione che è legittimo per gli architetti delle scelte cercare di influenzare il comportamento delle persone, al fine di rendere la loro vita più lunga, sana, e migliore L'architettura delle scelte descrive il modo in cui le decisioni sono influenzate dalla presentazione delle opzioni. È nello stabilire l'architettura delle scelte che le persone possono essere pungolate senza però perdere la loro libertà di scelta.» 10 Un esempio di paternalismo libertario Un semplice esempio potrebbe essere mettere cibo sano in una mensa scolastica al livello degli occhi, mettendo il cibo spazzatura in zone più difficili da raggiungere. Gli individui non perdono la loro libertà, ma questa organizzazione del cibo ha l'effetto di diminuire il consumo di cibo spazzatura e quindi di aumentare il consumo di cibi più sani. Modifica delle opzioni di default nelle scelte relative a piani di investimento in pensione e welfare. 11 L’architettura delle scelte Un ruolo importante nell'utilizzo dei pungoli è giocato dall'architettura della scelta. Ci sono molti modi per proporre un'opzione al decisore, e questi può esserne influenzato, per esempio selezionando diversi default oppure variando l'ordine delle alternative di scelta in un menu. Gli architetti delle scelte fanno uso di diversi strumenti al fine di influenzare le scelte degli individui, strumenti che possono essere suddivisi in due categorie principali: quelli utilizzati nella struttura delle opzioni (numero di alternative, default option) e quelli utilizzati nella descrizione delle opzioni (salienza dei diversi attributi). 12 Il nudge nelle politiche pubbliche nazionali Idea che sostegni positivi e suggerimenti o aiuti indiretti possono influenzare i motivi e gli incentivi che fanno parte del processo di decisione di gruppi e individui, almeno con la stessa efficacia di istruzioni dirette, legislazione o adempimento forzato. Le influenze più celebri di questa teoria comprendono la formazione del britannico Behavioural Insights Team, spesso chiamato Nudge Unit, nell'ufficio di gabinetto guidato da David Halpern nel governo Cameron (ma interessato a ridurre esternalità negative per la società) e sviluppato attraverso RCT, e la nomina da parte di Obama di Cass Sunstein come amministratore dell'Ufficio di Informazione e Affari Normativi. Nudge attraente anche in quanto a costo zero 13 Esempi di nudging Lotteria degli scontrini: da avviare in Italia dopo esempi di Malta, Slovacchia, Portogallo, Romania e Polonia. Gli scontrini fiscali riportano un codice che permette di partecipare a una lotteria, che dispenserà premi solo a pochi fortunati. Gioco «non equo», ma sfruttando l’euristica cognitiva della sovrastima delle basse probabilità, questa misura ha portato, in tutti i paesi, ad un maggior rispetto degli obblighi fiscali. Suggerimento di ripartire con il silenzio assenso per il TFR Nudge per generare consumo di beni meritori, ma anche per raggiungere obiettivi sociali (lotta a iniquità, inefficienze, esternalità) 14 Esempi di nudging in US: tax compliance e tax morale Contro il modello dell’evasore razionale? RCT in Minnesota => a gruppi di contribuenti sono stati forniti quattro tipi di informazioni: i) che le tasse vanno a opere di pubblica utilità; ii) minacce di punizioni elevate; iii) informazioni su come essere aiutati per compilare i modulo; iv) è stato detto che il 90% della popolazione ha correttamente dichiarato le imposte. Solo la quarta modalità ha avuto un effetto significativo sulla compliance. Esempio importante anche per valutare incentivi al voto della popolazione 15 Esempi di nudging in UK: la donazione degli organi Come incrementare il numero di donatori, mantenendo invariata la legge? Circa il 32% degli inglesi è donatore e si iscrive di solito quando rinnova la patente o paga le tasse automobilistiche. Nel 2012 testato un nuovo banner => si finiva casualmente in una delle 8 pagine che si differenziavano per il modo nel quale era formulata la richiesta di iscriversi al registro. Utilizzando frasi e immagini appropriate, alcune pagine puntavano sull’avversione alle perdite, altre sul conformismo, altre su un messaggio positivo, altre sulla reciprocità. L’esperimento ha coinvolto circa un milione di persone (più di 135,000 osservazioni per variante). La pagina che ha registrato l’incremento di iscrizioni maggiore rispetto alla versione di controllo è stata quella con una frase che puntava sulla reciprocità: “Se tu avessi bisogno di un trapianto vorresti avere l’organo da trapiantare? Se la risposta è sì, aiuta gli altri.” Questa pagina adesso è diventata quella ufficiale. 16 Esempi di nudging in UK: il pagamento di tasse e multe La BIT ha lavorato insieme alle corti giudiziarie, alla DVLA, alla HMRC (l’equivalente inglese della Agenzia delle entrate), ad una serie di esperimenti di portata locale, ancora in corso, per verificare come diversi modelli di avviso di pagamento possano incidere sul gettito fiscale e sul pagamento delle multe giudiziarie o automobilistiche. In esperimenti locali con campioni ridotti si è verificato come spedire un SMS personalizzato a chi deve pagare una multa giudiziaria aumenti la percentuale di pagamenti dal 5% al 33%, portando a nuove entrate che, se calcolate su scala nazionale, si aggirerebbero intorno ai 30mln di sterline più il risparmio dovuto ai costi necessari al recupero crediti. 17 Esempi di nudging in UK: il risparmio energetico Politica per indurre i cittadini a isolare termicamente gli attici delle case. Anziché basarsi su incentivi economici «razionali», si è stipulato un accordo con B&Q (un’impresa di aiuti casalinghi) per proporre sconti a chi vuole far liberare l’attico dagli oggetti che lo occupano, vincolando lo sconto al successivo isolamento termico. 18 Esempi di nudging: la riforma del TFR nel 2005 Aumentare la libertà di scelta incrementa sempre il benessere degli individui? Complessità di scelta in ambiti in cui non si ha tempo per imparare dagli errori? Lasciare piena portabilità del TFR a qualunque forma di previdenza privata? Vincolare le scelte tramite nudge e campagne informative => silenzio assenso? Migliorare la scelta di default? Ma la scelta è sempre verso il benessere degli individui? Il nudging sempre benevolente? Quali effetti di lungo periodo? 19 Domande preliminari Perché preoccuparsi della diseguaglianza? Conta solo la povertà? Dobbiamo guardare solo a quello che succede nella ‘coda bassa’ della distribuzione? Giudizi etici Caratteristiche dei processi che la determinano Conseguenze su alcuni ‘mali’ (crescita economica, ambiente, democrazia, mobilità sociale) Sono “giusti” gli esiti di mercato? I processi vanno indagati dal punto di vista di equità ed efficienza per valutarne l’accettabilità. E quali sono le conseguenze della diseguaglianza e del suo aumento su crescita, salute, coesione sociale, risorse pubbliche? 3 Distribuzione funzionale o personale Diseguaglianza funzionale guarda alle quote di reddito nazionale appropriate dai diversi fattori produttivi (salari, profitti, rendite) Distribuzione personale guarda a come i redditi si distribuiscano fra gli individui, indipendentemente dalla loro fonte Storicamente attenzione sulla funzionale (teoria classica e neoclassica). Ora maggior focus sulla personale; funzionale e personale non sono più aspetti sovrapponibili, è variata l’unità di riferimento. Alcune cause: ✔ Scomparsa del modello del “male breadwinner” salariato => il ruolo delle componenti familiari ✔ Ampie differenze non solo fra diversi tipi di reddito, ma nelle stesse categorie. Grossa crescita delle divergenze dei redditi da lavoro => basta guardare alle medie? ✔ Gli individui ricevono diversi tipi di redditi ✔ Ruolo delle istituzioni (stato; fondi pensione) nel passaggio da funzionale a personale 4 La variabile economica di riferimento Quale variabile meglio rappresenta il benessere degli individui? Variabili monetarie o non monetarie? Uni o multidimensionali? a) Il reddito b) Il consumo c) Il patrimonio d) Le capacità e) La felicità 5 Il reddito come variabile economica di riferimento Il reddito: flusso, monetario e non (utilità, costo opportunità) derivante da uno stock di ricchezza. Il concetto di reddito entrata (Simons) è il più esaustivo: valore di mercato del consumo + variazione del valore dei diritti di proprietà. Ovvero, consumo potenziale. Ma come empiricamente calcolo il reddito? E a che unità di tempo mi sto riferendo? Difficoltà enorme a calcolare praticamente tutte le dimensioni di reddito, con effetti su comparazioni fra paesi, ad esempio: ✔ Variazioni in conto capitale; redditi evasi; fringe benefits; lavoro non retribuito; rendite imputate; trasferimenti pubblici «in natura» 6 Il consumo o il patrimonio Vantaggi empirici: più facile misurazione nei PVS (ma spesa più che consumo) e tengo conto anche dell’autoproduzione (e meno distorto da evasione e elusione). Dal punto di vista teorico posizioni contrastanti: – Più adeguato a misurare il reddito permanente (minori fluttuazioni, teoria del ciclo vitale), ma serve accesso a mercati capitali e perfetta informazione – Dipende dalle preferenze degli individui piuttosto che dal loro benessere (Paperone e Paperino…). Il reddito è il “potere di disporre delle risorse”. Si può usare la ricchezza? Soprattutto se redditi misurati in modo impreciso L’ISEE 7 Le capabilities Sen (1980): “ciò che rileva non sono le risorse materiali, ma ciò che queste consentono di fare” Capabilities (capacità) come insieme di vettore di «funzionamenti» alternativi (azioni possibili, essere in buona salute, saper leggere…). Ampiezza delle capacità come misura di libertà «positiva» Non bisogna limitarsi a misure strettamente monetarie. Non contano le risorse ma ciò che esse consentono di fare. Chi ha molto reddito ma problemi di salute ha basse capabilities. Difficoltà empiriche enormi di misurazione: – Associo più indicatori? Quali dimensioni? Quali «pesi»? – Cerco indicatore sintetico su varie dimensioni? Indice di sviluppo umano. L’analisi empirica si basa tuttora su una sola dimensione monetaria (il più possibile estesa). 8 La felicità Recupero delle idee degli economisti del ‘700 => recupero della misurabilità del benessere => cardinalità e confrontabilità dell’utilità Come per capabilities: reddito come strumento per raggiungere il benessere, non fine in sé. Sulla felicità conta il reddito, ma non solo: condizioni e luoghi di lavoro, salute, relazioni interpersonali. Critica di Sen: assuefazione al degrado anche in presenza di limitate capabilities. Ma critica a Sen per l’eccesso di paternalismo Reddito e felicità non coincidono: a livello individuale relazione crescente a tassi decrescenti. A livello aggregato «paradosso di Easterlin»: il reddito è correlato positivamente con F, ma l’aumento di Y non comporta significativo aumento di F => spiegazioni ✔ Conta la variazione rispetto agli altri (non basta il semplice aumento di Y nazionale) => influenza del reddito relativo ✔ La variazione del reddito modifica le aspirazioni; felicità come scarto fra aspirazioni e realizzazioni (e non solo su livelli assoluti). Effetto adattamento, modifico ciò che reputo necessario 9 L’unità di riferimento Impostazione individualista dell’economia del benessere, ma ruolo della «famiglia» fondamentale per: ✔ fasi di vita in cui non si è auto-sufficienti ed economie di scala Ma esiste distribuzione intrafamiliare? Come comparare i redditi dei diversi nuclei familiari? Le scale di equivalenza e il reddito equivalente Vettore di coefficienti che standardizza le eterogeneità demografiche associando ad ogni famiglia un numero di componenti equivalenti All’aumentare del numero dei componenti Y familiare deve crescere meno che proporzionalmente per mantenere immutato il tenore di vita (economie di scala familiari) Il numero di componenti equivalenti è minore della numerosità familiare Non univocità delle scale => la scala OCSE «modificata»: 1 per il capofamiglia, 0,5 per componenti di almeno 15 anni, 0,3 per componenti con meno di 15 anni Per RdC 1 per capofamiglia, 0,4 e 0,2 per altri maggiorenni e minorenni, ma con tetto a 2,1 10 I passi dell’analisi distributiva Diseguaglianza processo complesso che agisce in varie parti della distribuzione (e.g., ricchi, poveri, classe media) => rilevante capirne i processi e valutarne le conseguenze. Guardando ai redditi: dall’individuo alla famiglia, dalla distribuzione alla redistribuzione: 1. I redditi individuali da lavoro: Salari orari, tempi di lavoro, disoccupazione. 2. I redditi familiari (equivalenti): composizione dei nuclei familiari; tassi di occupazione (numero percettori); redditi non da lavoro 3. I redditi equivalenti disponibili: l’imposizione personale e i trasferimenti monetari. Ma le altre imposte? Le agevolazioni fiscali? I servizi di welfare? I meccanismi di diseguaglianza possono agire (in diverse direzioni) nei diversi steps => pe politiche possono agire in ogni passo, non solo nel terzo => redistribuzione e «predistribuzione» 11 La curva di Lorenz e l’indice di Gini Quanta parte del reddito va al primo x% della popolazione: quota di Y totale posseduto da frazioni cumulate della popolazione. Non fornisce indicazioni sui redditi medi (se tutti i redditi raddoppiano non muta), solo sulla distribuzione; ma ordinamento incompleto salvo che in caso di “dominanza di Lorenz”. Indice di Gini come area sottesa dalla «Lorenz» 12 La povertà Povertà o esclusione sociale? Concetto monetario o più ampio? Misurazione su redditi o consumi? Su individui o famiglie? La distinzione fra diseguaglianza e povertà => l’identificazione dei poveri I concetti di povertà: ✔ Assoluta ✔ Relativa Le dimensioni della povertà: incidenza e intensità 13 La povertà assoluta Identificazione di un paniere di beni e servizi necessari =>spesa minima per identificare la soglia Metodo dei minimi calorici nei PVS, 1,9$ al giorno per WB Identificazione dei “bisogni di base”. Ma bisogni “assoluti” o “relativi”? Cambiano nello spazio e nel tempo? Soglie Istat ne

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