Summary

Questo documento riassume i concetti fondamentali di economia politica, politica economica e la relazione tra le due. Descrive le politiche economiche, l'intervento pubblico e i suoi effetti, analizzando il ruolo degli attori privati e pubblici. Il testo discute il conflitto potenziale tra allocuzioni economiche diverse e i vari concetti come efficienza ed equità.

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Capitolo 1 - La politica economica e il conflitto Introduzione - Economia politica (EP): modelli e strumenti ‘analitici’, rappresentazione dei fenomeni economici utilizzando stilizzazioni modellistiche - Politica economica (PE): modelli e strumenti ‘normativi’/’prescrittivi’, come posso interven...

Capitolo 1 - La politica economica e il conflitto Introduzione - Economia politica (EP): modelli e strumenti ‘analitici’, rappresentazione dei fenomeni economici utilizzando stilizzazioni modellistiche - Politica economica (PE): modelli e strumenti ‘normativi’/’prescrittivi’, come posso intervenire per raggiungere determinate nalità - MA nei programmi didattici: - EP include estensioni applicative di politica economica - PE presuppone/richiama basi di economia politica (micro e macro) DEFINIZIONE: “La politica economica è quella parte della scienza economica che studia una comunità, (i) riguardo all’individuazione dei ni, (ii) al modo di perseguire tali ni, e (iii) all’esito dell’intervento”. (Cellini cap. 1) GLI ELEMENTI RILEVANTI NELLA DEFINIZIONE SONO: 1. Scienza 2. Comunità 3. Fini 4. Modalità 5. Esiti Il filo conduttore è costituito dall’individuazione esplicita dei conflitti. La coscienza dell’esistenza del conflitto è un elemento chiave per comprendere il funzionamento dell’agire economico e il ruolo della politica economica. 1. L’economia è una Scienza? A questa domanda la risposta è no, dato che: - Concerne fatti reali : La radice del pensiero economico è l’osservazione della realtà. L’economia nasce intorno al 1700 con 2 intenti: 1. Capire: la matrice dei processi di scambio, come si crea valore economico, i loso sociali si interessano dei fenomeni reali; 2. Intervenire. - Riguarda classi generali di fenomeni - Assicura l’estraneità dello scienziato ai fatti (NO). L’economia nasce come una scienza sociale per poi prendere una direzione molto tecnica, dall’idea cartesiana, la quale afferma la possibilità di governare la società tramite la scienza economica. Con l’idea della scienza tecnica penetra l’idea di una scienza neutrale, l’economia pretende di adeguarsi al postulato dell’oggettività (come tutte le scienze tecniche), in realtà, tuttavia, fa molta fatica ad avere uno statuto scientifico come le altre scienze tecniche e mantiene una forte componente politica-ideale-ideologica; - Consente la ripetibilità degli esperimenti (NO) Gli esperimenti sono molto grandi e quasi mai ripetibili. fi fi fi fi fi L’economia non è una scienza…ma segue un metodo scientifico, attraverso : (1) Osservazione dei fatti (2) Individuazione di regolarità; (3) Individuazione di FATTI STILIZZATI (4) Elaborazione di un MODELLO (5) Valutazione del modello - fini descrittivi - fini previsivi - fini normativi ( o prescrittivi ) Modello Il modello fornisce la descrizione sempli cata della Realtà. I pregi di un modello sono: Semplicità Generalizzabilità Robustezza Nella scienza economica vi è con itto fra modelli alternativi (l’economia non è una scienza governata da selezione darwiniana!) Modelli come toy-models, che ci consentono di giocare con i vari modelli e simulare effetti di politica economica. 2. Comunità La comunità è un aggregato di soggetti. In ogni modello utilizzabile a ni della politica economica è necessario che gurino almeno due categorie di soggetti: 1. Gli attori privati, ossia gli individui che perseguono i propri obiettivi individuali (ad esempio, i consumatori, ma anche le imprese); talvolta, ci si riferisce ai privati anche come ai cittadini (pur essendo evidente che è di cile connotare un’impresa come un cittadino!). NB: Vi può essere con itto tra i ni perseguiti dai privati 2. Le Autorità di politica economica e gli attori pubblici (o policy-maker) La concezione dell’autorità di politica economica, differisce fortemente, a seconda delle impostazioni teoriche seguite da diverse scuole: 1. Secondo la teoria tradizionale della politica economica -derivante anche dall’economia del benessere– l’Autorità di politica economica – o policy-maker- è un’entità che non ha una propria personalità, ma è semplicemente un aggregatore delle preferenze individuali. 2. Secondo la scuola delle “public choice”, i policy-maker non sono entità astratte, ma uomini in carne ed ossa, che perseguono quindi obiettivi propri, che possono avere poco a che fare con gli obiettivi degli individui che costituiscono la comunità. Secondo questa linea di pensiero è quindi fisiologico che vi siano conflitti fra gli obiettivi perseguiti dai policy-maker e gli obiettivi degli individui che costituiscono la comunità. Nella visione tradizionale, il policy-marker, può essere visto: Come un unicum Oppure come un insieme di entità Secondo questa ultima concezione, il policy maker può essere articolato fl fi fi fl fi ffi fi A) A seconda delle competenze sui fini: Allocation bureau, che è l’ufficio che persegue obiettivi di efficienza microeconomia dei mercati 1. Stabilization bureau, che è l’ufficio che persegue obietti di natura macroeconomia 2. Redistribution bureau, che è l’ufficio che si occupa degli interventi volti a realizzare la redistribuzione del reddito. B) Articolazioni territoriali: ci sono infatti policy-maker di livello nazionale e di livello territoriale più limitato (regionale, comunale, ecc.). C) Articolazioni funzionali, in particolare si deve distinguere, sotto questo profilo, tra i politici (che debbono individuare i fini e le eventuali azioni da intraprendere per raggiungerli) e i burocrati (che debbono operativamente mettere in atto le misure individuate dai politici). (possono esistere conflitti tra le aggregazioni operate ai diversi livelli) Secondo la linea di pensiero della scuola “public - choice”, è quindi fisiologico che vi siano conflitti fra gli obiettivi perseguiti dai policy- maker e gli obiettivi degli individui che costituiscono la comunità I policy-makers sono individui con le proprie preferenze (potere, prestigio, reddito). - Politici vs burocrati Secondo la scuola della political economy, ci sono relazioni di interdipendenza strategica fra: - Cittadini-cittadini - Cittadini – policy-makers - policy-makers - policy-makers (teoria dei giochi) 4. Conseguimento dei fini - Intervento vs. non-intervento (fiducia o meno nelle capacità di “autorealizzazione” dei fini da parte del sistema economico) - E’possibile raggiungere il fine? - teoria della controllabilità - visioni “radicali” (critica di Lucas, 1976) - Conflitto tra strumenti alternativi di politica economica. La modalità con cui raggiungere certi fini è riassunta nella ‘ricetta’ di politica economica. 5. Valutazione dei risultati - Attuata la “ricetta di politica economica “ si osservano gli effetti. - Ci può essere conflitto tra obiettivi previsti e obiettivi realizzati, nel caso di: - errori nel set informativo iniziale - errori di fatto nella attuazione: - tempi, - dimensione - Modifica delle condizioni N.B. secondo Lucas, la modifica delle condizioni è la regola. L’attuazione della ricetta di politica economica, modifica le “regole di comportamento” dei privati, in modo non prevedibile Gli effetti della politica economica sono imprevedibili Capitolo 3 - I fondamenti dell’economia del benessere Contesto concettuale Microeconomico Benessere Equilibrio Efficienza Equità L’economia del benessere L'economia del benessere (in inglese, welfare - economics) è la branca della scienza economica che si occupa di fornire criteri per valutare socialmente (e quindi ordinare) allocazioni alternative delle risorse economiche L'economia del benessere studia anche quali giudizi di valore (ideologici) siano impliciti in ciascun possibile ordinamento sociale di allocazioni diverse. Allocazione delle risorse (1) - Scelta privata/pubblica di destinazione di risorse limitate in funzione del loro migliore o più desiderabile rendimento privato/pubblico. Gli attori che svolgono questo ruolo sono sicuramente: Es. impresa: investimenti con vincoli di bilancio Es. consumatore: consumo con vincoli di bilancio Es. stato: opere pubbliche con vincoli di bilancio >> Conflitto (potenziale) tra allocazioni diverse: scelte ottimizzanti (privato); scelte ‘ottimali’ sociali (stato) Tutti questi attori operano in modo individuale ed egoistico (almeno i primi 2), mentre lo Stato opera in funzione di utilità che non è esattamente la trasposizione degli interessi collettivi, naturalmente si possono verificare conflitti tra allocazioni diverse. Allocazione delle risorse (2) - Stato: scelta sociale di destinazione di risorse limitate per ‘ottimo sociale’ - Es. approccio costi-benefici: scelta di fare opera (progetto/i) vs non fare (status quo o business as usual): - valore creato (beneficio netto), sua distribuzione vs - costo di realizzazione (variazione rispetto status quo), sua distribuzione >> Conflitto (potenziale) di (re)distribuzione Linee di ricerca 1. La "vecchia economia del benessere“ (qui) 2. La "nuova economia del benessere" 3. Scelta sociale come esito di votazioni, "teoria delle votazioni". 4. La scuola delle public choices Punti 2+3+4 in cap 4 “Vecchia” economia del benessere Criterio individualista di Pigou La paternità dell’economia del benessere viene attribuita a Pigou. Proprio quest’ultimo, nel momento in cui propose il criterio individualista, ne richiamò una precedente specifica formulazione, rintracciabile nel pensiero di Bentham. Indicatore di benessere sociale = indicatore di utilità collettiva = dipende da utilità individuali dei soggetti Dove SW = social welfare, Ui = utilità individuo i Che forma funzionale può/dovrebbe avere? Funzione di benessere sociale di Bentham Misurazioni cardinali Il benessere della collettività è la somma del benessere dei singoli individui. Da un punto di vista di scelta sociale bisognerebbe giudicare preferibile l’allocazione che giace sulla curva più elevata possibile (retta) di isobenessere. Utilità benthamiana Due individui: SW = U1 + U2 Curva (retta) di isobenessere: U2 = SW –U1 e viceversa Rette Migliore = la più esterna Perfetta sostituibilità tra utilità indiv. 1 e 2 Perfetta uguaglianza di peso sociale Uno dei primi casi da prendere in considerazione può essere quello per cui i due (o più) individui non pesino necessariamente allo stesso modo nella costruzione dell’indice di benessere sociale. Questo richiede l’inserimento di coef cienti di ponderazione differenti per ciascuna utilità individuali che concorrono al benessere sociale. Altre diverse forme funzionali possibili per l'equazione dove a rappresentano “pesi”. i Questa funzione, nel caso di una società con due individui si riduce all'espressione Come sono i pesi? Chi li dà? Criteri ideologici oppure criteri legati al fatto che incrementi di utilità danno contributo diverso a SW: - incrementi di chi sta meglio danno poco a SW, - incrementi di chi ha poco danno molto a SW In questo caso: meritano più attenzione (cioè un peso maggiore) le esigenze di quelle persone che stanno “peggio". Quindi funzione di SW non lineare rispetti a Ui. Se Ui decrescente con U, Utilità individuali non perfetti sostituti per SW, dipende da punto di partenza Non si scambiano utilità di i diversi ad un rapporto costante Come saranno fatte funzioni di isobenessere per due individui ? (pensa curve indi erenza teoria consumo...) Funzione di benessere sociale di Rawls SW Rawlsiana: caso estremo di considerazione (peso) per individui che stanno peggio Se individuo 1 sta peggio, incrementi di utilità di 2 non aumentano SW fi ff Funzione di benessere sociale alla Nietzsche Il caso concettualmente opposto a quello di Rawls: si ipotizza che il benessere sociale debba coincidere con l’utilità dell’individuo che sta meglio. Matematicamente questa funzione corrisponde a: E la corrispondente curva di isobenessere si presenta coma una L. Il benessere sociale coincide con l’utilità dell’individuo che sta meglio. Problemi dell’utilitarismo classico - Misurabilità: U deve avere una metrica cardinale - Confrontabilità inter-personale - Problemi concettuali ed empirici - Verso impostazione assiomatica (Pareto, Arrow): non misurabile cardinalmente, non possibile confronto interpersonale - Quindi: Ricerca di ORDINAMENTI DI SCELTA coerenti di tipo ‘ordinale’ che siano aggregabili in una scelta sociale Il criterio paretiano – 1 misurazione ordinale Una con gurazione X è preferibile ad una con gurazione Y, se tutti i soggetti nello stato X stanno almeno non-peggio che nello stato Y, e almeno un soggetto sta strettamente meglio. Il criterio, evidentemente, si basa sul concetto di ottimo paretiano: un'allocazione, infatti è un ottimo paretiano (o è "Pareto-efficiente"), quando è impossibile trovare un'allocazione di erente in cui almeno un individuo stia strettamente meglio e ciascuno degli altri stiano almeno non peggio. Pertanto, uno stato del mondo S1 sarà un ottimo paretiano rispetto a S2 (e quindi S1 sarà socialmente preferibile a S2, secondo il criterio di Pareto), quando tutti gli individui sono concordi nell'a ermare che preferiscono S1 a S2. La preferenza deve essere stretta per almeno un individuo. Il criterio paretiano richiede unanimità di valutazione. Il criterio paretiano - 2 PRO del criterio paretiano: è semplice da capire ed applicare. DIFETTO: conduce ad una soluzione chiara quando i confronti si presentano come ovvi, mentre è inconcludente nei casi più frequenti ed interessanti. Es. uno solo ha preferenze opposte a tutti su due stati del mondo, allora i due stati sono socialmente indi erenti La principale ragione per cui gli economisti sono interessati a valutare la Pareto- e cienza delle allocazioni è però un'altra: esiste una corrispondenza tra gli equilibri concorrenziali e le allocazioni Pareto- e cienti Allocazione di equilibrio economico generale (EEG) Un'allocazione di equilibrio economico generale è da intendersi come un insieme di prezzi e di quantità domandate e o erte, che soddisfano simultaneamente tutte le seguenti condizioni: – a) ogni consumatore, caratterizzato da una struttura di preferenze e da un insieme di dotazioni date, fronteggia prezzi che assume come dati e domanda quantità dei beni in modo da rendere massima la propria utilità, nel rispetto del vincolo di bilancio; – b) ogni impresa produce beni utilizzando input secondo una tecnologia data; essa fronteggia prezzi che considera dati; essa esprime la domanda di fattori produttivi e la o erta di output in modo da massimizzare i propri pro tti, nel rispetto dei vincoli tecnologici; – C) sul mercato di ogni bene si realizza l'equilibrio, cioè la somma delle quantità domande (dati i prezzi) risulta uguale alla somma delle quantità o erte (dati i prezzi). ffi ff fi ff ff ffi ff fi fi ff ff Una tale situazione: – non sempre esiste (problema dell'esistenza dell'equilibrio economico generale), – non sempre è stabile (problema della stabilità dell'equilibrio economico generale), – non sempre è unica (problema dell'unicità). Il primo teorema fondamentale dell’economia del benessere Ogni allocazione di equilibrio economico generale di perfetta concorrenza è un ottimo paretiano. Interpretazione politica di questo teorema: difesa del meccanismo di libero mercato, come capace, sotto determinate condizioni, di garantire il raggiungimento dell'e cienza paretiana Intervento esterno, es. governo, danneggerebbe almeno uno (distorsione) Condizioni di validità del primo teorema fondamentale dell’economia del benessere a) Ciascun soggetto non può, col proprio comportamento, modi care i prezzi prevalenti, ossia non possono esistere mercati non concorrenziali. b) L'utilità di ogni individuo deve dipendere unicamente dai livelli di consumo da egli e ettuato, ossia non possono esistere esternalità propriamente dette e anche esternalità reciproche che danno luogo a situazioni di interdipendenza strategica. c) Debbono essere chiaramente de niti i diritti di proprietà dei beni, ossia non possono esistere beni pubblici o quasi- pubblici. d) Devono esistere i mercati per tutti i beni esistenti, ossia, ciascun bene può essere scambiato (ipotesi di “completezza dei mercati”). e) L’informazione deve essere completa e simmetrica (tutti gli elementi rilevanti devono essere noti a ogni individuo). Fallimento di mercato - E cienza vs Equità Venire meno di una delle condizioni Se non rispettate tutte, non vale primo teorema, l’allocazione di libero mercato non è Pareto-e ciente, necessario intervento Equità = allocazione e ciente non necessariamente desiderabile, es. gura A è e ciente ma individuo 1 ha quasi tutto ff ffi ffi ffi ffi fi fi fi ffi Se, tuttavia, prendo in considerazione il punto A, nonostante sia efficiente, l’individuo 2 e l’individuo 1 si trovano in una condizione di iniquità. Vedi memo su scatola di Edgeworth alla ne Il secondo teorema fondamentale dell'economia del benessere - 1 Ogni allocazione Pareto-efficiente - nella quale si consumano e producono quantità positive di tutti i beni, e in presenza di preferenze e tecnologie "ben conformate"- può essere raggiunta da un'economia di libero scambio, a patto di redistribuire appropriatamente le dotazioni iniziali, bilanciamento delle equità. Lettura ‘politica’: La responsabilità dell'iniquità distributiva non è imputabile al meccanismo istituzionale del libero scambio ma alla allocazione iniziale delle risorse. Una tangibile manifestazione di questa logica di intervento la troviamo nella situazione del mercato del lavoro in Italia: la politica economica non va ad adoperare sul mercato del lavoro (es. imposizione del salario minimo) ma intervengono politiche redistributive di carattere sociale, l’intervento non passa sui mercati ma su altri provvedimenti di politica economica. Il secondo teorema fondamentale dell'economia del benessere - 2 - Il 2° TFEB assicura che il mantenimento del libero mercato, corretto con un'appropriata redistribuzione iniziale delle risorse, consente di pervenire ad un'allocazione la quale –oltre che Pareto efficiente (in virtù del primo teorema) – è anche equa. - Il contenuto "operativo" di tale teorema è però problematico: – bisognerebbe conoscere esattamente la struttura di preferenza di tutti i soggetti, – non si vede perché tale redistribuzione non possa portare direttamente all'allocazione finale fi Implicazioni Separazione tra efficienza ed equità Efficienza ottenibile dal mercato (se valgono le condizioni) Equità deve essere oggetto di interventi esterni al meccanismo di mercato Nell’ipotesi di un’economia di puro scambio in cui due agenti (A e B), che hanno in dotazione determinate quantità di due beni differenti (X e Y), possono decidere se consumarli o scambiarli. La scatola di E. è costituita da 4 lati che rappresentano le dotazioni totali dei due beni a disposizione degli agenti, cosicché ogni punto all’interno del diagramma rappresentato nel grafico indica una diversa distribuzione dei beni tra i due individui. All’interno del diagramma vengono tracciate le curve di indifferenza (IC) degli agenti, ognuna delle quali rappresenta tutte le combinazioni dei due beni che assicurano loro un dato livello di utilità. L’insieme dei punti in cui le curve risultano tangenti, come avviene, per es., in E2, costituisce a sua volta un’altra curva detta curva dei contratti, che indica le allocazioni ottime in senso paretiano: non ci si può muovere da tali punti per migliorare la posizione di un individuo senza peggiorare quella dell’altro. Rispetto all’allocazione corrispondente alla dotazione iniziale delle risorse (E1), cioè in un regime di autarchia, lo scambio risulta conveniente se assicura un livello maggiore di utilità a entrambi gli agenti. La parte della curva dei contratti compresa in questa area (tra i punti A1 e A2 nel grafico) è detta nocciolo (ingl. core) dell’economia di scambio, perché identifica tutte le allocazioni (all’interno della scatola) sostenibili in un equilibrio economico, dati i prezzi relativi dei due beni. Capitolo 4 L’individuazione degli obiettivi collettivi secondo la “nuova” economia del benessere La nuova economia del benessere Aperta da K. Arrow - Impostazione assiomatica (proposizioni che non richiedono dimostrazione, base di un sistema deduttivo) Criteri di ordinamento - I = indifferente - P = preferito - R = almeno tanto preferito quanto - La relazione R, pertanto, assomma in sé i due casi di indifferenza e di stretta preferenza (e per questo viene talvolta denominata come relazione sociale di preferenza debole, con questo indicando che esprime preferenza o indifferenza). - Preferenze individuali Pi Ii Ri - Preferenze sociali P, I, R Assiomi che devono essere soddisfatti da R 1. Dominio universale 2. Completezza 3. Transitività 4. Rispondenza al principio di Pareto 5. Indipendenza dalle alternative irrilevanti 6. Non-dittatorialità Assiomi 1. Dominio universale Società deve esprimere un giudizio su ogni configurazione possibile 2. Completezza Per ogni alternativa sempre possibile esprimere un giudizio; es. dati x e y, yRx, oppure yRx, o antrambi (xIy) 3. Transitività Se yRx e xRz allora yRz 4. Rispondenza al principio di Pareto Se x Ri y, allora x R y; cioè se ogni individuo i ritiene che x sia almeno altrettanto preferito ad y, allora ciò vale anche per la società 5. Indipendenza dalle alternative irrilevanti Preferenze individuali su un certo sotto insieme rimangono inalterate rispetto a cambiamenti esterni. Allora ordinamento non varia se alcuni mutano preferenze su alternative esterne (es. vino/acqua)- [non manipolabilità] 6. Non-dittatorialità Non deve esistere un solo individuo che, se vale x Ri y, allora x R y Il teorema di impossibilità Non esiste nessun sistema di preferenza sociale che soddisfi simultaneamente tutti i requisiti 1-6 ossia: se valgono i postulati1-5, cioè se la funzione di scelta sociale è completa, transitiva, rispondente al principio di Pareto, indipendente dalle alternative rilevanti, allora necessariamente deve esistere un ‘dittatore’. Alternativamente: se non si vuole un dittatore allora si deve rinunciare ad un altro dei postulati, es. transitività Amartya Sen: rinunciare a transitività preferenze; es. transitività della sola relazione di stretta preferenza P In questo caso invece di dittatura esiste oligarchia con potere di veto (teorema di Gibbard) Paradosso dell’amante di Lady Chatterley - 1 - Conflitto tra principio della Pareto-rispondenza e principio di ‘liberalismo di minima’ (noto anche come teorema di impossibilità del liberale paretiano) - Liberalismo di minima: per ogni i deve esistere almeno un’alternativa sulla quale la preferenza individuale implica stessa preferenza sociale (es dormire a pancia in giù) Paradosso dell’amante di Lady Chatterley - 2 Due individui: puritano e libertino Opzioni : Nessuno legge il libro (O) Lo legge solo il puritano (P) Lo legge solo il libertino (L) Preferenze: Puritano: O p P p L Libertino: P p L p O Liberalismo di minima: Tra O e L la società dovrebbe scegliere quello che sceglierebbe il libertino Nella scelta tra O e P la società dovrebbe scegliere ciò che sceglierebbe il puritano MA: se si segue il libertino L p O; se si segue il puritano O p P. Quindi, se ci fosse transitività: L p O (socialmente) e O p P (socialmente) allora L p P, ma questo è contrario alle preferenze di entrambi (vedi sopra); violato il principio di Pareto-rispondenza CONCLUSIONE: Le scelte pubbliche - basate su una funzione di scelta sociale rispondente alle preferenze individuali - non possono non esprimere l'ideologia di un dittatore (o di un'oligarchia). Ogni scelta sociale esprime necessariamente un'ideologia. La teoria delle votazioni La scelta collettiva deve risultare da una votazione, nella quale ciascun individuo è chiamato a esprimere la sua preferenza; il problema si traduce nell'individuare le regole (o criteri) per stabilire la scelta sociale, sulla base del risultato della votazione. Sono infatti diverse regole. - L'unanimità Pro: rispetta molto la libertà individuale Contro: dominio dello status quo; path dependence; voto insincero Unanimità - Se già in B, nessun cambiamento possibile (già Pareto-efficiente) - Se in C, voto unanime B se posto in votazione (entrambi guadagnano); da lì non possibile votare Z perché almeno uno perde e non accetta - Ma se si parte da C ed è posto in votazione Z entrambi lo votano, migliorano entrambi); ma una volta in Z non ci sarà unanimità per passare in B, perché uno ci perde - Voto insincero/strategico: se uno sa che perde in Z rispetto a B, preferirà non votare per passare da C a Z, sperando che la prossima votazione riguardi passaggio da C a B (che per lui è meglio di Z) - Allocazione finale dipende da ordine in cui alternative sono poste ai voti (path dependency); qualunque sia l’esito esso resta una volta raggiunta una Pareto efficiente Maggioranza Pro: diversi vantaggi Contro: molti svantaggi, poco rispettosa di preferenze individuali - Con quale quorum? - Maggior. assoluta: 50% +1 - Semplice: almeno +1 rispetto all’altra mozione - Alto quorum: costoso raggiungerlo, ma minori costi di dissenso Vantaggi delle regole di maggioranza 1. Teorema di May: rispecchia Quattro requisiti: - Dominio universale - Anonimità o simmetria tra individui - Neutralità (invertendo preferenze di ogni i, risulta invertita preferenza sociale) - Risposta alle preferenze individuali (se x P y da società, e un individuo aumenta x Pi y, allora società deve confermare x P y; se società x I y, e un individuo aumenta x Pi y, allora società non può cambiare decidendo y P x) 2. Minimizza valore probabilità che preferenza di i sia in dissenso con decisione presa; es. probabilità che i sia in dissenso con decisione a unanimità: se un solo j contrario all’opzione preferita da i, probabile (molto) che società sia in dissenso con i; con maggioranza ci vogliono molti individui con preferenze diverse da i perché i si trovi in minoranza Svantaggi L’ordinamento Non è transitivo: - Tre individui i, j, k sulle alternative x, y, z - Per il primo: x Pi y Pi z - Per il secondo: y Pj z Pj x - Per il terzo: z Pk x Pk y - Con maggioranza: x P y (2 a 1); y P z (2 a 1); – se transitivo sarebbe x P z........... ma z P x (2 a 1) - Se si deve esprimere voto su una scelta ma le alternative sono più di 2, allora possibile che emerga scelta peggiore per il maggior numero - Es. 10 individui su 3 opzioni x, y, z. - Per 4 di loro x P y P z; per 3 di loro y P z P x; per altri 3, z P y P x. - Con voto a maggioranza (semplice), che prevede di dichiarare la preferita tra le opzioni, vince x (4 a 3 a 3), che la peggiore per 6 su 10 persone ! Regola dell’elettore mediano >> Se ordinamenti hanno certe caratteristiche, risulterà decisiva la scelta dell’elettore mediano (al centro della distribuzione, divide in due) >> Se le preferenze possono essere ordinate secondo un solo parametro, e presentano un solo massimo locale, allora la maggioranza produce sempre la vittoria dell’alternativa che va bene all’elettore mediano, cioè alternativa che è mediana tra quelle preferite dai soggetti votanti Scuola della Political Economy - La Teoria standard della politica economica rappresenta i policy makers come soggetti astratti, che istituzionalmente rappresentano la comunità e ne perseguono i fini - Public Choice (Buckanan e Tullock 1962): governo espressione di gruppi di pressione (stakeholders) a cui risponde - Obiettivo: capire funzionamenti reali dei meccanismi di policy - Conclusione: meglio il non intervento data la natura delle scelte pubbliche (in difesa mercato) - Anni ‘80: scuola di Political Economy - Policy makers: politici + burocrati - Politici: obiettivo essere rieletti - Burocrati: potere discrezionale (rendita) - Interazione tra individui, stakeholders, politici, burocrati dà luogo ad interazione strategica - Cap 9: fallimenti di mercato (ottimo individuale di tutti non porta a soluzione ottima), asimmetrie informative (obiettivi veri non palesi), selezione avversa (emerge soluzione peggiore) Capitolo 6 Fallimenti microeconomici del mercato:il potere di mercato Schumpeter: il monopolio può garantire una crescita economica più rapida della perfetta concorrenza - Innovazione alla base del processo di crescita. - Il finanziamento degli investimenti in ricerca è costoso e gli intermediari finanziari sono piuttosto restii a finanziare progetti il cui rendimento atteso è soggetto a grande rischio - Perciò, il principale canale di finanziamento degli investimenti in ricerca è l’auto- finanziamento. - Le imprese in monopolio conseguono profitti più elevati rispetto al caso della perfetta concorrenza, quindi possono impiegare risorse maggiori per finanziare la ricerca generando così maggiori scoperte e maggiori innovazioni e garantendo una crescita più veloce. - L’ ambizione di poter costruire un monopolio e di godere delle rendite monopolistiche spinge le imprese a fare ricerca. - La presenza di monopoli, perciò, è benefica per la crescita di lungo periodo, sia perché spinge le imprese a investire in ricerca, sia perché consente alle imprese di potere contare su adeguate risorse. Arrow: la concorrenza garantisce l’efficienza statica e un tasso di crescita economica più elevato rispetto a situazioni di monopolio - Chi gode di rendite monopolistiche, non ha incentivo a compiere ricerca e sviluppo (e quindi non genera crescita). - I monopoli sono tipicamente associati a situazioni nelle quali le informazioni sulla tecnologia sono protette da brevetti e quindi circolano in modo difficoltoso, rallentando il processo di crescita che invece si basa sulla possibilità di usare, conoscere e migliorare le tecnologie delle imprese presenti. L’inefficienza allocativa del monopolio - Situazione: mercato nel quale un bene sia servito da una sola impresa (monopolista), che persegue la massimizzazione del suo profitto. - La funzione obiettivo dell’impresa monopolista, è MASSIMIZZARE: π = Q ∙ P(Q) − c(Q) - Ottimo: RMg=c’ - Dimostrazione: il profitto può essere espresso come π = R IC(Q) − c(Q). Calcolando la derivata prima di tale funzione rispetto a Q e ponendola uguale a zero si ottiene: - La coppia (QM, PM), cioè la scelta ottimale per l’impresa monopolista, non garantisce l’efficienza allocativa, poiché la quantità prodotta non è quella che eguaglia il prezzo al costo marginale - Nota: qui P non è esogeno come in concorrenza, ma varia con Q del mercato, che è influenzato da impresa in quanto monopolista Inefficienza allocativa La presenza di inefficienza allocativa nel punto di ottimo per l’impresa monopolista è talvolta illustrata anche facendo notare la presenza di una perdita netta di monopolio. Infatti, il benessere sociale sarebbe maggiore in perfetta concorrenza rispetto al monopolio. L’inefficienza allocativa associata al monopolio rappresenta la base teorica di tutte le politiche economiche che tendono a contrastare il formarsi di posizioni di monopolio. Perdita da monopolio - Confronta aree con equilibrio M e SW - In SW vs M: consumatori guadagnano A + B; impresa perde A (vende a prezzo più basso) ma guadagna C (vende di più) - Netto (concorrenza rispetto al monopolio)= +A+B- A+C= +B+C Monopolio naturale Caso in cui presenza del monopolio non è da addebitare al comportamento dell’impresa monopolista, ma alla configurazione oggettiva del mercato (cioè alla dimensione della domanda e dei costi di produzione) che rende impossibile che più di un’impresa possa ottenere profitti positivi. In modo più formale, si definisce monopolio naturale quella situazione nella quale, in corrispondenza della quantità che eguaglia il prezzo al costo marginale, il profitto d’impresa è negativo. Avviene quando prezzo di concorrenza è inferiore al costo medio. Quando? Quando costi fissi molto alti, e quindi il costo totale è minore se c’è un solo produttore rispetto a molti produttori Es. figura (a) c(Q) = a + b*Q Costo marginale: c’(Q)=b Costo medio cme(Q) = a/Q + b Quindi cme>c’ per tutti i Q possibili Il policy-maker e il monopolio Se il policy-maker NON tollera il monopolio, si ha la liberalizzazione del mercato Se il policy-maker tollera il monopolio, dispone di due vie per controllarlo: – statalizzare l’impresa – influenzare i comportamenti dell’impresa monopolista privata Le possibili vie d’uscita dall’inefficienza statica di monopolio Statalizzare l’impresa - Se l'impresa monopolista guadagna profitti positivi, si può ritenere più giusto che questi vadano alla collettività, cioè ad un'impresa pubblica che poi li verserà al suo "azionista", lo Stato, che li utilizzerà con finalità "sociali". - Si può ritenere che la proprietà pubblica consenta all'impresa monopolista di non comportarsi in modo da rendere massimo il profitto, bensì in modo da rendere massimo il benessere sociale; se il mercato è in condizioni di monopolio naturale ciò implicherà profitti d'impresa negativi, ma la proprietà pubblica renderà possibile coprire con entrate dalla fiscalità generale le perdite operative dell'impresa monopolista che punta al massimo benessere sociale - Esperienza storica: inefficienza.... Influenzare i comportamenti dell’impresa monopolista privata Si può regolamentare la quantità. Si può regolamentare il prezzo: – regolazione di prezzo dei monopoli naturali – regola del price-cap o price-cap dinamico: – limite superiore al tasso di rendimento del capitale Si può generare una concorrenza per il monopolio (Demsetz) Regolazione di prezzo dei monopoli naturali Se prezzo = costo marginale allora profitto negativo (figura 6.2) Regola: prezzo all’intersezione di curva di domanda di mercato e costo medio, cioè prezzo = costo medio (> del costo marginale) Second best, massimo benessere sociale (surplus) con vincolo di profitti non negativi Price cap Usato regolamentazione utilities (elettrico, gas) Aumento consentito di prezzo di anno in anno limitato: tasso di inflazione DP meno fattore di efficienza X ∆pi = ∆P-X Obiettivo spingere impresa (monopolista) ad aumentare efficienza X, con riduzione dei costi e avere servizio a costo possibilmente decrescente in termini reali Limite al rendimento del capitale - Tetto su percentuale di profitto su capitale investito - Regola: Qualunque prezzo che sia compatibile con questo limite (a parità di tutto il resto, più basso il tetto, più basso il prezzo) - Incentiva a sovra-capitalizzare (rendimento è % del capitale, quindi più alto il capitale più alto in profitto assoluto) Concorrenza per il monopolio - Demsetz - Tollerato monopolio ma si crea competizione per ‘assegnarlo’ - Asta alla Demsetz: all’asta la posizione di monopolista, più competitiva più prezzo di aggiudicazione minore di quello equivalente alla posizione di monopolio - Inefficienza da monopolio rimane, ma rivo d’asta utilizzabile per ‘risarcire’ i consumatori Teoria dei mercati contendibili (contestable markets) Se l’entrata e l’uscita delle imprese, su un certo mercato, sono senza costi –cioè tutte le imprese possono entrare e uscire senza sostenere costi irrecuperabili (sunk-costs)– allora anche dove vi fosse un monopolio, il monopolista non potrebbe praticare un prezzo maggiore del costo medio, perché se lo facesse, allora esisterebbero possibilità di profitto per potenziali entranti cioè sarebbe sempre possibile per qualche impresa entrare nel mercato e vendere ad un prezzo più basso di quello praticato dal monopolista e quindi uscire dal mercato avendo avuto un profitto positivo Il monopolista non può liberamente praticare prezzo elevato, in quanto attrae ‘contendenti’ Politica economica: assicurare la contendibilità del mercato, libertà di ingresso senza costi irrecuperabili (es. mercati elettrici) non facile... Potere di mercato: Il cartello - Si configura come accordo di cartello ogni intesa tra imprese (oligopolistiche), volto a modificare l’allocazione di mercato in favore delle imprese stesse e a danno dei consumatori - Di solito accordi (segreti) su limitazioni delle quantità prodotte/offerte, che fanno aumentare i prezzi con profitti ‘monopolistici’ (es. OPEC; es. telefonia mobile) OPEC → L'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, meglio conosciuta come OPEC, fondata nel 1960, comprende tredici Paesi che si sono associati, formando un cartello economico, per negoziare con le compagnie petrolifere aspetti relativi alla produzione di petrolio, prezzi e concessioni. Nei mercati si trovano dei cartelli che tuttavia non si sono mai rese esplicita in maniera effettiva. L’accordo di cartello stabilisce le quote di produzione per ciascuna impresa aderente, possiamo inoltre affermare che l’accordo di cartello riduce il benessere sociale nel mercato di oligopolio. Potere di mercato: concorrenza monopolistica - Differenziazione dei prodotti (es. auoto, cellulari, vestiti fashion,...) - Segmenta il mercato con monopolio o poter di mercato sul segmento - Prezzo praticato nel segmento è di tipo monopolistico - Possibilità di ingresso: lungo periodo equilibrio con prezzo = costo medio (non costo marginale) - Limitate possibilità di intervento di politica economica , dato che queste strategie incontrano un’alta disponibilità a pagare per prodotti di alta fascia e una bassa disponibilità a pagare per prodotti di fascia bassa. Capitolo 7 - Le politiche antitrust Definizione : Le politiche antitrust rappresentano l’insieme delle norme e delle azioni di politica economica messe in atto al fine di impedire i comportamenti delle imprese che violano la libera concorrenza e che porterebbero quindi a un’indesiderata inefficienza nelle allocazioni di mercato. Le politiche antitrust si propongono di tutelare la libertà economica (e in particolare la libertà d’ingresso delle imprese sui mercati) e di limitare il potere (economico e politico) che deriva ai gruppi che godono di posizioni dominanti su specifici mercati. L’oggetto della politica e della normativa antitrust consiste: 1. Nel combattere accordi e intese fra imprese, volti a restringere la concorrenza 2. Nel combattere gli abusi esercitati da chi occupa posizioni dominanti (es. pratiche di discriminazione dei prezzi, istituzioni di barriere all’entrata ecc...) 3. Nell’impedire acquisizioni e fusioni di imprese che portino a concentrazioni industriali Introduzione di norme antitrust USA: 1890 Sherman Act Europa (Trattato di Roma, 1957) Germania: 1958 UK: 1968 Francia: 1977 Italia: 1990 (legge 287) Intervento antitrustin USA e Europa: i perché della diversa tempistica USA - Industrializzazione più avanzata (?) - Concentrazioni rilevanti - Economia chiusa al commercio internazionale EUROPA - Minori concentrazioni nel tessuto industriale - Maggiore integrazione commerciale (international trade come garante della concorrenza??) Inoltre USA - Stato come arbitro, cioè lo stato sorveglia il mercato dall’esterno attraverso l’attuazione delle normative antitrust. EUROPA - Lo stato come giocatore, cioè lo stato interviene direttamente sul mercato. Si ritiene non necessaria una normativa antitrust. A partire dagli anni ’80 hanno avuto luogo due differenti processi, che hanno portato i Paesi europei a rivedere la logica del proprio modello, e ad aderire al modello americano con: - Un cospicuo ridimensionamento dell’azione dello stato nell’economia - Processi di liberalizzazione e privatizzazione del mercato ESPERIENZA AMERICANA 1890 – Sherman Antitrust Act La Sherman Antitrust Act è diviso in due parti. - Nella prima si statuisce che sono vietate le collusioni (combinations), nella forma di accordi e contratti, tra le imprese a scapito dell’interesse pubblico; - Nella seconda si vieta ogni forma di monopolizzazione Lo Sherman Antitrust Act risultò poco efficace nel combattere il formarsi di monopoli Altre normative: - 1914 il Clayton Act - 1938 il Federal Trade Commission Act (istituzione di una Autorità Governativa garante della concorrenza con il compito di tutelare i consumatori. Segue...... Rispetto all’Autorità antitrust, che ha il compito di tutelare la libertà di concorrenza in tutti i settori, e su tutto il territorio nazionale, le varie Authority hanno compiti più specifici e/o ambiti di intervento maggiormente circoscritti Es. l’Autorità per l’energia elettrica e gas, l’Autorità di vigilanza sui fondi pensione, l’Autorità garante per gli appalti, ecc... Norme delTrattato di Roma (riprese dallo Sherman Act e poi riprese nella l. 287/90 ) - Il TRATTATO DI ROMA del 1957, con gli art. 81, 85, 86 e 92 rappresenta il primo atto di normativa antitrust dei Paesi Europei (art. 81 Trattato di Roma): Sono vietate tutte le pratiche che limitano la concorrenza, e in particolare: - (i) concordare prezzi; - (ii) concordare di limitare la produzione; - (iii) spartirsi mercati di sbocco o di approvvigionamento; - (iv) applicare condizioni dissimili a transazioni equivalenti; - (v) condizionare la conclusione di accordi a clausole irrilevanti (art. 85 Trattato di Roma): Sono previste deroghe per le intese fra le imprese che vanno a vantaggio dei consumatori Esempi: RJV Miglioramenti tecnologici Miglioramenti delle reti distributive... (art. 86 Trattato di Roma): Divieto di SFRUTTAMENTO DI POSIZIONE DOMINANTE Esempi: Discriminazioni di prezzo Imposizione di vendite congiunte Clausole di esclusiva Pratiche di prezzi predatori (art. 92 Trattato di Roma): Divieto di AIUTO DI STATO ad imprese, tali che falsano la libera concorrenza Trattato di Roma e normative nazionali La competenza è dell’Unione Europea (esercitata dal Commissario alla Concorrenza , della Commissione Europea) se le intese sono fra imprese di Stati diversi oppure il fatturato della(e) impresa(e) coinvolta è superiore a un certo ammontare Antitrust Italia In Italia, La Legge n°287 del 1990 crea l’ autorità garante della concorrenza e del mercato, la quale vigila su tutti i mercati. Accanto l’autorità garante della concorrenza e del mercato in Italia, operano le Autorità di settore che ha il compito di vigilare sui comportamenti delle imprese che operano in specifici settori Sia il Trattato di Roma sia la Legge italiana riprendono punti dello Sherman Act Modus operandi dell’autorità antitrust In Italia è desumibile dalla lettura delle sentenze nei Bollettini - 1. Individuazione del mercato rilevante (elementi merceologici, geografici, e di sostituibilità fra prodotti) - 2. Rilevazione della struttura di mercato (numero imprese, quote di mercato, barriere all’entrata, integrazione verticale) - 3. Verifica delle intese oppure dell’abuso di posizione dominante Costi e benefici delle autorità antirust Nonostante la grande popolarità che ha circondato la creazione delle Autorità negli Anni Ottanta e Novanta, non bisogna scordare - i costi di funzionamento, - i conflitti di competenze - i rischi di “cattura” dei vigilanti >> Con liberalizzazione : si intende l’ingresso di nuove imprese sui mercati serviti dai monopolisti >> Con privatizzazione : si intende il passaggio di proprietà (parziale o in toto) da soggetti pubblici a soggetti privati Le due opzioni presentano ovvi pro e contro: Se la privatizzazione precede la liberalizzazione, l’impresa pubblica potrà essere venduta ai privati a prezzo maggiore perché il privato agirà all’inizio su un mercato nel quale non vi sono concorrenti. Dall’alto lato, questa opzione consegna il mercato a un monopolio privato con le inefficienze allocative che ne conseguono. LiberalizzazionieprivatizzazionineglianniOttantaeNovantadelNovecento Si è già fatto cenno al fatto che, dagli anni Ottanta, molti Paesi europei hanno attuato processi di liberalizzazione e privatizzazione di mercati nei quali, in precedenza, vi erano state imprese monopolistiche di proprietà pubblica. I due processi - liberalizzazione e privatizzazione - benché non siano sinonimi, spesso si a ancano: per "liberalizzazione" si intende l'ingresso di nuove imprese su mercati serviti da monopolisti; per "privatizzazione" si intende il passaggio di proprietà delle imprese (parziale o in toto) da soggetti pubblici a soggetti privati. In Italia (ma non solo) si è a lungo discusso, in ambito politico, su quale ordine temporale fosse preferibile seguire nei processi di liberalizzazione e privatizzazione: meglio prima privatizzare le imprese e poi liberalizzare il mercato oppure procedere nell'ordine inverso? Entrambe le opzioni presentano pro e contro: se la privatizzazione precede la liberalizzazione, l'impresa pubblica potrà essere venduta ai privati a un prezzo maggiore il privato che acquisisce l'impresa potrà operare su un mercato nel quale non vi sono concorrenti; d'altro lato, questa opzione consegna il mercato a un monopolio privato (almeno per un certo lasso di tempo), con le ine cienze allocative che ne conseguono. Altro grande tema di dibattito è stato quanto rilevante avrebbe dovuto essere la privatizzazione delle imprese pubbliche che operavano in settori strategici. In alcuni casi, la vendita dei pacchetti azionari di proprietà pubblica non è stata totale e lo Stato (in genere per il tramite del ministero del Tesoro) ha mantenuto il controllo di pacchetti azionari, talora con diritto di veto all'ingresso di proprietari indesiderati (clausola del gol- den share); questa "privatizzazione parziale" se da un lato tutela interessi di controllo pubblico di aziende che operano in settori strategici, dall'altro fa sorgere il sospetto che queste aziende non seguano comportamenti davvero orientati al pro tto. Un altro terreno nel quale sono stati spesso invocati processi di liberalizzazione è rappresentato dai servizi professionali, soprattutto in quei campi dove operano associazioni di categoria (o addirittura ordini professionali) che niscono con il rappresentare barriere di ingresso alle professioni e niscono con il favorire e legittimare pratiche non concorrenziali dei professionisti. Se da un lato le asimmetrie informative tra professionisti e clienti sono rilevanti e richiedono attività di controllo su chi esercita le attività professionali, dall'altro, le associazioni o gli ordini che dovrebbero esercitare questi controlli limitano di fatto la possibilità di ingresso di nuovi operatori e favoriscono l'instaurarsi di comportamenti corporativi (con pratiche spesso anticoncorrenziali). I processi di privatizzazione e liberalizzazione dei mercati hanno riguardato, a partire dal 1989, anche i Paesi che hanno a rontato la transizione da sistemi di economia piani cata di tipo comunista al libero mercato. Nelle economie piani cate, la proprietà delle imprese ffi ffi ff fi fi fi fi fi era pubblica; con la caduta di quegli ordinamenti politico-istituzionali, si è posto il problema di cedere a privati le imprese statali (per la verità spesso caratterizzate da obsoloscenza tecnologica). Abbandonare il sistema piani cato - come è avvenuto all'inizio degli anni Novanta in tutti i Paesi dell'Europa orientale - ha voluto dire molto più che privatizzare e liberalizzare i mercati: la transizione da sistemi economici piani cati a sistemi economici di mercato ha posto una lunga serie di problemi, sia di natura microeconomica sia di natura redistributiva sia di natura macroeconomica. Anche nel caso della transizione dall'economia piani cata all'economia di mercato, si è posto il problema, nell'ultimo decennio del Novecento, se fosse meglio seguire un percorso gradualista oppure attuare il passaggio in modo veloce e radicale, seguendo così la cosiddetta strategia della "doccia fredda". Il problema cruciale non è il semplice passaggio di mano della proprietà (da pubblica a privata) delle imprese, quanto piuttosto la de nizione di un appropriato corpo di regole istituzionali (e un adeguato ricambio nelle classi dirigenti). Capitolo 8 - le esternalità Le esternalità Si definisce esternalità l'effetto che il comportamento di un agente esercita direttamente sul risultato economico di un altro agente. - Le esternalità possono riguardare attività di consumo oppure attività di produzione e possono essere positive (economie esterne) o negative (diseconomie esterne). - Chi subisce l'esternalità si vede arrecare un vantaggio (nel caso di esternalità positiva) o uno svantaggio (nel caso di esternalità negativa), senza che per questo paghi alcunché (o riceva alcun indennizzo); - Le esternalità, quindi, non danno luogo -solitamente- ad alcuno scambio di mercato e non hanno perciò un prezzo, né hanno effetto sul sistema dei prezzi. Le esternalità e il self interest Nel caso di esternalità la valutazione dei costi e dei benefici che dà il singolo individuo differisce dalla valutazione dei costi e benefici operata a livello di società nel suo complesso: se in un sistema economico dove ciascuno sia lasciato libero di perseguire la sua massima utilità, esistono esternalità, allora tipicamente il comportamento ottimale del singolo individuo (e la somma di tutti i comportamenti individualmente ottimali dei singoli agenti) non produce l'esito migliore dal punto di vista sociale. >> Conflitto tra ottimo individuale e ottimo sociale >> Intervento di politica economica L'esternalità determina inefficienza sociale delle scelte individualmente ottimali - 1 fi fi fi fi Fig. 8.1 Ottimo individuale e sociale in presenza di esternalità negative Vie di uscita dall’inefficienza del mercato nel caso di esternalità Imposizione di vincoli sulle quantità Istituzione di tasse o di sussidi Creazione di mercati Correzione dell'effetto esterno tramite imposizione di vincoli sulle quantità - Vincoli sulle quantità rappresentano interventi diretti dell'Autorità di politica economica che limita la libertà di scelta del singolo agente. - Si tratta di una “violenza” rispetto alla logica della libertà, giustificata dal fatto di incrementare il benessere sociale. - Per fissare il vincolo sulla quantità in modo appropriato (ossia per massimizzare effettivamente il benessere sociale), l'Autorità di politica economica deve conoscere con esattezza le funzioni di beneficio lordo e di costo di tutti gli individui coinvolti. Correzione dell'esternalità tramite tasse o sussidi - 1 - Introduzione di appropriate tasse (per esternalità negative) o sussidi (esternalità positive). - L'idea è quella di fare inglobare - internalizzare - nella valutazione individuale, gli effetti esterni esercitati: – se il comportamento di A, che esercita un'esternalità negativa su B, viene tassato, allora nella valutazione dei costi individuali, l'agente A terrà in conto un costo aggiuntivo, rappresentato dall'imposta. - Se l'imposta pigouviana è pari al danno marginale arrecato agli altri individui, allora il comportamento individualmente ottimale di chi esercita l'esternalità – in presenza dell'imposta– replica esattamente l'ottimo sociale. Tassazione in presenza di esternalità negative Correzione dell'esternalità tramite tasse o sussidi - 2 Alternativa alla tassa: sussidio per astenersi dalla produzione dell'esternalità negativa. Questo strumento è ritenuto “poco felice” perché: (i) il sussidio per astenersi dalla produzione di esternalità negative richiede un costo finanziario al policy-maker (e non un'entrata come l’imposta); (ii) sembra più discutibile sotto il profilo dell'equità (perché mai dare sovvenzioni a chi produce esternalità negative?); (iii)spingerebbe gli agenti che generano le esternalità a dichiarare una quantità "gonfiata" di produzione individualmente ottimale, al fine di percepire più elevati sussidi; (iv)potrebbe richiamare sul mercato del bene, nel lungo periodo, un numero di imprese maggiore rispetto a quello che sarebbe efficiente. La creazione di mercati per lo scambio di effetti esterni Il sistema di mercato porta ad una situazione di inefficienza, in presenza di esternalità, poiché ‘non esiste un mercato’ in cui gli agenti possano scambiarsi (pagando e incassando somme monetarie) gli effetti delle esternalità È l’assenza di un mercato a determinare il fallimento del meccanismo di mercato Il teorema di Coase (i) Se si è in presenza di esternalità. (ii) Se le parti coinvolte sono in grado di contrattare liberamente (ossia se i costi di transazione sono nulli). (iii) Se la configurazione socialmente efficiente esiste ed è unica. ALLORA La creazione di un mercato per lo scambio dei diritti a generare effetti esterni conduce gli individui a produrre (o consumare) il bene che genera l'esternalità in quantità esattamente uguale a quella che massimizza il benessere sociale. Inoltre, in questo caso, l'ammontare di effetto esterno scambiato sul mercato, pari a quello socialmente ottimale, è indipendente dal modo in cui sono attribuiti inizialmente i diritti di proprietà. Se valgono le condizioni (i) e (ii) ma, in luogo della (iii) vale che (iv) l'allocazione che massimizza il benessere sociale non è unica, allora l'attribuzione iniziale dei diritti di proprietà è rilevante sull'esito finale raggiunto dalle contrattazioni degli agenti. Dobbiamo riflettere su alcuni elementi: - Una condizione dell’enunciato del teorema è che i costi di transazione siano nulli, ossia i costi per attivare e far funzionare un mercato devono essere pari a zero; - Nel mercato che deve essere creato si trova nel lato offerente che gode del diritto di proprietà iniziale ed è quindi costui a ricevere somme monetarie in contropartita della cessione dei diritti di proprietà; - L’ammontare di effetto esterno scambiato sul mercato delle esternalità deve coincidere necessariamente con l’effetto esterno generato dall’attività di produzione di chi esercita l’esternalità. Critiche al teorema di Coase Non tanto per la sua coerenza logica, quanto piuttosto per la sua realizzabilità concreta. (i) la creazione di un mercato è tutt'altro che non- costosa; (ii) l'attribuzione iniziale dei diritti di proprietà è un'attività che è assolutamente discrezionale e che comporta effetti distributivi notevoli, dato che pone alcuni soggetti in posizioni di monopolio; (iii)non è detto che effettivamente gli individui siano poi disposti a scambiare questi diritti Altre complicazioni quando gli effetti sono BENI PUBBLICI Le pseudo–esternalità Situazioni in cui l'azione di un soggetto si riflette sul risultato conseguito da altri agendo sul meccanismo dei prezzi. Portiamo due esempi diversi. Supponiamo che i produttori di petrolio decidano di tagliare la produzione: questo determinerà una disutilità agli automobilisti, infatti il prezzo della benzina aumenterà. È pertanto vero che il comportamento di un gruppo di agenti (i produttori di petrolio) si riflette sull'utilità finale di altri (gli automobilisti), ma questa interazione viene mediata dal sistema dei prezzi. L'aumento del prezzo relativo della benzina conduce gli automobilisti a rivedere le loro decisioni ottimali e il prezzo più elevato riflette una minore disponibilità del bene. In questi casi, siamo di fronte a esternalità pecuniarie, o pseudo-esternalità. Il sistema dei prezzi riflette di per sé gli effetti esterni e quindi l'esistenza di quest'ultimi non è motivo di scostamento tra le valutazioni individuali e le valutazioni sociali dei costi e dei benefici associati ai beni. In tali evenienze, pertanto, l'esistenza di forme di esternalità non conduce a fallimenti del sistema di mercato. Capitolo 10 - I beni pubblici (e politiche per l’innovazione) Definizione Un bene pubblico è un bene che gode simultaneamente di due caratteristiche: - (i) è non-rivale nel consumo, - (ii) è non-escludibile, NON-RIVALE : può essere consumato contemporaneamente da più soggetti NON-ESCLUDIBILE : non è possibile (o non è conveniente) escludere alcuno dal suo consumo, una volta che il bene sia stato prodotto Classificazione dei beni in base alle caratteristiche di escludibilità e di rivalità La natura di bene pubblico non ha nulla a che vedere col fatto che venga prodotto o offerto da enti pubblici: un bene pubblico può essere prodotto sia dallo stato, sia da privati. Free-riding, dilemma del prigioniero - Gli individui razionali, che massimizzano la loro utilità individuale, trovano conveniente consumare il servizio o il bene pubblico senza pagarlo; - ma allora risulta non-conveniente produrlo e si perviene ad una situazione nella quale il bene pubblico non viene prodotto né consumato. - Il fatto che i vantaggi del bene pubblico siano indivisibili implica che ciascun individuo consumi di fatto il medesimo ammontare di bene pubblico; quindi incentivo a free riding - Es. studenti, comparare un televisore; per entrambi disponibile = 700. Costo televisore 600 (300 a testa); beneficio atteso 500 ciascuno - Se nessuno vuol contribuire restano a 700; se entrambi contribuiscono: 700 – 300 + 500 = 900 ciascuno - Se uno contribuisce e l’altro no: chi contribuisce 700 – 600 + 500 = 600; chi non contribuisce 700 + 500 = 1200 - Esito: non cooperazione, vedi matrice del gioco (dilemma del prigioniero) L'inefficienza allocativa dei beni pubblici Il gioco della contribuzione al bene pubblico tra l'individuo i e l'individuo j. COMPORTAMENTO INDIVIDUALMENTE OTTIMALE: Esito Pareto-inefficiente COMPORTAMENTO PARETO EFFICIENTE: Individualmente non-ottimale Produzione efficiente di bene pubblico I due punti fondamentali a cui bisogna dare risposta, nel caso di beni pubblici, sono: (a) quanto bene pubblico produrre, per garantire l'efficienza allocativa; (b) come ripartire i costi di produzione. Beni pubblici - Memo: vantaggi del bene pubblico sono indivisibili: ciascun individuo consuma di fatto il medesimo ammontare di bene pubblico - Per i beni pubblici la domanda di mercato si ottiene per somma verticale (non orizzontale) delle domande individuali: - in corrispondenza di ciascuna possibile quantità di bene pubblico (identicamente consumata da ciascun individuo), il prezzo si ottiene sommando (lungo l'asse verticale) il prezzo che ciascun individuo è disposto a pagare per consumare quella data quantità di bene pubblico; - la somma dei prezzi individuali dà il prezzo riscuotibile sul mercato. - Perchè il mercato non è efficiente nella fornitura del BP? - La domanda di mercato di un BP si ottiene per somma verticale delle domande individuali (somma valori per data quantità). - Il livello socialmente ottimale di offerta con 4 consumatori è X4 (da intersezione D4 e MC(X)). - Ciascun consumatore non rivelerà la sua domanda (disponibilità a pagare), aspetterà che altri lo facciano e paghino per il bene, che se fornito darà beneficio anche a chi non lo ha pagato (free riding’) – Es. Se individuo 1 decide di domandare e pagare per X1, allora offerta X1 beneficia tutti e 4, anche gli altri che non hanno pagato. – Quindi il bene sarà sotto-offerto dal mercato (meno di X4). Necessità di intervento Condizione di Samuelson In presenza di bene pubblico, la condizione di efficienza allocativa richiede di eguagliare il saggio marginale di trasformazione tra bene pubblico e bene privato (ossia il prezzo relativo del bene pubblico in termini di bene privato) alla somma dei saggi marginali di sostituzione tra bene pubblico e bene privato degli n individui presenti (condizione di Samuelson). In termini formali, deve valere: i dove SMS indica il saggio marginale di sostituzione (in valore assoluto) tra bene gx pubblico e bene privato per l’individuo i, mentre p indica il prezzo relativo del bene pubblico in termini di bene privato, ossia il saggio marginale di trasformazione del bene pubblico in bene privato. Meccanismi di rivelazione delle preferenze individuali Intervista diretta: – non attendibile per il free-riding. Asta alla Vickrey: – si aggiudica un bene colui il quale ha fatto l’o erta più alta (fra un insieme di o erte simultanee), ma al prezzo pari all’o erta immediatamente inferiore; in questo modo, ciascuno non ha incentivo a proporre meno di quanto sarebbe e ettivamente disposto a pagare, perché così facendo non abbasserebbe quanto davvero pagherà, mentre abbasserebbe la probabilità di vincere l’asta. Meccanismo di Clarke Groves: – ciascun soggetto che usufruisce di un bene pubblico paga la di erenza tra il costo marginale di produzione e la somma delle valutazioni di tutti gli altri; così facendo il contributo di un dato individuo non dipende dalla sua dichiarazione, ma dalla dichiarazione di tutti gli altri. Ricavare l’informazione con metodi statistici applicati a risposte fornite ad interviste o questionari (metodo di valutazione contingente, metodo della cojoint analysis, ecc.): – questi metodi permettono di stabilire se e quanto sia e ciente spendere per garantire i servizi derivanti da un bene pubblico. Common goods Per common-good intendiamo un bene che è non-escludibile ma rivale, ossia un bene il cui consumo è aperto a tutti, ma il cui stock viene progressivamente ridotto a causa della rivalità nel consumo. Molto costoso limitare accesso, ma bene è rivale, quindi rischio di esaurimento ff ff ffi ff ff ff Esempi concreti possono essere le erbe di un pascolo pubblico o anche le risorse ittiche di un lago. Chiunque può andare a pascolare o a pescare, ma l’erba (o il pesce) mangiato da un soggetto non può essere più mangiato da alcun altro. E’ intuitivo che in questo caso l’individuo sarà portato a consumare il bene, senza preoccuparsi di quanto fanno gli altri e tuttavia nel momento in cui tutti procedono a consumare il bene, il consumo risulterà eccessivo rispetto all'ammontare che massimizza il benessere sociale. Si noti che sul beneficio marginale (e anche sul beneficio medio) di ciascun individuo incide non solo la scelta propria, ma anche quella altri: infatti, la pescosità diminuisce non solo per l’aumentare delle ore di pesca effettuata da A, ma anche per quelle effettuate da B. Siamo, quindi, in un caso in cui le scelte di un individuo esercitano un’esternalità sull’altro. Beni comuni (commons) (escludibilità/rivalità) Soluzioni? - Privatizzare - Pubblicizzare - ‘Institution building’ per cooperazione - Common pool resource (Ostrom): commons che ha meccanismi di esclusione e regole d’uso e sfruttamento da parte di una comunità - Ruolo centrale dell’interazione ripetuta, ducia (Nota: se sono risorse/beni materiali non sono ‘club goods’ poichè sono rivali) fi Global commons Clima Global commons Atmosfera bene non escludibile e rivale (risorsa limitata nel ricevere emissioni) Esternalità reciproche internazionali Stati sovrani: nessuna autorità superiore Incentivi a free riding (costi di riduzione sostenuti da altri, bene ci tutti) Cooperazione unica via Trattati: UNFCCC 1992, Kyoto 1997, Parigi 2015 Esempio problemi dei beni pubblici Conoscenza/innovazione come bene pubblico e politiche per l’innovazione Conoscenza/innovazione e beni pubblici Peculiarità della Conoscenza come bene economico genera problema fondamentale: Rendimento sociale molto elevato MA rendimento privato inferiore a quello sociale = inadeguati incentivi alla produzione ‘privata’ >> Rendimento (economico) marginale privato è inferiore al rendimento marginale sociale, produttore non riesce a catturare tutto il pro tto: attività ‘privata’ di produzione di C è inferiore al livello socialmente ottimale (esternalità di produzione) >> Free riding: data non escludibilità (bene pubblico), nessuno disposto a spendere per la produzione del BP, tutti ne godranno e tutti cercheranno di far pagare gli altri per la fornitura: o erta sarà insu ciente Concetti di riferimento: Esternalità e Beni pubblici RILEVANTE PER POLITICHE INDUSTRIALI E DELL’INNOVAZIONE Problemi della conoscenza come ‘bene pubblico’ → Non (completa) escludibilità della Conoscenza codi cata e formalizzata (bene pubblico quasi puro) genera esternalità positive a favore di chi non la produce, individui e/ o società ff ffi fi fi fi Es.: Di coltà di riservatezza delle informazioni industriali: informazioni su R&S in corso sono note nelle reti di esperti in modo quasi immediato; piena osservabilità dei prodotti e facile replica a parte di esperti; conoscenza tacita ostacola ma dettagli tecnici ‘segreti’ si stima siano noti mediamente entro un anno C come Bene pubblico → Produzione di conoscenza in presenza di non escludibilità: genera un pro tto al produttore che è inferiore al valore sociale del prodotto: - Stime indicano rendimento sociale delle innovazioni (nuova conoscenza) molto alto rispetti al ritorno privato: Mans eld (1977): 56% sociale, 25% privato; Trajtenberg: rendimento sociale scanner 270% - Es. quanto ha guadagnato (rendimento privato) e quanto dovrebbe aver guadagnato (in funzione del rendimento sociale nel tempo ) - Einstein per la scoperta su relazione massa-energia? E’ il riconoscimento sociale non monetario (fama e ammirazione) su ciente per assicurare incentivi alla produzione di ‘nuova conoscenza’? Generalmente NO. Ma creatori producono lo stesso …… → Non rivalità e cumulatività possono aumentare il divario tra rendimento privato e rendimento sociale: spesso nessun legame tra ritorno economico al produttore e rendimento sociale - Non rivalità’ implica capacità di (ri)uso praticamente in nito senza sottrazione ad altri della possibilità di (ri)uso - Cumulatività ampli ca e etti di bene cio sociale, che si estendono nei processi futuri attraverso lo stock di conoscenza come fattore di produzione → Condizione di ottimalità di utilizzo di un bene perfettamente ‘non rivale’ con costo marginale di ri-utilizzo nullo: dovrebbe essere un ‘bene libero’: è nell’interesse sociale che sia liberamente utilizzabile a ‘prezzo zero’ → Condizione di o erta o produzione e ciente richiede invece un prezzo positivo, poiché deve coprire i costi marginali di produzione, mentre l’o erta sarebbe zero per un prezzo zero: nessuno investirebbe in creazione di nuova conoscenza → Con itto tra (1) necessità di riconoscere un valore economico della conoscenza a chi la genera, per incentivare a generarla, e (2) ottenere il massimo valore sociale dal ‘libero uso’ dello stock (cumulativo) di conoscenza Mercato da solo NON risolve il problema di produzione/o erta e ciente: Può farlo qualche forma di intervento? Quali strumenti per soluzione ‘socialmente’ ottimale? - Esternalità positive del ‘beni pubblico’ conoscenza: non simmetrico alle negative, molto più complesso e controverso: - Incentivi e sussidi ai produttori di C possono essere tropo elevati, generando rendite private troppo elevate o nanziando insuccessi - Produzione pubblica di C può essere ine ciente per mancanza di incentivi agli individui e creazione di rendite dei burocrati - Diritti di proprietà intellettuale (copyright, brevetti, ecc.) principale forma di incentivo ai produttori di C formale ma limiti di ottimalità sociale ffi fl fi ff ff fi fi ffi fi ffi ffi fi ff ff ffi fi - Teorema di Coase non è soluzione con ‘beni pubblici’ (problemi di free riding), ed è adatto a problemi circoscritti (es. accordi di uso industriale cooperativo di R&S) Combinazione di soluzioni prevale nella realtà Suggerimenti tradizionali più in dettaglio (Pigou 1932, David 1993) : >> Sussidi (o Patronage): > o rono sostegno nanziario (pubblico o privato) ai produttori di C codi cata e formalizzata (inventori, ricercatori, ecc.) in cambio di una piena rivelazione dei risultati; meccanismi di disclosure sono critici: > es. ricercatore può ‘trattenere’ conoscenza nanziata, incentivi non nanziari possono spingere a rivelazione, es. pubblicazioni, fama, premi, riconoscimenti, ecc.; > limiti: allocazione di risorse non competitiva crea pochi incentivi, allocazione competitiva crea isteresi: fondi solo a quelli già ‘famosi’ >> Produzione pubblica diretta (o Procurement): > es. sistema della ricerca pubblica (CNR, IFN, ASI, ecc.) riceve fondi pubblici in cambio di risultati ‘pubblicamente disponibili’ dei risultati; > ma all’interno rimane problema degli incentivi agli individui, es. tramite diritti degli inventori; molto legato alle capacità organizzative ed amministrative delle istituzioni di produzione della C; > es. CNR vs Fraunhofer Institute; possono sostituire fallimenti dello Stato a fallimenti del mercato >> Monopoli regolati (o Property): > assegnazione di diritti di proprietà intellettuale DPI (copyright, brevetti e simili) garantisce a chi li possiede un uso esclusivo in monopolio delle conoscenza prodotta (solo formalizzata e codi cata); > devono essere e sono limitati nel tempo per non perdere i bene ci sociali da di usione; elimina il problema del bene pubblico alla radice dando al prodotto C carattere (temporaneamente) privato; > ma limitata capacità di de nirne le caratteristiche socialmente ottimali, es. Microsoft vs open source, > problemi di enforcement, es. TRIPS e commercio internazionale; > possono crearsi situazioni monopolistiche che 25 distorcono il mercato >> ‘Conoscenza pubblica’ e interazione pubblico-privato > Tutti i processi di produzione di C, anche quelli privati, necessitano di una base di ‘conoscenza pubblica’, intesa non come fornita dal settore pubblico ma come ‘pubblicamente disponibile’, di ‘pubblico dominio’, protetta da appropriazione privata di tipo esclusivo, accessibile ed attingibile a condizioni ‘adeguate’ (bassi costi) > Nel modo di produzione ‘sceince based’: R&S privata ha bisogno di conoscenza ‘di base’ prodotta da università e ricerca pubblica usabile dal massimo numero di innovatori applicati: >Ja è (1989): relazione positiva e robusta tra incremento ricerca universitaria e innovazione industriale: Mans eld (1995): gran numero di prodotti industriali (privati) non sarebbero esistiti senza di usione delle ricerca di base delle università (esternalità) Alcuni fattori riducono potenza delle esternalità di C come bene pubblico........ ff ff fi fi fi fi ff fi fi fi fi ff - Conoscenza tacita: Forte componente, anche in ambito produttivo e industriale; è molto più controllabile di quella codi cata e formalizzata in termini di esternalità e bene pubblico; è fattore intrinseco di escludibilità - Conoscenze complementari: spesso una speci ca nuova C deve essere accompagnata da altre C, vecchie o nuove, per rendere economicamente; limiti di rendimento sociale se singolo possiede sia la C sia il suo complemento - Costi di acquisizione: non sono nulli da parte di utilizzatori, es. tecnologia nucleare è conoscenza (quasi) pubblica, ma uso operativo comporta costi elevati di training e apprendimento (es. nucleare iraniano); più la comunità degli esperti è vasta più sono forti le caratteristiche di non rivalità e non escludibilità, e viceversa........ ma le nuove tecnologie aumentano esternalità: - Nuove tecnologie ICT contemporaneamente - Riducono l’area tacita a allargano l’rea formale e codi cata di conoscenza - Rendono più facilmente accessibili le conoscenze complementari - Riducono molto i costi di acquisizione - Aumentano il potenziale di cumulatività O INTERNET: aumenta molto il problema del ‘bene pubblico’ - Richiede codi ca per ‘esserci’ - ‘Dematerializza’ informazione e conoscenza - Trasferimento globale, istantaneo, a bassissimo costo di informazione/conoscenza codi cata - Plagio facile (ma facilmente rivelabile) a costo zero - Riduzione dei costi tradizionali di acquisizione, es. lezione in aula - Ac-cumula enorme quantità di informazioni/conoscenza in un unico canale aperto a tutti Conoscenza come ‘bene privato’: ruolo e limiti dei sistemi di diritti di proprietà intellettuale Conoscenza come ‘bene privato’ Diritti di proprietà intellettuale (DPI) - Garantiti da istituzioni e sistemi legali ai ‘creatori’ (individui o istituzioni o imprese) di ‘prodotti dell’attività intellettuale’ Scopo: - Ex ante: Incentivo alla creazione - Non tutti i nuovi prodotti, non tutte le nuove idee: requisiti e procedure speci che (e mutevoli) per un riconoscimento istituzionale e legale - Regimi giuridici complessi, in particolare a livello internazionale: WIPO, TRIPS Forme dei DPI Tradizionale distinzione tra DPI: (1) letterari e artistici; (2) industriali Forme più frequenti: ‘diritti di riproduzione’ o ‘diritti d’autore’ (copyright) e ‘brevetti’ (patents) Modalità tradizionale: copyright su prodotti artistici e letterari, brevetti su prodotti industriali Attualmente: grande espansione del campo di applicazione copyright: sempre più usato per informatica, industria culturale, entertainment, ecc.; molti prodotti sono ‘immateriali’ e/o non rispondono a requisiti legali della brevettazione fi fi fi fi fi fi Diritti con pro li legali speci ci: - brevetti - protezione varietà genetiche (piante) disegno industriale - disegno di circuiti elettronici - marchi industriali e commerciali - indicazioni di origine - diritti di riservatezza negli accordi commerciali, e altro Diritti d’autore e copyright Sola condizione per ottenerlo: ‘originalità’ inoltre non protegge l'idea ma la sua espressione e riproduzione – Diritto ‘patrimoniale’: protegge danno economico da riproduzione e rappresentazione – Diritto ‘morale’: protegge integrità dell’espressione (non distorsione) Limiti: Parti di opere possono essere usate per produrre nuove idee originali Diritto immediato, gratuito, non richiede pratiche burocratiche, può essere ‘ceduto’ – Es. pubblicazioni e libri, autori ed editori Che diritti assicura il copyright? (de nizione WIPO) - The original creators of works protected by copyright, and their heirs, have certain basic rights. They hold the exclusive right to use or authorize others to use the work on agreed terms. The creator of a work can prohibit or authorize: - its reproduction in various forms, such as printed publication or sound recording; - its public performance, as in a play or musical work; - recordings of it, for example, in the form of compact discs, cassettes or videotapes; - its broadcasting, by radio, cable or satellite; - its translation into other languages, or its adaptation, such as a novel into a screenplay. - Many creative works protected by copyright require mass distribution, communication and nancial investment for their dissemination (for example, publications, sound recordings and lms); hence, creators often sell the rights to their works to individuals or companies best able to market the works in return for payment. These payments are often made dependent on the actual use of the work, and are then referred to as royalties. - These economic rights have a time limit, according to the relevant WIPO treaties, of 50 years after the creator's death. National law may establish longer time-limits. This limit enables both creators and their heirs to bene t nancially for a reasonable period of time. - Copyright protection also includes moral rights, which involve the right to claim authorship of a work, and the right to oppose changes to it that could harm the creator's reputation. - The creator - or the owner of the copyright in a work - can enforce rights administratively and in the courts, by inspection of premises for evidence of production or possession of illegally made - "pirated" - goods related to protected works. The owner may obtain court orders to stop such activities, as well as seek damages for loss of nancial rewards and recognition. fi fi fi fi fi fi fi fi Industrial Designs (de nizione WIPO) - An industrial design is the ornamental or aesthetic aspect of an article. The design may consist of three- dimensional features, such as the shape or surface of an article, or of two-dimensional features, such as patterns, lines or color. - Industrial designs are applied to a wide variety of products of industry and handicraft: from technical and medical instruments to watches, jewelry, and other luxury items; from housewares and electrical appliances to vehicles and architectural structures; from textile designs to leisure goods. - To be protected under most national laws, an industrial design must appeal to the eye. This means that an industrial design is primarily of an aesthetic nature, and does not protect any technical features of the article to which it is applied. Marchi commerciali (Trademarks) (de nizione WIPO) - A trademark is a distinctive sign which identi es certain goods or services as those produced or provided by a speci c person or enterprise. - Its origin dates back to ancient times, when craftsmen reproduced their signatures, or "marks" on their artistic or utilitarian products. Over the years these marks evolved into today's system of trademark registration and protection. - The system helps consumers identify and purchase a product or service because its nature and quality, indicated by its unique trademark, meets their needs. Indicazioni di origine (de nizione WIPO) - A geographical indication is a sign used on goods that have a speci c geographical origin and possess qualities, reputation or characteristics that are essentially attributable to that place of origin. - Most commonly, a geographical indication includes the name of the place of origin of the goods. - Agricultural products typically have qualities that derive from their place of production and are in uenced by speci c local factors, such as climate and soil. - Whether a sign is recognized as a geographical indication is a matter of national law. Geographical indications may be used for a wide variety of products, whether natural, agricultural or manufactured. Indicazioni di origine (de nizione WIPO) - An appellation of origin is a special kind of geographical indication. - It generally consists of a geographical name or a traditional designation used on products which have a speci c quality or characteristics that are essentially due to the geographical environment in which they are produced. - The concept of a ‘geographical indication’ encompasses ‘appellations of origin’. Brevetto Brevettabilità (es. European Patent O ce): condizionata alla (1) novità assoluta delle cosa (scostamento da sapere esistente), (2) esistenza di una ‘attività inventiva’ (no ‘acqua calda’, no natura, ecc.), (3) possibilità di applicazione industriale - La seconda è questione critica e molto controversa per gli sviluppi delle brevettazioni in genetica, es. specie tradizionali nei PVS Trasferibilità (vendita, licenza d’uso): conferisce valore economico e commerciale ad una conoscenza attraverso il diritto d’uso esclusivo - Costo: brevettare ha un costo non trascurabile...... fl fi fi fi fi fi fi ffi fi fi fi - Principio di disclosure: il nuovo prodotto, procedimento, processo, componente, materiale, ecc. è descritto in tutti suoi dettagli (C codi cata), diventa informazione pubblica (visibile, consultabile), ma il suo uso commerciale è riservato al possessore - Monopolio temporaneo sull’uso della conoscenza concretizzata dal b. con limitazioni di tempo de nito (10-20 anni, altre durate), spazio (un paese, ma regimi giuridici internazionali), un oggetto speci co (quello e solo quello del brevetto) DPI: più crescono di importanza...... - DPI tendono ad essere pervasivi: es. entità biologiche, joga (vedi oltre); - Imprese di settori high-tech: valutate dai mercati anche in base al portafogli brevetti - Istituzioni di ricerca e laboratori: brevetti tra criteri fondamentali di valutazione...... più sono minacciati: - ‘Globalizzazione’ rende l’enforcement internazionale dei DPI di coltoso, es. prodotti del Made in Italy - La trasmissione della C attraverso le ICT facilità l’aggiramento dei DPI, es. musica e lm MP3 - Posizioni etiche e morali indeboliscono legittimità dei 42 brevetti in certi settori, es. farmaci anti-HIV in paesi poveri Politica dell’innovazione in Europa Obiettivi : - Stimolare massima produzione di nuova C - Farla rendere in termini economici - Creare una Knowledge-Based Economy in Europa - Strategie Europa: Stratregia di Lisbona (2000) Europe 2020 ( 2010 ) Europe 2020 (2010) - The ‘Europe 2020’ strategy which was adopted in 2010, is generally seen as a milestone with regard to addressing the consequences of the multiple crisis but also being a guiding vision in establishing policies strategies beyond the crises, i.e. the growth strategy of the EU for the coming decade - The priorities of this policy framework are ‘to create the conditions for a more competitive economy with higher employment’ - The European Union’s ten-year growth strategy is ‘about delivering growth that is: smart, through more e ective investments in education, research and innovation; sustainable, thanks to a decisive move towards a low-carbon economy; and inclusive, with a strong emphasis on job creation and poverty reduction’ Europe 2020 - The Union has established a set of ambitious objectives in ve key policy areas to be reached by 2020: - Employment: 75% of the population aged 20-64 should be employed. - Research&Development (R&D): 3% of the EU's GDP should be invested in R&D. - Climate change and energy sustainability: the "20/20/20" climate and energy targets should be met (including an increase to 30% of emissions reduction compared to 1990 level, if the conditions are right). - Education: the share of early school leavers should be under 10% and at least 40% of the younger generation should have a tertiary degree. fi fi ff fi fi fi ffi - Fighting poverty and social exclusion: 20 million less people should be at risk of poverty. - The abovementioned objectives are conceived to be interrelated, mutually reinforcing, and not implying burden-sharing. They have to be pursued through a mix of national and EU action. - The European Commission has launched seven agship initiatives to catalyse progress under each priority theme, namely: “Innovation Union", "Youth on the move", “A digital agenda for Europe", "Resource e cient Europe", "An industrial policy for the globalisation era", “An agenda for new skills and jobs", "European platform against poverty". Example: The agship initiative ‘An industrial policy for the globalisation era’ (EC, 2010b) () ‘sets out a strategy that aims to boost growth and jobs by maintaining and supporting a strong, diversi ed and competitive industrial base in Europe o ering well- paid jobs while becoming more resource e cient’ (quote: EC website). The connection between these agship initiatives is obvious as resource e ciency is crucial to them both. The economic importance of industrial sectors: it accountes for 80% of Europe’s export and each job in the manufacturing industry creates 0.5-2 jobs in other sectors. Industrial policy is one of the top priorities of the EC policy framework as presented in the EU 2020 strategy but must be integrated with other policies including environmental and climate policies and thereby aiming to achieve an ‘European industrial renaissance’ as highlighted in the Communication (EC, 2014). Capitolo 11- I beni di merito e di demerito e le asimmetrie informative I beni di merito e di demerito - I beni di merito o demerito sono quelli per cui il policy maker ritiene giusti cato limitarela libertà di scelta individuale riguardo il consumo o la produzione, poiché crede che gli individui abbiano informazioni limitate o distorte circa i reali costi e bene ci individuali comportati dalla loro produzione o dal loro consumo. - Un bene di merito è un bene per il quale il policy maker ritiene appropriato imporre un consumo positivo (o comunque superiore rispetto a quello che l’individuo riterrebbe ottimale); - un bene è di demerito, se il policy maker ritiene appropriato imporre un volume di consumo nullo (o comunque inferiore rispetto a quello ritenuto ottimale dagli individui). La natura meritoria (o demeritoria) di un bene implica che si limiti la sovranità del consumatore (o del produttore), in nome di una migliore informazione (e capacità di valutazione) detenuta da enti che stanno al di sopra dell’individuo (posizione criticata dai liberisti). Tuttavia, appellarsi alla natura meritoria o demeritoria di un bene rappresenta spesso l’extrema ratio per poter richiedere l’intervento di politica economica quando non si hanno argomentazioni più convincenti. fl fi fl ffi ffi ffi fl ff fi fi Beni di MERITO É un bene che si ritiene un individuo o la società debba produrre sulla base di qualche concetto di bisogno, piuttosto che sulla base della presenza di una ‘disponibilità a pagare’ da parte del mercato Un modo diverso di de nire è quello di un bene meritevole di essere o erto ma che verrebbe sotto-consumato e sotto-o erto dal libero mercato - l concetto è utilizzato per giusti care la fornitura di beni e servizi da parte del settore pubblico, es. alimentari di base in estrema povertà, servizi per ridurre la mortalità e aumentare la salute, educazione, beni culturali. - L’argomento attribuisce in qualche misura una maggiore capacità di giudizio alla società (o allo stato) che all’individuo (paternalismo?) - Ad esempio, si ritiene che quelli poco educati non riescano a fare scelte sulla domanda di educazione e quindi debba essere imposta - Carattere distintivo è che si ritiene debba essere fornito a prescindere dal valore che i consumati gli danno sul libero mercato - Crea esternalità positive, e i bene ci pubblici sono maggiori di quelli privati: se si decide consumo in base a bene ci privati c’è sotto-o erta (vedi beni pubblici) - Diverso dal BP: l’autorità ritiene che individuo non domandi perché non ha corrette informazioni sui bene ci del bene, non perché è free rider (e conosce esattamente i bene ci individuali ma non li rivela attraverso la domanda) Beni di DIMERITO - Beni che sono sovra-consumati, rispetto a qualche criterio di desiderabilità sociale, se lasciati alle forze di mercato - Giudicati intrinsecamente dannosi, come tabacco, alcool, droga, gioco d’azzardo, prostituzione, cibi grassi, ecc. - Politiche mettono tasse elevate, o proibizioni - Non necessariamente hanno esternalità negative su altri: sono di demerito per chi consuma Le asimmetrie informative : presentazione e classi cazioni Si veri ca un caso di asimmetria informativa ogni volta che i soggetti coinvolti in scambi economici dispongono di insiemi di informazioni di erenti. Le asimmetrie informative sono all’origine dei fallimenti del mercato; in altre parole, le allocazioni derivanti da scambi che avvengono con informazione asimmetrica non sono di norma Pareto-ine cienti. La classi cazione delle asimmetrie informative Se l’asimmetria informativa è precedente rispetto alla conclusione dei contratti (e alla realizzazione degli scambi), si viene a determinare una situazione che è detta di “selezione avversa” (adverse selection).. Il signi cato intuitivo di questo termine sta nel fatto che sul mercato verranno scambiati solo i beni di qualità peggiore, conducendo progressivamente proprio alla scomparsa del mercato. Se invece la di erenza fra gli insiemi informativi insorge dopo che il contratto è stato siglato, ci si trova di fronte a situazioni di azzardo morale o rischio morale, in inglese moral hazard (la traduzione italiana più appropriata, probabilmente, è quella di fi fi fi ff ffi fi fi fi fi fi ff fi ff ff fi ff comportamento sleale), espressione con cui si fa riferimento a situazioni in cui un soggetto cambia i propri comportamenti dopo avere siglato un contratto: – casi di azioni nascoste (hidden action) : le informazioni di eriscono perché un contraente non può osservare le azioni messe in atto dall’altro contraente; – casi di informazione nascosta (hidden information) , anche se le azioni sono osservabili, di eriscono perché non possono essere conosciute le motivazioni che fanno loro da base. La selezione avversa -

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