Storia e Storiografia della Musica I (2024-25) PDF

Summary

This document appears to be a chapter from a university course on music history and historiography, specifically focusing on ancient music. It discusses the origins and evolution of music in ancient Greece and Rome, and how these traditions influenced the development of music in later periods, including Christian music. The chapter provides background information on ancient music, focusing on its role in daily life, rituals, and societal contexts.

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Capitolo 1 - La situazione della musica alla fine dell'evo antico L'eredità greca Le origini della musica Non è possibile stabilire in modo preciso quando la musica nacque, ma sappiamo che essa ha sempre fatto parte della vita degli uomini, quasi come “colonna sonora della quotidianità”. Possiamo i...

Capitolo 1 - La situazione della musica alla fine dell'evo antico L'eredità greca Le origini della musica Non è possibile stabilire in modo preciso quando la musica nacque, ma sappiamo che essa ha sempre fatto parte della vita degli uomini, quasi come “colonna sonora della quotidianità”. Possiamo ipotizzare che essa tragga radici direttamente dall'uso della nostra voce (quindi come strumento di espressione sonora), o ancor prima dal mondo animale e naturale (si pensi al canto degli uccelli). L'uomo sviluppò la voce e il ritmo probabilmente grazie al bipedismo: la coordinazione delle gambe nella camminata gli conferì il ritmo e la posizione eretta permise al diaframma e alle corde vocali di essere posizionate in modo tale da produrre determinati suoni. Inoltre la sua crescente stanzialità portò ad una creazione di vari riti per le varie occasioni (il raccolto, la sepoltura, la caccia, ecc…) nei quali era importante la componente musicale, la quale si sviluppò a sua volta: abbiamo infatti i primi reperti musicali, come i rombi (frustino che girando producono un fischio), le raganelle, fischi e flauti. Coloro che si occupano di recuperare la cultura musicale dei popoli antichi attraverso le fonti - che siano scritte, orali, iconografiche, ecc. - sono i musicologi. In realtà lo studio è stato iniziato dagli antropologi, i quali, analizzando i comportamenti degli esseri umani, hanno approfondito il ruolo della musica nella vita dei popoli. Il primo musicista di cui si hanno notizie storiche fu Terpandro, che raccolse, denominò e classificò in base alla posizione geografica molti nomoi (melodie). Se volessimo dare un punto di partenza alla storia della musica, esso potrebbe identificarsi con lo sviluppo della musica della Chiesa cristiana: in essa confluiscono però la musica greca e romana. Di queste due culture non sono rimaste testimonianze innanzitutto perché la musica veniva tramandata oralmente e in secondo luogo perché la Chiesa, ritenendo che le loro pratiche musicali fossero blasfeme o pagane, cercò di eliminare ogni traccia dei due popoli. I pochi esempi di testi che sono stati rinvenuti sono papiri su cui sono stati annotati copioni di opere teatrali, probabilmente scritti da insegnanti o cantanti per compagnie teatrali o scuole. Ricordiamo soprattutto due Inni Delfici e l'Epitaffio di Sicilo. La musica nella vita e nel pensiero dell'antica Grecia Le caratteristiche della musica greca e romana sono comunque sopravvissute all'interno di quella cristiana primitiva, perciò è possibile trovare alcune somiglianze tra le culture: 1. Musica di origine divina Per i Greci, la musica deriva dagli dei e ha poteri magici, perché la magia permetteva di controllare le forze naturali avverse all'uomo. Apollo, dio del sole e della musica suona una lira, mentre Dioniso accompagna le sue celebrazioni con l'aulos, uno strumento ad ancia doppia. Nell'Antico Testamento possiamo invece ricordare come Davide curò la follia di Saul grazie al suono della sua arpa. - Secondo il mito greco, l'aulos è stato inventato da Pallade Atena, la quale lo buttò perché quando lo suonava le gonfiava le gote. Lo strumento venne recuperato dal satiro Marsia, il quale lo donò agli uomini. - La siringa, o flauto di Pan, nacque perché la ninfa Siringa, mentre scappava dal dio Pan, chiese alle divinità dell'acqua di trasformarla in canna. Pan decise di raccoglierla e intagliarla per realizzare il suddetto strumento. - Altri strumenti: tamburi, cimbali, crotali, sistri. 2. Musica accompagnatrice dei riti L'aulos accompagnava i canti dei ditirambi (poesie) dionisiaci, veniva utilizzato durante simposi o gare, mentre è il canto dei salmi ad accompagnare lo svolgimento delle messe cristiane. 3. Teoria musicale Dato che la musica cristiana è di derivazione greca/romana, ha assimilato alcuni aspetti e regole teoriche. La musica greca - Era musica monodica, quindi senza sostegno armonico (nonostante esista qualche traccia di due voci o accompagnamenti strumentali, non possono essere considerate come polifonie); - Comprendeva esecuzioni musicali improvvisate, seguendo quindi il principio dell'hic et nunc (ossia qui e ora), adattandole alle esigenze del momento ma facendo comunque riferimento a moduli fissati dalla tradizione; - Era associata a testi, danze o funzioni religiose, veniva cantata seguendo il processo dell'eterofonia, ossia l'esecuzione di un nomoi su altezze differenti. Figure come Aristotele, Claudio Tolomeo, Pitagora e Platone elaborarono un loro pensiero filosofico riguardo l'argomento. In particolare, secondo Pitagora (ritenuto fondatore del pensiero musicale), l'aritmetica e la musica non erano materie separate: questo argomento verrà in futuro approfondito da Platone nel Timeo e nella Repubblica. Altri pensatori, come Tolomeo (astrofisico e teorico musicale), collegarono musica e astronomia. Altri ancora “univano” musica e poesia (la “poesia lirica” significa proprio poesia cantata sulla lira), anche se per i greci erano quasi sinonimi: molti dei loro termini riguardanti la poesia erano infatti musicali (es.: ode, inno), tanto che la poesia priva di musica non aveva un suo termine. Va ricordato che il termine "musica" deriva dal greco mousiké, ossia arte delle Muse, comprendendo quindi tutti i mezzi di trasmissione culturale. L'idea di musica indissolubile dalla parola tornerà in futuro nelle teorie wagneriane sul dramma musicale. La dottrina dell'ethos Il primo a mettere in relazione la musica e l'animo umano fu Pitagora e dal suo pensiero si giungerà all'elaborazione della dottrina dell'ethos. La dottrina dell'ethos rappresenta le qualità morali e gli effetti della musica: essa è in grado di agire sull'universo e, secondo Aristotele, sulla volontà e carattere dell'uomo grazie alla dottrina dell'imitazione (emulazione da parte dell'uomo dei sentimenti trasmessi dalla musica). Riprendendo il concetto pitagorico di catarsi, l’emulazione dei sentimenti attraverso la musica permette all'uomo di liberarsi delle sue passioni. Si riteneva inoltre che fosse possibile sviluppare nell'uomo la personalità “giusta” attraverso l'insegnamento di ginnastica e musica, senza eccedere in uno rispetto all'altro. L'educazione dei ragazzi a Sparta (al tempo centro musicale più importante), era basata infatti su queste due materie. La musica veniva poi distinta in: - Apollineo: musica che induce calma, associata al culto di Apollo, alla lira, all’ode e all'epica; - Dionisiaco: musica che induce entusiasmo, associata a Dioniso, all'aulos, al ditirambo e al dramma. Nella filosofia di Platone troviamo una posizione più complessa di fronte alla musica: da un parte la condanna in quanto arte (perché le arti imitano la realtà, allontanandosi quindi dalla verità), dall'altra c'è l'armonia dell sfere di origine pitagorica, che mette in relazione musica e cosmo grazie ai loro rapporti numerici, rendendo quindi la musica simile ad una scienza e di conseguenza, rendendola più vicina alla filosofia. Solo la musica che comprendeva le scale doriche e frige e che non prevedesse ritmi, scale o strumenti complessi (come l'aulos), era in grado di stimolare le virtù di coraggio e temperanza, caratteristiche necessarie per governare uno Stato. Tant'è che il termine nomos significava e costituiva una legge dalla quale non era possibile modificarne i caratteri. Esso va ad indicare un determinato tipo di canto lirico, veniva impiegato per dei rituali e imita non solo l’emozione, ma anche uno specifico regime politico (democratico, oligarchico, tirannico). Questa regolamentazione della musica si protrarrà anche in altre civiltà, come Atene e Sparta; la troviamo nelle opere dei Padri della Chiesa, sino al periodo fascista e comunista. La musica nell'antica Roma Dopo che la Grecia divenne provincia romana, questi ne attinsero l'arte musicale, ma non è dato a sapersi se contribuirono alla teoria e pratica musicale. Non solo dei greci, ma anche dagli etruschi, dall'Asia Minore, dal Nord Africa e dalla Gallia: questo perché l'espansione e la creazione delle province in epoca imperiale comportò l'influenza della cultura romana da parte dei popoli annessi. Migliorarono alcuni strumenti in ottone per scopi militari e nel loro periodo più importante fu il mondo ellenistico a mutuare la cultura, ma quando subirono il declino fermarono la produzione musicale. Svilupparono la tibia, uno strumento simile all'aulos, realizzato in osso. La loro musica accompagnava funerali, spettacoli sul palco e con i gladiatori, riunioni private e cerimonie religiose. Appendice: Il sistema musicale greco Il sistema musicale greco è fondato sul tetracordo, una successione discendente di quattro suoni i cui estremi distano un intervallo di IV. I tetracordi si dividono in: - Diatonico: è costituito da due intervalli di un tono e uno di un semitono; - Cromatico: costituito da un intervallo di terza minore e 2 intervalli di semitono. - Enarmonico: corrisponde ad un intervallo di terza maggiore altrimenti detto ditono e gli altri due intervalli sono dei quarti di tono. Possono essere congiunti oppure, se i due tetracordi sono separati da un tono, disgiunti. In seguito svilupparono il sistema perfetto maggiore, ovvero una scala di due ottave composta da vari tetracordi congiunti e disgiunti e il sistema perfetto minore. Alcuni teorici distinsero almeno quindici scale, ma nell'Armonica di Tolomeo egli le ridusse a sette modi: - Dorico: si trova a partire dal secondo grado del modo maggiore - Frigio: si trova a partire dal terzo grado del modo maggiore - Lidio: si trova a partire dal quarto grado del modo maggiore - Misolidio: Si trova a partire dal quarto grado del modo maggiore - Ipodorico: Si trova a partire dal sesto grado del modo maggiore - Ipofrigio: Si trova a partire dal settimo grado del modo maggiore - Ipolidio: La prima Chiesa cristiana L'eredità ebraica La Chiesa cristiana non fu influenzata solo da greci e romani, ma anche dalle popolazioni su cui espansero il loro credo (Asia Minore, Africa, Europa). Inoltre, subirono grande influenze dalla sinagoga ebraica, adottando salmi cantati in alternanza tra solista e coro all'interno delle funzioni cristiane (ossia salmodia responsoriale). Era simile anche la salmodia antifonale, dove erano invece due i cori ad alternarsi nei canti dei versetti. Il più antico esempio di musica della Chiesa cristiana è un inno su papiro risalente al III secolo. Bisanzio Le Chiese orientali, in mancanza di una forte autorità centrale, svilupparono liturgie diverse per ogni regione: tra queste, la musica bizantina è quella che più si distingue per i suoi inni: in origine erano troparia, brevi aggiunte poetiche tra i versetti dei salmi, ma acquisendo importanza vennero divisi in due categorie (in ordine cronologico): - Kontakia: comprendeva 8 odes (sezioni) ciascuna corrispondente ad un canto biblico - Kanones: sono commentari o variazioni sui modelli biblici, erano strutturati attraverso brevi motivi prestabiliti, ciascuno con una determinata funzione. Assumono nomi diversi nei vari sistemi musicali, nel caso di quella bizantina vengono chiamati echos Le melodie delle sinagoghe ebraiche e della Chiesa bizantina si tramandavano oralmente e gli echoi costituivano la base su cui i teorici occidentali dedussero le scale su cui i motivi erano formati. Le liturgie occidentali Le Chiese occidentali praticarono le loro liturgie in modi differenti, perché ciascuna venne influenzata in modo diverso. Ma ognuna di esse sparì o venne assorbita dalla religione romana, pertanto dal IX al XVI secolo fu la Chiesa di Roma a regolare quella occidentale. Oltre a quella romana, altre liturgie sono: - Gallicana in Francia, che includeva elementi bizantini e celtici; - Mozarabica in Spagna, che comprendeva usanze siriane e bizantine a causa dell'invasione dei Visigoti; - Ambrosiana a Milano: questo luogo fu il centro più importante per gli imperatori d’Occidente (assieme a Roma), anche grazie ai suoi stretti legami con Bisanzio. Sarà l'unica liturgia a non sparire e che sopravviverà sino ai nostri giorni ed influenzerà quella romana, gallicana e mozarabica. L’arcivescovo di Bisanzio, S. Ambrogio, introdusse: - La salmodia antifonale, che verrà adottata anche dalle altre liturgie occidentali; - L’inno, un poema in forma strofica con melodia sillabica, volti a celebrare eventi cristiani. Inizialmente venivano cantati dai fedeli, ma con lo sviluppo della liturgia diverrà compito del coro; - Te Deum, una delle composizioni in prosa che nacquero nel IV secolo. Secondo la leggenda, lo improvvisò assieme a S. Agostino dopo averlo battezzato. Quindi, il corpus della liturgia era composta dalla salmodia responsoriale e antifonale, inni e, sempre traendo dalla cultura ebraica, ritornelli come “amen” o “alleluia”: quest'ultimo era più particolare, grazie allo stile fiorito con cui venivano intonati e furono introdotti nella Messa domenicale. Derivante da questi ritornelli troviamo l'antifona: inizialmente veniva ripetuta alla fine di ogni versetto di un salmo, poi venne cantato solo prima e dopo il salmo, mentre ora si canta solo la frase che apre l'antifona e l'intera antifona viene eseguita alla fine. Simile all'antifona troviamo il responsorio, un versetto cantato dal solista e ripetuto dal coro prima di una preghiera, e il responsorio breve, cantato dopo la lettura biblica (ovvero capitolo). Il predominio di Roma Nel 313 Costantino permise ai cristiani di praticare liberamente la loro religione: lentamente, la Chiesa e l'arcivescovo di Roma acquisirono potere e ricchezze, mentre l'imperatore perse il predominio. Venne istituita la figura del cantor (capo cantore solista) e la Schola Cantorum, che istruiva uomini per farli diventare cantori ecclesiastici. Questa scuola verrà riorganizzata da Papa Gregorio I Magno, il quale in quattordici anni riformò in modo considerevole la liturgia: introdusse nuove leggi per regolamentarla e assegnò riti particolari in base al periodo dell'anno. Boezio Durante questi primi secoli, la teoria e filosofia musicale venne raccolta, riassunta e trasmessa da figure come Anicio Manlio Severino Boezio: esso ebbe una concezione musicale simile a quella dei greci, ma divise la musica in tre tipologie: - Musica mundana: ovvero “musica delle sfere”, riferendosi alle relazioni con l'aritmetica e l'universo (quindi macrocosmo) - Musica humana: ovvero come queste relazioni si imprimono nell'uomo (il microcosmo) - Musica instrumentalis: ovvero la musica prodotta da strumenti musicali. Si posiziona nel terzo livello perché, secondo Boezio, la musica non è tanto un mezzo di espressione quanto un oggetto di conoscenza: difatti, il vero musicista non è l'esecutore della musica, ma il filosofo che è in grado di analizzarla. Inoltre, per il suo carattere istruttivo, prende posto nel quadrivium, le quattro scienze più importanti tra le sette arti liberali dell'educazione medievale. I Padri della Chiesa Seguendo il principio platonico, i Padri della Chiesa concepivano la musica in un certo modo. La musica è piacevole, ma non deve far provare piacere mondano: essa deve elevare l'animo alle cose divine e deve essere al servizio della religione, per insegnare il credo cristiano. Visto che era staccata dalla parola, la musica strumentale è stata proibita perché non in grado di comunicare gli insegnamenti religiosi, ma dato che erano molti gli strumenti citati nei salmi, i Padri interpretarono in modo allegorico le sacre scritture per giustificare questa scelta. Inoltre, la musica strumentale riportava alla mente le pratiche pagane. Il canto gregoriano e il canto profano nel Medioevo Il canto gregoriano e la liturgia romana

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