Riassunto e Appunti di Letteratura per l'Infanzia (VOLUME I) PDF

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letteratura per l'infanzia letteratura italiana storia della letteratura infanzia ottocento

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This document provides a summary and notes on children's literature, covering the influence of 18th-century literature, foreign influences, and the development of the Italian canon in the 19th century. It discusses key authors and works of the period, exploring the themes and aims of children's literature in Italy during this time. This includes analysis of important historical figures and events that contributed to the evolution of the genre.

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**VOLUME I** **LETTERATURA PER L'INFANZIA** **1 CAPITOLO "L'eredità del Settecento: Le novelle morali ad uso de' Fanciulli (1782) di padre Francesco Soave"** Carlo Bettoni aveva stabilito di dare un premio a chi meglio avesse composto una serie di 25 novellette. Egli si preoccupò di definire le f...

**VOLUME I** **LETTERATURA PER L'INFANZIA** **1 CAPITOLO "L'eredità del Settecento: Le novelle morali ad uso de' Fanciulli (1782) di padre Francesco Soave"** Carlo Bettoni aveva stabilito di dare un premio a chi meglio avesse composto una serie di 25 novellette. Egli si preoccupò di definire le finalità e i criteri metodologici ai quali gli autori delle novelle avrebbero dovuto attenersi. Queste dovevano essere adatte alla capacità di bambini dagli 8 ai 14 anni ed avere le seguenti finalità: dilettare gli animi dei fanciulli, arricchire la mente e i valori, la lingua di espressioni eleganti e il cuore di utili sentimenti. Inizialmente non ci furono vincitori ma Bettoni impiegò altre vie per raggiungere il suo obiettivo e fu colpito e immediatamente interessato alle novelle di padre Francesco Soave. Nel 1782 le "Novelle morali ad uso de' fanciulli" videro luce nel capoluogo lombardo, l'autore era titolare della cattedra di logica e metafisica del Ginnasio di Brera, nel 1760 entrato tra i padri Somaschi si distingue per i suoi interessi letterari. Le novelle di Soave non avevano originariamente una destinazione scolastica, anche se diventarono il prototipo del libro di lettura per la scuola elementare. La morale, il messaggio che l'autore voleva far passare ai giovani lettori era "far si che in queste novelle le azioni malvagie si vedessero sempre punite e sempre ricompensate le buone", esaltava i valori tradizionali, nuove realtà economiche e sociali europee ed extraeuropee ed il sentimento della compassione destinato a rappresentare il principio ispiratore, voleva educare il bambino ad avere un anima sensibile nei confronti del mondo che lo circondava. Queste novelle inoltre servivano a far comprendere al fanciullo/a la differenza fra "vizio e virtù" in modo da rifiutare consapevolmente la prima e optare per la seconda. **2 CAPITOLO L'influsso della Letteratura per l'infanzia d'oltralpe. Francois Fénelon, Jeanne-Marie Leprince de Beaumont Vaimboult, Arnaud Berquin e Madame de Genlis** Nel Luglio del 1781 il letterato Domenico Caminer manifestava tutto il suo disappunto nei tipografi e stampatori della penisola di trascurare, le opere degli autori italiani e di dare alle stampe prevalentemente traduzioni di opere di produzione estera. Queste considerazioni si riferivano oltre che a testi del mondo adulto anche alla produzione letteraria rivolta all'infanzia, che avrebbe registrato nella penisola il dominio incontrastato di opere degli "Oltramontani" (scrittori francesi) destinati a un'egemonia sul mercato letterario. I più famosi, Fenelon con il romanzo "Le avventure di Telemaco", Berquin con "L'ami des enfants" e "L'ami de l'adolescence". **Francois Fenelon:** "Le avventure di Telemaco" costituirono una sorta di romanzo pedagogico predisposto dall'autore per rendere efficace e piacevole l'educazione morale e politica del duca di Borgogna (Luigi di Borbone). L'opera si presentava come un proseguo del libro dell'Odissea, dove erano narrate le vicende di Telemaco e del viaggio alla ricerca di suo padre (Ulisse). Il romanzo si snoda attraverso luoghi mitici, grandi utopie e geografie immaginarie, dove la narrazione prevale lo spirito di avventura che rende la storia avvincente e piacevole fino alla fine. Contro la volontà dello scrittore l'opera venne pubblicata in Francia ed ebbe molteplice riedizioni e ristampe in tutta Europa, in lingua italiana è importante ricordare l'edizione veneziana del 1705, 1744, 1789. **Arnaud Berquin:** Letterato e giornalista diede alle stampe "L'ami des enfants" 1783/83 e "L'ami de adolescence" 1786. Opere che si componevano di racconti morali, dialoghi, rappresentazioni storiche e mitologiche con poemi e narrazioni fantastiche tratti in larga misura dal "Der Kinderfreund" di Weisse e altri autori tedeschi. Berquin non fu il primo autore ad occuparsi di infanzia e adolescenza ma fu il più noto, egli fornì una serie di efficaci strumenti per "educare con diletto" la prole. Tra le numerose edizioni italiane bisogna ricordare quelle del 1795/99, 1812, 1827/28 e 1830. **Vaimboult**: Dopo aver lavorato come dama di compagnia, diede alle stampe un opera enciclopedica dei saperi ad uso dei fanciulli e una vasta raccolta di fiabe e racconti morali dedicati all'infanzia che riscosse grande successo in tutta Europa. **3 CAPITOLO La costruzione del ' canone della letteratura per l'infanzia nell'Italia dell'ottocento. Il Giannetto (1873) di Luigi Alessandro Parravicini** Nel 1833 la Società per la diffusione del metodo reciproco di insegnamento di Firenze deliberava di assegnare un premio all'autore che avrebbe scritto un opera che presentasse le massime principali della morale e che destasse interesse e attenzione nella gioventù. Nel 1834 la Società si riunisce e delibera che non vi furono vincitori per questo venne indetto un nuovo bando di concorso che vide premiato l'autore del manoscritto intitolato "Giannetto" di Luigi Alessandro Parravicini. Egli sottolineava che l'opera rappresentasse il prototipo più efficace di un buon libro elementare. La scelta di tale opera nasce da una serie di ragioni legate alla differente curvatura ideologica e politica. Il Giannetto era destinato a suscitare ampi consensi negli ambienti educativi e scolastici della penisola, era incentrata su 3 volumi il primo sulla struttura fisica, i bisogni e doveri morali dell'uomo, il secondo sulle arti e i mestieri e sulle nozioni scientifiche, il terzo sulla vita in famiglia e in società e sulle vicende della storia d'Italia, una vera e propria enciclopedia elementare. Il "Giannetto" porta un grande peso rispetto alle istituzioni che devono delineare la morale del popolo facendo si, grazie alle vicende biografiche narrate nell'opera i giovani siano animati costantemente dalla volontà di migliorarsi e contribuiscano alla crescita e alla diffusione del benessere proprio e sociale. Quello che Parravicini voleva proporre era l'idea dell'uomo che si forma da se "volere è potere". Emilio de Marchi riferendosi alle vicende biografiche del protagonista sostiene che Parravvicini possa essere considerato come precursore del self-helpismo (filone letterario che si svilupperà nel 1865 da Smiles). **Critiche:** Berengo sostiene il carattere "ambiguo" del manoscritto e come mai sia riuscita a rimanere illesa, con ampi consensi e vasta diffusione con il mutare dei regimi politici. Del Corno ha sottolineato come del Giannetto sia presente una proposta educativa messa a punto dalla borghesia moderata per le classi popolari. **4 CAPITOLO La letteratura per l'infanzia in Italia dall'età risorgimentale alla prima stagione post-unitaria** L'ascesa sociale della borghesia in Italia e nel resto d'Europa ha fatto si che, sul versante della letteratura per l'infanzia, questa venisse utilizzata come strumento di promozione di ideali e valori del ceto borghese per diventare classe dirigente. A partire dal 19esimo secolo la letteratura per l'infanzia si fece promotrice del programma volto al "dirozzamento delle plebi" ovvero, l'elevazione e la civilizzazione delle classi popolari. L'obiettivo era quello di costruire una sorta di egemonia borghese facendo leva sulla mentalità diffusa, costruendo il nuovo immaginario collettivo tra le nuove generazioni sollecitando l'adesione delle plebi attraverso un circuito scolastico in favore dell'alfabetizzazione e dell'istruzione. Il "dirozzamento" si realizza in virtù dell'assunzione della morale e dei costumi borghesi, interiorizzando tali "morali/costumi". Tra i più attivi scrittori per l' infanzia ricordiamo **Cesare Cantù, Giuseppe Taverna, Salvatore Muzzi, Pietro Thouar, Caterina Franceschi Ferrucci, Felicita Morandi, Luigi Sailer**. 1. *Cantù:* si dedica a tempo pieno sull'attività giornalistica e letteraria, scrittore di opere educative di grande successo. Le sue opere si ispiravano ai principi della morale cattolica con l'obiettivo di instillare nelle menti dei giovani i valori dell'onestà e della rettitudine, l'amore per il lavoro e il rifiuto per gli eccessi. Abbraccia il filone self-helpista proponendo nelle opere i valori della morale e dell'educazione cattolica tradizionale. 2. *Taverna:* abbraccia la carriera ecclesiastica, pubblica "novelle morali ad istruzione dei fanciulli" "racconti storici" ed altri che vennero utilizzati nelle scuole elementari. Utilizza un linguaggio adatto ai giovani lettori, narra fatti reali e esperienze di vita concrete vissute dai lettori. 3. *Muzzi:* uno dei più originali scrittori per l'infanzia, attenzione ai filoni della letteratura educativa e popolare con linguaggio adatto ai lettori con argomenti pieni di ideali e valori propri della borghesia moderata. Scrisse "cento novelline morali per i fanciulli" che erano testi tradotti e adattati al pubblico infantile. Quest'opera venne utilizzata in ambito scolastico specialmente nella prima classe delle elementari. 4. *Thouar:* diede vita al "Giornale per Fanciulli" con una pubblicazione periodica dedicata a bambini e ragazzi anche se ebbe breve durata. 5. *Franceschini Ferrucci:* sostenne la battaglia per dare alla donna un'istruzione basata su ampi studi e sul senso patriottico e liberale. Scrisse "L'educazione morale della donna italiana" per educare la donna, più tardi pubblicò il saggio indirizzato alle madri italiane un accusa nei confronti degli inefficaci sistemi educativi della donna. Divenne direttrice il neo istituto italiano femminile di Genova pubblicando poi "Letture morali ad uso delle fanciulle" un manifesto per la letteratura dell'infanzia che comprendeva educazione, passione civile e ideali patriottici. 6. *Morandi:* direttrice dell'istituto femminile di Piacenza e poi l'orfanotrofio della Stella, grandi capacità organizzative per il carattere fortemente innovativo. Divenne direttrice dell'orfanotrofio di Termini nel quale riscontrò ottimi risultati, ma questi impegni non le vietarono di scrivere opere destinate alle gioventù. 7. *Sailer:* fondatore e direttore del "Le prime Letture" un periodico della penisola, scrittore di poesie e filastrocche per bambini. Pubblica la raccolta antologica "L'arpa della fanciullezza, poesie per bambini" che riscontra molti successi, un opera che testimonia la profonda considerazione del fanciullo nutrita dall'educatore, importanza al ruolo educativo degli adulti e l'importanza della famiglia su tale. **5 CAPITOLO La letteratura per l'infanzia fra i banchi di scuola. I libri di letteratura per le classi elementari e i corsi popolari dopo l'Unità.** Durante gli anni 30 e 40 del 19 esimo secolo viene messe un evidenza la differenza tra i testi scolastici e quelli narrativi per l'infanzia, entrambi influenzati dallo sviluppo economico del paese e dalla scolarizzazione di massa infantile. L'editoria scolastica ha tipografi specializzati in testi scolastici ma pubblicano anche opere per la letteratura giovanile, infatti queste due tipologie di narrazione si fondono e testi nati per la letteratura diventano libri scolastici come ad esempio: *"novelle morali" Soave, i racconti di Cesare Cantù, "Giannetto" Parravicini, ""Cuore" di De Amicis.* Con la Legge Casati in Italia si assiste ad uno spacco e duplice visone dell'ambito scolastico, dove l'elite vuole formare gli italiani tramite le scuole e l'educazione. Tale divario fa si che la scolarizzazione si spacchi assistendo ad un duplice sistema di istruzione: 1. Elites borghesi: destinati a studi universitari, letterari storici e filosofici per garantire un istruzione volta alla formazione della "nuova" classe dirigente. 2. Classi popolari: studi limitati ai saperi essenziali Inchiesta Matteucci: 1865. Inchiesta sule condizioni della pubblica istruzione, e le condizioni linguistiche nel Regno d'Italia da cui emerge che la lingua nazione è del tutto sconosciuta e il dialetto è l'unico idioma della comunicazione quotidiana. L'analfabetismo tocca il 78% della popolazione, mentre poco più del 2% sa leggere, scrivere in Italiano. "L'italiano era una lingua straniera in patria". Prende in considerazione anche i libri scolastici, fondamentali, infatti vennero impiegati come strumento per l'alfabetizzazione per creare il buon cittadino italiano. Libro scolastico= strumento per il dirozzamento delle plebi. Legge Coppino 1867: Si ritiene necessario intervenire con alcuni ritocchi detti appunto Coppino, il maestro deve utilizzare la lingua della patria ma anche il dialetto qualora non venisse capito. Si assiste ad un uso "strumentale" del dialetto. Con la scolarizzazione si cerca di instaurare nelle menti dei giovani i valori borghesi, morali, culturali per creare un popolo italiano unitario e dirozzare le plebi (civilizzare il ceto popolare). Nei testi scolastici si percepisce il senso di disprezzo per la plebe, ed esaltano l'etica borghese.. In italia la letteratura lavorista di matrice self-helpista esalta il lavoro e l'ascesa sociale. Un esempio sono le opere di: 1. *Giulio Tarra:* esponente del cattolicesimo moderato, scrisse "il libro del bambino" con l'obiettivo di promuovere l'adesione delle classi popolari agli ordinamenti nel nuovo Stato unitario e favorire l'assimilazione dei valori e modelli culturali borghesi. Il dialogo intitolato "Michele e Angiolino discorrono colla mamma intorno al loro stato" è un esemplificativo per il tema delle disuguaglianze sociali e dell'accettazione rassegnata della propria condizione sociale e differenze di classe come un fatto naturale e immodificabile. 2. *Massimina Fantastici Rosellini:* scrisse "raccolta dei dialoghi di racconti per fanciulli" in cui è raccontato un dialogo tra madre e figlie che ripropone ad uso e consumo dei ceti subalterni, i principi di accettazione rassegnata della propria condizione sociale e delle differenze di classe come fatto naturale. 3. *Ida Baccini:* che scrisse "La terra, il mare, il cielo, Libro di Letteratura per le classi elementari" che propone ai piccoli lettori un dialogo tra una vedeva e il più grande dei figli dove viene mascherata un'osservazione drammatica circa l'istruzione e il lavoro infantile che sono in realtà da osservare con attenzione. **6 CAPITOLO Più che amena, edificante: la letteratura per l'infanzia di matrice confessionale** Un genere di opere tradizionalmente ignorato della letteratura per l'infanzia e la gioventù è rappresentato dai testi religiosi: catechetico, agiografico e devozionale incentrati sulle tematiche della formazione morale e spirituale. Questa letteratura si rivolge a un pubblico di giovani lettori molto variegato (ceti popolari/media borghesia/ ceto urbano) ai quali si propone di fornire ideali e modelli comportamentali di carattere pratico/operativo più idoneo per assolvere i doveri propri della vita cristiana ed esercitare le pratiche religiose. Queste opere hanno conosciuto una diffusione sempre più elevata dopo l'unità, un importante significato prendono le letture di matrice confessionale per l'infanzia dette "letterature agiografiche" in particolare modo "Vite dei Santi" destinato alle gioventù, diffuse già dall'antichità e si tratta di operette scritte con linguaggio semplice e piano, con riferimenti al catechismo e alla pratica devota quotidiana che mirano a colpire il sentimento e l'immaginario più che la ragione. Queste opere facevano si che il bambino/fanciullo emulasse i comportamenti dei protagonisti. **7 CAPITOLO La letteratura per l'infanzia in traduzione. I grandi autori e i 'classici' stranieri** Negli anni della Restaurazione parallelamente allo sviluppo di produzione letteraria italiana destinata all'infanzia e alla gioventù, prese avvio, ad opera di tipografi ed editori la pubblicazione di novelle, racconti e romanzi stranieri in traduzione destinati originariamente ad un pubblico adulto che attraverso il ricorso ad adattamenti e riduzioni finirono anche questi per figurare nelle pubblicazioni rivolte ai fanciulli e ragazzi di entrambi i sessi della penisola. 1. *Robinson Crusoe:* Daniel Defoe, capostipite del romanzo moderno, rivolto inizialmente a soddisfare il gusto dell'avventura e la passione per i viaggi e l'esotismo della borghesia mercantile inglese, per approdare poi come lettura più apprezzata dai giovani di tutta Europa. In lingua italiana vide la luce nel 1731/1734 2. *Don Quijote:* Miguel de Cervantes Saavedra, celebre romanzo di avventura, comico con atmosfera appesa tra sogno e realtà, era destinato a esercitare fascino sui giovani lettori. Prima traduzione negli anni 30 dell'800. 3. *I pionieri, L'ultimo dei Mohicani, Il corsaro rosso:* James Fenimore Cooper, romanzi di avventura, storie di pionieri e di indiani ambientati nella "grande prateria" o pirati e avventurieri nei mari dell'oriente e del sud. Tradotti in italiano nel corso della prima metà dell'800 4. *Ivanhoe:* Walter Scott, padre del romanzo storico capaci di affascinare per l'attenzione romantica e le ambientazioni delle vicende narrate, opere destinate a conquistare porzioni sempre più ampie tra adolescenti e giovani. "Ivanhoe" riscosse grande successo e registrò il maggior numero di edizione tradotte italiane, con il suo racconto porta ai lettori il sentimento di patria, il legame dei singoli e delle comunità con la tradizione e territorio dove i protagonisti aspirano alla liberazione della propria terra dalla dominazione straniera. 5. *Oliver Twist:* Charles Dickens, "Oliver twist" e altre sue opere riscontrarono ampio successo in Italia tra adolescenti e giovani per il realismo e la finezza psicologica dei personaggi, la vivacità dei dialoghi e delle situazioni narrate 6. *I viaggi di Gulliver:* Jonathan Swift, opera che riscuote grande successo. È un libro diviso in 4 parti poiché sono i suoi 4 viaggi. Opera che esprime il gusto per il viaggio e avventura bizzarra. 7. *L'isola del tesoro:* Robert Stevenson, un libro di genere avventuroso, gusto per l'esotismo, viaggio e la scoperta. 8. *L'ultimo dei Mohicani:* Fenimore Cooper, opera che racconta le storie di pionieri e indiani nella grande prateria americana. Racconta di scorribande, faide e lotte, temi prevalentemente del mondo adolescenziale 9. *La capanna dello zio Tom:* Harriet Beecher Stowe, opera della sofferenza, non pensanto per i bambini. Descrive la situazione degli schiavi fuggitivi in America dopo la legge del 1850. 10. *Piccole donne:* Louisa May-Alcott, opera semi-autobiografica, racconta alcune caratteristiche della sua storia, della sua famiglia all'interno del racconto. La protagonista Jo sembra la descrizione dell'autrice 11. *Viaggio al centro della terra:* Jules Verne, romanzo di avventura di grande successo 12. *Il conte di MonteCristo e I tre Moschettieri:* Alexandre Dumas 13. *Heidi:* Johanna Spyri. Possiamo dire che la quasi totalità dei romanzi e delle opere degli autori stranieri tradotti in italiano nel corso dell\'800 e del 900 può essere classificata a seconda dei filoni letterari: - genere avventuroso; - genere fantastico; - genere patetico-sentimentale, capace di commuovere le giovani generazioni per un\'educazione seria, che descrive non solo un lieto fine ma anche tutto quello che comporta una storia a lieto fine. **VOLUME II** **LETTERATURA PER L'INFANZIA** **1 CAPITOLO Gli emuli di Samuel Smiles: self-helpismo e lavorismo nell'Italia del secondo Ottocento** In Italia nella seconda metà dell'800 esercitano un ruolo di primaria importanza le operette del filone self-helpista o lavorista, così denominato in virtù del celebre testo "Self-Help" dello scozzese Samuel Smiles, tradotto in italiano da Emilio Treves con il titolo "Chi si aiuta Dio lo aiuta". La fortuna di tale testo in italia si inserisce in un quadro delle particolari condizioni socio-economiche e culturali createsi dopo il processo unitario. L'ideologia di Smiles non si limitava ad elogiare i pregi e le capacità della società e il processo economico/sociale, ma anche la possibilità di qualsiasi individuo di aspirare al successo e di costruire la propria fortuna. - *"Chi si aiuta Dio lo aiuta":* curato da G. Strafforello è costituito da insegnamenti pratici, aneddoti e biografie di coloro che seppero *"innalzarsi ai più alti gradi in tutti i rami delle attività umane".* Queste biografie non erano altro che esempi per poter indirizzare la società a superare gli ostacoli e raggiungere il successo. A partire dalla seconda metà degli anni 70 si richiamava all filone di Smiles, nel 1867 l'Associazione per l'Educazione del Popolo di Firenze bandì un concorso per la pubblicazione di un opera sul modello del self-helpismo che avrebbe dovuto narrare con filone narrativo i progressi e le biografie di uomini nati dalla povertà che seppero crearsi da sé. In questo scenario venne pubblicata la più famosa opera italiana ispirata a tale filone narrativo di M.Lessona *"Volere è Potere"* che mirava a colmare l'esigenza di "fare gli italiani" procedendo contestualmente al dirozzamento delle plebi e alla formazione del popolo basandosi su determinate istanze morali e sociali. **PARTE NON PRESENTE NEI LIBRI La Fiaba** Il termine "*fiaba*" deriva dal latino volgare *"flaba".* "Lo conto de li conti ovvero lo trattenimento de' peccerille di Giambattista Basile" Era un testo dedicato inizialmente agli adulti e non ai bambini, ma saranno i bambini a leggere quest'opera di Giambattista Basile. Inoltre Basile scrisse più avanti fiabe come "cenerentola, la bella addormentata nel bosco" che con il tempo vennero rivisitate. La fiaba però non nasce qui, ma con la pubblicazione dei racconti di "mamma oca" di Perrault (1697-1703). Bisogna fare una distinzione tra Fiaba e Favola: - Fiaba: i protagonisti sono per lo più umani e troviamo un insegnamento morale; la fiaba è come la parabola, presentata in modo familiare. Nessuna richiesta viene posta all\'ascoltatore. Ciò fa sì che anche il bambino più piccolo non si senta costretto ad agire in modi particolari e non sia mai indotto a sentirsi inferiore, la fiaba rassicura, infonde speranza nel futuro e offre la promessa di un lieto fine. - Favola: i protagonisti sono animali che incarnano vizi e virtù degli uomini e c'è sempre un insegnamento morale (che è più esplicito rispetto alla fiaba).Le favole dicono per mezzo di parole, azioni o eventi quello che una persona dovrebbe fare. Le favole impongono e minacciano, moralisticamente, oppure hanno una semplice funzione di svago. Quando parliamo di fiaba, parliamo di vari tipi di composizioni scritte: - La fiaba popolare, di tipo etnico popolare, cerca di trascrivere più fedelmente possibile la tradizione orale; - La fiaba classica è sempre di origine popolare, ma gli autori possono operare liberamente delle modifiche nel testo. Quindi c'è sempre una fedeltà al testo originale ma con alcune modifiche dell'autore; - La fiaba d'arte, d'autore o letteraria e presenta tematiche nuove oppure rielabora temi della tradizione popolare; - La fiaba moderna o contemporanea è un'invenzione nuova e originale da parte dell'autore, vengono rinnovati temi e personaggi. Nella fiaba si possono operare tantissime censure, si modificano i personaggi, a volte si cambia la storia. Un connotato della fiaba è "il meraviglioso" ma nonostante i mondi meravigliosi che vengono descritti nelle fiabe si fa sempre riferimento a luoghi reali. La fiaba è *«un reame che contiene molte altre cose accanto a elfi e fate, oltre a gnomi, streghe, trolls, giganti e draghi: racchiude i mari, il sole, la luna, il cielo e la terra e tutte le cose che sono in essa, alberi e uccelli, acque e sassi, pane e vino, e noi stessi, uomini mortali, quando siamo vittime di un incantesimo»* J.R.R. Tolkien, Albero e foglia, Rusconi, Milano 1976*.* Nonostante questa sua dimensione fantastica, la fiaba è fortemente collegata alla dimensione reale, così problematica. Bettelheim ci dice che la fiaba mette adulti e bambini davanti ai problemi esistenziali, come amore, tradimento, morte, abbandono e dolore. La domanda che ci si pone è "**Perché proporre questi temi anche ai bambini**?" a rispondere a tale domanda è la Pizzorno che sostiene che non esistono argomenti difficili per i bambini, infatti la fiaba aiuta, in quanto non si vuole spaventare il bambino, ma lo si vuole educare a prendere coscienza della realtà. Anche Bettelheim si esprime su questa realtà della fiaba, per lui la fiaba educa anche alla lotta e al sacrificio, bisogna prendere coscienza che nella vita ci sono ostacoli e che si possono superare situazioni difficili ed uscirne vittoriosi, si può ambire a una vita gratificante, ma non si deve sfuggire da queste lotte. **Quali sono le funzioni educative di una fiaba**? - Conoscenza del mondo e della vita, il bambino viene proiettato nella realtà della vita; - Conoscenza di se stesso, il bambino leggendo la fiaba può scoprire, anche grazie alla personificazione con un personaggio della fiaba, la sua identità, grazie anche alle caratteristiche e alla personalità di un determinato personaggio; - Educa alla creatività e alla fantasia, quando il bambino sente la frase "c'era una volta" è come se potesse proiettare i propri desideri fantastici; quasi come se fosse una formula magica. 1. Dogson: scrive "alice nel paese delle meraviglie", racconto fantastico basato sulla meraviglia; all'inizio non ha tanto successo proprio per questa dimensione del meraviglioso. Alice che si perde e che segue il coniglio bianco per trovare la strada. (Non vien usato come racconto educativo). Dodge scrive anche "pattini d'argento" che gode di tantissime ristampe ed edizioni. A differenza di "Alice nel paese delle meraviglie" in "pattini d'argento" Hans che è uno dei protagonisti, viene descritto come il bambino perfetto per il suo carattere che agisce per compassione si sacrifica per il padre e per l'amica. Tale opera viene utilizzata per finalità educative, rispetto all'altra opera. Vedremo poi come negli anni successivi grazie anche alla diffusione delle opere di Propp, nasce un interesse sempre più elevato verso il genere della fiaba e della favola. **3 CAPITOLO L'Italia di Collodi (Carlo Lorenzini)** Nato a Firenze nel 1826 risiede a Collodi il cui nome userà come pseudonimo. Nel 1837 studia al Seminario ecclesiastico di Colle Val d'Elsa che abbandona nel 1842 e si trasferisce a Firenze. Nel 1844 ottiene un impiego stabile nella Libreria Editrice Piatti di Firenze in cui iniziano le sue prime collaborazioni giornalistiche. Nel 1848 si arruola nel secondo battaglione di volontari fiorentini, rientrato ottiene un posto da segretario presso gli uffici del Senato Toscano. Nel 1853 si dedica all'attività pubblicistica e letteraria. Più avanti inizia la carriera di scrittore e da alle stampe *"Un romanzo in vapore. Da Firenze a Livorno. Guida storico-umoristica"* in cui ironizza sui temi della contentezza dell'addio e dell'attesa, poi *"I misteri di Firenze"* dove ironizza su tale tema spiegando sin dall'incipit che il mistero di Firenze in realtà è che non ne esiste alcuni, egli si ispira all'opera intitolata *"I misteri di Parigi".* A partire dagli anni 70 diede alle stampe innumerevoli libri di lettura per la scuola elementare, questo è il caso della raccolta di scritture intitolata *"Giannettino Libro per ragazzi"* ispirata al "Giannetto" di Parravvicini, inoltre scrisse diverse opere di lettura giovanile come *"I racconti delle Fate"* che non sono altro che la traduzione delle fiabe di Perrault. *Giannettino:* Collodi delinea l'ideale educativo ispirato ai sistemi dei valori, modelli di comportamento e ai costumi civili della borghesia urbana. Collodi morirà nel 1890 in solitudine della sua città natale. PINOCCHIO Nei primi anni Ottanta Collodi diede alle stampe l'opera (che divenne il suo capolavoro) "*Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino"* , che vide la luce nelle pagine del "Giornale per Bambini" di F.Martini di cui Lorenzini assunse la direzione diventando scrittore di punta. La prima puntata viene pubblicata nel Luglio del 1881 e terminò dopo una pausa di un anno nel 1883 con il nuovo titolo *"Le avventure di Pinocchio".* Nel 1883 l'opera vide la sua prima edizione in volume, diventando un capolavoro mondiale per la letteratura per l'infanzia. Il libro di Collodi è stato oggetto di analisi e interpretazioni, a quest'opera vengono attribuite 3 diverse letture: 1. Carattere religioso/teologico: Piero Bargellini, spiega che nell'opera è presente un profondo rimando alla sfera religiosa, vede nella figura di Geppetto il creatore (Dio) anche dal nome Giuseppe. Bargellini sottolinea che la libertà di pinocchio non si compie lontano dal padre, ogni volta che si trova in difficoltà infatti egli ricerca questa figura. Sottolinea l'importanza del libero arbitrio e quanto sia legato alla volontà, per quanto egli (Pinocchio) fosse debole è sempre padrone delle proprie scelte, nemmeno il miracolo fiabesco intacca la volontà del protagonista (in quanto responsabile delle proprie azioni). 2. Alberto Asor Rosa: prospettiva del "dirozzamento delle plebi" e della "civilizzazione del popolo basso". La storia di pinocchio rispecchia il cambiamento di classe necessario, che tutti devono compiere. È la storia di un bambino povero, che parla di emarginazione popolare, disuguaglianze sociali. Pinocchio è la rappresentazione del popolo italiano 3. Bruno Traversetti: Sostiene l'universalità di Pinocchio, richiamando quei valori capaci di parlare a tutto il mondo, che rappresentano la condizione umana (universalmente). Per Traversetti non è un'opera programmaticamente Italiana, ma la fiaba è saldata all'universalità di sentimenti, esperienza, speranze e paure radicate nella società. Queste tre differenti letture confermano la straordinaria ricchezza e complessità dell'opera collodiana, destinata a monopolizzare l'interesse della critica e dei lettori. **PINOCCHIO** **Capitolo 1.** La vicenda si apre nella bottega di falegname di mastro Antonio, detto "Ciliegia" per il grosso naso perennemente rosso; un giorno, mentre egli sta lavorando un pezzo di legno per ricavarne la gamba di un tavolino, sente provenire dal tronchetto la richiesta di non fargli il solletico. Ciliegia, terrorizzato, sviene dalla paura. **Capitolo 2.** Il falegname si riprende quando nella bottega entra il collega Geppetto, detto "polendina" dal colore della parrucca giallognola; quest'ultimo è alla ricerca di un pezzo di legno per costruire un burattino per guadagnarsi "un tozzo di pane e un bicchier di vino". Ciliegia vorrebbe cogliere l'occasione per rifilare a Geppetto il legno incantato, ma la voce di Pinocchio saluta Geppetto col suo soprannome. Geppetto si infuria e, accusando mastro Antonio dell'offesa, iniziano a fare a botte. Presto rappacificatisi, i due concludono l'affare, ma Pinocchio si libera dalla presa di Ciliegia e rifila un calcio a Geppetto: ne segue una nuova lite e una nuova rappacificazione. Analisi In questo capitolo è presente il primo tema "rovesciato" ovvero il mondo degli adulti, notiamo infatti come i due personaggi "Mastro Ciliegia e Geppetto" dopo essersi rappacificati promettendo di non farlo mai più subito dopo inizino a litigare nuovamente. Collodi si prende gioco dei personaggi facendo capire al lettore come anche gli adulti non siano capaci talvolta di comportarsi in modo maturo. **Capitolo 3.** Geppetto inizia a chiamare Pinocchio figliuolo. Il burattino da subito si dimostra monello. Il padre lo conduce con la sua mano, perché Pinocchio non si regge bene sulle sue gambette di legno. Una volta fuori, Pinocchio inizia ad urlare, così il carabiniere crede che Geppetto lo maltratti, facendosi trascinare dall'opinione pubblica, e non segue la giustizia come dovrebbe e arresta Geppetto. (poiché è un carabiniere dovrebbe eseguire le regole in modo corretto, qui si assiste ad una critica da parte di Collodi). Analisi Libertà = Pinocchio la descrive come una corsa sfrenata, per lui la vera libertà è: non avere nessun legame! (Non appartenenza). Fugge dalla casa del padre, ma iniziano i guai! (Alla fine si renderà conto di appartenere a Geppetto, che l'affetto che lo lega al padre lo renderà libero (da mangiafuoco). **Capitolo 4.** Pinocchio incontra il grillo parlante. Il burattino torna a casa convinto di essere da solo (Geppetto è in prigione) ma vede il grillo parlante, egli si presenta "sono qui da più di cent'anni".Continua dicendo il grillo "Non me ne andrò senza prima aver detto una grande verità: guai a chi se ne va dalla casa del padre". Lo ammonisce sul destino dei ragazzi che non rispettano i genitori e che non vogliono andare a scuola. Grillo= COSCIENZA. Pinocchio dichiara di voler scappare perché non vuole andare a scuola né a lavorare, vuole solamente divertirsi. Non sopporta la morale del grillo, così gli scaglia un martello contro e scappa correndo. Analisi La Corsa sfrenata di Pinocchio è la libertà, contentezza anche se dura poco Il Grillo parlante, solo lui è definito parlante (tutti gli animali della storia possono parlare, ma non vengono definiti parlanti). PERCHÉ? Perché egli è la voce della coscienza, per questo Pinocchio non lo sopporta. Pinocchio ha un rifiuto per qualsiasi fatica e responsabilità! Il grillo parlante prova a fargli capire che la vita che vorrebbe condurre non porta a niente di buono. **Capitolo 5.** È notte e Pinocchio non ha mangiato nulla, il suo appetito cresce (appetito \> fame \> fame da lupi). È solo a casa perché il padre è in prigione, così fruga per cercare cibo, qualsiasi cosa, ma non trova nulla. Si dispera e allora dice: "Ho fatto male a comportarmi così, il grillo parlante ha ragione!" Nella sua ricerca disperata trova un uovo, come un miraggio, deve cuocerlo. Ma dall'uovo sbuca un pulcino che prende il volo e scappa. Pinocchio si dispera continua a dare ragione al grillo. Così decide di andare al paese vicino, cercando carità per mangiare. Analisi La Notte = vita più buia, perché Pinocchio si allontana dal padre, dalla sua casa, dal bene. Non è solamente un elemento temporale. Pinocchio, nel momento delle difficoltà, inizia a ricordare le parole di suo padre e a dare ragione al grillo parlante. "Disperazione" parola più usata, da questo momento inizia la caduta di Pinocchio. **Capitolo 6.** Parte con la descrizione della notte: "terribile, buia, c'è il temporale, città deserta". Pinocchio esce, perché la fame è troppa, ma tutto è chiuso e desolato. Inizia a suonare ai campanelli, un vecchio apre e crede sia un delinquente dispettoso così gli fa un gavettone dalla finestra. Dunque Pinocchio torna a casa, si addormenta davanti al fuoco, si sveglia all'indomani al suono del bussare alla porta (Geppetto torna = giorno) Analisi Capitolo importante perché Collodi spiega il sentimento di intraprendenza e istinto animali, nonostante Pinocchio sia spaventato dalla notte, dalla città deserta e buia il suo istinto, la sua fame lo fa uscire da casa per cercare qualcosa da mangiare. Mondo rovesciato "vecchio che non aiuta pinocchio quando chiede l'elemosina", generalmente i meno fortunati vengono aiutati invece in questa scena il vecchio lancia sopra Pinocchio un secchio d'acqua per farlo andare via. **Capitolo 7.** Geppetto torna a casa, ma Pinocchio non può aprire al padre, perché senza piedi! Hanno preso fuoco durante la notte davanti al fuoco. Piedi:gli stessi che gli hanno permesso la fuga, si bruciano. Pinocchio dice di non poter aprire, il padre crede che sia l'ennesima monelleria ma vedendo che era vero, si intenerisce e lo abbraccia con le lacrime agli occhi. Pinocchio racconta in lacrime la notte appena trascorsa a suo padre, e rimarca di star morendo di fame. Geppetto gli dà tre pere che erano per sé stesso, e Pinocchio gli chiese di sbucciarle (capriccio). Finite le pere, dalla fame mangiò anche i torsoli e le bucce. Analisi È interessante come Geppetto ascoltando la storia di Pinocchio capisce solo che il figlio ha fame e gli cede la sua colazione, questo ci fa capire che il padre si accorge subito del bisogno del figlio. Pinocchio essendo viziato chiede che gli vengano tagliate e sbucciate le pere. Nonostante il grande sacrificio del padre pensa a se stesso e al suo bisogno. Geppetto inoltre non farà subito i piedi a pinocchio questo perché l'adulto vuole far capire al burattino il risultato delle proprie azioni. Geppetto è colui che arriva per salvarlo dalle difficoltà. Pinocchio questo lo sa bene per questo motivo vorrebbe correre ad aprirgli la porta. **Capitolo 8.** Pinocchio vuole dei nuovi piedi, perché non può camminare, per questo protesta ma Geppetto lo lascia piangere tutto il giorno senza fargli le gambe. Pinocchio allora promette di diventare bravo a scuola, di imparare un mestiere, pur di riavere le gambe. Geppetto si commuove e a fine giornata gli costruisce i piedi nuovi, appena costruiti, il burattino comincia a saltare e correre per la felicità Promette al padre di andare a scuola così Geppetto gli fabbrica dei vestiti di carta velina per andare a scuola. Ma non ci sono soldi per l'abbecedario: il padre vende la sua giacca a costo di soffrire il freddo pur di comprarglielo, e Pinocchio, rendendosene conto, lo ringrazia. Analisi "Lo lascia cantare": frase di Geppetto, il quale non soddisfa subito la pretesa del figlio ma lo fa attendere un'intera giornata prima di ricostruire i suoi piedi, lo educa affinché capisca la monelleria che aveva fatto. Elenco di buoni propositi: tutte promesse che non stanno in piedi perché Pinocchio non ne rispetterà nemmeno una. Ma Geppetto rischia per dargli fiducia e si sveste (vende il suo giaccone) per fornirgli il materiale didattico donandogli l'occasione di coltivare la sua intelligenza e umanità. **Capitolo 9.** Pinocchio con l'abbecedario nuovo esce di casa, dichiarando le sue buone intenzioni ovvero: andare a scuola, imparare, guadagnare per fare un regalo al padre, riconoscendo il suo sacrificio. Nel tragitto sente una musica e attratto da essa esclama: "Oggi andrò a sentire la musica, domani andrò a scuola". La musica proviene dal grande teatro dei burattini. Lì davanti Pinocchio esita riconoscendo i sacrifici del padre ma poco dopo baratta tutti i suoi vestiti e l'abbecedario per i biglietti del teatro. TUTTE LE SUE PROMESSE SVANISCONO. Analisi Educare è un rischio: Geppetto sa che Pinocchio è debole di volontà, non sa resistere alle tentazioni, ma rischia comunque e si espone vendendo i suoi averi per scommettere sulla sua educazione. Pinocchio rimanda sempre, la scuola e tutti i buoni propositi per seguire il suo istinto e prendere la strada più semplice in questo caso (studiare l'indomani) **Capitolo 10.** Pinocchio va allo spettacolo, viene riconosciuto dai burattini come uno di loro, mettono in pausa lo spettacolo per salutarlo, a quel punto esce Mangiafuoco infuriato perché lo spettacolo era stato interrotto. Tutti i burattini si ammutoliscono e tremano di paura. Mangiafuoco la stessa sera fa chiamare Pinocchio per punirlo per aver interrotto il suo spettacolo. Pinocchio invoca il padre nella difficoltà chiedendo perdono per il suo comportamento da "monello", e sarà questo a salvarlo. Analisi Pinocchio si sente finalmente compreso e parte di una famiglia (i burattini) che lo chiamano "fratello", ma la differenza tra loro e Pinocchio è che non dipende dai fili che muove Mangiafuoco ma è libero lui ha un padre. Il capitolo si interrompe senza far sapere al lettore se Pinocchio si salverà o meno, e in questo momento di disperazione che Pinocchio invoca il padre e il suo perdono. **Capitolo 11.** Mangiafuoco vorrebbe gettare il burattino nel fuoco ma si intenerisce di fronte alle richieste di pietà del burattino (starnutisce: segno di intenerimento di Mangiafuoco). Starnutisce anche mentre chiede a Pinocchio informazioni riguardo la sua famiglia. Decide così di lasciarlo andare e usare Arlecchino come legna al suo posto, ma Pinocchio inizia a supplicare pietà per salvare Arlecchino e decide di sacrificarsi, così facendo tutti i burattini si commuovono compreso Mangiafuoco che abbracciando Pinocchio decide di non bruciare Arlecchino e digiunare.. Analisi Starnuti: Mangiafuoco nonostante sembri duro e cattivo in realtà ha un buon cuor, gli starnuti sono simbolici del suo intenerimento. In questo capitolo è descritto il cuore buono di pinocchio viene sottolineato quanto pinocchio sia generoso. Pinocchio- eroe: salva Arlecchino. **Capitolo 12.** Il burattinaio regala a Pinocchio cinque monete d'oro per suo padre, e quando Pinocchio se ne va incontra il gatto e la volpe, che lo salutano, e gli chiedono di suo padre. Ridono di lui e Pinocchio gli mostra le monete e loro si interessano e vogliono rubarle. Pinocchio con le monete voleva comprare una casacca per il padre e un abbecedario per se stesso ma i 2 ladri lo convincono ad abbandonare l'idea di andare a scuola. In quel momento appare un merlo che sembra voler avvertire Pinocchio, ma il gatto se lo mangia per non farlo parlare. Analisi Gatto e volpe: inducono Pinocchio a non tornare a casa e andare con loro a raddoppiare i suoi cinque zecchini, "nel paese dei barbagianni, nel campo dei miracoli, basta seppellire uno zecchino per trovare l'indomani un albero di zecchini". Pinocchio va con loro e si dimentica nuovamente del padre e di tutti i buoni propositi detti in precedenza Collodi scrive che "Nella strada di casa si può trovare il male" come si presenta il male? Come due mendicanti, innocui, che chiedono aiuto ovvero: Volpe zoppa e gatto cieco che sono bugie perché al suono delle monete la volpe riprende a camminare e il gatto riesce a vedere. Merlo bianco: altro non è che la coscienza! Non muore mai, torna in altre forme I propositi iniziali di Pinocchio sono nobili, la casacca per il padre e il materiale scolastico ma comunque li abbandona e decide di fidarsi di due sconosciuti. Pinocchio decide di allontanasi con il Gatto e la Volpe dalla via di casa (vista come la via del bene, della sicurezza) ormai sempre più lontana. **Capitolo 13.** Pinocchio incontra il Gatto e la Volpe, due esperti truffatori, che convincono il burattino a seguirli per piantare il denaro al Campo dei Miracoli al paese dei Barbagianni per ricavarne "duemilacinquecento zecchini lampanti e sonanti" la mattina dopo i tre si fermano all'Osteria del Gambero Rosso, dove il Gatto e la Volpe si fanno offrire una cena luculliana e nottetempo e mentre Pinocchio sogna le sue future ricchezze gli altri due se ne vanno. Pinocchio è svegliato a mezzanotte dall'oste, che gli dice che i due lo attendono all'alba al Campo dei Miracoli. Pinocchio parte immediatamente e nelle tenebre incontra l'ombra del Grillo parlante, che lo avvisa senza successo dei rischi a cui va incontro ("Non ti fidare, ragazzo mio, di quelli che promettono di farti ricco dalla mattina alla sera. Per il solito o sono matti o imbroglioni! Dài retta a me, ritorna indietro.") Analisi Incoerenza del gatto e della volpe che sostengono di non aver fame ma appena arrivati all'osterie ordinano una cena abbondante, imbrogliando poi Pinocchio e fargli pagare la loro cena una volta fuggiti. = È una forma di Ironia da parte di Collodi. Osteria del gambero rosso: rimarca il fatto che sia tutto al contrario (il fatto di dire di non avere fame per poi mangiare tantissimo oppure l'orario di partenza fissato per mezzanotte e partire prima). Quando Pinocchio esce è buio l'unica luce è l'ombra del grillo parlante che avverte pinocchio senza però essere ascoltato che continuerà il suo tragitto nonostante il buio (via sbagliata) **Capitolo 14.** Il protagonista si imbatte negli Assassini (il Gatto e la Volpe travestiti) e nasconde in bocca le monete d'oro per non doverle consegnare; Pinocchio morde poi uno degli aggressori, staccandogli di netto "uno zampetto di gatto", e fugge per quindici chilometri arrampicandosi poi su un pino. I due Assassini lo costringono a scendere appiccando il fuoco all'albero. L'inseguimento prosegue, gli assassini erano sempre dietro Pinocchio, che rimugina sulle parole del grillo parlante. Analisi Collodi prende le parti dei giovani in relazione ai discorsi moraleggianti degli adulti, ma nonostante questo fa si che Pinocchio non ragioni ma anzi continui a cercare il Gatto e la Volpe per essere condotto al Campo dei Miracoli. **Capitolo 15.** Dopo la corsa sfrenata per scappare dal Gatto e la Volpe, Pinocchio vede "una casina candida come la neve" dove chiede disperatamente aiuto: si affaccia una Bambina, "coi capelli turchini e il viso bianco come un'immagine di cera, gli occhi chiusi e le mani incrociate sul petto", che spiega che in casa sono tutti morti e che anche lei sta attendendo la bara che la porti via. I due Assassini acciuffano Pinocchio e lo impiccano alla Quercia grande. I due se ne vanno lasciando Pinocchio in agonia, che balbetta "Oh babbo mio, se tu fossi qui\..." Analisi La bambina dai capelli turchini (fata turchina) non è altro che un richiamo alla madonna La Quercia è il simbolo della lunga vita, nell'accezione comune. Pinocchio viene impiccato dai due Assassini e invoca il padre (Riferimento a Gesù in croce). In contrapposizione alla Quercia Grande c'è il tema della morte ovvero: bambina con le braccia incrociate che aspetta la bara. Questo capitolo è impregnato di richiami religiosi che avvalora la tesi di Piero Bargellini sostenendo che Collodi richiamasse varie figure, scene della storia alla religione. In questo modo finisce la primissima stesura del libro di Collodi, ma spinto dalle lettere dei bambini decide di continuare la storia. **Capitolo 16.** La Bambina dai capelli turchini, che in realtà è una fata, ordina battendo le mani 3 volte ad un Falco e al suo cane tuttofare Medoro di recuperare il corpo del burattino e convoca poi 3 medici (un Corvo, una Civetta e il redivivo Grillo parlante) per sapere se Pinocchio è ancora vivo. Il Grillo rimprovera aspramente Pinocchio per come ha trattato suo padre, così il burattino piange e si risveglia perché tutto quello che la coscienza dice è la verità. (senso di colpa) Analisi Avviene la metamorfosi della bambina che diventa Fata. È la Fata che salva Pinocchio non i "dottori" che non riescono a mettersi d'accordo su come guarire il burattino. Assistiamo qui all'ironia da parte di Collodi per i medici. Pinocchio, sollecitato dalle parole del grillo inizia a piangere all'idea che suo padre possa morire di crepacuore a causa sua. **Capitolo 17.** Il burattino, benché febbricitante, non vuole bere la medicina amara che gli porge la Fata; entrano allora in camera quattro conigli neri che portano con sé una bara, e Pinocchio si convince a curarsi (questo perché la fata gli dice che se non prenderà la medicina morirà). Racconta poi la sua vicenda alla Fata e dice più volte di aver perso le monete, ma ad ogni sua bugia gli si allunga un po' il naso, perché come spiega la Fata stessa: "Le bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito, perché ve ne sono di due specie: vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo: la tua per l'appunto è di quelle che hanno il naso lungo". Analisi La Fata è una figura materna, anche se inizialmente si pone come una sorella. Gli fa prendere la medicina amara piuttosto che semplicemente guarirlo attraverso la magia perché vuole insegnare a Pinocchio la responsabilità e che non tutto gli è dovuto. Pinocchio mente alla fata come vedremo anche in futuro, questo accade spesso in presenza della fata perché sa che lei lo perdonerà sempre. "Bugie hanno gambe corte e naso lungo" nel senso che ti deformano e ti rendono meno umano. **Capitolo 18.** La Fata lascia urlare Pinocchio e disperarsi per il naso tutto il giorno, alla fine per pena chiama i picchi affinché gli accorcino nuovamente il naso. La Fata propone a Pinocchio di vivere lì con lei, tanto più che Geppetto li raggiungerà a breve: Pinocchio accetta ma decide di andare incontro al padre in mezzo al bosco, dove però incontra nuovamente il Gatto e la Volpe, racconta loro la storia degli "assassini", senza rendersi conto che al gatto manca una zampa (dettaglio che dovrebbe far capire al burattino che gli assassini erano loro) e i due gli propongono ancora di seppellire le monete nel campo miracoloso della città di Acchiappacitrulli (piena di cani spelacchiati, pecore tosate, farfalle che si sono vendute le ali e ora non possono più volare\...). Pinocchio accetta l'offerta e pianta 4 monete nel campo. Analisi La Fata lascia piangere Pinocchio per fargli comprendere il significato di responsabilità e lo aiuta solo dopo perché mossa da compassione. Incontra il Gatto e la Volpe e va con loro al campo dei miracoli, come tutti i ragazzi senza giudizio e senza cuore (Perché il ricordo delle persone care non lo aiuta a prendere decisioni sensate). Pinocchio non riesce a distinguere il bene dal male, non usa la Ragione si fida di tutti come dei due assassini "Acchiappacitrulli": città che già dal nome si capisce essere una città povera, squallida, non l'ideale per piantare un Albero magico! **Capitolo 19.** Pinocchio, dopo una breve attesa, torna al campo dei miracoli fantasticando su cosa farebbe con i soldi dell'albero; una volta arrivato si accorge che non c'è nessun albero, e un pappagallo gli svela l'inganno ridendo di lui; Pinocchio capisce l'inganno del Gatto e della Volpe, e si rivolge ad un giudice (Gorilla) per denunciarli, ma pur essendo stato ingannato è lui a venire incarcerato per quattro mesi, in seguito ai quali uscirà di galera sfruttando un'amnistia imperiale. Analisi Giudice Gorilla (critica da parte di Collodi alla giustizia del tempo) Poiché un innocente viene condannato anziché chi è colpevole veramente. Il pappagallo gli svela una verità (voce della coscienza): "Sei ingenuo! I soldi bisogna saperseli guadagnare con la fatica o l'ingegno". **Capitolo 20.** Pinocchio corre freneticamente verso la casa della fatina, mentre fa un mea culpa e si chiede se il padre l'avrà aspettato e se la Fata lo perdonerà. Ma un gigantesco serpente gli sbarra la strada; nel saltarlo, Pinocchio inciampa e cade conficcando la testa nel fango. Il serpente ride di lui e finisce per morire davvero dalle risate. Pinocchio continua la sua corsa frenetica, ma entrato in un filare per cogliere dell'uva, rimane intrappolato in una tagliola. Analisi Pinocchio fa un'autocritica: capisce che deve dar retta solo a chi davvero gli vuol bene (fatina e padre), mentre si chiede se lo perdoneranno. Si definisce "ingrato" e "senza cuore" la gratitudine appartiene a chi è sulla strada del bene, il cuore è il centro dell'umanità di una persona: senza queste due, non si può essere sulla buona strada. È in questo capitolo che inizia il processo di disumanizzazione di Pinocchio. Serpente = personificazione del male vince su di lui facendolo morire dal ridere (morale sottintesa) La fame vince, esattamente come all'inizio, e per via di essa Pinocchio finirà in trappola. **Capitolo 21.** Pinocchio, una volta in trappola, piange e urla. Vede una lucciola a cui racconta la sua storia e chiede di essere liberato ma lei lo sgrida. A un certo punto, si sentono dei passi, è il contadino proprietario del campo che lo costringe a fare da cane da guardia (legandolo a un collare) alle sue proprietà al posto del cane defunto, Melampo. Analisi È notte, che fa riferimento non solo al temporale ma al buio in cui sta cadendo la coscienza di Pinocchio. La Lucciola è l'unica luce (è la coscienza) Che lo sgrida senza giustificarlo. Pinocchio viene legato come un cane ed è qui che inizia il processo di disumanizzazione del burattino. **Capitolo 22.** Sopraggiungono nottetempo le faine (animali), che avevano un accordo segreto con Melampo per poter saccheggiare indisturbate il pollaio: gli offrono come accordo di lasciargli una gallina per sé se l'avessero fatto entrare, Pinocchio finge di assecondarle ma poi abbaia e le fa catturare dal contadino, che per riconoscenza lo libera. Analisi Pinocchio non cede all'accordo delle faine quindi non cede totalmente a questa disumanizzazione ma decide di comportarsi in modo corretto per ottenere così la libertà.. Sceglie comunque di non accusare il defunto cane Melampo per gli accordi passati con le faine (Rispetto dei morti = segno di civiltà umana). **Capitolo 23.** Pinocchio si precipita dalla Fata turchina, ma nel vedere al posto della sua casa, una roccia con su scritto il nome della fata, scopre che è morta di dolore per la sua assenza (Collodi mette il dito nella piaga facendo capire al protagonista di essere il responsabile della morte della Fata turchina). Pinocchio si da la colpa e urla di dover essere lui a morire perché ormai si sente solo al mondo, ma un grosso Colombo gli rivela che invece Geppetto si sta costruendo una barchetta per attraversare l'Oceano, alla disperata ricerca del figlio. I due partono in volo verso la spiaggia, dove Pinocchio vede la barca di Geppetto affondare all'orizzonte, durante una giornata di onde e temporale. Analisi Pinocchio non appena è libero riprende la sua corsa verso la Fata (sicurezza,casa). Ha una brutta sensazione nel non vedere nel mezzo del bosco la casa della fata che capirà poi essere morta. La Sofferenza dell'abbandono perché quando torna a casa capisce di non averne più una e di aver perso tutti. Scena del pianto per la morte della Fata, Pinocchio cade nella disperazione, perché colei che l'ha salvato, ora è morta per lui. Questo lo porta a desiderare di morire. (Rimando all'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto: stesso pianto disperato di quando Orlando scopre che la donna amata non ricambia il suo sentimento. Ma non è l'unico richiamo a quest'opera: anche il cane della fata si chiama Medoro). Paesaggio: descritto come macabro e cupo, un richiamo allo stato d'animo del burattino In questo capitolo c'è un chiaro richiamo alla religione: quando Pinocchio vede la barca sparire tra le onde decide di buttarsi in acqua e salvarlo, ma sparisce anche lui, allora i pescatori che stavano osservando la straziante scena decidono di mettersi a pregare per entrambi. **Capitolo 24.** Tuffatosi in acqua, Pinocchio, dopo aver nuotato tutta notte, è sbalzato sull'isola delle Api industriose, dove un Delfino gli svela l'esistenza di un gigantesco Pesce-cane, che probabilmente ha inghiottito Geppetto e la sua barca. Pinocchio arriva poi in città, dove tutti lavorano in maniera indaffarata. Pinocchio, che ha fame ma che non vuole faticare per guadagnarsi il pane, finisce per aiutare una donna a portare delle brocche d'acqua in cambio di un pasto. La donna si rivela essere la Fata turchina. Analisi Pinocchio cerca suo padre animato da speranza, (umanità) La sofferenza per lui è la solitudine, anche quando è salvo. Fa l'ennesimo mea culpa: "Lui è il babbo più buono del mondo, io il figlio più cattivo\..." Allo scoprire il nome del paese dice "Questo paese non è fatto per me", perché è pigro, non ha assolutamente voglia di lavorare per ottenere qualcosa vorrebbe tutto e subito, come se gli fosse dovuto, per questo fa l'elemosina. Rovesciamento: Pinocchio chiede la carità ai passanti nonostante sapesse da Geppetto che l'elemosina potevano chiederla solo i vecchi e i malati, cioè coloro che sono impossibilitati a guadagnarsi da vivere con le loro mani. Cosa che Pinocchio potrebbe fare ma decide per pigrizia di non fare. La Fata diventa BUONA DONNINA e non più 'bella bambina', Pinocchio la riconosce dopo averla aiutata. **Capitolo 25.** La Fata, che ora è cresciuta e può fare da "mamma" a Pinocchio, promette al burattino che diventerà un bambino ver, ma solo se promette di essere ubbidiente, andare a scuola e non raccontare più bugie. Nonostante le iniziali scuse per non andarci, alla fine il burattino promette di andare a scuola e comportarsi bene. Analisi. La Fata si trasforma: da bambina e sorellina a donna e mamma. La Fata perdona Pinocchio per la sincerità del suo dolore. (C'è speranza: ha un cuore buono). Pinocchio finalmente esplicita la volontà di essere un ragazzo per bene (che non significa essere perfetto, ma un ragazzo che può sbagliare e nonostante questo abbia l'intenzione di migliorarsi e di stare sulla retta via). **Capitolo 26.** Pinocchio a scuola si distingue da subito come uno scolaro serio e diligente, nonostante frequentasse compagni poco raccomandabili, fino al giorno in cui alcuni compagni gli svelano che il gigantesco Pesce-cane che ha inghiottito Geppetto è stato avvistato di fronte alla spiaggia, così lui si lascia convivere e salta la scuola per recarsi lì con loro. Analisi. Nonostante la bravura a scuola i buoni propositi si perdono perché ascolta i compagni poco raccomandabili. Pinocchio: inizialmente viene deriso perché diverso, viene stimato dai compagni solo quando si difende con la forza. Indole di Pinocchio: naturale simpatia per i compagni più monelli e pigri. "Alla scuola ci andiamo domani", l'ennesimo rimandare il suo dovere. Collodi critica la scuola del tempo: "Maestro pagato per stare a brontolare tutto il giorno" e non insegnare ciò che dovrebbe ai suoi alunni. **Capitolo 27.** Una volta giunti in spiaggia, Pinocchio si rende conto che si tratta solo di una "brutta celia"(bugia) dei compagni invidiosi dei suoi bei voti; scoppia dunque una rissa in cui un ragazzino rimane ferito. Un granchio avvisa che poteva essere pericoloso, Pinocchio decide di rimanere in soccorso del ragazzino, ma viene trovato solo lui insieme al ferito e dunque arrestato da due carabinieri. Sulla via del carcere sfugge al loro controllo, e si ritrova inseguito da un feroce mastino, Alidoro. Analisi. I compagni, che sono pigri, definiscono scuola, maestro e lezioni i loro "grandi nemici". Quando i libri vengono lanciati in mare i pesci li criticano (critica da parte di Collodi ai libri per l'infanzia del tempo), infatti vediamo che i pesci schifano, odiano il contenuto dei libri lanciati dai ragazzini. Pinocchio mostra nuovamente la sua umanità restando col compagno per soccorrerlo, ma sarà questo a fregarlo. Quando viene arrestato il burattino fa il solito mea culpa: "cosa ne sarà di me\..." invocando il padre (momento difficoltà, il suo punto fermo/luce è Geppetto) Pinocchio prova vergogna al pensiero di passare sotto la finestra della madre, scappa per questo motivo. **Capitolo 28.** Per sfuggire al cane Alidoro, Pinocchio si tuffa in mare, e poi mosso da compassione per il mastino che non sa nuotare, lo porta in salvo a riva. Viene poi pescato dalla rete di un mostruoso pescatore, che vuole friggerlo in padella, ed inizia a infarinarlo\... Analisi. Pinocchio dimostra di avere un buon cuore infatti salva Alidoro (cane della Fata Turchina), facendo tesoro della lezione impartita dal babbo: "Davanti all'occasione di compiere una buona azione, non sottrarsi mai". **Capitolo 29.** Rientra in scena Alidoro, che salva Pinocchio dal pescatore mostruoso e lo riporta in paese dove Pinocchio si informa sulle condizioni di salute del ragazzino ferito sulla spiaggia. Si procura un nuovo vestito, fatto di tela di sacco e temendo che la Fatina non lo perdonerà più per l'ennesima bravata, bussa alla porta di casa solo a notte fonda, ma la Lumaca di guardia gli apre il mattino seguente. Pinocchio, che ha tirato un calcio nella porta e vi è rimasto incastrato dentro con un piede, sviene dalla fame quando la Lumaca gli porta una colazione fatta di gesso. Risvegliatosi preso dalla Fatina, le assicura che d'ora in poi si comporterà in modo responsabile, infatti a fine anno Pinocchio risulta il miglior alunno della classe, tanto che la fatina, promettendogli di trasformarlo l'indomani in un bambino vero, organizza una gran festa con "dugento tazze di caffè-e-latte e quattrocento panini imburrati di dentro e di fuori". Analisi. Alidoro si sdebita con Pinocchio salvandolo dal pescatore cattivo Pinocchio dice nuovamente bugie mentre parla con Alidoro infatti gli cresce il naso Il pensiero della Fata lo angoscia, ha paura di bussare alla sua porta spaventato di aver deluso per l'ennesima volta chi lo amava e chi lo ama. La Fata gliela fa pagare prima di perdonarlo, lo lascia infatti tutta la notte fuori perché non può pensare di essere perdonato subito) Il capitolo finisce con un "Ma\...". **Capitolo 30. (Disumanizzazione di Pinocchio)** Pinocchio invita Romeo, detto Lucignolo e considerato "il ragazzo più svogliato e più birichino di tutta la scuola", e questo gli propone una nuova avventura: partire subito per il "Paese dei Balocchi" al di là del mare, dove non esistono libri né professori e dove è sempre vacanza. Pinocchio inizialmente indugia, pensa alla fata, ma continua a ripensare alla sua scelta (aver detto di No a Lucignolo). Analisi. Pinocchio vuole auto convincersi di essere bravo, ma la sua indole è quella di cedere alle tentazioni e stare con i monelli, prendere la strada più facile, quella del divertimento. Più cerca di resistere, più si capisce che cederà alla tentazione. **Capitolo 31.** Il burattino, nonostante cerchi di sfuggire alla tentazione, decide di seguire Lucignolo senza ascoltare il misterioso avvertimento di un asino che traina il carro che li condurrà laggiù, "I ragazzi che smettono di studiare per i balocchi e il divertimento fanno una fine disgraziata, io lo so bene! Piangerai come oggi piango io". L'omino a capo dei somari fece partire il carro. Analisi. L'omino:"più largo che lungo, tenero, con una bocchina\..." È descritto così perché sembra un uomo buono, benevolo, incanta i ragazzi presentandosi grazioso, ammaliandoli con i suoi modi. Sembra che l'omino baci l'asino, ma in realtà gli stacca l'orecchio ("Il male si maschera") lezione che Collodi vuole dare al lettore. Asino che piange è in realtà un ragazzo che vuole avvertire Pinocchio, perché è stato già trasformato. Paese dei balocchi viene descritto come un luogo pieno di allegria, chiasso per strada, giochi e libertà Lucignolo e Pinocchio da subito si mostrano i primi a contribuire al chiasso di quel luogo. Trascorrono 5 mesi velocissimi (il tempo passava velocissimo). Pinocchio in questi 5 mesi volge il suo sguardo/cuore ovunque fuorché ai suoi doveri e affetti, addirittura congratulandosi con Lucignolo per averlo fatto scampare alla noia della scuola. **Capitolo 32.** Pinocchio trascorre cinque mesi senza libri e lezioni, ma una mattina si sveglia e scopre che, a partire dalle orecchie, si sta trasformando in un asino, così come il suo amico Lucignolo. Appare nella sua stanza una marmotta, che al suo insinuare d'essere malato, risponde: "Hai la febbre del somaro, non sarai più un ragazzo né un burattino, ma un asino come quelli del carro. Non puoi farci niente, è il destino di tutti quei ragazzi svogliati che lasciano la scuola per il divertimento". Giungerà l'omino alle loro porte chiamandoli a gran voce, minacciosamente. Analisi. La marmotta è la personificazione del grillo parlante ovvero la voce della coscienza. Pinocchio prova ad incolpare Lucignolo, diversamente da quanto faceva prima, quando lo definiva 'anima grande') Pinocchio fa l'ennesimo mea culpa, definendosi senza giudizio e senza cuore e disperandosi per l'irresponsabilità avuta. I due amici inizialmente ridono ma poi scoppiano in pianto di realizzazione e disperazione per la situazione in cui si sono cacciati. L' omino rivela la sua vera identità quella del padrone del "paese dei balocchi" il suo compito è ammaliare ed imbrogliare i ragazzini per trasformarli in somari e quando il processo di cambiamento inizia lui è subito alle loro porte. In questo capitolo la disumanizzazione di Pinocchio è completa, il protagonista diventa davvero una bestia. **Capitolo 33.** Pinocchio viene così venduto ad un impresario di circo, che vuole usarlo come fenomeno da baraccone per attirare il pubblico. Durante un'esibizione Pinocchio vede tra la folla la Fata Turchina e incantato si distrae e si azzoppa. L'impresario allora lo cede ad un compratore che, volendone ricavare pelle da tamburo, butta il somaro nel mare con una pietra al collo, per farlo affogare e recuperarne il cadavere con una fune. Analisi L'omino da benevolo diventa violento, svela, la sua vera natura. Collodi in prima persona avverte i lettori riguardo la fine dei bambini che non vanno a scuola. La Folla che non si preoccupa quando l'asino si ferisce simboleggia la solitudine, l'abbandono e l'indifferenza Pinocchio cerca di chiamare la Fata ma anziché parlare inizia a ragliare. Questa è una delle scene più tristi del libro perché Pinocchio si rende conto di non avere scampo, nessuna possibilità di rivalsa."Si sentì morire"\... Il protagonista in questo capitolo, sembra prossimo alla morte, affogare sarebbe l'ultima caduta di Pinocchio, si trasformerebbe da animale (asino) a oggetto (tamburo) perdendo del tutto la sua umanità. **Capitolo 34.** Pinocchio si libera e torna in superficie con le sembianze di un burattino, grazie alla Fata che ha mandato "un branco infinito di pesci" a mangiare il corpo dell'asino e liberare così il burattino. Pinocchio si allontana dunque a nuoto, e scorge uno scoglio su cui si trova una capra dalla lana color turchino come la Fata. Tuttavia, il protagonista, poco prima di toccare terra, viene inghiottito dal Pescecane, quando riaprì gli occhi vide solo un buio profondo, e rendendosi conto di essere dentro il pesce iniziò a piangere, attirando l'attenzione di un tonno, anche egli inghiottito dal pescecane. Pinocchio vede un chiarore in fondo al buio. Analisi La Fata salva Pinocchio, in questa scena del capitolo c'è un altro richiamo alla religione che sarebbe la "purificazione con l'acqua" ovvero il primo sacramento "Battesimo". Parola ricorrente in questo capitolo: "vergogna". Pinocchio chiama la Fata "mamma che vuole bene ai figli e non li perde mai d'occhio" rendendo chiaro al lettore che questa figura è una sicurezza nella vita del burattino. La Capra è il simbolo della libertà, mentre il Buio e l'oscurità sono lo specchio della vita di Pinocchio (discesa della sua anima). La Luce in fondo al tunnel citata al termine del capito altro non è che la speranza. **Capitolo 35.** Intravisto un lumicino nel gigantesco stomaco del pesce, Pinocchio scopre che si tratta di Geppetto, abbandonato due anni prima e che anche il babbo era stato mangiato dal Pesce-cane dopo il naufragio della sua imbarcazione. Dato che le provviste scarseggiano, Pinocchio organizza un piano di fuga, uscire nottetempo dalla bocca spalancata del mostro. Analisi Alla vista del padre Pinocchio trema dalla felicità, non crede di aver ritrovato suo babbo, la prima cosa che chiede a Geppetto è: "Mi hai perdonato?" Perché solo chi è perdonato è capace di cambiare, Pinocchio inoltre dimostra coraggio nell'elaborare il piano per portare fuori con sé suo padre. Quando riescono ad uscire dal pesce cane il mare è calmo, il cielo è stellato e c'è una bellissima luna. (Collodi fa un richiamo a Dante "Uscimmo a riveder le stelle"). **Capitolo 36 (ULTIMO CAPITOLO)** Fuggiti dalla bocca del Pesce-cane, Geppetto e Pinocchio sono aiutati dal tonno a giungere a riva (arrivano quando è giorno). Sulla strada verso casa, incontrano prima il Gatto e la Volpe, ridotti a chiedere l'elemosina, e poi, in una piccola casetta, il Grillo parlante. Per curare Geppetto, Pinocchio inizia a lavorare in una fattoria lì vicina (dove trova pure Lucignolo, ancora asino e in fin di vita) e prosegue gli studi da solo. Un giorno viene a sapere dalla Lumaca che la Fatina è ricoverata in ospedale, gravemente ammalata. Pinocchio le dona le sue quaranta monete e la sogna quella stessa notte. Il mattino seguente, Pinocchio si svela e scopre di essere un bambino vero, con una bella casa, dei vestiti e un nuovo portamonete regalatogli dalla Fata; anche Geppetto, tornato a fare il falegname, ha pienamente recuperato la sua salute. Analisi Il Cambiamento di Pinocchio è importante per il percorso verso la sua trasformazione e umanizzazione, si prende cura del padre, lavora per lui, mette soldi da parte e studia. Pinocchio si guarda allo specchio soddisfatto di ciò che vede: "Questo cambiamento è merito tuo" Pinocchio non cede alle lusinghe del gatto e della volpe: non è durezza d'animo, ma presa consapevolezza capisce di doversi allontanare dal male che ha conosciuto. 5 mesi di lavoro e fatica per una tazza di latte al giorno contro i 5 mesi nel paese dei balocchi fa si che Pinocchio accetti il lavoro per uno scopo ben preciso (aiutare il babbo). Lucignolo invece è imprigionato nell'aspetto bestiale, un asino. (il lavoro nobilita l'uomo) Pinocchio aggiunge ulteriore lavoro pur di aiutare la Fata, questa situazione fa capire a Pinocchio la lezione. **ANALISI PINOCCHIO** *Animali* - Gli animali che rappresentano la voce della coscienza, dunque hanno un'accezione positiva, vengono trascritti da Collodi in lettera maiuscola (Capra, Falco, Can barbone, Lumaca, Tonno, Grillo, Pappagallo\...) - Gli animali trascritti con iniziale minuscola, sono quelli che hanno un'accezione negativa: il gatto e la volpe, i medici corvo e civetta che sono ambigui (critica da parte di Collodi ai medici del suo tempo), il giudice scimmia (critica alla giustizia corrotta e ingiusta). - Pescecane è sia l'ultimo punto della discesa di Pinocchio, il luogo che lo tiene lontano dai suoi affetti e dalla sua vita ma anche il luogo in cui rincontra suo babbo Geppetto. - Lumaca se inizialmente era cinica nei confronti di Pinocchio, lasciandolo fuori dalla locanda tutta la notte, poi diventa una messaggera per il burattino, in nome dell'amore di Pinocchio per la Fata. Consiglio della fata: "Metti giudizio e sii felice". Si parla sempre di *Giudizio* che è il fattore necessario per abbandonare la condizione di burattino monello. Ed è grazie ad esso che Pinocchio si trasforma da monello a bravo ragazzo. C'è differenza tra le monellerie e il male assoluto, Pinocchio infatti non è l'incarnazione del male non è malvagi, ma anzi è di buon cuore ha solo difficoltà nel capire quando bisogna rispettare le promesse e percorrere la strada giusta e non la più facile. Pinocchio non è un libro consolatorio, alcune figure del male della storia rimangono impunite, le metamorfosi di Pinocchio da Legno a Burattino poi a Ciucchino e infine a Umano, si rifanno al viaggio di Ulisse (pinocchio compie un viaggio per diventare bambino) Il libro di Collodi costituisce un reperto di modi di dire utilizzati ancora oggi: per esempio "gatto e volpe", "naso lungo" "le bugie hanno le gambe corte" Inoltre è un classico poiché dispensa consigli adatti a ogni epoca. *Paragone tra Pinocchio e Gesù* Geppetto reincarna l'idea di padre buono che perdona sempre il figlio e lo accoglie quando torna a lui. Inoltre incarna il perfetto 'creatore', dando vita a suo figlio come Dio fece con Adamo. Importante è il dettaglio che suo figlio Pinocchio gode del libero arbitrio, di decidere con la propria testa, esattamente come l'uomo dopo la creazione. La Fata Turchina è invece una madre che perdona, nelle sembianze e nei colori ricorda la Maria Vergine. L' Impiccagione di Pinocchio, è anche questa una scena che rimanda alla religione più specificatamente alla crocifissione di Gesù Cristo, con tanto di invocazione al padre ("Oh babbo mio, se tu fossi qui\..."). **4 CAPITOLO Fra infanzia e scuola: Cuore (1886) di Edmondo De Amicis** Il rapporto travagliata di De Amici e l'editore Emilio Treves documenta la lunga vicenda editoriale che avrebbe poi celebrato una delle opere più importanti demicisane: "Cuore", opera che riflette l'ansia di formazione e di crescita culturale e civile che caratterizza la penisola nel periodo successivo all'unificazione nazionale. Il primo riferimento di De Amicis alla stesura di tale opera la troviamo in una lettere inviata ad Emilio Treves del 02/02/1878. Prima di "Cuore" De Amici scrisse ulteriori opere che lo videro impegnato per diversi anni, le lettere per sollecitare tale scrittura (Cuore) videro come risposta incertezza da parte dello scrittore che si trovava disinibito davanti a tali richieste. Tra il 1881 e 1883 il progetto di "Cuore" si intreccia con l'opera "Gli Amici" edita nel 1883, trascorsero altri tre anni prima che il progetto trovasse concreta realizzazione. Nel Maggio del 1886 venne pubblicata "Cuore" che ebbe un effetto straordinario sui lettori dovuto allo spettacolare affresco disegnato dall'autore sulla realtà scolastica magistrale, si rimane colpiti dalla documentazione sulle condizioni della scuola e dei maestri che sorregge la narrazione , una documentazione che l'autore ha acquisito negli anni in virtù delle esperienze dei proprie e dei figli. L'opera è destinata a raggiungere grandi consensi e incontrare una straordinaria fortuna. CUORE È la storia di un anno scolastico, narrata in forma di diario del protagonista Enrico Bottini, alunno della terza elementare in una scuola urbana di Torino. Il racconto si snoda attraverso una varietà di registri commerciali accanto ad annotazioni e riflessioni del protagonista, con molteplici episodi di vita quotidiana. All'interno dell'opera sono presenti i nove racconti che il maestro fa trascrivere in aula. Che propongono anch'essi esempi di virtù morali e civili dell'amore per la patria incarnati da fanciulli/e delle diverse regioni e penisole. L'opera presenta una galleria vasta di personaggi di diverse età ed estrazione sociale che incarnano la pluralità di uomini e profili etico-civili. Accanto ai giovani De Amici pone gli adulti partendo dal maestro, verso i genitori e altri adulti. A costituire l'asse importante dell'opera è l'istanza di educazione al sentimento nazionale e all'amor di patria che va di pari passi con l'argomento del "dirozzamento delle plebi" e la civilizzazione del popolo più basso. L'obiettivo di fondo è quello di costruire un'egemonia borghese facendo leva sulle mentalità diffuse e costruendo un nuovo immaginario collettivo ed individuale tra le generazioni. **5 CAPITOLO L'esotico, l'avventuroso, il lussureggiante: il mondo fantastico di Emilio Salgari** Emilio Salgari avviò la sua collaborazione con il giornale "La valigia" nel 1883 sul quale pubblicò a puntate il suo primo racconto "I selvaggi della Papuasia", nello stesso anno entrò a far parte della redazione del quotidiano "La nuova Arena". Nel 1883 sul medesimo quotidiano pubblica a puntate per la prima volta "La tigre della Malesia" che inaugurò il primo ciclo più importante della sua vasta opera narrativa, che aveva come protagonista Sandokan. Salgari si lega a Donath con un contratto esclusivo con cui pubblica "I pirati della Malesia" nel 1906 recede il contratto e si lega con l'editore Enrico Bemporad che gli chiede di firmarsi nelle opere con il proprio nome e non con lo pseudonimo Diego Altieri. Gli anni di collaborazione con Bemporad furono molto creativi nonostante la depressione che lo portò due anni più tardi alla morte (suicidio). Le opere di Salgari vengono divisi in Cicli Narrativi e filoni minori: 1. Ciclo di Sandokan o pirati della malesia 2. Ciclo dei corsari delle Antille 3. Ciclo ambientanti nel farwest 4. Filone minore: avventure in terra africana 5. Filone minore: battute di caccia grossa e imprese di pesca alle balene e ai pescecani intorno al mondo Inizialmente per l'opera "La tigre della Malesia" ci furono da parte di Claudio Galli e Felice Pozzo delle supposizioni sul protagonista Sandokan ovvero che fosse un personaggio realmente esistito, fatto che successivamente venne smentito e venne dichiarato che l'opera e i personaggi fossero frutto dell'immaginazione dell'autore. Davide Montino un altro critico letterario sostiene che i libri di Emilio Salgari siano un grande "atlante geografico", un immaginario di avventure e scoperte. Nelle suo opere l'autore non scrive storie cariche di valori morali e pedagogici ma anzi i personaggi si fanno trasportare dai sentimenti e agiscono in base al proprio essere, questo perché egli preferiva dare spazio al valore dell'ignoto, valorizzando i sentimenti in un epoca che voleva "emarginare". Nonostante le varie critiche, l'autore riesce a farci spazio diventando uno dei più importanti autori della letteratura dell'infanzia. EROINE SALGARIANE Una figura protagonista delle opere di Salgari sono le "eroine" mai viste prima d'ora. Le "Eroine Salgariane" donne portatrici di un eccesso che accoglie la sfida del melodramma nella sentimentalità tipica del romanzo d'appendice e del teatro di boulevard, portando la figura femminile al compimento di azioni prettamente maschili secondo gli ideali del tempo. **6 CAPITOLO Letterate e scrittrici per l'infanzia nell'Italia del secondo Ottocento** Ida Baccini: nasce a Firenze nel 1850 si sposa e in seguito all'annullamento del matrimonio sostenne l'esame per diventare maestra elementare e inizia a insegnare nelle scuole comunali di Firenze. La sua esperienza come dicente fu problematica a causa della continua insofferenza legata ai programmi scolastici che giudicava arretrati e inadatti per istruire. Nel 1878 da le dimissioni e abbandona l'insegnamenti. Sempre nello stesso anno nasce il suo unico figlio Manfredo nome che attribuì in suo onore a molti protagonisti delle sue opere. Si cimenta come giornalista, scrittrice per l'infanzia e compilatrice di testi scolastici. Collabora con il "Giornale per bambini" e qualche anno più tardi assume la direzione di "Cordelia". Nel 1895 diede vita al proprio periodico illustrato per l'infanzia che ebbe un inesorabile declino finché nel 1906 non venne incorporato dal "Giornale della Domenica" diretto da Bertelli detto Vamba. "*Memorie di un pulcino"* di Ida Baccini: dato alle stampe nel 1875 che registra un grande successo anche nei decenni successivi. L'autrice diede alle stampe altre operette che riscossero grandi successi. Emma Perodi: nasce a Firenze nel 1850 inizia come giornalista per scrivere nei quotidiani più importanti del suo tempo. Fin dai primi anni 80 si affaccia al mondo della scrittura per l'infanzia e collabora con il "Giornale dei Bambini". Diede alla stampa innumerevoli novelle, racconti, libri per le scuole elementari con linguaggi adatti ai piccoli lettori. Diversi critici parlano della Perodi come "scrittrice moderna" per una più profonda attenzione per l'infanzia. "*Novelle della nonna"* di Emma Perodi, pubblicate in settanta dispense e raccolte poi in 5 volumi. Felicita Pozzoli: nasce a Milano nel 1838, insegna nelle scuole elementari comunali e nella scuola normale femminile di Milano. Collaboratrice e poi direttrice del periodico "Giornale delle fanciulle". Virginia Tedeschi: nata a Verona nel 1849, è nota anche come "Cordelia" possiede una grande passione per gli studi e una grande dote letteraria. Si ritaglia un ruolo di fondamentale importanza fondando e dirigendo una serie di riviste per il mondo femminile come nel caso di "Margherita, Giornale delle signore Italiane". Partecipa e lavora per il "Giornale dei Fanciulli" che caratterizza un vigoroso intendo morale "educare i cittadini del domani". **III VOLUME (Boero; De Luca)** **LETTERATURA PER L'INFANZIA** **4 CAPITOLO Gli esordi del Novecento** Andrea Zanotto rivela come sia possibile individuare con intreccio di tre tendenze con le quali chiunque si occupi di letteratura per l'infanzia è costretto a conoscere. Le osservazioni di Zanotto sono: 1. Creazione di una letteratura incentrata sull'infanzia dove autori producono occasionalmente libri per bambini/e. 2. Rinnovamenti nel piano formale, volontà dell'autore di parlare al bambino il "proprio linguaggio" 3. Dignità d'arte e all'illustrazione per l'infanzia. **Enrico Novelli** Inizia la sua carriera all'età di 15 anni, appassionato di scrittura e pubblica il suo primo romanzo, fu sia uno scrittore che giornalista. Lo ricordiamo per la sua scrittura frettolosa, irruente, per certi aspetti esagerata ed è proprio per questo motivo che venne criticato, (si dice che leggendo i suoi libri si abbia la sensazione di leggere un testo che prende spunto da altrettanti senza però un filo logico). Pubblica un libro *"Capitan Fanfara"*, racconta di una macchina chiamata *"Saetta"*, che fa il giro dall'Italia alle Indie e compie diverse imprese (con una esaltazione ed esagerazione delle scene). Tre caratteristiche troviamo nei suoi scritti sono: 1. Presenza di forme iperboliche (esagerazioni), aggettivi esagerati (straordinario); 2. Carattere esagerato della descrizione; 3. Rinuncia a qualsiasi morale **Antonio Rubino** Famoso per le sue illustrazioni in stile liberty (che si stava diffondendo dall'Inghilterra). I personaggi da lui creati e raffigurati sono descritti in maniera macabra e drammatica. Nel 1943 assume la direzione di "Topolino" (ispirato dal Mickey Mouse della WaltDisney). Grazie a tale direzione si confronta con il mondo dell'illustrazione americana, più all'avanguardia rispetto all'Italia, per la creazione dei prossimi personaggi. Tra i suoi scritti ricordiamo due romanzi illustrati: "*Viperetta*": la protagonista è una bambina terribile, viziata e lunatica. Un giorno sollevata dai suoi stessi capricci si ritrova sulla luna e li prima di tornare sulla terra e diventare una bambina maturata e consapevole incontra una serie di personaggi paradossali che la aiuteranno al suo processo di maturazione. Questo romanzo è di maturazione, con personaggi e ambienti paradossali "capovolti" come se nella Luna prendessero vita tutte le contraddizioni della Terra. *"Tic e Tac"*: parla di un paese " Pampalona" in cui gli abitanti trovano un modo per rimanere sempre giovani e fabbricano giocattoli, in particolare uno di loro costruisce un orologio, che ha come forza motrice la contraddizione tra i personaggi TIC e TAC. In questo romanzo si parla delle rivolte tra i giocattoli e i bambini che li sfruttano. Anche in questo romanzo troviamo scene, ambienti rovesciati e paradossali. **Crepuscolari dell'infanzia** I crepuscolari guardano all'infanzia in tono nostalgico, tempi a cui non si può più tornare. Il bambino è come protagonista e interlocutore, gli autori parlano a se stessi come ai bambini che sono stati, inoltre il linguaggio cambia e descrive l'ambiente e la quotidianità del bambino Tra gli autori più importanti ricordiamo: 1. Guido Gozzano, autore di fiabe che pubblica nel "Corriere dei Piccoli" le sue fiabe e racconti contengono degli elementi della tradizione popolare, elementi fantastici (maghi, orchi, streghe). A differenza di altri autori, Gozzano cerca di reinterpretare le situazioni popolari, sia per quanto riguarda i temi e lo stile e le impreziosisce partendo dal suo stile. 2. Giovanni Pascoli (1855-1912), scrive poesie e fiabe che videro la luce soltanto dopo la sua morte, grazie alla sorella Maria che aveva deciso di pubblicare in un volume tutti gli scritti per i fanciulli. Pascoli aveva una grande capacità di scrivere ai e per i fanciulli per questo motivo scrisse antologie scolastiche (mai pubblicate). Opera più famosa, manifesto della sua poetica: "Il Fanciullino": opera che contiene la formulazione più compiuta e articolata della sua poetica. Il fanciullino è ritratto secondo caratteristiche che sottolineano l'identità puerile e ingenua di un parlare ed agire in modo spontaneo. Ad incarnare al meglio il fanciullino è proprio Giovanni Pascoli. Quest'opera riveste un ruolo importante per la poesia per l'infanzia. **Luigi Bertelli** Luigi Bertelli detto Vamba, prima di dedicarsi alla letteratura per l'infanzia era un giornalista, che stanco degli adulti seri che non ridevano delle cose che scriveva, decide di scrivere per l'infanzia. - Scrive "Il giornalino di Gian Burrasca": una sorta di diario, dove scrive le sue tragedie tragicomiche. Il protagonista è Gian Burrasca, la madre gli aveva regalato un diario nel quale lui annota tutte le sue tragedie. È interessante anche la scelta del linguaggio colloquiale e non in fiorentino aulico, ed è questo che permette la sua diffusione in tanti parti d'Italia. Utilizza il discorso libero indiretto, il che polivalente, utilizza una caratteristica trovata anche in Pinocchio, ovvero l'interazione rafforzativa (es. io cammino lento lento lento, corro corro corro...), questi quindi sono tutti aspetti che avvicinano il pubblico, in questo caso, verso il giornalino di Gian burrasca. - Scrive anche "Ciondolino": il protagonista è una formica, precedentemente un bambino disordinato, che cammina sempre con la camicia fuori dai pantaloni. Ad un certo punto della sua vita voleva cambiare il suo status di bambino, dopo essersi trasformato in una formica però rimpiange i momenti in cui era un bambino e grazie a questa consapevolezza matura e cresce, essendo più consapevole. Ci sono dei temi che riprendono la lettura dell'800, come per esempio la valorizzazione del lavoro, il dovere, ma ci sono anche novità come il bisogno di immergersi nel mondo del bambino. In questo periodo tantissimi scrittori (come Bertelli) iniziano la propria carriera in un modo per poi approdare al fascismo. Bertelli ad esempio dopo aver scritto "il giornalino di Gian Burrasca", approderà al nazionalismo/fascismo e scriverà "I bimbi d'Italia si chiama Balilla". **Ermenegildo Pistelli** Pistelli, filologo, scrittore ed educatore si interfaccia con i più giovani ma per far questo inventa un suo alter ego capace di giudicare e osservare con altri occhi la società. Dal 1906 al 1911 sul "Giornalino della Domenica" escono le *"pistole di Omero Redi"* ovvero delle lettere dove si immedesima in un alunno di 4°elementare e scrive i suoi racconti. Anche la figura di questo autore è contraddittoria, in quanto all'inizio sposa le idee di un nazionalismo liberale per poi passare alle idee fasciste **5 CAPITOLO Guerra e dopoguerra (1915-1922)** In questo periodo i libri scolastici presentano differenze rispetto quelli precedenti, presentano delle novità dove il bambino viene descritto come libero di fantasia, forte ed allegro. Ma con l'avvenire del fascismo anche questa concezione cambia e notiamo descrizioni che raffigurino il bambino come "figlio del nazionalismo". Gli autori di maggiore rilevanza sono: 1. Laura Cantoni Orvieto: autrice del romanzo "Beppe racconta la guerra", una cronaca romanzata del primo conflitto mondiale. Il protagonista è Beppe un autista fiorentino emigrato a Parigi, che racconta le sue vicende risalenti alla guerra ai propri colleghi in quanto "soldato automobilista". L'autrice esalta il patriottismo e il sacrificio dei soldati in modo esagerato, scrivendo esplicitamente la situazione politica italiana di quel tempo dando consensi e fiducia al capo del governo "Mussolini". 2. Salvatore Gotta: autore del romanzo "Piccolo Alpino", racconta la storia di un giovane allevato dagli alpini dopo una tragedia che vede travolta tutta la sua famiglia di cui solo lui si salva. Egli diventa un eroico del primo conflitto mondiale, raccontando esperienze e spedizioni di cui fece parte. La nota negativa di tale opera è l'esaltazione della violenza. 3. Sergio Tofano "detto Sto": autore che si approccia L romanzo per ragazzi non voleva descrivere la realtà sociale del tempo infatti nella sua opera intitolata "Il romanzo delle mie delusioni" parla di un ragazzo di nome Benvenuto con carattere dispotico e poco interessato ai saperi si avvicina al suo precettore perché anziché impartirgli compiti e insegnamenti di stampo politico, letterario, filosofico gli racconta delle fiabe/favole. Il protagonista ammaliato da tali racconti decide di rubare degli stivali magici per andare alla scoperta del mondo delle fiabe. Benvenuto però rimarrà deluso dai personaggi perché capisce che non sono felici ma vivono una quotidianità triste. Per vedere come cambiano rispetto a prima, vediamo due periodici per l'infanzia: 1. "Lo scolaro", giornalino-rivista dedicata ai maestri che garantisce la diffusione di tematiche fasciste come patria, dio e l'umanità. 2. "Cuore" ispirato all'opera di De Amiciis, riporta quelle caratteristiche tipiche della pedagogia dell'800, per questo non ebbe grande diffusione. **6 CAPITOLO Il ventennio fascista** Durante questo periodo anche la letteratura per l'infanzia diventa un canale per la diffusione di idee politiche, soggetta a una forte strumentalizzazione. Il fascismo, per dimostrarsi "giusto" nella dimensione educativa, si occupa di scuola e vi opera con grande attenzione. Nel 1923 con la riforma scolastica di Giovanni Gentile, in cui veniva data importanza ai bambini per poi immediatamente ricorrere alla fascistizzazione dei programmi; Lombardo Radice raccomanda alle scuole elementari libri che avvicinassero i bambini agli ideali patriottici che si stavano diffondendo sempre più velocemente. Nel 1926 inizia la censura di tutte le opere non conformi agli ideali fascisti come i fumetti (immagini e immaginazione non favoriti dal fascismo), il principio di base era quello di creare una scuola che si ispirasse e incarnasse specifici ideali. Si parla infatti di sottomissione della scuola elementare al fascismo come Mussolini spiega "La scuola non dev'essere estranea al Fascismo, ma deve rinnovarsi in esso, in tutte le età e in tutti i gradi". Egli commissionò una bonifica letteraria, poiché c'era il rischio che la letteratura per l'infanzia sfuggisse al fascismo. Durante un convegno Mussolini sostenne che "il bambino è naturalmente fascista, e per questo la letteratura per l'infanzia deve distaccarsi dalle opere straniere". 1929: Fu istituito il Libro Unico di Stato, abolendo così la libera scelta dei libri scolastici da parte degli istituti. All'interno di questo libro, erano esaltati gli ideali del fascismo, incentrandosi sull'indottrinamento dei bambini ai suoi ideali, e non più incoraggiandoli verso l'allegria, la fantasia e la creatività. 1934: Il disprezzo per le parlate locali (dialetto) ricomparve con i nuovi programmi (ricordiamo che in Italia il 27% della popolazione era ancora analfabeta). Autori che scrissero durante il periodo fascista 1. Giuseppe Fanciulli: autore del consenso, scrive racconti nel "giornalino della domenica per bambini" di impronta fascista. 2. Antonio Gramsci: aveva iniziato a scrivere in carcere dei racconti per bambini pensando soprattutto ai suoi figli e tradusse le fiabe dei fratelli Grimm. Nelle lettere scritte durante la permanenza in carcere, troviamo dei riferimenti in chiave educativa che verranno pubblicati dopo la sua morte. La Zona Franca: consiste in tutti gli autori (l'autrice di Pippi Calze Lunghe, I ragazzi della Via Pal) che vengono letti durante il periodo fascista, che non si definiscono tali, ma non si schieravano nemmeno contro riescono a pubblicare. Gli autori del **consenso**, che si schierano al fianco dell'ideale nazionalista reinterpretano fiabe e racconti in chiave fascista come: "Biancaneve approda a Roma e resta affascinata dalla capitale" oppure "Principe Narciso eroe del foro Italico". Giornale di questo periodo: "***Il Balilla***", che esprimeva valori fascisti rendendo i bambini partecipi del Fascismo: "Il fascismo vi predilige, ha bisogno di bambini intelligenti". **7 CAPITOLO L'età della ricostruzione** Questo è un periodo molto importante in cui si sviluppa la riflessione educativa secondo cui il bambino deve essere il protagonista della letteratura per l'infanzia. Jella Lepman: illustre studiosa e personalità attiva nel campo della letteratura per l'infanzia ha fondato la "Biblioteca dei bambini". Una realtà abbastanza simile a quella fondata dalla Lepman, la troviamo a Milano, ovvero la "Cooperativa del libro popolare" che crea delle collane ad hoc per bambini e per adolescenti. Nel giugno del 1948 viene organizzato un evento culturale in cui vengono presentati degli elaborati di bambini, allievi della maestra Maria Maltoni sostenitrice del pensiero (citazione) *"La scuola per istruire ha come traguardo l'esame, quella per educare la vita. La prima mira a formare il professionista, la seconda l'uomo. La prima lavora sulla mente, la seconda mira al cuore e confida sulle sue invisibili conquiste. Il maestro che si unisce vuole che siano resi subito visibili i segni del suo operato, quello che educa gli affida al tempo e non chiede che alla vita le sue risposte, io mi son scelta la seconda che si propone di educare"*. Tutti gli elaborati vengono pubblicati in un volume intitolato "I diari di San Gersole" introdotto dalla prefazione di Italo Calvino dove parla del lavoro della maestra come esperimento pedagogico più innovatore dell'Italia del dopoguerra, sostenendo continua che essa fosse una delle tracce più dirette, fresche e nuove che la vita dei nostri anni ha lasciato sulla carta. Dopo le Guerre Mondiali ci fu un clima di cambiamento totale. Una ripartenza: - Linguaggio: cambia da razzista, violento e nazionalista a "di pace" e uguaglianza (Sancita anche dalla costituzione del '48, che predisponeva "uguaglianza per tutti i cittadini di tutte le lingue"). - De-fascistizzazione dei testi scolastici: nasce la Commissione alleata per epurare i programmi scolastici dal Fascismo con a capo Washburne. Un lavoro che avrebbe cambiato non solo il linguaggio ma anche tutto il contorno poiché il fascismo era stato interiorizzato e meccanizzato. Gianni Rodari: critica i libri di storia poiché nonostante l'Italia fosse una repubblica, i bambini continuavano a studiare le basi del fascismo, senza sapere le basi dello Stato repubblicano. \- C. Zavattini: scrisse "Totò il buono", "Miracolo a Milano", e le sue storie furono d'ispirazione per numerosi film. IL MITO DELLA RESISTENZA Appena concluse le Guerre, c'era il problema che ai ragazzi nati immediatamente dopo, venisse quasi negata la possibilità di conoscenza dei fatti avvenuti in Italia poiché circolava solo un libro sulla storia partigiana. Per questo, Sandro Pertini, Presidente della Repubblica, negli anni '80 sostenne che la scuola italiana/ repubblicana non avesse mai insegnato la vera storia del ventennio Fascista, e sostenne la volontà di memoria ritenendola un utile arma per il presente. (Si riferisce soprattutto alla memoria della Resistenza italiana). Autori di questo periodo: - A. Gatto: autore per l'infanzia, scrisse poesie per bambini come "Vaporetto". La sua idea iniziale era quella di inserire il "socialismo" nei suoi scritti per criticare il fascismo, la dittatura e l'abuso del potere, ma con gli anni le correnti letterarie cambiarono e si afferma in tale il vitalismo, e si vide quasi costretto a scrivere con giochi di parole, assonanze, rime e allitterazioni per divertire il bambino nella lettura. - Italo Calvino: Scrisse della Resistenza, letta con gli occhi di un ragazzo di nome Pin. L'opera è "*il sentiero dei nidi di ragno"* - Arpino: scrisse "Le mille e un'Italia", "I ragazzi dell'estrema resistenza" anche lui in onore dei partigiani - Marianelli: scrisse "La mia resistenza" - M. Lodi: autore di "I ragazzi di Settembre", "Da ragazzi a uomini attraverso la Resistenza" Tutto il silenzio su questo argomento fu subito sostituito da una voce che gridava il mito della resistenza, questo perché la memoria storica era ed è fondamentale come repellente alle ideologie fasciste e naziste. **8 CAPITOLO Gli anni Cinquanta e Sessanta** In questo periodo scoppia la Guerra fredda ma oltre ad essa si assiste in Italia al miracolo economico, la scuola diventa finalmente obbligatoria fino ai 14 anni. Negli anni 50/60 del Novecento vediamo l'avvento della tv, del cinema e della radio che portarono a grandi cambiamenti in ambito sociale. Mentre per la letteratura per l'infanzia essendo strettamente legata alla scuola, introduce l'obbligo di lettura in 2a e 3a media, dunque si era quasi costretti, sia a scrivere che a leggere, per l'infanzia. Nascono così numerosi testi di maestri e maestre. Durante questo periodo è presente non solo il filone democratico e progressista, ma anche conservatore e moralista che si rifà a schemi e ideologie passate, ad esempio "Il Marcovaldo" di Calvino ovvero 20 novelle scritte per denunciare il fatto che l'Italia fosse scissa in due fazioni: da una parte vi era quella povera, che rimaneva arretrata rispetto a un'Italia ricca, che raggiungeva lo sviluppo tecnico dei paesi abbienti, creando così l'illusione del boom economico.. Rapporto tra lingua e dialetti: la lingua parlata e quella scritta erano completamente separate per più della metà degli italiani: incapaci di coniugare verbi e di utilizzare l'italiano corretto. **Don Milani:** critica l'impatto della scuola sul bambino/a: Il bambino/a parla come sente parlare; educare in un contesto povero senza l'aiuto dello Stato era molto più difficile. Per lui la scuola non doveva avere a che fare solo con discorsi teorici ma bisognava conoscere l'alunno, farlo appassionare. Il maestro deve amare il suo lavoro, i suoi alunni, deve capirli e comprendere che i bambini non sono oggetti ma soggetti. Don Milani vede il maestro come PROFETA: un uomo che guida e insegna, infonde nei suoi seguaci ciò in cui crede e spera, dando il buon esempio ("Insegni più col tuo essere che con le tue nozioni"). Nel 1971fa un'indagine sui testi adottati dalle scuole elementari e mette in evidenza il fatto che quanto scritto nei libri fosse molto differente dalla realtà. In questo periodo, infatti, la nazione era vicina all'industrializzazione, mentre nei libri l'Italia veniva descritta come un ambiente fortemente rurale, in cui il protagonista era il contadino. Questo fatto venne fortemente criticato da Umberto Eco, poiché il bambino era educato a una realtà inesistente, il bambino doveva imparare dalla realtà, doveva saperne qualcosa, non poteva studiare qualcosa di falso. Nasce una nuova collana: "Libri per ragazzi". Calvino riflette sulla Fiaba, raccoglie 200 storie da tutt'Italia e riflette su: - Pubblicazione della fiaba: era una tradizione popolare senza una fascia d'età precisa. - Carattere infantile della fiaba: dal tema pauroso nascono versi in prosa, tendenza alla filastrocca: sentimenti buoni, carattere positivo, al contrario rispetto a prima. - Funzione morale della fiaba: nessun bisogno di cercare una morale nei contenuti, ma nell'atto stesso di scrivere. GIANNI RODARI (1920-1980) Fu uno scrittore per bambini, giornalista, pensatore, studioso. Vive le tensioni sociali del dopoguerra dunque tratta dunque temi sociali nei suoi scritti. I due libri tramite i quali viene conosciuto nelle scuole elementari sono "Filastrocche in cielo e in terra" e "Favole al telefono": ricche di rime, suoni e assonanze, giochi di parole. Nel

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