Summary

This document provides a summary on child development, exploring historical perspectives, theories, and methodologies. It discusses different philosophical approaches to child-rearing, highlighting the role of parents, education, and socio-cultural contexts in shaping individual development. The text also touches on the importance of understanding the different stages throughout the lifespan of an individual.

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LA NATURA DELLO SVILUPPO INFANTILE Sviluppo infantile – ieri e oggi Di cosa si occupa la “psicologia dello sviluppo” ? La psicologia dello...

LA NATURA DELLO SVILUPPO INFANTILE Sviluppo infantile – ieri e oggi Di cosa si occupa la “psicologia dello sviluppo” ? La psicologia dello sviluppo, attraverso uno studio di tipo scientifico, analizza lo sviluppo comportamentale dell’individuo durante l’intero “ciclo di vita” (dall’età infantile all’invecchiamento) Lo “sviluppo” racchiude le dinamiche che si manifestano durante il processo di cambiamento avente inizio con il concepimento. Ciò su cui ci concentreremo saranno i cambiamenti relativi all’infanzia e all’adolescenza. Prospettive storiche sull’infanzia Durante l’Età Medievale (V - XV secolo) la legge prevedeva non vi fosse alcuna distinzione tra i crimini commessi da minori e quelli commessi da adulti. Non veniva attribuito alcuno “status particolare” ai bambini, anzi, al contrario, quest’ultimi venivano trattati come “adulti in miniatura”. Lo storico Philippe Ariès (1962) contribuì ad evidenziare differenze culturali nei modi in cui i bambini venivano visti e trattati. In ogni periodo storico i filosofi hanno parlato a lungo della natura dei bambini e su come fosse eticamente e moralmente corretto educarli e crescerli. Infatti, nel corso dei secoli si affermarono tre diversi approcci filosofici sull’infanzia che la descrivevano facendo riferimento al “peccato originale”, alla “tabula rasa” e alla bontà innata. - PROSPETTIVA DEL PECCATO ORIGINALE (Medioevo): seconda tale prospettiva, i bambini appena nati erano visti come delle “creature malvagie”. Per questo, l’educazione era fondamentale affinché il premature potesse rimuovere il peccato dalla propria vita. - PROSPETTIVA DELLA TABULA RASA (John Locke): Verso la fine del XVII secolo John Locke sosteneva che i bambini non fossero innatamente cattivi, ma erano delle semplici “tavolette raschiate”, ovvero delle tavolette vuote sulle quali è possibile scriverci qualsiasi cosa. Locke era convinto che le esperienze infantili fossero importanti nel determinare le caratteristiche della persona adulta. Per codesto motivo, Locke era solito consigliare alle famiglie di trascorrere del tempo con i loro figli per aiutarli a diventare membri attivi della società. - PROSPETTIVA DELLA BONTÀ INNATA (Jean Jacques Rousseau): Nel XVIII secolo, il filosofo francese Jean Jacques Rousseau stipulò la “prospettiva della bontà innata” sostenendo che i bambini, al contrario di quanto si pensasse durante l’età medievale, erano innatamente buoni. Proprio per la loro bontà, Rousseau sosteneva fosse opportuno concedere loro il permesso di crescere in modo naturale, limitando al minimo il controllo e le restrizioni da parte dei genitori. Ad oggi, il periodo dell’infanzia è considerato un periodo alquanto ricco di avvenimenti, importante poiché pone le basi della vita adulta, completamente distinta da essa. L’infanzia si compone di “periodi distinti tra loro” (ciascuni dei quale svolge un ruolo importante per la crescita e lo sviluppo ) durante i quali i bambini si impadroniscono di particolari capacità/abilità e compiti che li preparano alla vita adulta. Per comprendere ciò c’è voluto del tempo. L’era moderna nello studio dello sviluppo infantile fu dovuto dal sorgere di alcuni importanti progressi raggiunti verso la fine del 1800 ( periodo durante il quale la psicologia si distaccò completamente dalle discipline filosofiche e fisiologiche). Da allora, lo studio dello “sviluppo infantile” si è evoluto sino a diventare una “disciplina scientifica” caratterizzata da teorie complesse e da tecniche e metodi di studio grazie ai quali è possibile tutt’oggi organizzare tutte le elaborazioni fatte da figure professioniste circa lo sviluppo infantile. La maggior parte dei primi influenti psicologi si era formata o nel campo delle scienze naturali, o in filosofia. Gli studiosi di scienze naturali sottolineavano l’importanza degli esperimenti e delle osservazioni sistematiche. Tuttavia, questi scienziati non erano certi che le persone, e ancor meno i bambini o i neonati, potessero essere studiati in questo modo. I filosofi dell’epoca si chiedevano, sulla base di considerazioni etiche e intellettuali, se i metodi utilizzati dalla scienza fossero adatti a studiare le persone. Nonostante ciò, alcuni di loro riuscirono a giungere a teorie o scoperte affascinanti. Il primo fu Alfred Binet, psicologo francese, che elaborò alcuni strumenti per studiare la memoria e l’attenzione. Si servì di tali compiti per studiare le sue figlie, bambini normali, bambini con problemi mentali, bambini estremamente dotati e adulti. Alla fine degli studi da lui condotti, poté collaborare alla stesura del “primo test moderno dell’intelligenza” chiamato “il test di Binet”. Nello stesso periodo Stanley Hall fu un pioniere nell’uso dei questionari con ampi gruppi di bambini. Più tardi, negli anni Venti, vennero creati molti centri per la ricerca sullo sviluppo infantile e i loro staff professionisti cominciarono a osservare e a registrare una miriade di comportamenti nei neonati e nei bambini. La teoria evoluzionistica, oltre ad influenzare Gasell, influenzò anche Stanley il quale affermava che lo sviluppo infantile segue un corso evolutivo naturale che può essere unicamente spiegato attraverso lo studio del bambino. (EVOLUZIONE NATURALE) Un altro fervente osservatore dei bambini fu Arnold Gesell, inventore della “cupola fotografica”. Attraverso questa cupola, Gesell poté osservare sistematicamente il comportamento dei bambini senza interrompere le loro attività. Mirava a essere estremamente preciso nel registrare come i bambini si comportavano in determinati momenti della loro vita. Gesell, che formulò strategie sofisticare per lo studio dei bambini, fu particolarmente influenzato dalla “teoria evoluzionistica” di Charles Darwin il quale fece in modo che lo studio dei bambini divenisse un’attività rispettabile. Gesell sosteneva che alcune caratteristiche dei bambini sboccino con l’età per via di una programmazione biologica legata alla mutazione. (CONCETTO DI MUTAZIONE DI NATURA BIOLOGICA). Il lavoro di questi esperti rappresentò l’inizio dello studio scientifico dei bambini, in cui i ricercatori osservavano direttamente il loro comportamento, conducendo esperimenti e ottenendo informazioni su di essi anche rivolgendo domande ai loro genitori e insegnanti. Tali evoluzioni ci hanno permesso di aver chiaro in mente ciò di cui la Psicologia dello Sviluppo si occupa: 1. Analizzare le diverse tappe in cui si sviluppano le diverse abilità cognitive; 2. Indagare sulla ipotetica correlazione esistente tra sesso, età e contesto socio-culturale; 3. Risalire alle cause comportamenti legate alla sfera biologica ed esterna; Il progresso dell’era moderna fu caratterizzata dall’introduzione di nuove metodologie sperimentali e dallo sviluppo di nuove teorie circa lo sviluppo infantile. Inoltre, dal considerare lo “sviluppo” un periodo compreso tra infanzia e adolescenza, si passò a considerarlo un periodo che ha inzio dal concepimento e termina con la vecchiaia. ( Ad essere importante era la fase riguardante il passaggio da adolescenza all’età adulta) Ciò indusse gli studiosi a parlato di “sviluppo nel ciclo di vita”. MA, QUALI SONO LE TAPPE FACENTI PARTE DEL CICLO DI VITA ? PERIODO PRENATALE (Concepimento-Nascita) PRIMA INFANZIA (0-18 mesi) SECONDA INFANZIA (2-5/6 anni) FANCIULLEZZA/PERIODO SCOLARE (6-10 anni) ADOLESCENZA (10/12-18/19 anni) ADULTITÀ EMERGENTE (18-30 anni) VECCHIAIA ORA ANALIZZEREMO IL RUOLO GIOCATO DALLA SALUTE E DAL BENESSERE, DAL PARENTIG E DALL’EDUCAZIONE, DAI CONTESTI SOCIO- CULTURALI E DAL GENERE SESSUALE: SALUTE E BENESSERE “aiutare l’individuo nel trovare il proprio benessere fisico e psichico” Ad oggi i professionisti della salute indagano i ruoli giocati dallo stile di vita e da,le condizioni psicologiche al fine di determinare il benessere dell’individuo. PARENTIG “I bambini imparano l’amore quando essi sono amati” I fattori che influenzano la vita dei genitori e l’efficacia nel crescere i loro figli sono molteplici. La sfera genitoriale ricopre un ruolo fondamentale nello sviluppo dei bambini. Non a caso, l’attuazione di un “parentig”, ovvero il processo relazionale tra un bambino ed il genitore (genitore = amore, sostegno e sicurezza), richiede un tempo considerevole. I genitori che s’impegnano a crescere i propri figli in un ambiente caldo, supportivo, sicuro e stimolante, fanno in modo che essi siano sicuri e gettino le basi perché possano svolgere il loro potenziale come uomini. Inoltre, capire la natura dello sviluppo infantile, aiuto a diventare genitori migliori. EDUCAZIONE “la scuola come luogo in cui poter sviluppare le proprie abilità cognitive e non solo” Sono tante le domande chiamate in causa circa il ruolo dell’educazione scolastica, della scuola vista come un luogo attento non solo allo sviluppo cognitivo e alla conoscenza, ma anche un luogo in cui poter riporre attenzione al bambino nella sua interezza, osservandone gli aspetti legati alla sfera socio-emozionale e fisica. CONTESTI SOCIO-CULTURALI E DIVERSITÀ “contesto = etnia+cultura+genere+status socio-economico” La saluta ed il benessere, il parentig e l’educazione, così come lo stesso sviluppo, sono influenzati dal contesto socio-culturale. Il termine “contesto” sta ad indicare il luogo/luoghi in cui l’individuo è cresciuto e nel quale/quali è avvenuto lo sviluppo. Il “contesto” oltre a comprendere il luogo in sé, racchiude altri quattro fattori determinati nello sviluppo dell’individuo: l’etnia, la cultura, lo status socio-economico e il genere. La cultura comprende i tipi di credenze, comportamento, appartenenti ad un gruppo di persone, trasmesse di generazione in generazione. Qualunque sia la sua dimensione, il gruppo culturale influenza il comportamento dei suoi membri. L’etnicità mette le prioprie radici nell’eredità culturale, nazionale, di razza, religione e linguaggio. Preoccupante è la discriminazione con i pregiudizi rivolti verso i giovani appartenenti a minoranze etniche. Anche lo status socio-economico è un fattore fondamentale dello sviluppo, che si concentra sulla condizione e quindi sulla posizione che l’individuo occupa nella società sulla base delle caratteristiche economiche, educative e occupazionali. Lo status socio-economico implica delle ineguaglianze. Generalmente i membri di una società hanno: 1. Occupazioni che variano in prestigio e alcuni individui hanno più accesso di altri alle occupazioni con status più alto; 2. Diversi livelli di educazione e alcuni individui hanno più accesso di altri a livelli migliori; 3. Differenti risorse economiche; 4. Differenti livelli di potere per influenzare le istituzioni di una comunità Tali differenze nell’’abilità di controllare le risorse in proprio possesso, producono opportunità diseguali. Inoltre, un altro aspetto che influenzano profondamente lo sviluppo dei bambini, è il genere. Il genere concepito come l’insieme delle diverse caratteristiche appartenenti ai sessi opposti, maschio e femmina. Il modo in cui ci vediamo, ci relazioniamo, ci vestiamo, ci atteggiamo, la nostra vita e le nostre mete sono influenzata dal nostro essere un maschio o una donna e da come la nostra cultura definisca quale comportamento sia adeguato per un maschio o una femmina. PROCESSI E PERIODI DI SVILUPPO “ tappe del ciclo di vita. Siamo unici ma allo stesso tempo uguali fra di noi” Ciascuno di noi possiede sia una propria unicità, ovvero dei lati/tratti che lo contraddistinguono, sia aspetti comuni agli altri individui. Gli psicologi dello sviluppo sono attratti dalle caratteristiche comuni a tutti gli individui oltre che da ciò che ci rende unici. Difatti, in quanto esserci umani, abbiamo tutti seguito percorsi comuni. Cosa determina questo percorso comune dello sviluppo umano e quali sono le sue tappe fondamentali? Lo sviluppo umano dipende dall’interazione di tre processi chiave: uno di natura biologica, di natura cognitiva e socio-emotiva. PROCESSI BIOLOGICI: i “processi biologici” producono dei cambiamenti nel corpo dell’individuo. Quando parliamo di sfera biologica facciamo prettamente riferimento ai geni ereditati dai genitori, allo sviluppo del cervello - il cui aumento ci permette di acquisire sempre più abilità cognitive - all’aumento dell’altezza e del pese, alle capacità motorie e ai cambiamenti ormonali cge generalmente si manifestano durante l’età adolescenziale. Tutti questi processi influenzano e svolgono un ruolo fondomantale per lo sviluppo. PROCESSI COGNITIVI: i “processi cognitivi” si riferiscono ai cambiamenti nel pensiero, nell’intelligenza, nel ragionamento e nel linguaggio dell’individuo. Ad esempio, la capacità di osservare una giostra dondolare, di mettere insieme delle frasi, di leggere, di scrivere, di memorizzare una poesia, di risolvere un problema matematico, di associare un oggetto ad una parole o di crearci una immagine mentale senza la necessità di avere davanti ciò a cui stiamo pensando, di sognare con la mente o di ragionare, sono tutte capacità che coinvolgono i processi cognitivi. PROCESSI SOCIO-EMOTIVI: i “processi socio-emotivi” includono cambiamenti nelle relazioni dell’individuo con altre persone, cambiamenti nella sfera emotiva e cambiamenti nella personalità. Pensami ad esempio allo sviluppo della sicurezza in sé o la gioia di un adolescente al ballo di fine anno o al sorriso di un neonato in risposta alla carezza della madre, sono tutti aspetti che riflettono lo sviluppo socio-emotivo. Tali processi, processo biologico/cognitivo/socio-emotivo, sono tra di loro concatenati. Prendiamo in considerazione il “sorriso di un bambino in risposta alla carezza di sua madre” racchiude tutte e tre i processi: - Aspetto biologico: la natura fisica della carezza e la capacità di rispondere ad essa - Aspetto cognitivo: capacità di comprendere il gesto della carezza - Aspetto socio-emotivo: il sorriso che riflette un’emozione positiva e aiuta il bambino ad entrare in relazione con altri esseri umani Attualmente la connessione tra queste tre sfere è tematica prevalentemente trattata da due campi di studio emergente: - Neuroscienze cognitive dello sviluppo che esplorano i collegamenti tra sviluppo, processi cognitivi e cervello. - Neuroscienze sociali dello sviluppo che esplorano i collegamenti tra sviluppo, processi socio-emotivi e cervello. ! SCOPERTA DEL “NEURONE SPECCHIO” ! Questi neuroni, essendo attivati sia quando si compie un’azione sia quando si osserva il compimento di un’azione (sia quando si danza sia quando si osserva qualcuno danzare) , ci permettono di “riflettere” il comport modello osservato. Nell’uomo questa attività celebrale si svolge nella corteccia premotoria, nell’area motoria supplementare, nella corteccia semosensoriale primaria e nella corteccia parietale inferiore. Tali neuroni ci permettono di memorizzassimo e riflettessimo ciò che memorizziamo, dall’immaginazione al riconoscimento delle emozioni altrui (empatia). In molti casi i processi biologici, cognitivi e socio-emotivi sono bidirezionali, ovvero ci sono volte in cui i processi biologici possono influenzare quelli cognitivi e viceversa, o i processi socio-emotivi possano influenzare quelli cognitivi e viceversa. Per questo, sebbene i diversi processi siano analizzati in sedi separare, è giusto sottolineare quanto siano tra loro interdipendenti. LO SVILUPPO INFANTILE = INSIEME DI PERIODI Lo sviluppo infantile viene descritto attraverso una suddivisione in periodi, i quali corrispondo ad un arco di tempo specifico. Si è soliti suddividere lo sviluppo infantile in: - PERIODO PRENATALE: compreso tra il concepimento e la nascita, dalla durata di 9 mesi. Durante questo periodo una singola cellula cresce fino a diventare un organismo dotato di cervello e capacità comportamentali. - PRIMA INFANZIA: periodo evolutivo che va dalla nascita ai 18/24 mesi di vita. In alcune classificazioni questa fase è suddivisa a sua volta in altri due periodi : periodo neonatale, equivalente al primo mese di vita infanzia, da un mese a un anno e mezzo circa. La “prima infanzia” è un momento di assoluta dipendenza dagli adulti. In questo periodo, l’individuo inizia a sviluppare alcune capacità, come la capacità di parlare, di coordinare le sensazioni e le azioni fisiche, di pensare in maniera simbolica, di imitare gli altri e di imparare da loro. - SECONDA INFANZIA O PERIODO PRESCOLARE : periodo compreso tra la fine della prima infanzia e i 5/6 anni. Durante questa fase, i bambini iniziano ad acquisire maggiore autonomia, imparando ad essere autosufficienti e a prendersi cura di se stessi inoltre, sviluppano le capacità che serviranno loro a scuola, come seguire le istruzioni e identificare le lettere, trascorrono molto tempo impegnati nel gioco e con i loro coetanei. - FANCIULLEZZA O PERIDO SCOLARE : questo periodo è segnato dall’ingresso nella scuola primaria con il quale termina il periodo prescolare. Questo periodo è compreso tra i 6 e gli 11 anni d’età.Durante questa tappa facente parte del ciclo di vita, l’individuo inizia ad impadronirsi delle capacità di scrivere, leggere e contare. Questo momento è fondamentale poiché i bambini iniziano a prendere contatto con il mondo esterno e ad essere esposti alla propria cultura (ovvero ad acquisire concezioni e pensieri propri dell’ambiente in cui si vive, ambiente che ne influenza lo sviluppo). Il bambino oltre ad acquisire sempre più sicurezza di se stesso, acquisisce anche un autocontrollo di sé in continua evoluzione. - ADOLESCENZA : questa tappa segna definitivamente la transizione dal mondo dell’infanzia all’inizio della vita adulta. Ha inizio intorno ai 10-12 anni e finisce tra i 18-19 anni circa. In questo periodo l’individuo avverte una serie di cambiamenti prettamente fisici oltre che cognitivi. Avviene un cambiamento della forma fisica ed uno sviluppo di caratteristiche sessuali come, l’ingrossamento del seno, la comparsa di peli pubici, della barba, dei baffi e del cambiamento della voce. In questo momento assai importante per l’individuo, quest’ultimo va in cerca di una propria indipendenza personale ma non solo, ricerca la propria identità, e acquisisce una maggiore capacità di ragionamento e pensiero logico, idealistico e astratto. - ADULTITÀ EMERGENTE : segna la transizione dall’età adolescenziale all’età adulta. Dopo l’adolescenza inizia un periodo evolutivo compreso tra i 18-30 di età circa. In questa tappa l’individuo intraprende un’esplorazione della propria identità, ma anche una ricerca di ciò che diventerà e vorrà essere. Ciò nonostante, questo periodo, dell’adultità emergente, rappresenterebbe una sorta di cuscino di salvataggio che permette all’adolescente di crescere ma non troppo, di lavorare ma di essere ancora affettivamente dipendenti dalla propria famiglia, di voler ricercare ciò che si vuole essere ma di non sentirsi ancora del tutto adulto. L’età adulta emergente è da considerarsi un cuscino di salvataggio poiché permette all’individuo di attutire il colpo provocato dal salto repentino avvenuto tra adolescenza età adulta. - ETÀ ADULTA : compresa tra i 30-55 anni di età. L’ingresso nell’età adulta è segnato dall’instaurarsi di una relazione di coppia stabile, dal diventare genitori, e dall’avvio di una carriera professionale. Per quanto concerne la carriera professionale, la donna, a differenza dell’uomo più concentrato sulla propria carriera lavorativa, deve capire se dare maggior importanza alla propria carriera o alla maternità. Dopo i cinquant’anni si è in piena mezza età. Grazie a delle ricerche effettuate, è stato possibile riscontrare che genericamente le abilità intellettuali raggiungono il picco intorno ai 50 anni, ovvero che migliorano anche superati i 60 anni. - ETÀ ANZIANA : l’età anziana può essere suddivisa in quattro sotto tappe, i “giovani anziani”, compreso tra i 56-65 anni, gli “anziani medi”, compreso tra i 66-75 anni, i “ vecchi”, compreso tra i 76-85 anni, e i “ grandi vecchi” dagli 86 anni in su. L’età anziana è segnata dal pensionamento, da una riduzione delle facoltà attentive e mnemoniche, da una diminuzione delle capacità di assimilare più informazioni contemporaneamente e dall’incapacità di ricordare avvenimenti della vita quotidiana. Dal punto di vista affettivo ed emotivo, la perdita di familiari o di cari, conduce l’individuo a provare un senso di solitudine. Tali periodi sono il risultato dell’interazione tra processi biologici, cognitivi, socio emotivi. EFFETTI DI COORTE Bisognerebbe considerare il fatto che quando un gruppo di persone nasce nello stesso momento storico, condivide di conseguenza esperienze simili, come crescere nella stessa città o nello stesso periodo. Per esempio è altamente probabile che gli adulti cresciuti durante la grande depressione o la seconda guerra mondiale differiscano per le loro opportunità educative e il loro status economico, per il modo in cui sono stati allevati, i loro atteggiamenti e le esperienze legate al genere e alla loro esposizione alla tecnologia. Gli effetti di Coorte sono dovuti al tempo in cui si è nati, epoca o generazione di una persona. Molte delle domande sullo sviluppo infantile non hanno ancora trovato una risposta. Ci poniamo innumerevoli domande come: il tuo viaggio attraverso la vita è segnato in anticipo o può essere cambiato dalle tue esperienze? Sono più importanti le esperienze che si presentano all’inizio del viaggio della vita oppure sono più importanti le esperienze successive? Il tuo percorso di vita è paragonabile ad un ascensore che sale in un grattacielo con distinti stop attraverso i piani oppure una crociera che va liscia su un fiume con più dolci flussi e i flussi? Tali quesiti, che ricercatore si pongono, rimandano ad altre questioni circa la natura dello sviluppo: ci si chiede quale sia il ruolo della natura e della cultura, della continuità e discontinuità, delle esperienze precoci e delle esperienze successive. NATURA E CULTURA I ricercatori si chiedono se ci sia un’influenza sullo sviluppo ricevuta da parte della natura o della cultura. Il termine natura viene utilizzato in relazione alla sfera biologica, più specificamente all’eredità biologica dell’organismo. Al contrario il termine cultura sta ad indicare le esperienze vissute in un dato ambiente. Per quanto sia impossibile spiegare la natura dello sviluppo servendosi unicamente della sfera naturale culturale, i sostenitori della natura sostenevano che la sfera ereditaria biologica influenzasse in maniera significativa lo sviluppo infantile. A differenza dei sostenitori della natura, i sostenitori della cultura erano fermamente convinti che le esperienze derivanti dall’ambiente ad essere un’influenza maggiore sullo sviluppo. I sostenitori della natura sostenevano che le persone si comportino come un girasole che cresce in modo prestabilito, a meno che non sia distrutto dall’ambiente ostile. Ambienti particolarmente estremi o ostili potrebbero compromettere lo sviluppo, comportando così un ritardo. Al contrario altri psicologi sottolineano l’importanza della cultura per lo sviluppo ovvero delle esperienze derivate dall’ambiente. A prescindere dal loro patrimonio genetico, un bambino nato e cresciuto in un villaggio povero del Bangladesh e uno nato e cresciuto a Denver avranno con ogni probabilità capacità diverse, modi diversi di pensare, e modi diversi di interagire con le persone. In realtà per quanto si cerchi di parlare di due aspetti o fattori disconnessi tra loro, e al contrario di quanto studiosi della natura e della cultura possano pensare, lo sviluppo è determinato dall’interazione tra sfera biologica e ambientale. CONTINUITÀ ( cambiamento quantitativo avvenuto in maniera graduale) E DISCONTINUITÀ ( cambiamento qualitativo avvenuto in maniera repentina attraverso veri e propri salti) Un altro quesito che ci si pone è relativo alla modalità di sviluppo in termini di discontinuità o continuità. Ci si chiede quindi se lo sviluppo sia costituito da cambiamenti che si verificano in maniera continua e graduale o al contrario da fasi distinte tra loro. Generalmente gli studiosi dello sviluppo che evidenziano l’aspetto culturale tendono a considerare lo sviluppo un processo graduale e continuo. Al contrario coloro che tendono a correlare lo sviluppo alla sfera ereditaria biologica, sostengono che lo sviluppo sia costituito da una serie distinta di fasi. Ad esempio pensiamo alla prima parola emessa da un bambino; ci verrebbe spontaneo considerarlo un evento improvviso e discontinuo quando in realtà corrisponde al risultato di settimane e mesi di crescita e pratica. Così come la prima parola emessa da un bambino, anche la pubertà potrebbe essere confusa come un evento apparentemente improvviso e discontinuo quando in realtà è un processo che si verifica lungo un periodo di anni. Per quanto invece concerne la discontinuità, ciascuna persona affronta un momento di transizione durante il quale si verificano dei cambiamenti qualitativi piuttosto che quantitativi. LE PRIME ESPERIENZE E LE ESPERIENZE SUCCESSIVE Un altro quesito formulato dai ricercatori è relativo alle prime esperienze e alle esperienze successive. Ci si domanda se i bambini, qualora dovessero vivere delle esperienze negative durante la prima infanzia, potrebbero risentirne o al contrario potrebbero avere la possibilità di offuscarle grazie a situazioni ed esperienze successive positiva.per coloro che danno importanza le prime esperienze, la vita è un percorso ininterrotto nel quale un certo aspetto psicologico potrebbe essere ricostruito a partire dalle proprie origini. Al contrario di chi dà importanza alle prime esperienze infantili, coloro che sottolineano l’importanza delle esperienze successive sostengono che la vita sia un fiume che scorre continuamente. Tale distinzione è sempre stata motivo di discussioni: - Platone era convinto che i bambini che venivano cullati frequentemente sarebbero diventati degli atleti migliori - Pastori del New England durante i sermoni della domenica avvertivano i genitori di stare attenti al modo in cui trattavano i propri figli, poiché avrebbe determinato il loro carattere - Altri studiosi affermavano che, a meno che non ricenava attenzioni, calori durante il suo primo anno di vita, il bambino non ci sarebbe sviluppato in maniera ottimale. Questo quindi ci fa comprendere quanto la figura genitoriale abbia il compito di prendersi cura del proprio figlio, dimostrandogli affetto e dandogli continue attenzioni. - I sostenitori delle esperienze successive sostenevano che i bambini fossero malleabili durante tutto il loro sviluppo e che le esperienze vissute durante la prima infanzia non sono poi importanti quanto quelle successive. - Molti studiosi sostenevano che non venisse attribuita importanza sufficiente alle esperienze successive e alla prima infanzia. Questi studiosi accettavano il fatto che le prime esperienze contribuissero in maniera significativa lo sviluppo, ma non più di quanto non lo facessero le esperienze successive. - Jerome Kagan evidenzia come anche i bambini con un temperamento inibito, ereditato dei propri genitori, possano cambiare in età successive. - Le persone appartenenti a culture occidentali, specialmente quelle influenzate dalle teorie Freudiane, hanno appoggiato l’idea che le prime esperienze sono più importanti di quelle successive. - La maggioranza delle persone del resto del mondo non condivide tale idea, quella secondo la quale le esperienze primaria sono più importanti di quelle successive. I paesi asiatici si crede che le esperienze vissute tra i 6-7 anni siano più importante di quelle risalenti ai primi anni di vita. Questo perché molte culture orientali sostengono fermamente che le capacità di ragionamento del bambino si sviluppino durante la fanciullezza o periodo scolare. Lo sviluppo non può essere unicamente ricondotto alla natura o alla cultura, alla continuità o discontinuità, alle prime esperienze o alle esperienze successive nonostante ricoprono tutte un ruolo importante nello sviluppo dell’individuo lungo il corso della sua vita. Di recente le neuroscienze hanno aperto un dibattito circa la distinzione tra dominio-generale e dominio- specifico. Nel caso del dominio-generale si crede che lo sviluppo possa coinvolgere simultaneamente e uniformemente l’intero sistema cognitivo, mentre nel caso del dominio-specifico si ritiene che il coinvolgimento del sistema cognitivo avvenga secondo ritmi e modi diversi nelle diverse aree della conoscenza. TEORIE SVILUPPO INFANTILE In psicologia, le teorie guidano la concettualizzazione del processo o problema che deve essere indagato. Dalla teoria vengono ricavate delle ipotesi che danno il via alla ricerca sperimentale che ci servirà per poter confermare o meno quanto affermato inizialmente. Teoria e ipotesi sono tra loro bidirezionale proprio per questo motivo:da una teoria formulo un’ipotesi. Da un’ipotesi giungo a delle conclusione circa l’ipotesi fatta, consolidano o meno la teoria di partenza. Numerose teorie cercano di far comprendere lo sviluppo dei bambini, e nonostante siano sotto certi aspetti diverse tra loro, vi è una forte correlazione tra di esse. TEORIE PSICOANALITICHE Ciò che accomuna le teorie psicoanalitiche è l’attenzione e l’importanza data all’inconscio. Le teorie psicoanalitiche parlano di uno sviluppo inconscio, fortemente influenzato dalla sfera socio-emotiva (emotività, personalità), dove a prendere il sopravvento e ad influenzare inconsciamente il nostro comportamento sono le nostre pulsioni, passioni e desideri maggiormente nascosti in noi. I teorici psicoanalitici sottolineano l’importanza che i genitori rivestono durante i primi mesi di vita del bambino. Sostenevano quindi che le “prime esperienze genitoriali” svolgessero un ruolo molto importante nel determinare e influenzare uno sviluppo sognificativo. Massimo esponente e fondatore delle teorie psicoanalitiche fu Sigmund Freud il quale, servendosi del metodo introspettivo, era solito cercare di spiegare il comportamento dei propri pazienti spingendoli a intraprendere un’autoanalisi di sé. Questo metodo aveva come obbiettivo quello di condurre i suoi paziente nell’ indagare sul proprio inconscio, risalendo alle cause comportamentali. Freud, come tutti gli psicoanalitici del tempo, sosteneva che il comportamento venisse stimolato da delle forze interne di cui noi non siamo a conoscenza, l’incoscio. Secondo Freud queste “forze interne” si generano durante le prime esperienze infantile a cui lui da particole importanza. Egli cerca di descrivere la struttura della personalità paragonandola ad un “iceberg” di cui è possibile osservare la sola parte fuoriuscente dall’acqua (conscio). Secondo Freud la personalità si compone di 3 istanze: 1. L’Es : corrisponde alla parte innata da cui si originano l’io e il superio. Tale componente non è organizzata ed è relazionata a pulsioni interne come la fame, il sesso ed impulsi irrazionali che l’individuo è solito provare. Il neonato è fortemente spinto e influenzato da queste forze pulsionali dell’es. Egli crescendo dovrà infatti distaccarsi da questa realtà illusoria per venire a contatto con la realtà esterna: dovrà imparare a crescere , conformandosi con delle regole che diventeranno via via più insostenibili per l’es. L’Es segue il principio di piacere, al contrario dell’Io che segue il principio di realtà. 2. L’Io: corrisponde alla parte razionale ed è da considerarsi come il “direttore generale della personalità” poiché prende decisioni, controlla le azioni e gestisce i rapporti con il prossimo. Da esso nasce il comportamento. L’Io, secondo Freud, è allo stesso tempo suddiviso in due parti: la PARTE CONSCIA e la PARTE SUBCONSCIA. L’Io ha il compiuto di soddisfare l’es na allo stesso stampo di favorire il giusto andando incontro al super-io. 3. Il Super-io: secondo Freud, in ordine di sviluppo, il super-io è l’ultima delle strutture a comparire. Essa ci consente di aver ben chiara la distinzione tra ciò che è giusto, e ciò che è sbagliato. Il super-io rappresenta la nostra “coscienza morale”, ovvero racchiude tutte le regole, i divieti, i doveri, i diritti, ordini impartiti durante i prima anni di vita e da noi interiorizzati. Il super-io ci permette di fare la cosa giusta ma al tempo stesso determina dei “sensi di colpa” favoriti dal conflitto tra “Io Ideale” e “Io Reale”. Io e Super-io spongono verso due direzioni opposte: l’Es verso il piacere immediato e il Super-io verso un’idea di perfezione. Il compito dell’Io sta nel tenere in equilibrio la personalità, allievando il conflitto interno tra le due forze opposte. Per descrivere il modo il cui tali strutture, proprie della personalità, si origininano, Freud afferma esistessero 5 fasi, dette “FASI PSICOSSESSUALI” proprie dello sviluppo infantile.b Lui quindi sosteneva che durante lo sviluppo infantile si succedessero queste 5 fasi durante le quali il bambino malleava la propria personalità. Tali fasi si susseguono durante i primi 5 anni di vita dello sviluppo infantile a cui Freud da particolare importanza (Freud si concentra esclusivamente ed unicamente sui soli 5 anni di vita del bambino poiché sosteneva fossero le prime esperienze a permettere la formazione della “personalità adulta”). Ciascuno degli stadi psicosessuali è associato ad un particolare conflitto che deve essere risolto prima che l’individuo possa avanzare allo stadio successivo (la nostra personalità, secondo Freud, è determinata dal modo in cui risolviamo i conflitti tra queste diverse fonti di piacere e le esigenze imposte dalla realtà). Se in qualunque fase il bisogno di piacere è poco soddisfatto o troppo soddisfatto, l’individuo potrebbe diventare fissato, o bloccato a quella fase di sviluppo. Lo sviluppo infantile si articola in: - FASE ORALE (0-1 anno): nella prima fase dello sviluppo della parsonalità, il desiderio (la libido) è concentrato nella bocca di un bambino. Per soddisfare tale piacere, il neonato è desideroso nel mettere qualsiasi cosa in bocca. Quindi, in questa fase di identificazione, le esigenze sono orientate verso la bocca (mordere, masticare, succhiare ecc.). Questa esigenza potrebbe essere meno o troppo soddisfatta tanto da arrecare delle problematiche nella crescita. Ad esempio, i fumatori, mangiatori di unghie, masticatori compulsivi di chewing-gum e via dicendo, hanno generato una sorta di fissazione legata al soddisfacimento eccessivo delle esigenze orali. Le personalità orali si impegnano in tali comportamenti orali, in particolare quando sono sotto stress. - FASE ANALE (1-3 anni) : durante questa fase, la libido, ovvero il desidero è concentrato sull’ano. Il bambino ricava grande piacere dalla “defecazione”. Il bambino è ora pienamente consapevole di essere una persona a sé stante e che i suoi desideri possono creare un conflitto con le esigenze del mondo esterno. ( comparse dell’Io). Freud sosteneva che tale conflitto divenisse più intenso non appena le figure genitoriale imponevano al bambino delle restrizione circa il momento e il luogo in cui poter defecare. Un addestramento precoce all'uso del vasino può portare il bambino a sviluppare una personalità “anale-ritentiva”, ovvero potrebbe in lui generarsi una “mania per l’ordine” e questo lo porterebbe a sentire la necessità di avere tutto in ordine, tutto sotto controllo. In caso contrario, qualora si sviluppasse una personalità “anale-espulsiva”, l’individuo si presenterebbe disordinato, disorganizzato, ribelle, crudele e con tendenze manipolatorie. - FASE FALLICA (3-5/6 anni) : in questa fase il piacere deriva dalla necessità di masturbarsi per entrambi i sessi. In questa fase l’individuo inizia a prendere confidenza con il proprio corpo, e in particolare modo con le proprie parti intime. Il bambino diventa consapevole delle differenze sessuali anatomiche, che mette in moto il conflitto tra attrazione erotica, risentimento, rivalità, gelosia e paura che nei ragazzi chiama “complesso di Edipo” e nelle ragazze “complesso di Elettra”. Tale conflitto è risolto dal bambino che adotta le caratteristiche del genitore del suo stesso sesso. COS’È IL COMPLESSO DI EDIPO? Il “Complesso di Edipo” si manifesta nel bambino sotto forma di un intenso desiderio di sostituirsi al genitore (adottando internamente i suoi valori, le attitudini ed i comportamenti) del suo stesso sesso, desiderando di essere come lui/lei e godere dell’affetto del genitore del sesso opposto. Durante questa fase, durante l’età adolescenziale, l’individuo entra in conflitto tra ciò che vorremmo essere (immagine genitoriale) e ciò che in realtà siamo. In questa fase inizia a generarsi il “super-io” che comporta un conflitto tra ciò che siamo (IO REALE) e ciò che vorremmo essere (IO IDEALE). - FASE DI LATENZA (dai 6 alla pubertà): durante questa fase, la libido è dormiente. Freud pensava che la maggior parte degli impulsi sessuali fossero repressi durante lo stadio latente e che l'energia sessuale poteva essere sublimata attraverso il lavoro scolastico, gli hobby e le amicizie. - FASE GENITALE (dalla pubertà in poi): È un periodo di sperimentazione sessuale adolescenziale, la cui risoluzione di successo si sta risolvendo in una relazione amorosa con un'altra persona. Freud sosteneva che il modo migliore per soddisfare tale desiderio sessuale fosse fatto attraverso il rapporto eterosessuale. La fissazione ed il conflitto possono condurlo a sviluppare perversioni sessuali. TEORIA DEI SOGNI “L’interpretazione dei sogni” di Sigmund Freud è stata pubblicata nel 1900 e ha segnato un momento decisivo per gli sviluppi della teoria freudiana e per la nascita della psicoanalisi moderna. Secondo Freud il sogno, oltre ad avere la funzione di proteggere il sonno, fosse in grado di manifestare l’inconscio, la nostra parte più nascosta. Questo il motivo per cui afferma “il sogno è la via maestra dell’inconscio”. Durante il sogno prendono vita tutte quelle pulsioni, desideri che sappiamo non potremo mai soddisfare nella realtà perché andrebbe contro la nostra moralità, ovvero contro ciò che è giusto. Attraverso l’interpretazione dei sogni” vengono presentate tutte le strategie di cui l’individuo si serve per poter soddisfare tutto ciò che è a lui “proibito”. TEORIA PSICO-SOCIALE DI ERIK ERKSON Erikson riconosce il contributo di Freud ma è convinto che abbia frainteso al aspetti fondamentali dello sviluppo umano. Erikson parla di “fasi psico-sociali” attraverso le quali avviene lo sviluppo dell’individuo. Freud riconduce il comportamento a ragioni prettamente legate alla sfera sessuale, al contrario, Erikson riconduce il comportamento a ragioni legate alla sfera sociale. Freud si sofferma sui primi 5 anni di vita, mentre Erikson pone l’accento sui cambiamenti evolutivi che avvengono durante tutto l’arco della vita. Nella “teoria di Erikson” lo sviluppo infantile si suddivide in 8 fasi che si susseguono l’una dopo l’altra. Secondo Erikson, lo sviluppo umano è articolato in tappe in cui è presente un conflitto, una crisi. Se l’individuo riesce a risolvere positivamente questo conflitto, può passare alla tappa successiva con un’identità personale integra e un senso di benessere interiore. Più un individuo è in grado di superare le crisi/i conflitti con successo, più il suo sviluppo sarà sano. Le fasi in questione sono: - FIDUCIA/ DIFFIDENZA (0-18 mesi): è la prima fase dello sviluppo psico-sociale. Il senso di fiducia richiede una sensazioni di benessere fisico e l’assenza di paura. A svolgere un ruolo fondamentale durante questa prima tappa, saranno le figure genitoriali, in particolare quella materna (ATTACCAMENTO MATERNO). Se le figure genitori che accudiscono il bambino sono premurose e in grado di soddisfare ogni suo bisogno, il bambino svilupperà nei loro confronti un sentimento di fiducia che consentirà all’individuo di sviluppare la convinzione che il mondo sia un luogo buono e piacevole in cui vivere. Se, al contrario, questo non dovesse succedere, il bambino svilupperà un senso di sfiducia che non solo proverà nei confronti delle figure genitoriali ma anche su se stesso. Questo il motivo per il quale nel bambino potrebbe generarsi un senso di “inadeguatezza e insicurezza” verso di se (carenza di autostima). - AUTONOMIA/ VERGOGNA E DUBBIO (1-3 anni) : è la seconda fase dello sviluppo psico-sociale. Questa fase si verifica tra la fine della “prima infanzia” e il periodo dei primi passi. Dopo aver sviluppato un senso di fiducia nei confronti dei propri genitori, i bambini cominciano a capire di essere i “fautori” del proprio comportamento. Per questo iniziano a far valere la propria indipendenza e autonomia. Il senso di autonomia conduce il bambino ad acquisire maggior sicurezza in se stessi e in ciò che fanno in maniera del tutto indipendente. Per questo, qualora l’individuo dovesse essere limitato in ciò che fa o punito severamente per ciò che fa fatto, il bambino inizia a mettere in dubbio la propria volontà e quanto da lui fatto, provando un senso di vergogna e dubbio. - INIZIATIVA/ SENSO DI COLPA (3-5 anni periodo prescolare) : è la terza fase dello sviluppo psico-sociale che si manifesta durante il periodo prescolare. Durante questa fase, il soggetto inizia a venire a contatto con le sue abilità/capacità. Infatti il bambino in questo periodo cerca di sperimentare e scoprire, magari anche rompendo i giocattoli per vedere come sono fatti. In questa fase i bambini diventano consapevoli dei propri corpi e responsabili dei loro comportamenti, dei loro giochi o dei loro animali da compagnia. Il bambino in questo stadio deve imparare ad agire in modo responsabile preservando la propria spontaneità. È possibile però che in questa fase si manifestino sensi di colpa dovuti all’irresponsabilità del bambino che viene spinto a sentirsi in ansia per questo. - INDUSTRIOSITÀ/ INFERIORITÀ (dai 6 alla pubertà periodo scuola primaria) : è la quarta fase dello sviluppo psico-sociale che si verifica durante gli anni della scuola primaria. Man mano che i bambini si muovono attraverso gli anni dell’infanzia e tarda infanzia, inizieranno a concentrare le loro energie nello sviluppo e padronanza di nuove competenze, conoscenze e delle loro capacità intellettuali. In questa fase, il senso di curiosità aumenta sempre più tanto da condurre l’indivuo a sperimentare quante più cose possibili al fine di avere ben chiare tutte le sue capacità. Capacità delle quali si servirà per poter attuare delle strategie finalizzate al raggiungimento dei suoi primi obbiettivi (leggere, scrivere e contare). Il mancato sviluppo di queste nuove abilità complesse e il confronto con i coetanei può causare un senso di inferiorità che si ripercuoterà nello sviluppo successivo. - IDENTITÀ/ DIFFUSIONE DI IDENTITÀ (10-20 anni adolescenza) : è la quinta fase dello sviluppo di Erikson che un individuo affronta durante gli anni dell’adolescenza. In questo periodo gli individui devono scoprire chi sono, come sono fatti e che cosa voglion fare nella vita. L’individuo quindi deve fare i conti con la conquista della propria identità sia di genere che di collocazione nel mondo sociale e professionale. In questo processo il ragazzo è costretto a sperimentare quanti più ruoli possibili, ad esplorarli e infine a prendere delle scelte. Durante tale esplorazione, l’individuo dovrà prendere adeguatamente in considerazione tutte le possibilità che ha prima ancora che possa prendere una scelta definitiva. (L’ATTACCAMENTO SVILUPPATO DURANTE IL PRIMO ANNO DI VITA PERMETTERÀ AL SOGGETTO IN ETÀ ADOLESCENZIALE DI AVERE MAGGIORE FIDUCUA E SICUREZZA NELL’INTRAPRENDERE UN’ESPLORAZIONE). L’adolescente svilupperà un’identità positiva nel caso in cui riesca ad esplorare questi ruoli in maniera sana e a trovare una strada positiva da seguire. Al contrario, sarà confuso circa la sua identità nel caso in cui i genitori dovessero forzarlo ad assumere un’identità particolare in cui non riesce ad esplorare adeguatamente molto ruoli. - INTIMITÀ/ ISOLAMENTE (20-30 anni inizio età adulta) : è la sesta fase dello sviluppo di Erikson, corrispondente ai primi anni della vita adulta. In questo periodo gli individui devono affrontare il compito di stabilire relazioni intime tra di loro. Il traguardo dell’intimità sarà raggiunto se il giovane adulto sarà in grado di stabilire amicizie sane e una relazione intima con un altro individuo (CAPACITÀ NEL TROVARE UN RIFERIMENTO DIVERSO DA QUELLO FAMILIARE, CHE POSSA PERMETTERTI DI CONDIVIDERE I TRAGUARDI RAGGIUNTI, LE EMOZIONI ECC.) In caso contrario, il risultato sarà l’isolamento. - GENERATIVITÀ/ STAGNAZIONE (40-50 anni mezz’età) : è la settimana fase dello sviluppo psico-sociale. La preoccupazione più grande in questo periodo deriva dal desiderio di aiutare la generazione successiva a maturare e condurre una vita produttiva. L’individuo avverte l’esigenza che gli altri abbiano bisogno di lui perciò cerca di realizzare qualcosa avvertito come positivo sia dal punto di vista professionale sia dal punto di vista familiare, magari mettendo al mondo dei figli. La sensazione di non aver fatto nulla per la generazione successiva, viene chiamata “stagnazione”. - INTEGRITÀ/ DISPERAZIONE ( dai 60 anni in poi vecchiai) : l’ottava e ultima fase dello sviluppo di Erikson, corrispondente agli ultimi anni di vita. Durante quest’ultima fase la persona si ritrovare a riflettere sul proprio passato, facendo un resoconto della sua intera vita. Tale resoconto potrebbe condurla ad avere un’immagine positiva, e quindi a provare un senso di soddisfazione personale e un senso di “integrità”, oppure un’immagine negativa che potrebbe condurla ad un senso di “disperazione”. La disperazione subentra non appena ci si rende conto di non aver vissuto adeguatamente le diversi fasi di sviluppo con la consapevolezza che non potrà mai più tornare indietro. Erikson sostiene che l’individuo proverà un senso di soddisfazione quando, giunto all’ultima fase della propria vita, non avrà rimpianti perché consapevole di non avere commesso passi falsi ma al contrario di aver affrontato adeguatamente ciascuna fase del ciclo di vita. CRITICHE/PREGI TEORIE PSICOANALITICHE Le teorie psicoanalitiche si concentrano sui processi socio-emotivi dello sviluppo (legati alla personalità). Critiche: - ci rivelano molto poco dei processi biologici o cognitivi; - mancanza di supporto scientifico; - troppa enfasi sulle spiegazioni di tipo sessuale; - eccessivo credito dato al lato dell’incoscio. Pregi: - enfasi sul ruolo delle prime esperienze nello sviluppo; - enfasi sulle relazioni familiari - enfasi sugli aspetti inconsci della mente - enfasi sul modello evolutivo della personalità TEORIE COGNITIVE Mentre le teorie psicoanalitiche sottolineano l’importanza dei pensieri inconsci del bambino, le teorie cognitive si concentrano sui loro pensieri consci. Andremo ad analizzare tre delle teorie cognitive di maggior importanza: - La teoria di Piaget sullo sviluppo cognitivo; - La teoria cognitiva socio-culturale di Vygotskij; - La teoria sull’elaborazione delle informazioni. TEORIA DI PIAGET Sviluppo Discontinuo Piaget afferma, nella sua “ teoria di Piaget”, che i bambini siano artefici della propria conoscenza. Infatti sosteneva che i bambini costruiscono attivamente la loro visione del mondo e attraversano quattro stadi di sviluppo cognitivo dove, ad essere importante è l’approccio di cui genitori, insegnanti, parenti si servono per supportarlo nell’affrontare gli ostacoli che incontrerà (IN QUESTO MODO L’IMPORTANZA DATA PRECEDENTEMENTE ALLE FIGURE GENITORIALI DIMINUISCE POICHÉ, IL SOLO COMPITO CHE I GENITORI HANNO SECONDO PIAGET CONSISTE NEL CONDURRE L’INDIVIDUO AD AFFRONTARE DEI PROBLEMI, PROBLEMI CHE DOVRÀ AFFRONTARE INDIVIDUALMENTE IN MODO DA ACQUISIRE UNA MIGLIORE CAPACITÀ RISOLUTIVA. PER PIAGET, LA CAPACITÀ RISOLUTIVA È SINTOMO DI INTELLIGENZA POICHÉ CONSENTE AL BAMBINO DI AGGIORNARE CONTINUAMENTE LE PROPRIE CAPACITÀ COGNITIVE). Tale sviluppo cognitivo si genera attraverso due processi cardine: il processo dell’organizzazione e dell’adattamento. In modo da dare un senso al mondo che ci circonda, è necessario organizzare le nostre esperienze. Oltre a doverle organizzare, dovremmo adattare il nostro pensiero in modo tale da includere tutte le possibili idee. Piaget sostiene che l’individuo attraversa quattro stadi relativi ad un’età differente a cui corrisponde una diversa capacità di pensiero. Secondo Piaget, la condizione del mondo da parte del bambino è qualitativamente differente in ogni stadio confrontato con quello che lo segue o che lo precede. Gli stadi di cui lui parla sono: - STADIO SENSOMOTORIO (dalla nascita ai 2 anni d’età): in questa fase, il bambino costruisce la sua visione del mondo coordinando le esperienze sensoriali (legate alla vista, all’olfatto, al tatto, al gusto e all’udito) con le azioni fisiche, anche dette fisico motorie. - STADIO PREOPERATORIO ( dai 2 ai 7 anni d’età): Durante questa fase il bambino inizia a rappresentare il mondo attraverso immagini e parole. Queste immagini e parole riflettono una migliore capacità di pensiero simbolico che vanno al di là delle connessioni tra informazioni sensoriali e azioni fisiche. Tuttavia secondo Piaget i bambini in età prescolare non possiedono ancora la capacità di svolgere operazioni, ovvero degli azioni mentali che possano consentire ai bambini di eseguire mentalmente ciò che hanno in precedenza svolto fisicamente. - STADIO OPERATORIO CONCRETO (dai 7 agli 11 anni d’età): durante questa fase il bambino inizia a svolgere delle operazioni e può effettuare un ragionamento logico riguardo ad eventi concreti e classificare gli oggetti in gruppi diversi. - STADIO OPERATORIO FORMALE (dagli 11-15 anni d’età): durante questa fase l’individui iniziano a pensare in modi più astratti e logici. Possono, per esempio, farsi un’idea di come un genitore ideale potrebbe essere, confrontando i propri genitori con i loro standard ideali. Iniziano ad immaginare diverse possibilità per il futuro e ad essere affascinati da come potrebbero essere. Nella risoluzione dei problemi, i soggetti sono più sistematici in quanto formulano ipotesi che verificano in maniera deduttiva. IL LIVELLO COGNITIVO ACQUISITO INFLUENZERÀ E COMPORTERÀ UNA DIVERSA GESTIONE DELLE SITUAZIONI CHE IL SOGGETTO DOVRÀ AFFRONTARE SERVENDOSI DELLE PROPRIE CAPACITÀ RISOLUTIVE. TEORIA COGNITIVA SOCIO CULTURALE DI VYGOTSKIJ Sviluppo Continuo A differenza di Piaget, Vygotskij attribuisce, per lo sviluppo cognitivo, un ruolo rilevante alle interazioni sociali e culturali. La “teoria di Vygotskij” è una teoria cognitiva socio-culturale che mette in evidenza il modo in cui la cultura e le interazioni sociali guidano lo sviluppo cognitivo. L’interazione sociale dei bambini con adulti o pari competenti è indispensabile per il loro sviluppo cognitivo. Attraverso questa interazione, i bambini imparano ad utilizzare gli strumenti che li aiuteranno ad adattarsi e ad avere successo nella loro cultura. Ad esempio se una persona abile nella lettura aiuta regolarmente un bambino ad imparare a leggere, non solo quest’ultimo migliorerà le sue abilità di lettura ma potrà anche trasmettere l’importanza che la lettura ha per la sua cultura personale. Vygotskij parla di “conflitto tra menti” o “discussione di gruppo” per poter descrivere il pensiero secondo cui l’interazione e lo scontro mentale, quindi il dibattito tra più pensieri, agevole la risoluzione e la comprensione di un problema. Per questo lui sostiene che LA CONOSCENZA NON È GENERATA ALL’INTERNO DELL’INDIVIDUO, MA È COSTRUITA ATTRAVERSO L’INTERAZIONE CON ALTRE PERSONE E CON GLI OGGETTI CHE FANNO PARTE DELLA CULTURA. Questo suggerisce che la conoscenza possa essere migliorata ed arricchita attraverso l’interazione con gli altri in attività cooperative. TEORIA DELL’ELABORAZIONE DELLE INFORMAZIONI (Computer=Cervello Software=Processi Cognitivi) Sviluppo Continuo Gli psicologi hanno stabiliti delle analogie tra l’hardware di un computer e il cervello, e tra il software di un computer e i processi cognitivi. La “teoria dell’elaborazione delle informazioni” spiega come gli individui siano in grado di manipolare le informazioni, controllarle e servirsi di tali informazioni per fare delle scelte strategiche. Secondo questa teoria, gli individui sviluppano una crescente abilità nell’elaborazione delle informazioni che consente loro di acquisire conoscenze e capacità sempre più complesse. Infatti di volta in volta, i processi cognitivi vengono continuamente aggiornati. PENSARE SIGNIFICA PERCEPIRE, CODIFICARE, RAPPRESENTARE, IMMAGINARE RICHIAMARE DELLE INFORMAZIONI. CRITICHE E PREGI SULLE TEORIE COGNITIVE Critiche: - scetticismo sulla purezza degli stadi di Piaget; - poca attenzione data alle variazioni individuali nello sviluppo cognitivo. Pregi: - immagine positiva dello sviluppo; - enfasi sulla costruzione attiva della conoscenza da parte dell’individuo. TEORIE COMPORTAMENTISTE E SOCIO-COGNITIVE (il comportamento è una risposta influenzata in seguito ad uno stimolo ricevuto) Grazie alle teorie comportamentista e agli esperimenti condotti da parte di Ivan Pavlov, John B. Watson, Skinner e Albert Bandura, fu possibile rendere la psicologia una disciplina scientifica e sperimentale. Ivan Pavlov e John B. Watson condussero osservazioni dettagliate sul comportamento in esperimenti di laboratorio controllati. Il loro lavoro ha fornito le basi per la teoria comportamentista secondo la quale possiamo studiare scientificamente e misurare solo ciò che è direttamente osservabile, eccetto quindi pensieri ed emozioni. CONDIZIONAMENTO CLASSICO DI PAVLOV Nei primi anni del 1900, il fisiologo russo Pavlov, partendo dal fatto che i cani producono istintivamente saliva non appena assaggiano del cibo, rilevò che i cani cominciano a salivare in presenza di diversi stimoli visivi o sonori prima di mangiare il cibo. Grazie a diversi esperimenti da lui condotti, Pavlov poté formulare il “PRINCIPIO DEL CONDIZIONAMENTO CLASSICO” dove afferma che associando uno stimolo neutro ad uno stimolo che produce una reazione automatica, questa reazione sarà causata anche solo dallo stimolo che era precedentemente neutro. Poco dopo John Watson poté dimostrare attraverso un esperimento che il condizionamento classico è comune anche agli esseri umani: Watson fece vedere ad un bambino un ratto bianco per vedere se il bambino ne fosse spaventato. Non lo era. Mentre il bambino giocava con il ratto, Watson produsse un forte rumore dietro la testa del bambino, il quale spaventatosi scoppiò a piangere. In seguito Watson riavvicinò il ratto bianco al bambino senza produrre alcun rumore e si accorse che il bambino ne era terrorizzato. Attraverso questo esperimento fu possibile dimostrare quanto molte delle nostre paure possono essere apprese attraverso il condizionamento classico. CONDIZIONAMENTO OPERANTE DI SKINNER Attraverso il condizionamento operante di Skinner è possibile constatare quanto le conseguenze di un comportamento producano un cambiamento nella probabilità che questo comportamento si ripeta: un comportamento seguito da una gratificazione ha più probabilità che si ripeta a differenza di uno seguito da una punizione. Tali gratificazioni, o ricompense, e punizioni influenzano lo sviluppo dell’individuo. Secondo Skinner, un bambino impara ad essere timido in seguito dalle esperienze vissute con l’ambiente esterno. TEORIA SOCIO-COGNITIVA Le teorie comportamentista ritengono che lo sviluppo sia fortemente influenzato dalle interazioni con l’ambiente esterno. La teoria socio-cognitiva sostiene che il comportamento, l’ambiente e la cognizione siano fattori importanti nello sviluppo. Bandura sosteneva che i processi cognitivi avessero un importante collegamento con l’ambiente ed il comportamento. Le sue prime ricerche si concentrarono sull’apprendimento osservativo, un tipo di apprendimento che si verifica osservando ciò che gli altri fanno. I teorici socio-cognitivi ritengono che le persone acquisiscono una vasta quantità di comportamenti altrui e che queste osservazioni rappresentano gran parte dello sviluppo infantile. Bandura parla anche dei processi cognitivi in quanto ritiene che le persone, durante l’apprendimento osservativo, creino una rappresentazione immaginativa e simbolica del comportamento altrui, arrivando successivamente ad imitarlo. CRITICHE/PREGI TEORIE COMPORTAMENTISTE E SOCIO-COGNITIVE Critiche: - l’approccio di Skinner non prende in considerazione la cognizione e non presta sufficiente attenzione ai cambiamenti evolutivi e ai fondamenti biologici del comportamento Pregi: - enfasi ricerca sperimentale; - enfasi determinanti ambientali del comportamento - enfasi collegamento tra processi cognitivi, comportamento e ambiente TEORIA ETOLOGICA La teoria etologica sostiene che il comportamento è fortemente influenzato dalla biologia e dall’evoluzione e sia inoltre caratterizzato da periodi critici o sensibili durante i quali l’individuo costruisce legami e punti di riferimento. Tali periodi sono specifici periodi di tempo durante i quali la presenza o l’assenza di certe esperienze hanno un’influenza lungo termine sull’individui. Il massimo esponente della teoria etologica fu Konrad Lorenz che, lavorando con delle oche selvatiche, poté studiare uno schema comportamentale che si credeva fosse tipico degli animali vertebrati. Lorenz decise di separare in due gruppi le uova deposte da un’oca. Successivamente decise di restituire un gruppo all’oca in modo che le covasse, mentre mise il secondo gruppo in un’incubatrice. Non appena le uova si schiusero le ochette del primo gruppo cominciarono a seguire la madre. Mentre, le ochette del secondo gruppo, le quali una volta essersi schiuse le uova avevano visto Lorenz per la prima volta, iniziarono a seguirlo credendo fosse la loro madre. In seguito, Lorenz mise entrambi i gruppi sotto una scatola e non appena la alzò tutte le ochette si diressero immediatamente verso la rispettiva madre. Lorenz chiama questo processo “IMPRINTING” per far riferimento ad un processo innato di apprendimento, limitato ad un breve periodo critico che produce un attaccamento nei confronti del primo oggetto in movimento visto. Il periodo critico corrisponde ad un periodo di tempo fisso che si manifesta molto presto nello sviluppo. Nella teoria etologica moderna, piuttosto che parlare di “periodo critico”, si parla di “periodo sensibile” per indicare un periodo di tempo più esteso. Ad esempio, il lavoro di Bowlby sostiene che l’ATTACCAMENTO ALLA PERSONA CHE SI PRENDE CURA DI NOI NEL PRIMO ANNO DI VITA HA IMPORTANTI CONSEGUENZE LUNGI TUTTO L’ARCO DELLA NOSTRA VITA. SE TALE ATTACCAMENTO SARÀ POSITIVO, IL BAMBINI POTRÀ DISPORRE DI SOLIDE BASI GRAZIE ALLE QUALI POTRÀ STABILIRE RELAZIONI POSITIVE E SARÀ EMOTIVAMENTE SICURO. SE, AL CONTRARIO, TALE ATTACCAMENTO SARÀ NEGATIVO, QUESTO COMPORTERÀ UNA SERIE DI PROBLEMATICHE LEGARE AD INSICUREZZA, DIFFICOLTÀ NELL’INSTAURARE RELAZIONI… TEORIA ECOLOGICA La teoria ecologica, a differenza di quella “etologica” che si concentra sugli aspetti puramente biologici, si concentra sui contesti ambientali. La teoria ecologica di Bronfenbrenner afferma che lo sviluppo sia influenzato da diversi contesti ambientali: - MICROSISTEMA: rappresentato dei contesti in cui l’individuo vive. Include la famiglia, i coetanei, la scuola, il vicinato ed il lavoro. - MESOSISTEMA: rappresenta le relazioni tra microsistemi o comunque le connessioni tra ambienti diversi. Possiamo ad esempio pensare al mesostistena della “scuola/famiglia” dove ad essere condivise sono le aspettative reciproche (i genitori si aspettano possano apprendere sempre più conoscenze e migliorare le proprie capacità intellettuali, così come gli insegnanti si aspettano che i genitori diano al bambino degli ottimi stimoli per apprendere quante più cose possibili) - ECOSISTEMA: chiamato in causa quando le esperienze vissute in altri contesti sociale, in cui l’individuo non ha un ruolo attivo, influenzano ciò che l’individuo vive nel suo contesto più immediato. - MACROSISTEMA: rappresentato dalla cultura in cui l’individuo vive - CRONOSISTEMA: include tutti quei cambiamenti generatosi in seguito ad eventi ambientali e dalle transizioni da un tappa all’altre del proprio ciclo di vita. CRITICHE/PREGI TEORIA ECOLOGICA Pregi: - esame sistematico delle dimensioni ambientali micro e macro - aver considerato le connessioni tra i diversi ambienti - enfasi su ambio range di contesti sociali capaci di influenzare lo sviluppo infantile Critiche: È importante rendersi conto che le teorie rappresentino uno strumento utile ma che sarebbe un errore prenderne in considerazione solo una. Per questo la psicologia si serve di un approccio teorico eclettico, selezionando e utilizzando gli aspetti migliori di ciascuna teoria. - non sufficiente attenzione alla sfera biologica e cognitiva STUDIO SCIENTIFICO DELLO SVILUPPO INFANTILE Il modo migliore di comprendere gli avvenimenti del mondo reale è di allestire un “progetto di ricerca”. Questo progetto può essere definito “scientifico” se e solo se obbedisce ad alcuni principi base: - DETERMINISMO: se presupporrà la possibilità di conoscere o determinare un fenomeno qualsiasi; - EMPIRISMO: il progetto potrà essere definito scientifico se e solo se si baserà su osservazioni empiriche controllare, ovvero replicabili e oggettive; - INTEGRAZIONE TEORICA: il progetto potrà essere definito scientifico se e solo se costruirà teorie confutabili in grado di spiegare un insieme di fatti; - APPROCCIO DINAMICO: il progetto potrà essere definito scientifico se e solo se sarà una prova continua; - DIMENSIONE PUBBLICA : il progetto potrà essere definito scientifico se e solo se autorizza altri ricercatori nel riproporre osservazioni e ipotesi al fine anche di confutarle. Lo strumento principale attraverso cui può verificarsi questo giudizio è la “rivista scientifica” sulla quale devono essere obbligatoriamente presentati i dati raccolti, le conclusioni raggiunte, gli strumenti utilizzati per la ricerca. - EVOLUZIONE PARADIGMATICA : il progetto potrà essere definito scientifico se e solo se si evolverà a partire da paradigmi/modelli/prototipi LO STUDIO SCIENTIFICO DELLO SVILUPPO INFANTILE La scienza si definisce tale non per ciò che studia, ma per il modo in cui lo studia. La psicologia dello sviluppo è una disciplina scientifica fondata sulla ricerca scientifica, ricerca oggettiva, sistematica e sottoposta a verifica. Tale ricerca minimizza la possibilità che le informazioni ricavate siano basate sulle convinzioni personali, sulle opinioni e sugli stati d’animo. Gli studiosi dello sviluppo infantile si servono, per eseguire i propri studi, del “metodo scientifico”, un processo che permette di ottenere informazioni accurate e che si compone di quattro fasi: 1. CONCETTUALIZZAZIONE DEL PROBLEMA DA STUDIARE : tale fase prevede si identifichi un problema da studiare. Una volta aver individuato il problema è necessario che venga isolato l’argomento che si intende studiare. Per isolare un argomento specifico e, conseguentemente, concettualizzarlo, i ricercatori si rifanno a teorie esistenti. Teorie attraverso le quali vengono formulate delle ipotesi. Che distinzione c’è tra una teoria e una ipotesi? Una teoria è un complesso di idee, legate tra loro in maniera coerente, che spiega un dato fenomeno e permette di fare delle previsioni. Le previsioni in questione sono le ipotesi, supposizioni temporanee che possono essere verificate. Dopo aver effettuato delle ipotesi, sarà necessario mettere a fuoco la questione in modo da concettualizzare adeguatamente il problema preso in esame. 2. RACCOLTA DELLE INFORMAZIONI : la seconda fase consiste nella raccolta di dati, dati raccolti servendosi di strumenti e modalità di ricerche differenti. 3. ANALISI DEI DATI : una volta aver raccolto i dati, i ricercatori dello sviluppo infantile sono soliti servirsi di “procedure statistiche” per poter elaborare, misurare e comprendere il significato dei dati raccolti. 4. DERIVAZIONE DELLE CONCLUSIONI : una volta aver misurato ed elaborato i dati raccolti, i ricercatori cercano di trarre delle conclusioni. Ad esempio, attraverso l’uso di procedure statistiche, un ricercatore può comprendere se i risultati raggiunti siano frutto della relazione “causa-effetto”, o al contrario siano frutto del caso. Le conclusioni, una volta derivate, vengono messe a confronto dai ricercatori con quelle appartenenti alla teoria di riferimento per comprendere la validità e attendibilità di quanto riscontrato. (LA VALIDITÀ DELLA RICERCA , E QUINDI DELLE CONCLUSIONI OTTENUTE, DIPENDE DAL METODO CON CUI LA RICERCA È STATA CONDOTTA. ) I dati raccolti, possono rispondere o in modo coerente alle ipotesi formulate e quindi sostenere la teoria attuale, oppure possono contribuire a rifiutare la teoria attuale. Le teorie aiutano a ispirare nuove ricerche, ma al tempo stesso vengono verificate, riviste, rifiutate e ispirate da nuove ricerche. La ricerca scientifica affronta delle tappe costituenti il “ciclo della ricerca”. Il “METODO SPERIMENTALE” è da considerarsi alla base di tutte le attività di ricerca a prescindere da quale sia l’oggetto di studio e le tecniche utilizzate. Per quanto riguarda le tecniche, esse definiscono i procedimenti di ricerca, i quali possono variare da una disciplina all’altra in funzione dell’oggetto da studiare: all’inizio di una ricerca può essere necessario il ricorso all’osservazione diretta per la specificazione delle ipotesi. Mentre, in fase di analisi/elaborazione dei risultati è fondamentale l’utilizzo di tecniche statistiche. In psicologia, oltre a servirsi del metodo scientifico, si ricorre anche ad altri metodi di ricerca per affrontare situazioni problematiche oppure per approfondire il livello di conoscenza di un dato settore. Si usano approcci come l’intuizione, il ragionamento, l’ostinazione, l’esperienza e l’autorità. L’ostinazione ad esempio si verifica quando ci affidiamo a credenze consolidate semplicemente perché così si è sempre detto. Per questo si parla di metodo pseudo-scientifico. L’esperienza invece non è un vero e proprio metodo scientifico. Talvolta si sostiene che l’esperienza personale possa servirci a ricavare molte conoscenze, conoscenze che talvolta trasformiamo in verità che conserviamo e portiamo con noi per tutta la nostra vita. Come facciamo a definire una ricerca valida? Tutto dipende dai metodi di osservazione e soprattutto dai livelli di controllo delle condizioni. Non sempre una ricerca è valida per la sola relazione di causa-effetto tra le variabili, ma talvolta dipende dalle modalità in cui la ricerca è stata svolta. Vi sono diverse tipologie di validità: - VALIDITÀ INTERNA: la validità interna corrisponde a quanto giusto sia il risultato della ricerca in relazione all’ipotesi fatte in partenza. Se per esempio ho ipotizzato che un certo stile comunicativo farà migliorare le prestazioni di lettura di un bambino, la mia ricerca non avrà validità interna se avrò ragione di credere che le differenze osservate nella lettura del bambino non dipendono dallo stile comunicativo manipolato dallo sperimentatore ma dipendono da altre variabili. Questo tipo di validità riguarda la relazione che dovrebbe esistere tra variabile dipendente e variabile indipendente, condizione che il ricercatore crede possa essere la causa di un ipotetico comportamento o effetto. LA VALIDITÀ INTERNA ESPRIME LA CORRISPONDENZA TRA LE RELAZIONE IPOTIZZATE DAL RICERCATORE TRA VARIABILI DIPENDENTE, INDIPENDENTE E LA REALTÀ. - VALIDITÀ ESTERNA: la validità esterna corrisponde alla possibilità di generalizzare i risultati della ricerca a individui o contesti diversi da quelli considerati. Tale generalizzazione è garantita dalla rappresentatività del campione. Per esempio se decidiamo di studiare l’autostima selezionando un campione troppo specifico e particolare, sarà difficile che le conclusioni raggiunte potranno essere estese a tutta la popolazione. - VALIDITÀ DI COSTRUTTO: tale validità è determinata dalla coerenza tra i risultati ottenuti e la teoria alla base della ricerca. La validità di costrutto si verifica quando il ricercatore esclude che i risultati ottenuti possono essere spiegati da una teoria diversa da quella di riferimento. - VALIDITÀ ECOLOGICA: la validità ecologica esprime la corrispondenza tra le condizioni della verifica empirica e la realtà a ciò si fa riferimento e alla generalizzabilità dei risultati ottenuti. La validità ecologica non è minacciata dall’ambiente laboratorio ma dal suo allestimento, dalla modalità in cui i dati vengono raccolti e da tutto ciò che può impedire al soggetto partecipante di comportarsi in maniera spontanea. DISEGNI DI RICERCA Come detto precedentemente, la validità di una ricerca dipende dal tipo di disegno di ricerca adoperato da parte del ricercatore. I metodi adottati dai ricercatori sono ricollegabili al loro specifico approccio teorico. Dal tipo di teoria che il ricercatore intende prendere in esame, ne consegue la scelta della modalità attraverso le quali svolgere la ricerca volta alla raccolta di dati/informazioni. I tre tipi di “disegni di ricerca” sono: DISEGNO DI RICERCA DESCRITTIVA : la “ricerca descrittiva” ha l’obiettivo di osservare e registrare un comportamento. Una ricerca descrittiva però non è in grado di dimostrare le cause di un fenomeno, ma può rivelare importanti informazioni sul comportamento delle persone, permettendo così di effettuare ipotesi e formulare delle teorie. Il metodo descrittivo per eccellenza è “l’osservazione naturalistica” , la cui caratteristica corrisponde alla mancanza di manipolazione delle variabili. Lo sperimentatore non deve intervenire modificando il comportamento dei soggetti. Al contrario, il soggetto deve essere nell’habitat più naturale possibile relativamente al comportamento scelto e non deve sentirsi osservato. DISEGNO DI RICERCA CORRELAZIONALE : il disegno di ricerca correlazionale si distingue nettamente da quello di tipo sperimentale per via dell’impossibilità di rilevare delle relazioni di CAUSA-EFFETTO. L’obbiettivo della ricerca correlazionale è descrivere l’intensità della relazione tra due o più eventi o caratteristiche. Più due eventi sono strettamente correlati, più sarà possibile prevedere con precisione un evento piuttosto che un altro. Una volta identificata la corelazione, quest’ultima viene analizzata statisticamente al fine di identificare il “grado di correlazione” , il Coefficiente Di Correlazione o Indice di Correlazione. Il “coefficiente di correlazione” può assumere o valore positivo (+1.00) o valore negativo (-1.00). Qualora il coefficiente dovesse essere negativo (COEFFICIENTE NEGATIVO PERFETTO), significa che la correlazione esiste tra valori opposti, tra loro inversamente proporzionali (all’aumentare di un valore diminuisce l’altro); se invece il coefficiente dovesse essere positivo (COEFFICIENTE POSITIVO PERFETTO), significa che la correlazione è esistente. Se invece la correlazione dovesse essere pari a 0, allora significherà che la correlazione è inesistente. ! Ricorda ! Correlazione non significa causalità. DISEGNO DI RICERCA SPERIMENTALE : In psicologia i ricercatori per studiare la relazione causa-effetto si servono della “ricerca sperimentale”. Questo tipo di ricerca, a differenza di quella correlazionale, presuppone vi sia una manipolazione delle condizioni ed un controllo sul chi, sul cosa, sul quando, sul dove e sul come della ricerca. La ricerca sperimentale ha inizio con l’esperimento, una procedura nella quale i soggetti sono scelti secondo il “principio della randomizzazione” e in cui uno o più fattori, considerati le cause scatenanti del comportamento preso sotto esame, vengono manipolati. Se il comportamento studiato cambia quando un determinato fattore viene manipolato, allora il fattore manipolato è considerato la causa del cambiamento comportamento preso in analisi. Così facendo l’esperimento ha dimostrato un rapporto di causa-effetto, dove la causa è rappresentata dal fattore manipolato e l’effetto dalla conseguenza generatasi dopo della manipolazione del fattore. Affinché l’esperimento sia effettuato, è necessario vi siano due variabili: - VARIABILE DIPENDENTE : una variabile dipendente è un elemento che può cambiare in risposta dei cambiamenti relativi alle variabili indipendenti. - VARIABILE INDIPENDENTE: una variabile indipendente è un fattore sperimentale manipolato che influenza altri fattori. È identificabile come la “causa”. QUANDO I RICERCATORI MANIPOLANO LE VARIABILI INDIPENDENTI, MISURANO LE VARIABILI DIPENDENTI PER STABILIRNE GLI EFFETTI. Oltre alle variabili, è necessario individuare in maniera casuale, secondo il principio della randomizzazione, un “CAMPIONE RAPPRESENTATIVO” della popolazione che necessito indagare. Gli esperimenti possono coinvolgere uno o più gruppi sperimentali e uno o più gruppi di controllo. Un gruppo sperimentale è un gruppo la cui esperienza viene manipolata. Un gruppo di controllo è un gruppo utilizzato per stabilire un confronto con il gruppo sperimentale. Il gruppo di controllo serve da “termine di paragone” attraverso il quale poter verificare gli effetti della manipolazione. Attraverso l’assegnazione casuale i ricercatori collocano a caso i partecipanti nel gruppo sperimentale o in quello di controllo. La fase antecedente all’esperimento prende il nome di “pre-esperimento” durante il quale i ricercatori verificano che tutti siano al proprio posto, che non ci siano condizioni estranee che potrebbero influenzare l’esito dell’esperimento e che vi sia uguaglianza tra i due gruppi. QUASI-ESPERIMENTO Quando non è possibile che lo sperimentatore controlli tutte le condizioni di svolgimento della ricerca, si ha un quasi-esperimento o un disegno quasi sperimentale. Questo significa che lo sperimentatore, seppur avendo la possibilità di manipolare i valori della variabile indipendente, non ha la possibilità di effettuare un campionamento casuale. DISEGNO SPERIMENTALE A SOGGETTO SINGOLO A differenza degli esperimenti effettuati su gruppi sperimentali e di controllo, questo tipo di ricerca effettua esperimenti ripetuti su un unico e stesso individuo. Solitamente i ricercatori decidono di servirsi del disegno sperimentale a soggetto singolo per valutare l’efficacia di una psicoterapia oppure confrontare gli effetti pre/post intervento. Infatti l’utilità di tale disegno sperimentale è evidente in psicologia clinica e in psicologia dell’educazione. In particolare, sono particolarmente cruciali quando si devono progettare e realizzare degli interventi riabilitativi o abilitativi nel caso di persone con disturbi evolutivi come l’autismo o disturbi specifici di apprendimento. I ricercatori per poter analizzare gli effetti prodotti da una data terapia, si servono di un modello avente il seguente schema A-B-A’. La A costituisce la fase iniziale di misurazione in assenza di trattamento, la B rappresenta il trattamento e la A’ rappresenta il ritiro del trattamento e il ritorno alla misurazione di base. Tale disegno sperimentale ci consente di rilevare i cambiamenti generatisi nell’individuo durante in diversi momenti temporali. Lo psicologo dello sviluppo può interessarsi a diversi campi di indagine come: le percezioni, le emozioni, il linguaggio, il pensiero, la memoria, e gli affetti. Per studiare tali campi un ricercatore può utilizzare diversi metodi a partire da diverse prospettive teoriche.a prescindere da queste differenziazioni, ciò che è comune a tutti gli studiosi e ricercatori della psicologia dello sviluppo e l’approccio scientifico finalizzato a identificare, descrivere e spiegare la natura dei cambiamenti che avvengono negli individui: cosa si sviluppa, come avvengono i cambiamenti evolutivi e quali sono i processi sottostanti. Alla domanda “cosa si sviluppa ?” , si può cercare una risposta confrontando individui di età diverse per vedere cosa cambia da un’età all’altra nel modo di pensare, nel modo di percepire la realtà esterna eccetera. Ora analizzeremmo due approcci, l’approccio longitudinale e l’approccio trasversale, attraverso cui è possibile comprendere i tipi di cambiamenti che si verificano a livello comportamentale e non solo durante le diverse fasi di sviluppo infantile. - APPROCCIO LONGITUDINALE: l’approccio longitudinale è un tipo di ricerca durante la quale un gruppo di individui vengono studiati in età diversa. Quando i cambiamenti che costituiscono l’oggetto di studio non si realizzano rapidamente, non è conveniente servirsi di questo piano di ricerca. Al contrario ci si potrebbe servire dell’approccio longitudinale quando i cambiamenti che costituiscono l’oggetto di studio richiedono tempi brevi di analisi. Gli studi longitudinali forniscono una grande quantità di informazioni riguardanti temi molto importanti. CHE PREGI POSSIEDE TALE APPROCCIO? Attraversi l’approccio longitudinale è possibile intraprendere degli studi finalizzati ad analizzare i cambiamenti che si verificano a livello individuale in relazione ad un gruppo, ciò permette di studiare sia uno sviluppo individuale sia uno sviluppo comune. Inoltre tale ricerca mi permette di comprendere e studiare il motivo per il quale insorgono delle differenze comportamentali, cognitive legate ad esempio al linguaggio, alla ragionamento, all’apprendimento. CHE DIFETTI POSSIEDE TALE APPROCCIO? Allo stesso tempo, l’approccio longitudinale è dispendioso in termini economici e in termini di tempo. È dispendioso in termini economici poiché i ricercatori non vengono pagati e i partecipanti scelgono liberamente di partecipare a tale ricerca senza alcun costo. È dispendioso in termini di tempo poiché richiede molto tempo: questo potrebbe provocare una perdita dei soggetti, ci potrebbe essere quindi una diminuzione del numero dei soggetti, anche di quelli più problematici con evidenti effetti sui dati raccolti. (DROP OUT) un altro problema potrebbe essere legato all’assenza di casualità, infatti, i partecipanti non vengono scelti casualmente attraverso il metodo dell’estrazione anzi, i partecipanti decidono di sottoporsi volontariamente all’esperimento senza alcuna spesa. Ultimo problema riscontrato e relativo alla “ REATTIVITÀ DEL SOGGETTO “ relativo all’apprendimento meccanico e sistematico: un bambino a furia di effettuare ripetutamente una certa azione, tenderà a ripeterla in maniera meccanica e sistematica senza che ci sia alcuno sforzo mentale legato all’impiego del ragionamento logico. L’approccio longitudinale può avvenire o in maniera retrospettica (consiste nell’analizzare il vissuto dell’individuo con un evidente discrepanza tra il momento in cui ho raccontato il dato ed il momento in cui il il dato è sorto per il bambino) o in maniera prospettica (in questo caso segue lo sviluppo in maniera cronologica) - APPROCCIO TRASVERSALE: l’approccio trasversale è un tipo di ricerca durante la quale soggetti di età differenti sono messi a confronto in un momento preciso della loro vita. Tale ricerca può essere terminata in un breve periodo, infatti in alcuni casi i dati vengono raccolti in un solo giorno. Durante l’approccio trasversale i soggetti aventi età differenti vengono sottoposti tutti ad uno stesso test, al contrario nell’approccio longitudinale l’individui vengono studiati in età differenti per studiare i tipi di cambiamenti sviluppatesi durante le diverse fasi di sviluppo. CHE PREGI POSSIEDE TALE APPROCCIO? Rispetto al metodo longitudinale, quello trasversale è più veloce in termini di tempo (il ricercatore non deve aspettare che i suoi soggetti crescano o invecchino per completare la ricerca) e più economico in termini di costi. CHE DIFETTI POSSIEDE TALE APPROCCIO? L’approccio trasversale non si focalizza sui percorsi individuali di ciascun individuo. Inoltre è anche possibile che si generi l’effetto di coorte: confrontando soggetti di età diversa si confrontano coorti diverse ed è facile sospettare che le differenze riscontrate dipendono dalle diverse condizioni socio-storico-culturali in cui i soggetti sono cresciuti. COME RACCOGLIERE I DATI? Una volta per capito le modalità di ricerca, le condizioni e il tipo di campione da prendere sotto esame, dobbiamo comprendere la modalità di cui servirci per il raccoglimento dei dati. Vi sono diverse modalità di raccolta deI dati: - L’OSSERVAZIONE (che può avvenire o in un ambiente naturale o in un ambiente artificiale): l’osservazione scientifica richiede l’utilizzo di una serie di importanti capacità. Per essere efficaci, le osservazioni devono essere sistematiche. Dobbiamo avere un’idea chiara di cosa stiamo cercando, sapere chi stiamo osservando, dove e quando li osserveremo, e come condurremo le nostre osservazioni. Potremmo condurre le nostre osservazioni o in laboratorio oppure nel mondo reale. In laboratorio, a differenza del mondo reale, la situazione sarebbe controllata poiché verrebbero eliminati molti dei fattori complessi presenti in un ambiente naturale. Ciò nonostante la ricerca in laboratorio presenta alcuni inconvenienti poiché è impossibile condurre una ricerca in modo tale che i partecipanti non sappiano di essere studiati (COMPORTAMENTO INFLENZATO E ALTERATO). In secondo luogo, l’ambiente del laboratorio non è naturale e può spingere i partecipanti a comportarsi in maniera innaturale. In terzo luogo, i genitori e i bambini che sono disponibili a recarsi in un laboratorio universitario e hanno la possibilità di farlo, potrebbero non essere rappresentativi della popolazione che intendiamo studiare. È stato possibile verificare quanto alcuni aspetti dello sviluppo infantile siano impossibili da esaminare in laboratorio. Al contrario l’osservazione naturalistica offre informazioni che è impossibile ottenere in laboratorio. Per osservazione naturalistica si intende dire osservare i comportamenti e situazioni reali senza tentare di manipolare o controllare la situazione. Gli studiosi dello sviluppo infantile possono condurre osservazioni naturalistiche nelle case, negli asili, nelle scuole, nei parchi giochi, nei centri commerciali o in altri luoghi dove i bambini vivono o trascorrono il loro tempo. L’ambiente oltre ad essere naturale o artificiale, può essere strutturato o non strutturato dallo sperimentatore. L’osservazione è strutturata nel momento in cui il ricercatore controlla alcune variabili per favorire la naturalità della situazione (in laboratorio l’osservatore definisce oggetti da usare e secondo quale ordine o in base a quali consegne). Al contrario l’osservazione non è strutturata quando il ricercatore non ha la possibilità di controllare alcuna variabile. - QUESTIONARI ( a risposta aperta o risposta chiusa) E INTERVISTE: il modo migliore e più rapido per ottenere informazioni dalle persone consiste nel porre delle domande ai diretti interessati. Una possibile tecnica di ricerca è l’intervista oppure il questionario. È utilizzata una serie di domande standard per ricavare dalle persone risposte relative a loro atteggiamenti e le loro convinzioni riguardo un particolare argomento. Le domande devono essere chiare e neutrali. I questionari e le interviste possono essere utilizzati per studiare una vasta gamma di argomenti. I questionari e interviste possono essere completati di persona, al telefono oppure online. Un problema legato ai questionari e alle interviste è che i partecipanti hanno la tendenza a rispondere in modi che ritengono socialmente accettabili o desiderabili piuttosto che rivelare quello che pensano o provano veramente. I questionari e le interviste presentano alcuni limiti connessi al livello di sviluppo dei bambini partecipanti: ad esempio tali strumenti non possono essere utilizzati con i bambini di età inferiore ai 3-4 anni d’età nella modalità orale e e con bambini di età inferiore ai 7-8 anni d’età nella modalità scritta. I bambini potrebbero non comprendere bene le domande poste dall’intervistatore a causa del basso livello di sviluppo cognitivo. Se il bambino non possiede le capacità cognitive linguistiche richieste per rispondere alle domande di un testo tradizionale, genitori ed educatori hanno l’opportunità di fornire informazioni importanti richiesti in un questionario. Un questionario può presentare o domande a risposta aperta (libertà di espressione attraverso cui è possibile comprendere il livello culturale) o domande a risposta chiusa (attiva il riconoscimento). Solitamente in un questionario a risposta chiusa le risposte sono standardizzate e si codificano con facilità. I questionari a risposta aperta si usano quando non si conoscono a priori le possibili modalità di risposta oppure le risposte sono troppo numerosa per elencarle tutte. - TEST STANDARDIZZATI: un altro metodo per raccogliere i dati è il test standardizzato che presenta procedure uniformi per il completamento e la valutazione. Molti test standardizzati permettono di confrontare la performance di una persona con quella di altri individui (consentono ad esempio di fare un confronto tra il punteggio di una persona e quella di altri individui). Per quanto però i test standardizzati offrono delle informazioni riguardo le differenze individuali tra persone, presentano ugualmente dei difetti. Non sempre i test standardizzati sono in grado di prevedere i comportamenti in situazioni al di fuori del test. Un altro problema deriva dal fatto che i test standardizzati si basano sull’idea che il comportamento di una persona sia consistente e stabile, quando ad esempio la personalità e l’intelligenza possono variare a seconda della situazione (ad esempio un bambino potrebbe ottenere un punteggio molto basso perché trovandosi a svolgerlo nell’ufficio dello psicologo scolastico si sente in ansia. Al contrario il bambino riuscirebbe ad ottenere un punteggio molto più alto qualora dovesse svolgere il test in un contesto più familiare). Un ultimo svantaggio è dato dal fatto che molti test psicologici sviluppati nelle culture occidentali potrebbero non essere adatte ad altre culture (persone originarie di altre culture potrebbero aver vissuto esperienze che le spingono a interpretare le domande e a dare risposte in maniera completamente diversa dalle persone per cui il test era stato ideato). - MISURAZIONI PSICOFISIOLOGICHE: le misurazioni psicofisiologiche servono a raccogliere dati circa i meccanismi di un soggetto. Queste misurazioni sono utilizzate per valutare il funzionamento del nostro sistema nervoso centrale, del nostro sistema nervoso autonomo e del nostro sistema endocrino. Le tecniche di visualizzazione dell’attività celebrale includono diversi metodi per produrre diversi tipi di immagini della struttura del suo cervello, della sua attività o di entrambe. Alcuni dei metodi maggiormente usati sono: EEG: L'elettroencefalogramma (EEG) è un esame strumentale non invasivo che permette di indagare la funzionalità del cervello attraverso l’analisi e la registrazione della sua attività elettrica. Si effettua ponendo degli elettrodi sulla testa in corrispondenza di determinate aree cerebrali. TAC: la tomografia assiale computerizzata è una tecnica diagnostica che sfrutta le radiazioni ionizzanti (o raggi X) per ottenere immagini dettagliate, in versione tridimensionale. fMRI: la risonanza magnetica funzionale è un tipo particolare di risonanza magnetica che viene utilizzata, in ambito neuroradiologico, per rilevare quali aree cerebrali si attivano durante l’esecuzione di un determinato compito (come parlare, leggere, pensare o muovere una mano). ERP (Event related potencial): un potenziale correlato ad un evento è una risposta cerebrale misurabile, che si forma direttamente come risultato di un pensiero oppure di una percezione. In una definizione più formale, è qualsiasi risposta elettrofisiologica a uno stimolo interno oppure esterno. NORME ETICHE DELLA RICERCA L’associazione americana degli psicologi ha sviluppato linee guida per regolamentare gli aspetti etici della ricerca psicologica. - CONSENSO INFORMATO E LIBERTÀ DELLA PERSONA DI RITIRARSI DALLA RICERCA: se si vogliono utilizzare i dati raccolti in una ricerca è necessario ottenere il consenso dalle persone che vi hanno partecipato. - RISERVATEZZA: a chi partecipa la ricerca deve essere sempre garantita la possibilità dell’anonimato. - IL RISCHIO DI DANNI PERMANENTI O TEMPORANEI A CHI PARTECIPA ALLA RICERCA: la ricerca non deve comportare alcun rischio di danni permanenti e/o temporanei a chi vi partecipa. - PROTEZIONE A COLORO CHE PARTECIPANO ALLA RICERCA: chi svolge la ricerca è responsabile del trattamento ricevuto da coloro che vi partecipano da parte delle persone che collaborano ad essa. - DIFFUSIONE DELLE RICERCHE IN SEDI SCIENTIFICHE: in occasione della presentazione delle ricerche in sedi scientifiche , devono essere rispettati diversi requisiti tra i quali il fatto che i dati non possono essere falsificati, inventati o distorti in tutto o in parte. DAGLI INIZI BIOLOGICI ALLA NASCITA LA PROSPETTIVA EVOLUZIONISTICA (NATURA-CULTURA) Quando i nostri antenati hanno abbandonato le foreste per la savana e successivamente si sono organizzati in tribù cacciatrici nelle grandi pianure, il loro cervello e il loro comportamento sono cambiati. La “selezione naturale” è quel processo che giova gli individui in grado di adattarsi, permettendo loro di svilupparsi e riprodursi. Tale concetto fu introdotto nel XIX secolo (1800) dal naturalista inglese Charles Darwin che, viaggiando per il mondo, poté osservare il modo in cui diverse specie animali riescano ad adattarsi in contenti ambientali differenti. Nell’ORIGINE DELLE SPECIE (1859), Darwin espresse le sue osservazioni e riflessioni secondo le quali le popolazioni rimanessero costanti nonostante gli organismi si riproducessero. Egli ipotizzò che ciascuna nuova generazione dovesse combattere una lotta intensa e costante per il cibo, l’acqua e le altre risorse. A sopravvivere e a riprodursi sono coloro i quali sono capaci di fronteggiare tali situazioni, adattandosi ad esse. Gli individui che sopravvivono e si riproducono trasmettono così le proprie caratteristiche genetiche alla generazione successiva. Darwin sosteneva che questi individui, capaci di riprodursi e di trasmettere le proprie caratteristiche genetiche, si fossero “adattati meglio” al loro ambiente rispetto a coloro che non erano stati in grad

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