Psicologia dei processi cognitivi e emotivi PDF

Summary

Questo documento tratta la storia della psicologia, dai progenitori filosofici come Platone e Aristotele al funzionalismo. Esplora concetti chiave come l'innatismo e l'empirismo, il problema mente-corpo e il ruolo del cervello nei processi mentali. Il documento analizza la nascita della psicologia come scienza indipendente e le principali scuole di pensiero, dal comportamentismo allo strutturalismo e al funzionalismo.

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Storia della Psicologia I: dai progenitori al Funzionalismo =========================================================== 1. I progenitori della psicologia --------------------------------- **Cosa studia la psicologia** La psicologia può essere definita come **lo studio scientifico della mente e de...

Storia della Psicologia I: dai progenitori al Funzionalismo =========================================================== 1. I progenitori della psicologia --------------------------------- **Cosa studia la psicologia** La psicologia può essere definita come **lo studio scientifico della mente e del comportamento.** - Con il termine **'mente'** ci si riferisce alla nostra personale esperienza interiore, all'incessante flusso di coscienza fatto di percezioni, pensieri, ricordi e sentimenti. - Con il termine **'comportamento**' si fa invece riferimento alle azioni osservabili degli esseri umani, alle cose che facciamo nel mondo, da soli o con altri. La psicologia è dunque il tentativo di usare il metodo scientifico per rispondere agli interrogativi fondamentali che riguardano la mente e il comportamento. **Origini** Il desiderio di capire chi siamo non è certamente nuovo: le radici della psicologia moderna vanno infatti ricercate nella filosofia di **duemila anni fa**. I pensatori greci come **Platone** (428-347 a.C.) ed **Aristotele** (384-322 a.C.) furono tra i primi a confrontarsi con gli interrogativi fondamentali su come funziona la mente. Questi filosofi esaminarono la maggior parte delle questioni di cui gli psicologi continuano ad occuparsi anche oggi. Ad esempio, le capacità cognitive e le cognizioni sono innate o si acquisiscono con l'esperienza? **Innatismo** Platone era un fervido sostenitore dell'**innatismo**, secondo cui certi tipi di conoscenza sono innati o connaturati. Per esempio, è noto che i bambini di tutte le culture acquisiscono la padronanza degli aspetti fondamentali della lingua molto precocemente, ben prima di ricevere alcuna istruzione formale: essi imparano che i suoni hanno dei significati e che possono essere combinati per formare delle parole, le quali a loro volta possono essere utilizzate per formare delle frasi. In effetti, queste evidenze sembrano indicare che la propensione all'apprendimento di una lingua è come l'hardware di un computer, ossia qualcosa che i bambini possiedono fin dalla nascita. **Empirismo** Al contrario, Aristotele era un sostenitore dell'**empirismo filosofico**, secondo cui tutta la conoscenza si acquisisce mediante l'esperienza. Questo filosofo riteneva che la mente del bambino fosse come una tabula rasa (una lavagna vuota) su cui venivano scritte le esperienze. Secondo tale visione anche la capacità di apprendere una lingua dipende dall'esperienza del bambino (per esempio, gli psicologi moderni hanno dimostrato che diversi fattori ambientali, tra i quali la presenza di fratelli o sorelle più grandi, possono favorire l'apprendimento linguistico dei bambini). **Approccio moderno** Naturalmente, pochi psicologi moderni credono nella totale fondatezza dell'innatismo o dell'empirismo: tuttavia, la controversia relativa a quanta parte abbiano la 'natura' e la 'cultura' nello spiegare i comportamenti umani è ancora oggi aperta. Per certi versi, è sorprendente come questi filosofi antichi siano stati in grado di sollevare molte delle questioni fondamentali della psicologia ed offrire intuizioni eccellenti senza avere alcun accesso all'evidenza scientifica. Infatti, le idee di Platone e Aristotele provenivano da osservazioni personali, dall'intuizione e dalla riflessione. Per quanto essi fossero molto bravi ad argomentare gli uni contro gli altri, era impossibile giungere ad una risoluzione delle dispute teoriche in quanto [il loro approccio non prevedeva alcun metodo empirico di verifica delle teorie. ] Oggi, tutti gli studiosi sono d'accordo sul fatto che la capacità di verificare una teoria sul piano empirico (osservativo) costituisce il fondamento dell'approccio scientifico nella psicologia moderna e la base per giungere a conclusioni affidabili. 2. Dal cervello alla mente -------------------------- **Il problema mente-corpo** Tutti concordiamo sul fatto che il cervello e il corpo sono oggetti fisici, mentre i contenuti della mente (le percezioni, i pensieri e le emozioni) non sono osservabili: L'esperienza interiore è perfettamente reale, ma dove ha sede? Il filosofo francese **Descartes** (1596-1650) asseriva che corpo e mente sono cose fondamentalmente diverse: - **il corpo e il cervello sono fatti di una sostanza materiale,** - **la mente (o anima) è fatta di una sostanza incorporea (spirituale)** In che modo interagiscono mente e corpo? Problema del **dualismo** = [ ] il problema di come l'attività mentale possa trovare accordo e coordinazione con il comportamento fisico Come fa la mente a dire al corpo di muovere un piede? - **Descartes** = mente influenzasse il corpo attraverso una piccola struttura cerebrale(**ghiandola pineale**) - **Hobbes** (1588-1679)= mente e corpo non sono cose diverse: **la mente è ciò che il cervello fa.** **Il collegamento tra cervello e mente** Anche il medico francese **Gall** (1758-1828) pensava che cervello e mente fossero collegati. Egli esaminò i cervelli di persone morte e concluse che: - **l'abilità mentale spesso aumentava con l'aumentare delle dimensioni cerebrali,** - **l'abilità mentale diminuiva se il cervello era danneggiato.** Questo aspetto dei suoi studi fu ampiamente accettato, tuttavia, Gall andò oltre le evidenze sperimentali e propose una teoria nota come **frenologia**, secondo cui specifiche abilità e caratteristiche mentali sono localizzate in specifiche aree del cervello. In effetti, l'idea della specializzazione cerebrale si dimostrò corretta, ma la frenologia spinse questa ipotesi fino a conseguenze estreme ed irragionevoli. Ad esempio, Gall sosteneva che: - **la dimensione delle protuberanze o delle rientranze del cranio riflettesse la dimensione delle aree cerebrali sottostanti,** - **toccando tali aree si potesse stabilire se una persona fosse amichevole, prudente, assertiva, e così via.** La frenologia si basava su prove aneddotiche e osservazioni casuali, portando al suo rapido abbandono. Tuttavia, altri scienziati iniziarono a collegare mente e cervello in maniera più convincente. **Il contributo di Broca** Il chirurgo **Paul Broca** (1825-1880) esaminò un paziente che aveva subito una lesione in una piccola area dell'emisfero sinistro del cervello. Il paziente: - era incapace di parlare, anche se capiva perfettamente ciò che gli veniva detto, - riusciva a comunicare attraverso gesti. Broca concluse che il danno di quella particolare area cerebrale intaccava una funzione mentale specifica: il linguaggio espressivo. Questo risultato dimostrò in modo inconfutabile che mente e cervello sono strettamente collegati, in un'epoca in cui molti seguivano ancora le idee di Descartes. **La velocità degli impulsi nervosi: Helmholtz** Contemporaneamente, la psicologia beneficiò del lavoro di scienziati tedeschi specializzati nella **fisiologia**, la disciplina che studia i processi biologici nel corpo umano. Tra questi, il contributo più importante fu quello di **Hermann von Helmholtz** (1821-1894), che adattò allo studio degli esseri umani **un metodo per misurare la velocità degli impulsi nervosi** **nella zampa delle rane.** Helmholtz scoprì che: - **il tempo di reazione ad uno stimolo somministrato all'alluce era più lento rispetto a uno stimolo somministrato alla coscia,** - **riuscì a misurare il tempo che occorreva a un impulso nervoso per giungere al cervello.** All'epoca, si riteneva che i processi neurologici fossero istantanei per rendere il comportamento così perfettamente sincronizzato. Helmholtz dimostrò che questo assunto non era vero. 3. Strutturalismo e Funzionalismo --------------------------------- **La nascita della psicologia come scienza indipendente** Nel **1879**, un assistente di Helmholtz, **Wilhelm Wundt** (1832-1920), aprì il primo laboratorio di psicologia all'**Università di Lipsia**. Secondo gli storici, questo avvenimento segnò la **nascita ufficiale della psicologia** come campo di studi indipendente. Wundt era convinto che la psicologia dovesse occuparsi dell'**analisi della coscienza**, intesa come l'**esperienza soggettiva che una persona ha del mondo**. **Strutturalismo: l\'analisi della coscienza** Per raggiungere il suo obiettivo, Wundt adottò un approccio noto come **strutturalismo**, che prevedeva l'**analisi degli elementi di base che costituiscono la mente**. Così come i chimici cercavano di comprendere la struttura della materia scomponendo le sostanze nei loro elementi, Wundt tentava di **scomporre la coscienza in sensazioni ed emozioni elementari**. Il metodo usato a tale scopo era l'**introspezione**, che implicava l'**osservazione soggettiva della propria esperienza personale.** In un tipico esperimento dell'epoca: - veniva presentato agli osservatori uno stimolo (di solito un colore o un suono), - si chiedeva loro di riferire le proprie introspezioni, focalizzandosi sulle esperienze sensoriali pure, senza interpretazioni soggettive. **Il lavoro di Titchener e il declino dello strutturalismo** **Edward Titchener** (1867-1927) continuò il lavoro di Wundt, concentrandosi sull'**identificazione degli elementi di base della coscienza**. Egli addestrò i suoi studenti a fornire descrizioni delle proprie immagini e sensazioni soggettive, arrivando a elencare nel suo manuale **Aspetti essenziali della psicologia** (1896) più di **44.000 qualità elementari dell'esperienza cosciente, principalmente visive o uditive**. Nonostante gli sforzi di Titchener, l'interesse per lo strutturalismo si affievolì rapidamente, fino a essere abbandonato. Le ragioni principali di questo fallimento erano legate all\'**eccessiva soggettività** del metodo introspettivo: - anche osservatori addestrati fornivano resoconti contraddittori delle loro esperienze, - questo rendeva impossibile concordare sugli elementi di base della coscienza. Era ormai chiaro che la psicologia, per essere considerata una scienza, richiedeva **osservazioni replicabili**, e l'introspezione non soddisfaceva questo requisito. **Il funzionalismo di William James** **William James** (1842-1910) concordava con Wundt e Titchener sulla necessità di concentrarsi sull'esperienza immediata, ma si distanziava dalla loro visione. James riteneva che [la coscienza non potesse essere scomposta in elementi separati: cercare di isolare un momento della coscienza ne distorceva la natura.] Per James, la coscienza era simile a un **flusso continuo**, non a un **complesso di sensazioni distinte**. Queste idee lo portarono a sviluppare il **funzionalismo**, ossia lo studio dello scopo dei processi mentali nel permettere alle persone di adattarsi all'ambiente. **L\'influenza del darwinismo** Il funzionalismo di James si ispirava al principio della **selezione naturale** proposto da Darwin nel libro **L'origine della specie** (1859). Secondo Darwin, le caratteristiche di un organismo utili alla sua sopravvivenza e riproduzione avevano maggiori probabilità di essere trasmesse alle generazioni successive. Allo stesso modo, James riteneva che [le capacità mentali si fossero evolute perché adattive, aiutando gli esseri umani a risolvere problemi e aumentando le probabilità di sopravvivenza]. **Conclusione** Il compito degli psicologi, secondo James, consisteva nel comprendere le **funzioni biologiche e adattive** della coscienza e dei processi mentali. Storia della Psicologia II: dalla Gestalt alla Psicologia umanistica ==================================================================== 1. La Psicologia della Gestalt ------------------------------ **Illusioni e disturbi di personalità nella psicologia** All'incirca nello stesso periodo in cui Wundt e James sviluppavano lo **strutturalismo** e il **funzionalismo**, altri psicologi si resero conto che le **illusioni e i disturbi di personalità** potevano chiarire il **funzionamento psicologico**. Gli esseri umani sono molto sensibili alle **illusioni**, ossia agli **errori di percezione, memoria o giudizio** in cui **l'esperienza soggettiva differisce dalla realtà oggettiva.** #### Esempi di illusioni percettive Ad esempio, nell'**illusione di Mueller-Lyer** (Figura 1), la linea in alto sembra più lunga della linea in basso, nonostante esse abbiano la medesima lunghezza. Questo accade perché le linee oblique alle due estremità influenzano la nostra percezione delle linee orizzontali. *Figura 1. L'illusione di Mueller-Lyer* Analogamente, **Max Wertheimer** (1880-1943) condusse un esperimento mostrando ai partecipanti due luci che lampeggiavano velocemente su uno schermo, una dopo l'altra. Quando l'intervallo di tempo tra le luci era abbastanza lungo, le persone vedevano due luci lampeggianti alternativamente. Tuttavia, quando l'intervallo fu ridotto a 20 millisecondi, i partecipanti percepivano un'unica luce che si muoveva avanti e indietro. #### Sviluppo della Psicologia della Gestalt **Wertheimer** concluse che simili illusioni non possono essere spiegate tramite gli elementi separati che le causano (le due luci). Il lampo di luce mobile viene infatti percepito come un tutt'uno, anziché come la somma delle parti. Questa intuizione portò allo sviluppo della **Psicologia della Gestalt**, un approccio che evidenzia come l'intero sia più della semplice somma delle parti e come gli esseri umani tendano a percepire l'intero piuttosto che la somma delle parti. In altre parole, gli psicologi della Gestalt assumono che la mente imponga un'**organizzazione** a ciò che percepisce. Questo è il motivo per cui i soggetti non vedono ciò che effettivamente lo sperimentatore mostra loro (due luci distinte), ma percepiscono piuttosto gli elementi come un insieme unificato (un'unica luce che si muove in maniera continua). **Contrasto con lo strutturalismo** Si può comprendere come le tesi degli psicologi della Gestalt fossero diametralmente opposte a quelle degli strutturalisti, secondo cui l'esperienza cosciente doveva essere analizzata attraverso un processo di **scomposizione in elementi separati.** Studiosi come **K. Koffka** (1886-1941) e **W. Kohler** (1887-1967) svilupparono ulteriormente la teoria e aggiunsero nuove dimostrazioni ed illusioni che confermavano la propensione della mente umana a percepire l'intero piuttosto che la somma delle parti. Il risultato di questo lavoro fu la formulazione di una serie di **regole di organizzazione percettiva** valide ancora oggi. **Principi della Gestalt** Alcuni principi fondamentali includono: - **Principio della chiusura**: contorni interrotti da spazi vuoti sono percepiti come appartenenti a oggetti completi. - **Principio della vicinanza**: oggetti che si trovano vicini tendono ad essere raggruppati insieme. **Influenza duratura della psicologia della Gestalt** Oggi, la psicologia della Gestalt non esiste più come scuola di pensiero indipendente; tuttavia, le sue tesi hanno profondamente influenzato gli studi percettivi successivi. In particolare, l'idea che la mente imponga struttura e organizzazione alla realtà è divenuta uno dei **principi fondamentali** della psicologia moderna. 2. I disturbi mentali e la personalità multipla ----------------------------------------------- **L\'Importanza dello Studio dei Comportamenti Bizzarri** Tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo, alcuni psicologi si resero conto che lo studio dei **comportamenti bizzarri** di pazienti con disturbi psicologici poteva essere di aiuto nel comprendere il normale funzionamento della mente. Tali studiosi furono particolarmente attratti dai pazienti con **disturbo dissociativo dell'identità**, una patologia che implica la presenza di due o più identità distinte all'interno dello stesso individuo. **Il Caso di Felida X** Uno dei primi casi di dissociazione fu descritto nel 1876: si trattava di una donna, **Felida X**, normalmente timida e tranquilla, che talvolta diventava all'improvviso molto più spavalda ed estroversa. Poi, senza preavviso e altrettanto improvvisamente, la donna tornava al suo stato abituale di timidezza. L'elemento peculiare della sua patologia era che la Felida timida non ricordava nulla di ciò che aveva fatto la Felida esuberante: la barriera tra i due stati era talmente forte che la Felida timida dimenticò di essere rimasta incinta durante uno dei suoi momenti di eccessiva espansività. **Osservazioni Cliniche di Charcot e Janet** I medici francesi **J.-M. Charcot** (1825-1893) e **P. Janet** (1859-1947) riportarono osservazioni analoghe su pazienti affetti da una patologia nota come **isteria**, la quale implicava una temporanea perdita delle funzioni cognitive o motorie, di solito in seguito a esperienze emotivamente sconvolgenti. I pazienti diventavano: - **Ciechi** - **Paralizzati** - **Perdevano la memoria** Non vi era alcuna causa fisica evidente dietro ai loro problemi. I sintomi scomparivano quando essi venivano sottoposti ad **ipnosi** (uno stato alterato della coscienza caratterizzato da elevata suggestionabilità); tuttavia, una volta usciti dallo stato di trance ipnotica, i pazienti dimenticavano ciò che era accaduto e ricominciavano a mostrare i loro sintomi. **Reazioni di Wundt e James** Questi singolari disturbi furono completamente ignorati da **Wundt** e colleghi, i quali non li consideravano oggetto d'indagine appropriato per la psicologia scientifica. Al contrario, **James** riteneva che essi svelassero l'operare di un importante errore mentale, il quale poteva essere sfruttato per comprendere il normale funzionamento della mente. In condizioni normali, ciascuna persona è consapevole di un unico '**io**' o '**sé**'; tuttavia, i pazienti isterici dimostravano in maniera molto chiara che il cervello può creare molti 'sé' consci, ognuno inconsapevole dell'esistenza degli altri. 3. La Psicoanalisi e la Psicologia Umanistica --------------------------------------------- **L\'Influenza di Freud e lo Sviluppo della Psicoanalisi** I sintomi mostrati dai pazienti affetti da **disturbo dissociativo della personalità** colpirono l'attenzione di un medico viennese, **S. Freud** (1856-1939), il quale aveva lavorato alla clinica parigina di **Charcot.** Egli iniziò a studiare per conto suo alcuni pazienti isterici e sviluppò delle teorie per spiegare i loro bizzarri sintomi, le quali ebbero un impatto duraturo nel campo della psicologia clinica. **Le Teorie di Freud** In sostanza, Freud ipotizzava che molti dei problemi mostrati dai pazienti isterici potevano essere ricondotti a **esperienze infantili dolorose** che la persona non riusciva a ricordare. Si convinse che il potente influsso di questi ricordi apparentemente perduti rivelava la presenza di una **mente inconscia**. Secondo Freud, l\'**inconscio** è la parte della mente che opera al di fuori della consapevolezza conscia, ma che influenza azioni, pensieri e sentimenti consci. Questa idea, rivoluzionaria per l'epoca, portò Freud a sviluppare la **teoria psicoanalitica**, un approccio che sottolinea l'importanza dei processi mentali inconsci nel plasmare sentimenti, pensieri e comportamenti. Secondo la prospettiva psicoanalitica, è fondamentale svelare le prime esperienze di un individuo e fare luce sulle ansie, i conflitti e i desideri inconsci. **La Psicoanalisi come Terapia** La teoria psicoanalitica costituì la base di una terapia che Freud chiamò **psicoanalisi**, la quale si proponeva di far emergere il materiale inconscio alla consapevolezza cosciente. All'inizio del XX secolo, queste idee furono sviluppate, e in parte modificate, da altri studiosi, quali **C. G. Jung** (1875-1961) e **A. Adler** (1870-1937). Nonostante questi sforzi, la teoria psicoanalitica divenne ben presto molto controversa, soprattutto in America. **Controversie e Critiche alla Psicoanalisi** Il motivo principale di tale controversia era che Freud e colleghi sostenevano che per comprendere pensieri, emozioni e comportamenti di una persona fosse necessaria un'**esplorazione approfondita** delle sue prime esperienze **sessuali** e dei suoi desideri sessuali inconsci. Questi argomenti erano considerati all'epoca troppo scabrosi per il dibattito scientifico. Dopo un periodo iniziale di ampia diffusione, l'impatto e l'interesse per la psicoanalisi si ridussero notevolmente. Freud aveva una **visione pessimistica della natura umana**, ponendo in risalto limiti e problemi anziché possibilità e potenzialità. Le persone erano considerate come **ostaggi di esperienze infantili dimenticate e di impulsi sessuali primitivi**. Questa visione cupa non si adattava bene al clima americano del dopoguerra, caratterizzato da positività, energia e ottimismo. L'epoca era quindi caratterizzata dalle realizzazioni, non dalle debolezze della mente umana, e il punto di vista freudiano non era più al passo con i tempi. **L\'Emergere della Psicologia Umanistica** Fu proprio in questo periodo che gli psicologi **A. Maslow** (1908-1970) e **C. Rogers** (1902-1987) svilupparono la **psicologia umanistica**, un approccio alla comprensione della natura umana che pone in risalto il potenziale positivo degli esseri umani. Questi psicologi concentrarono la loro attenzione sulle aspirazioni più elevate delle persone, considerandole come **liberi agenti dotati di un bisogno innato di svilupparsi, crescere e realizzarsi.** In linea con questa visione, l'obiettivo primario dei terapeuti umanistici era quello di aiutare le persone a realizzare il loro pieno potenziale. Storia della Psicologia III: dal Comportamentismo alle Neuroscienze Cognitive ============================================================================= 1. Il Comportamentismo ---------------------- **L\'Emergere del Comportamentismo nella Psicologia** Le scuole di pensiero psicologico sorte tra la fine del XIX secolo e i primi decenni del XX secolo, come lo **strutturalismo**, il **funzionalismo**, la **psicologia della Gestalt** e la **psicologia umanistica**, avevano l'obiettivo comune di studiare il funzionamento della mente, esaminando i contenuti coscienti o cercando di far affiorare ricordi inconsci. Tuttavia, con il procedere del XX secolo, alcuni psicologi cominciarono a mettere in discussione l'idea che la psicologia dovesse concentrare l'indagine sulla vita mentale, sviluppando un nuovo approccio noto come **comportamentismo**. Questo approccio affermava che gli psicologi dovevano limitarsi allo studio scientifico del comportamento oggettivamente osservabile. **B. Watson e la Critica all'Introspezione** **B. Watson** (1878-1958), ben conosciuto nella tradizione funzionalista, considerava l'esperienza mentale troppo vaga e soggettiva per essere un oggetto di indagine scientifica. Egli riteneva che la scienza necessitasse di misurazioni oggettive e replicabili di fenomeni accessibili a tutti gli osservatori. Perciò, sostenne che, anziché descrivere le sensazioni coscienti, gli psicologi dovessero dedicarsi allo studio del comportamento, poiché questo poteva essere osservato da tutti e misurato oggettivamente. Secondo Watson, lo scopo della psicologia doveva essere quello di prevedere e controllare il comportamento umano a beneficio della società. **L\'Influenza di Pavlov e il Concetto di Stimolo-Risposta** Watson fu molto influenzato dagli esperimenti condotti dal fisiologo russo **I. Pavlov** (1849-1936). Pavlov sviluppò un procedimento in cui, ogni volta che dava da mangiare a dei cani, faceva sentire loro un suono. Dopo alcune ripetizioni in cui cibo e suono venivano presentati insieme, i cani iniziarono a salivare al solo sentire il suono. In questo esperimento, il suono era uno **stimolo** (un input sensoriale dall'ambiente), mentre la salivazione era la **risposta** (una reazione o modifica fisiologica a uno stimolo). Questi due concetti costituirono la base del comportamentismo, rendendolo noto come la psicologia dello **stimolo-risposta** (o **S-R**). **B.F. Skinner e il Principio del Rinforzo** A differenza di Pavlov, che studiava animali come partecipanti passivi, **B.F. Skinner** (1904-1990) notò che, nel loro ambiente naturale, gli animali erano attivi e cercavano cibo, riparo e opportunità di accoppiamento. Skinner costruì una gabbia, nota come **gabbia di Skinner**, dotata di una leva e un vassoio per il cibo. Inizialmente, il comportamento del ratto era casuale, ma dopo aver premuto la leva per caso e ottenuto del cibo, la frequenza di pressione aumentava notevolmente fino a quando l'animale non era sazio. Skinner definì questo fenomeno come il **principio del rinforzo**, secondo cui le conseguenze di un comportamento determinano se esso sarà ripetuto in futuro. Il suo approccio al comportamentismo ebbe un notevole successo e Skinner iniziò ad applicare le sue idee per migliorare la qualità della vita quotidiana, come nell'apprendimento dei bambini. **Le Controversie delle Teorie di Skinner** In libri controversi come **\"Oltre la libertà e la dignità\"** e **\"Walden II,\"** Skinner propose una visione utopistica in cui il comportamento umano era rigidamente controllato dalla scrupolosa applicazione del principio del rinforzo. Egli sosteneva che il nostro senso di libera volontà fosse un'illusione, affermando che gli esseri umani rispondono in base a schemi di rinforzo passati. In altre parole, le nostre scelte attuali sono influenzate da esperienze passate di rinforzo, e la sensazione di \"scegliere\" di compiere determinate azioni è solo un\'illusione. Queste affermazioni suscitarono forti proteste, poiché molti interpretavano il pensiero di Skinner come una rinuncia all'attributo fondamentale dell'essere umano, il **libero arbitrio**, auspicando una società repressiva in cui il comportamento delle persone veniva manipolato per scopi specifici. 2. Il Cognitivismo ------------------ **Il Comportamentismo e l\'Emergere della Psicologia Cognitiva** Il **comportamentismo** dominò la psicologia americana dagli anni Trenta agli anni Cinquanta del Novecento, con la mente considerata come una 'scatola oscura' che non poteva essere studiata. La natura dei processi mentali fu quasi completamente ignorata durante questo periodo. Tuttavia, l'arrivo dei **computer** portò a un cambiamento significativo nella percezione della psicologia. Questi strumenti erano visti come sistemi di elaborazione delle informazioni e incoraggiarono i psicologi a considerare i processi mentali come flussi di informazioni che potevano essere studiati e analizzati scientificamente. **L\'Origine della Psicologia Cognitiva** Questo rinnovato interesse sfociò in un nuovo approccio noto come **psicologia cognitiva**, che si occupa dello studio scientifico dei processi mentali, come la percezione, la memoria e il ragionamento. Tra i pionieri del cognitivismo si distinse **Sir F. Bartlett** (1886-1969), uno psicologo britannico che [analizzò gli errori commessi dai soggetti nel tentativo di ricordare storie. Bartlett osservò che spesso i partecipanti ricordavano ciò che si aspettavano accadesse piuttosto che ciò che era realmente accaduto]. Questa scoperta lo portò a concludere che la memoria non fosse una riproduzione fedele dell\'esperienza passata, ma fosse **influenzata da conoscenze, convinzioni e desideri**, un'intuizione che risuona ancora oggi. **Piaget e lo Sviluppo Cognitivo** Un altro importante contributo venne dallo psicologo svizzero **J. Piaget** (1896-1980), che studiò gli **errori percettivi e cognitiv**i nei bambini per comprendere lo sviluppo della mente umana. In uno dei suoi esperimenti, Piaget presentò a dei bambini due mucchietti di creta di uguali dimensioni e, dopo aver ridotto uno di essi in pezzi più piccoli, chiese ai bambini di indicare quale contenesse più creta. I bambini di tre anni commisero l'errore di indicare come più grande il mucchietto frantumato, mentre i bambini di 6-7 anni non commisero tale errore. Da ciò, Piaget concluse che [ai bambini più piccoli mancava la capacità cognitiva di comprendere che la massa di un oggetto rimane costante anche quando esso è suddiviso.] **La Psicologia Cognitiva durante la Seconda Guerra Mondiale** L\'importanza della psicologia cognitiva aumentò notevolmente durante la **Seconda Guerra Mondiale**, quando i militari iniziarono a utilizzare la psicologia per ottimizzare l\'apprendimento dei soldati nell'uso di nuove tecnologie, come il radar. **D. Broadbent** (1926-1993) fu uno dei primi a osservare che i piloti faticavano a gestire simultaneamente diversi strumenti, necessitando di spostare la loro attenzione da uno all\'altro. [Dimostrò che la limitata capacità di gestire il flusso di informazioni in entrata è una caratteristica fondamentale della cognizione umana]. Questa idea fu confermata da **G. Miller** (1920-2012), il quale scoprì i limiti della capacità di elaborazione umana, rivelando che [i soggetti possono mantenere in memoria solo sette (più o meno 2) elementi di informazione per breve tempo]. **Paragoni tra Mente Umana e Computer** Altri studiosi, come **Newell** (1927-1997) e **Simon** (1916-2001), notarono somiglianze tra la mente **umana e i computer**, entrambi capaci di registrare, memorizzare e recuperare informazioni. Iniziarono a chiedersi se il computer potesse essere considerato un modello della mente umana, proponendo che la mente fosse paragonabile al software di un computer. Cominciarono a scrivere programmi per vedere se questi software riuscivano a imitare il linguaggio e il comportamento umano. **Un\'Espansione della Ricerca Cognitiva** Questi sviluppi segnarono l'inizio di una fioritura di studi cognitivi durante gli anni Sessanta e Settanta del XX secolo. **U. Neisser** (1928-2012) descrisse tali avanzamenti nel suo testo fondamentale, intitolato **\"Psicologia cognitiva,\"** che consolidò l\'importanza della psicologia cognitiva come un campo di studio vitale per comprendere i processi mentali umani. 3. Le neuroscienze cognitive ---------------------------- **Il Legame tra Mente e Cervello** ---------------------------------- Se da un lato gli psicologi cognitivisti studiavano il **software** della mente, dall'altra parte non avevano molto da dire sull'**hardware** del cervello. Eppure, come gli scienziati informatici sanno bene, il rapporto tra hardware e software ha una importanza fondamentale. Le attività mentali ci sembrano così naturali e spontanee che spesso non ci rendiamo conto che esse dipendono da operazioni molto complesse eseguite dal cervello. ### **Studi di Broca e Lashley** L'intima relazione tra mente e cervello era già in parte stata dimostrata dagli studi di **Broca**, il quale aveva evidenziato come persino i processi cognitivi più semplici dipendono dall'integrità del cervello. All'inizio del XX secolo, molti psicologi erano interessati a comprendere il legame tra mente e cervello. In questo clima, **K. Lashley** (1890-1958) sviluppò una procedura in cui: - Addestrava i ratti a percorrere un labirinto - Rimuoveva alcune parti del loro cervello - Misurava la loro capacità di percorrere il labirinto una seconda volta Lashley voleva scoprire il punto esatto del cervello in cui si verifica l'apprendimento. I risultati furono negativi; egli trovò solo una correlazione positiva tra l'ampiezza dell'area cerebrale rimossa e le difficoltà del ratto nell'apprendere il labirinto. Tuttavia, i suoi sforzi diedero impulso ad un'area di ricerca che in seguito fu chiamata **psicologia fisiologica**. ### **Evoluzione nella Ricerca: Neuroscienze Comportamentali** Oggi, la psicologia fisiologica si è evoluta nelle **neuroscienze comportamentali**, un settore di studio che: - Collega i processi psicologici alle attività del sistema nervoso - Studia altri processi organici I neuroscienziati comportamentali osservano le risposte degli animali mentre sono impegnati a svolgere compiti appositamente studiati. Essi: - Registrano le risposte elettriche o chimiche del cervello durante l'esecuzione del compito - Rimuovono parti specifiche del cervello per verificare come ciò alteri l'esecuzione del compito ### **Limitazioni negli Studi Umani** Negli esseri umani, la chirurgia cerebrale sperimentale non era praticabile. La conseguenza fu che, per molti anni, gli studiosi dovettero limitarsi a esaminare casi di incidenti o di malattie che implicavano danni in particolari regioni del cervello. Se questi danni compromettevano una capacità cognitiva, gli psicologi ne deducevano che: - Quella regione era coinvolta nel produrre il processo cognitivo in questione Ad esempio, la storia del paziente amnesico **H.M.** fornì agli scienziati importanti indizi sul ruolo dell**'ippocampo** nei processi di memorizzazione (Scoville & Milner, 1957). *La storia del paziente amnesico **H.M.** (Henry Molaison) è uno dei casi più significativi nella storia della neuroscienza e ha avuto un impatto fondamentale nella comprensione della memoria, in particolare del ruolo dell\'**ippocampo**.* ### ***Background del caso H.M.:*** - ***Intervento chirurgico**: Nel 1953, a causa di gravi epilessia, H.M. si sottopose a un intervento chirurgico in cui i chirurghi rimossero una parte significativa dell\'ippocampo e di altre aree circostanti delle sue strutture cerebrali. L\'ippocampo è un\'area chiave per la formazione e l\'elaborazione della memoria.* - ***Amnesia anterograda**: Dopo l\'intervento, H.M. sviluppò un\'**amnesia anterograda**, il che significava che non era in grado di formare nuovi ricordi a lungo termine. Poteva ricordare eventi accaduti prima dell\'intervento, ma non riusciva a creare nuovi ricordi. Questo tipo di amnesia è caratteristica di danni all\'ippocampo.* ### ***Importanza del caso H.M.:*** 1. ***Ruolo dell\'ippocampo**:* - *H.M. fornì prove cruciali sul fatto che l\'ippocampo è fondamentale per la **memoria dichiarativa** (la memoria per fatti ed eventi). Questo ha portato a una migliore comprensione di come le diverse aree del cervello contribuiscano a vari tipi di memoria.* 2. ***Memoria a lungo termine vs. memoria a breve termine**:* - *Sebbene H.M. non potesse formare nuovi ricordi a lungo termine, la sua memoria a breve termine e la capacità di eseguire compiti cognitivi di base erano preservate. Questo ha suggerito che la memoria a breve termine e la memoria a lungo termine sono processi distinti che coinvolgono aree cerebrali diverse.* 3. ***Tipo di memoria compromessa**:* - *H.M. dimostrò che l\'ippocampo non è necessario per il **recupero di ricordi già consolidati**, ma è essenziale per l\'acquisizione di nuovi ricordi. Questo ha portato a distinguere tra **memoria episodica** (eventi specifici) e **memoria semantica** (fatti e conoscenze generali).* 4. ***Implicazioni per la ricerca sulla memoria**:* - *Gli studi su H.M. hanno aperto la strada a ulteriori ricerche sull\'ippocampo e sulla memoria, inclusi studi su pazienti con lesioni simili e sulla neuroplasticità* ### **Avvento delle Tecniche di Scansione Cerebrale** Alla fine degli anni Ottanta del Novecento, l'avvento delle tecniche di scansione cerebrale non invasive cambiò nuovamente il quadro della situazione, consentendo agli psicologi di: - Osservare ciò che accade nel cervello quando una persona legge, immagina o ricorda Di fatto, la **neurovisualizzazione** è oggi diventata uno strumento indispensabile per osservare il cervello in azione e vedere quali parti sono coinvolte in determinate operazioni. Le **neuroscienze cognitive** costituiscono un campo di ricerca in rapida crescita che tenta di comprendere i legami tra processi cognitivi e attività cerebrale. I metodi della psicologia I: Empirismo e misurazione ==================================================== 1. Empirismo e Dogmatismo ------------------------- **Due Scuole di Pensiero nell\'Antica Grecia** ---------------------------------------------- Nell'antica Grecia, una persona che manifestava una malattia poteva scegliere di affidarsi a due tipi di dottori, che seguivano due scuole di pensiero molto diverse: - **Dogmatisti** \[da *dogmatikos*: «che segue le credenze»\], i quali pensavano che il modo migliore per comprendere la malattia fosse quello di sviluppare teorie sulle funzioni dell'organismo. - **Empiristi** \[da *empeirikos*: «che segue le esperienze»\], i quali pensavano che il modo migliore per comprendere la malattia consistesse nell'osservare le persone malate. Con il passare del tempo, l'empirismo si rivelò un metodo molto più valido ed efficace per curare le persone, per cui il dogmatismo venne abbandonato. **Il Significato Moderno di Dogmatismo ed Empirismo** ----------------------------------------------------- Oggi, i termini **dogmatismo** ed **empirismo** assumono connotati differenti: - **Dogmatismo**: riferito a persone che aderiscono a convinzioni prestabilite, anche quando esse sono in netto contrasto con l'evidenza empirica. - **Empirismo**: utilizzato per descrivere la convinzione che una conoscenza accurata del mondo richieda un'attenta osservazione. **L\'Empirismo e la Scienza Moderna** ------------------------------------- Il ruolo dell'empirismo, e quindi dell'osservazione, nello sviluppo della conoscenza può sembrare ovvio agli occhi di una persona del XX secolo. Tuttavia, per millenni, le persone si sono affidate alle credenze dettate dalle autorità (ad esempio, dalla Chiesa) per rispondere ai quesiti fondamentali sul mondo. Il passaggio dal dogmatismo all'empirismo ha gettato le fondamenta della scienza moderna. **I Limiti dell\'Empirismo** ---------------------------- L'empirismo non è infallibile. Per esempio, per molti secoli, gli uomini hanno creduto che la Terra fosse piatta, basandosi su ciò che potevano percepire coi loro occhi. Essenzialmente, gli esseri umani non sono in grado di percepire la realtà così com'è. ### **Conseguenze dell\'Empirismo** L\'empirismo rappresenta un approccio proficuo, ma richiede un **metodo**, cioè un insieme di regole e tecniche per l'osservazione che permettano agli osservatori di evitare: - Illusioni - Errori - Conclusioni erronee **Il Metodo Scientifico e le Scienze Naturali** ----------------------------------------------- In molte scienze, il termine **metodo** si riferisce spesso a: - Apparecchiature e tecnologie che permettono di vedere ciò che è invisibile ad occhio nudo. Ad esempio, il biologo utilizza il microscopio per indagare la struttura delle cellule. **Le Sfide Empiriche della Psicologia** --------------------------------------- Il comportamento umano può sembrare facile da osservare, ma in realtà le sfide empiriche che la psicologia deve affrontare sono enormi. In particolare, tre fattori rendono lo studio del comportamento umano complesso: - **La complessità**: Il cervello è probabilmente l'oggetto più complesso dell'universo conosciuto. Gli scienziati possono descrivere nei minimi dettagli la struttura delle galassie o l'interazione tra protoni e neutroni, ma faticano a comprendere come le milioni di interconnessioni neurali diano luogo a pensieri, emozioni, sentimenti e azioni. - **La variabilità**: Gli oggetti studiati dalla fisica o dalla medicina sono relativamente costanti (ad esempio, due batteri di *Escherichia Coli* sono molto simili). Al contrario, le persone presentano una straordinaria variabilità, **un fattore indicato in psicologia** come **differenze individuali**. - **La reattività**: Atomi e galassie si comportano sempre allo stesso modo indipendentemente dall'osservatore. Le persone, invece, spesso cambiano comportamento quando sanno di essere **osservate.** **Conclusione** --------------- I metodi sviluppati dagli psicologi devono quindi affrontare queste sfide, cercando di comprendere e gestire la complessità, la variabilità e la reattività del comportamento umano. 2. La misurazione ----------------- Per molti secoli, gli esseri umani non hanno avuto a disposizione strumenti che consentissero loro di tenere traccia del tempo, del peso, del volume, o della densità. Oggi, invece, viviamo in un mondo di righelli, calendari, termometri e orologi: di fatto, la misurazione è la base della vita moderna e il fondamento della scienza. Tutte queste misurazioni hanno due cose in comune. Per misurare l'intensità di un terremoto o la distanza tra due molecole, dobbiamo: in primo luogo, **definire la proprietà** che si vuole misurare; in secondo luogo, trovare un modo per **rilevare tale proprietà**. Spesso utilizziamo parole come peso, velocità o lunghezza senza renderci conto che ciascuno di questi termini ha una definizione operativa, **la quale corrisponde alla descrizione di una proprietà in termini misurabili.** Forse sarete sorpresi nell'apprendere che la **definizione operativa** di lunghezza è «il cambiamento della posizione della luce nel corso del tempo», ovvero il tempo che un fotone impiega per spostarsi da una estremità all'altra di un oggetto. In altre parole, quando diciamo che un oggetto è lungo un metro, stiamo misurando il tempo impiegato da una particella di fotone per percorrere l'intero oggetto (maggiore è il tempo, maggiore sarà la lunghezza). Dunque, le definizioni operative specificano gli eventi concreti che costituiscono la proprietà che si vuole misurare. Stabilita una definizione operativa, occorre trovare un modo per rilevare gli **eventi concreti** che la definizione stessa descrive. A questo scopo, dobbiamo usare uno strumento di misura, ossia **un dispositivo in grado di rilevare gli eventi** (ovvero, le modificazioni fisiche) ai quali si riferisce la definizione operativa. Per la lunghezza, potremmo usare un rilevatore di fotoni e un orologio: successivamente, una volta stabilito di quanto si sposta un fotone in un determinato lasso di tempo, possiamo semplificare la misurazione e segnare la distanza su una sbarra di platino-iridio che chiameremo 'metro' (in effetti, tale sbarra è conservata nell\'Archivio internazionale dei pesi e delle misure di Sèvre, presso Parigi). È importante ribadire che [i dispositivi di misurazione rilevano gli eventi concreti descritti dalle definizioni operative. ] Così, un metro corrisponde alla distanza percorsa dalla luce nel vuoto in un intervallo di tempo pari a **1/299 792 458 di secondo.** Tuttavia, gli strumenti di misurazione non individuano la proprietà in sé stessa. **Concetti come forma, colore e lunghezza** devono essere intese come i**dee astratte** che non possono mai essere misurate direttamente. **Definire e rilevare sono i due compiti che consentono di misurare anche le proprietà psicologiche.** Ad esempio, se volessimo definire il concetto di "felicità", dovremmo prima sviluppare una definizione operativa di quella proprietà, che specifichi gli eventi concreti che devono essere misurati. In pratica, potremmo definire la felicità come una serie di contrazioni muscolari che fanno assumere al volto la tipica espressione di una persona che sorride ed utilizzare un elettromiografo (uno strumento che misura la contrazione muscolare) per misurarle. Ma è questo il modo giusto di misurare la felicità? In generale, vi sono molti modi diversi di definire la stessa proprietà e molti modi per rilevare gli eventi concreti corrispondenti: così, potremmo definire la felicità tramite l'autovalutazione dei soggetti. Ovviamente, alcune misure sono migliori (cioè, più valide) di altre e, come vedremo nel prossimo paragrafo, il compito dello psicologo è esattamente quello di costruire misure valide. 3. Validità, affidabilità e sensibilità --------------------------------------- Per validità si intende la caratteristica di una osservazione che consente di trarre da essa inferenze accurate. Come abbiamo visto, le misurazioni consistono di due compiti: definire la proprietà e rilevare gli eventi concreti ad essa corrispondenti. Dunque, una misura può **mancare di validità** per due motivi diversi: perché **la definizione operativa non definisce la proprietà in maniera adeguata;** o perché **lo strumento di misura non rileva in maniera accurata gli eventi specificati dalla definizione operativa**. Per quanto riguarda il primo punto, una definizione operativa deve avere **validità di costrutto**: con questo termine si intende la tendenza di una definizione operativa e di una proprietà concreta a condividere significato. Ad esempio, la ricchezza può essere lecitamente definita come la quantità di denaro posseduta da una persona, in quanto è sensato ritenere che l'oggetto concreto denaro sia correlato al concetto astratto di ricchezza. D'altra parte, non avrebbe senso definire la ricchezza come il numero di mentine che una persona riesce ad ingoiare in un colpo solo, in quanto evidentemente questa abilità non ha nulla a che fare con il costrutto astratto di ricchezza. Oltre alla validità di costrutto, una definizione operativa deve avere **validità predittiva**: con questo termine, si intende la tendenza di una definizione operativa ad essere collegata ad altre definizioni operative della stessa proprietà. Per esempio, se definiamo la felicità come la frequenza con cui una persona sorride durante un determinato periodo di tempo, allora questa misura dovrà essere correlata a quanto la persona riferisce di essere felice in un questionario di autovalutazione. In altre parole, la conoscenza delle condizioni specificate da una definizione (la quantità di volte con cui la persona ha sorriso) dovrebbe permettere di predire le condizioni specificate da un'altra definizione (il fatto che la persona affermi di essere felice in un questionario). Per quanto riguarda il secondo punto, una misura può mancare di validità in quanto lo strumento di misura non rileva in maniera accurata gli eventi specificati dalla definizione operativa. Con il termine **"affidabilità" (o attendibilità)** ci si riferisce alla tendenza di uno strumento di misura a produrre lo stesso risultato ogniqualvolta venga utilizzato per misurare la stessa cosa. Così, ad esempio, se usiamo un metro per misurare un tavolo in due occasioni diverse ad una certa distanza di tempo l'una dall'altra, ci dovremmo aspettare di trovare sempre lo stesso valore; se i valori sono diversi, allora il metro manca di affidabilità: ovvero, lo strumento individua differenze che non esistono nella realtà. Oltre all'affidabilità, una seconda caratteristica che un buon strumento di misura deve possedere è la **sensibilità:** ovvero, la tendenza dello strumento a produrre risultati diversi quando viene utilizzato per misurare cose diverse. In altre parole, se usiamo un metro per misurare due tavoli di diversa lunghezza, ci aspettiamo di trovare valori diversi; se trovassimo che i valori sono uguali, allora dovremmo concludere che il metro manca di sensibilità, in quanto non è in grado di rilevare differenze che esistono nella realtà. In sintesi, uno strumento di misura è affidabile e sensibile se individua le condizioni specificate dalla definizione operativa: \(a) quando esse hanno luogo - ovvero quando si verificano; \(b) solo quando esse hanno luogo -- ovvero non le rileva quando effettivamente non si verificano I metodi della psicologia II: Campioni, distribuzioni e distorsioni =================================================================== 1. Popolazioni, campioni e leggi dei grandi numeri -------------------------------------------------- Per millenni, i filosofi si sono avvalsi delle proprie osservazioni relative ai comportamenti di singole persone per trarre conclusioni generali sulla natura della mente umana. In effetti, a volte gli individui fanno cose degne di nota che meritano di essere studiate con attenzione; a tale scopo, gli psicologi moderni ricorrono allo **studio di casi singoli,** inteso come un metodo per acquisire conoscenze scientifiche studiando un singolo individuo. Come abbiamo visto in precedenza, l'esame delle persone con capacità inconsuete, con esperienze non comuni o con deficit insoliti hanno spesso premesso agli psicologi di avere una migliore comprensione dei meccanismi di funzionamento della mente umana (in particolare dei meccanismi cerebrali alla base dei processi cognitivi). Nonostante la sua indubbia utilità, lo studio di singole persone con abilità straordinarie rappresenta l'**eccezione alla regola**: in genere, gli psicologi osservano persone comuni e cercano di spiegare perché esse pensano, sentono e agiscono in un certo modo. In questo caso, gli psicologi osservano di norma molte persone e cercano di spiegare la **media delle osservazioni** (piuttosto che il singolo caso individuale). Questa semplice operazione che consiste nel fare la media di molte osservazioni rappresenta uno dei più potenti strumenti metodologici a disposizione dello psicologo. In termini statistici, una popolazione è l'insieme completo degli oggetti o degli eventi che potrebbero essere teoricamente misurati. Un campione è invece l'insieme parziale, o sottoinsieme, di oggetti ed eventi che viene effettivamente misurato. Così, se un ricercatore volesse sapere quanto sono mediamente felici le persone in Florida, la popolazione sarebbe l'insieme dei 15 milioni di persone che abitano in Florida. È chiaro che se un eventuale questionario per misurare la felicità venisse somministrato ad un campione molto **piccolo** di abitanti della Florida (ad esempio, 10 persone), la media potrebbe essere **poco rappresentativa** della media dell'intera popolazione. In effetti, la legge dei grandi numeri afferma che con l'aumentare delle dimensioni di un campione aumenta anche la fedeltà con cui gli attributi del campione riflettono gli attributi della popolazione dalla quale esso è tratto. In pratica, questo significa che se somministriamo il questionario per misurare la felicità a 10000 abitanti della Florida, possiamo essere ragionevolmente sicuri che la media delle nostre osservazioni (ovvero la media del campione) costituirà un'ottima approssimazione alla felicità media di tutti gli abitanti della Florida (ovvero alla media della popolazione). 2. Distribuzioni di frequenza ----------------------------- Come discusso nel paragrafo precedente, l'attenzione del ricercatore è spesso focalizzata sulla media della prestazione dei soggetti appartenenti al campione: ciò è ovviamente giustificato, in quanto essa può fornire informazioni molto utili sulla media della popolazione. Tuttavia, un problema inerente all'uso della **media campionaria** consiste nel fatto che essa spesso non rispecchia il comportamento dei singoli individui. Così, se uno psicologo afferma che le donne hanno migliori capacità motorie rispetto ai maschi (oppure che i maschi hanno migliori abilità spaziali rispetto alle donne), è evidente che le sue affermazioni non possono essere valide per tutti gli individui delle due popolazioni. Ciò che lo psicologo intende dire è che, se si misurano le abilità motorie di un vasto campione di donne e uomini, la media delle misure delle donne sarà attendibilmente più alta della media delle misure dei maschi. Naturalmente, ciò non esclude che possano esserci delle donne che hanno una prestazione inferiore alla media o degli uomini che hanno una prestazione superiore alla media. ![](media/image2.png) Figura 1. L'illusione di Mueller-Lyer. In generale, gli psicologi fanno sempre riferimento a distribuzioni di frequenza, ossia distribuzioni in cui viene rappresentato il numero di volte che ciascuna misura è stata osservata nel campione. Come illustrato nella Figura 1, sull'asse orizzontale di una distribuzione di frequenza vengono riportati tutti i valori della variabile misurata (nel caso della Figura 1, si tratta delle altezze di uomini e donne), mentre sull'asse verticale viene riportato il numero di volte (o frequenza) con cui ciascun valore è stato osservato nel campione. In psicologia, la distribuzione più nota è senza dubbio la **distribuzione normale**, in cui le misure sono per la maggior parte concentrate attorno alla media e diminuiscono verso le due estremità. Le distribuzioni normali, come quelle osservabili nella Figura 1, sono **simmetriche (**la metà sinistra è speculare alla metà destra), hanno un picco nel mezzo e vanno scemando alle estremità. Le **distribuzioni di frequenza** raffigurano tutte le misure ottenute in un campione: pertanto, esse forniscono un quadro **esauriente e completo** del campione stesso. D'altra parte, l'inconveniente è che si tratta di un metodo terribilmente scomodo per comunicare i risultati di un esperimento (o di un test): questo è il motivo per cui, in molti casi, gli psicologi si avvalgono di alcuni indici sintetici di più facile comprensione, chiamati **statistiche descrittive**: si tratta di misure riassuntive che colgono le informazioni essenziali di una distribuzione di frequenza. Le statistiche descrittive possono essere di due tipi. Le **misure di tendenza centrale** riguardano i valori delle misure che si trovano vicino al centro della distribuzione. Tra queste, le più importanti sono: la **moda**: ovvero, il valore della misura con la più alta frequenza; la **media**: ovvero, il valore medio di tutte le misure; e la **mediana**: ovvero il valore che divide la distribuzione in due parti uguali (in altri termini, il valore al di sotto del quale cade il 50% dei soggetti del campione). Un secondo tipo di statistiche descrittive sono le cosiddette **misure di variabilità**, le quali riguardano il grado in cui le misure di una distribuzione di frequenza differiscono le une dalle altre. Una misura molto semplice dal punto di vista matematico è il **campo o intervallo di variazione**, rappresentato dall'intervallo tra il valore più alto e il valore più basso della distribuzione. Altre misure, quali la **varianza o la deviazione standard** sono matematicamente più complesse, in quanto si basano sul calcolo degli scarti dei singoli punteggi dalla media campionaria. Come è possibile dedurre dalla Figura 1, le misure di tendenza centrale e di variabilità determinano congiuntamente le conclusioni che è possibile trarre dai dati. Così, le misure di tendenza centrale possono suggerire che in media le donne hanno capacità motorie migliori degli uomini; tuttavia, entrambe le distribuzioni presenteranno una notevole variabilità, il che significa che molti uomini avranno punteggi uguali o addirittura più alti rispetto alle donne. Quindi, bisogna sempre ricordare che ciò che è vero in media riguardo alle persone non è sempre vero nel singolo caso. Ciò è una conseguenza inevitabile del fatto che le persone differiscono tra loro in molti modi, per cui non vi è quasi niente che sia vero per ognuna di esse e in tutte le occasioni. I metodi sviluppati dagli psicologi consentono di tenere in considerazione la variabilità individuale ed eventualmente di andare oltre, per scoprire gli eventuali pattern di similarità. 3. Distorsioni sistematiche --------------------------- Come accennato in una lezione precedente, gli esseri umani sono **reattivi**: ciò implica che essi tendono a comportarsi diversamente dal normale quando sanno di essere sotto i riflettori dell'attenzione altrui. Questa caratteristica rende lo studio di soggetti umani particolarmente difficile, in quanto lo psicologo tenta di capire come **davvero le persone si comportano**, mentre queste spesso si comportano **come pensano di doversi comportare**. In psicologia, questo problema è noto come caratteristiche della domanda (o effetti dell'aspettativa): con questo termine sono indicati quegli aspetti di un **setting sperimentale** che inducono le persone a comportarsi così come esse pensano che l'osservatore desideri o si aspetti che esse si comportino. **Le caratteristiche della domanda** ostacolano i tentativi degli psicologi di misurare il comportamento così come esso si manifesta spontaneamente, per cui essi hanno sviluppato svariati metodi per evitare questo problema. Un primo approccio consiste nell'evitare che le persone sappiano di essere osservate. **L'osservazione naturalistica** è, per l'appunto, la tecnica che consiste nell'osservare le persone nei loro ambienti naturali senza farsi notare. I biologi utilizzano questo metodo in maniera estesa per studiare gli animali. In ambito psicologico, l'osservazione naturalistica ha consentito, tra le altre cose, di stabilire che i gruppi più numerosi tendono a lasciare le mance più basse nei ristoranti (Freeman et al., 1975) o che gli uomini di solito non approcciano la donna più bella in un bar per single (Glenwick et al., 1978). Un secondo metodo deriva dalla nozione che gli effetti dell'aspettativa diminuiscono quando le persone non possono essere identificate come autrici delle loro azioni. Gli psicologi hanno sfruttato questo fatto consentendo ai partecipanti di **fornire risposte in forma privata** (per esempio, permettendo loro di completare i questionari quando sono da sole) o **anonima** (non richiedendo ai soggetti di indicare le proprie generalità). Infine, una terza tecnica adottata dagli psicologi consiste nel misurare comportamenti o reazioni involontarie; ad esempio, essi possono dedurre che una persona è eccitata in quanto questo stato emotivo induce una dilatazione misurabile delle pupille: eventi fisiologici come questi possono essere difficilmente influenzati dalle caratteristiche della domanda, in quanto non sono sotto il controllo cosciente (volontario). Tutti questi espedienti sono certamente utili. Tuttavia, il modo migliore di risolvere il problema delle caratteristiche della domanda consiste nell'evitare di comunicare ai partecipanti il vero scopo dell'osservazione (o dell'esperimento). Il ragionamento è molto semplice: se i soggetti non conoscono le aspettative del ricercatore, non possono darsi da fare per esaudirle. Il difetto di questo metodo è che le persone sono naturalmente curiose e, anche quando il ricercatore non comunica loro lo scopo dell'esperimento, cercano di scoprirlo da sole: questo è il motivo principale per il quale spesso gli psicologi usano **storie di copertura (**ovvero, spiegazioni fuorvianti il cui scopo è impedire ai partecipanti di comprendere il vero obiettivo dello studio). Finora è stato trattato il caso in cui le aspettative influenzano il comportamento dei partecipanti alla ricerca; tuttavia, lo stesso problema può essere ugualmente riferito anche a coloro che conducono la ricerca. Sperimentatori, osservatori e codificatori sono essere umani e, come tali, tendono a vedere ciò che si aspettano di vedere. Il ruolo delle aspettative fu dimostrato in un esperimento classico di **Rosenthal & Fode** (1963) in cui degli studenti dovevano misurare la velocità con cui un ratto apprendeva a percorrere un labirinto. Ad alcuni studenti fu detto che i loro ratti erano stati selezionati per essere molto 'svegli' (ovvero molto intelligenti e veloci ad apprendere), mentre ad altri studenti fu detto che i loro ratti erano stati selezionati per essere molto 'ottusi' (ovvero poco intelligenti e lenti ad apprendere). In realtà, i due gruppi di ratti appartenevano allo stesso ceppo. Nonostante ciò, Rosenthal e Fode (1963) dimostrarono che gli studenti che pensavano di avere ratti 'ottusi' riportarono tempi di apprendimento superiori rispetto agli studenti che pensavano di avere ratti 'svegli': in altre parole, i ratti sembravano fare ciò che gli studenti si aspettavano che facessero. Vi sono almeno due modi in cui le aspettative possono influenzare le osservazioni. **In primo luogo, le aspettative possono influenzare le osservazioni**: ciò significa che essere possono determinare il tipo e la direzione degli errori di misura commessi dagli osservatori. Per esempio, mettere una zampa sopra la linea del traguardo potrebbe contare come 'imparare il labirinto' per un osservatore che valuta i ratti 'svegli', mentre potrebbe essere scartato come una risposta non valida dall'osservatore che valuta i ratti 'ottusi'. **In secondo luogo, le aspettative possono influenzare la realtà**: così, gli studenti che pensavano di avere a che fare con i ratti 'svegli' potrebbero aver agito inconsapevolmente in modo tale da favorire l'apprendimento, per esempio mostrandosi più affettuosi rispetto agli studenti che pensavano di avere ratti 'ottusi'. Per evitare gli effetti dovuti alle aspettative degli osservatori, gli psicologi utilizzano una tecnica nota come '**osservazione in doppio cieco**': si tratta di un'osservazione il cui vero scopo resta celato sia all'osservatore sia al partecipante. Così, per esempio, se agli studenti esaminati da Rosenthal e Fode (1963) non fosse stato detto quali ratti erano intelligenti e quali ottusi, essi non avrebbero modo di distorcere le osservazioni in un senso o nell'altro. In effetti, nella psicologia sperimentale **le misurazioni** (e la codifica dei dati) **vengono quasi sempre eseguite da assistenti del tutto ignari riguardo allo scopo dell'esperimento; in questo modo, essi non possono fare ipotesi su ciò che ci si aspetta che un partecipante faccia o dica.** Questi assistenti vengono informati sulla natura dello studio **solo alla fine della fase di raccolta dei dati.** Inoltre, la maggior parte degli esperimenti moderni sono effettuati attraverso il **computer,** il quale presenta le informazioni e misura le risposte in maniera neutra (priva di aspettative). Correlazioni, causalità e sperimentazione ========================================= 1. La correlazione ------------------ La ricerca scientifica parte sempre dall'osservazione e dalla misurazione di proprietà; ma il suo fine ultimo è di norma la scoperta di relazioni causali tra due o più proprietà -- ovvero, tra due o più variabili, dove con il termine '**variabile**' si intende una proprietà il cui valore può variare da un individuo all'altro nel corso del tempo. Così, ad esempio, se un ricercatore vuole sapere se i bambini che vengono sculacciati hanno maggiori probabilità di diventare depressi, quello che si sta effettivamente chiedendo è se il fatto di essere sculacciato causi la depressione. In altre parole, egli vuole verificare se un bambino che viene sculacciato spesso è più depresso, rispetto ad un bambino che viene sculacciato raramente. Le misure, di cui ci siamo occupati nella lezione precedente, forniscono informazioni sulle proprietà di oggetti ed eventi; tuttavia, per conoscere la relazione tra oggetti ed eventi, il ricercatore deve mettere a confronto i pattern di variazione in una serie di misure. Un pattern di covariazione o correlazione indica che le variazioni nel valore di una variabile sono sincronizzate alle variazioni nel valore di un'altra variabile. In questo senso, l'età è correlata all'altezza, in quanto man mano che il valore dell'età varia da giovane a vecchio, il valore dell'altezza varia da basso ad alto; analogamente, le persone che mangiano mezzo chilo di spinaci al giorno vivono mediamente più a lungo rispetto alle persone che non mangiano spinaci, in quanto man mano che il valore dell'assunzione giornaliera di spinaci varia da zero a mezzo chilo, il valore della longevità varia da basso ad alto. Oltre a descrivere il passato, le correlazioni consentono anche di fare previsioni: infatti, se due variabili sono correlate, conoscere il valore di una variabile consente di stimare il valore dell'altra variabile. Ad esempio, il fatto che l'età è positivamente associata all'altezza ci consente di affermare che un soggetto di 18 anni sarà più alto di un soggetto di 10 anni; in maniera simile, l'associazione tra consumo giornaliero di spinaci e longevità ci consente di prevedere che un soggetto che mangia mezzo chilo di spinaci al giorno vivrà più a lungo di un soggetto che ne mangia solo 100 grammi. Ogni correlazione tra variabili può essere in due modi diversi. La correlazione è positiva se la relazione tra le misure può essere descritta in termini 'più-più' o 'meno-meno': continuando con l'esempio precedente, possiamo dire che mangiare più spinaci è associato a maggiore longevità, mentre mangiare meno spinaci è associato a minore longevità. D'altra parte, la correlazione è negativa se la relazione può essere descritta in termini 'più-meno' o 'meno-più': così, mangiare più pancetta è associato a minore longevità, mentre mangiare meno pancetta è associato a maggiore longevità. Figura 1. Esempi di correlazione positiva perfetta (sinistra) e negativa perfetta (destra). Il **coefficiente di correlazione** (indicato con il simbolo 'r') **è una misura della direzione e della forza di una correlazione il cui valore varia tra −1 e +1**. Il significato di questi valori può essere illustrato come segue: **r = +1**: rappresenta una correlazione positiva perfetta (si veda la Figura 1): ogni volta che il valore di una variabile aumenta di una quantità X, il valore della seconda variabile aumenta sempre di una quantità Y (questo accade senza eccezioni); **r = −1**: rappresenta una correlazione negativa perfetta (si veda la Figura 1): ogni volta che il valore di una variabile aumenta di una quantità X, il valore della seconda variabile diminuisce sempre di una quantità Y; **r = 0**: indica una totale assenza di correlazione: ovvero, non vi è alcuna relazione sistematica tra le variabili; Naturalmente, nella vita reale le correlazioni perfette sono estremamente rare. In generale, una correlazione positiva elevata tra età ed altezza (ad esempio, r = 0.70) indica che, nella maggior parte dei casi, un bambino di 8 anni sarà più alto di un bambino di 6 anni. Tuttavia, in alcuni casi la previsione sarà **sbagliata**: ovvero, esisteranno delle **eccezioni** (due bambini di 6 e 8 anni che hanno la stessa altezza, o un bambino di 6 anni che è più alto di un bambino di 8 anni). In questo caso, il valore del coefficiente di correlazione r si collocherà in qualche punto tra 0 e +1: il valore esatto dipende proprio dal numero delle eccezioni -- maggiori sono le eccezioni, e minore sarà il valore di r. 2. Correlazione e causalità --------------------------- Le **correlazioni naturali** sono le correlazioni che osserviamo nel mondo attorno a noi: tra automobili e inquinamento, tra fumo e cancro ai polmoni, tra alcol e incidenti stradali, e così via. Tali correlazioni indicano che tra due variabili **esiste una relazione**, ma non specificano il tipo di relazione che queste variabili hanno. Supponete di osservare due persone chiacchierano in un bar; da questa semplice osservazione, si può certamente concludere che le due persone hanno una relazione, ma non si può concludere che sono coniugi. Infatti, se è vero che tutti i coniugi hanno una relazione tra loro, è altrettanto vero che non tutte le persone che sono in relazione tra loro sono anche coniugi (potrebbe semplicemente essere buoni amici o due persone che si sono appena conosciute per caso). Il medesimo principio generale si applica anche al caso delle correlazioni: tutte le variabili che sono legate da una relazione causale sono correlate tra loro, ma non tutte le variabili che sono correlate sono legate da una relazione causale. In altre parole, la causalità è solo uno dei tanti tipi di relazione che le variabili correlate possono avere. Ad esempio, molti studi hanno riscontrato una correlazione positiva tra la quantità di violenza alla quale il bambino è esposto in televisione (variabile X) e l'aggressività del suo comportamento (variabile Y). Questo risultato suggerisce che le due variabili X e Y hanno una relazione, ma qual è precisamente? Vi sono almeno tre diverse possibilità: **X causa Y:** una prima possibilità è che guardare programmi violenti causi una maggiore aggressività (ad esempio, perché l'esposizione a programmi violenti potrebbe indurre il bambino a ritenere che la violenza sia un modo ragionevole di risolvere i problemi); **Y causa X**: una seconda possibilità è che la tendenza all'aggressività spinga i bambini a guardare programmi violenti -- ovvero, i bambini che sono naturalmente aggressivi (in virtù di una ipotetica predisposizione genetica) potrebbero mostrare un più alto gradimento per i programmi televisivi violenti; **Z causa sia X che Y**: infine, un\'altra possibilità è che esista una terza variabile, ad esempio la mancanza di supervisione da parte dei genitori, che permette ai bambini di farla franca sia quando guardano programmi violenti (X) sia quando si comportano in maniera aggressiva con altri bambini (Y). Nell'ultimo caso, il rapporto tra esposizione a programmi violenti e aggressività sarebbe un esempio di **correlazione spuria** -- un termine con cui si indica che due variabili sono correlate tra loro solo perché ciascuna di esse è causata da una terza variabile comune. Nella pratica, alcune correlazioni spurie possono essere ragionevolmente scartate, sulla base di considerazioni teoriche oppure di evidenze empiriche. Tuttavia, il problema della terza variabile non può mai essere risolto in maniera definitiva, in quanto, in teoria, potrebbero esserci un numero infinito di variabili Z che spiegano la relazione tra X e Y. Per il ricercatore, la conseguenza da tenere sempre in considerazione è che non è mai possibile inferire una relazione causale tra due variabili sulla base di una correlazione naturale tra di esse, proprio perché esiste sempre la possibilità di una correlazione spuria. 3. La sperimentazione: manipolazione ------------------------------------ Come abbiamo visto, il problema della terza variabile impedisce di usare le correlazioni per stabilire rapporti di causa-effetto. Per risolvere questi problemi, i ricercatori ricorrono agli esperimenti, intesi appunto come tecniche che consentono di stabilire relazioni causali tra le variabili. Le due caratteristiche chiave che consentono agli esperimenti di affrontare la questione della causalità sono: ** la manipolazione della variabile indipendente;** ** la randomizzazione (l'assegnazione casuale dei partecipanti ai gruppi).** Il primo aspetto, la manipolazione, riguarda **la creazione di un pattern di variazione artificiale in una variabile indipendente al fine di verificarne il potere causale**. Nell'esempio precedente, il ricercatore che voglia calcolare una correlazione naturale deve eseguire alcune operazioni: misurare il numero di programmi televisivi violenti visti dal bambino, misurare la sua aggressività e infine calcolare una correlazione. Detto in altri termini, la natura offre bambini che differiscono sia per la quantità di programmi televisivi violenti che vedono sia per il loro comportamento aggressivo: il ricercatore ha semplicemente misurato i pattern di variazione naturale di queste due variabili e calcolato la loro correlazione. In un esperimento, invece, il ricercatore manipola direttamente la quantità di programmi televisivi violenti visti dal bambino e verifica gli effetti di tale variazione sul livello di aggressività. Ad esempio, il ricercatore potrebbe selezionare due gruppi di bambini che non differiscano tra loro in termini di aggressività e manipolare la variabile indipendente in modo tale che i bambini del primo gruppo vengano esposti a 2 ore di programmi televisivi violenti per un mese, mentre i bambini dell'altro gruppo non vengano esposti a nessun programma televisivo violento. Alla fine del mese, il ricercatore misura l'aggressività dei bambini una seconda volta e confronta le misure ottenute nei due gruppi, per verificare la sincronia nei pattern di variazione delle due variabili. In questo modo, se egli ottiene che i livelli di aggressività del primo gruppo sono significativamente più alti di quelli del secondo gruppo, l'ipotesi che l'esposizione a programmi violenti causa l'aggressività diventerebbe molto plausibile. Riassumendo, **condurre un esperimento comporta tre fasi cruciali:** In primo luogo, il ricercatore deve **creare un pattern di variazione artificiale in una variabile manipolata** (detta, appunto, variabile indipendente, in quanto, essendo controllata dallo studioso, non dipende in alcuno modo da quello che i partecipanti fanno o dicono) -- in molti casi, ciò implica la creazione di un gruppo sperimentale e di un gruppo di controllo; In secondo luogo, **il ricercatore deve misurare il pattern di variazione in una seconda variabile** (detta variabile dipendente, in quanto viene misurata dallo sperimentatore ma è direttamente dipende dai partecipanti); Infine, **il ricercatore deve controllare se i pattern di variazione delle due variabili sono sincronizzati o meno**. 4. La sperimentazione: randomizzazione -------------------------------------- La manipolazione diretta della variabile indipendente una delle caratteristiche della sperimentazione che consentono al ricercatore di superare il problema della terza variabile. Il secondo elemento determinante è **la randomizzazzione.** Continuando a considerare l'esempio precedente (la relazione di causalità tra esposizione a programmi televisivi violenti e comportamenti aggressivi), si supponga che il ricercatore selezioni un campione di bambini e chieda ad ogni bambino se desidera essere inserito nel **gruppo sperimentale o in quello di controllo.** Condotto l'esperimento, il ricercatore trova che i bambini che hanno guardato programmi violenti sono più aggressivi rispetto a coloro che non li hanno guardati. In questo caso, lo sperimentatore può legittimamente concludere che i programmi televisivi causano l'aggressività? In realtà, il ricercatore non può trarre alcuna ragionevole inferenza causale da un esperimento di questo tipo, in quanto potrebbero esserci **molte variabili che differenziano i bambini** che si offrono come volontari per il gruppo sperimentale da quelli che non lo fanno (ad esempio, i bambini che si offrono di essere inseriti nel gruppo sperimentale potrebbero essere emotivamente più instabili, e quindi più aggressivi, rispetto ai bambini che non si offrono volontari). **Bisogna sempre ricordare che l'obiettivo di un esperimento è creare due gruppi che differiscano per un solo aspetto - la variabile manipolata** (nel nostro esempio, il fatto di guardare o meno programmi violenti). Consentendo ai bambini di scegliere il gruppo di appartenenza, il ricercatore ha finito per creare due gruppi che potrebbero differire in innumerevoli modi. Detto in altre parole, vi potrebbero essere innumerevoli terze variabili che determinano la scelta del bambino di offrirsi volontario per il gruppo sperimentale. L**'autoselezione** è esattamente il problema che si verifica quando l'inclusione di un partecipante nel gruppo sperimentale o nel gruppo di controllo viene determinata dal partecipante stesso. **Per essere certi che esista una e una sola differenza tra i bambini dei due gruppi, la loro assegnazione al gruppo sperimentale o a quello di controllo dovrà essere** **determinata in maniera casual**e, ad esempio attraverso il lancio di una moneta. Questa procedura assicura che, in media, i bambini dei due gruppi saranno uguali su tutte le innumerevoli terze variabili che potrebbero confondere i risultati. **La randomizzazzione è quindi una procedura che sfrutta eventi casuali (come il lancio della moneta) in modo tale che l'assegnazione di un partecipante al gruppo sperimentale o al gruppo di controllo non sia determinata da alcuna terza variabile.** In genere, la randomizzazione è una procedura efficace: tuttavia, in alcuni casi, essa può fallire. Se lanciate una moneta 100 volte, vi potreste aspettare che esca testa all'incirca 50 volte. Tuttavia, vi saranno alcuni casi (abbastanza rari) in cui l'esito 'testa' capiterà 80 (o 90) volte. Analogamente, quando si effettua una randomizzazione, può capitare che la maggior parte dei bambini emotivamente instabili vengano assegnati, per puro caso, al gruppo sperimentale. Purtroppo, non vi è modo per il ricercatore di stabilire quando la randomizzazione ha fallito: l'unica cosa che egli può fare è calcolare la probabilità che essa sia fallita. Seguendo questa logica, gli psicologi accettano i risultati di un esperimento [quando vi è meno del 5% di probabilità che la randomizzazione non sia riuscita -- o, in altre parole, quando si può essere certi che la randomizzazione sia andata a buon fine nel 95% dei casi. In tal caso, si dice che il risultato dell'esperimento è **statisticamente significativ**]**o**. Le **statistiche inferenziali** sono appunto dei procedimenti statistici che consentono agli psicologi di stabilire se essi possono trarre conclusioni affidabili dal confronto tra il gruppo sperimentale e quello di controllo. In particolare, il livello di probabilità p associato ad ogni statistica inferenziale ci dice quante sono le probabilità che la randomizzazione sia fallita: come accennato pocanzi, **una statistica inferenziale si dice significativa quando p \< 0.05:** ovvero, quando la probabilità che la randomizzazione sia fallita è inferiore al 5%. Basi biologiche della Psicologia I: I neuroni e la trasmissione del segnale =========================================================================== 1. I Neuroni ------------ Tutti i pensieri, sentimenti e comportamenti degli esseri umani hanno origine da miliardi di cellule, chiamate neuroni, che costituiscono il cervello e sono specializzate nell'elaborazione e nella comunicazione delle informazioni (Figura 1). Come tutte le altre cellule, i neuroni hanno un corpo cellulare che coordina l'elaborazione delle informazioni e mantiene viva la cellula: è qui che hanno luogo i processi metabolici, di sintesi proteica e di produzione di energia. Inoltre, il corpo cellulare contiene un nucleo che ospita i cromosomi (i quali, a loro volta, contengono il DNA, ossia il nostro progetto genetico). ![](media/image4.png) Figura 1. Componenti essenziali del neurone **Ciò che differenzia** i neuroni dalle altre cellule del nostro corpo è che esse hanno delle **estensioni che permettono loro di comunicare:** i dendriti e gli assoni. I **dendriti** ricevono informazioni dagli altri neuroni e le trasmettono al corpo cellulare. L'**assone**, invece, trasmette informazioni ad altri neuroni, muscoli o ghiandole: nella maggior parte dei casi, esso è rivestito da una **guaina di mielina**, uno strato isolante di sostanza grassa che migliora l'efficienza della trasmissione delle informazioni (nelle malattie demielinizzanti come la sclerosi multipla la guaina di mielina si deteriora, provocando un rallentamento della trasmissione nervosa). I dendriti e gli assoni non arrivano mai a toccarsi: questo piccolo spazio tra l'assone di un neurone e i dendriti o il corpo cellulare di un altro neurone viene chiamato **sinapsi.** Vi sono fondamentalmente tre principali tipi di neuroni (Figura 2): i **neuroni sensoriali** ricevono informazioni dal mondo [esterno e le trasmettono al cervello]: esse hanno sui loro dendriti delle terminazioni specializzate a ricevere segnali luminosi, sonori, tattili, gustativi e olfattivi; i **neuroni motori** trasmettono i segnali neurali [dal cervello fino ai muscoli] per generare il movimento: essi hanno degli assoni che possono essere anche molto lunghi e consentono loro di raggiungere i muscoli più distanti del corpo umano; gli **interneuroni** costituiscono la maggior parte del sistema nervoso: essi connettono tra loro neuroni sensoriali, neuroni motori e altri interneuroni, e presiedono ad una varietà di funzioni legate all'elaborazione delle informazioni. Al di là di questa distinzione, la forma dei neuroni varia molto a seconda della posizione (Figura 2). Figura 2. Tipologie di neuroni presenti nel sistema nervoso umano Ad esempio, **le cellule di Purkinje** sono un tipo di interneurone che **veicola informazioni dal cervelletto al resto del cervello**: esse hanno dei dendriti molto fitti, che assomigliano a dei cespugli. **Le cellule piramidali**, che si trovano nella corteccia (e in particolare nell'i**ppocampo**), hanno un corpo cellulare dalla forma triangolare e un singolo, lungo dendrite dal quale hanno origine dendriti più corti. Infine, **le cellule bipolari** sono un tipo di neurone sensoriale che si trova nella **retina** dell'occhio: esse hanno un unico assone e un unico dendrite. 2. Segnali elettrici: il potenziale d'azione -------------------------------------------- La membrana dei neuroni è porosa e ciò consente agli ioni, piccole molecole cariche elettricamente, di fluire dall'interno della cellula all'esterno o viceversa. Tutti i neuroni del corpo umano sono dotati di una carica elettrica chiamata **potenziale di riposo**, che è la differenza di carica elettrica tra l'interno e l'esterno della membrana cellulare di un neurone. Nello stato di riposo, la **concentrazione di potassio**, che è uno ione positivo (K+), è **elevata** all'interno del neurone e bassa all'esterno e i canali che consentono a questa molecola di muoversi attraverso la membrana dell'assone sono aperti (mentre i canali che consentono il flusso di altri tipi di ioni sono chiusi): ciò consente agli ioni di potassio di uscire dalla cellula, producendo una carica negativa di circa **−70 mV** all'interno del neurone. Nel 1939, i biologi britannici Hodgin e Huxley (successivamente insigniti del premio Nobel) scoprirono che stimolando l'assone del calamaro gigante con una breve scarica elettrica si produceva la conduzione di un forte impulso elettrico. Questo impulso, chiamato **potenziale d'azione**, è un segnale elettrico che si propaga lungo tutto l'assone di un neurone fino alla sinapsi ed ha alcune caratteristiche peculiari: si genera solo quando la scarica raggiunge un **valore soglia** (se la scarica è al di sotto di tale valore si generano solo minuscoli segnali che si disperdono rapidamente); è di tipo **tutto o niente**: ovvero incrementi nella forza della scarica al di sopra del valore soglia non aumentano l'intensità del potenziale d'azione. Durante il **potenziale d'azione** si verifica un cambiamento nello stato dei canali della membrana dell'assone (si veda la Figura 3 per una rappresentazione schematica). I canali del potassio (K+), normalmente aperti nella fase di riposo, si chiudono. Al contrario, i canali del sodio (Na+), un altro ione carico positivamente, si aprono: poiché la concentrazione di questo ione è molto più alta all'esterno del neurone, il sodio affluisce all'interno del neurone, aumentando la carica positiva sulla faccia interna del neurone fino al valore massimo di **+40 mV.** Dopo che il potenziale d'azione ha raggiunto il suo picco massimo, i canali tornano al loro stato originario, gli ioni potassio ricominciano a defluire fuori dall'assone e il neurone torna al potenziale di riposo. A questo punto si ha una situazione di squilibrio caratterizzata dalla presenza di molti ioni sodio (Na+) dentro l'assone e molti ioni potassio (K+) all'esterno dell'assone. Gli studiosi si riferiscono a tale fase con il termine **'periodo refrattario'**, in quanto il neurone non può generare un altro potenziale d'azione. Lo squilibrio viene infine rovesciato da una 'pompa' chimica (detta **pompa sodio/potassio**), che spinge il sodio fuori dall'assone e il potassio al suo interno. ![](media/image6.png) Figura 3. Fasi schematiche del potenziale d'azione Quando un potenziale d'azione viene generato in una parte iniziale dell'assone, esso si propaga a breve distanza, creando un potenziale d'azione in una posizione adiacente che era precedentemente inattiva; a sua volta, questo segnale si propagherà, generando un nuovo potenziale d'azione in un'altra posizione adiacente, e così via. In questo modo, il segnale elettrico viene trasmesso lungo tutta la lunghezza dell'assone. Nella **guaina mielinica** che ricopre l'assone vi sono piccoli **punti di interruzione**, chiamati **nodi di Ranvier:** quando si sposta lungo l'assone, il segnale nervoso salta da un nodo all'altro, una modalità caratteristica chiamata **conduzione saltatoria.** 3. Segnali chimici: la trasmissione sinaptica --------------------------------------------- Quando il potenziale d'azione raggiunge la fine dell'assone, la carica elettrica genera una serie di reazioni chimiche che consentono all'informazione di attraversare la **fessura sinaptica.** Questo processo è noto, appunto, come **trasmissione sinaptica**. La parte finale dell'assone contiene le **terminazioni assoniche** (o bottoni sinaptici), strutture a forma di bottone che si diramano dall'assone. Ciascuna terminazione assonica è piena di piccole vescicole che contengono i **neurotrasmettitori,** sostanze chimiche che trasmettono attraverso la sinapsi informazioni ai dendriti di un neurone ricevente. I dendriti del neurone ricevente contengono i recettori, strutture della membrana che ricevono i neurotrasmettitori e producono un nuovo segnale elettrico. **Il processo della trasmissione sinaptica** comprende una serie di fasi successive (illustrate sinteticamente nella Figura 4): il flusso di ioni potassio (K+) e sodio (Na+) fanno passare il neurone presinaptico dal potenziale di riposo al potenziale d'azione; il potenziale d'azione raggiunge le terminazioni assoniche, dove stimola il rilascio di neurotrasmettitori dalle vescicole entro lo spazio sinaptico; i neurotrasmettitori si diffondono nella sinapsi e si legano ai recettori posti sul dendrite del neurone postsinaptico -- occorre notare che i neurotrasmettitori e i recettori funzionano come un sistema a chiave e serratura, nel senso che la struttura molecolare del neurotrasmettitore dovrà adattarsi in maniera specifica alla struttura del recettore; l'arrivo del neurotrasmettitore genera un nuovo potenziale d'azione nel neurone postsinaptico, il quale viaggia lungo l'assone fino alla successiva sinapsi e al successivo neurone. **Dopo la trasmissione del messaggio chimico**, entrano in azione tre differenti processi che impediscono ai neurotrasmettitori di continuare ad agire sui neuroni all'infinito (altrimenti non vi sarebbe fine ai segnali che essi inviano): in primo luogo, si ha **riassorbimento o ricaptazione**, in quanto i neurotrasmettitori sono in parte riassorbiti dalle terminazioni assoniche del neurone presinaptico; in secondo luogo, si ha **disattivazione enzimatica**, in quanto i neurotrasmettitori possono essere degradati da enzimi presenti nella sinapsi; infine, i neurotrasmettitori possono legarsi a dei recettori presenti sui neuroni presinaptici, detti **autorecettori.** Figura 4. Schema del processo di trasmissione sinaptica Oggi sappiamo che esistono circa **60 sostanze chimiche** che giocano un ruolo nel trasmettere le informazioni all'interno del sistema nervoso e producono effetti diversi su pensieri, sentimenti e comportamenti. ### NEUROTRASMETTITORI Tra queste, alcuni **neurotrasmettitori** ampiamente studiati sono: **l'acetilcolina**: sostanza coinvolta in numerose funzioni, tra cui il **controllo motorio volontario**. L'acetilcolina è infatti abbondante nelle sinapsi in cui gli assoni dei neuroni motori si connettono ai muscoli e agli organi del corpo come il cuore. Essa attiva i muscoli in modo tale da avviare il comportamento volontario. Contribuisce inoltre alla **regolazione dell'attenzione, dell'apprendimento, del sonno e della memoria.** La sindrome di **Alzheimer**, una malattia che determina una netta compromissione della memoria, è associata al deterioramento dei neuroni che producono acetilcolina; la **dopamina**: regola il comportamento motorio, la motivazione, il piacere e l'attivazione emozionale. Questo neurotrasmettitore è attivamente coinvolto nella ricerca del piacere e nell'associazione tra comportamento e ricompense; in particolare, livelli elevati di dopamina sono stati associati ad emozioni positive, mentre la perdita di neuroni dopaminergici sembra essere un fattore determinante nel morbo di **Parkinson**; l'**acido gamma-amminobutirrico** (GABA): si tratta del principale **neurotrasmettitore inibitorio** presente nel cervello e la sua funzione consiste nel bloccare la trasmissione del segnale tra neuroni, impedendo all'eccitazione delle sinapsi di prolungarsi in maniera incontrollata. È stato ampiamente utilizzato come anticonvulsivante per combattere attacchi epilettici e per ridurre l'ansia; la **noradrenalina**: un neurotrasmettitore che influenza l'umore e l'attivazione fisiologica, ed è particolarmente coinvolto negli stati di vigilanza; la **serotonina**: sostanza che gioca un ruolo centrale nella regolazione del sonno e della veglia, dell'alimentazione e dei livelli di aggressività. Bassi livelli di serotonina e di noradrenalina sono spesso rilevati in pazienti che soffrono di disturbi dell'umore; le **endorfine**: una classe di messaggeri chimici che agiscono nelle vie di trasmissione del dolore e nei centri emozionali del cervello. Il loro effetto consiste nell'attenuare l'esperienza del dolore e nell'elevare il tono dell'umore. ### Sintesi 1. Tutti i pensieri, sentimenti e comportamenti umani derivano da miliardi di cellule specializzate, i neuroni, che costituiscono il cervello e sono progettate per elaborare e trasmettere informazioni (Figura 1). Come ogni cellula, il neurone ha un corpo cellulare che coordina l'elaborazione delle informazioni e ne mantiene la vitalità; qui avvengono processi metabolici, di sintesi proteica e produzione di energia. All'interno del corpo cellulare si trova il nucleo, che contiene i cromosomi, portatori del DNA, ovvero il codice genetico. I neuroni si distinguono dalle altre cellule per due particolari estensioni che consentono loro di comunicare: i dendriti e gli assoni. I dendriti ricevono informazioni da altri neuroni e le trasmettono al corpo cellulare, mentre l'assone trasporta informazioni verso altri neuroni, muscoli o ghiandole. La maggior parte degli assoni è rivestita da una guaina di mielina, un materiale grasso isolante che rende la trasmissione dei segnali più efficiente. In malattie come la sclerosi multipla, la guaina di mielina si deteriora, causando un rallentamento della trasmissione nervosa. I dendriti e gli assoni non si toccano mai direttamente: tra l'assone di un neurone e il corpo cellulare o i dendriti di un altro neurone c'è una piccola fessura, detta **sinapsi**. Esistono tre tipi principali di neuroni: - **Neuroni sensoriali**, che ricevono informazioni dall'ambiente esterno e le inviano al cervello; - **Neuroni motori**, che trasmettono segnali dal cervello ai muscoli per generare movimento, spesso con assoni molto lunghi; - **Interneuroni**, che collegano tra loro neuroni sensoriali e motori e costituiscono la maggior parte del sistema nervoso, essendo coinvolti nell'elaborazione delle informazioni. La forma dei neuroni varia in base alla loro posizione (Figura 2). - Le **cellule di Purkinje**, un tipo di interneurone, trasmettono informazioni dal cervelletto al resto del cervello e hanno dendriti complessi e ramificati. - Le **cellule piramidali** nella corteccia cerebrale (soprattutto nell'ippocampo) hanno un corpo cellulare triangolare e un dendrite lungo. - Le **cellule bipolari**, neuroni sensoriali della retina, possiedono un solo assone e un solo dendrite. 2. **Segnali elettrici: il potenziale d'azione\ **La membrana dei neuroni, dotata di pori, consente agli ioni di fluire tra l\'interno e l\'esterno della cellula. Ogni neurone ha una carica elettrica di riposo, chiamata **potenziale di riposo**, che è la differenza di carica tra l'interno e l'esterno della membrana del neurone. In questo stato, c'è un'alta concentrazione di potassio (K⁺) all'interno e bassa all'esterno, producendo una carica negativa interna di circa **-70** mV. Nel 1939, i biologi Hodgkin e Huxley scoprirono che, stimolando l'assone del calamaro gigante con una scarica elettrica, si generava un forte impulso elettrico, il **potenziale d'azione**, che si propagava lungo l'assone fino alla sinapsi. Il potenziale d'azione è caratterizzato da: - **Soglia di attivazione**: si verifica solo se la scarica elettrica raggiunge una certa soglia; - **Risposta tutto-o-nulla**: la forza della scarica oltre la soglia non aumenta l'intensità del potenziale d'azione. **Durante il potenziale d'azione**, i canali del potassio si chiudono e quelli del sodio si aprono, permettendo al sodio (Na⁺) di entrare nel neurone e portare la carica interna a **+40 mV**. Successivamente, il neurone ritorna al suo stato di riposo. Questa trasmissione è facilitata dalla **conduzione saltatoria**, grazie alla guaina mielinica che riveste l'assone, dove il segnale salta da un nodo di Ranvier all'altro, accelerando la propagazione dell'impulso lungo l'assone. 3. **Segnali chimici: la trasmissione sinaptica\ **Quando il potenziale d'azione raggiunge l'estremità dell'assone, stimola il rilascio di neurotrasmettitori, che passano nella sinapsi e trasmettono il segnale al neurone successivo. Le terminazioni assoniche contengono vescicole piene di neurotrasmettitori, che si legano ai recettori specifici sui dendriti del neurone ricevente, avviando un nuovo potenziale d'azione. **Dopo la trasmissione**, diversi meccanismi impediscono ai neurotrasmettitori di agire indefinitamente: - **Ricaptazione**: alcuni neurotrasmettitori vengono riassorbiti dal neurone presinaptico; - **Disattivazione enzimatica**: gli enzimi scompongono i neurotrasmettitori nella sinapsi; - **Autorecettori**: i recettori sul neurone presinaptico rilevano la quantità di neurotrasmettitore e regolano la sua produzione. ### **Neurotrasmettitori principali** Alcuni dei neurotrasmettitori più studiati sono: - **Acetilcolina**: coinvolta nel controllo motorio volontario e nei processi di memoria e apprendimento. Il deterioramento dei neuroni che producono acetilcolina è associato all'Alzheimer; - **Dopamina**: regola il comportamento motorio, la motivazione e il piacere. Alti livelli di dopamina sono associati a emozioni positive, mentre la sua carenza è collegata al morbo di Parkinson; - **GABA**: il principale neurotrasmettitore inibitorio del cervello, aiuta a regolare l'eccitazione delle sinapsi, ed è utilizzato come anticonvulsivante; - **Noradrenalina**: influenza l'umore e la vigilanza; - **Serotonina**: gioca un ruolo nella regolazione del sonno, dell'alimentazione e dei livelli di aggressività; bassi livelli sono associati a disturbi dell'umore; - **Endorfine**: agiscono sulle vie del dolore e nei centri emotivi del cervello, riducendo la percezione del dolore e migliorando il tono dell'umore. Basi biologiche della psicologia II: Organizzazione del sistema nervoso ======================================================================= 1. Suddivisioni del sistema nervoso ----------------------------------- Il sistema nervoso piò essere definito come **una rete di neuroni interagenti che trasmettono informazioni elettrochimiche in tutto il corpo.** Come illustrato nella Figura 1, esso viene generalmente suddiviso in sistema nervoso centrale e sistema nervoso periferico, il quale viene ulteriormente suddiviso in sistema nervoso autonomo e sistema nervoso somatico. ![](media/image8.png) Figura 1. Suddivisioni del sistema nervoso umano Il sistema nervoso centrale (SNC) riceve informazioni sensoriali dal mondo esterno, elabora queste informazioni e invia comandi al sistema muscolare allo scopo di compiere azioni volontarie. Esso comprende: [ il cervello, il quale contiene le strutture che svolgono le più complesse funzioni percettive, emotive e cognitive tipiche dell'essere umano; ] [ il midollo spinale, al quale si connettono i nervi (fasci di assoni) che elaborano informazioni sensoriali e trasmettono comandi al corpo.] **Il sistema nervoso periferico (SNP)** collega il sistema nervoso centrale agli organi e ai muscoli del corpo. Si suddivide a sua volta in **sistema nervoso somatico** e **sistema nervoso autonomo**. **Il sistema nervoso somatico** è l'insieme dei nervi che **trasmettono informazioni in entrata e in uscita dal sistema nervoso centrale.** Gli esseri umani esercitano un controllo consapevole su questo sistema e lo usano per percepire, pensare e coordinare le loro azioni. Ad esempio, ordinare alla mano di protendersi per afferrare una tazzina di caffè chiama in causa molteplici operazioni controllate dal sistema nervoso somatico: le informazioni visive viaggiano dall'occhio al cervello per registrare che una tazzina di caffè si trova sul tavolo; i comandi motori viaggiano dal cervello fino ai muscoli del braccio e della mano, e così via. **Il sistema nervoso autonomo** è l'insieme dei nervi che trasmettono comandi involontari e automatici (indipendenti dal controllo conscio) che controllano i **vasi sanguigni, gli organi interni e le ghiandole.** Esso comprende il sistema nervoso **simpatico** e il sistema nervoso **parasimaptico**. **Il sistema nervoso simpatico** prepara il corpo per l'azione nelle situazioni minacciose: esso si connette ad una varietà di organi (tra cui occhi, ghiandole salivari, cuore e polmoni, apparato digerente e organi sessuali); al contrario, **il sistema nervoso parasimaptico** aiuta il corpo a tornare al normale stato di riposo. I sistemi nervosi simpatico e parasimpatico controllano in maniera coordinata molte funzioni corporee. Ad esempio, in una situazione di pericolo (come percepire qualcuno che si avvicina dietro di noi in un vicolo oscuro), è il sistema simpatico ad entrare in azione: esso dilata le pupille (per migliorare la visione), aumenta la frequenza del battito cardiaco e della respirazione (per pompare più sangue nei muscoli), devia il flusso sanguigno verso il cervello e i muscoli, ecc. Tuttavia, una volta terminato il pericolo, è il sistema nervoso parasimpatico ad essere attivato per ripristinare lo stato di normalità: i suoi effetti sono esattamente opposti a quelli prodotti dal sistema simpatico (restringe le pupille, rallenta il battito cardiaco e la respirazione, e così via). 2. Il sistema nervoso centrale ------------------------------ Come accennato in precedenza[, il sistema nervoso centrale comprende midollo spinale e cervello. ] Il **midollo spinale** è una struttura relativamente semplice che tuttavia svolge una varietà di funzioni essenziali per la sopravvivenza, tra cui [respirare, reagire al dolore, muovere i muscoli e camminare. ] Inoltre, senza il midollo spinale, il cervello non potrebbe [inviare comandi motori ai muscoli]. [Per alcuni comportamenti molto basilari, il midollo non ha bisogno dell'intervento del cervello]. Tali comportamenti sono infatti mediati dai **riflessi spinali**, i quali sono semplici vie del sistema nervoso che collegano i neuroni sensoriali ai neuroni motori presenti all'interno del midollo stesso e quindi generano contrazioni muscolari molto rapide. Sono questi riflessi che ci consentono, ad esempio, di ritirare velocemente la mano da un forno che scotta. D'altra parte, l'esecuzione di processi e comportamenti più complessi richiedono che midollo spinale e cervello collaborino attivamente tra loro. Si ricordi che attraverso il midollo spinale il cervello:

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