Lezioni di Filologia Germanica (PDF)
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Università Ca' Foscari di Venezia
luca sbelli
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These notes cover Filologia Germanica, focusing on the study of ancient Germanic languages and cultures, utilizing the historical-comparative method. It also details the reconstruction of Proto-Germanic. The document is part of a university course.
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lOMoARcPSD|26012597 Lezioni Filologia Germanica Filologia Germanica Classe 1 (Università Ca' Foscari Venezia) Studocu non è sponsorizzato o supportato da nessuna università o ateneo. Scaricato da luca sbelli (amanc...
lOMoARcPSD|26012597 Lezioni Filologia Germanica Filologia Germanica Classe 1 (Università Ca' Foscari Venezia) Studocu non è sponsorizzato o supportato da nessuna università o ateneo. Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 FILOLOGIA GERMANICA I Semestre, II anno LEZIONE 1 – 10.09.21 Definizione della parola filologia La parola «filologia» deriva dal greco phileîn (= amare), e da logos (= parola). È la scienza che studia e interpreta le testimonianze scritte di una determinata civiltà ↳ In senso stretto, la filologia è una «critica del testo» → il filologo si occupa dello studio dei testi ↳ Per studiare filologicamente un testo è necessario avere conoscenze di: Linguistica Paleografia Codicologia Storia e cultura Filologia germanica Si parla di filologia «germanica» in riferimento all’area occupata dalle antiche popolazioni germaniche e quindi alle varie manifestazioni della loro cultura ↳ Si occupa delle: Testimonianze scritte di quelle civiltà che hanno avuto comuni origini nel mondo germanico antico Lingue germaniche antiche documentate dalle stesse testimonianze Lingue germaniche che hanno una documentazione antica rilevante gotico (estinto) inglese tedesco nederlandese (frisone) islandese norvegese (svedese) (danese) + nederlandese, afrikaans, yiddish, feroese → tradizione più tarda Metodo storico-comparativo È stato elaborato nei primi decenni del 1800, e consiste, in ambito filologico, nella ricostruzione della preistoria di singole tradizioni linguistiche comparando le fasi documentate e individuando i mutamenti che caratterizzano il passaggio da una fase all’altra della sua evoluzione, analizzando in modo scientifico ↳ Comparazione anche con altre lingue Raggruppamento di lingue affini (per fenomeni linguistici condivisi) in famiglie linguistiche (§ lingue romanze, lingue germaniche, lingue slave, ecc.) Ricostruzione linguistica Cenni di storia della filologia germanica Con l’Umanesimo (XV secolo) viene riscoperta la cultura classica > Si viene a creare il problema concreto del recupero dei testi antichi > Vengono fatti i primi passi della critica del testo Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 > Gli studi umanistici hanno permesso di recuperare l’antichità classica, e sulla scia di questo, sono stati recuperati anche testi importanti relativi al medioevo germanico ↳ Nel 1455, viene riscoperta la Germania di Tacito (98 d.C.). XVII-XVIII secolo → all’interesse per i testi si accompagna un pari interesse per le lingue e le loro origini ⇒ esempio: G.W. Leibniz (1946-1716) ↳ Le ricerche che vengono portate avanti, però, sono antiquarie e poco sistematiche → ≠ le cose cambieranno con l’introduzione del metodo storico-comparativo Solo agli inizi del XIX secolo, con la scoperta romantica del senso delle origini e della storia, e con l’atteggiamento scientifico per l’osservazione di fenomeni letterati e linguistici, nasce la filologia come scienza ↳ La riscoperta del sanscrito (lingua degli antichi testi indiani) apre nuovi orizzonti ↳ Studi condotti da F. Von Schlegel (1772-1829), che li avvia, e da F. Bopp (1791-1867), che li porta avanti * «Teoria dell’albero genealogico» di A. Schleicher (1821-1867) * «Teoria delle onde» di J. Schmidt (1843-1901) Inizialmente, le lingue germaniche vengono studiate come uno dei rami del tronco indeuropeo ↳ Primi studi significativi: > Rasmus Rask (1787-1823) → distingue il gruppo germanico da quello indeuropeo > Jacob Ludwig Grimm (1785-1863) + Wilhelm Karl Grimm (1786-1859) = fratelli Grimm → sono due linguisti e filologi tedeschi, ricordati come gli iniziatori della germanistica. Jacob Grimm è famoso in linguistica per aver formulato la legge sulla prima mutazione consonantica, legge di Grimm (o erste Lautverschiebung), nelle lingue germaniche rispetto all'indoeuropeo e, più in particolare, sull'evoluzione di alcuni dialetti tedeschi rispetto alle altre lingue germaniche (zweite Lautverschiebung), anticipata dagli studi comparativi del filologo danese Rasmus Rask nel Saggio sull'origine dell'antico norvegese o islandese pubblicato nel 1819, ma scritto nel 1814. Grimm è tuttora considerato il più importante tra i fondatori della moderna filologia germanica. Egli approfondì le tematiche studiate da Rask e, nel 1822, le sviluppa nella seconda edizione della Deutsche Grammatik. > Karl Verner (1846-1896) → introduzione di una legge fonetica, la Legge di Verner, che spiega, mediante comparazione, alcuni fenomeni fonetici fino ad allora mere eccezioni alla prima rotazione consonantica germanica, comunemente nota come Legge di Grimm Nel 1878 viene sviluppato il manifesto dei NEOGRAMMATICI ↳ gruppo di linguisti tedeschi dell'Università di Lipsia che, a partire dagli anni settanta del XIX secolo, danno un notevole impulso allo sviluppo dell'indoeuropeistica fino ad arrivare a definire una prima ricostruzione dell'indoeuropeo, definita nei decenni seguenti ricostruzione «classica» e definitivamente sintetizzata nella monumentale opera Lineamenti di grammatica comparata delle lingue indogermaniche (cinque volumi, 1897-1916) di Karl Brugmann e Berthold Delbrück. ↳ Al movimento si fa riferimento anche con le espressioni Scuola neogrammaticale e Scuola di Lipsia. Dal 1950 in poi, si denota la tendenza alla specializzazione degli interessi. Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 «Teoria dell’albero genealogico» di Schleicher > 1861, teoria sulla classificazione genealogica delle lingue > Le lingue germaniche fanno parte di un gruppo indoeuropeo: protoindoeuropeo ⇢ protogermanico > Si avvicinano però ad altri ceppi linguistici: − Italico − Balto slavo − Celtico > La teoria si basa sull'analogia con l'albero genealogico nel quale la radice è rappresentata dalla lingua madre, i rami e le sotto ramificazioni rappresentano, rispettivamente, i gruppi linguistici e i sottogruppi. > Le carenze sostanziali della teoria sono state messe in luce da successivi studi e ad essa si è più tardi contrapposta la teoria delle onde formulata da Johannes Schmidt, allievo dello stesso August Schleicher → la teoria dell’albero genealogico non tiene conto degli sviluppi interni al germanico, non tiene conto della possibilità che mutazioni possano verificarsi per stretto contatto tra due lingue «Cerchia nordica» > È stata localizzata come l’area meridionale della penisola scandinava, l’area occidentale della Danimarca e l’area settentrionale della Germania > La cerchia nordica è l’area in cui le varie popolazioni germaniche sono entrate in contatto, rendendo possibile la formazione di una lingua condivisa > Varietà di dialetti che formano una lingua condivisa per contatto (tratti in comune) LEZIONE 2 – 16.09.21 Ricostruzione del germanico Il metodo storico-comparativo permette, per la prima volta, di analizzare testi antichi dal punto di vista scientifico ↳ Consiste nella ricostruzione della preistoria delle singole lingue, comparando le fasi documentate e tracciando i mutamenti che hanno caratterizzato il passaggio di una lingua da una fase all’altra = evoluzione delle singole lingue Attraverso il metodo storico-comparativo è possibile risalire alle parentele tra le lingue e costruirne una versione «proto» = protolingua ↳ Applicando il metodo storico-comparativo ai testi germanici, si è notato che più si andava avanti nel tempo, più le singole tradizioni tra di loro si allontanavano. Più si risaliva indietro nel tempo, più erano gli elementi affini. ↳ Questo ha permesso agli studiosi di ipotizzare che in una fase pre-documentaria, queste lingue erano quindi ancora più vicine, fino ad arrivare alla protolingua, in questo caso il protogermanico = lingua ricostruita, è una ricostruzione possibile, un’ipotesi di lavoro ↳ Si è arrivati a ipotizzare che i vari germani parlassero ognuno la propria versione di protogermanico, il proprio dialetto → si parla quindi di varietà di dialetti germanici che, con il tempo, confluiscono in una lingua condivisa, perché questi popoli si ritrovano a Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 contatto ⇒ questo stretto contatto permette agli elementi linguistici di diffondersi § cerchia nordica Parentela linguistica Le lingue germaniche formano una famiglia linguistica ↳ La garanzia di parentela genetica è rappresentata da: > comparazione delle forme attestate nelle varie lingue germaniche > individuazione di una serie «regolare» di corrispondenze (§ mutamenti che si ripetono) ⇒ si crea un codice di leggi fonetiche ⇢ un suono, alle stesse condizioni, si sviluppa nello stesso modo più e più volte ↳ Corrispondenze a livello lessicale, fonetico e morfologico ↳ Le singole lingue presentano anche differenze, sia nella versione moderna che antica Attraverso la comparazione si risale alla protolingua, ricostruendola > Il confronto avviene i fra termini che corrispondono per significato e radice esempio: got. fadar / aisl. faðir / ags. fæder / ata. fatar («padre») > germ. *? > Il passo successivo è confrontare i singoli fonemi esempio: noto la ripetizione della «f-» > Ricostruisco il fonema più frequentemente attestato (secondo la legge della maggioranza) > Se individuo una serie «regolare» di corrispondenze, posso formulare leggi fonetiche (garanzia di parentela) * La ricostruzione del germanico avviene anche attraverso la comparazione non solo tra lingue affini (= lingue appartenenti alla stessa famiglia), ma anche con altre lingue → si evidenziamo fenomeni simili ↳ Confronto con forme delle lingue ie. per i fenomeni più antichi ⇒ esempio: gr. patḗr/ lat. pater / germ. *faðēr ↳ La comparazione permette di evidenziare quali sono i fenomeni simili e differenti per quanto riguarda il germanico rispetto alle altre lingue ie., sia per quanto riguarda il germanico rispetto all’ie. stesso Tratti indoeuropei del germanico Vi sono tratti dell’indoeuropeo che si ritrovano anche nel germanico, che permettono di considerarlo come facente parte della comunità linguistica indoeuropea. Tra i più significativi: > punto di vista fonologico ⇒ mantenimento di una serie di tre serie consonantiche ie. caratterizzate dallo stesso modo di articolazione = tre serie di occlusive > punto di vista morfologico: 1. Mantenimento della struttura flessiva nominale e verbale, attuata mediante morfemi (desinenze) che servono ad indicare: funzione della parola nella frase (sogg. od ogg.) e morfemi paradigmatico-grammaticali (caso, genere, numero per le parti nominali; tempo, modo, persona, numero, aspetto per o verbi) 2. Apofonia = variazione vocalica radicale (per timbro o lunghezza) per esprimere funzioni grammaticali, è distintivo di significato 3. Sistema pronominale mantenuto > punto di vista lessicale: 1. Sono presenti radici comuni a tutte le lingue indoeuropee (numerali, nomi di parentela, animali, parti del corpo, funzioni vitali); Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 2. Isoglosse (= condivisione di tratti linguistici) germaniche balto-slave, germaniche latino-celtiche, germaniche-latine 3. Sistema di formazione di nuove parole mediante la derivazione con suffissi e la composizione con due o più lessemi Caratteristiche esclusive del germanico Principali innovazioni che differenziano le lingue germaniche dalle altre lingue indoeuropee: > fonetico-fonologiche (consonantismo, vocalismo e accento) > morfologiche (sistema verbale e nominale) > lessicali Innovazioni fonetiche ⇒ consonantismo I legge di Grimm / Prima mutazione consonantica ↳ codificata da Jacob Grimm nel 1822 (già intravista da Rask) ↳ si è riprodotta fra il V-III sec a.C.; è stato possibile datarla sulla base dei prestiti dal celtico → si è notato che la maggior parte di essi presentava questa specifica mutazione (i germani sono entrati a stretto contatto con i celti intorno al 400, quindi la mutazione viene fatta risalire al V sec a.C.) ≠ i prestiti dal latino non presentano la mutazione (il contatto con le popolazioni latine risale al I sec a.C.) e ciò significa che il fenomeno si era interrotto → il termine viene stabilito al III sec a.C. ↳ Tre isoglosse individuate: 1. Occlusive sorde indoeuropee diventano fricative sorde germaniche ie. * P, T, K, Kw > germ. * f, þ, h, hw /f, θ, x, xw/ Isoglossa 1 ⇒ Occlusive sorde ie. > fricative sorde germ. (ie. *P, T, K, Kw > germ. *f, þ, h, hw) ↳ esempio: ie. PEKU > germ. *fehu; Indoeuropeo Germanico PĒD- / PŌD- *fōt = piede BHRĀTĒR *brōþar = fratello TENK- *þinh = prosperare KwOD *hwat = che cosa 2. Occlusive sonore indoeuropee si desonorizzano, diventano occlusive sorde ie. * B, D, G, Gw > germ. * p, t, t, k, kw /p, t, k, kw/ Isoglossa 2 ⇒ Occlusive sonore ie. > occlusive sorde germ. (ie. *B, D, G, Gw > germ. *p, t, k, kw) ↳ esempio: ie. DHEUB > germ. *deup Indoeuropeo Germanico DHEUB- *deup = deep, profondo KERD-/KORD- *hert = heart, cuore AGROS *akraz = campo GwEM *kwem- = arrivare 3. Prevede due mutamenti: a) occlusive sonore aspirate diventano occlusive sonore se si trovano in principio di parola, dopo la nasale e nelle geminate ie. * BH, DH, GH, GwH > germ. * b, d, g, gw /b, d, g, gw/ Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 b) diventano fricative sonore negli altri casi ie. * BH, DH, GH, GwH > germ. * ƀ, ð, ǥ, ǥw /β, ð, ɣ, ɣw/ Isoglossa 3/a ⇒ Occlusive sonore aspirate ie. > occlusive sonore germ. (in principio di parola, dopo nasale, nelle geminate, ie. *BH, DH, GH, GwH > germ. *b, d, g, gw) ↳ esempio: ie. BHRĀTĒR > germ. *broþar Indoeuropeo Germanico BHRĀTĒR *brōþar DHĒ- *dē- = deed, fatto GHAIDOS *gaitaz = capra SENGwH *singw- = cantare Isoglossa 3/b ⇒ Occlusive sonore aspirate ie. > fricative sonore germ. (ie. *BH, DH, GH, GwH > germ. *ƀ, ð, ǥ, ǥw) nei casi rimanenti (No iniziale, no dopo nasale, no nelle geminate) ↳ esempio: ie. ROUDHOS > germ. *rauðaz Indoeuropeo Germanico URDHOM *wurðan = parola STEIGH- *stīǥ= salire DHEGwH- *dagas = giorno Eccezioni alla isoglossa 1 → Si trattano di eccezioni che riguardano le occlusive che fanno parte di nessi consonantici. − Se in ie. si susseguono sibilante (§ s-) + occlusiva sorda, in germ. l’occlusiva non subisce rotazione ↳ esempio 1: ie. *STER- > germ. *sternōn (= stella) ⇒ la «st-» rimane tale esempio 2: ie. *PISK- > germ. *fiskaz (= pesce) ⇒ la «sk-» rimane tale − Se in ie. si susseguono due occlusive sorde, la seconda non subisce rotazione in germanico ↳ esempio: ie. *NOKT- > germ. *naht (= notte) − Legge di Verner, altra eccezione alla isoglossa 1, nel 1877 = fenomeno che interferisce nel consonantismo, nel passaggio da ie. a germ. Quest’eccezione risale probabilmente a un’epoca anteriore al II-I sec a.C. Verner nota che se le occlusive sorde indoeuropee si trovano in condizioni particolari, diventano fricative sonore: se *P, T, K, Kw si trovano a) all’interno di parola, b) in ambito sonoro, c) se l’accento non cade sulla sillaba precedente, l’esito sarà germ. *ƀ, ð, ǥ, ǥw ↳ affinché le occlusive sorde si trasformino in sonore devo verificarsi TUTTE le tre condizioni ↳ Quindi ie. *P, T, K, Kw > germ. * ƀ, ð, ǥ, ǥw (anziché *f, þ, h, hw) → esempio 1: ie. *SEP(T)Ṃ´ > germ. *seƀun (anziché *sefun; = numero sette); → esempio 2: ie. *TEUTA > germ. *þeuðō (= popolo) Verner nota anche che, alle stesse condizioni, si sonorizza anche la sibilante ie. */s/ > germ. */z/ → esempio: ie. *MEIS- / MOIS- > germ. *maiz- (= comparativo more) Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 Accento in germanico La particolare posizione dell’accento è una delle condizioni indispensabili affinché si realizzino i fenomeni descritti e formalizzati da Verner → secondo Verner, questi fenomeni sono avvenuti in una fase in cui l’accento in germanico era ancora mobile, come in indoeuropeo (poteva trovarsi in qualunque sillaba) > In indoeuropeo l’accento era: − Libero (non legato a una determinata sillaba) − Musicale (comportava un’altezza di tono) > L’accento, in germanico, progressivamente: − Si fissa (= rizotonia) sulla sillaba radicale (non sempre è la prima sillaba della parola) intorno al II-I sec a.C. (fase del «germanico comune» ≠ nella fase del protogermanico è ancora mobile, come in indoeuropeo) ⇒ ciò significa che i fenomeni di scritti da Verner si realizzarono in un’epoca precedente, quando l’accento era ancora mobile (anche se poteva già essere intensivo) − Diventa intensivo o espiratorio (la sillaba accentata viene pronunciata con maggiore energia espiratoria) Il fissarsi dell’accento sulla sillaba radicale ha importanti conseguenze: > a livello fonologico > a livello morfologico Conseguenze della rizotonia germanica nella fonologia A livello fonologico comporta una netta distinzione degli esiti vocalici in sillaba tonica e atona; dal momento che viene dato maggiore rilievo nella pronuncia alla radice, la frontiera sillabica si indebolisce (elementi in posizione atona, soprattutto ciò che segue) a) Esiti vocalici in sillaba atona Le vocali in sillaba atona si indeboliscono, MA esiti diversi a seconda che si tratti di: Vocali brevi, lunghe o dittonghi = vocali in sillabe atone Posizione in sillaba mediana o finale ↓ tendenza: Caduta delle vocali breve, soprattutto in sillaba finale Conservazione o abbreviamento vocali lunghe (vocale lunga ⇢ breve) Conservazione o monottongazione dei dittonghi = indebolimento fino ad arrivare alla sincope, nel passaggio alle singole lingue germaniche b) Esiti vocali in sillaba tonica Se la parte atona si indebolisce, fino a cadere, anche la sillaba tonica cambierà nella pronuncia → vocali in sillaba tonica cambiano timbro e/o lunghezza (fenomeni di innalzamento, abbassamento, allungamento vocalico) ↳ MA questi mutamenti avvengono allo stadio del «germanico comune», non nella fase di protogermanico, (fenomeni comuni alle lingue germaniche, fenomeni condivisi), e successivamente a livello delle singole lingue (esempio: metafonie, nelle lingue germaniche metafonia palatale, e labiale) =↓ fenomeni di fonetica combinatoria, si verificano in determinate condizioni, dipende dal contesto. I fenomeni che riguardano le occlusive, ad esempio, si Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 verificano sempre nel protogermanico, indipendentemente dal contesto; quindi, non si parla di «fonetica combinatoria» Precedentemente, nella fase più antica del germanico, il vocalismo si era caratterizzato rispetto all’ie. In questo modo: 1- Vocali brevi ⇒ si registra la scomparsa della «o breve ō», che confluisce nella «a breve ā», e ricomparirà in uno stadio successivo, in singole lingue germaniche, per il principio dell’equilibrio linguistico 2- Vocali lunghe ⇒ scompare la «a lunga ā», che confluisce nella «o»; rimane la «e lunga» (=ē1 è la «e aperta» ≠ da distinguere con la ē2, «e chiusa», che viene introdotta in uno stadio successivo) 3- Dittonghi ⇒ «oi» confluisce in «ai», mentre «ou» in «au»; «ei» si monottonga in «ī» Conseguenze della rizotonia germanica nella morfologia L’indebolimento della frontiera sillabica (dovuto al fissarsi dell’accento sulla sillaba radicale) causa anche importanti mutamenti morfologici; esempio: struttura flessiva è uno degli elementi che accomuna la famiglia germanica all’indoeuropea Tra i principali: 1- Semplificazione della struttura flessiva nominale (esempio: riduzione dei casi a 4, da 6 in ie.) 2- Sviluppo di strutture analitiche (articoli e sintagmi preposizionali) per esprimere funzioni grammaticali prima espresse dalle desinenze: passaggio progressivo da struttura sintetica ad analitica 3- Il sistema verbale del germanico si semplifica rispetto all’ie., conservando 2 tempi (presente e preterito), perdendone due, e i modi passano a 3 (indicativo, congiuntivo, imperativo) 4- Potenziamento dell’apofonia ie. a livello verbale (del germanico), ovvero lo sviluppo del sistema apofonico dei verbi «forti» (suddivisi in sette classi) → fenomeno antico, che a un certo punto si arresta = non è più produttivo ↳ Quando il fenomeno non è più produttivo, si sviluppa il sistema verbale dei verbi «deboli» (quando quello dei verbi forti con l‘apofonia non è più produttivo) 5- Termini solo germanici, non riconducibili all’ie. specifici per alcuni campi semantici (ambiente geografico e naturale § Berg, rapporti sociali § König, istituzioni giuridiche) + nuovi suffissi esclusivamente germanici (-heit per la formazione di astratti) LEZIONE 3 – 23.09.21 Fenomeni del germanico comune * Gli storici non sono concordi riguardo alla periodizzazione evolutiva del germanico → alcuni studiosi accorpano la fase del germanico comune al protogermanico, anziché considerarla una fase propria; c’è chi individua, dopo il germanico comune, una suddivisione ulteriore delle lingue nei tre rami orientale, occidentale e settentrionale Dopo il fissarsi dell’accento sulla sillaba radicale, e il conseguente indebolimento della frontiera sillabica, le vocali in sillaba tonica cambiano per timbro e/o lunghezza = mutamenti a catena: innalzamento vocalico, abbassamento vocalico, e allungamento delle vocali → sono fenomeni del germanico comune, cioè sono comuni alle lingue germaniche, derivano da mutazioni interne al germanico, e sono fenomeni di fonetica combinatoria, in quanto dipendono dal contesto (= si realizzano in particolari condizioni fonetiche): Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 Innalzamento vocalico La vocale palatale germ. */e/ in sillaba radicale dà esito */i/, se seguita da nasale + consonante, oppure da vocale palatale /i/ o semivocale /j/ → è come se la vocale palatale o nasale + consonante che causa il mutamento attraesse verso di sé la /e/, che avvicinandosi al palato si avvicina alla /i/ Esempi: ↳ ie. *SENGwH- > germ. *sengw- > *singw- (= cantare) ↳ ie. *SED- > germ. *setjan(an) > germ. *sitjan(an) Abbassamento vocalico Le vocali alte germ. */i, u/ e il dittongo */eu/ in sillaba radicale subiscono abbassamento vocalico, rispettivamente in */e, o, io/ se seguiti da: vocale bassa o media /a, o/, purché non sia interposto il nesso nasale + consonante, in quanto è condizione per il fenomeno opposto (innalzamento) Esempi: ↳ ie. *UIROS > germ. *wiraz > germ. *weraz (= uomo) ↳ ie. *DHUKTER > germ. *duthar > germ. *dothar (= figlia) ↳ ie. *TEUTA > germ. *þeuðō > germ. *þioða (= popolo) Allungamento delle vocali Se in germ. una vocale breve è seguita da nasale /m, n/ + fricativa sorda velare /x/, la nasale cade e la vocale in sillaba radicale subisce l’allungamento di compenso Esempi: ↳ ie. *TONG- > germ. *þankiðō(n) > germ. *þāhtō (= pensai) ↳ ie. *TENK- > germ. *þinh- > germ. *þīh (= prosperare) Ne rimane traccia anche nelle forme moderne di alcuni verbi: ing. *think/thought → la n cade per formare il preterito «Cerchia nordica» La cerchia nordica è stata individuata come l’area originaria dei popoli germanici, in cui si sarebbero stanziati intorno all’era volgare (I sec a.C. – I sec. d.C.), ma anche prima Il progressivo allontanamento delle popolazione germaniche dalla «cerchia nordica» comporta lo sviluppo di fenomeni che si sono prodotti: a) solo in alcune lingue germaniche b) in epoche diverse (le popolazioni migrano in epoche diverse) c) secondi differenti stadi di sviluppo * tratti comuni attestati = isoglosse Ai fini didattici, è utile ricordare questa periodizzazione: protogermanico V sec. a.C. – II-I sec a.C. → germanico comune → tre rami di germanico orientale, settentrionale, occidentale (alcuni studiosi non individuano questa ultima evoluzione) Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 «Teoria delle onde» di J. Schmidt (1872) Questa teoria (teoria delle isoglosse) compensa e integra la teoria dell’albero genealogico di Schleicher; ammette quindi la possibilità che alcuni tratti si diffondano non solo geneticamente nell’evoluzione di una lingua, ma anche per contatto Nelle lingue attestate sono stati individuati tratti comuni tra il gotico e l’antico nordico, che non sono condivisi dalle altre lingue germaniche antiche Isoglosse principali: a. Isoglosse goto-nordiche b. Isoglosse gotico – antico alto-tedesche c. Isoglosse del germanico settentrionale e occidentale → individuazione di mutamenti ulteriori interni al germanico d. Isoglosse del germanico occidentale, non condivisi con gli altri rami e. Isoglosse del «Mare del Nord» * I fenomeni descritti sono condivisi solo da alcune lingue germaniche antiche (lingue considerate: anglosassone, o inglese antico, e medio inglese; alto-tedesco antico; antico nordico) Anglosassone/ antico inglese È la lingua germanica che si sviluppa in Britannia (= antica Inghilterra) a seguito delle migrazioni sull’isola di Angli, Sassoni, Juti (e Frisoni) nel corso del V-VI sec d.C. → inizia nel V sec e termina verso la fine del XI sec, con la conquista normanna da parte di Guglielmo il Conquistatore ↳ quando parliamo di «Britannia» (attenzione alla differenza tra Britannia, Inghilterra, Gran Bretagna, Regno Unito, Isole britanniche), intendiamo l’antica Inghilterra ↳ Le popolazioni migrano nel V-VI secolo e si sviluppano dei dialetti È un insieme di varietà dialettali. I principali sono: sassone occidentale, kentiano, anglico, che si divide in northumbro e in merciano 1. Il dialetto di cui abbiamo maggiori attestazioni nel periodo antico è il sassone occidentale (West Saxon) → è soprattutto a questa varietà che si riferiscono i fenomeni di mutamento che studieremo 2. Questi fenomeni riguardano in particolare il vocalismo radicale Vocalismo anglosassone I mutamenti che caratterizzano le singole lingue riguardano le vocali in sillaba radicale della fase del germanico comune, che si trasformano ulteriormente − Germ. *ē > germ. occ. e sett. *ā > ags. ǣ ⇒ è la «a» che si trasforma in sillaba radicale, diventando ǣ: o germ. *sēþ > got. sēþs / aisl. sæði / ata. sāmo / ags. sǣd (= seme) Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 − Germ. *a > ags. æ ⇒ la «a breve» diventa «e aperta» = ǣ o germ. *akraz > got. akrs / aisl. akr / ata. ackar / ags. æcer (= acro, campo) − Germ. *ai > ags. ā ⇒ «ai» si monottonga in «ā» o germ. *ainaz > got. ains / aisl. einn / ata. ein / ags. ān (= uno) − Germ. *au > ags. ēa ⇒ si sentono entrambe le vocali «ea», perché è un dittongo originario, e si distinguono da quelli esito di un mutamento * per distinguerli, i manuali pongono sul primo elemento del dittongo originario un segno di lunga ēa o germ. *rauðaz > got. rauþs / aisl. rauðr / ata. rōt / ags. rēad Fenomeni di fonetica combinatoria: Questi fenomeni non si verificano sempre, in quanto devono essere rispettate certe condizioni affinché la vocale radicale subisca il mutamento: Frattura (o frangimento, breaking) → le vocali palatali, */ae, e, i/ (brevi o lunghe) tendono a dittongarsi in /ea, eo, eo/io/, se seguite da: a) fricativa velare sorda h /x/ b) liquida /l, r/ + consonante ↳ Si tratta di una pseudo-dittongazione, non è un dittongo originario (vocale palatale + suono di appoggio = schwa [ə]) Esempi: ↳ germ. *naht > got. nahts / aisl. nótt / ata. naht / ags. (*næht >) neaht (= notte) ↳ germ. *sternōn > germ. sterrōn > got. staírnō / aisl. stjarna /ata. sterno / ags. steorra (= stella) ↳ germ. *herð-ja > aisl. hirðer / ata. hirti / ags. (*hirdi > *hiordi >) hierde (= pastore) Metafonia palatale → le vocali posteriori */u, o, a/ (brevi o lunghe) ed alcuni dittonghi in sillaba radicale si modificano nella pronuncia, avvicinandosi alla pronuncia delle vocali anteriori corrispondenti nel triangolo vocalico, per effetto della presenza di /i, j/ (palatali) nella sillaba precedente → le palatali attraggono verso di sé le vocali posteriori ↳ Triangolo articolatorio → questo schema riguarda la metafonia palatale dal punto di vista articolatorio Esempi: − Germ. */a/ > ags. /e/: o germ. *þankjan(an) > aisl. þekkja / ata. denken / ags. þencean (= pensare) − Germ. */o:/ > ags. /e:/: o germ. *sōkjan(an) > aisl. sø’kja / ata. suohhen / ags. sēcean (= cercare) − Germ. */u:/ > ags. /y:/: o germ. *mūsiz > aisl. mýss / ata. mūsi / ags. mȳs (= topi) − Germ. */au/ > ags. /ey/: o germ. *hauzjan(an) > aisl. heyra / ata. hōren / ags. hīeran (= sentire) Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 Consonantismo anglosassone: palatalizzazione delle velari Le velari /k, g/ si palatalizzano dando esito rispettivamente */t∫, j/ (si addolciscono), se seguite, o a volte precedute, da: a) vocale palatale primaria /i, e/ b) semivocale palatale /j/ Esempi: ↳ germ. *rīkja- > aisl. ríki / ata. rīhhi / ags. rīce [t∫] (= regno) ↳ germ. *geƀan(an) > aisl. gefa / ata. geban / ags. giefan [j] (= significato?) Questo accade anche per: a) la geminata velare /g/:/ > ags. /dʒ/ b) il nesso /sk/ > ags. /∫/ Esempi: ↳ germ. *laǥjan(an) > aisl. leggja / ata. legen / ags. lecgan [dʒ] ↳ germ. *skal > aisl. skal / ata. scal / ags. sceal [∫] Alto-tedesco antico Termine collettivo che comprende tutti i dialetti tedeschi dell’attuale area linguistica centro- meridionale della Germania, ma non solo (anche Svizzera e Austria), dalle prime attestazioni (VIII sec) fino al 1050 ca ⇒ fase antica alto-tedesco Dialetti tedeschi del IX sec → antico sassone al nord, basso francone, francone centrale, francone renano, francone orientale, francone meridionale, alemanno, bavarese; il dialetto turingio è tra parentesi perché non vi sono attestazioni nella fase antica «Linea di Benrath» (cittadina nei pressi di Düsseldorf) divide trasversalmente il territorio tedescofono in due aree principali: basso tedesca al nord, alto tedesca al sud (dialetti franconi, alemanno e bavarese) Tutti i dialetti dell’attuale area linguistica centro-meridionale sono interessati dalla II legge di Grimm II legge di Grimm / II mutazione consonantica La mutazione, nonostante sia stata codificata da Grimm, era già stata individuata da Rask. Solo i dialetti dell’aera centro-meridionale presentano questa mutazione. I dialetti al di sotto della linea di Benrath sono accomunati da questa mutazione. Non tutti i dialetti, però, la presentano allo stesso modo. Le attestazioni scritte che abbiamo presentano la II mutazione in modo diverso: ↳ dialetti più meridionali, alemanno e bavarese (Oberdeutsch = tedesco superiore), presentano la mutazione in modo più intenso ↳ dialetti franconi (Mitteldeutsch = tedesco centrale) la presentano in maniera meno intensa Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 ↳ il fenomeno si indebolisce sempre di più fino ad arrivare alla linea di Benrath, dove scompare ⇓ La minore incidenza del fenomeno nella zona occidentale ha fatto pensare a un’origine nelle zone meridionali, dove le popolazioni germaniche sono venute a contatto con altre popolazioni stanziate in questi territori ⇒ l’origine, secondo alcuni, sta nella «teoria del sostrato» (= una lingua precedente influenza una successiva). Il fenomeno si è diffuso poi gradualmente da sud verso nord, fino ad arrestarsi lungo la linea di Benrath ⇒ «teoria delle onde» ↳ la mutazione è databile tra il V-VI e l’VIII secolo LEZIONE 4 – 30.09.21 [ I fenomeni sorgono in una zona e si diffondono per contatto in quelle circostanti. Le isoglosse sono linee che si possono tracciare e racchiudono al loro interno i fenomeni linguistici. Spesso anche il distacco di popolazioni dalle sedi originarie ha comportato particolari evoluzioni e mutamenti. Combinando la «teoria delle onde» e la «teoria del sostrato», è possibile rendere conto dello sviluppo di fenomeni che si sono prodotti solo in alcune lingue germaniche in epoche diverse e secondo differenti stati di sviluppo. Alto-tedesco antico I dialetti tedeschi antichi, nella loro effettiva attestazione scritta, non presentano una realizzazione omogenea del fenomeno. ] II legge di Grimm La seconda mutazione riguarda le occlusive sorde, che in base alla posizione nella parola = contesto, si sviluppano in determinati modi ↳ Anche qui tre isoglosse: Isoglossa 1 Occlusive sorde germaniche diventano fricative: > 1a Fricative sorde doppie ata (all’interno di parola o dopo vocale) → germ. * p, t, k, kw > ata. /ff, ss, xx, xw/ < ff, sz/zs/zz, hh/ch/chh, chw > > 1b Fricative sorde semplici (in fine di parola o dopo vocale lunga o dittongo) → germ. * pt, t, k, kw > ata. /f, s, x, xw/ Esempi: 1a o germ. *et- > ata. ezzan o germ. *makōjan > ata. mahhōn 1b o germ. *hwat > ata. hwaz o germ. *ek(an) > ata. ih Isoglossa 2 Le stesse consonanti diventano affricate nei casi contrari (all’inizio di parola, all’interno o fine di parola dopo consonante, o se geminata) > Occlusive sorde germ. > affricate → germ. * p, t, k, kw > ata. /pf, ts, kx, kxw/ < pf/ph, z/zz/tz, ch/cch, cchw > Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 Esempi: o germ. *aplaz > ata. apful o germ. *hert- > ata. herza Isoglossa 3 Occlusive sonore germaniche si sviluppano in occlusive sorde in alto-tedesco antico > Occlusive sonore germ. > oclussive sorde ata. → germ. * b, d, g, gw > ata. /p, t, k, kw/ Esempi: o germ. *duhtar > germ. *dohtar > ata. tohter o germ. *dauþus > ata. tōd Eccezioni isoglosse 1-2 Eccezioni riguardano i nessi consonantici sp, st, sk, ft, ht, tr, che si conservano in alto- tedesco antico o germ. *sternōn > ata. sterno o germ. *fiskaz > ata. fisk o germ. *duhtar > germ. * dohtar > ata. tohter Nota importante Tali fenomeni sopravvivono ancora oggi nei dialetti dell’area tedescofona meridionale (ted. Oberdeutsch) Il tedesco standard odierno (Hochdeutsch) costituisce in larga misura un’evoluzione, soprattutto dal punto di vista fonetico, dei dialetti tedeschi centrali (Mitteldeutsch), interessati dalla II mutazione solo parzialmente Nel ted. Standard odierno non troveremo i fenomeni indicati come tipici dialetti meridionali Altri fenomeni del consonantismo ata. − Germ. *þ/θ > ata. d ↳ Questo fenomeno si ritrova in tutta l’area tedesca, e si è verificato probabilmente nel corso dell’VIII-IX secolo ↳ Esempi: o germ. *werþ > ata. werdan o germ. *dauþus > ata. tōd o germ. *broþar > ata. bruoder Vocalismo ata. La situazione del vocalismo ata. è molto complessa, anche a causa della differenziazione dialettale. I principali fenomeni sono: − germ. *ō > ata. uo o germ. *brōþar > ata. bruoder − germ. *au ata. ō o germ. *rauðaz > ata. rōt − germ. *ai > ata. ei o germ. *ainaz > ata. ein ↳ Ma: − germ. *ai + /h, r, w/ > ata. ē o germ. *maiz > ata. mēro (per il fenomeno del rotacismo germ. *z > germ. occ. e sett. *r) Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 Inoltre, anche in ata. si verifica sistematicamente la metafonia palatale, che dall’VIII secolo si completa nel medio-tedesco: ↳ esempio: − germ. *a > ata. e o germ. þankjan(an) > ata. denken Germanico settentrionale Tra i tre rami, il ramo nordico/settentrionale è il più omogeneo e unitario → le divisioni linguistiche in questo ramo sono avvenute più tardi avvenute più tardi. > Attestazione più antica: protonordico, dal II-III sec al IX: Arcaico, dal II-III al V sec., fase linguistica omogenea per tutta la Scandinavia Tardo, dal VI-VII sec al IX, mutamenti: sincope, metafonia, frattura > Dal X secolo inizia la fase del norreno, detto anche antico nordico (occidentale) o antico islandese. Questo termine indica la lingua letteraria dell’Islanda e della Norvegia medievali. Questa fase si colloca dall’XI secolo (dal XII prime attestazioni scritte) a tutto il XIV secolo. Caratteri del nordico Nel tardo protonordico, dal VI-VII sec al IX sec: sincope, metafonia palatale e labiale, frattura > Sincope: accento che diventa intensivo causa mutamenti (= casi di sincope) → tutto ciò che segue si indebolisce, fino a cadere in certi casi = sincope è la caduta di sillabe atone interne alla parola. Conseguentemente alla sincope, si verifica l’allungamento della vocale tonica > Metafonia palatale: ha esiti diversi; riguarda le vocali posteriori */u, o, a/ (brevi o lunghe) e alcuni dittonghi in sillaba radicale, che, per effetto di /i ,j/ (palatali) nella sillaba seguente, si modificano nella pronuncia, avvicinandosi alla pronuncia delle vocali anteriori corrispondenti nel triangolo vocalico. Esempi: − germ. */a/ > aisl. /e/ o germ. *þankjan(an) > aisl. þekkja − germ. */o:/ > aisl. /ø:/ o germ. *sōkjan(an) > aisl. sø’kja − germ. */u:/ > aisl. /y:/ o germ. *mūsiz > aisl. mýss − germ. */au/ > aisl. /ey/ o germ. *hauzjan(an) > aisl. heyra > Metafonia labiale: riguarda le vocali /i, e, a/ e il dittongo /ai/, che, per effetto di /u, w/ nella sillaba seguente, si modificano nella pronuncia, diventando più arrotondata. Esempi: − germ. */i/ > aisl. [y] o germ. *singw- > aisl. syngja − germ. */a/ > aisl. [ɔ] o germ. handum > aisl. hǫndum Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 > Frattura: riguarda in aisl. la vocale /e/, che tende a dittongarsi (pseudodittongazione) in [ja, jɔ] se seguita rispettivamente da /a/ oppure /u/ Esempi: o germ. *hert- > aisl. (*herta >) hjarta o germ. *erþō > aisl. (*erðu >) jǫrð > Con l’inizio dell’età vichinga, IX sec, fino al tardo X sec, i mutamenti del tardo protonordico si accentuano: Assimilazioni ⇒ la tendenza all’assimilazione di gruppi consonantici è accentuata nel nordico; è sia progressiva che regressiva ↳ Esempi: o ags. findan > aisl. finna o ags. drincan > aisl. drekka Formazione dell’articolo enclitico ⇒ è un nuovo tipo di articolo determinativo, enclitico al nome; deriva dall’antico dimostrativo germanico *jainaz − aisl. -inn, m (-in, f / -it, nt) o aisl. konungrinn = «il re» Formazione di verdi dal valore medio-passivo ⇒ si formano per mezzo del pronome riflessivo antico islandese *sik, che viene annesso al verbo come suffisso. È utilizzato in modi diversi (riflessivo, benefattivo, reciproco, passivo) − aisl. sik > -sk o aisl. finna («trovare») vs finnask («trovarsi») ↳ In questa fase tarda, nascono le prime discrepanze dialettali (antico nordico occidentale/orientali), ma non ancora lingue diverse Riassumendo… germ. sett. e occ.: rotacismo, metafonia palatale ags., aisl.: metafonia labiale, frattura ags.: palatalizzazione delle velari ata.: II mutazione consonantica aisl.: articolo enclitico Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 Inglese medio Segue la fase dell’inglese antico e va dal XII secolo al XV secolo («Middle English»). Questo è un periodo di forti mutamenti, in cui la lingua si evolve molto rapidamente. Dopo la conquista normanna (battaglia di Hastings, 1066) la dinastia regnante, l’aristocrazia e l’alto clero sono di lingua francese → nello specifico si parla il dialetto normanno, una varietà settentrionale di francese che in Inghilterra prende il nome di anglo-normanno. Francese e latino soppiantano la lingua letteraria standard, basata sul dialetto sassone occidentale; la lingua inglese sopravvive quasi solo a livello orale, e si evolve a ritmo accelerato, dando spazio ai particolarismi regionali. La produzione scritta in medio inglese è tutta dialettale, e la varietà di dialetti è ben rispecchiata nei testi a noi giunti (rispetto al periodo antico della lingua). La situazione è molto complessa, data dalla grande e intricata varietà di forme linguistiche diverse, che si evolvono a ritmo accelerato, sul piano fonetico, morfologico e sintattico. Principali fenomeni fonetici dell’inglese medio Il sistema vocalico subisce più alterazioni di quello consonantico. Si riscontrano grandi differenze fra dialetto e dialetto, sia di tipo quantitativo che qualitativo. Allungamento di compenso → dal XII secolo, le vocali toniche /i, u/ si allungano se seguite dai nessi consonantici mb, nd, ld Esempio: o ags. findan > ing.m. fīnden o ags. cild > ing.m. cīld Ma il mutamento non avviene se il nesso include una terza consonante: Esempio: o ags. cildru > ing.m. children Dal XII secolo, la quantità vocalica appare fortemente collegata alla natura sillabica. Le vocali brevi /a, e, o/ si allungano in sillaba aperta (= terminante in vocale). Esempio: o ags. faran > ing.m. fā-ren o ags. nama > ing.m. nā-me Mutamenti qualitativi → nelle regioni orientali e settentrionali la /y/ anglosassone (sia lunga che breve) diventa in inglese medio /i/. Esempio: o ags. cyning > ing.m. king o ags. fyr > ing.m. fir Nelle regioni occidentali, la /y/ anglosassone (sia lunga che breve) non perde il tratto labiale, ma talvolta viene scritta. Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 Tutte le vocali atone in fine di parola passano al timbro indistinto [ə]. Esempio: o ags. drīfan [dri:van] > ing.m. [dri:vən] Le antiche desinenze perdono distintività e funzione. Mutamenti morfologici → l’indebolimento fonetico delle desinenze porta a un progressivo processo di erosione morfologica. Esempio: o ags. drīfan [dri:van] > [dri:vən] > [dri:və] > [dri:v] Inglese moderno Dal 1500, la lingua entra nella fase moderna, viene semplificata nelle strutture grammaticali, ma è ancora in via di assestamento in merito alla fonetica. «Great vowel shift» Nella prima fase dell’inglese moderno, si completa un processo di mutamento fonetico delle vocali che era già iniziato nel tardo inglese medio. Questo mutamento prende il nome di «Great vowel shift», o grande mutazione vocalica. Consiste nello spostamento a catena delle vocali lunghe, che possono addirittura dittongarsi; inizia con la dittongazione delle vocali lunghe dell’inglese medio [i:, u:] Si ritiene che lo sviluppo del mutamento vari da luogo a luogo, in particolare tra nord e sud, e quindi probabilmente anche nel tempo. Un’importante conseguenza è la forte discrepanza tra grafie e pronunce. La scrittura è rimasta quella storica (medievale), mentre la pronuncia ha subito forti mutamenti. Le vocali brevi restano sostanzialmente inalterate. LEZIONE 5 – 07.10.21 Germani nelle fonti classiche Perché usare stereotipi? Per screditare l’altro, il diverso e perché ci si basava su fonti/notizie indirette («sentito dire»). La storia degli storici antichi non va intesa come oggettiva, c’è sempre un punto di vista soggettivo, e le notizie non sono dirette ⇒ interpretatio = realtà umane reinterpretate secondo categorie culturali ed etiche espresse dalla stessa tradizione giudicante. Giulio Cesare (100-44 a.C.) è il primo di cui siamo a conoscenza che parla di Germani per esperienza diretta Nel «De bello gallico», resoconto di guerra, i suoi soldati si scontrano con i Germani, negli anni Cinquanta Galli era il nome romano dei celti Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 Gallia → Gallia belgica a nord, Gallia celtica al centro, Aquitania o Gallia narbonese al sud De bello gallico Nel corso dei combattimenti ha acquisito informazioni militari, religiose, sociali su quei popoli. Prima dell’ultima campagna in Gallia, nel 52 a.C., scrisse il Commentarii de bello gallico (primi 7 libri). È composto di memoriali e relazioni. La materia è storica, ma soggettiva → è colorata a vantaggio di Cesare (in luce i successi, in ombra gli insuccessi), in modo da difendere il proprio operato da storpiature o interpretazioni tendenziose. Con «Germani» nel De bello gallico, Cesare indica aggregazioni militari antiromane di un insieme di tribù settentrionali (§ probabilmente di provenienza belgica) → Cesare è il primo che considera i Germani come unità etnica a sé stante (§ Greci li consideravano parte dei Celti) e a definirne il territorio (Reno confine geografico occidentale della Germania). Le motivazioni per la descrizione di Cesare sono politiche: l’obiettivo è dimostrare il consapevole arresto al Reno delle operazioni di conquista della Gallia, sottomettendo il ricco e potente mondo gallico MA tralasciando gli arretrati Germani, immeritevoli di conquista. Germania Tacito è dopo Cesare il più attento conoscitore del mondo germanico. È storico e politico romano che ci lascia l’opera che porta il nome «De origine et situ Germanorum», meglio conosciuto come «Germania», composto nel 98 d.C. È un’opera etnografica, che descrive la società germanica e delle singole popolazioni molto più esaustiva rispetto alla tradizione precedente. È composta da 46 capitoli, raggruppabili in tre sezioni: 1- 1-5.2: collocazione e origine di Germania e Germani (geografia, etnogenesi) 2- 5.3-27.1: aspetti della vita quotidiana (politica, giuridica, sociale, religiosa) 3- 27.2-46: descrizione varie tribù ed etnie È la fonte principale di conoscenza dei Germani (occidentali) per il I secolo, ma è colma di luoghi comuni, retorica, polemica politica. Non è chiaro il perché della composizione, né le sue fonti che esulano dall’esperienza diretta. Società germaniche Società germanica secondo Cesare Società germanica secondo Tacito Interesse modesto per usi e Tacito fornisce informazioni molto più costumi germanici; ne parla in dettagliate (caratteristiche fisiche, costumi particolare nel libro IV, capp. I-III bellici, vita sociale, occupazioni quotidiane, (Svevi) e nel libro VI, capp. 21-23 abitazione, vestiario, rapporti coniugali) Donna: Cesare descrive l’intervento Donna: descritta da Tacito come austera, e femminile in battaglia negli esiti condivide l’interesse per la guerra con il degli scontri tramite pratiche marito divinatorie = ruolo quasi sacrale Sippe La prima istituzione sociale era la «Sippe» = «stirpe», grande famiglia allargata a tutti coloro che si riconoscevano nella discendenza da un antenato comune. Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 La Sippe esercitava la propria egemonia su un determinato territorio di cui sfruttava le risorse economiche. * Valori della Sippe: interesse collettivo, uguaglianza e pace Tacito sottolinea come i membri di ogni Sippe fossero legati non solo da vincoli di sangue, ma anche da doveri comuni. Istituzioni giuridiche dei germani Le inimicizie del singolo erano condivise dalla parentilla. Per preservare l’onore familiare, l’equilibrio e la pace sociale esistono due istituzioni: 1- guidrigildo ⇒ deriva da Wergeld/wergild, ovvero il «valore» attribuito a ciascuna persona in base al grado e alla posizione sociale, la somma in denaro che stabiliva il valore teorico di un uomo o di una donna. 2- faida ⇒ è più di una vendetta privata, è la minaccia di ostilità / stato di ostilità / risoluzione di ostilità; è applicata in caso di oltraggio socialmente rilevante per l’onore di una Sippe. È legittimamente riconosciuta e retta da convenzioni precise. Poteva sfociare in una vera e propria vendetta di sangue. In caso di mancata risoluzione dell’ostilità in autonomia vi era la possibilità di fare ricorso a una procedura di tipo processuale tramite il consiglio assembleare (þing) Consiglio assembleare (þing) È l’organismo politico più rappresentativo (Germania, capp. 11-13), costituito da uomini in armi di condizione libera, coordinato da magistrature particolari (sacerdotes); alla fine del I secolo, era dominato da figure di spicco dell’aristocrazia locale. Aveva funzioni politico-giuridiche e di amministrazione della giustizia, e probabilmente si incaricava di cause penali. Ordalia Talvolta, per stabilire innocenza/colpevolezza di un imputato, si faceva ricorso ad una serie di tecniche di accertamento giudiziario: duello giudiziale, ordalia dell’acqua, del fuoco, del ferro incandescente. Le pene erano decise dal sacerdote, e variavano in base alla gravità del reato. Tacito menziona la pena capitale, e il guidrigildo per i reati meno gravi (cap. 12) Organizzazione politica germanica Organizzazione politica secondo Cesare Organizzazione politica secondo Tacito Era sconosciuto l’istituto monarchico (no Nel capitolo 7, Tacito parla di «re« e autorità individuale il cui potere si «generali» ⇒ mancanza dell’istituto estende su tutti clan); i leader tribali si monarchico nei germani delle origini, e impegnano nella mediazione delle probabilmente si faceva riferimento a dispute interne, ma non si esercitava il leader tribali, l’espressione di oligarchie potere coercitivo. In caso di guerra si famigliari, in grado di vantare un clan riuniva un consiglio generale di capi prestigioso (stirps regia). Questi leader (Libro VI, cap. 23). erano affiancati dai «generali» o comandanti militari, che inizialmente godevano di investitura temporanea (in caso di guerra), ma poi intervengono sempre più direttamente nella gestione del potere; riescono a soppiantare gli antichi esponenti della sovranità tribale. Comitatus Sodalizio clientelare tra un «generale» e una banda di guerrieri. Al tempo di Tacito, non è più solo temporaneo (in tempo di guerra), ma permanente (anche in tempo di pace). Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 È una libera associazione intertribale su base individuale, autoritaria e gerarchica, caratterizzata da uno stretto rapporto di fedeltà. I guerrieri entravano per scelta nel seguito di un capo, lo difendevano in tempo di guerra e lo onoravano in tempo di pace, in cambio dei frutti delle razzie/battaglie. Il comitatus rappresentava una possibilità di avanzamento sociale per il generale: maggiore era il numero di guerrieri facenti parte del comitatus, maggiore era il prestigio del generale. Capi anche loro scelti; reges eletti in virtù della stirpe; duces scelti in rapporto al loro valore in battaglia (prestigio). Nuovi equilibri sociali Si sviluppano nuovi equilibri: competizione individuale, accumulazione di ricchezza in mani private, nuove classi sociali (nuovi ricchi, i «generali», banda di guerrieri). L’unità etnica e gli equilibri dei clan entrano in crisi; i duces riusciranno a soppiantare i reges, diventando i fondatori delle monarchie militari dell’Alto medioevo. LEZIONE 6 – 14.10.21 Religione dei Germani Parlare di «religione germanica» non significa tracciare un quadro unitario e definito, ma individuare culti presumibilmente comuni. Il problema della ricostruzione riguarda la presenza di fonti che appartengono ad aree ed epoche storiche diverse tra loro (§ fonti nordiche sono le più ricche). Fonti per una religione dei germani Le fonti locali in materia di religione anteriori alla cristianizzazione sono solo frammentarie. L’archeologia offre un quadro più eterogeneo: simulacri lignei rappresentazioni iconografiche su bratteati iscrizioni epigrafiche a carattere votivo Confermata la preponderanza di culti locali e particolari → culti locali riuniti per anfizionie (= leghe cultuali), no pantheon germanico ordinato e condiviso in maniera uguale. Tacito, nella Germania, parla del culto del Dio dei Semnoni, la dea Nerthus (= madre natura) e la divinità di nome Alcis. Cesare è il primo a parlare di una religione germanica, ma viene interpretata pur sempre attraverso interpretatio romana → uso di luoghi comuni Religione germanica Religione germanica secondo Cesare Religione germanica secondo Tacito > De bello gallico, Libro VI, cap. 21 Tacito conferma in parte quanto dice Religione di tipo naturalistico (è primitiva, Cesare (assenza di classe sacerdotale, semplicistica); le divinità sono aniconiche capacità divinatoria delle donne, no (= prive di immagini, pochezza, scarsa santuari), ma menziona diversi teonimi e capacità di immaginazione); mancanza di frammenti cerimoniali (tramite classe sacerdotale (disorganizzazione). interpretatio romana). Descritti da Cesare per screditarli, anche Al tempo di Tacito, si registra tramite il confronto con i Galli. un’evoluzione verso il politeismo in cui le figure divine sono piuttosto definite. Origo dei Germani secondo Tacito (= origine della popolazione) Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 − Terra > Tuisto(ne) > Manno → tre figli (divinità anonime) → tre leghe cultuali: o Ingevoni o Istevoni o Erminoni Origo gentis Queste storie di origine (note alla tradizione classica) diventeranno un genere di successo nell’Alto medioevo; sono inserite in alcune prime opere locali sulla storia di singole popolazioni germaniche. Sono forme di legittimazione a posteriori delle nuove monarchie romano-barbariche. > topos di leggendarie migrazioni e colonizzazioni ⇒ nuove e migliori forme di civilizzazioni > topos progenitore mitico/semi-divino In genere, c’era un’ascendenza antica e prestigiosa che riuniva (per discendenza diretta) raggruppamenti tribali eterogenei. I popoli «barbarici» erano integrati nel solco dell’eredità greco-romana. Le origo gentis legittimano le nuove classi dirigenti. Origo gentis germaniche: Visigoti, Ammiano Marcellino, Storie Ostrogoti, Jordanes, De origine actibusque Getarum Vandali, Procopio, Storie Longobardi, Paolo Diacono, Historia Langobardorum Franchi, Gregorio di Tours, Historia Francorum Sassoni, Widukindo di Corvey, Res gestae Saxonicae Anglosassoni, Beda Venerabilis, Historia Ecclesiastica gentis Anglorum Scandinavi, Adamo da Brema, Gesta Hammaburgensis Danesi, Saxo Grammaticus, Gesta Danorum Svedesi, Snorri Sturluson, Ynglinga saga Norvegesi, Snorri Sturluson, Heimskringla Islandesi, Ari Þorgilsson, Islendigabok Triade divina di Tacito > Germania, cap. 9 Tacito descrive l’immaginario religioso dei Germani, ma attraverso interpretatio romana: uso di luoghi comuni, in rilievo tratti più esotici, convinzione che le stesse divinità sono adorate in ugual misura dagli uomini, benché sotto nomi diversi. 1- Mercurio/Odino ↳ fonti archeologiche: iscrizioni dedicatorie latine su altari e pietre votive, iscrizione votiva a Nijmegen ↳ fonti testuali: Jordanes, Getica; Diacono, Historia Langobardorum; Adamo da Brema, Gesta Hamaburgensis; omelie Ælfric; testi mitografici nordici ↳ corrispondenza non solo per somiglianza esteriore (cappello, bastone/lancia), ma anche analogie dal punto di vista della funzione; possibili funzioni comuni: dio della declamazione e del discorso poetico; psicopompo (guida delle anime dei defunti verso il regno dei morti); dio della magia guaritrice 2- Marte/Tyr ↳ fonti archeologiche: due iscrizioni latine dedicate dedicate a Mars Thingsus sul Vallo di Adriano, di legionari frisoni, che potrebbero alludere al þing dei Germani ⇒ l’assemblea si svolgeva sotto la protezione di Mars Thingsus ↳ fonti testuali: Tacito dice che è il primo degli dèi fra i Tencteri cisrenani; Getica di Jordanes; fonti letterarie norrene Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 ↳ il nome del dio sembrerebbe indicare un’originaria posizione di superiorità rispetto agli altri dèi; a metà del I millennio d.C. era il dio della guerra, e patrono dell’assemblea; in età vichinga, il culto di Marte è in declino 3- Ercole/Thor ↳ fonti archeologiche: pietre runiche, in Danimarca e Svezia, «Thor benedica queste rune»; pietre (Svezia e Danimarca) mostrano il martello di Thor; fibula di Nordendorf (prima metà VI secolo), compare il teonimo wigiþonar ↳ fonti testuali: genealogie reali anglosassoni; Adamo da Brema; fonti nordiche ↳ somiglianze con Ercole: dio della potenza e della forza; difensore del mondo divino; lotta contro mostri (clava di Ercole – martello di Thor) ⇓ Ma somiglianze con Giove: dio dei fenomeni naturali (pioggia che feconda la terra); dio del fulmine (scettro di Giove – martello di Thor); Divinità femminili Tacito: parla di Iside, Nerthus, Terra madre, Tamfana Fonti letterarie della mitologie nordica Saxo Grammaticus, Gesta Danorum Poesia scaldica Snorri Sturluson, Edda in prosa Snorri Sturluson, Ynglinga saga Edda poetica (carmi di origine diversa) Saghe norrene * La mitologia nordica è l’unica che riusciamo a descrivere con una certa ricchezza di particolari LEZIONE 7 – 21.10.21 Fonti testuali della mitologia nordica Nonostante la mitologia nordica sia l’unica che siamo in grado di descrivere con ricchezza di particolari, si registra la presenza di elementi eruditi e antiquati, e di un’interferenza del cristianesimo. Le divinità principali sono raggruppate in due grandi famiglie: 1- Asi (Æsir) ⇒ i principali sono Odino, Thor, Tyr e Loki, associati a sovranità diritto e guerrra; queste divinità risiedono in Ásgarðr 2- Vani (Vanir) ⇒ i principali sono Njörðr, Freyr, Freyja, associati a magia, fecondità e pace; vivono in Vanaheimr Le fonti parlano di una guerra tra le due stirpi divine e di una successiva riappacificazione, che potrebbe essere l’eco di un processo di sincretizzazione tra le religioni di due popolazioni, la religione dinamica e guerriera degli Asi e il culto autoctono dei Vani, caratteristico della civiltà agraria preesistente. Asi ↳ Odino: È il più importante fra gli Asi, è una figura complessa e ambigua. È dio della sapienza, della furia estatica (tratti sciamanici), dio della magia e ispiratore dell’impeto bellico. ↳ Thor: È il figlio di Odino e di Jörð, possiede il martello Mjöllnir (= «frantumatore»), cintura e guanti magici. Si sposta su un carro trainato da due capri. È dio del tuono e del lampo, difensore del mondo degli dèi e degli uomini (dai giganti, dalla serpe del mondo), dio della fertilità. Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 ↳ Tyr: Su di lui, le notizie scarseggiano (culto in declino già in età vichinga), ma secondo Snorri Sturluson è il figlio di Odino. È il più audace degli Asi, garante dei patti, decide la vittoria dei combattimenti. ↳ Loki: È una divinità ambigua e complessa, è compagno di Odino in varie avventure ma procura guai agli Asi, che comunque si servono della sua astuzia. Loki attenta all’ordine cosmico, ha tre figli mostruosi con la gigantessa Angrboða (Hel, Fenrir, Miðgarðsormr), capeggerà le forze del male nella battaglia finale. Vani ↳ Njörðr: è il principale tra i Vani, è padre di Freyr e Freyja, condivide l’origine etimologica con la dea Nerthus. È dio del vento, fuoco, mare, patrono dei viaggi per mare e della pesca, dio della ricchezza e dell’opulenza. ↳ Freyr: «signore», corrisponde al Fricco venerato al tempio di Uppsala. È figlio di Njörðr, e gradualmente ne sostituisce il culto, proprio a causa delle loro funzioni simili. È dio dell’abbondanza e della fecondità, governa il sole e la pioggia ↳ Freyja: «signora», condivide alcune funzioni con il padre e con il fratello. E dea della fecondità e della sensualità (simboleggiata dai gatti del suo carro), presiede alle faccende d’amore ed è dea della magia. Altre figure soprannaturali sono: giganti, nani, elfi, disir, norne, valchirie, fylgjur, landvættir. Età delle migrazioni > Fine IV secolo – VI secolo > migrazioni di germani orientali, occidentali, settentrionali: - orientali ⇒ Goti (Ostrogoti, Visigoti), Burgundi, Vandali - occidentali ⇒ Franchi, Alamanni/Svevi, Bavaresi, Longobardi, Angli, Sassoni - settentrionali: Vichinghi norvegesi, danesi e svedesi Germani orientali Migrazioni dei Goti Lasciano le coste baltiche e la pianura della Vistola verso la fine del II secolo; alla fine del III sec. giungono sul Mar Nero → è verso la fine di questa seconda fase che si dividono in Ostrogoti e Visigoti. Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 Ostrogoti Nel IV sec. sono stanziati nell’attuale Ucraina e sulle coste del Mar Nero; dal 375 sono esposti alle incursioni degli Unni, con cui hanno rapporti di alterna intesa, così come con l’Impero bizantino. Rimangono sotto il dominio degli Unni fino alla morte di Attila (453). Poi si spostano in Pannonia (attuale Ungheria) e diventano federati dell’Impero Bizantino. Alla fine del V sec. l’imperatore bizantino li manda in Italia a contrastare il re barbarico Odoacre. All’epoca, il re degli Ostrogoti era Teoderico l’Amalo, che nel 489 sconfigge Odoacre sull’Isonzo; nel 493 conquista il regno italico e si insedia a Ravenna. Il regno di Teoderico in Italia è duraturo (60 anni), perché fondato su una politica di equilibri. ⟁ Uno dei motivi per il crollo del regno sarà l’avvento dell’arianesimo degli Ostrogoti, che crea tensioni. Proprio per questo motivo, l’imperatore bizantino Giustiniano invia un contingente per porre fine al loro regno. > 535-53 → lunga guerra greco-gotica, che risulta disastrosa per l’Italia, che soccombe alla conquista bizantina. Visigoti Sono stanziati a nord del Danubio, ma sotto la spinta degli Unni (IV sec.) si spostano verso sud in Mesia (attuale Bulgaria settentrionale). Nel 378, si combatte la Battaglia di Adrianopoli, con cui i Visigoti diventano federati dell’Impero bizantino. Durante il IV sec., un gruppi di Visigoti (Goti minores) si converte al cristianesimo, ma nella versione ariana che sarà poi condannata come eretica. Il capo spirituale è il vescovo Wulfila, che traduce il vangelo in gotico. Nel V sec., il grosso dei visigoti si sposta verso occidente e giungono in Italia sotto la guida di Alarico. Il 410 è l’anno del sacco di Roma. Nel 412 i Visigoti entrano nella Gallia meridionale. Burgundi I Burgundi giungono sul Reno nel 407. Si stanziano a Worms e stabiliscono il loro primo regno, che verrà annientato da un’incursione degli Unni. Nel 437 passano il Reno e fondano u altro regno nella valle del Rodano (tra attuali Francia e Svizzera). Nel 534 sono vinti dai Franchi. Vandali Dalla Vistola si spostano in Pannonia, dove vengono schiacciati dagli Unni, per poi muoversi verso occidente. Nel 409 raggiungono la Spagna e porteranno avanti azioni piratesche lungo le coste dell’Africa. Nel 429 attraversano lo stretto di Gibilterra guidati da Genserico. Si stanziano nell’attuale Algeria e Tunisia. Nel 439 conquistano Cartagine, le Isole Baleari, la Corsica e la Sardegna. Il 455 è l’anno del sacco di Roma da parte dei Vandali. Nel 477 Genserico muore, il che contribuisce alla fragilità del regno. Nel 533-34, l’imperatore bizantino Giustiniano manda un contingente per mettere fine al loro regno. Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 Germani occidentali All’inizio dell’era volgare erano stanziati tra il Reno, l’Elba e il Mare del Nord. Franchi Si dividono in due gruppi: i Salii (basso Reno fino al mare) e i Ripuari (medio corso Reno). Fin dal III sec., premono sui confini dell’Impero romano. Nel IV sec., i Salii occupano l’attuale Belgio, e la loro espansione continua; sotto Clodoveo (482-511) il regno franco si estende a quasi tutta la Gallia (> Francia). Nel 496 Clodoveo si converte al cattolicesimo, il che porta l’instaurarsi di buoni rapporti con il clero e l’aristocrazia gallo-romana. Nel frattempo, vengono inglobati i Visigoti, i Burgundi e gli Alamanni/Svevi. Con Carlo Magno, i Franchi vivono un periodo di espansione ancora più forte (768-814); vengono portate avanti campagne militari per sottomettere e convertire Sassoni e Frisoni. Nel 774, Carlo Magno batte i Longobardi in Italia e si annette la penisola fino all’Abruzzo. Nell’800 è incoronato imperatore a Roma. A Carlo Magno succede il figlio Ludovico il Pio (814-40); nel’843, i suoi tre figli si spartiscono l’impero in tre parti (francese, tedesca, italiana). Alamanni/Svevi Sono stanziati lungo l’Elba. In parte si spostano verso ovest, e nel 411 giungono nella penisola iberica, dove instaurano un breve regno nei territori dell’attuale Galizia e Portogallo settentrionale. La maggior parte degli Svevi scende verso sud dal III sec. Nel V se., raggiungono l’attuale Germania meridionale, l’alto corso del Reno (Alsazia, Svizzera tedesca). Nel 536 sono inglobati dai Franchi. Solo alla fine dell’impero carolingio, nascerà il ducato di Svevia dal loro antico nome. Bavari Si spostano dall’Elba verso sud, e nel VI sec., giungono nell’attuale Germania sud- orientale e Austria. Fondano il Ducato di Baviera. Teodolinda, bavarese, nel 589 va in sposa al re longobardo Autari, il che rafforza i legami tra la Baviera e l’Italia longobarda. I Bavari vengono inglobati dai Franchi con Carlo Magno. Longobardi Dal Mar Baltico, si spostano lungo l’Elba nei primi secoli d.C. Nel V sec., giungono sulla riva sinistra del Danubio, e nel VI secolo si stanziano in Pannonia, dove vengono a contatto con Ostrogoti e Gepidi. Nel 568 emigrano verso l’Italia sotto la guida di re Alboino. Verranno contrastati dai bizantini, e riescono a impadronirsi solo di una parte del territorio. Nel VII sec., il re Rotari conquista anche la Liguria. Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 La capitale del regno si sposta a Pavia; altri maggiori centri sono Cividale, Brescia, Milano. Il dominio dei Longobardi in Italia dura due secoli. La loro fine sopraggiunge con la sconfitta di Desiderio da parte di Carlo Magno, nel 774. Il Ducato di Benevento ha vita più lunga, ma nel IX-X secolo, ormai rimangono poche tracce germaniche. Germani del Mare del Nord (germani occidentali) Sono anche chiamati Ingevoni, e si distinguono in Angli, Frisoni, Iuti e Sassoni. Dalla metà del V secolo iniziano a migrare dalle sedi originarie verso la Britannia. Le 408 legioni romane che si trovavano in Britannia vengono ritirate. Le popolazioni rimanenti non erano quindi in grado di difendersi da incursioni esterne. Apparentemente, Angli e Iuti avevano abbandonato in massa le sedi originarie; una parte dei Sassoni era rimasta però nel continente, probabilmente anche chiamati in aiuto dalle popolazioni locali. Anglosassoni La graduale conquista dell’attuale Inghilterra continua anche nel VI secolo. Dalla commistione di tribù occupanti si forma il popolo degli Anglosassoni. > Prevale la lingua germanica degli invasori. Gli anglosassoni si organizzano in vari regni (eptarchia): Kent, Sussex, Essex, Wessex, East Anglia, Mercia, Northumbria. Si convertono presto al cristianesimo, a partire dal Kent. La loro cultura quindi diventa latino-cristiana. Vari centri monastici e figure spiccano (Beda, Alcuino). I regni sono però in contrasto tra loro: − VII-VIII secolo prevalgono Northumbria e Mercia; − IX prevale Wessex, ma viene turbato dalle invasioni vichinghe, che verranno contenute dall’azione militare di Re Alfredo il Grande. − X-XI sec., Danesi perdono e riacquistano il potere − 1036, di nuovo dinastia anglosassone ⇒ l’Inghilterra è un unico regno con capital prima a Winchester e poi a Londra, ma non è politicamente solida. − 1066, viene respinto un ultimo attacco norvegese. Dopo alcuni giorni, arrivano altri invasori capitanati da Guglielmo duca di Normandia → battaglia di Hastings ↳ questo porta alla fine del periodo anglosassone, e alla fine delle invasioni Sassoni Se ne hanno notizie solo a partire dal II secolo, perché probabilmente solo allora erano diventati una lega di diverse tribù. Erano stanziati nelle pianure della Germania settentrionale, tra i fiumi Ems ed Elba. Dal V secolo, in parte emigrano in Britannia, in parte rimangono sul continente («antichi sassoni»). Non creano un vero e proprio regno. Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 Dal 772 all’804 combattono una lunga guerra contro i Franchi di Carlo Magno, che vuole sottometterli e convertirli al cristianesimo. Si assiste però a una tenace resistenza sassone da parte di Vitichindo, ma, ciò nonostante, i Franchi avranno la meglio. ↳ nella divisone dell’Impero carolingio (843), la Sassonia rientra nella parte orientale (tedesca). LEZIONE 8 – 28.10.21 Germani settentrionali Non prendono parte alle grandi migrazioni del IV-VI sec., ma solo alla fine dell’VIII sec. > I Danesi, stanziati nella Svezia meridionale e nelle isole danesi, nel V-VI sec. si estendono sullo Jutland. La Svezia meridionale è anche occupata dai Geati, che vengono sottomessi dai Svíar, che occupano la Svezia centrale. > Si vede una graduale espansione verso nord dei Norvegesi, lungo i fiordi. Nella Scandinavia del nord si registrano gruppi transumanti di Lapponi (di origine asiatica). Vichinghi Tra la fine dell’VIII secolo e l’inizio del IX inizia l’«età vichinga». Si registra una grande espansione marinara degli Scandinavi. Ricorda! «Vichinghi» non è il nome di un popolo. Origine del termine «vichingo»: ↳ aisl. víkingr (m), «uomo imbarcato, commerciante, pirata guerriero» ↳ aisl. víking (f), «attività/spedizione (commerciante, piratesca, militare) collegata alla navigazione» ↳ < vík, «baia, insenatura» > colui che va di baia in baia/che abita le baie ↳ < vík, «virata, deviazione» dopo l’acquisizione del bottino ↳ < víka sjávar, «turno di mare», distanza coperta (o tempo trascorso) tra due turni ai remi > colui che si alterna l’attività del remo ↳ < il nome della regione norvegese Vik (quella di Oslo) > colui che proviene da quell’area Espansione vichinga Tre direttrici principali: 1- Vichinghi norvegesi: ovest, alla ricerca di terre da colonizzare; 2- Vichinghi danesi: sud-ovest, imprese di conquista; 3- Vichinghi svedesi (Variaghi/Vareghi): est, imprese commerciali Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 Vichinghi norvegesi Nel 793 attaccano il monastero anglosassone di Lindisfarne. Occupano le isole atlantiche a nord della Scozia, l’Irlanda (nell’836 fondano Dublino) e le coste occidentali dell’Inghilterra. Attorno all’870 colonizzano anche l’Islanda. Espansione islandese Nel X sec., Eiríkr rauði (Erik «il Rosso») colonizza una nuova terra che chiama Grœnland = Groenlandia, dove verranno creati due insediamenti, fino al XIV sec. Dalla Groenlandia, altri convogli si spostano verso ovest. Verso il 1002, il figlio di Erik «il Rosso», Leifr Eiríksson approda sulle coste orientali del Canada, ma qui non si creano insediamenti stabili; l’unico insediamento (temporaneo) ad oggi confermato è quello di l’Anse aux Meadows (Terranova). Vichinghi danesi Nel IX sec., attaccano ripetutamente le coste inglesi e francesi; nell’865-75 occupano l’Inghilterra orientale. Si scontrano con gli Anglosassoni guidati da re Alfredo il Grande, che riesce solo a fermarli. Nell’886 viene redatto il trattato che sancisce la spartizione del paese. I vichinghi restano nel Danelaw (territorio della «legge danese»), da Londra fino al nord. Nel X sec., diventano residenti fissi e fondano un regno con capitale York. Nel 1016, il re danese Knútr/Canuto il Grande riunisce sotto la propria corona l’Inghilterra, la Danimarca e la Norvegia. Il regno però termina alla sua morte, sopraggiunta nel 1036. I danesi perpetrano continui attacchi alla Francia, fino a quando il re franco concede loro un’intera regione: la Normandia. Nel 911 viene fondato il Ducato di Normandia, con capo Rollone (Hrólfr). Normanni Sono francesizzati, nel 1066 si muovono verso l’Inghilterra. Nell’XI sec., altri si muovono in direzione dell’Italia meridionale. Sconfiggono arabi e bizantini. Formano un ducato fino a che non subentra la dinastia Sveva nel 1194. Dinastia sveva Gli svevi regnano dal 1194 al 1266, anno della Battaglia di Benevento. La battaglia di Benevento fu combattuta nei pressi di Benevento il 26 febbraio 1266 fra le truppe guelfe di Carlo d'Angiò e quelle ghibelline di Manfredi di Sicilia. La sconfitta e la morte di quest'ultimo portarono alla conquista angioina del Regno di Sicilia. Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 Vichinghi svedesi Dalle coste del Baltico risalgono i fiumi della Russia, fondano una serie di empori commerciali; prendono il nome di Variaghi/Vareghi/Rus. Nel IX-X sec., creano rotte mercantili fino al Mar Nero e Mar Caspio, ed effettuano scambi con Bizantini e Arabi. Sono anche mercenari dell’imperatore di Bisanzio, sotto il nome di «guardia varega». Nell’XI se., l’egemonia varega inizia a sfaldarsi, ma si creano i primi nuclei politici della futura Russia. Fine dell’epoca vichinga Nell’XI secolo, si chiude l’epoca vichinga; i regni scandinavi si consolidano; l’Islanda rimane indipendente fino al 1262-4. Germani in Italia I Germani rimangono in Italia per oltre quattro secoli. Nel corso di questi quattro secoli di dominazione si passa dal graduale inserimento nella vita dell’impero (IV-V sec.) all’epoca delle invasioni e successivi insediamenti (V-VIII/IX sec.). − 476-493 Odoacre − 493-553 Ostrogoti (60 anni) − 568-774 Longobardi (due secoli) − Dal 774 Franchi Tracce linguistiche germaniche Il germanesimo non ha prevalso dal punto di vista culturale né linguistico, ma ha lasciato la propria traccia, specialmente con gli Ostrogoti, con i Longobardi e con i Franchi. Le fonti utilizzabili per documentare le loro manifestazioni culturali e linguistiche sono, però frammentarie e discontinue: reperti archeologici ed epigrafici; documenti pubblici e privati; atti notarili; leggi; diplomi; fonti cronachistiche (specialmente storiche); più complete e coerenti. Spesso queste fonti sono in latino. Tracce linguistiche gotiche Le tracce linguistiche gotiche sono rappresentate da: 1- manoscritti gotici, specialmente il Codex Argenteus, conservano la tradizione esegetica di origine visigotica 2- due papiri ravennati, (metà del VI sec.), contengono atti notarili in latino gotico, con nomi propri gotici Tracce gotiche si ritrovano nel lessico italiano, specialmente nelle voci del linguaggio quotidiano, ma mancano completamente termini di ambito giuridico e amministrativo, perché era preminente il latino quale lingua officiale. Altre fonti: Carmina, canti epici o encomiastici di tradizione orale, non documentati Fonti cronachistiche (in particolare Jordanes, Getica) sulle migrazioni, ma in latino Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 Tracce linguistiche longobarde Codice diplomatico longobardo (VII-VIII sec. e oltre), contiene documenti pubblici e privati in latino → termini tecnici e nomi propri longobardi Editto di Rotari (643), norme giuridiche longobarde in latino → vocabolario giuridico e patrimoniale longobardo Tre glossari longobardo-latini di provenienza meridionale (due dell’XI sec., uno del XIII sec.), linguaggio giuridico e amministrativo longobardo Fonti cronachistiche (specialmente Paolo Diacono, Historia Langobardorum), origini e storia dei longobardi, in latino Eventuale tradizione poetica non documentata In sintesi… Le tracce linguistiche dei popoli germanici in Italia sono dunque costituite da: − Glosse contenute in testi storici o giuridici in lingua latina o in glossari bilingui − Nomi propri in testi, documenti e iscrizioni − Elementi lessicali (specialmente prestiti) e morfologici penetrati nella lingua e nei dialetti italiani Superstrato germanico Si ritrovano tracce linguistiche germaniche anche nella lingua italiana e nei dialetti. Il superstrato linguistico germanico è andato quindi a depositarsi sulla base linguistica latino-romana. Il superstrato è composto per la maggior parte da prestiti (qualche centinaio). Germanismi in italiano Sono di vario tipo: − Alcuni hanno avuto vita breve, limitata all’epoca del contatto germanico-latino o ai secoli immediatamente successivi − Altri sono più duraturi o vitali fino a oggi − Altri limitati ai dialetti delle regioni in cui il contatto è più intenso − Altri entrati nell’italiano standard Hanno varie funzioni: designano oggetti o tecniche particolari; sostituiscono un termine latino ormai caduto in disuso; sono particolarmente espressivi. Antichi prestiti germanici entrati nel latino Gruppo molto limitato di termini di origine germanica tramandati in fonti latine dell’età tardo-antica, poi entrati nell’italiano, ad esempio: alces, «alcii», De Bello Gallico, Cesare; Glēsum, «ambra», Germania, Tacito. Questi prestiti designano perlopiù: animali che (secondo Cesare) abitavano la Selva Ercinia; particolari prodotti oggetto di scambio tra i Germani e il mondo romano ⇒ questi termini vengono accolti perché non esistevano parole latine corrispondenti L’apporto maggiore è, però, riconducibile ai sec. VI-IX, quando i Germani esercitano una loro egemonia politica in Italia (soprattutto Ostrogoti, Longobardi e Franchi). Queste parole appartengono principalmente ai campi semantici di: Guerra → elmo, tregua, guerra Relazioni sociali → guercio, faida, rango Parti del corpo → guancia, milza, schiena Colori → bianco, bruno Lavorazione del legno → stecca, scaffale, banco, panca Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 Suffissi germanici nell’italiano -aldo -ardo -ingo Antroponimi germanici Sono soprattutto maschili (Alberto, Roberto, Enrico, Guido, Carlo), ma ce ne sono anche di femminili (Matilde, Clotilde). Toponimi germanici Sono più diffusi dove l’insediamento germanico era più intenso, ad esempio: Lombardia < Langobardia = «regione dei Longobardi»; Braida, Brera < *braiðō = «pianura aperta». Problemi metodologici Non è sempre facile recuperare le caratteristiche linguistiche originarie, a causa dei diversi gradi di adattamento al contesto latino medievale o romanzo, e delle numerose varianti grafiche, nello stesso codice o in codici di epoche diverse. Spesso è difficile anche attribuire un termine all’uno o all’altro dialetto germanico, in quanto i germanismi sono fortemente romanizzati e integrati nella fonetica e morfologia dell’italiano, e le interferenze tra i dialetti germanici progressivamente parlati in Italia diventano sempre più presenti. LEZIONE 9 – 04.11.21 Scrittura runica La scrittura runica è un insieme di caratteri, le «rune», ad ognuno dei quali corrisponde un fonema, spesso coincidente con il fonema del germanico ricostruito, incisi su oggetti di legno, di osso, pietra, metallo. Dovuto ai materiali su cui si incidevano le rune, lo spazio è poco, quindi i testi sono brevi, di carattere epigrafico (scrittura tombale ⇒ frasi lapidarie, brevi e concise), con funzione di supporto memoriale. La scrittura runica tramanda le più antiche testimonianze linguistiche germaniche, a partire dalla metà del I secolo d.C. La maggior parte della scrittura runica viene ritrovata in area scandinava. Ad oggi sono note 6500 iscrizioni, tra conservate e perdute: più della metà proviene dalla Svezia, 1600 dalla Norvegia, più di 800 dalla Danimarca, 100 dalla Groenlandia, 90 dall’Islanda e 90 dall’Inghilterra. La maggior parte delle iscrizioni si trovano su bratteati (= lamine di metallo) scandinavi fabbricati tra i secoli V-VII. Dall’VIII secolo, si registra un’evoluzione in senso monumentale: si passa infatti da incisioni su piccole superfici a steli, lastre funerarie, croci ⇒ questo porta anche a testi runici più articolati. Alla base della scrittura runica c’è quasi sicuramente un alfabeto del bacino mediterraneo, che già prevedeva segni per consonanti e vocali. La scrittura runica è però pseudo-alfabetica, perché: − si denota un distacco dalla tradizione fenicio-greca (alfa-beta-gamma) attraverso un ordine autonomo: f, u, þ, a, r, k; − il valore fonetico di ciascun carattere è abbinato a un preciso referente esterno che inizia con lo stesso fonema Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 Circa 200 iscrizioni attestano la fase linguistica e archeologica più antica della sequenza runica (fino agli inizi dell’VIII secolo). L’attestazione più antica è ritrovata sulla Pietra di Kylver (Gotland, prima metà del V sec.). Fuþark antico È costituito da 24 grafemi disposti in un ordine fisso che iniziava con le rune per f, u, þ, a, r, k in successione ⇒ proprio per questo ordine fisso la scrittura stessa è chiamata fuþark antico o germanico. A volte la sequenza era ripartita in tre serie di otto rune, attraverso l’impiego di due o più punti Bratteato di Grumpan (Svezia, 450-550) Le rune sono divise in gruppi per questione di memorizzazione. Per le stesse esigenze di memorizzazione ogni runa aveva un nome che iniziava con il suono che la runa voleva indicare (criterio acrofonico). Le rune prendono nome di: divinità, piante, animali, elementi della natura. Dagli stessi nomi delle rune si può coglierne l’antichità: alcune, infatti, si riferiscono a divinità molto antiche e fanno pensare a una religiosità primitiva, a una concezione magica della natura. Termine «runa» Deriva dal germanico *rūn-, noto dalla fine del IV sec., e significa «insieme di segni (runici)», «messaggio, iscrizione». Dal IV secolo, il vocabolo è noto anche attraverso il gotico runa, termine che traduce il greco mystérion, boulé, symboúlion («mistero divino, segreto, consiglio»). Il termine è connesso alla sfera religiosa. È utilizzato più tardi in ambito rituale, e per pratiche magiche ⇒ collegamento con la sfera del soprannaturale e della magia è più tardo. Caratteristiche delle rune − Nella forma non presentano angoli retti né tratti orizzontali, perché in origine sono incise su legno, e l’incisione assecondava l’andamento verticale delle fibre del legno. − Scriptio continua ⇒ in origine, mancanza di segni di separazione tra le parole; tendenza che si afferma in epoca vichinga. − In origine la direzione non era destrorsa, bensì da destra a sinistra, dall’alto in basso e dal basso in alto − Dal corso che assume la grafia dipende la forma di ogni runa, verso destra o sinistra − I testi erano prevalentemente laconici, formulari e criptici − Non erano espresse la lunghezza vocalica e la geminazione consonantica − Dalla fase più antica, due rune venivano incise insieme = «legatura» (= due rune in una), per risparmiare spazio ∼ rune «ad asta comune» (sfruttano la lunghezza dell’asta principale) Origine e modelli − Matrice greca Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 − Matrice latina − Matrice nord-etrusco-venetica La scrittura runica potrebbe trarre origine dalla fine di un processo di acquisizione e rielaborazione di un sistema di scrittura mediterraneo da parte di un’altra tradizione, forse celtica, cirillica o etrusca. I Germani avrebbero poi acquisito da quegli intermediari la loro prima sequenza scrittoria. Ad oggi la tesi più accreditata è quella nord-etrusco-veneta ⇒ alfabeti nord-etruschi (o nord-italici) della zona delle Alpi. Elmo di Negau B Una tappa intermedia forse è rappresentata da un’interessante iscrizione, ritrovata sull’elmo di Negau B (II sec. a.C.), rinvenuto in un deposito militare romani in Stiria (Austria/Slovenia). Iscrizione di Negau: «Harigasti Tei V(exillatio) A(l.) III Illir. ??» Diverse sono le interpretazioni: 1- In alfabeto venetico, ma il testo è linguisticamente germanico < *harja-gastiz = «ospite dell’esercito»; *teiva = «dio» 2- Non è né runica né germanica, ma una sorta di firma di uno dei primi ausiliari germanici dell’esercito romano Tipologia testuale Molte iscrizioni in fuþark antico riportano una sola parola, di solito un antroponimo = nome di persona, indicante l’autore dell’incisione; il donatore/proprietario dell’oggetto inciso; una formula, come «mi chiamo X», «io, Y, feci/incisi/dipinsi/dedicai…» Pettine di Vimose Ritrovato in Danimarca, risalente alla seconda metà del II sec. d.C. La trascrizione riporta: «Harja», un antroponimo. Corni di Gallehus Iscrizione più famosa su uno dei due corni cerimoniali d’oro (inizi V sec.) rinvenuti a Gallehus, nello Jutland, nel XVII-XVIII secolo, che sono stati trafugati e fusi agli inizi del XIX secolo. Ora ci rimane solo la loro ricostruzione. Trascrizione: «Io H. figlio di Holt preparai il corno». Fuþark anglo-frisone: fuþorc Dal IV sec., sulle sponde del Mare del Nord prende avvio lo sviluppo di una serie innovativa anglo-frisone, a causa di mutamenti fonologici, specialmente vocalici (soprattutto le metafonie). Le tribù migrate in Britannia portano con sé gli embrioni di queste nuove tendenze grafemiche; la serie passa prima a 28 segni, poi a 33 ⇒ nuovi caratteri e nuovi nomi Bratteato di Undley È la più antica iscrizione con rune anglosassone (Suffolk, V sec.). Evoca i conii (pl. di conio) di Costantino I. ᚷᚫᚷᚩᚷᚫᛗᚫᚷᚫᛗᛖᛞᚢ Si pensa che possa essere un’invocazione/urlo di guerra. Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 Fuþorc più antico Il più antico fuþorc è conservato in due documenti: 1- Scramasax del Tamigi (lama di coltello dell’VIII-IX sec.) 2- Codice di Alcuino (Codex Vindobonensis 795, IX sec.) Il codice di Alcuino, accanto ai valori fonetici, propone una lista di nomi del fuþorc. Vera riforma Con l’avvento del cristianesimo, si assiste a una vera e propria riforma della scrittura runica. I dati archeologici evidenziano una netta distinzione tra i reperti precedenti la cristianizzazione e quelli cristiani. L’omogeneità dei nuovi caratteri dal punto di vista geografico e cronologico sono il risultato di una riforma consapevole e standardizzata. Il secolo VIII-IX è periodo di fioritura, specialmente con croci e monumenti tombali (a partire dall’Inghilterra settentrionale si registra una virata in senso cristiano). La fioritura è incentivata dall’arrivo dei vichinghi, che avevano una propria tradizione runografica. Croce di Ruthwell (Dumfriesshire, sec. VII-VIII) Contiene scene scolpite ispirate alle Sacre Scritture, ornate da citazioni bibliche in lingua e scrittura latina, insieme a versi del poema anglosassone The Dream of the Rood (= «Il sogno della croce»), tramandato in forma manoscritta nel Vercelli Book, fine X sec. Incipit ᛣᚱᛁᛋᛏ ᚹᚫᛋ ᚩᚾ ᚱᚩᛞᛁ «Krist wæs on rodi» ⇒ «Christ was on the cross». Cofanetto Franks Ritrovato in Inghilterra, risale all’VIII sec. È uno scrigno in osso di balena, che contiene un apparato iconografico = simbolico (gemelli Romolo e Remo; conquista di Gerusalemme; adorazione dei Magi; leggenda del fabbro Weland), una serie di iscrizioni runiche (in varietà dialettale northumbrica; oltre 260 caratteri) e alcune parole in caratteri latini. Cynewulf Le rune sono utilizzate anche in opere letterarie, ad esempio in Dialogo di Salomone e Saturno e in poemi come Giuliana, ascritti all’ecclesiastico northumbrico Cynewulf (VIII sec.). Cynewulf utilizza nei versi sequenze di caratteri runici, per formare il proprio nome e perché vengano lette in base al proprio valore ideogrammatico. Fuþark scandinavo, nordico o recente Mentre in area anglo-frisone si registra un ampliamento della gamma di caratteri runici, in Scandinavia i caratteri si riducono, in momenti diversi: prima si riducono a 21 caratteri, fino ad arrivare a 16. Scaricato da luca sbelli ([email protected]) lOMoARcPSD|26012597 Viene segnalata la tendenza a limitare l’inventario dei caratteri, sacrificando quelli poco utilizzati per: scarsa ricorrenza; instabilità del fonema che rappresentano; ridondanza del segno nel sistema. Varianti Le forme vengono semplificate ⇒ numero delle aste, che distingue in due varianti: − a «bracci corti» → il capofila della nuova sequenza scandinava è l’iscrizione di Hedeby-I (Jutland, inizio IX sec.), ritrovata su una bacchetta lignea lunga 16 cm. − a «bracci lunghi» → la versione «classica» è quella della Pietra di Gørlev (Sjælland, Danimarca, inizi X sec.) Pietra di Rök Tra le principali iscrizioni nella nuova sequenza ridotta, vi è la lunga iscrizione della Pietra di Rök (Svezia, inizio IX sec.), incisa in rune a «bracci corti» su cinque lati. È considerata i primo esemplare di letteratura svedese, ma è di difficile interpretazione: tratta materiale leggendario? Mitologico? Autoreferenziale? Evoluzione ulteriore Nella tarda epoca vichinga (fine sec. X), si diffondono iscrizioni monumentali su pietra a carattere funerario, che potevano essere accompagnate da iconografia indotta da motivazioni storiche, ideologiche, sociali e artistiche. Pietre di Jelling I primi testi monumentali in fuþark recente sono le due grandi iscrizioni di Jelling (Jutland, X sec.). Sono documenti ufficiali fatti erigere e incidere rispettivamente da Re Gorm (Jelling I) e suo figlio Haraldr Blåtand «Denteblu» (Jelling II). Jelling II Le motivazioni politiche e religiose sono accompagnate da elementi