Filologia Germanica PDF
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These notes cover the study of Germanic languages, focusing on written texts from the Middle Ages (476-mid-15th century). The document delves into the concept of philology, emphasizing the importance of manuscripts and the evolution of languages like German, English, and others within the Germanic family. It also touches on the concept of proto-languages and the role of isoglosses in understanding linguistic relationships.
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APPUNTI FILOLOGIA = deriva dal greco filos e logia, ossia amore per la parola scritta. Non c’è filologia senza testo. Noi ci occupiamo dei manoscritti, quindi testi scritti a mano, in un periodo storico ampio ma comunque lontano da noi, indicativamente Medioevo (476 - metà XV secolo). Intorno al 145...
APPUNTI FILOLOGIA = deriva dal greco filos e logia, ossia amore per la parola scritta. Non c’è filologia senza testo. Noi ci occupiamo dei manoscritti, quindi testi scritti a mano, in un periodo storico ampio ma comunque lontano da noi, indicativamente Medioevo (476 - metà XV secolo). Intorno al 1455, infatti, un orafo di Mainz, Gutenberg, introduce la stampa a caratteri mobili, cosa che cambia radicalmente il mondo perché prima i testi venivano copiati a mano quindi era più difficile diffonderli, reperirli, consultarli, copiarli in maniera identica; versioni diverse o perché no anche mutazioni testuali volontarie. Da quel momento in poi, quando si stampa un libro questi sono tutti identici, non ci possono essere incongruenze o fraintendimenti. Il Medioevo comunque è un periodo vastissimo ed eterogeneo. Lo dividiamo in due parti sempre indicative, 500 - 1000 collochiamo l’Alto Medioevo, 1000 - 1500 collochiamo il Basso Medioevo. GERMANICA = Con quest’aggettivo mi riferisco a un gruppo di lingue che hanno delle caratteristiche in comune. Principalmente intendiamo tedesco, inglese, nederlandese, svedese, norvegese, danese, islandese, afrikaans, yiddisch, gotico, feroese, frisone, alcune estinte altre no. IL FINLANDESE NO, appartiene al finnico/uralico. Quindi ci occupiamo della parola scritta, in un periodo del passato specifico, delle lingue e popolazioni germaniche. Il mondo scandinavo, ad esempio, in termini di testi scritti, è in ritardo di circa 400 anni rispetto alle altre, quindi non c’è sicuramente sincronicità tra le varie lingue. Chiaro è che hanno antenati comuni, su questo non c’è dubbio. Ovviamente una persona che si intende di filologia deve possedere nozioni di codicologia, paleografia quindi scrittura antica, nozioni di storia, lingua e letteratura, storia delle religioni, ecdotica (=insieme delle versioni che hanno portato alla pubblicazione odierna, mobilità del testo medievale, tutte le volte che viene copiato il testo questo non è mai identico. L’ecdotico fa la summa di tutte le versioni per arrivare a una conclusione che possa accontentarle tutte, quindi mai noi oggi leggiamo un testo medievale com’è stato scritto in origine, tranne nel caso di testi con una sola versione come magari il Beowulf). Tutto quello che è scritto è filologia, anche iscrizioni su roccia. In termini diacronici si è andati quindi a ricostruire passato per passato per arrivare alla proto lingua originaria germanica, antenato comune di tutte le lingue germaniche; non abbiamo noi questa lingua originaria, però sicuramente c’è stata, e i confini riusciamo a tracciarli. Anche il filo germanico, comunque, deriva dall’Indoeuropeo (sempre “proto” lingua, vuol dire - importantissimo - che NON E’ ATTESTATA, non c’è da nessuna parte, è semplicemente ricostruita). Per indicare una lingua non attestata ma semplicemente ricostruita, prima della parola inseriamo un asterisco (*). Si parla sempre di singole parole proprio perché testi non ce ne sono. Il mondo celtico comprende la parte occidentale dell’isola inglese, parte occidentale dell’Islanda, e un pezzo di Bretagna e Normandia. Le lingue germaniche sono un gruppo linguistico appartenente alla famiglia delle lingue indoeuropee. Sono originate dalla lingua proto-germanica (lingua considerata come antenata comune di tutte le lingue germaniche), parlata dai popoli germanici che con diverse migrazioni erano arrivati a stanziarsi dal nord Europa ai confini dell’Impero romano fino agli anni della sua caduta. Per il riconoscimento delle affinità tra lingue si ricorre alle ISOGLOSSE, ovvero individuazione di tratti comuni che differenziano, in questo caso le lingue germaniche, dalle altre lingue indoeuropee e da altri gruppi linguistici. Per rappresentare al meglio questo fenomeno si fa uso dello schema “ad albero genealogico” (classificazione genealogica). L’albero genealogico dà un’idea fissa di raggruppamento di lingue, ma è troppo schematico, il che lo rende inverosimile, basti pensare alla presenza di vari dialetti interni, che hanno complicato ancora di più il raggruppamento di lingue appartenenti a uno stesso gruppo. Ci fa rendere conto in maniera semplificata dello sviluppo diacronico delle lingue certo ma non dobbiamo pensare che in una determinata area in un determinato periodo si parlava una sola lingua, le contaminazioni e variazioni erano molteplici. Gli sviluppi linguistici poi impiegano secoli a evolversi, non si passa in maniera netta e immediata da un tipo di lingua a un’altra. Anche tra lingue non affini ci sono delle influenze. Inoltre, può indurci in errore facendoci credere che la differenziazione delle lingue sia unicamente VERTICALE. Essa è in realtà molto più complessa, includendo anche fenomeni ORIZZONTALI, includendo cioè influenze linguistiche dovute ad aree più o meno vicine tra di loro. Per non parlare del fatto che tale schema non ci dice nulla sull’identità dei popoli che parlavano tali lingue, il che rende ancora più difficile lo studio delle stesse. Tutto ciò aveva chiaramente effetti sia sul piano diacronico che sul piano sincronico. Per non parlare delle differenze cronologiche, non corrispondenze tra i periodi delle varie lingue. Il Gotico qui è l’unica lingua appartenente al germanico orientale - non significa che non ci fossero altre lingue del gruppo orientale. La particolarità del gotico è che è la prima lingua germanica attestata, quindi chiaro che non mi servirà l’asterisco. Le prime attestazioni risalgono al IV secolo. Lo leghiamo a un personaggio storico, Wulfila, un vescovo visigoto. Wulf rimanda a ‘lupo’, ila è un suffisso diminutivo, quindi significa tipo lupacchiotto. Wulfila svilup pa la lingua gotica, con un alfabeto che parte dal greco, per rendere accessibile ai visigoti il messaggio cristiano, infatti le varie attestazioni che abbiamo del gotico risultano essere proprio testi religiosi. Wulfila traduce tutto il nuovo testamento, le lettere di San Paolo e buona parte del vecchio testamento. Nell’alfabeto gotico è presente anche un’influenza runica, la cosa più antica nel ramo germanico. Il primo testo che ci viene in mente utilizzando questo alfabeto è il “Codex argenteus”, la cui particolarità principale sta nel fatto che tutte le pagine sono state tinte di color porpora e l’inchiostro utilizzato è preziosissimo, letteralmente argento e dorato (crisografia). Si tratta di una traduzione gotica dei vangeli, quindi testo religioso che viene tradotto da Wulfila ma questa versione che abbiamo NON è quella scritta da Wulfila, perché questo codice risale agli inizi del VI secolo, redatto a Ravenna alla corte di Teodorico il Grande, re degli Ostrogoti. ‘Argenteus’ fa riferimento alla copertura, teca d’argento in cui veniva posto, non per il modo di scrittura. Wulfila era un vescovo, teologo, definito dai libri di storia come ‘ariano’, all’epoca utilizzato non con l’odierno significato ma per intendere l’arianesimo, una dottrina che rientra nel cristianesimo sviluppata da un teologo, Ario (III-IV secolo), un berbero. La sua dottrina veniva considerata eretica ben presto, non accettata dalla chiesa cattolica —> il cristianesimo si basa sulla Trinità secondo cui le tre persone sono uguali e corrispondenti. Ario non nega la Trinità ma nega questa corrispondenza tra padre e figlio, perché per lui ci deve essere una gerarchia. Nel 325 si ebbe il primo concilio ecumenico della storia, il concilio di Nicea, dove vennero definite le basi della religione. Una delle varie decisioni del concilio è proprio l’ereticità di Ario. L’arianesimo è importante perché per molto tempo rimase la religione comune di molte genti germaniche, così come la chiesa cattolica lo fu per le popolazioni latine/romanze. La prima lingua attestata del germanico occidentale, poi, è l’inglese antico/anglosassone, fine VII secolo fino a più o meno l’XI secolo. Le lingue celtiche rimanevano negli attuali Galles, Cornovaglia, Scozia ovest. Dialetti inglesi: nella parte più a nord troviamo il Northumbrian, nella parte centrale Mercian, poi abbiamo il Kentico nella parte sud-orientale e infine il Sassone Occidentale. La parte della Northumbria era divisa da questo Hadrian’s Wall, letteralmente un muro con dei fossati, una fortificazione, per dividere la parte sud della Northumbria dalle popolazioni dell’estremo nord della Scozia. La parte centro-meridionale è stata 400 anni sotto l’influsso romano, e questo ebbe un influsso notevole. I manoscritti principali che abbiamo in Old English sono: Junius 11, dal suo primo editore; Exeter Book, dalla città inglese; Vercelli Book, dalla città di Vercelli; Cotton Vitellius A 15, da Sir Cotton e la sua biblioteca. Lo Junius contiene produzioni legate al Primo Testamento. L’Exeter contiene le elegie anglosassoni, testi religiosi, enigmi anglosassoni. Il Vercelli è famoso soprattutto per le sue omelie in prosa, prediche, testi religiosi anche in questo caso, in particolare il poemetto “The Dream of the Rood”. Il Cotton è famoso perché è l’unico che tramanda il Beowulf. Il primo testo in inglese antico è l’Inno di Caedmon, risalente alla fine del VII secolo. Di Caedmon noi sappiamo pochissimo. Si trova all’interno della “Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum”, scritta da Beda il Venerabile, una delle fonti principali della storia ecclesiastica. Ci racconta la storia dell’Inghilterra da quando arrivano i romani nel I secolo fino ai suoi tempi. E’ lui che ci racconta anche di Caedmon, un pastore del monastero di Whitby in zona Yorkshire prima Northumbria, era persino analfabeta. Una sera viene invitato dagli altri monaci a cantare, lui non sa cantare ma con una visione angelica miracolosamente inizia a cantare canzoni di argomento religioso, una di queste canzoni è proprio quest’inno, tra l’altro prima scritto in latino da Beda e solo poi tradotto in Old English. Le Isoglosse sono quelle caratteristiche - fonetiche, lessicali, morfosintattiche… - che ci permettono di riunire lingue affini. 1066 —> Battaglia di Hastings, Guglielmo il Conquistatore arriva nell’isola britannica, trionfa e porta con sé i normanni. Avviene una rivoluzione, perché si arriva ad un contesto anglonormanno, quindi una lingua con elementi inglesi e francesi insieme. Questo ebbe un influsso linguistico quanto sociale, si arriva così a una fase media: Middle English. L’Old English non seguiva particolari leggi vocaliche, si legge così com’è scritto, cosa che non avviene più con l’inglese medio e moderno perché è andato incontro a un cambiamento vocalico, il Great Vowel Shift. Questo non riguarda tutte le vocali ma solo le vocali lunghe toniche, che si innalzano di un piano sul piano del trapezio vocalico. Se la vocale è già in alto al massimo semplicemente dittonga. Alto Tedesco* Antico (althochdeutsch) —> Fase antica della lingua tedesca che abbracciava i dialetti centro-meridionali. Sono anche quelli che hanno posto le basi del tedesco moderno. Il motivo della differenziazione tra alto e basso tedesco è la “mutazione consonantica alto-tedesca”, tracciata dalla linea di Benrath che spacca la cartina tedesca da ovest a est. I dialetti a sud della linea SUBISCONO la mutazione consonantica, i dialetti a nord NON la subiscono. [’alto’ a sud perché stanno le zone montuose, ‘basso’ a nord perché è zona pianeggiante] La prima attestazione scritta dell’alto tedesco antico risale alla metà dell’VIII secolo fino più o meno al 1050, quindi è un po’ successivo rispetto all’inglese. Parliamo dell’”Abrogans”, scritto in sistema carolina. Titolo e incipit del componimento sono in latino. Si tratta, infatti, di un dizionario latino-tedesco, perché si alternano termini in latino e in alto tedesco antico. [Molto spesso i titoli vengono scritti dopo, anche da persone diverse, che vanno ad aggiungere queste glosse all’estremo della pagina, come avviene proprio nell’Abrogans, in cui ‘testamento’ è scritto a blocchi. Sono visibili anche alcuni abbellimenti per non lasciare spazi vuoti nel foglio] Anche in questo caso, si parla soprattutto di testi religiosi. I centri religiosi erano i luoghi di protezione del sapere nel periodo alto-medievale. I copisti stessi erano monaci, religiosi. La produzione avveniva in area religiosa. Non dimentichiamoci poi che il costo della produzione era anche molto elevato così come il tasso di analfabetizzazione. *Il termine ‘Deutsch’ deriva da un termine proto-germanico, FEUDA, che significa ‘popolo’, volgo. Il Mittelhochdeutsch, invece, (XI - XV secolo) vede un’esplosione di cultura e letteratura. Anche in questo caso si può considerare una fase proto intermedia della lingua tedesca chiamata proprio “Frühneuhochdeutsch”. Il Basso Tedesco Medio è famoso perché diventa poi la lingua franca della Lega Anseatica; gruppo, confederazione di varie città che si estendeva in un’area geografica molto estesa, da Londra al Belgio, Stoccolma fino alla Norvegia e in area russa. La lingua utilizzata per questi scambi commerciali era il basso tedesco, e questo spiega anche la circolazione geografica dei testi nei territori della lega (abbiamo romanzi cavallereschi francesi arrivati in Norvegia). Il Nederlandese Medio comprende sicuramente una produzione letteraria più povera rispetto al tedesco, però il mondo nederlandese (Fiandre, Olanda, Lussemburgo e Paesi Bassi compresi) è importante perché funge da cerniera con il mondo francese e tedesco. Il testo più antico in questo caso è “Karel Ende Elegast”, così come il “Vanden Vos Reynaerde”. Nel primo caso si parla di una storia con protagonista Carlo Magno, al quale viene detto da un angelo in sogno di commettere un furto. Lui ci prova con l’aiuto di Elegast, ma nel cercare di farlo Carlo viene a conoscenza di una congiura ai suoi danni a corte e così si salva. L’Afrikaans è una lingua stanziatasi in Sud Africa. Le sue origini risalgono al 1600, quando i grandi proprietari terrieri olandesi arrivano in Sud Africa con rotte coloniali, e la vicinanza con altri territori e altre lingue anglofone soprattutto ha dato origine all’Afrikaans. Si sa invece molto poco dell’antico Frisone (sempre nord europa continentale, quindi parte dei Paesi Bassi, Germania settentrionale, la costa insomma). La provincia era quella della Frisia, con una lingua che non è molto distante dal nederlandese e dai dialetti tedeschi settentrionale, ma non è troppo semplice da capire. Lo Yiddish deriva dall’alto tedesco antico. E’ una lingua legata alla presenza di ebrei nell’Europa centro- settentrionale, una lingua che rimane tutt’oggi e diffusa in zone specifiche del mondo, soprattutto in area israeliana ma anche in punti degli Stati Uniti (New York in particolar modo). L’utilizzo dell’ebraico è sconsigliato al di fuori della preghiera in quanto lingua troppo sacra, quindi si utilizzerebbe lo yiddisch nel quotidiano ebreo. Passando invece alle lingue germaniche settentrionali —> Il proto-nordico si riferisce, chiaramente, all’area scandinava, riguardando soprattutto le rune - la più antica lingua germanica che abbiamo ma senza testi, solo iscrizioni. Iniziano già a venir fuori nel 200, ma si sa molto poco a riguardo. Da questo proto- nordico derivano l’antico islandese e norvegese da una parte (lingua norrena, per riferirsi alle nordiche occidentali), e l’antico svedese e danese dall’altra (orientali). Le lingue settentrionali sono in netto ritardo rispetto a quelle orientali e occidentali, partendo addirittura da dopo l’anno 1000. L’Islanda, infatti, è completamente isolata. Questo determina delle conseguenze sia a livello storico che a livello linguistico, in quanto è stata scoperta solo verso la fine del IX secolo. Il primo colonizzatore è stato Floki. In questo periodo si forma così un assemblea (”Alfinghi”) delle famiglie più potenti, che prendeva decisioni relative alla comunità, e così iniziamo a ottenere più informazioni sul popolo scandinavo. I colonizzatori arrivano ovviamente dai punti più vicini all’Islanda (nord Inghilterra, anche nord Irlanda, Norvegia, isolette limitrofe…). Per fare le leggi islandesi, si copiava la legislazione norvegese, quindi il legame con la Norvegia è evidente da subito. Non c’è poi nemmeno una vera e propria fase media delle lingue scandinave, del norreno soprattutto, proprio perché si parla della lingua più conservativa tra le germaniche, quindi in realtà le lingue moderne rimangono molto simili alle loro fasi antiche, contrariamente a quelle che abbiamo visto finora. Si sviluppa così il “miracolo islandese”, quindi la fioritura della letteratura volgare islandese nel luogo più isolato del mondo all’epoca (che è poi l’antico norvegese, il norreno). Svezia e Danimarca, d’altro canto, essendo conseguenti all’influsso continentale, sviluppano la loro letteratura prima in latino). Il latino non scompare certo mai, non c’è mai una prevaricazione di testi volgari rispetto al latino, che rimane lingua della cultura. Alla fine del XIII secolo, poi, l’Islanda riconosce la sovranità del re di Norvegia, diventando così un feudo norvegese. Il norvegese, d’altro canto, subisce una serie di semplificazioni grammaticali, infatti ad oggi esistono due variazioni di norvegese, una deriva dal ceppo orientale e l’altra da quello occidentale. La Norvegia ottiene l’indipendenza solo gli inizi del XX secolo! Per un lungo periodo (400 anni) è stata sotto il controllo della corona danese - influsso linguistico. Dopo il Congresso di Vienna, però, passa sotto la corona svedese. Nynorsk e Bokmal sono le due varianti linguistiche. Il primo è il nuovo norvegese, derivante dal norreno, il secondo è la lingua dei libri, derivante dal danese moderno. Di fatto, per scrivere si usava e si usa il danese, per questo lingua dei libri. Nel parlato si sviluppa invece questa variazione che si distacca dal lato occidentale, perché dopo secoli di dominazione un’indipendenza nazionale quanto linguistica era necessaria - viene dunque sviluppata una lingua che invece derivasse dall’antico norreno e non più dai loro previ colonizzatori. Ad oggi in Norvegia si parlano entrambe, però la maggior parte dei parlanti utilizza soprattutto il Bokmal, perché il Nynorsk è relativamente “nuovo”, nato da poco. Il danese è dunque la ‘lingua di mezzo’, che se studiata in realtà ci consente l’accesso alle altre lingue scandinave, quindi è più consigliato studiare quella tra le lingue settentrionali. [Ovviamente non andiamo a considerare tutti i dialetti interni, la classificazione è molto più complessa e l’albero è solo semplificativo]. I Germani Non sappiamo cosa vuol dire con esattezza la parola, ci sono varie proposte etimologiche (termine che dopo il 400 scompare per ricomparire poi verso il 700 per intendere la parte orientale dell’impero carolingio). In ogni caso, si tratta di un caso di ‘eterodenominazione’, ossia un nome dato da qualcun altro. Ad esempio, i Longobardi venivano chiamati così per una loro caratteristica, la barba lunga. Poi ci sono anche casi di autodenominazione, come nel caso degli Alamanni (all men, in una società tutta guerriera, meaning tutti valorosi e guerrieri), o dei Franchi (’frank’ voleva dire libero, sempre in prospettiva bellica, meaning non abbiamo nessuno che ci comanda). Teoria della cerchia nordica —> Si tratta di un’area geografica (Danimarca, Svezia del sud, mar Baltico, Frisia, Germania settentrionale). Possiamo supporre che all’inizio della diffusione volgare (intorno all’anno 0) le popolazioni germaniche fossero collocate in questa zona principalmente. I ritrovamenti archeologici ci aiutano, così come la toponomastica, che ci aiuta a capire chi si è stanziato in quei luoghi in un determinato periodo (noi definiamo i luoghi in base alle popolazioni che ci sono passate - nomi di origini germaniche ci fanno capire che in quel luogo si sono stanziate popolazioni germaniche, la città di Odense ci suggerisce fosse un luogo in cui veniva venerato Odino, mitologia norrena). A un certo punto queste popolazioni germaniche iniziano a girare, a spostarsi - anche qui non si sanno le esatte motivazioni, ma principalmente avveniva per carestie, guerre… La differenza fondamentale è che quando compaiono nei testi per la prima volta i germani, questi vengono contrapposti a un’altra popolazione, quella dei romani. I fiumi Reno e Danubio sono i confini naturali a separare i due ‘mondi’. Certo c’erano dei contatti tra le due popolazioni, basti pensare agli scambi commerciali, ma il confine rimane fisso. Molto spesso Roma sfruttava le popolazioni germaniche per i propri fini; l’impero romano era immenso, sconfinato, troppo vasto, quindi era più difficile controllarlo —> patti stretti con varie popolazioni germaniche che diventavano ‘federate’ (lat. foedus, patto): i romani non li annientano a patto che i germani non dessero fastidio, e che gli assicurassero sostegno in caso di incursioni nemiche - ovviamente non era un patto equo. Conosciamo le invasioni barbariche perché queste erano raccontate dai romani stessi, che sempre per eterodeterminazione li definivano con aggettivi chiaramente negativi perché estranei, non romani. Le popolazioni della cerchia nordica si sono spostate I goti verso sud est; I vandali prima verso sud, passano per l’attuale Grecia, arrivano verso Cartagine e arrivano in Andalusia. De Bello Gallico I testi non sono molti e le informazioni che ci vengono date sono abbastanza vaghe. La prima persona che ci parla dei Germani è Giulio Cesare —> oltre che uomo politico è soprattutto un militare e vive nel I secolo A.C. Conduce una campagna molto lunga in Gallia (la Celtica della cartina) —> campagna dura 8 anni, 58- 50 A.C., durante i quali scrive un diario di guerra diviso per anni di guerra (ogni anno è un libro), il “De Bellico Gallico”. La particolarità di questo libro è che è scritto come un diario ma in terza persona. Non è un testo dedicato ai germani —> compaiono, si dice qualcosa su di loro, ma l’obiettivo è parlare della guerra in Gallia e l’autocelebrazione. I germani vengono descritti con gli occhi dei romani —> il senso è sottolineare come non abbia alcuna importanza addentrarsi nei territori della Germania, è quasi una spiegazione del perché i romani non si spinsero mai nelle zone della Germania. Cesare qualcosa sui germani ha visto, ma qualcosa è stata presa dal sapere comune —> il barbaro, che è ‘diverso’, non sarà mai visto come uno pacifico e pulito, ma verrà sempre visto come un qualcosa di negativo. Poi iniziano a comparire i Germani, siamo nella zona dell’attuale Belgio. Svevi —> popolazione germanica che si dice abbia il maggior numero di popolani. Racconta il modo di vivere di questa popolazione. C’è una rotazione: chi va in guerra, l’anno dopo resta a casa e viceversa; Danno importanza all’agricoltura e all’allevamento; Sono uomini dal fisico imponente grazie all’alimentazione, l’esercizio quotidiano e l’assenza di regole e leggi —> sono quindi grossi (luogo comune). Durante degli scavi fatti nelle zone in cui Romani e Barbari hanno combattuto sono stati trovati due femori. Confronto tra due femori (uno romano e uno barbaro) e mettendoli a confronto è emerso che i romani erano alti massimo 1.70 m e i barbari 1.80 m (c’è base scientifica); Abituati a lavarsi nei fiumi; Indossano solo pelli che lasciano scoperte parti del corpo —> nudità è una caratteristica che rappresenta il barbaro, il barbaro è poco vestito; Hanno i cavalli, piccoli e sgraziati rispetto a quelli romani, vengono resi grossi e abili al lavoro —> i barbari cavalcano senza sella (altro segno di inciviltà); Non bevono vino (che è una cosa romana), ma birra. I romani, nel 55 a.C. e nel 53 a.C., costruiscono un ponte sul Reno e fanno passare le truppe romane dell’altra parte, poi tornano indietro e distruggono il ponte → azioni dimostrative: vanno dall’altra parte del Reno per dimostrare che possono attaccare i barbari quando vogliono. Queste azioni hanno avuto effetto → tutt’ora imperatore si usa “Kaiser”. La descrizione di un popolo straniero si basa su un confronto —> i Germani sono sempre paragonati a qualcuno: o ai Romani o ai Galli. Si parla di religione —> i Germani non hanno sacerdoti che guidato il culto e non fanno i sacrifici. Sole, Vulcano e Luna —> divinità che appartengono al mondo naturale e che Cesare chiama con i nomi romani, non nel modo in cui li chiamano i Germani. Fin da piccoli si è sottoposti alla fatica —> importanza data alla forza fisica. Topos antico —> fatto che all’atto sessuale sia legata la perdita potenza + ritorno all’aspetto della promiscuità e della nudità. È importante non avere troppe case vicine, non è disdicevole fare razzie. L’ospitalità è sacra —> sono obbligati ad aprire le porte delle proprie case e se qualcuno offendeva l’ospite, questi diventava nemico anche dell’ospitante (fatto reale, testimoniato da studi). In generale —> poche informazioni, che si mischiano a luoghi comuni: si parla dell’aspetto fisico (sono grandi e grossi per l’alimentazione, l’essere casti e la loro libertà). Germania Opera scritta nel 98 d.C. da Tacito → scrive 150 anni dopo Cesare. Si tratta di un trattato etnografico unicamente dedicato ai germani → è l’unico trattato etnografico romanico attestato che è giunto ai giorni nostri, non era l’unico ai tempi perché sappiamo che ce ne sono altri: Es. si sa di due testi di Seneca → uno dedicato all’India e uno per l’Egitto. Opera formata da 46 capitoli che possono essere divisi in due gruppi ben distinti: Capitoli 1-27 —> si parla di etnogenesi e di Germani dal punto di vista generale (territorio e usanze); 28-46 —> sono più specifici e si parla delle popolazioni germaniche. Tacito, a differenza di Cesare, non è mai stato nei luoghi che descrive —> prende informazioni da un poema antico “Bella Germanie” di Plio il Vecchio (anche qua abbiamo informazioni di seconda mano). Nel descrivere queste popolazioni si pone in una prospettiva di superiorità gerarchia e culturale. L’intento di Tacito è politico —> mostrare come questi selvaggi in alcuni aspetti del loro essere si comportino meglio dei Romani e, di conseguenza, spronare la popolazione romana a comportarsi meglio (Roma si trova in periodo di crisi e degradazione) e prende in rassegna temi di svariati ambiti. Concetti fondamentali da approfondire nel testo: Sippe - Comitatus Thing Faida e guidrigildo Religione germanica Pratiche divinatorie Rapporti coniugali Se un germano dell’epoca voleva trovare le proprie origini può usare la “Germania” di Tacito. In primis ci viene detto dove abitano i germani —> Reno e Danubio che separano il mondo Germanico (quello incivile) e il mondo Romano (quello civile), ci sono anche riferimenti ai Galli. Specifica del Reno -> nasce da una montagna delle Alpi Retiche e, prima di buttarsi nelle acque del mare del nord (nominato come Oceano). Aspetto di popolazione che non si è mai mescolata con altre genti —> ritorno all’idea che “Germanico” voglia dire “autentico della zona”. Commenta questa cosa chiedendosi chi mai si sarebbe spostato in Germania, considerato un brutto posto e nel quale ci vive solo chi ci è nato. Tacito fa poi un riferimento alla razza germanica —> la considera pura poiché non si sono mai mescolati (ciò influenza il nazionalismo). Iniziano i luoghi comuni —> hanno occhi azzurri, chiome rossicce, occhi minacciosi e grandi, sono forti e potenti nel corpo a corpo e nell’assalto, ma poi basta (non combattono a cavallo), sono abituati a resistere al freddo e alla fame (questo perché sono nati in un posto ostile: ritorno alla critica della zona in cui abitavano i Germani). Tacito non dice nulla di nuovo, ribadisce i luoghi comuni che erano già presenti. Con società germanica primordiale si parla di società guerriera, con delle differenze importanti rispetto a quelle dei romani e, alcune di queste, andrebbero prese di ispirazioni —> mito del buon selvaggio: sono selvaggi, ma nonostante il loro essere si comportano in maniera corretta e diventano quasi un termine di paragone. Organizzazione della società germanica: Sippe —> E’ l’organizzazione in cui ci si riconosce in un antenato comune: c’è un legame familiare alla base (con famiglia intesa come discendenza da un antenato comune). Comitatus —> Tipica delle comunità guerriere ed è un raggruppamento sociale di guerrieri, che hanno a capo un uomo che finge da esempio (uno che è valoroso e che non teme la morte). Le donne partecipano alla battaglia, stanno così vicino al combattimento che i soldati sentono gli incoraggiamenti e guariscono le ferite dei soldati, sono come delle curatrici → ciò non avviene nel mondo romano. Nelle donne i germani vedono qualcosa di sacro e profetico. C’è una prova di iniziazione per poter entrare nel comitatus. I gregari fanno di tutto per mostrarsi valorosi e il capo fa di tutto per dimostrare il motivo per cui è capo. Il capo combatte per la gloria, coloro che lo seguono combattono per lui —> viene visto come disonorevole non dimostrare l’essere all’altezza della battaglia e, l’eventuale morte del capo, è intesa come una sconfitta personale perché significa che non sono stati abbastanza bravi a difendersi. I Germani non riescono a stare senza guerra perché è insofferente di pace e solo con la guerra è possibile mantenere un grande seguito. THING —> Assemblea, caratteristica che troviamo già nelle parole di Tacito: per le piccolezze decidono i capi, le questioni più importanti sono discusse davanti ai capi. Alcune assemblee erano programmate, ci si basava sulla luna. I Germani segnavano il tempo contando le notti, non i giorni —> rimasto ancora oggi, ad esempio “Weinachten” = la notte dell’annunciazione. I Germani avevano dunque un momento stabilito per riunirsi —> non erano tuttavia puntuali, ci mettevano più giorni ad arrivare tutti, il concetto di libertà delle popolazioni germaniche va anche a collegarsi al fatto di essere così disordinati. Popolazione guerriera. Se c’è un discorso che trova l’approvazione dell’assemblea si nota (mezzo militare come le lance alzate e sbattute), altrimenti iniziano a distrarsi. La faida è una situazione di conflitto privato tra gruppi specifici, limitati, non tra estranei. Si tratta di una situazione “istituzionalizzata”; reagire a un torto subito diventa un obbligo, così come la difesa tra membri dello stesso gruppo, in avanzamento circolare (ping pong, botta e risposta). Queste faide terminavano spesso con la compensazione in denaro (wergeld) dei danni commessi. Un omicidio si può espiare con un tot numero di buoi, che poi fa felice tutta la comunità: obbligo di vendetta —> faida bloccata perché tutto ha un prezzo e tutto può essere placato con il denaro. Si ha l’impressione che Tacito voglia correggere Cesare in alcuni passaggi (presenta altri nomi per quanto riguarda le divinità, a cui vengono dati nomi latini come Mercurio, che poi diventano in lingua persino i giorni della settimana). Allora si assegnava ai giorni della settimana i nomi dei pianeti, ma se li andiamo a vedere nelle etimologie germaniche hanno degli accostamenti con le divinità nordiche (Wednesday - Wotan, discendente di Odino, quindi ‘onsdag’ come ‘giorno di Odino’, Mercurio. Thursday richiama Thor, che corrisponde a Mercurio. Marte sarebbe la divinità Tyr, Tiwes). Più di tutti sono scrupolosi osservatori di presagi e divinazioni, predizioni del futuro, ricercatori di significati intrinsechi. A ogni runa era associato un significato per la divinazione. Con Tacito abbiamo dunque un primordiale indizio sull’utilizzo delle rune per ambiti di divinazione. ‘Runa’ significa ‘segreto’. Persino il volo degli uccelli aveva un significato specifico per il futuro. Se i segni erano sfavorevoli, per tutto il giorno non si faceva più consultazione su quell’argomento, se favorevoli si rifaceva una prova a garantire l’auspicio (avis e spicio, uccello e specchio, nel senso di guardare). Venivano utilizzate anche pratiche divinatorie per predire i risultati delle guerre, con piccoli combattimenti privati. Emerge infine l’etica dei rapporti coniugali: la morale romana era ormai in grave decadenza, secondo Tacito. Ai Germani bastava una sola moglie, erano fedeli, non sono mai spinti dal desiderio del piacere, piuttosto dalla nobiltà posseduta. Avveniva uno scambio di doni e armi (sempre questo aspetto guerriero). Si racconta dunque come avvenivano i matrimoni. Pochissimi erano i casi di adulterio, sempre in contrapposizione a quanto avveniva a Roma. In caso fosse avvenuto, però, la donna veniva cacciata di casa nuda e con i capelli tagliati. !! I buoni costumi, il comportarsi bene, hanno un valore maggiore di quello che hanno a Roma le buone leggi !! Gaio Giulio Cesare è il primo autore latino a parlare dei Germani come unità etnica a sé. L’autore, nel suo De bello gallico, ha distinto sul piano etnico Galli e Germani, prendendo come riferimento i fiumi Reno e Danubio. Sicuramente, i germani vengono presentati come una popolazione diversa dai Galli. Si tratta comunque di informazioni abbastanza superficiali, perché in realtà il loro scopo era di rendere chiaro all’opinione pubblica che era inutile inoltrarsi nella Germania, terra di assoluta indolenza e basso livello culturale, che non valevano sicuramente la vita dei propri legionari (”non si occupano di coltivazione dei campi, nessuno ha terre proprie, nessuno osi stabilirsi vicino a loro”). Molto più interessanti e dettagliate sono le notizie riportate invece dallo storico latino Tacito, il quale dedica un intero trattato ai popoli germanici, Germania. Prima ci vengono date informazioni generali sul popolo, poi vengono descritte le singole tribù. Si tratta di un quadro generale perfetto dei popoli germanici, ovviamente sempre in relazione alla loro posizione geografica che va a cambiare non di poco ogni singola piccola usanza, cultura, religione, struttura socio-giuridica. Teniamo presente che pare che Tacito non fosse mai stato al di là delle Alpi, e che quindi dovette basare il suo trattato su racconti di ufficiali provenienti dal nord Europa e su altre opere dedicate proprio alle guerre germaniche. La Battaglia della Selva di Teutoburgo (9 d.C.) non è una vera e propria battaglia, non c’è uno scontro, è piuttosto un’imboscata. Vede contrapposte le popolazioni germaniche all’esercito romano. L’esito è devastante per i romani, che appunto perdono. La selva di Teutoburgo si trova nei pressi dell’attuale Germania occidentale settentrionale, bassa Sassonia. Viene tracciata una linea immaginaria, il “Tracciato del Limes”, che comprende tutti gli accampamenti. In inverno/autunno non c’erano guerre, anche viste le temperature estreme. L’accampamento di Castra Vetera, in particolare, era un luogo gigantesco in cui i romani si rifugiarono per passare l’inverno. Il personaggio chiave è Arminius (Hermann in tedesco). Figlio di un capo, apparteneva alla tribù dei Cherusci (sempre in quelle zone), federati all’impero romano. Da bambino Arminius viene mandato come ostaggio a Roma perché appunto figlio di una persona importante. Questo era sicuramente una garanzia di tranquillità per i romani, in virtù di quei patti che spesso venivano abbiamo detto rotti. Inoltre il bambino veniva anche educato e formato in base alla tradizione romana, diventando fedele ad essa, quindi i fini erano diversi. C’era addirittura una scuola sul palatino dedicata ai barbari ai fini dell’educazione romana, dell’indottrinamento oserei dire. Arminio riesce così a raggiungere il rango di cavaliere (guerriero a cavallo) e viene subito utilizzato per gli interessi romani, mandato in spedizioni e missioni a combattere proprio per Roma. Due anni prima della battaglia viene mandato da Roma in quelle zone germaniche un personaggio, il governatore della Siria, Publio Quintilio Varo, che aveva un pugno di ferro. Arriva in quel territorio caldo e impone le sue politiche, aumentando il malcontento, così Arminius inizia a progettare una vendetta nei confronti di Roma, sapendo che per vincere doveva coglierli alla sprovvista. A settembre, così, le truppe romane si rifugiano nell’accampamento di Castra Vetera, tra cui Arminius, che a un certo punto con una scusa si allontana dal resto dei legionari e si unisce ai barbari che, ben conoscenti anche del proprio territorio, massacrano con ferocia le truppe romane. Varo si suicida quando capisce che ormai non c’era niente da fare (Varusschlacht, disfatta di Varo). Perché questo è importante —> Perché per la prima e unica volta, i germani annientano il grande nemico latino, e Arminius viene esaltato come eroe, quasi come una divinità. I romani, da quel momento in poi, rinunciano all’espansione oltre al Reno, definito come limite con il mondo germanico. Sistemi di scrittura Effettivamente c’è una scrittura precedente al gotico (IV secolo con Wulfila), ed è la serie runica. La parola significa segreto, mistero, è legata a qualcosa di misterioso, spesso correlata all’ambito magico, divinatorio. In realtà non c’è UNA sola serie runica, ce ne sono TRE, a seconda della zona e del periodo preso in considerazione (meglio dire serie runica che alfabeto runico perché qua non abbiamo una A e una B). Nei segni runici NON ci sono curve, i segni cono segmenti fissi, questo è legato al fatto che effettivamente incidere curve su un materiale solido, duro, è difficile, mentre i segmenti fissi sono più facili e netti —> scrittura epigrafica, utilizzata per brevi incisioni, non per testi. La serie runica più antica è quella del FUTHARK ANTICO, che come in ‘alfabeto’ contiene i primi segni della serie, con 24 segni divisi in tre gruppi da otto, ogni gruppo è chiamato ÆTT. Ad ogni segno viene dato un nome e un suono a sé (criterio acrofonico, il segno ha il suono della propria iniziale del nome). La prima attestazione, in questo caso, risale al II secolo d.C., quindi MOLTO prima di Wulfila e dell’alfabeto gotico. Futhark Antico Questa non è altro che l’unica attestazione antica che abbiamo del proto-nordico. Sono stati ritrovati degli oggetti quotidiani con incisioni runiche al di sopra, come un pettine, o i 2 corni di Gallehus (che potevano essere rituali o utilizzati come strumenti musicali) risalenti agli inizi del V secolo e ritrovati nello Jutland. Nella frase incisa sul corno più corto è già individuabile una forma di allitterazione, in questo caso della H spirante all’inizio della parola —> VERSO LUNGO ALLITTERANTE GERMANICO, modo di comporre comune a tutta l’area germanica. L’allitterazione, come ben sappiamo, è la ripetizione dello stesso suono consonantico (o vocalico) all’inizio della sillaba radicale di una parola, oppure può essere intesa come ripetizione di una vocale qualsiasi all’interno della sillaba radicale di una parola, cioè sulla radice (quindi può trovarsi anche in mezzo). Altro elemento caratterizzante è la libertà nel numero delle sillabe, però l’organizzazione è data dagli accenti e dalla suddivisione in due parti del verso, divise da una cesura in mezzo (primo semiverso e secondo semiverso o emistichio). Per la cesura guardo i suoni allitteranti, perché in ogni emistichio ci sono rispettivamente due centri ritmici principali ( ‘ ‘ // ‘ ‘) per un totale di quattro. Le più antiche testimonianze poetiche delle popolazioni germaniche lasciano supporre, dunque, che esistesse un modo di comporre versi che era comune a tutta l’area germanica. I criteri comuni erano dunque: Libertà nel numero di sillabe che compongono il verso; Importanza assunta dagli accenti ritmici principali; Presenza di una cesura che suddivide il verso in due emistichi; Allitterazione. Anche sulla Kylver Stone, una pietra, è presente un’iscrizione runica, ma sono segni con nessun tipo di significato, non formano parole, anzi si tratta semplicemente della riproduzione dei 24 segni del Futhark. E’ stata ritrovata in un cimitero a faccia in giù, dalla parte di un ipotetico defunto sotto la lapida, quindi potrebbe essere sempre legata al mondo magico. Comunque è il primo esempio completo di Futhark, anche se non sappiamo cosa ci sia scritto sopra. Di testimonianze, comunque, ce ne sono più di 300, la maggior parte di questi oggetti rientrano nel mondo nordico, soprattutto scandinavo. L’alta serie runica che andiamo a vedere è quella del FUTHORC ANGLOSASSONE, e qui abbiamo simboli in più, ci sono più segni che indicano le vocali. Futhorc Anglosassone Un esempio di incisione in Futhorc è il Cofanetto Franks. Contiene iscrizioni a basso rilievo che raccontano delle vicende, come quella di Romolo e Remo, quella di Weland il fabbro, quindi storie lontane. L’uso era principalmente diffuso in Northumbria. Infine, abbiamo il FUTHARK RECENTE, che come suggerisce il nome è un’evoluzione di quello antico. Futhark Recente C’è una semplificazione sia dal punto di vista dei tratti, che perdono linee, segni, ma anche dal punto di vista numerico, perché qui ce ne sono solo 16. Comunque sempre in area nordica, e sempre più o meno intorno al X/XI secolo. La tradizione poetica germanica Abbiamo già parlato del verso lungo allitterante. Questo elemento poetico non viene utilizzato sempre nello stesso periodo: in area alto-tedesca antica fino alla metà dell’800, in area antico-sassone per tutto l’800, in area anglosassone fino addirittura agli inizi dell’anno 1000. Come sempre area nordica in ritardo, quindi fino al 1200. Secondo le testimonianze di Tacito nel suo trattato, questo era un modo ricorrente e unico, tra i Germani antichi, di tramandare il ricordo della loro storia. I carmi dovevano essere relativamente brevi proprio in modo da entrare bene nella memoria viva del pubblico che ascoltava tali storie prevalentemente orali. Comunque, già all’epoca si faceva uso di diversi “generi” letterari, tra cui: Poesia eroica, ossia brevi narrazioni in versi riguardanti atti eroici compiuti da guerrieri germanici/popolazioni germaniche. Solitamente le conclusioni sono tragiche, con morte dell’eroe o comunque un evento doloroso, non c’è lieto fine; Poesia religiosa, ossia poemetti alto-medievali che raccontano storia tratte dalle sacre scritture, che in questo modo vengono avvicinate alla sensibilità e al gusto di quelle popolazioni. Questo va di pari passo con l’esigenza della cristianizzazione, quindi esigenza di presentare a quella gente storie sostanzialmente sconosciute, oltre ad educare chi - per i soliti motivi - risultava analfabeta; Poesia encomiastica, ossia componimenti scritti in celebrazione di un sovrano o di un capo militare, narranti anche qui atti eroici, gesta importanti, ma almeno con finale felice e gloria del protagonista, a differenza proprio dei testi eroici; Poesia didascalica, ossia componimenti che hanno la finalità di insegnare agli ascoltatori in maniera orale virtù e moralità, nozioni sulla conformazione sociale e la natura del mondo, anche spesso sotto forma di indovinelli; Poesia epica, ossia componimenti che ripercorrono le vicende di un eroe o gruppo di eroi lungo un consistente periodo di tempo, Beowulf è l’esempio più noto. La poesia eroica è un testo breve, quindi magari viene celebrata una sola vicenda, mentre la poesia epica è molto più ampia, può arrivare a raccontare tutta la vita dell’eroe, e questa è la differenza principale. Passaggio dall’indoeuropeo al germanico Andando a indagare quindi le principali caratteristiche che distinguono le antiche lingue germaniche dalle altre lingue indoeuropee troviamo quattro ordini di fenomeni, di diversa importanza e non verificatisi contemporaneamente: La semplificazione vocalica rispetto all’indoeuropeo, con un passaggio da un sistema a 11 vocali a un sistema a 8 vocali; Il mutamento di articolazione di una serie di consonanti indoeuropee (Legge di Grimm, che invece riguarda le consonanti); La fissazione dell’accento sulla sillaba radicale di ogni parola, sulla radice della parola (questo fenomeno è sicuramente avvenuto dopo il precedente, in quanto nella realizzazione della mutazione consonantica vediamo gli effetti della diversa posizione dell’accento indoeuropeo, che dunque ancora non si era fissato sulla sillaba radicale); L’affiancamento al sistema verbale indoeuropeo, che indicava i tempi principali con un cambiamento vocalico della sillaba radicale del verbo (vedo-vidi, lesen-lasen, shine-shone. E’ una cosa di base solo indoeuropea, ma nel passaggio da una lingua all’altra quelle germaniche sviluppano un modo tutto loro di cambiare questa vocale, e lo si nota dalla distinzione tra verbi forti, quelli che abbiamo visto, e verbi deboli, cioè quelli che NON cambiano al passaggio da presente a passato o addirittura mediante l’aggiunta di un suffisso dentale, come machen-machten, dream-dreamed. Questo invece è tipico germanico. Poi abbiamo addirittura i verbi misti, come i modali, con un mix, quindi sia il cambiamento apofonico sia il suffisso dentale). Tale gruppo di verbi appare specifico germanico, e non ha corrispondenze in altre famiglie indoeuropee. Si vede soprattutto nella formazione del passato remoto. Quindi verbo forte con cambiamento apofonico è tipico indoeuropeo, verbo debole con suffisso dentale è tipico germanico; La presenza di radici esclusivamente germaniche (ad esempio le forme derivate da *hand- , ‘mano’, che non hanno corrispondenze in altre lingue indoeuropee). La presenza di queste radici specificamente germaniche ha scarsa rilevanza per l’individuazione dei rapporti tra le lingue germaniche e per lo studio della loro evoluzione, in quanto i contatti con altri gruppi linguistici portano costantemente a numerosi processi di assunzione di forme. Vediamoli uno alla volta. L’indoeuropeo conosceva le 5 tipiche vocali (Ă Ĕ Ĭ Ŏ Ŭ, brevi, e Ā Ē Ī Ō Ū, lunghe) + la schwa ‘ə’, quindi 11 vocali. Il germanico ne elimina alcune e ne tiene altre, per un totale di OTTO vocali ——> (Ĕ Ĭ Ŭ brevi, Ē Ī Ū). La A, la O brevi e la ə —> Ă La A e la O lunghe —> Ō Quindi propriamente non spariscono ma cambiano, si trasformano. ATTENZIONE!!!! NON dobbiamo cambiare tutte le vocali della parola, SOLO quelle in radice, in sillaba radicale. Quindi alla fine il cambiamento avverrà solo su UNA vocale. LA LEGGE DI GRIMM —> mutazione consonantica, o meglio prima rotazione consonantica. Teorizzata agli inizi del XIX secolo da Schlegel e Rask, ma poi concretamente elaborata da Grimm, uno dei due fratelli. Quindi consonanti che al passaggio dall’indoeuropeo al germanico diventano altro. Occlusive sorde indoeuropee, P T K ——> Fricative sorde, F þ H Sostanzialmente prendi la consonante occlusiva e ci fai passare l’aria, verrà fuori la fricativa corrispondente. Occlusive sonore indoeuropee, B D G ——> Occlusive sorde, P T K Sostanzialmente le sonore diventano sorde. Occlusive sonore indoeuropee aspirate, con + l’aspirata H, BH. DH. GH. ——> B D G (inizio parola o dopo nasale) In tutte le altre posizioni diventano ——> spiranti sonore // ——> (suoni che in italiano non abbiamo) þ = th Va SEMPRE messo l’asterisco prima, sia alle lettere che alle parole che trasformiamo. K & G possono avere anche una piccola ‘w’ sopra a destra, il suono rimane comunque letteralmente kw e gw ——> kʷ e gʷ (che di conseguenza diventa poi hw). Anche per quanto riguarda i dittonghi avviene una semplificazione. Ricordiamo che le vocali nei dittonghi sono da intendere sempre tutte come brevi. Come abbiamo già visto, tra la A e la O breve sopravvive la A, quindi anche nei dittonghi AI e OI sopravviverà soltanto AI. Sarà la stessa cosa anche per AU e OU, tra cui chiaramente sopravviverà solo AU. EU rimane EU, mentre EI diventerà Ī. Infine abbiamo i SONANTI, cioè delle consonanti nasali e la vibrante. Queste consonanti vengono poi riconosciute come sonanti perché sotto hanno un pallino grafico, che le fanno funzionare come vocali. In Italiano non le abbiamo, ma in indoeuropeo sono presenti, ad esempio se parliamo di serbo, croato, ceco. Queste sonanti in Germanico NON le abbiamo, quindi al passaggio semplicemente si sviluppa una vocale “d’appoggio” che è la U, posta prima della consonante. PRIMA ECCEZIONE ALLA LEGGE DI GRIMM —> Se in indoeuropeo troviamo due occlusive sorde che si susseguono, la seconda NON subisce rotazione in germanico, il motivo è chiaramente fonetico. Es. otto in latino è “okto” —> diventerebbe “ahþo”, ma capiamo che è un po’ difficile pronunciarlo, quindi è in realtà “ahto” che infatti si avvicina all’“acht” tedesco. SECONDA ECCEZIONE ALLA LEGGE DI GRIMM —> Se in indoeuropeo una sibilante è seguita da un’occlusiva sorda, l’occlusiva NON subisce rotazione in germanico, il motivo è sempre fonetico. Es. “ster” —> diventerebbe “sþer”, ma non si può pronunciare la spirante con l’interdentale, quindi in realtà rimane “ster”. !Quindi, non per forza tutte le parole che troviamo devono cambiare al passaggio al germanico! TERZA ECCEZIONE ALLA LEGGE DI GRIMM —> Altra legge che si applica alla legge di Grimm, ed è la LEGGE DI VERNER. Verner è un altro linguista svedese del XIX secolo che studia la legge di Grimm e scopre che al passaggio al germanico qualcosa non torna, e quindi teorizza una sua legge. Se un’OCCLUSIVA SORDA si trova in un ambiente sonoro - è quindi intervocalica - e non è immediatamente preceduta da accento quindi l’accento non sta in radice ma subito dopo, in germanico diventa SPIRANTE SONORA anziché fricativa sorda. Es. la parola latina “patér” —> diventerebbe “faþar”. MA Se vediamo una parola indoeuropea con l’accento che non cade sulla radice, capiamo subito che va applicata la legge di Verner, perché in indoeuropeo l’accento è mobile, in germanico è fisso. Inoltre, l’altra condizione riguarda l’occlusiva sorda in posizione intervocalica. Quindi patér sarà “fađer”. ESSENZIALMENTE, le spiranti sonore non sono altro che occlusive sorde, che diventano sonore ma con il trattino: E questo vale anche per la spirante S —> Z nelle stesse due condizioni. [Ripassino Consonanti] Ma quando avvengono questi mutamenti che portano alle rotazioni consonantiche al passaggio al germanico? E’ molto difficile dirlo con certezza. Essa sarebbe cominciata nel VI/V secolo a.C. e conclusa fra il IV e il II secolo a.C., perché è questo il periodo in cui le popolazioni hanno iniziato a spostarsi. La prima mutazione consonantica è stata probabilmente causata dai condizionamenti celtici, finnici ed etruschi, con cui i germani erano a contatto. E’ proprio il contatto con il mondo celtico a dare il via alla mutazione consonantica. Successivamente, dopo il contatto con il mondo romano quindi latino, la mutazione si blocca. ESERCIZI *BHRĀTER → *BRŌþER *WERTAN → *WĔRþAN *ROUDHOS → *RAUDOS *BHERGH → *BĔRG *KERD → *HĔRT *NŎKT → *NĂHT *STEIGH → *STĪG *KĂPTOS → *HĂFTOS *UPÉRI → *UBERI *DHUKTER → *DUHTER *PLONS → *FULNOS IE. *Kwod —> GER. *Hwăt —> ANGL. Hwæt IE. *Okto —> GER. *Ahto —> ANGL. Eahto IE. *Bhrater —> GER. *Brōþer —> ANGL. Broþer Kw : occlusiva sorda + tratto labiovelare DAL GERMANICO → ALL’ANGLOSASSONE Non si usa più l’asterisco, perché parliamo di qualcosa di reale, di un dialetto ancora esistente, l’anglosassone è attestato non è più proto. Si tratta di regole generali, applicabilli IN GENERE, perché appunto è una lingua in atto. Il discorso centrale riguarda soprattutto le vocali: Vocale Germanica Vocale Anglosassone Ē Æ lunga A Æ breve AI A lunga AU EA lunga L’unica situa con il consonantismo è che le consonanti sbarrate perdono il tratto sbarrato, diventano normali. La K → C (bok : boc , ik : ic). Fenomeni di fonetica combinatoria E→I in presenza di nasale dopo (neman : niman) → restringimento. Frattura A H. EA E + R + consonante → EO I L + consonante IO In queste situazioni, si sviluppano delle vocali d’appoggio. Es. *REHTA → REOHTA *WERþAN → WEORþAN ! VOCALISMO SEMPRE SOLO RADICALE ! IE. *KERD → GER. *HĔRT → ANGL. HEORT GER. *ALDA → ANGL. EALDA Dare precedenza alla frattura piuttosto che al vocalismo! Verbo forte = cambia la vocale radicale (irregolare). Verbo debole = si aggiunge il suffisso dentale (regolare). Ma cosa succede ad esempio nel caso dei plurali irregolari, o in verbi sostantivati come full/fill ? —> METAFONIA PALATALE. Non dobbiamo considerare la vocale radicale, anzi, quella dopo! perché a causa di questa dopo noi modifichiamo il timbro precedente della parola. Sono i suoni I/J nella sillaba successiva, infatti, che hanno influsso sulla vocale radicale. Avviene, come in Vowel Shift, un innalzamento o restringimento vocalico. Es. Man/Men, Foot/Feet, Mouse/Mice, Fuß/Füße sono parole che derivano tutte da parole antiche in cui c’era la I o la J che hanno avuto appunto influsso poi sulla sillaba precedente, motivo per cui oggi le pronunciamo in maniera diversa con suoni cambiati. Insomma il suono successivo che ha influsso sul suono precedente in termini semplici. Abbiamo infine la METAFONIA VELARE, quando avviene una dittongazione sempre per influsso di un suono successivo, in particolare U/W. *Herut → Heorot in anglosassone. Quindi il suono precedente dittonga, il suono velare cambia in O. LINGUISTICA TEDESCA PASSAGGIO DAL GERMANICO → ALL’ALTO TEDESCO ANTICO Stavolta, a differenza dell’anglosassone, sono rilevanti le consonanti. Si tratta della Rotazione Consonantica Alto Tedesca, e riguarda i dialetti centrali e meridionali (prima parte da sud, poi si estende verso nord, fino alla linea di Benrath con i dialetti basso tedeschi). Questi mutamenti avvengono per lo più tra il VI e il VII secolo. [Affricata: suono occlusivo + fricativo] [La G nei centrali non subisce rotazione] Per quanto riguarda il vocalismo, si verificano i fenomeni di dittongazione (da vocale a dittongo) e monottongazione (da dittongo a vocale). Il tedesco moderno costituisce in larga misura un’evoluzione (soprattutto dal punto di vista fonetico) dei dialetti centrali, = non troveremo nel tedesco standard odierno i fenomeni di rotazione indicati come tipici dell’Oberdeutsch. ES: ESERCIZI IND. *KERD → GERM. *HĔRT → ANGL. HEORT → ATA. HERTS/HERZ IND. *GHŎRDHO → GERM. *GĂRDO → ANGL. GEARDO → ATA. KARTO IND. *KwŎD → GERM. *HwĂT → ANGL. HwÆT → ATA. HwAS IND. *EDAN → GERM. *ETAN → ANGL. ETAN → ATA. ESSAN Quadro storico dell’Inghilterra Periodo anglosassone → V secolo (quando i romani lasciano l’isola britannica) fino al 1066. Due testi principali sulla storia anglosassone: “Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum” scritto da Beda il Venerabile; “Cronaca anglosassone” (testi divisi per anni e in cui in ogni anno ci sono gli avvenimenti principali) commissionato da Alfredo il Grande. Prima delle invasioni germaniche, la Gran Bretagna era abitata prevalentemente dalle popolazioni celtiche (lingue celtiche = lingue indoeuropee, ma le contaminazioni successive sono state decisive). Con la spedizione di Giulio Cesare anche l’Inghilterra passa sotto il dominio e controllo di Roma, con la popolazione ormai convertitasi al cristianesimo, religione di stato dell’impero. Questo fino al 5 secolo d.C., quando le popolazioni germaniche provenienti dalle coste meridionali del Mare del Nord incominciano a stanziarsi in Gran Bretagna, sostituendosi ai regni latino-celtici. L’isola inglese è stata dominata per almeno ‘400 dai romani, e questo ovviamente ha avuto degli influssi sulla cultura, sugli usi, sulla lingua. Il vero e proprio stanziamento avviene nell’epoca di Claudio (42 d.C.), ovviamente stanziamenti più capillari nella zona meridionale e meno in quella settentrionale. Il confine nord di fine dominio romano era segnato dal Vallo di Adriano, indicativamente dal Newcastle al mare d’Irlanda, un vero e proprio confine militare risalente agli inizi del II secolo d.C. Agli inizi del V secolo inizia un periodo delicato per tutta l’Europa, perché le popolazioni barbare iniziano a muoversi per il continente per chissà quali motivi, creando abbastanza scompiglio. Nel 406 una serie di popolazioni germaniche valicano il Reno con le loro razzie. Roma viene saccheggiata nel 410 dai Visigoti (Goti dell’ovest) di Alarico che distruggono la città, e così tutte le forze sparse dell’esercito romano in tutta Europa vengono richiamate per tornare e far fronte agli attacchi, compresi i romani nell’isola britannica. Delle popolazioni autoctone sappiamo poco per carenza di documentazioni. Dopo, però, arrivano sull’isola ormai libera anche le popolazioni germaniche, a partire dalla metà del V secolo, soprattutto provenienti dalla Danimarca (Jutland) e dal nord Germania, sostituendosi alle popolazioni autoctone che vengono o ricacciate o sterminate. Parliamo di Angli, Sassoni e Iuti. Beda il Venerabile, di cui abbiamo già parlato, scrive anche di questo, ce lo racconta e ce lo spiega. Eptarchia anglosassone, sette regni principali = Northumbria, Mercia, East Anglia, Essex, Kent, Sussex, Wessex. Nel VI secolo ormai l’Inghilterra è praticamente tutta abitata da popolazioni germaniche organizzate in piccoli regni e che professano una religione politeistica. I missionari irlandesi cercano a quel punto di convertire gli inglesi al Cristianesimo sotto commissione ovviamente di Roma. A metà VI secolo l’irlandese Columba fonda un monastero (Iona Abbey) in Scozia. Agostino viene mandato direttamente da Roma con altri monaci e inizia il suo viaggio di cristianizzazione, e ci riesce per primo con Æthelberht, re del Kent. Inoltre, Agostino diventa primo arcivescovo di Canterbury. Il VII secolo è un periodo però molto instabile, anche perché questi piccoli regni sono non solo in guerra tra di loro ma anche con le popolazioni celtiche per esempio. Il processo di conversione al cristianesimo si concretizza velocemente, quindi, ma il clero irlandese e quello continentale rimangono presenti. Il clero irlandese aveva sviluppato caratteristiche proprie anche visto l’isolamento dal continente. In particolare, era nata una diatriba sulla fissazione della data ufficiale per la celebrazione della Pasqua, risolto poi nel 664 a Whitby con un sinodo che dà la prevalenza alla prassi romana, quella odierna (segue sempre l’equinozio, prima luna piena dopo l’equinozio, la prima domenica dopo l’equinozio è Pasqua). L’VIII secolo vede poi una forte stabilità economica, fioritura culturale, i monasteri inglesi settentrionali della Northumbria diventano importanti centri di cultura. Ad esempio è da citare Aquino che viene chiamato da Carlo Magno per riordinare il suo impero. La situazione cambia poi nel 793, quando avviene il primo assalto di navi vichinghe di provenienza scandinava alle coste inglesi. Il primo monastero attaccato è quello di Lindisfarne. Nella “Cronaca Anglosassone” ci viene mostrato, da parte degli attaccati, uno scenario praticamente apocalittico, addirittura, di questo attacco vichingo. Il termine “vichingo” può avere diversi significati etimologici. -Vik, baia - Viking, attività commerciale collegata alla navigazione -Vikingr, uomo imbarcato. La cosa in comune è il mare, quindi il vichingo è l’uomo che naviga, l’uomo che viaggia per i mari, anche solo banalmente un commerciante, non per forza guerriero. I veri vichinghi erano diversi dall’immaginario collettivo odierno. Poi, non è che tutti potessero permettersi una barca, quindi i vichinghi erano anche altolocati, con una grossa possibilità economica, non erano mica contadini. I motivi di spostamento potrebbero essere diversi, anche solo banalmente per fare rifornimento. Anche gli attacchi ai monasteri non erano guidati da motivazioni religiose, semplicemente vi trovavano ricchezza dentro. Erano due le imbarcazioni principali dei vichinghi, Drakkar (nave da guerra) e Knarr (nave commerciale). Possiedono delle caratteristiche interessanti, come il fatto che la parte che va sotto il mare è piccola, quindi si poteva navigare anche in acque molto basse, arrivando fino in spiaggia. Grande velocità, grande stabilità. Gli attacchi vichinghi al nord determinano, naturalmente, una crisi culturale, soprattutto quelli ai centri culturali. Questo determinerà nei secoli uno SPOSTAMENTO dal nord verso SUD della VITA CULTURALE. —> mancanza di un élite e quindi latino che inizia a soffrire, permettendo all’Old English di svilupparsi e di ottenere lo status di lingua di cultura, al posto proprio del latino. Abbiamo ad oggi racconti negativi dei vichinghi perché ci sono stati raccontati chiaramente dai popoli attaccati. I vichinghi erano abilissimi navigatori ed esploratori, girano molto, hanno conquistato Parigi navigando sulla Senna, ma sono arrivati anche in Spagna, in Francia, in Italia. Per tutto il IX secolo i vichinghi attaccano in continuazione dappertutto, e hanno successo, tranne il Wessex, che rimane l’unico regno che si salva e che preserva la sua indipendenza grazie ad Alfredo il Grande (849- 899). Re importantissimo, con costanti problemi fisici che però non gli impedisce di raggiungere numerosi risultati, sia dal punto di vista politico che dal punto di vista culturale. Egli, infatti, contribuisce allo sviluppo della lingua inglese (Old English) perché favorisce un’intensa attività di traduzione di opere dal latino, grazie alle quali entrano nel lessico inglese molte parole che prima non esistevano. Lui stesso traduceva, principalmente narrative filosofiche e religiose. Parliamo in particolare della già citata “Cronaca Anglosassone”, la cui redazione inizia proprio durante il suo regno per poi continuare per secoli, per questo testimonia bene lo sviluppo della lingua inglese, dall’Old English fino agli inizi degli sviluppi del Middle (XII secolo). Alfredo appunto resiste anche all’avanzata vichinga, combattendovi contro e sconfiggendoli in una battaglia (Brunanburh), fino ad arrivare a convertirne una buona parte. Sarà proprio dal Wessex che si ripartirà per riunire l’isola. I territori danesi si estendevano soprattutto nella parte centrale e orientale dell’isola, ovviamente si intende dominazione principalmente politica. Dal punto di vista linguistico, tutt’oggi possiamo vedere il passaggio degli scandinavi grazie alla toponimia → nomi che terminano con “-by” e “thorpe”. La parte vichinga prende il nome di → Danelaw : ossia zona in cui vige la legge danese. Dopo un secolo molto difficile, nel corso del X secolo c’è una ripresa inglese e sotto i regni dei successori di Alfredo il Grande, i vichinghi vengono man mano dominati → per la prima volta da quando si spostarono le popolazioni germaniche, nel V secolo, tutte le popolazioni inglesi sono unite sotto una stessa corona (quella del Wessex). Il dialetto del Wessex diventa il dialetto standard dell’Inghilterra. Battaglia di Brunanburh (937) → dove gli inglesi riescono a distruggere gli scandinavi e gli scozzesi. ÆTHERLREAD – THE “UNRÆD” Fu re d’Inghilterra per 37 anni (978-1016) e fu un periodo di regno incredibile, perché per l’epoca era un periodo di regno molto lungo. Si tratta di una figura controversa per il suo comportamento, che si può intuire già dalla composizione del nome: “ÆTHEL” → nobile, è un composto tipico dei nomi; “READ” → ben consigliato possiamo dire che il suo nome significhi “il consigliato nobilmente”, ma gli inglesi lo reinterpretano in “il mal consigliato” → questo perché era una figura decisa: da una parte fronteggia i danesi, ma dall’altra paga spesso un tributo affinché i danesi non lo attacchino (il danegeld, ossia denaro dei danesi – all’epoca con i soldi si poteva porre fine alle faide). Dal punto di vista culturale il X secolo è un ottimo periodo per l’Inghilterra → dopo gli attacchi scandinavi, si intensifica ancora di più la produzione scritta, portando ad una fioritura culturale denominata “rinascita Benedettina” ossia il ritorno dei monasteri alla regola di San Benedetto: prevede un prologo e 73 capitoli, il nucleo di questa regola è “ora et labora” (importanza alla vita comune e la giornata è scandita da: preghiera comune, preghiera personale e lavoro); contemporaneamente c’è anche una riorganizzazione degli Scriptoria: i manoscritti vengono protetti all’interno di queste istituzioni. Verso la fine del secolo, i danesi ricominciano ad attaccare in maniera massiccia l’Inghilterra, questa volta in maniera diversa (non più in maniera disorganizzata e da parte di viaggiatori) → Danimarca si converte al cristianesimo (il primo paese scandinavo a diventare cristiano, possibile per motivi di posizionamento geografico), quindi il regno di Inghilterra non si trova più ad affrontare singole bande di avventurieri, ma contro un vero e proprio stato organizzato e centralizzato. Il primo significativo scontro con i danesi avviene nel 991, nella Battaglia di Maldon (una città situata nel Essex) → battaglia che vede una clamorosa sconfitta degli Inglesi. Primo atto del conflitto tra gli inglesi di re Æthelread e i danesi di re Swen Barbaforcuta. Massacro del giorno di San Brizio (13 novembre 1002) → massacro che avviene agli inizi dell’anno 1000, quando Æthelread obbliga di uccidere tutti i danesi che si trovavano sull’isola. Intorno al 1014, Ætherlread è in grande difficoltà e scappa temporaneamente in Normandia (nome che deriva da “NORDMENNIR = uomini del nord”), che è la terra della moglie Emma. Ætherlread torna un anno dopo, ma le cose si sono messe male e si aprono le dinastie danesi in Inghilterra. Tra 1016 e 1042 l’Inghilterra entra a far parte dell’impero del Nord, ma la dinastia danese non cambia l’assetto politico inglese, si inseriscono nell’assetto istituzionale senza fare modifiche → le leggi rimangono quelle, solo qualche piccola modifica. Knut il Grande di Danimarca → re d’Inghilterra dal 1016 al 1035 (il regno più lungo), si sposa con Emma di Normandia quando Æthelread scappa e hanno un figlio, Knut l’Ardito. Harold piede di lepre, figliastro di Knut → re d’Inghilterra dal 1035 al 1040. Knut l’Ardito, figlio di Knut e di Emma di Normandia → re d’Inghilterra dal 1040 al 1042. È l’ultimo re scandinavo d’Inghilterra. Gli eredi di Knut il Grande, dopo la morte di Knut l’Ardito non riescono a mettersi d’accordo e ciò impedisce al re di Danimarca di avere il controllo del regno inglese, tornano quindi a regnare i discendenti di Alfredo il Grande → l’ultimo (tecnicamente penultimo) re de periodo anglosassone è Edoardo il Confessore, regna dal 1042 fino agli inizi del 1066. Dopo Edoardo il confessore si apre una lotta di successione tra: Harold Godwinson → legittimo successore di Edoardo il Confessore (è il cognato), viene incoronato e regna pochi mesi (teoricamente è lui l’ultimo re, ma data la brevità del periodo in cui è stato al trono, il suo regno non si può considerare propriamente tale); Harold lo Spietato (anche detto “terzo di Norvegia”) → re di Norvegia ed è imparentato con la dinastia di Knut il Grande; Guglielmo il bastardo → duca di Normandia ed è imparentato con Emma di Normandia. Questi scontri si dividono in un breve periodo: da fine settembre del 1066 a metà ottobre 1066, le più importanti sono 3; - Battaglia di Fulford (20 settembre 1066) → Tostig e Harald lo spietato VS Edwin (duca di Mercia) + Morcar (duca di Northumbria, che ha preso il posto di Tostig), che sono due fedeli di Harald Godwisson; - Battaglia di Stamford Bridge (25 settembre 1066) → Tostig e Harald lo spietato VS Harald Godwisson; - Battaglia di Hastings (14 ottobre 1066) → Guglielmo il Bastardo VS Harald Godwisson. BATTAGLIA DI STAMFORD BRIDGE È la battaglia tra l’esercito di Harald Godwisson e le truppe situate ad est del fiume. L’esito vede le truppe inglesi uscire come vittoriose (Harald lo Spietato e Tostig vengono uccisi) e delle 300 navi che arrivarono sulle coste inglesi, solo 24 riuscirono a tornare indietro. La battaglia termina con un accordo con il fratello di Harald lo Spietato, Olaf. BATTAGLIA DI HASTINGS Una volta sconfitti i norvegesi, rimane da fronteggiare il problema dell’avanzata di Guglielmo il Bastardo, quindi le truppe di Haral Godwisson tornano a sud, ad Hastings, dove si svolse la battaglia. Si svolge in tutta la giornata del 14 ottobre e le truppe di Guglielmo il Bastardo riescono a vincere; si tratta di una battaglia molto cruenta: inizialmente i normanni vennero colpiti da una pioggia di frecce e ciò fa ben sperare gli inglesi, ma nello contro corpo a corpo i normanni hanno la meglio e Haral Godwisson viene brutalmente ucciso → ciò permette ai normanni di entrare in territorio inglese ed inizia il periodo di dominazione normanna e si tratta di periodo di dominazione molto diversa: viene riorganizzato lo stato, l’Inghilterra di trasforma in una monarchia feudale di tipo francese e tutta la classe dirigente anglosassone viene sostituita con i fedeli di Guglielmo (che diventa il Conquistatore). Modifiche anche dal punto di vista linguistico → il francese entra nel linguaggio anglosassone, portando all’inizio del Middle English e all’anglo-normanno. “Arazzo di Bajeux” → arazzo in cui sono incise, quasi come fosse un fumetto, gli eventi prima e dopo la battaglia di Hastings, con tanto di didascalie in latino che spiegano che cosa sta succedendo; si tratta di una grande testimonianza di come si vestivano e combattevano. BATTAGLIA DI BRUNANBURH Poemetto celebrativo scritto in Old English ed è scritto tramite l’uso del verso lungo allitterate germanico. Viene scritta dopo il 937 → 937 è il terminus postequem. Terminus Antequem o Terminus Postequem → si utilizza per capire quando è capitato un evento: Terminus Postquem : “termine, o data, dopo il quale”, ossia un avvenimento (in questo caso il poemetto) viene dopo la data presa in considerazione (in questo caso quella della battaglia); Terminus Antequem: “termina, o data, prima del quale”, ossia che un avvenimento viene prima della data presa in considerazione. Nella “Cronaca anglosassone” ci sono anche dei componimenti → questo poemetto è tra quelli conservati al suo interno: si parla della battaglia e c’è anche lo scritto. Persone che vengono nominate: Ætherlstan → persona che viene celebrata, è il nipote di Alfredo il Grande ed è il re d’Inghilterra e sta operando per la conquista dell’Inghilterra iniziando a scacciare i re scandinavi che si erano stanziati alla fine dell’VII secolo; Eadmund → fratello di Æthelstan; Easweard → pardre di Eadmund e Ætherlstan. In questa opera si celebra la vittora di Ætherlstan contro: Olaf; Capi celtici e scandinavi. L’oggetto del contendere è il controllo della città di York (città più importante della Northumbria) e la battaglia di Brunanburh (città situata nei dintorni di York) è un elemento chiave per l’unificazione dell’Inghilterra. Sono presenti delle variazioni → viene presentato lo stesso concetto (in questo caso nome) con delle attestazioni ; le variazioni tendono ad essere anche molto specifiche (tigli di guerra = gli scudi), ossia con costruzioni che stanno per qualcos’altro. Kenning → è un costrutto poetico che somiglia ad una perifrasi (modo di dire una cosa in altre parole). La kenning ha una costruzione specifica, es: TIGLI DI GUERRA-> riferito agli scuri, devono esserci almeno due termini per poter essere una kenning. Es: la via della balena, è una kenning e sta a identificare il mare, nel caso del campo di battaglia possiamo riferirci con il termine banchetto di corvi, oppure frassino della battaglia, sta per lancia. Ci possono essere kenning estremamente complesse, es: il riscatto della lontra= kenning capita solo se viene spiegata, significa l'oro come metodo di pagamento. Muro di scuri= tecnica di battaglia tipico delle popolazioni germaniche, prevedeva due formazioni di guerrieri: una prima linea che butta per terra lo scudo e una seconda linea che fa il tettuccio, una tecnica da utilizzare in un campo aperto. La conoscenza del territorio è fondamentale in un campo aperto. Solitamente su un altura venivano scagliate le frecce e per difendersi si creava questo muro di scuri, che era impenetrabile però aveva un problema ovvero una volta che era aperta una breccia era finita. Kenniger= strumento tecnico tipico del mondo scandinavo, le utilizzavano i poeti di corte, che scrivono poesia encomiastica, si chiama poesia SCALDICA=SCALD=POETI DI CORTE SCANDINAVI. CARATTERISTICHE: poesia complessa, a livello di strutture, poeti di corte formati che sono in grado di scrivere versi complessi. Nel mondo anglosassone il poeta di corte ha un altro nome SCOP. BATTAGLIA DI BRUNANBURH —> TESTO forse scritto da uno scaldo o da qualcuno che conosceva i testi e le poesie di tipo scaldico. E' un testo encomiastico. Chi scrive questi testi è cristiano, ci sono dei riferimenti cristiani come il signore eterno, però nel resto del testo ci sono interdetti divini. Nel testo è quasi completamente assente il piano narrativo, la battaglia viene celebrata, non è una narrazione in versi, sono come delle fotografie rapide di momenti ma non viene raccontato nulla. PARTE FINALE: La Casa del Wessex vince. Immagine del banchetto dei cadaveri, si trova molto spesso nelle opere scandinave e germaniche, ci si concentra su quello che succede dopo la battaglia e soprattutto di coloro che sono caduti, sono presenti poi degli animali che si cibano di cadaveri, questi animali sono sempre gli stessi che girano, ovvero: corvi (animale per eccellenza della morte), falco, lupo dei boschi (potrebbe non riferirsi al lupo, ma ad esempio un orso, con Bewulf-> c'è riferimento di qualcosa che non è un lupo). Riferimenti anche a opere come Historia ecclesiastica di Beda con il passo "come ci narrano i libri, gli antichi saggi". E’ probabile che ci fossero degli scandinavi a corte, come nella saga di Egil viene detto che alla corte di Atheistan c'era un islandese che combatteva a fianco a Athelstan. Ci sono anche dei tratti eroici che vengono citati nel testo, però quello che ci fa dire che questo testo è un testo encomiastico è il fatto che il guerriero non muore, solitamente nei testi epici il guerriero muore, per rappresentare l'eroicita. TESTI RELIGIOSI: Il testo che va di più nel periodo anglosassone è il testo religioso, ovvero testo di ambito cristiano, il libro per eccellenza è la Bibbia che rappresenta grande fonte d'ispirazione per i poeti anglosassoni, quindi sia vangelo che nuovo testamento. Queste versioni di storie bibliche ci arrivano sia come traduzioni che come rielaborazioni più ampie, si parte da un testo e viene rielaborato con delle precise finalità educative. Alcune storie bibliche vengono modificate con degli elementi o diversi, e anche con altre storie non ufficiali che la chiesa non riconosceva. TESTI UFFICIALI= TESTI APOCRIFI. TEMATICHE RELIGIOSE: Creazione del mondo/ nascita del mondo= COSMOGONIA-› testi tratti dall'antico testamento e testi apocrifi, con l'obiettivo di porre le basi di come tutto è cominciato. Si riesce a spiegare meglio una serie di idee nuove per chi non le ha mai sentite. Nel mondo nordico è diverso in quanto non c'è autocreazione da parte di qualcuno. Interessati alla storia del popolo di Israele, si ritrovano nelle vicende del popolo di Israele in relazione agli attacchi degli scandinavi all'Inghilterra. Tesi incentrati sulla vita di Cristo, uno dei testi più noti del Vercelli Book è il sogno della Croce. Agiografie, ovvero la vita dei santi, sia in versi sia in prosa, alla diversa forma corrispondono due diversi utilizzi, PROSA= lettura pubblica nella comunità religiosa. VERSI= lettura monacale individuale. GENESI= Il poema noto con il titolo Genesi è una parafrasi, molto libera, del libro della Genesi nell'Antico Testamento. Il testo inglese antico si compone di due parti, di origine diversa: la maggior parte del testo (nota come Genesi A) è di origine anglosassone. Al suo interno, però, è contenuto un poema (Genesi B) che rappresenta la traduzione di un più antico testo sassone. Riportiamo qui - solo nella traduzione italiana in prosa - due passi che ben rendono conto della strategia di riscrittura del poeta a partire dal molto più secco ed essenziale testo biblico. GLI ALBERI DELL'EDEN- GENESI B= antico, sassone. Riferimento evidente alla storia di Adamo. Viene utilizzato un lessico di guerra, era molto frequente l'uso di terminologia di battaglia per veicolare messaggi cristiani rendendoli più godibili. Nemico di dio secondo noi nella storia di Adamo ed Eva è il serpente, ma nel testo non lo è ancora. Stringersi l'elmo è un'azione che prelude la battaglia, aspetto di mistero= elmo che ha capacità di rendere invisibile. Il peccato originario in questo caso viene descritto in modo più esteso riferendosi anche alla guerra. Si parla di demoni, nella Bibbia non è presente, inoltre si parla di questo elmo che diventa un serpente e sarà colui che offre il frutto. L'ASSASSINO DI ABELE - GENESI A = recente, anglosassone. Primo fratricidio, racconto estremamente breve. Uno è un agricoltore, e l’alto è un pastore che sta dietro agli animali. Il motivo della gelosia sta nell’offerta al signore; uno offre i frutti della terra, l’altro gli animali. Sangue del primo omicidio che bagna la terra, si ritroverà in altri testi, in questo omicidio nascerà una stirpe di esseri malvagi e mostri. Caino uccide Abele perché il signore accetta il sacrificio animale e non quello dei frutti della terra di Caino. IPOTESTO = testo da cui io conduco la mia rielaborazione, il mio modello, per definirlo originale bisognerebbe sapere l'autore e in molti casi non si conosce l'autore. IPOTESTI DI QUESTI TESTI= Genesi, Bibbia. IL SOGNO DELLA CROCE- primo Dream Poem, contenuto dentro il Vercelli Book. Abbiamo parti del sogno della croce scritto in rune su una croce, che si trova in Scozia. PROTAGONISTA DEL TESTO= La croce, narra della morte di Cristo, nuovo punto di vista. Inizia a parlare il sognatore=PRIMA SEZIONE NARRATIVA(1-27), cambia anche ci parla, inizia a parlare la croce= SECONDA SEZIONE (28-121), continua a parlare il sognatore= TERZA SESSIONE (121-127). C'è enfasi sul sangue, la sofferenza aspetti della guerra. IMPORTANTE= "state a sentire" in originale è scritto come HWAET= che significa WHAT, COSA-> serve per richiamare l'attenzione. Rappresenta l'incipit tipico dei testi eroici. Utilizza lessico e stilemi tipici del genere eroico. QUINDI → A inizio anno 1000 regna in Inghilterra Aethelraed, lo sconsiderato, che porta un periodo di intensa fioritura culturale. Allo stesso tempo, la Danimarca si è unificata e convertita al cristianesimo = uno stato organizzato, che con la conversione al cristianesimo è entrato a tutti gli effetti a far parte della comunità culturale europea. Aethelraed va in guerra con re Sven Barbaforcuta, ma alla fine fugge in Normandia e il regno inglese va al figlio di Sven, che intanto sposa anche la moglie di Aethelraed. L’Inghilterra entra quindi a far parte dell’Impero del Nord, con Danimarca e Norvegia. La dinastia danese, in realtà, non modifica profondamente l’assetto istituzionale dell’Inghilterra anglosassone. Anzi, la dinastia danese viene appoggiata dall’aristocrazia inglese che, a sua volta, ne garantisce potere e privilegi. Quando il periodo danese ha fine, ritorna la dinastia del Wessex (discendenti di Alfredo) con Edoardo il Confessore al trono. Egli, però, morirà senza eredi, aprendo così una lotta di successione. Questa è caratterizzata da una serie di battaglie. L’ultima sarà la Battaglia di Hastings del 1066, attraverso la quale una nuova dinastia straniera si impadronisce dell’Inghilterra, a partire da Guglielmo il Conquistatore (ultima invasione inglese subita). Si tratta dei Normanni. I normanni sono una popolazione di origine scandinava che si era stanziata in Normandia. Con l’arrivo dei normanni in Inghilterra si iniziano a parlare ben due varianti. L’alta nobiltà una variante di francese continentale (l’anglonormanno), mentre la piccola nobiltà, contadini e artigiani continuano a far uso dei dialetti inglesi. La conquista normanna – a differenza di quella danese – comporta anche una profonda riorganizzazione dello stato: l’Inghilterra si trasforma in una monarchia feudale di tipo francese e tutta la classe dirigente anglosassone viene sostituita dalla nobiltà normanna fedele a Guglielmo. La battaglia di Brunanburh Si tratta di un poemetto contenuto all’interno di una cronaca anglosassone che parla di un evento storico realmente accaduto. Venivano infatti spesso raccolti dei componimenti in versi che commentavano e celebravano il fatto riportato. Il nipote di Alfredo il Grande voleva continuare il processo di unificazione del paese già avviato da Alfredo scacciando i re scandinavi. Contro di lui si crea una confederazione formata da vari re e capi celtici/scandinavi. L’oggetto del contendere è il controllo della città di York, principale centro di potere scandinavo. La battaglia di Brunanburh rappresenta un episodio chiave nel processo di unificazione dell’Inghilterra, pur non rappresentandone la tappa definitiva. Gli inglesi prenderanno possesso definitivo di York più avanti. Questo ovviamente fino alla successiva conquista danese dopo l’anno 1000. La battaglia di Brunanburh è un poemetto encomiastico, scritto a celebrazione del re e della sua vittoria sugli scandinavi e gli scozzesi. Tuttavia, a differenza del Ludwigslied tedesco, manca l’evento storico che vede in azione Dio. La Battaglia di Brunanburh impiega il verso allitterativo tradizionale, mentre il Ludwigslied testimonia già l’uso della rima. Lo stile, inoltre, è qui molto più elaborato che nel Ludwigslied. Viene fatto uso di composti lessicali poetici, variazioni stilistiche, formule che rimandano a tradizioni orali. In comune con il Ludwigslied, la Battaglia di Brunanburh presenta un’assenza quasi totale dell’aspetto narrativo: la battaglia cioè non viene raccontata, ma celebrata. Il Ludwigslied Poesia d’encomio in onore di Ludovico III, re dei Franchi occidentali. Il componimento viene composto in occasione della vittoria di Saucourt contro le bande di saccheggiatori vichinghi. Ludovico era ancora vivo al momento della composizione del carme, quindi parliamo di fine anno 800. L’intento era quello di far interpretare un evento storico nel quadro di una visione salvifica, storia guidata da Dio. Inoltre, il potere di Ludovico è sempre stato parecchio instabile (basti pensare che è salito al trono a soli 17 anni) quindi esaltare così la sua vittoria lo aiutava e legittimava molto. L’interpretazione della storia come storia della salvezza è derivata dai libri storici dell’Antico Testamento —> ruolo attivo di Dio che punisce il popolo peccatore. Nel Ludwigslied Dio punisce il popolo cristiano per i suoi peccati, e contemporaneamente mette alla prova Ludovico costringendolo ad affrontare prove difficili. L’aggressione vichinga è dunque: Un castigo per i Franchi Una prova per il loro re, che non è peccatore ma un Re giusto, anzi figlio adottivo di Dio stesso, che ha così modo di manifestare al mondo la sua saggezza e il suo eroismo. Un elemento singolare del poema è la presentazione di Ludovico III, rimasto orfano, come figlio adottivo di Dio. Dio si prende cura di lui, della sua educazione, e compare come personaggio all’interno del componimento, prendendo direttamente la parola. Caratteristiche metriche e stilistiche: il Ludwigslied non fa uso del verso lungo allitterativo tipico della tradizione germanica. Qui il verso si compone di due semiversi (emistichi) legati tra di loro da una rima o da un’assonanza. L’allitterazione è comunque rara. Nel complesso il poema utilizza assai poco le figure retoriche, il lessico è semplice e caratterizzato principalmente da termini religiosi-cristiani. Dal codice, che contiene anche un antico documento francese, capiamo che il manoscritto veniva utilizzato da un pubblico in grado di capire sia l’antico tedesco che l’antico francese. Il componimento in sé è in francone renano, dialetto tedesco parlato nel Mainz e Francoforte. Perché utilizzato un dialetto dei Franchi orientali in un’epoca in cui gli occidentali parlavano prevalentemente ormai francese? O la corte dei Franchi occidentali era ancora bilingue (la dinastia era comunque unica e le chiese ben sezionate, quindi nobili ed ecclesiastici viaggiavano tra i regni) o è possibile che l’aristocrazia occidentale cercasse di recuperare prestigio dopo la scissione attraverso un contagio però graduale. La poesia religiosa inglese antica La Bibbia – sia l’Antico che il Nuovo Testamento – rappresenta uno dei principali testi di ispirazione per i poeti d’epoca anglosassone. Le narrazioni bibliche ci pervengono sia in traduzioni sia in più ampie rielaborazioni in inglese antico, che continuano a fare uso del verso lungo allitterante della tradizione germanica. Queste rielaborazioni non si limitano a riscrivere il testo biblico in versi, ma lo integrano con elementi interpretativi e descrittivi e con episodi tratti da altri testi, spesso non riconosciuti come autorità certa dalla Chiesa, ma che pure circolavano ampiamente nell’Occidente cristiano. Il primo poeta inglese di cui si conosca il nome, Cædmon (VII secolo), componeva poesia religiosa. Della sua opera non c’è pervenuto nulla, con l’eccezione di una breve preghiera che gli viene attribuita; ci sono pervenute però diverse rielaborazioni poetiche di argomento biblico dovute ad altri autori, il più noto dei quali è Cynewulf. I temi religiosi che più appassionano i poeti anglosassoni sono: La cosmogonia. Vengono presentate narrazioni in versi relative alla creazione del mondo e al peccato originale (narrazioni tratte dall’Antico Testamento), ma anche alla caduta degli angeli ribelli, un tema assai diffuso nella letteratura religiosa alto-medievale che non ha però origine dalla Bibbia ebraica ma da racconti apocrifi. Quali principali poemi di questo tipo ricordiamo Christ and Satan, Genesis A, Genesis B. La storia del popolo di Israele. Nelle vicende di Israele gli intellettuali clericali dell’Alto Medioevo inglese riconoscono una prefigurazione della storia del popolo cristiano, e in particolare di quello inglese, soprattutto nel momento in cui l’Inghilterra si trova esposta agli attacchi dei vichinghi pagani (come il popolo ebraico aveva combattuto contro i filistei). Quali principali poemi di questo tipo ricordiamo Judith, Daniel. La vita di Cristo. Diversi testi poetici anglosassoni narrano la vita di Gesù, illustrandone il significato nel quadro del piano di redenzione divino. Il più originale tra questi poemi, probabilmente, è quello indicato con il titolo The Dream of the Rood (“Il sogno della Croce”) in cui è la croce stessa a raccontare la propria storia di albero scelto come strumento del supplizio di Cristo, e nel farlo illustra la vita di Gesù. Le vite dei santi. Numerose vite di santi circolarono in epoca anglosassone, sia in prosa che in versi. Molti di questi santi erano inglesi e ricevettero un culto locale nella chiesa di Inghilterra (p. es. Cuthbert, Willibrord, Wilfrid). Secondo la testimonianza di uno dei maggiori scrittori inglesi del X secolo, Ælfric, le vite in prosa e le vite in poesia avevano due diverse funzioni: le prime erano destinate alla lettura pubblica nella comunità religiosa, le seconde alla lettura e alla meditazione individuale. Beowulf Il Beowulf anglosassone è l’unico ampio poema epico (3182 versi) di argomento profano del mondo germanico alto-medievale. La versificazione è quella germanica tradizionale, basata chiaramente sul verso lungo allitterante, con quattro accenti ritmici principali e una cesura. ‘Wulf’ rimanda ovviamente al lupo, ‘Beo’ si riferisce all’ape bee, quindi lupo delle api, che altro non è che ORSO. L’immagine dell’orso, non è casuale, si riferisce a qualità come forza fisica, l’essere possente, grande, furioso, temibile. Beowulf è infatti superiore a tutti gli uomini che lo circondano, non ci sono pari a lui. Una delle caratteristiche di questo poema è che ci sono diverse digressioni rispetto alla linea narrativa principale (la storia la conosciamo). La prima edizione del Beowulf risale al 1815 grazie al filologo svedese-islandese Thorkelin, che visita anni prima l’Inghilterra e capisce che l’ambientazione della narrazione è in realtà totalmente scandinava, non inglese. Si interessa a riguardo e incarica un copista di trascrivere la storia, solo che questo non conosceva l’Old English quindi fa tanti errori, quindi più avanti lo trascriverà lui stesso (Thorkelin A e Thorkelin B). La prima traduzione completa in inglese del Beowulf avviene solo nel 1837. La tradizione manoscritta Il Beowulf è tramandato in un solo codice: il codice Cotton Vitellius A XV, risalente agli ultimi anni del X o ai primi anni dell’XI secolo. Oltre al Beowulf, il codice contiene altri testi – in prosa e in poesia, d’argomento profano e religioso – probabilmente accomunati dal tema del meraviglioso. Il codice è stato danneggiato nel XVIII secolo da un incendio della biblioteca appunto di Sir Robert Cotton. Gli evidenti errori presenti nel testo dimostrano che si tratta di una copia: il testo è dunque certamente più antico del codice. La caratteristica del Cotton Vitellius è un cosiddetto ‘codice composito’, perché in origine era composto da due manoscritti indipendenti che poi sono stati rilegati insieme, ossia il Codice Southwick e il Codice Nowell, il Beowulf sta nel Nowell. Si parla di un totale di 7 testi (tra cui la vita di S.Cristoforo), di cui solo 2 in versi, il Beowulf e la Giuditta. Ecco perché si pensa che il senso di raccolta di questi testi sia un manoscritto che comprendesse tutto il meraviglioso, il mostruoso (Cristoforo che porta il bambino e la testa di un cane, lettera in cui Alessandro parla ad Aristotele di esseri mostruosi, la Giuditta ha un aggancio al Beowulf…) Cosa interessante è che la prima riga del testo è scritta in maiuscolo, il resto tutto in minuscola quadrata. Il Beowulf è un testo in versi, indicati sul testo dai punti e non dagli spazi vuoti (anche perché i testi medievali non utilizzavano la punteggiatura quindi i punti avevano una funzione). La datazione del testo La datazione del codice in cui il testo è trascritto fornisce una datazione “ante quem” al testo del Beowulf: sicuramente non può risalire a un’epoca successiva alla fine del X/inizio dell’XI secolo. Le opinioni degli studiosi sono però assai divergenti riguardo all’epoca di composizione del poema. Secondo alcuni, la lingua del Beowulf – che non presenta alcuna influenza delle lingue scandinave – giustifica una datazione più antica, precedente alla presenza scandinava in Inghilterra. Il Beowulf sarebbe stato quindi composto nell’VIII o, al più tardi, all’inizio del IX secolo. Altri fanno invece notare che l’argomento del poema è completamente scandinavo, e suggeriscono una datazione al IX o al X secolo, in un ambiente in cui un poeta anglosassone poteva trovarsi al servizio di una corte mista, anglo-scandinava. All’epoca, infatti, erano presenti numerose colonie scandinave sul suolo inglese, ed è possibile che le corti dei re di questi gruppi fossero bilingui. Esclusa è invece la datazione all’epoca della dinastia danese (dopo il 1014) proprio perché il codice sembra potersi datare con certezza a un’epoca precedente. La datazione della vicenda Beowulf narra di eroi e di sovrani scandinavi dell’epoca pre-cristiana, senza stabilire esplicitamente una cronologia. Di Hygelac, zio di Beowulf, abbiamo però notizia nell’opera dello storico franco Gregorio di Tours: si tratta di un sovrano scandinavo che visse all’inizio del VI secolo. Inoltre, il poema narra che Beowulf divenne re dei Geati, e che dopo la sua morte questo popolo venne vinto e sottomesso dagli Svedesi. Pur avendo scarsissime notizie storiche certe sulla Scandinavia in epoca precedente il X secolo, numerosi indizi fanno pensare che il regno dei Geati (Gautland in antico nordico, corrispondente all’incirca alla regione del Götaland nella Svezia attuale, zona meridionale) venne sottomesso dagli Svedesi nel corso del VI secolo. Le vicende di cui narra il poema sono quindi collocate tra l’inizio e la fine del VI secolo. Non sappiamo quando è stato proprio scritto il testo. La vicenda narrata Il testo inizia con un funerale, con una genealogia, una stirpe di re e del leggendario fondatore della stirpe reale danese, Scyld (danesi scylding citati spesso nel testo). Il corpo del sovrano viene messo su una barca infuocata in mare, tipico funerale pagano, non si sa dove questa arriva. Interessante perché anche la conclusione del poema è costituita da un funerale, quello di Beowulf ovviamente —> struttura narrativa circolare. Il poema si divide con chiarezza in due parti, di ampiezza disuguale. La prima parte (circa 2/3 dell’intero poema) racconta le imprese giovanili dell’eroe, e in particolare la sua esperienza in Danimarca, dove è giunto in aiuto del re Hroðgar. Re Hroðgar, felice e vittorioso, ha fatto costruire una splendida reggia – detta heorot, “Il cervo”, per la forma del tetto che sembra sovrastato da corna – dove vive con la sua famiglia e i suoi guerrieri (cervo animale cristologico per eccellenza, quindi simbolicamente luogo protetto dal signore). Appena la costruzione della reggia è terminata, però, un mostro antropofago delle paludi, Grendel, discendente di Caino e creatura demoniaca – comincia a fare irruzione di notte e a rapire guerrieri danesi che poi divora. Passano in questo modo 12 anni, finché Beowulf, giovane principe geata, viene in soccorso dei danesi perché il re aveva promesso a sua volta un aiuto a suo padre. L’attraversamento del mare, espediente importante e ricorrente nel mondo germanico, che separa il mondo dei Geati da quello danese, rappresenta per Beowulf il passaggio proprio dall’età giovanile a quella adulta, perché è un viaggio che comunque deve compiere con coraggio. Viene accolto così a corte con affetto, anche perché è già conosciuto di fama da Hroðgar - nonostante la diffidenza e il sarcasmo del consigliere del re, Unferð, che mette in dubbio le capacità del protagonista e lo accusa di spavalderia ridicolizzandolo (disputa verbale tra i due, perché poi Beowulf risponde a tono, accusandolo di aver ucciso persino i suoi parenti - accusa peggiore al tempo. Questo dissing era chiamato ‘Flyting’, situazione tipica). Quando alla notte Grendel arriva si scatena una lotta furiosa, durante la quale Beowulf riesce a strappare un braccio all’avversario mentre questo cerca di scappare, così fugge nella palude per morirvi dissanguato (Grendel era immune al taglio della spada, quindi Beowulf lo sconfigge a mani nude). Seguono grandi festeggiamenti e il braccio del mostro viene appeso al soffitto come trofeo. La notte successiva, però, un nuovo mostro fa irruzione nella reggia. Si scopre allora che Grendel aveva una madre che condivideva con lui la dimora nelle paludi, ed era arrivata per vendicare il figlio. Beowulf parte con un certo numero di guerrieri, ma si immerge poi da solo nel lago maledetto, in cerca della donna mostruosa, seguendo le tracce di sangue (da spazio della luce a spazio delle tenebre). Beowulf si immerge perché la trova in una caverna sotto la superficie dell’acqua e ingaggia con lei una lotta feroce. Si rende però conto che la madre di Grendel può essere uccisa solo dalla propria, antichissima spada, che l’eroe scorge e di cui riesce quindi a impadronirsi; con essa uccide la sua nemica e la decapita, che giaceva morto nella caverna. Dopo aver riportato la vittoria, Beowulf fa ritorno alla reggia con la testa di Grendel come trofeo e hanno luogo nuovi festeggiamenti. La seconda parte ha inizio con il ritorno di Beowulf al suo regno. In pochi versi il poema racconta della morte del re Hygelac e della successione al trono da parte del nipote. Beowulf regna in pace a lungo e sono ormai trascorsi 50 anni dalla lotta con Grendel quando, già vecchio, deve affrontare la sua seconda avventura (per un re la cosa più importante è proteggere i sudditi, e quindi garantire la pace, se questa pace non c’è e i sudditi sono in pericolo vuol dire che il re non sta facendo un buon lavoro). Un drago che sorvegliava un tesoro è stato risvegliato da uno schiavo fuggiasco che si è introdotto nella sua grotta e ha sottratto una coppa (dove c’è un drago c’è un tesoro, rapporto tra drago e ricchezza nel mondo germanico). Furioso, il drago comincia a devastare il paese, e il re deve affrontarlo e ucciderlo. Parte insieme a dodici vassalli, ma al momento dello scontro tutti, tranne il nipote Wiglaf, lo lasciano da solo (altra immagine cristiana, 12 apostoli e uno solo