Summary

This document details information about the Mycenaean civilization, including their origins, culture, and history. It references key figures like Heinrich Schliemann and Michael Ventris. The summary also mentions the importance of the Linear B script in understanding the Mycenaean language and their major interactions with the Minoan civilization, especially regarding cultural exchange and the development of their art and weaponry.

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# La civiltà micenea ## Nella penisola ellenica si affermano i progenitori dei Greci - Intorno al 1700 a.C., comincia ad affermarsi in Grecia una civiltà che sarà chiamata micenea da Micene, il suo centro principale nel Peloponneso. - La sua scoperta si deve alla curiosità di Heinrich Schliemann,...

# La civiltà micenea ## Nella penisola ellenica si affermano i progenitori dei Greci - Intorno al 1700 a.C., comincia ad affermarsi in Grecia una civiltà che sarà chiamata micenea da Micene, il suo centro principale nel Peloponneso. - La sua scoperta si deve alla curiosità di Heinrich Schliemann, un commerciante tedesco, che agli inizi dell'Ottocento investì le sue ricchezze per cercare alcune delle città cantate da Omero: Tirinto e Micene in Grecia, Troia sulle coste egee dell'Asia Minore. - Sulle origini del popolo che produsse questa civiltà gli studiosi non sono concordi. - Per molto tempo, si è pensato che intorno a 1900 a.C., fossero giunti nella penisola gruppi di origine indoeuropea, provenienti dalle regioni del basso corso del fiume Danubio. - Avrebbero seguito le vie dei traffici d'ambra e di stagno già sfruttate dai commercianti cretesi nei loro contatti con le popolazioni dell'Europa centrale e si sarebbero imposti sulle genti locali. - Gli studi recenti però, hanno messo in dubbio questa teoria e preferito l'ipotesi secondo cui gruppi autoctoni si sarebbero a poco a poco affermati sul resto della popolazione. - I più prudenti, infine, cercano un compromesso fra le due teorie e pensano non a un'invasione massiccia, ma a una lenta e graduale infiltrazione dall'esterno. - Nel resto, di movimenti di popoli parla anche lo storico Erodoto (V secolo A.C.), secondo cui la civiltà greca nacque dalla mescolanza fra elementi locali, i Pelasgi, ed elementi esterni, migrati nella penisola. ## La "lineare B" e la scoperta della primitiva lingua greca - Con l'avvento dei Micenei inizia la storia vera e propria del popolo greco. - Lo sappiamo con certezza grazie a Michael Ventris, un giovane e geniale architetto inglese, che nel 1953 riuscì a decifrare la scrittura chiamata "lineare B" incisa su tavolette di argilla, trovate non solo a Creta, nei palazzi di Cnosso, ma anche in Grecia nella città micenea di Pilo. - Questa scrittura fu chiamata in questo modo per distinguerla dalla più antica "lineare A" minoica, ancora oggi indecifrata. - Ventris dimostrò che i Micenei avevano creato la lineare B per scrivere le parole della loro lingua, la primitiva lingua greca. - La decifrazione delle tavolette ha permesso non solo di conoscere meglio la storia dei Micenei, ma ha anche confermato la conquista micenea di Creta. ## Creta influenza la civiltà micenea - In un arco di tempo di circa tre secoli (1700-1400 a.C.) i Micenei costituirono e consolidarono sul territorio greco una serie di piccoli Stati indipendenti, governati da una élite guerriera. - La loro affermazione si deve certamente ai contatti con Creta. - Con il tempo essi divennero i principali intermediari del traffico dei metalli e delle materie preziose che dall'Europa continentale confluivano nell'Egeo. - Proprio lungo la via commerciale che collegava le coste orientali della Grecia, attraverso l'istmo di Corinto, alla penisola del Peloponneso sorsero i loro centri principali: Tirinto e Micene in Argolide, Tebe in Beozia, poi anche Sparta in Laconia, Pilo in Messenia e Atene nell'Attica. - Da Creta appresero anche metodi sofisticati di lavorazione artigianale dei metalli, e sistemi più avanzati di coltivazione, in particolare della vite e dell'ulivo. - Grazie alle nuove conoscenze, la produzione agricola aumentò e con essa crebbe anche la popolazione. ## Le tombe dei signori micenei: nasce un'aristocrazia guerriera - Le prime fasi della storia dei Micenei sono documentate dalle loro sepolture. - Gli scavi condotti da Schliemann a Micene nel 1876 e da altri dopo di lui hanno portato alla luce tombe monumentali, dotate di corredi straordinariamente ricchi. - Le più antiche sono conosciute come Circolo A (1600-1500 a.C.) e Circolo B (1650-1550 a.C.) e sono caratterizzate da ampi recinti circolari di pietra che delimitano poche tombe a fossa, in cui erano deposti uno o più individui. - La tomba era riempita di terra e il tumulo segnato con una stele di pietra, decorata con figure di guerrieri su carro o scene di caccia. - I volti di cinque defunti adulti e di un bambino portavano maschere d'oro. - La più famosa è passata alla storia come "maschera di Agamennone" perché Schliemann vi riconobbe, sbagliando, il capo della spedizione achea a Troia cantata da Omero nell'Iliade. - Le sepolture contenevano corredi straordinariamente ricchi, composti da vasellame, armi e preziosi oggetti in oro e argento, che attestano l'enorme influenza artistica e culturale esercitata dalla civiltà minoica su quella micenea. - Gli oggetti di metallo e i gioielli sono lavorati secondo tecniche tipicamente cretesi, a sbalzo, cioè in rilievo, o per ageminatura, cioè incastonando più metalli insieme, oppure a granulazione. - Tombe di questo genere sono state trovate anche in altri siti micenei e mostrano un'aristocrazia guerriera che celebrava la propria potenza anche nella morte. ## Qualche tempo dopo, fra il 1500 e il 1450 si affermò un secondo tipo di sepoltura, la *thólos*. - Una camera monumentale, costruita con blocchi di pietra e ricoperta da un grande tumulo di terra, a cui si accede attraverso un corridoio (*drómos*). - Queste tombe imponenti (a Micene ne sono state trovate nove) erano destinate a capi e a re. - Le aristocrazie micenee avevano ormai consolidato il loro potere. ## I palazzi micenei, fortezze inespugnabili - Verso il 1500 a.C. le aristocrazie guerriere erano ormai organizzate in regni indipendenti guidati da un re chiamato *wanax* - il più forte, il più abile, il migliore tra i guerrieri della comunità - che governava da un palazzo. - Come nel mondo minoico, anche in quello miceneo il centro del potere politico e amministrativo erano costituiti dai palazzi, ma i Micenei non avevano nulla del temperamento pacifico dei Cretesi e temevano attacchi esterni. - Mentre infatti il palazzo minoico non aveva difese, i palazzi micenei erano costruiti su rocche imprendibili, e, a partire dal 1400 a.C. circa, vennero circondati da mura "ciclopiche". - A Tirinto e a Micene, dentro la cerchia delle mura, che raggiungono anche 5 metri di spessore, furono costruiti corridoi di ronda, arsenali e magazzini. - Negli archivi si conservavano i registri contabili, redatti in lineare B, che ci forniscono notizie preziose sulla società micenea nella fase del suo massimo splendore. Gli archivi meglio conservati sono quelli di Pilo nel Peloponneso. # Una rigida gerarchia sociale: guerrieri e popolo - La società micenea era una società di guerrieri, dotata di una rigida gerarchia. - Al suo vertice c'era il *wánax*, un termine tradotto come re, il signore del palazzo, capo politico e religioso. - Sotto di lui si trovava il *lawaghétas*, probabilmente un capo guerriero. - Entrambi presiedevano a cerimonie di culto e possedevano terre proprie e schiavi. - Ci sono poi gli *hepétai*, possessori di schiavi e carri da guerra, membri di un'aristocrazia guerriera legata al sovrano. - Il termine *basiléus* invece, diversamente dal significato che avrà in Omero, indica genericamente il "capo", sia come figura politica o militare sia come colui che coordina il lavoro di un piccolo gruppo di artigiani. - Il palazzo controllava i villaggi circostanti, organizzati in distretti con a capo un governatore. - Dunque, un piccolo gruppo di guerrieri dominava su una massa di artigiani, mercanti e contadini (*dámo*, in greco *démos*, "popolo"), uomini formalmente liberi ma di fatto vincolati al sovrano. - Il lavoro degli artigiani - che producevano vasellame, armi in bronzo e pregiati oggetti di oreficeria, profumi e dei mercanti - dipendeva infatti dal palazzo: il re distribuiva le materie prime necessarie, possedeva le navi e gestiva i commerci internazionali; le sue schiave, addette alle attività domestiche di palazzo, erano impiegate anche nella tessitura, mentre i suoi schiavi pascolavano le greggi di ovini da cui si ricavava la lana. - I contadini, per poter lavorare le terre da cui trarre il cibo per la propria sopravvivenza, dovevano pagare ai funzionari del re un affitto, in genere alto, sotto forma di prodotti della natura. - Se non riuscivano a pagare, magari a causa di una carestia, venivano ridotti in schiavitù. - I funzionari trattenevano una parte dell'affitto nelle fortezze e inviavano il resto a palazzo, per il mantenimento del re e degli amministratori e per ricompensare in piccola parte artigiani e mercanti. - I magazzini dei palazzi micenei erano più piccoli di quelli cretesi: non si praticava un'equa redistribuzione dei beni. # La religione a Micene è controllata dal palazzo - I Micenei adoravano un insieme di dèi dalle fattezze umane, organizzati secondo una precisa gerarchia e precisi vincoli di parentela: queste divinità saranno le stesse venerate dai Greci delle epoche successive. - Tuttavia, nella Grecia micenea non esistevano santuari perché il culto era controllato dai palazzi. - I sacrifici in onore degli dei venivano infatti celebrati all'interno della reggia e in particolare nel *mégaron*, che non era, come a Creta, un cortile esterno, ma una sala del trono munita di focolare rotondo e di piccoli altari. - Qui il re con i suoi guerrieri consumava anche dei banchetti rituali, detti *simposi*, dove si mangiava e si beveva vino. - Lungo le mura della cittadella si svolgevano processioni che facevano tappa in piccoli edifici con banchine per le offerte votive e la statua della divinità; questi, tuttavia, non erano templi, perché non avevano le dimensioni necessarie ad accogliere il popolo. - Al rito, che doveva assicurare il favore degli dèi alla città, partecipavano solo i sacerdoti con la famiglia reale e l'aristocrazia al seguito e, forse, gli artigiani più importanti (tra le offerte figurano attrezzi da fabbro). # I Micenei conquistano Creta e si espandono nel Mediterraneo - Verso il 1500 a.C., grazie alle ricchezze accumulate con i commerci, i Micenei furono pronti a contendere ai Minoici il controllo dei traffici marittimi. - Non fu molto difficile per una società di guerrieri sopraffarne una di pacifici marinai. - La conquista di Creta si realizzò nel tempo e non come frutto di un unico attacco militare. - Culminò con la distruzione dei palazzi minoici intorno al 1400 a.C., eccetto Cnosso, che divenne per qualche tempo il centro del potere miceneo sull'isola, per poi essere anch'esso distrutto. - Con la conquista di Creta, i Micenei presero il controllo dei traffici nel Mediterraneo orientale. - Lungo le coste anatoliche fondarono *empori*, cioè basi permanenti per i loro traffici, tra cui Mileto ed Efeso. - In questi porti giungevano prodotti pregiati come ambra, oro e argento, ma soprattutto rame (dalla vicina isola di Cipro) e stagno (dal lontano Afghanistan) per forgiare le armi di bronzo. - In cambio i Micenei esportavano i loro prodotti più tipici: olio e vino, lana e tessuti, vasellame e metalli lavorati. # Alla continua ricerca di metalli, i Micenei navigarono anche verso Occidente. - Sono davvero molti, nella penisola, i centri costieri che hanno restituito ceramica micenea. - Due erano le rotte principali: la prima, sul versante adriatico, si spingeva fino al Polesine, sul delta del Po, dove giungevano dall'Europa centrale lo stagno e l'ambra; la seconda, sul versante tirrenico, conduceva ai giacimenti metalliferi del Lazio, della Toscana e della Sardegna. # La guerra contro Troia - I Micenei navigavano non solo alla ricerca di metalli, ma anche per individuare e porre sotto il loro controllo nuove regioni dove rifornirsi di grano per sfamare una popolazione in costante crescita. - Perciò la penetrazione nei territori stranieri non fu sempre pacifica. - Ne fece le spese la città di Troia: sorta in una posizione veramente strategica, nel punto in cui Europa e Asia si congiungono, essa controllava il passaggio dall'Egeo al Mar Nero. - Nei poemi omerici si racconta che i Micenei (Omero li chiama *Achei*) la distrussero incendiandola intorno al 1250 a.C. - Un ricordo della potenza micenea si trova anche in antichi documenti Ittiti in cui si parla di un popolo chiamato *Akhiyawa*, dèdito al commercio e alla pirateria e molto potente verso il 1300 a.C. - Il nome ricorda gli Achei di cui parla Omero e la maggioranza degli studiosi concorda nell'identificarli con i Micenei. # Il crollo della civiltà micenea, un mistero non ancora risolto - Nel 1200 circa a.C., improvvisamente, sia il palazzo di Micene sia quello di Cnosso furono incendiati e distrutti. - Nelle tavolette di argilla ritrovate a Pilo, nel Peloponneso, si parla spesso di pericoli e di allarmi, di truppe mobilitate lungo le coste. - Inoltre l'archeologia testimonia che erano state erette nuove fortificazioni: si cercò addirittura di sbarrare l'istmo di Corinto. - Gli studiosi non hanno ancora trovato una spiegazione certa per quanto accadde. - Fino a qualche anno fa si pensava all'invasione dei *Dori*, un popolo citato anche dagli autori greci, calato da nord e insediatosi nel Peloponneso, che avrebbe scacciato i signori delle rocche. - L'archeologia ci dice però che la distruzione dei palazzi avvenne in un arco di tempo troppo lungo per essere compatibile con una invasione. - Basandosi sulle tavolette che parlano di minacce lungo le coste, altri studiosi pensano all'attacco dei "Popoli del Mare", un pericolo che viene ricordato più volte in documenti egizi di questo stesso periodo. - Secondo altre ipotesi, infine, sarebbero stati fenomeni naturali, come terremoti e cambiamenti climatici con conseguenti siccità e carestie, a favorire il declino dei palazzi. - Qualunque sia stata la causa del crollo della civiltà micenea - ma, come spesso accade, potrebbero essere state diverse cause ad agire in contemporanea - nel XII secolo si aprì per la penisola ellenica un periodo di grave crisi. # I “secoli bui” della Grecia ## "Secoli bui"? Verso il nuovo mondo della pólis - L'espressione "secoli bui" nasce nell'Ottocento per indicare il periodo che va dal XII al IX secolo a.C. - Con questa definizione gli studiosi del mondo antico di quel tempo volevano esprimere un giudizio negativo su un'epoca che consideravano di grande decadenza rispetto sia agli splendori della civiltà micenea che l'aveva preceduta sia alle novità dell'epoca successiva, quando in Grecia, dall'VIII secolo a.C., nacque la *pólis* (cioè la città-stato greca, di cui parleremo nel prossimo capitolo). - Oggi, grazie anche ai progressi fatti dalle ricerche archeologiche, si ha una conoscenza migliore di quei secoli e si preferisce guardare a essi come a una fase di profonde trasformazioni che hanno il loro punto di arrivo nella *pólis*. - Senza dubbio fu un'epoca dominata dalla depressione economica, ma fu proprio quella difficoltà, come vedremo, ad avviare il cambiamento. ## Dalla crisi dei commerci alla crisi alimentare - Fra le prime conseguenze dell'attacco dei "Popoli del mare" nel XII secolo a.C. ci fu la chiusura delle rotte commerciali nel Mediterraneo orientale. - I Micenei non disponevano di giacimenti di stagno e rame (con cui si fabbrica il bronzo), né di grandi pianure coltivabili. - Difatti, eccetto alcune aree pianeggianti situate nelle regioni costiere (Beozia, Attica, Laconia, Messenia), il territorio della Grecia era (ed è) montuoso e brullo, solcato da valli strette e difficili da percorrere, con pochi corsi d'acqua quasi sempre secchi in estate. - Per questo i Micenei importavano da Oriente sia i metalli (da Cipro) sia il grano (dalle regioni del Mar Nero). - Isolati e senza rifornimenti, essi improvvisamente non ebbero più a disposizione strumenti agricoli metallici, ma soltanto aratri e strumenti in legno, inadatti a sfruttare al meglio i pochi campi disponibili. - Di conseguenza la produzione agricola crollò e la Grecia scivolò in una grave crisi alimentare. ## Il clima di insicurezza e la scomparsa della scrittura - Non tutti i palazzi micenei andarono in rovina a causa delle invasioni dei "Popoli del Mare", ma certamente la scarsità di cibo causò una forte conflittualità tra i regni e soprattutto al loro interno, accelerandone la caduta. - Con la scomparsa dei palazzi scomparve anche il modello di gestione del territorio tipico del mondo miceneo. - Il contraccolpo più evidente fu l'abbandono della scrittura: decaduta la contabilità dei palazzi, essa non serviva più. - I conflitti portarono a un calo demografico, testimoniato dalla riduzione del numero delle necropoli, e generarono una situazione di insicurezza che spinse la popolazione ad abbandonare i centri di pianura e costieri per rifugiarsi sui monti, dove si dedicarono prevalentemente alla pastorizia. ## Un insieme di realtà locali - A causa della conformazione montuosa della penisola ellenica, che rendeva estremamente difficili le comunicazioni e aveva impedito ai Greci, già in età micenea, di fondersi tra loro in un regno unico, i nuovi insediamenti sorsero distanti l'uno dall'altro e si svilupparono in maniera autonoma e diversa fra loro. - Ogni valle, circondata dai pascoli in altura, fece da sé, evolvendosi come comunità indipendente alla ricerca dell'autosufficienza economica, ognuna con le proprie particolari attitudini, spesso in aspra contesa con le comunità vicine. - Questo spiccato regionalismo fu alla base di uno dei fenomeni più appariscenti dei cosiddetti "secoli bui": la scomparsa di quella unità culturale e linguistica che, nonostante la molteplicità dei regni, aveva caratterizzato l'età micenea. - Non a caso, a partire dall'XI secolo a.C. la primitiva lingua greca si diversificò in *cinque principali dialetti*, parlati nelle diverse regioni: dorico, ionico con la variante attica, colico, arcadico e il gruppo dei dialetti nord-occidentali. ## Il mondo dei *basiléis* - Gli unici punti di riferimento rimasti alle nuove comunità locali che si erano formate dopo la fine dei palazzi micenei furono i *basiléis*, un termine che ora indica sicuramente dei capi politici e valorosi guerrieri. - In un'epoca di crisi e di violenti scontri come quella che stavano vivendo i Greci tra XII e XI secolo a.C., concedere la guida della comunità a militari esperti faceva la differenza tra la vita e la morte. - Divenuti re di piccole comunità, i *basiléis* replicarono, in scala ridotta, le gerarchie di potere micenee. - Tennero per sé la proprietà delle terre e dei capi di bestiame, si circondarono di nobili guerrieri, gli *áristoi* (i "migliori"), che costituivano l'esercito, ai quali affidarono, in cambio della fedeltà, il controllo di parti del territorio, dove sorsero le loro dimore. - La dimora del *basileus* era la più grande e somigliava a quella scoperta dagli archeologi a Lefkandi, in Eubea. - È in questo contesto che iniziano a formarsi le casate aristocratiche, dette *ghéne* (al singolare ghénos): nei luoghi di sepoltura sono stati infatti identificati i monumenti funebri dei capostipiti della stirpe e molte tombe più piccole, probabilmente dei loro discendenti. - Questi luoghi servivano ai vivi di quelle famiglie per venerare gli antenati, cementare i legami di appartenenza alla stirpe e confermare a chi assisteva ai riti sugli altari i diritti sulle proprietà ereditate. - In ciascun regno la maggioranza degli abitanti, pastori di condizione libera e schiavi, viveva nei piccoli villaggi sui monti. - Una minoranza di contadini liberi risiedeva in pianura, in nuclei sparsi di capanne, dove coltivava, stipendiata oppure in affitto, i campi del re. I pochi artigiani lavoravano vicino alle dimore aristocratiche. ## I Greci si espandono verso Oriente - Un'altra conseguenza della grave crisi economica che colpì la Grecia fu un primo spostamento di popolazioni, in fuga dalla povertà, verso le coste dell'Asia Minore, una zona con cui già i Micenei avevano avuto forti contatti commerciali. - Tra XI e X secolo a.C., lungo le coste anatoliche sorsero delle colonie, dove i migranti potevano coltivare la terra, sfamarsi e inviare anche rifornimenti alle comunità d'origine. - Gruppi di coloni si mossero dall'Attica, dove si parlava il dialetto ionico, per stabilirsi nella parte centrale della costa anatolica e sulle isole di Chio e Samo: quest'area prese il nome di *Ionia* dai nuovi arrivati. - Subito a nord si stabilirono coloni colici partiti dalla Tessaglia e dalla Beozia e la regione prese il nome di Eolide. - Coloni dorici occuparono infine la Doride, ossia la parte meridionale delle coste, oltre alle isole di Cos e Rodi. - Questo fenomeno prende il nome di "prima colonizzazione" per distinguerla dalla "seconda", assai più ampia, che iniziò nell'VIII secolo a.C. ## La rinascita dell'agricoltura favorisce la ripresa economica - Dopo il periodo di grande depressione (circa 1150-900 a.C.), all'inizio del IX secolo ebbero inizio i primi segnali di ripresa economica, favoriti dalla colonizzazione. - Dai popoli anatolici, infatti, i Greci appresero la tecnica di fusione del ferro, un metallo già usato dagli Ittiti ma diffuso ampiamente solo dopo il blocco dei commerci di rame e stagno. - Mentre gli oggetti di bronzo erano diventati costosissimi e introvabili, il ferro era economico perché vi erano parecchi giacimenti in Asia Minore, nel Vicino Oriente, e anche in Grecia. - Applicata all'agricoltura, la nuova tecnica diede risultati sorprendenti: gli aratri con il vomere di ferro, molto più robusto e lungo di quello in legno, lavoravano assai meglio la terra, che cominciò a produrre raccolti più abbondanti. - Inoltre, furono introdotte nuove tecniche agricole come la rotazione delle colture, che alterna la coltivazione dei cereali (grano, orzo, segale) con le leguminose (fagioli, ceci, piselli), ricche di sostanze che rigenerano il terreno. - Infine, nuovi tipi di granaio e di macine permisero una migliore conservazione e una migliore resa dei raccolti, garantendo maggiori disponibilità di olio, vino e pane. - Lo sviluppo dell'agricoltura rispetto alla pastorizia, prevalente nei secoli precedenti, favorì con il tempo il consolidarsi di insediamenti stabili e di un tipo di organizzazione urbana. - Come vedremo, il possesso della terra avrà un'importanza fondamentale anche nel mondo delle *póleis*: basti pensare che, nella mentalità greca, uno degli elementi fondamentali che caratterizzano il cittadino è il possesso di un appezzamento di terra. ## Si pongono le basi dell'identità culturale greca - Il contatto con le civiltà dell'Asia Minore rafforzò anche il senso di identità dei Greci, ricostituendo quell'unità culturale smarrita con il crollo della civiltà micenea. - Le genti greche si resero conto che la lingua - pur con le variazioni dialettali -, le credenze e le tradizioni li differenziavano dagli altri popoli e, al contempo, li accomunavano tra di loro. - Perciò cominciarono a chiamare sé stesse con il nome di *Elleni* (saranno i Romani a chiamarli "Greci") ed *Ellade* la regione da cui provenivano. - Cominciarono anche a identificare lo straniero, chi era diverso per lingua e cultura, con il termine generico di *barbaro*, cioè chi balbettava ("bar bar") a malapena la lingua greca, conoscendola poco o per nulla. - Infine, proprio in quei secoli, i Greci, pur privi di scrittura, cominciarono a elaborare e a tramandare oralmente quel patrimonio di racconti sulla loro storia passata, sulle loro tradizioni e sui loro valori: i *poemi omerici*, di cui parleremo nel prossimo paragrafo. # Il mondo dei poemi omerici ## I poemi omerici e la figura di Omero - Durante i “secoli bui” il ricordo della spedizione micenea contro la città di Troia, evento simbolo di un periodo prospero per i Greci, si tramando oralmente attraverso gli *aèdi*, poeti che girando di corte in corte, al cospetto dei *basiléis* e degh *áristoi*, recitavano le imprese guerresche degli eroi, le loro storie e i loro valori, cantandole al suono della cetra, ogni volta rielaborate e arricchite di particolari. - Questi racconti assunsero nei secoli un'importanza e un'autorevolezza senza pari, diventando una sorta di enciclopedia che racchiudeva tutto il sapere della civiltà greca. - Recitare poesie non era solo un passatempo; serviva soprattutto a istruire, a trasmettere di padre in figlio regole di comportamento, convinzioni e idee ritenute le migliori per vivere nella società. - Secondo la tradizione, un poeta di nome Omero avrebbe poi riunito e organizzato questi racconti in due celebri poemi, l'Iliade e l'Odissea, le prime grandi opere letterarie che il mondo greco ci abbia tramandato. - Ma Omero è esistito veramente? - Oggi, dopo tre secoli di un acceso dibattito noto come la "questione omerica", gli studiosi sono molto prudenti e in Omero vedono una figura convenzionale piuttosto che un personaggio realmente esistito. - Per quanto riguarda l'Iliade e l'Odissea e la loro composizione, è certo che, quando i Greci ripresero a scrivere (nell'VIII secolo a.C.), anche i racconti relativi alla guerra di Troia cominciarono a essere messi per iscritto, circolando sotto il nome di Omero e assumendo a poco a poco la forma che ci è nota. ## Quale società descrive Omero? - Gli studiosi moderni hanno a lungo discusso sul tipo di società rappresentata nei poemi omerici: a quale momento della storia del mondo greco appartiene? Alla bellicosa civiltà micenea, alla fase di trasformazione dei "secoli bui" o al mondo della *pólis* in cui i poemi furono trascritti? - L'opinione prevalente è che l'Iliade e l'Odissea mescolino insieme elementi di tutte le tre fasi. - Facciamo alcuni esempi, partendo dall'episodio storico della guerra di Troia, verificatosi in epoca micenea, come dimostrato dagli scavi condotti da Schliemann. - L'Iliade narra che alla spedizione presero parte 46 città greche, ciascuna guidata da un *basiléus*. - Ma il re miceneo era il *wánax*; inoltre, gli scavi archeologici più recenti hanno confermato l'esiguo numero dei palazzi (e dei regni) micenei: meno di dieci. - È probabile quindi che il gran numero di città indicate da Omero corrisponda alle più importanti e forti comunità dei "secoli bui". - I guerrieri omerici indossano armature a placche di bronzo ed elmi con zanne di cinghiale che sono oggetti da guerra tipici dei Micenei, ma impugnano anche lance e spade di ferro, un metallo che, come abbiamo visto, si diffonde in Grecia soltanto dal IX secolo a.C. - Anche le tecniche di combattimento si mescolano tra loro. - Al mondo miceneo appartengono i re e gli eroi che nell'Iliade vanno in battaglia sui loro splendidi cocchi e combattono in duello. - Gli scontri degli eserciti a piedi, il ruolo del popolo in armi nel prendere le decisioni relative alla guerra, frequenti nell'Odissea, richiamano invece la società della *pólis*. - I viaggi per mare, raccontati nell'Odissea, con tutti i pericoli e le relative avventure, rispecchiano una componente importante della civiltà micenea, ma anche del mondo della *pólis*, quando, intorno all'VIII secolo a.C., riprese l'interesse per le esplorazioni, unito alla fondazione di colonie in lidi lontani. ## L'eroe omerico rispecchia i valori del perfetto aristocratico - I valori celebrati nel mondo omerico erano i valori guerrieri della società aristocratica. - Il nobile in carne e ossa, come l'eroe leggendario, doveva possedere doti fisiche e qualità morali. - Le azioni dell'eroe omerico venivano guidate dalla *timè*, il senso dell'onore, e dal coraggio in battaglia; egli cercava la gloria e il rispetto che si ottenevano in guerra. - Temeva, sopra ogni cosa, l'ignominia, il giudizio dei simili. - Non a caso gli studiosi hanno definito la cultura omerica "cultura della vergogna". - L'eroe omerico onorava i valori dell'ospitalità (eredità di una civiltà che contava molto sull'alleanza tra famiglie), del rispetto verso gli dèi, della famiglia (celebrata in particolare nella bellissima scena di Ettore e della moglie Andromaca sotto le mura di Troia), dell'amicizia maschile (come quella tra Achille a Patroclo nell'Iliade). - Nell'Odissea, secondo alcuni studiosi composta più tardi, viene dato risalto non solo alla forza fisica, ma anche a quelle doti che avevano guidato i Greci fino agli estremi confini del Mediterraneo: astuzia, curiosità e intraprendenza, incarnate soprattutto dall'eroe Odisseo (o Ulisse). ## Schliemann scopre Troia e Micene - Omero non era uno storico, ma un poeta che liberamente mescolava il ricordo del passato ad abitudini e usi del suo tempo. Eppure, nonostante gli anacronismi e gli abbellimenti, l'Iliade e l'Odissea ci permettono di conoscere innumerevoli particolari della vita dei Micenei e dei Greci delle età successive. - La maggior parte dei quali trovano riscontro nelle scoperte archeologiche. - Ma, fino ai primi decenni dell'Ottocento, non erano note prove materiali dell'esistenza delle città di Troia e di Micene, i due grandi centri rivali della guerra raccontata nei poemi omerici. - Nel 1870 il mercante tedesco Heinrich Schliemann, usando l'Iliade come se fosse una precisissima mappa geografica, andò in Turchia e cominciò a scavare vicino alla cittadina di Hissarlik, il luogo, secondo lui, corrispondente alla Troia di Omero. - Schliemann trovò i resti di una città fondata almeno 3000 anni prima di Troia e che era stata ricostruita e distrutta otto volte; trovò splendidi gioielli d'oro che ritenne fossero il tesoro del re Priamo. - Scavi condotti nel Novecento identificarono nel settimo strato la Troia distrutta dai Greci. - Nel 1876 Schliemann scavò anche a Micene. - Scopri le mura ciclopiche e le tombe a fossa del Circolo A, che conservavano i tesori più preziosi. - Identificò la tomba del re Agamennone nel sepolcro contenente un corredo funerario ricchissimo e la famosa maschera d'oro che egli attribuì al re cantato da Omero. - Oggi gli studiosi respingono le associazioni fatte da Schliemann tra reperti archeologici e protagonisti dei poemi omerici (le tombe si datano circa tre secoli prima rispetto alla data tradizionale della guerra di Troia). - E alcuni, soffermandosi sui curiosi baffi della maschera, che richiamano una moda tedesca degli inizi dell'Ottocento, si sono spinti a considerarla un falso, commissionato dallo stesso scopritore. - In ogni caso l'identificazione di Micene è certa, mentre quella di Troia è verosimile, se non (ancora) pienamente dimostrabile.

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