Storia dell'Architettura 1: Architettura Greca PDF

Summary

Il documento fornisce una panoramica storica dell'architettura greca, includendo la civiltà minoica e micenea. Descrive i palazzi cretesi come i megaron e spiega l'origine dei templi greci. Analizza gli ordini architettonici, le differenti tipologie di templi e le loro caratteristiche.

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# STORIA DELL'ARCHITETTURA 1 ## ARCHITETTURA GRECA La Grecia antica è un concetto, non un territorio, quindi per parlare di architettura greca bisogna considerare non solo le regioni e città della Grecia, ma estenderci e considerare le regioni occidentali dell'Asia minore (tra cui l'Anatolia, attual...

# STORIA DELL'ARCHITETTURA 1 ## ARCHITETTURA GRECA La Grecia antica è un concetto, non un territorio, quindi per parlare di architettura greca bisogna considerare non solo le regioni e città della Grecia, ma estenderci e considerare le regioni occidentali dell'Asia minore (tra cui l'Anatolia, attuale Turchia) perché le regioni dell'Anatolia si affacciano sul mar Egeo e sul mar Mediterraneo e costituiscono luoghi da cui derivano stili ben precisi. Quindi la civiltà greca non nasce come uno stato a se ma va considerato come il risultato di un fenomeno migratorio che ha come oggetto tutta l'area del mar Egeo e delle relative isole, le regioni occidentali dell'Anatolia, la terra ferma greca, l'isola Euboea, il Peloponneso, l'Attica, fino a comprendere a nord la Macedonia, a sud l'isola di Creta e, in seguito, anche le colonie greche della Sicilia e della Magna Grecia, ovvero Calabria, Basilicata, Puglia e Campania. In sintesi la civiltà greca va considerata come il risultato di un fenomeno di migrazione di popoli dei Balcani, (BORI) dell'Europa centrale e del Mar Nero. L'unica popolazione stanziale in Grecia erano: * MINOICI (crete) * MICENEI (Peloponnero) i quali che occupavano parti della penisola Attica e del Peloponneso. *  Mentre una popolazione proveniente dai Balcani furono i pori che invaderanno i territori già occupati dagli Ioni, obbligati a spostarsi, in particolare nell' Anatolia. La venuta dei Dori ha portato un processo di sgretolamento delle città più antiche che si erano stanziate nelle isole come Creta (in cui era fiorente la civiltà minoica, da Minosse) oppure civiltà sorte nel Peloponneso, come quella micenea (da Micene). Iniziano a sorgere le poleis, città stato con governi autonomi. VIll sec a.C. ### palazzi cretesi * NO MURA: hanno timore del nemico * pazzi labirintico * ingresso * rastrellar verso il basso * futuro naos Della civiltà cretese (minoica) si conservano soprattutto i resti di grandiose residenze (del sovrano) dove venivano anche stoccate le migliori produzioni agricole, fondamentali in un territori con piogge non abbondanti e regolari. Spiccano i palazzi di Malia, Festo e di Cnosso (di cui l'ultimo è la dimostrazione della concentrazione di forza e potere raggiunto dalla città nel XVI sec a.c.), con gli ambienti tuti intorno alla corte centrale. Certamente il luogo più importante dei palazzi era il **megaron**, definito già nei poemi omerici come la parte più intima e solenne del palazzo reale, dove si tenevano banchetti, ardeva il fuoco e dove ci si ritrovava la famiglia, quindi era anche la parte più finemente decorata. A Creta il megaron viene introdotto nell'ultima fase (tardo-minoico) ed è caratterizzato da enormi colonne a forma di tronco di cono rovesciato. ### L'architettura micenea, nel frattempo, procede introducendo costruzioni di grossi blocchi di pietra per fare le fortificazioni che mancavano, e troviamo, anche qua, il megaron. ### Il megaron Il megaron è composto da un corpo centrale che si contraddistingue per la presenza di 4 pilastri, o colonne, al centro, che devono sostenere il tetto, aperto al centro per il tiraggio del fumo del fuoco e l'areazione degli ambienti. È preceduto da un doppio vestibolo, uno più interno e uno più esterno, caratterizzato anche lui da 2 colonne sul fronte. ### Perchè è importante il megaron? Perchè è storicamente accettato da tutti che dalla sua struttura derivi la forma del tempio greco (o ellenico). Il nucleo centrale del megaron diventerà la cella del tempio (il **naos**) ed è il luogo più importante dove si trova il piedistallo con la statua del dio a cui è dedicato il tempio. ### L'origine del tempio, la tomba monumentale di Lefkandi = heroon (di un eroe, guerriero) L'origine del tempio greco è stata meglio precisata dallo scavo della tomba monumentale di Lefkandi (isola di Euboea), agli inizi del XX secolo quando è stata messa alla luce una necropoli posizionata intorno ad un grandioso edificio che non si capisce se è la casa dell'eroe dove è sepolto o se è nato come tomba del guerriero, interessante è che si struttura proprio come il palazzo più importante dell'epoca riprendendo la struttura del palazzo del sovrano. Si tratta di una grande capanna (10x45 m) che terminava ad abside e all'interno troviamo una serie di ambienti comunicanti tra loro. Al centro di quella che sembra essere una struttura reale, vennero trovati degli sposi, con un corredo funebre e 4 cavalli. La struttura è circondata da 67 pali in legno che rappresentavano i sostegni per il tetto a capanna (doppio spioventi) in paglia e legno. La trave centrale era sostenuta da una fila di pali che correva al centro dell'edificio, le pareti in argilla e il telaio in legno. Questa tomba monumentale di un guerriero (heroon) è il primo esempio certo di **peristasi** (il colonnato che corre intorno al tempio), un altro elemento che caratterizza tempi greci. ### thermos, tholia Ci spostiamo in Etolia dove un megaron tardo-miceneo viene trasformato in un tempio per Apollo chiamato Thermos; intorno ad un primo edificio probabilmente viene costruita una prima fila di colonne 36 lignee che dovevano sostenere una trabeazione, ovvero l'elemento orizzontale sostenuto dai pali e dalle colonne. Intorno al 630 a.c. questo nucleo fu sostituito da un vero periptero (tempio costituito circondato da tutti i lati da colonne) rettangolare di 5x15 colonne e fu uno dei primi grandi edifici con copertura a tegole, importante anche perché annuncia i caratteri dell'ordine dorico. È interessante anche perché questo tempio conserva la fila centrale di colonne e presenta per la prima volta un portico nella parte posteriore del tempio, chiamato **opistodomo**. # di Ntruuго (чопиано) ## denominazione dei templi Possono essere denominati in base a come sono posizionate le colonne e in base al numero di colonne che hanno sul fronte: ### Posizione: 1. **In ​antis**: il più semplice, dove il pronao (ovvero l'atrio nella parte frontale del tempio da cui si accede alla cella del tempio, naos, dove si trovava la statua dedicata al dio; dietro alla cella si poteva trovare, a volte, una sala chiusa chiamata adyton, usata come santuario o sala dell'oracolo dove potevano entrare solo i sacerdoti) ha 2 o 4 colonne tra le ante (pareti della cella proiettate in avanti); fatta eccezione per alcune feste particolari, dove era prevista la partecipazione del popolo normalmente non poteva entrare nel tempio e il rituale e i sacrifici si facevano su un altare esterno al tempio, in asse rispetto al tempio, quindi sempre lungo l'asse est-ovest (dato che tutti i templi sono orientati verso est); tutte queste nozioni ci arrivano dal testo sacro dell'architettura, tra l'altro anche il più antico che ci è pervenuto, ovvero il “de architettura” (10 libri) di Marco Vitruvio Pollione, scrittore e architetto romano che vive in età tardo-ellenistica. 2. **Doppiamente in antis**: struttura in antis ripetuta anche nella parte posteriore, quindi abbiamo la presenza del pronao e dell'opistodomo. 3. **Prostilo**: presenta una fila di colonne sul fronte. 4. **Anfiprostilo**: il colonnato sul fronte è ripetuto anche sul retro. 5. **Periptero**: presenta un colonnato intorno al tempio. 6. **Diptero**: presenta due colonnati. 7. **Pseudo periptero**: il colonnato, nei lati lunghi del tempio, è addossato alle pareti esterne della cella, quindi di fatto sono delle semi colonne. 8. **Pseudo diptero**: quando il primo giro di colonne manca del tutto o quando il primo giro è addossato alle pareti della cella. ### numero di colonne 1. **Tetrastilo**: 4 colonne sul fronte. 2. **Esastilo**: 6 colonne sul fronte. 3. **Eptastilo**: 7 colonne sul fronte. 4. **Octastilo**: 8 colonne sul fronte 5. **Ennastilo**: 9 colonne sul fronte, più raro. 6. **Decastilo**: 10 colonne sul fronte. 7. **Tholos**: se la pianta è circolare. 8. **Monoptero**: se la pianta è circolare ma senza cella. ## ordini architettonici Sebbene gli ordini abbiano origini antichissime, le nostre conoscenze sono condizionate dai trattati del 500; noi siamo abituati a dividere tra 5 generi diversi (dorico, tuscanico, ionico, corinzio, composito) e li distinguiamo anche con sufficiente chiarezza nei diversi generi per le caratteristiche morfologiche, ovvero la forma degli elementi; inoltre siamo abituati a vederli rappresentati nella sequenza dal più basso, tozzo e semplice al più ricco e slanciato. Importante è da ricordare che questa classificazione è il frutto di una codificazione che viene condotta a termine della prima metà del 500, e anche un po' oltre, ed è una classificazione che è il risultato di un lungo e complesso processo storico, che non ricostruiamo ancora ora esattamente,che ha inizio nei primi decenni del 400 con Brunelleschi e si conclude un secolo dopo. Come si arriva a questa suddivisione? Il punto di partenza è la letteratura, sempre il “de architettura” che a partire dal Rinascimento inizia ad essere studiato dagli artisti che sapevano il latino soprattutto e si comincia a confrontare ciò che si apprendeva dal testo di Vitruvio con ciò che era possibile osservare direttamente nella realtà, ovvero i resti ancora visibili dell'architettura antica, in particolare a Roma. È una schematizzazione del 500: >che, per quanto astratta, ha una base di realtà che si basa sul costruito ma che è schematica e convenzionale essendo una raffigurazione che non esaurisce tutte le possibili soluzioni che si trovano nella realtà costruita; cioè vedremo tanti esempi di ordini dorici, per esempio, ma non tutti saranno perfettamente sovrapposti al disegno a cui siamo abituati, che mette insieme tutte le caratteristiche principali di quell'ordine, ma possono cambiare addirittura la forma del capitello (anche se, ad esempio trattando del dorico, rimane sempre la più semplice) ma anche le proporzioni (quelle doriche arcaiche sono tozze mentre nell'ellenismo inizieranno ad essere un po' più snelle). Quindi gli ordini architettonici sono caratterizzati da **morfologia** (la forma degli elementi), **proporzione** (rapporti numerici che regolano il dimensionamento di ciascun elemento rispetto a ciò che lo segue o precede, oppure rispetto all'altezza totale dell'ordine) e **funzione** (strutturare). ### Definizione disordine architettonico: >la traduzione formale (la riconfigurazione) di un sistema strutturale semplice, quello trilitico (ma in forme esteticamente più gradevoli) **DEFINIZIONE** >L'ordine architettonico è la traduzione formale di un sistema strutturale semplice: il sistema trilitico - **Due verticali portanti** (piedritti) che sono soggetti a forze di compressione. - **Il terzo che è l'elemento orizzontale portato** che poggia sui piedritti, quindi è soggetto a forze di compressione nella parte superiore e trazione in quella inferiore. >Qual è l'evoluzione formale? I due piedritti diventano gli elementi che noi chiamiamo colonne o pilastri mentre l'elemento orizzontale portato è la trabeazione e ciascuno di questi 2 elementi (colonna e trabeazione) può essere diviso nelle sue 3 componenti principali: > >-Colonna: base, fusto e capitello >-Trabeazione: (dal basso verso l'alto) architrave, fregio e cornice (che può essere divisa in tre sottoparti: sottocornice, gocciolatoio e la sima) ### Gli ordini architettonici appaiono per la prima volta nell'architettura greca nel VII secolo ac, in particolare: * **quello Dorico e Ionico** >nati rispettivamente nella terra ferma greca e nelle coste occidentali dell'Anatolia, e possono essere considerati coevi ma non il prodotto totalmente originale delle due popolazioni, dori e ioni, ma considerati come il risultato della mescolanza di forme e sistemi diversi; sicuramente motivi decorativi e strutturali autoctoni, a partire da quelli che ci portiamo dietro dalle civiltà Egee (minoica e micenea) ma importanti sono anche gli influssi esterne fondamentali sono tutti quei popoli che si affacciano sul mediterraneo con cui i greci hanno rapporti culturali e commerciali, soprattutto saranno influenzati dall'architettura egizia. Per essere pignoli, Vitruvio non parla di ordini architettonici ma di templi, descrivendo una regola tuscanica (relativa all'ordine tuscanico, anche se di origine etrusca) e poi descrive i templi dorici, ionici e corinzi, dicendo che deriva da quello ionico, distinguendosi per un diverso capitello. Ci sono però caratteristiche che troviamo in tutti e cinque gli ordini architettonici, ovvero le componenti e le sotto-componenti. Si inizia con la base (anche se l'ordine dorico non ce l'ha ma poggia direttamente sullo stilobate, il piano di calpestio alla fine dei gradini di fronte al tempio) proseguendo con il fusto che non è un semplice cilindro ne' un tronco di cono ma possiamo avvicinarlo ad un arco di cerchio molto teso che dallimoscapo (parte inferiore del fusto) raggiunge il commoscapo (parte superiore del fusto) con una leggera rastremazione, restringendosi dal basso verso l'alto e per limitare questo eccessivo restringimento, circa a 1/ 3 interviene rentasi ovvero si rigonfia verso l'esterno, anche se il diametro non raggiunge quella dell'imoscapo, che è il maggiore e rappresenta il modulo, ovvero l'unità minima di misura dell'ordine architettonico. Il capitello è l'ultimo elemento, quello che deve trasferire il peso, che arriva dagli elementi superiori, al centro in asse con il fusto e poi troviamo la **trabeazione** tutti gli elementi appena elencati sono contrassegnati da delle linee orizzontali che, se ci sono tutte, sono 9 e, assieme all'asse verticale della colonna, rappresentano le 10 linee base per disegnare e descrivere un ordine architettonico. ## le modanature La modanatura è la modalità decorativa minima dell'ordine architettonico. Tutti gli elementi appena descritti possono essere ridotti dalla sommatoria di una o più modanature e sono il principale contributo dell'architettura egiziana a quella greca, da cui derivano la modanaturala cavetto e quella del semicerchio. Ogni modanatura ha il suo specifico motivo decorativo e si vedono rappresentate anche in sezione per apprezzarne il diverso profilo. Dal cavetto i dori deriveranno la modanatura a becco di civetta e quella a gola dritta mentre gli ioni deriveranno la scozia. Sempre gli ioni dalla modanatura del semicerchio derivano l'ovolo (decorato da ovoli e freccia) e la gola rovescia. Le modanature si dividono in **principali** (banalmente, quelle più grandi) e **secondarie** (quelle più piccole, di raccordo, come l'astragalo, dal profilo a semicerchio, e il listello). Nel gocciolatoio le modanature giocano un ruolo importante, infatti la visione frontale è una fascia ma di profilo è a becco di civetta perché ha la funzione strategica di allontanare l'acqua piovana dalle strutture sottostanti quindi le gocce di pioggia si staccano, cadendo verticalmente, senza scivolare lungo le pareti della struttura. ## l'ordine dorico I suoi tratti distintivi, visto che non tutte le colonne doriche sono uguali, li studiamo prendendo come riferimento il tempio di Zeus nella città di Olimpia; non è una scelta casuale, le proporzioni rappresentano la tendenza generale del V secolo che viene riconosciuto come il periodo di massima espressione del dorico. * **Manca la base, il fusto è sullo stilobate al termine del crepidoma** (gli scalini di accesso al tempio). * I fusti generalmente non sono lisci ma **scanalati**, cioè presentano delle scanalature verticali (eseguite una volta che tutti i rocchi che compongono la colonna sono stati allineati) che, nell'ordine dorico, sono 20 e sono separate da uno spigolo vivo; un altro elemento distintivo è nel fregio e ci dà immediatamente il segnale che è un ordine dorico, infatti non è liscio e continuo ma discontinuo, cioè alternato tra triglifo e **metopa**. * Questa è la colonna d'angolo del fronte quindi la sima (l'ultimo elemento della cornice) si inclina perché segue l'inclinazione del frontone del tempio. * Sotto la sima (anche lei ha la funzione di raccogliere l'acqua piovana e farla cadere lontana perciò spesso troviamo i cosiddetti doccioni in questo caso teste di leone, dalla cui bocca usciva l'acqua) viene replicato il gocciolatoio che ritroviamo anche in basso, posto in orizzontale sopra alla sottocornice. Il capitello dell'ordine dorico è uno dei più semplici, fatto solo da due elementi ovvero l'abaco (parallelepipedo a sezione rettangolare, che raccoglie il carico proveniente dalla trabeazione e lo convoglia sulla colonna) e l'échino che ha un profilo complesso (quasi iperbolico) e sotto si trovano 3 anelli, il collarino (parte sommitale del fusto, con le stesse scanalature) e sotto possono esserci delle incisioni a sezione triangolare. ### La trabeazione è composta (dal basso verso l'alto) di architrave (liscio, semplice) concluso in alto da un fistello (tenia); sotto la tenia, a distanza regolare, troviamo un altro listello, chiamato regula, e sotto la regula 6 elementi piccolini a forma di tronco di cono chiamate gocce o, in latino, gutte. Successivamente troviamo il fregio che, come abbiamo già detto, è caratterizzato dall'alternanza di triglifi e metope; i triglifi sono elementi verticali fatti da 3 glifi (ovvero scanalature) di cui 2 centrali e la terzza all'estremità, intervallate da 3 femori (delle parti piane), e il tutto è coronato da un altro listello, il capitello del triglifo; le metope invece sono una sorta di piastrelle quadrangolari, luogo prediletto per la decorazione del fregio. La cornice presenta come primo elemento la sottocornice che è composta dai mutuli, ovvero delle piastre attaccate sotto la faccia inferiore del gocciolatoio di cui seguono inclinazione, e sotto ci sono di nuovo le gocce, ma 3 file da 6. Gli spazi tra un mutulo e l'altro si chiamano vie e poi c'è l'elemento del gocciolatoro, dove è utilizzato il profilo a becco di civetta, e infine inizia la sima con i suoi doccioni che in questo caso sono delle teste di leone. ### la tesi dell'origine lignea dell'ordine dorico. Perchè si parla ancora di tesi, come se l'idea che il tempio dorico derivi da una precedente struttura lignea non sia un fatto accettato? Perchè la questione, nata quasi più di 1 secolo fa, è ancora oggi al centro di un dibattito molto vivo; le posizioni degli studiosi si dividono soprattutto sull'interpretazione che viene data di alcuni elementi che compongono l'ordine dorico. Ci sono elementi molto particolari che a motivo della loro forma particolare e della loro aggregazione hanno fatto sorgere delle domande (perché il triglifo ha questa forma? Perchè è sempre posto in correlazione con le gocce e le metope? Che significato ha la loro forma?) e le opinione degli studiosi si differenziano. Semplificando la questione, gli studiosi si dividono in chi sostiene che il tempio dorico derivi dalla progressiva pietrificazione di un originario modello ligneo autoctono e chi invece ritiene chele sue forme si siano sviluppate a partire dall'assorbimento e derivazione di caratteri formali provenienti da altre civiltà (come egizia o anche ellenica, recuperando gli elementi delle architetture degli antichi civiltà egee). Da queste 2 tesi derivano altrettante più complessi ragionamenti sul significato degli elementi che costituiscono l'ordine: il primo gruppo di studiosi tende a spiegare la forma e posizione di alcuni elementi con la funzione strutturale che dovevano svolgere nell'originario tempio in legno; mentre gli altri spiegano la forma degli elementi con motivazioni decorative e ornamentale, riprese dalle antiche tradizioni o mescolate ad altri motivi di altre civiltà. Queste due posizioni le abbiamo semplificate ma non sono cosi nette, infatti c'è del vero in ognuna quindi ci sono alcuni elementi di cui non si può negare la, funzione strutturale (ci sono testimonianze) ma nemmeno la valenza decorativa di altri elementi. La stessa tesi dell'origine lignea ha diverse interpretazioni e noi vediamo quella di Vitruvio. Rivediamo gli elementi appena descritti alla luce di questa questione di derivazione da precedenti elementi lignei: - **l'architrave** doveva essere costituita da 2 travi, tenute insieme dalla regula, che si è trasformata nel semplice listello. - **la tenia** doveva essere una tavola di legno posta orizzontalmente sulla regula come base d'appoggio per le travi orizzontali del solaio. - **le gocce** derivano, probabilmente, dagli originali chiodi bronzei che avevano la funzione di tenere fermo il triglifo, bloccandolo dal basso, oltrepassando regula e tenia. - **sul friglifo** abbiamo 2 ipotesi probabilmente rappresenta 12 ta in terracotta che copriva la testata delle travi per evitare che marcissero e fossero esposte agli agenti atmosferici, visto che il legno deperisce facilmente, e la sua forma viene poi ricordata nei templi in pietra anche se perde la funzione originaria. Un'altra ipotesi dice che il triglifo, per il suo aspetto tripartito, dovrebbe essere il ricordo di 3 travi lignee, di spessore minore, unite insieme a formare una trave. La prima teoria deriva proprio da Vitruvio mentre con la seconda teoria capriamo perché sono in asse con le colonne del colonnato che gira intorno al tempio e perchè questa terna di elementi (regula, triglifo e mutulo) appaiono in questa disposizione assiale. - **la sottocornice dell'ordine dorico**; sono i **mutuli** dovevano essere i travetti inclinati del tetto che venivano fissati con dei chiodi al gocciolatoio; ed ecco spiegata la presenza delle gocce sotto i mutuli nei tempi in pietra. - **i triglifi** sono alternate a **metope**, anch'esse tavolette di terracotta che coprivano il vuoto tra una trave ed un'altra quindi erano allungate m nei templi successivi, quando il tetto, anche a causa dell'utilizzo delle tegole in terracotta, iniziò ad acquistare un peso notevole, ci fu 'esigenza di raddoppiare la struttura portante quindi con l'inserimento di un ulteriore trave in asse con l'intercolunnio (distanza tra 2 colonne). Questa pietrificazione è un processo che va avanti per tappe intermedie, quindi si comincia a sostituire prima 1) le colonne, poi gli elementi della trabeazione che vengono fatti in pietra perchè il legno inizia a deteriorarsi con il passare del tempo, marcendo a causa degli agenti atmosferici o creando fratture che indeboliscono il fusto delle colonne, e in un secondo momento l'architrave. È un processo che è concluso alla fine del 7 sec ac. ### il conflitto angolare. Riguarda esclusivamente l'ordine dorico, a motivo del suo fregio alternato in triglifi e metope, e riguarda i templi in cui la pietrificazione è ormai concluso (sia colonnato che trabeazione). La terna (regula, triglifo e mutulo) è perfettamente allineata con l'asse delle colonne e anche posizionata al centro di ciascun interasse quindi questa è una relazione che lega triglifi al colonnato; c'è pero un'altra regola che il triglifo doveva seguire ovvero trovarsi all'angolo dell'edificio, chiudendo il fregio. In un edificio interamente realizzato in legno, ma anche in uno in cui solo le colonne erano state sostituite in pietra (quindi la trabeazione era ancora lignea), queste regole sull'allineamento erano tutte rispettate quindi il conflitto angolare non esisteva. Il conflitto angolare nasce quando anche la trabeazione è in pietra perché con l'utilizzo di questo materiale gli spessori aumentano quindi lo spessore della trave aumenta vertiginosamente mentre la larghezza del triglifo è sempre quella, visto che è il ricordo della tavoletta in terracotta, e volendo recuperare un elementi della tradizione, se ne copia anche la proporzione; questa differenza genera il conflitto angolare perchè non sarà più possibile rispettare tutte le regole del posizionamento del triglifo viste prima, ovvero non posso più averlo all'angolo dell'edificio e contemporaneamente in asse con la prima colonna ad angolo. Quindi devo scegliere uno dei due allineamenti. La soluzione del conflitto angolare proposta da Vitruvio (anche se non la troviamo in Grecia perchè la approvano) sceglie l'allineamento con la colonna ad angolo, quindi a sinistra del triglifo ho una distanza in eccesso che si può calcolare esattamente, pari alla metà della differenza tra la larghezza della trave (a) e del triglifo (t) Quindi a sinistra del triglifo ho questo “avanzo” di metopa. I greci propongono invece 2 soluzioni: * 2) Si sceglie di porre il triglifo in angolo quindi quell'avanzo che avevo a sinistra del triglifo me lo ritrovo a destra, avendo la prima metopa ad angolo più larga delle altre, di una quantità pari a (a-t)/2. Questa soluzione non soddisfa abbastanza perché la metopa così larga all'inizio li disturbava, probabilmente perché la metopa così larga all'inizio li disturbava, probabilmente * 3) Questa soluzione la troviamo nel tempio di Zeus ad Olimpia e si sceglie di mettere il triglifo all'angolo ma l'avanzo viene fatto assorbire dall'interasse; ciò significa che la seconda colonna si avvicina alla prima colonna ad angolo di una misura pari ad (a-t)/2, quindi non ho più quel disavanzo che si sposta all'interno del fregio ma le metope adesso hanno tutte le stessa grandezza perché si modifica l'interasse. Questa si chiama soluzione per contrazione dell'interesse d'angolo. ### il colore nell'ordine dorico Guardando i resti che possiamo ammirare non pensiamo, essendo andate perdute le note colorate, che i templi antichi in realtà fossero vivacemente colorati. I toni che prevalevano all'inizio erano soprattutto il bruno, terra di Siena, arancione ma poi anche il blu, usato soprattutto per il fondale del frontone e il fondo delle metope; anche le parti in pietra e marmo venivano imbiancate con un sottile strato di calce mescolato con polvere di marmo quindi venivano bianchissimi e splendenti e ciò era necessario perchè non tutti i rocchi erano della stessa cava, dando lievi sfumature di colore diverso, che così venivano appianate dando un colore omogeneo. Questa questione del colore non riguarda solo l'ordine dorico ma tutti; c'è però una caratteristica che distingue il dorico dagli altri ordini perchè in quest'ordine anche il colore viene usato per sottolineare il legame tra alcuni elementi, ovvero erano quelli che avevano una funzione strutturale importante nei templi lignei; ad esempio la terna fatta da regula, triglifo e mutulo veniva fatta tutta col colore blu, oppure gli elementi orizzontali venivano sottolineati con il colore rosso mentre il giallo oro per le gocce, ricordando il materiale originario, ossia il bronzo. Come facciamo a sapere che erano colorati se i resti che vediamo oggi hanno perso queste tracce di colore? Grazie alle tombe (in particolare macedoni, come quella di Filippo II) scavate e ritrovate, visto che sono rimaste sotto la luce del sole solo per il tempo necessario alla costruzione e poi interrate, quindi il colore si è conservato quasi interamente. ## tempio di Era ad Olimpia (Heraion) Ci spostiamo nella città di Olimpia, nella regione dell'Elide nel Peloponneso, dove si trova il Tempio di Era (Heraion) nel quale si sono rivelate le forme iniziali del tempio monumentale dorico, forme che hanno raggiunto l'apice nel tempio di Zeus, sempre a Olimpia; ci troviamo sull'altis di olimpia, il bosco sacro di platani e ulivi/selvatici, che si trovava al centro di questa vasta area sacra dedicata a Zeus. Il recinto sacro, che prende il nome di temenos dal verbo greco temno, ovvero tagliare, era considerare un ritaglio di cielo proiettato sulla terra e, per questo, conteneva i principali templi; aveva diversi accessi ed era aperto a tutti i visitatori. Questo è uno dei templi che testimonia la lenta pietrificazione perché gli incastri dello stilobate mostrano il passaggio dai fusti originariamente in legno a quelli litici. Il tempio è **periptero esastilo** e presenta una peristati di 6x16 colonne doriche. La cella è 20x100 piedi (1 piede circa 30 cm) e questa dimensione di 100 piedi era ritenuta una misura sacra e i templi costruiti con questa particolare attenzione alla dimensione vengono chiamati "hecatonpedon". Questa cella di 20x100 piedi è anche il rapporto con la peristasi perchè se prolunghiamo le pareti della cella vediamo che sono in asse con le colonne del pronao, in particolare con la seconda e la quinta colonna frontale, come sarà norma nei templi dorici successivi. Il tempio terminava con pronao e un opistodomo, entrambi distili in antis. Un'altra caratteristica di questo tempio, come sarà poi nei successivi, è l'allineamento delle colonne e dei pilastri interni alla cella con quelli della peristasi. Come tutti i templi aveva l'ingresso rivolto verso est e dal pronao si passava alla cella (in fondo alla quale si trovava la statua della dea Era) che però è particolare perché presenta una doppia fila di colonne che vengono alternate a dei setti murari. ## analisi di alcuni templi Ci spostiamo sull'acropoli in Sicilia dove vengono realizzati una serie di templi di cui ne analizziamo 2. * **il tempio C** è il più antico ed è un tempio dorico, ovviamente, periptero esastilo, il naos è estremamente allungato ed è una struttura che replica il megaron, ma in dimensioni monumentali. Il pronao anziché aprirsi con colonne sul fronte è chiuso da pareti con pesanti porte in bronzo e si accedeva alla cella da un gradino. Dietro il pronao troviamo il naos (proporzioni 1:4) dove era conservata la statua e dietro la cella l'adyton, l'ultima sala, chiusa all'esterno. Presenta una peristasi di 6x15 colonne che ha la stessa distanza dalle pareti della cella, davanti, dietro e anche sui lati lunghi. Ad un certo punto per dare maggior prestigio all'ingresso viene aggiunta una seconda peristasi di 6x2 colonne, creando un doppio portico della profondità di 2 interassi. Anche la scalinata davanti al tempio raddoppia sul fronte, sempre per dare maggiore magnificenza al prospetto. * **tempoio a Selinunte**, venne attribuito ad Apollo per un iscrizione trovata nel 1871. È un tempio maestoso paragonato, per le dimensioni, al Dídymaion, un diptero monumentale attribuito ad Apollo a Didima, in Turchia; invece il tempio che stiamo analizzando è uno pseudo diptero (ovvero la peristasi è posta a distanza doppia e ci sarebbe spazio per una seconda peristasi). Il Didymaion aveva dimensioni immense ma era ionico quindi per le sue proporzioni era più adatto a leggere proporzioni colossali, mentre un tempio dorico, ad assumere queste proporzioni, appare veramente mastodontico ed eccessivamente tozzo e pesante infatti i diametri di queste colonne sono di 3/4 m quindi era una sequenza veramente serrata e incombente. È octastilo sul fronte, il pronao invece è tetrastilo. Viene iniziato verso il 520 ac ma rimane incompleto intorno al 409 ac, quindi non viene completato anche probabilmente per le dimensioni che stava raggiungendo perché si stavano sostituendo le prime colonne messe in opera con colonne più grandi e pesanti. Nella prima meta del sec ac l'adyton viene sostituito con un opistodomo, distilo in antis. Contrariamente alla consuetudine siciliana la cella era divisa in 3 navate, quasi della stessa ampiezza, da due file di colonne che erano necessarie a sorreggere il tetto di un vano di una cella che era davvero molto largo. Anche le colonne interne alla cella sono doriche ma più piccole di quelle della peristasi e ciò vuol dire che erano sovrapposte, infatti nella cella troviamo 3 ordini di colonne sovrapposti e questi devono raggiungere l'altezza del tetto, visto era impossibile usare una sola colonna dorica. La soluzione quindi è sovrapporre gli ordini oppure cambiarlo totalmente, utilizzando un ordine alto e snello, come lo ionico. Al termine della cella troviamo il naiskos una sorta di tabernacolo all'interno della quale si trovava la statua del dio. Dietro questa edicola il percorso continuava, infatti si poteva camminare intorno alla statua con un percorso continuo a forma di π. Interessante è anche un'altra soluzione infatti tutte le navate, in cui è divisa la cella, hanno un loro ingresso separato. L'accesso libero al centro del tempio è possibile se le colonne sono presenti sul fronte in numero pari. Ci spostiamo adesso in Campania, a Paestum, dove troviamo un Heraion, detto basilica per la magnificenza delle sue forme, costruito dopo la metà del VI sec; rimane ancora intatta tutta la peristasi e si conservano anche importanti tratti di trabeazione. Le colonne sono molto tozze con una rastremazione estremamente evidente e anche l'entasi ha dimensioni che non sono state mai più raggiunte. Ha una peristasi che sorprende per alcuni motivi: la fila di colonne che si estende quasi a perdita d'occhio, c'è una contrazione degli interassi importante ed è il primo tempio ennastilo che troviamo (9x18 colonne) quindi comporta che la colonna dispari si posizioni proprio al centro del tempio, impedendo l'ingresso assiale (in architettura questo si chiama pieno in asse). Allineate a questa colonna dispari al centro del prospetto, troviamo anche la fila di colonne che taglia in 2 la cella che quindi è divisa in 2 navate (a cui corrispondono(2 ingressi) e la fila centrale di sostegni era funzionale a sostenere il tetto e si conciliava male con un ingresso centrale, creando problemi per la statua del dio da porre in fondo alla cella che necessariamente doveva trovarsi a sinistra. Questa soluzione è una soluzione arcaica, come nel tempio di Apollo

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