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RIASSUNTO MANUALE STORIA GRECA.pdf

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RIASSUNTO MANUALE STORIA GRECA (CORSARO-GALLO) PARTE PRIMA DALLE ORIGINI ALL’VIII SECOLO 1. La civiltà minoica Nella fase più antica della storia del mondo greco sorgono nuove forme di civiltà tra cui ricordiamo: - La civiltà cicladica, che si sviluppa durante la prima età del Bronzo (3500-2...

RIASSUNTO MANUALE STORIA GRECA (CORSARO-GALLO) PARTE PRIMA DALLE ORIGINI ALL’VIII SECOLO 1. La civiltà minoica Nella fase più antica della storia del mondo greco sorgono nuove forme di civiltà tra cui ricordiamo: - La civiltà cicladica, che si sviluppa durante la prima età del Bronzo (3500-2000) nelle isole delle Cicladi, nell’Egeo centrale (bacino del Mediterraneo che si interpone tra le coste della Grecia, l’Anatolia e l’isola di Creta). Essa si caratterizza principalmente per la produzione di figurine stilizzate in marmo probabilmente di tipo funerario; - La civiltà minoica, che prende il nome da Minosse re di Creta. Intorno alla fine del terzo millennio abbiamo l’inizio del periodo “protopalaziale” (fino al 1700) con la nascita dei primi palazzi attorno ai quali si sviluppano agglomerati urbani. Inizia poi la fase “neopalaziale” (tra il 1700 e il XV secolo) in cui dopo una terribile distruzione i palazzi vengono ricostruiti e ampliati. I palazzi costituivano la residenza del sovrano, quindi la sede del potere politico e hanno un ruolo importante in campo economico e sacrale, vista la presenza di botteghe artigianali e di ambienti destinati al culto. Il controllo esercitato dal palazzo sulle attività economiche è attestato dal ritrovamento negli archivi di testi contenenti due diversi sistemi grafici elaborati dai Cretesi: è attestata una scrittura sillabica costituita da ideogrammi definita “geroglifica” e un altro sistema sillabico chiamato “lineare A”. Nella società minoica vi era un artigianato specializzato (prodotti di oreficeria e metallurgia” ma non mancava l’attenzione nei confronti degli aspetti militari per cui i palazzi erano privi di fortificazioni e mancano riferimenti ad armi o rappresentazioni guerresche. Non abbiamo informazioni per quanto riguarda la regalità minoica, si pensa che esistesse una teocrazia con a capo un re-sacerdote ma non si hanno documenti che lo attestano. Così come non si hanno informazioni sulle credenze religiose: abbiamo alcune scene connesse al culto che ci danno indicazioni sulle cerimonie, sacrifici e altre pratiche rituali (come la tauromachia), ma conosciamo molto poco delle divinità del pantheon minoico (viene menzionata una dea dei serpenti). La civiltà minoica si diffonde nell’Egeo, in particolare nelle Cicladi, nel Dodecaneso ma anche nella costa anatolica. Viene ricordata la talassocrazia di Minosse che con la sua potente flotta domina le Cicladi e si ammette l’esistenza di un vero e proprio impero marittimo nell’Egeo centro-orientale. Verso la metà del XV secolo tutti i palazzi della Creta minoica vengono distrutti, ad eccezione di quello di Cnosso. Alcuni attribuiscono ciò ad una catastrofica eruzione vulcanica avvenuta però oltre un secolo prima a quello della distruzione dei palazzi minoici, per cui probabilmente si ebbe invece una conquista dell’isola ad opera di invasori, i Micenei; - La civiltà micenea, sorta tra il XVI e il XII secolo a Micene, nel Peloponneso, dalla fusione di popolazioni preesistenti e altre culture tra cui quella minoica. Essa si diffonde anche a Creta intorno alla metà del XV secolo e il palazzo di Cnosso diventa sede di un potentato miceneo distrutto nella prima metà del XIV secolo. Alcune informazioni sulla civiltà minoica provengono da una serie di tavolette in argilla rinvenute nei vari siti palaziali che attestano una scrittura sillabica derivata dalla lineare A minoica e definita “lineare B” che è una forma arcaica di greco. Questi documenti forniscono delle informazioni sulla vita amministrativa e sull’organizzazione della comunità micenee, da cui si ricava che i palazzi 1 rappresentavano la sede politica, amministrativa e religiosa di Stati territoriali indipendenti retti da un potere monarchico: 1600-1500 Miceneo I 1500-1425 ca Miceneo II 1425-1300 Miceneo III 1300-1200 Miceneo IIIB 1200-1050 Miceneo IIIC La struttura politico-sociale di questi regni vede al vertice il sovrano (“wanax” che corrisponde al greco “anax”= signore) che non è però un monarca assoluto ma è affiancato: - Da un’aristocrazia dignitaria tra i quali si distinguono i “lawagetas”, che è probabilmente il comandante dell’esercito; - Da una serie di capi militari, gli “hequetai”; - Da un gruppo di notabili che detengono grandi appezzamenti di terreno, i “telestaì”; - Numerosi funzionari che costituiscono la burocrazia palaziale o hanno competenze nel campo amministrativo locali, tra cui il “korete” e il “porokorete”; - Artigiani e operai specializzati; - Gli schiavi (in greco douloi) che possono essere proprietà sia di privati che di una divinità (schiavitù sacra). Nelle tavolette vengono inoltre menzionati il “damo” che corrisponde al greco “demos” (=popolo) e indica un distretto territoriale e la comunità che vi risiede e il “qasireu” che non corrisponde al “basileus”, ma indica un personaggio di rango inferiore come il capo di un distretto o di una corporazione artigianale, affiancato da una “kerosija” che indica il consiglio degli anziani. Abbiamo poi informazioni sulle attività economiche quali: - L’agricoltura con la prevalenza della “triade mediterranea” costituita da cereali, vite e olivo; - L’allevamento soprattutto di ovini con una fiorente produzione laniera; - Molto sviluppato è il settore delle attività artigianali e manifatturieri, tra cui l’industria tessile, la lavorazione dei metalli e la produzione di oli profumati. Per quanto riguarda la sfera cultuale erano molto diffusi i sacrifici umani alle divinità e celebrazioni di feste a cui assisteva il wanax. A partire dal XV secolo i Micenei iniziano a spostarsi alla ricerca di metalli e altre materie prime con la diffusione dei loro manufatti nel Mediterraneo occidentale (sulla costa ionica dell’Italia meridionale, nella Sicilia orientale, nelle Eolie e in Sardegna) e orientale (l’area siro-palestinese, Cipro, Rodi e la costa centro-meridionale dell’Asia Minore). All’espansione in Asia Minore è collegata una famosa guerra condotta da una grande coalizione di Achei (cioè di Micenei) contro Troia, una ricca e potente città situata nell’Anatolia nord-occidentale (Asia, odierna Turchia) che dopo un assedio lungo un decennio fu conquistata e distrutta tra la prima metà del XIII secolo e gli inizi del XII. Guerra intrapresa forse per il controllo degli stretti o semplicemente a scopo di razzia e saccheggio. Su questa spedizione non si hanno però dati certi: Troia fu distrutta per la prima volta da un violento terremoto nel 1300 e poi ricostruita (Troia VII) e fu nuovamente distrutta alla fine del XIII secolo probabilmente dall’intervento umano, questa data però non coincide con la spedizione di cui parlano le fonti poiché la Grecia micenea vive in questo periodo una grande crisi che dà inizio ad un lento declino con la distruzione di vari palazzi. Nel secolo successivo (quello di Miceneo IIIC) alcuni palazzi vengono ricostruiti ma il sistema palaziale entra in profonda crisi, 2 finché si arriva alla completa dissoluzione degli Stati micenei tra la fine del XII secolo e la prima metà dell’XI. Per spiegare tale fenomeno sono state proposte varie ipotesi: - La distruzione dei palazzi viene attribuita a catastrofi naturali (terremoti, cambiamenti climatici) che portano una grande carestia mettendo in crisi l’economia e il sistema produttivo palaziale; - La seconda ipotesi riguarda alcuni attacchi provenienti dall’esterno, quali: 1. Quelli dei cosiddetti “Popoli del mare” che provocano degli sconvolgimenti del Mediterraneo orientale determinando l’interruzione dei traffici commerciali con l’Oriente, molto importanti per l’economia dei centri palaziali greci; 2. Quelli dei Dori, stanziati nella Grecia nord-occidentale che conquistano il Peloponneso sotto la guida degli Eraclidi e nel primo millennio risultano stanziati in alcune delle regioni precedentemente occupate dai Micenei. Alcuni gruppi dorici però erano presenti già da tempo nei regni micenei in una condizione subalterna sicché una volta crollato il potere palaziale hanno preso il posto della classe dominante. L’età buia Con il termine “età buia” si indica il periodo che va dal XII all’VIII secolo e simboleggia un’epoca di decadenza e di povertà. Si verifica: - La scomparsa della scrittura, che in area egea sopravvive solo a Cipro (Mediterraneo orientale, a sud costa turca, a ovest costa siriana) dove nasce il sillabario cipriota in uso fino al III secolo; - La diminuzione della popolazione che si concentra in piccoli centri in cui si pratica prevalentemente la pastorizia; - Gli usi funerari cambiano poiché si passa dall’inumazione (seppellimento in una fossa) all’incinerazione (riduzione in cenere); - Il sistema politico cambia per cui i capi delle comunità, a differenza del wanax, non hanno un apparato burocratico e il loro potere è molto limitato e instabile; - Compare un nuovo sistema di decorazione ceramica con disegni geometrici realizzati con il compasso (proto geometrico) e viene utilizzato principalmente il ferro per la produzione di armi e altri attrezzi. Vi sono però alcuni siti, come Atene, Argo e Cnosso, che nell’età buia subiscono un notevole sviluppo. In questa epoca inoltre si verifica una forte migrazione in Asia Minore, dove dopo il crollo dell’impero ittita nel XIII secolo i Greci possono insediarsi più facilmente. Questo movimento migratorio va dall’XI al VIII secolo e viene impropriamente definito “la prima colonizzazione”, anche se non abbiamo ancora l’esperienza della polis. Nascono tre distinte entità regionali, l’Eolide, la Ionia (importante poiché è la sede di “Dodecapoli” che costituisce un punto di incontro tra il mondo greco e quello orientale) e la Doride. Nel XI secolo ha inizio il cosiddetto “rinascimento greco” in cui gli insediamenti diventano più stabili e numerosi, si intensificano i contatti con l’oriente e viene ripresa l’agricoltura. 2. La polis Nella fase iniziale dell’età arcaica si collocano le due più antiche opere della letteratura occidentale attribuite ad Omero, poeta della Ionia d’Asia: l’Iliade che narra un episodio dell’ultimo anno della guerra degli Achei contro Troia (l’ira di Achille) e l’Odissea che narra le peripezie di Odisseo che fa ritorno in patria, Itaca, dopo il lungo conflitto. Queste due opere sono molto importanti per 3 comprendere le istituzioni politiche della polis al cui vertice vi è una figura monarchica, il basileus, che non è un sovrano assoluto ma un primus inter pares tra i notabili aristocratici ed è affiancato da un consiglio (boulè) di cui fanno parte i ghérontes, ossia i capi delle famiglie nobiliari, ed è solito convocare l’assemblea (agorà) per conoscere l’opinione pubblica. Si tratta però di istituzioni molto fluide perché le loro competenze non sono ben definite, le loro riunioni non sono vincolate a scadenze periodiche e soprattutto non esiste una procedura di votazione vera e propria per cui l’assemblea si limita ad approvare o a rifiutare le proposte presentate mentre la decisione finale spetta al basileus. Quest’ultimo ha anche funzioni militari, religiose e giudiziarie risolvendo le controversie sulla base di norme consuetudinarie, le thémistes poiché non esistevano leggi scritte. Nell’VIII secolo si verificano molti cambiamenti a partire da un forte sviluppo demografico con il conseguente aumento degli insediamenti. Una novità è invece la nascita del tempio, delle strutture monumentali per lo più a forma rettangolare che sono destinate al culto delle divinità (es. di Zeus a Olimpia, di Era a Samo, di Artemide a Sparta), mentre prima esistevano dei semplici spazi all’aperto dove si depositano le offerte. Molto importante è sicuramente il tempio ad Olimpia, sede di culto fin dall’XI secolo, che diventa un centro religioso dove affluiscono fedeli provenienti da ogni luogo e ogni quattro anni si svolgono i celebri giochi panellenici, le Olimpiadi, iniziati nel 776. Ritorna l’uso della scrittura con l’invenzione dell’alfabeto greco, derivato da quello già in uso presso i Fenici a cui si aggiungono i segni per le vocali. Questa acquisizione potrebbe essere avvenuta o in una qualche località del Mediterraneo dove Greci e Fenici sono in stretto contatto, come Al Mina un emporio della Costa di Siria, oppure Pitecussa (l’odierna Ischia) da dove proviene la cosiddetta Nonostante siano divisi in tante comunità “Coppa di Nestore” un’iscrizione metrica su una coppa statali autonome, i Greci sanno comunque geometrica della seconda metà dell’VIII secolo). Secondo di appartenere a un popolo unitario, altri sarebbe stato un gruppo di Fenici stanziato in Beozia caratterizzato da una comunanza di lunga, usanze e credenze religiose e si definiscono (Grecia centrale) a trasmettere ai Greci l’alfabeto. “Hellenes” (=Elleni). Tale termine nei L’adozione di questo nuovo strumento nasce da esigenze poemi omerici indicava gli abitanti di legate alle transazioni commerciali, in quanto proprio i alcune zone della Grecia settentrionale, mercanti sono stati gli artefici della sua diffusione nelle mentre a partire dal VII secolo indica tutti i varie regioni del mondo greco. Greci sia della madrepatria che dei territori coloniali. Nasce poi un nuovo modello di comunità statale che diventa uno dei segni distintivi del mondo greco: la polis, tradotto impropriamente con città-stato, che designa un’entità costituita da un centro urbano e dal territorio circostante (chora), ma si tratta soprattutto di una comunità politica autonoma e sovrana che si identifica con i cittadini più che con il luogo geografico. Questo porta all’adozione di un nuovo modello di organizzazione statale che si forma attraverso un processo di fusione politica tra una pluralità di villaggi preesistenti, il cosiddetto “sinecismo”. Per quanto riguarda invece la situazione politica della polis si pensa che in seguito a un periodo monarchico si ha l’avvento del potere aristocratico, ma in realtà è più probabile che non si tratti di due fasi distinte e che la regalità non sia altro che un’emanazione del dominio dell’aristocrazia. Nelle epoche successive la monarchia sopravvive in poche poleis, mentre nella maggior parte dei casi ci sono le magistrature aristocratiche. Oltre alla polis, in alcune regioni più arretrate sia della Grecia settentrionale (Epiro, Macedonia e Tessaglia) che centrale (Doride, Etolia e Locride), così come del Peloponneso (Acaia, Arcadia ed Elide), abbiamo delle formazioni statali definiti Stati etnici oppure Stati tribali o cantonali, caratterizzati dall’omogeneità etnica che unisce gli abitanti che, anche se divisi in vari villaggi 4 autonomi, presentano delle forme di cooperazione in campo militare e si riuniscono per scopi cultuali intorno a santuari comuni, che possono rappresentare anche un momento decisionale comune e quindi costituire una sorta di assemblea politica. Uno Stato etnico si evolve poi in Stato federale (koinon), un’organizzazione politico-territoriale nella quale le funzioni di governo sono ripartite tra un livello centrale e un certo numero di entità locali. Sono dotati anche di un apparato istituzionale centralizzato che competenze in politica estera e in tutte le altre questioni che riguardano il koinon. Il massimo ordine decisionale è invece l’assemblea che può essere primaria o rappresentativa e si riunisce periodicamente, mentre il consiglio, formato da delegati delle varie comunità, prepara i lavori e si occupa degli affari correnti e vi sono poi le magistrature federali, tra le quali è per lo più la strategia che costituisce la suprema carica dello Stato. Un’altra caratteristica è la doppia cittadinanza (sympoliteia) per cui nei documenti ufficiali i cittadini sono designati con l’indicazione della comunità d’appartenenza e con l’etnico del koinon. Diverse da ciò sono invece le “anfizionie", delle leghe sacrali costituite da popoli o città geograficamente contigue che hanno il loro centro in un santuario comune. La loro funzione è quella di celebrare festività e sacrifici comuni. Tra le più importanti ricordiamo: - Quella di Delo che il suo centro locale nel locale santuario di Apollo e raggruppa gli Ioni delle Cicladi; - Quella di Calauria (costa orientale dell’Argolide), sorta tra il IX e l’VIII secolo intorno a un santuario di Poseidone ed è costituita da sette comunità che sono interessati anche a rafforzare gli scambi commerciali nel golfo saronico e a contrastare la supremazia dei porti dell’istmo; - La più importante è però nella Grecia centrale L’oracolo delfico è il più importante ed è l’anfizionia delfica che ha il suo centro nel esistente nel mondo greco ed è una santuario di Apollo a Delfi, nella Focide, sede sacerdotessa, la Pizia, a dare i responsi ai di un celebre oracolo frequentato da genti sia fedeli. Per consultare l’oracolo si deve greche che non. Essa era costituita da dodici versare una tassa, il pelanos, destinata alle spese di culto ed è aperta a tutti ma segue popoli (Tessali, Focesi, Locresi ecc) ed è però un ordine ben preciso (prima i membri governata da un sinedrio che comprende dell’anfizionia, poi gli altri Greci e infine i ventiquattro delegati (ieromnemoni, due per barbari. ciascuno dei popoli che la compongono) e si riunisce due volte l’anno, alle Termopili e a Delfi, e ha il compito di amministrare il santuario e di organizzare i giochi panellenici e di proclamare la tregua sacra che entra in vigore in occasione dello svolgimento delle gare. Nel santuario di Apollo sono depositate dalle varie comunità delle offerte in apposite strutture (i thesauroi) in seguito a una vittoria militare. L’anfizionia delfica svolge un ruolo importante anche nella politica interstatale anche se, a causa di discordie intestine e condizionata dai suoi membri più potenti, non è stata in grado di svolgere una funzione davvero imparziale né di ridurre la conflittualità tra gli Stati greci, anzi si sviluppano le cosiddette “guerre sacre” per il controllo del santuario delfico. La colonizzazione arcaica Nell’VIII secolo alcuni gruppi di Greci iniziano ad insediarsi sulle coste di varie regioni del Mediterraneo e successivamente del Mar Nero dando vita a nuove fondazioni cittadine. Questa grande espansione prende il nome di “colonizzazione” anche se diversa da quella che si verifica in età moderna ad opera degli Stati Europei, poiché gli insediamenti ora fondati sono delle comunità autonome distinte dalla madrepatria e diversamente dalle colonie moderne non ne dipendono politicamente. Le cause principali di questo fenomeno sono molteplici, una di queste è sicuramente 5 la ricerca di terre coltivabili poiché nella madrepatria vi era mancanza di spazi agrari dovuta alla situazione geomorfologica e non potevano dunque disporre di fonti di sostentamento sufficienti. Altro motivo sono le esigenze commerciali per cui vengono fondati insediamenti nelle vicinanze di aree ricche di materie prime o in punti di interesse strategico per il controllo delle rotte marittime (es. colonie calcidesi sullo Stretto di Messina). Queste spedizioni coloniali sono organizzate dalle comunità stesse: si tratta di gruppi di soli uomini posti sotto la guida di un capo di condizioni aristocratiche e dotato di ampi poteri, l’ecista (dal greco oikistés, fondatore) che dopo aver consultato l’oracolo di Delfi sceglie la meta dell’impresa ed inoltre offre le indicazioni per la fondazione del nuovo insediamento e distribuisce le terre fra i coloni. I territori su cui essi si stabiliscono però non sono deserti, ma occupati da popolazioni locali, gli indigeni, con i quali in alcuni casi si stabilisce un rapporto di convivenza e di mescolanza matrimoniale. Nella maggior parte dei casi però gli indigeni sono costretti a spostarsi in altri luoghi oppure vengono assoggettati e resi schiavi agricoli. Tuttavia non sempre i coloni hanno la meglio sugli schiavi soprattutto quando si tratta di comunità indigene militarmente e politicamente forti, per cui in questi casi (es. in Egitto o in Italia centrale tirrenica) si ha la fondazione di empori, insediamenti commerciali greci su cui però sono le comunità indigene ad esercitare la giurisdizione. La meta principale di queste colonizzazione fu sicuramente l’Occidente italico, di cui furono protagoniste due poleis dell’Eubea, Calcide ed Eretria: tra gli anni Sessanta e Settanta dell’VIII secolo abbiamo la fondazione di Pitecussa e di Cuma (sulla costa della Campania). I Calcidesi fondarono colonie in Sicilia orientale: nel 734 abbiamo la nascita di Nasso, poi di Leontini, Catania e Zancle (odierna Messina) i cui abitanti danno vita poi all’insediamento di Reggio. Nel 733 alcuni coloni provenienti da Corinto si impossessarono di Ortigia (isola del Mar Ionio) e nacque così Siracusa che diventerà dal V secolo la più importante polis del mondo greco d’Occidente. Nel 728 i Megaresi fondarono invece Megara Iblea. In Italia meridionale abbiamo una serie di spedizioni coloniali sul versante ionico per cui verso la fine dell’VIII secolo un gruppo di Spartani, i Parteni (=oggetto di discriminazione nella madrepatria per la loro nascita illegittima) fondano Taranto (Puglia), mentre alcuni coloni provenienti dall’Acaia (Peloponneso settentrionale) si insediano sulla costa della Calabria e fondano Sibari e Crotone. Nel VII e VI secolo abbiamo invece la nascita di Locri Epizefiri (Portigliola, Reggio) ad opera di un gruppo della Locride costituito da donne dell’aristocrazia e dai loro servi. Abbiamo poi la fondazione di Siri (Matera, Basilicata), Colofone (Turchia, tra Efeso e Smirne) e Metaponto (Matera, Basilicata). Intorno al 680 in Sicilia sulla costa meridionale, alcuni cretesi e rodii fondarono Gela che dà vita alla subcolonia Agrigento, nascono poi Seliunte (da Megara Iblea), Camarina (da Siracusa) e Imera (da Zancle). In Occidente molto attivi furono gli abitanti della Focea (Asia Minore, Turchia) che diedero vita a Massalia (attuale Marsiglia in Spagna). In Africa settentrionale, invece, un gruppo proveniente dalla città di Tera (Santorini, nelle Cicladi Grecia) fonda Cirene (Libia orientale). Nelle aree dell’Egeo settentrionale alcuni coloni provenienti da Paro (Grecia) fondarono Maronea e Abdera (Tracia). I Grecia si dirigono poi verso la Propontide (Mar di Marmara tra Europa e Asia) e il Mar Nero, zona ricca di cereali e materie prime, dove i Megaresi fondano Bisanzio e i Milesii fondano una serie di città nell’Ellesponto. In questo modo in circa due secoli i confini del mondo greco si sono estesi dall’estremo Occidente al Caucaso diffondendo la cultura greca. 6 PARTE SECONDA L’ETA’ ARCAICA 1. La riforma oplitica In età arcaica si verifica un’innovazione molto importante che riguarda l’introduzione di una nuova tattica militare basata sull’impiego della fanteria, l’oplitismo. In questo caso tutti gli opliti dispongono di un pesante e uniforme armamento caratterizzato da un elmo, un corsetto di bronzo, una lancia, una corta spada e sono protetti da uno scudo rotondo ligneo con rinforzi di bronzo (hoplon). Esso però è poco adatto agli scontri individuali, ma molto funzionale nell’ambito della formazione a falange degli opliti disposti l’uno accanto all’altro su più file e si muovono in maniera ordinata e unita mantenendo il proprio posto nello schieramento in modo da disgregare le file dell’esercito avversario. Questo ovviamente è molto diverso da ciò che leggiamo nei poemi omerici dove negli scontri di massa i soldati non combattono ancora a ranghi serrati e in maniera coordinata e a differenza dell’audacia degli eroi omerici, gli opliti devono essere dotati di disciplina e autocontrollo. L’oplitismo si diffonde a partire dalla prima metà del VII secolo e abbiamo testimonianze che derivano dalla presenza nei santuari di scudi oplitici tra le offerte votive, le raffigurazioni di opliti su vasi corinzi (es. il vaso Chigi del 640) o ancora dalle opere del poeta spartano Tirteo in cui esorta i soldati a muoversi compatti e a mantenere il loro posto nello schieramento. Questa nuova tattica rappresenta lo strumento bellico più diffuso ed efficace per almeno tre secoli, inoltre con esso l’attività militare diventa una prerogativa di tutti coloro che sono economicamente in grado di procurarsi l’armamento oplitico e non più solo degli aristocratici. Nel VII secolo nasce una struttura apposita, il ginnasio, in cui gli opliti si preparano fisicamente, grazie al quale si ha un rafforzamento dell’unione tra i membri della comunità. A partire dal VII secolo con la diffusione della scrittura si ha un processo di codificazione delle leggi ad opera di una serie di personaggi ricordati nelle fonti. La più antica delle legislazioni scritte è attribuita a una polis magno-greca, Locri Epizefiri, redatta nel 660 da Zaleuco sul quale sono stati tramandati vari particolari leggendari (il fatto che fosse caratterizzato da un solo occhio) che mettono in dubbio la sua storicità. Tra la fine del VII e gli inizi del VI secolo abbiamo le leggi del catanese Caronda che sono state adottate in tutta l’area calcidese di Sicilia e Magna Grecia, mentre poco sappiamo di Diocle di Siracusa e di Andromadas di Reggio, quest’ultimo secondo Aristotele avrebbe composto leggi per i Calcidesi di Tracia. A Creta invece abbiamo alcune iscrizioni giuridiche come ad esempio la legge costituzionale di Dreros (città parte orientale dell’isola di Creta in Grecia) in cui si dice che la carica di cosmo, la più importante tra le magistrature, non può essere ricoperta dalla stessa persona prima di un intervallo di dieci anni, pena una sanzione pecuniaria e perdita dei diritti civili. Da essa inoltre capiamo che in questa epoca la polis, a differenza di quella presente nei poemi omerici, è caratterizzata dal principio di decisione collettiva e norme che regolano le funzioni degli organismi istituzionali. Generalmente questi primi codici si occupavano di reati di sangue, di questioni ereditarie e dell’assetto della proprietà fondiaria, della condotta morale dei cittadini e limitano con delle apposite leggi suntuarie il lusso e l’ostentazione di ricchezza da parte del ceto aristocratico (es. le disposizioni di Zeleuco sul comportamento femminile, sull’abbigliamento e il consumo di vino). Vi è l’intento di diminuire la brutalità degli usi vigenti (dimostrato dalle sanzioni pecuniarie inserite da Caronda per i delitti di sangue oppure la pena del taglione per lesioni personali) e di evitare che leggi possano essere oggetto di modifiche o di alterazioni. Gli scopi di queste legislazioni arcaiche sono la stabilità politica e la salvaguardia degli equilibri costituiti. 7 1.2 Sparta Fin dall’età arcaica Sparta, situata all’interno della Laconia nel Peloponneso sud-orientale, occupa un posto rilevante tra le poleis della madrepatria greca e si distingue per potenza militare e per le peculiarità delle sue istituzioni. A renderla così potente e stabile fu, secondo la tradizione antica, il legislatore Licurgo. Il tratto dominante di Sparta fu sicuramente la guerra, infatti già nella seconda metà dell’VIII secolo inizia la sua espansione: dapprima verso la vicina Messenia che, dopo un conflitto ventennale (prima guerra messenica 743 al 724) cadde sotto il dominio degli Spartani che si impadroniscono delle loro terre e riducono in schiavitù gli abitanti. Nel 669/668 Sparta subisce però una grave sconfitta a Isie (Argolide, Grecia sulla strada da Argo a Tegea ai piedi del monte Partenio) da parte di Argo e i Messeni approfittano per ribellarsi ma scoppia la seconda guerra messenica (testimoniata dal poeta Tirteo) grazie alla quale Sparta consolida il suo dominio sulla regione conquistando terre fertili in abbondanza per i suoi cittadini, allo stesso tempo deve però tenere sotto controllo una consistente massa di individui asserviti pronti a ribellarsi che si aggiungono a quelli già presenti nel suo stesso territorio (gli iloti della Laconia, in Grecia). Nella prima metà del VII secolo si verifica una riforma legislativa, la “grande rhetra”, emanata da Licurgo sulla base di un oracolo ricevuto nel santuario di Delfi e di cui conosciamo il testo grazie a Plutarco e si tratta di una sorta di Costituzione che stabilisce il coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni politiche. Il corpo civico viene riorganizzato in tre tribù e in cinque suddivisioni territoriali, le obaì, e i poteri vengono ripartiti tra due organismi fondamentali: - La gherousia, un consiglio ristretto che ha il compito di elaborare le proposte ed è formata dai due re e da ventotto membri eletti a vita tra gli spartiati di almeno sessant’anni; - L’apella, un’assemblea che deve essere convocata periodicamente e ha la facoltà di approvare o respingere le proposte ma non può avanzare a sua volta proposte alternative. Dopo ciò abbiamo l’istituzione della magistratura degli efori, che acquisiscono un potere maggiore nella politica spartana a scapito dei re. Nel VII secolo Sparta era ancora una società aperta agli scambi con l’esterno finché nel VI secolo a causa della costante minaccia di ribellione dei popoli sottomessi diventa una comunità austera e militarizzata: un ruolo rilevante in questa trasformazione lo ebbe l’eforo Chilone, che le fonti annoverano tra i sette sapienti della Grecia, che nel 556/555 opera una riforma radicale per cui Sparta diventa uno Stato-caserma in cui i cittadini sono soldati a tempo pieno, ogni lusso è bandito e i contatti con l’esterno sono ridotti al minimo, per cui non è gradita la presenza degli stranieri e si verificano espulsioni (le xenelasiai). Intorno alla metà del VI secolo, dopo aver conseguito una vittoria su Argo, Sparta afferma la sua egemonia sul Peloponneso stipulando una serie di trattati bilaterali con gli altri Stati della regione dando vita a un’ampia coalizione definita “lega peloponnesiaca”, che costituisce il più antico esempio di alleanza militare tra più poleis e che, per la presenza di uno Stato egemone (=supremazia di uno Stato su altri Stati minori), viene definita symmachia egemoniale. Le città che fanno parte della lega conservano la loro autonomia negli affari interni, ma riconoscono la funzione di guida di Sparta nella conduzione della politica estera, inoltre Sparta detiene il diritto di convocare il consiglio degli alleati, di mobilitare le forze militari e di detenere il comando ogni volta che si verifica un conflitto. L’organizzazione dello Stato spartano è molto particolare, tanto che le stesse fonti antiche fanno difficoltà a classificare la sua forma di governo. In esso riconosciamo: - Gli abitanti in possesso dei diritti politici, gli spartiati (homoioi=uguali), sono una minoranza ed essi sono liberi da preoccupazioni economiche poiché alla coltivazione dei loro lotti di terra provvedono i loro servi e non possono occuparsi di commercio o 8 artigianato, ma devono dedicarsi solo all’attività militare per la quale lo Stato impone loro un impegnativo percorso educativo, l’agoghé. Dunque, già all’età di otto anni vengono sottratti alla famiglia, vengono organizzati in gruppi per classi di età e sottoposti a un duro addestramento sino all’età di trent’anni. Una volta adulto lo spartiata deve prendere parte ai sissizi, i pasti in comune fatti di pietanze semplici e uguali per tutti, che servono per aumentare la coesione del corpo civico, e deve contribuire mensilmente con una quota fissa di prodotti ricavati dalle sue terre, pena la perdita dei diritti politici; - I due re che regnano in coppia e appartengono a due famiglie, gli Agiadi e gli Europontidi, e vantavano entrambe la discendenza dall’eroe Ercole. Essi hanno competenze religiose e militari (erano i comandanti dell’esercito in guerra); - Gli efori, eletti annualmente dall’apella in numero di cinque, vigilano sull’osservanza delle leggi e hanno una funzione di controllo sia sul comportamento dei cittadini sia sull’operato del re; - I perieci, privi dello status di cittadini ma di condizione libera. Essi sono allineati al ceto dominante, militano nella falange oplitica e si dedicano alle attività commerciali e artigianali, specie con la fabbricazione delle armi per l’esercito; - Gli iloti (=conquistati), soggetti non liberi, non sono però schiavi veri e propri dal momento che sono proprietà della polis e non di privati ma soprattutto vivono abitualmente con i loro gruppi di familiari e possono detenere patrimoni personali. Essi però sono costretti a lavorare le terre dei cittadini di pieno diritto (per questo definiti da Tirteo “asini da soma”) e a versare ad essi la metà del raccolto, inoltre sono oggetto di un trattamento di estrema durezza da parte dei loro dominatori e considerati veri e propri nemici, tant’è che in epoca classica gli efori dichiaravano loro guerra e tra le prove dell’agoghé compare anche una sorta di caccia notturna agli iloti da parte di gruppi di giovani spartiati selezionati che vivono nei boschi (krypteia). 1.3 Beozia e Tessaglia Tra le regioni della Grecia centro-settentrionale un ruolo di rilievo è svolto anche dalla Beozia e dalla Tessaglia dove nascono due potenti Stati federali. La Beozia, terra del poeta Esiodo, si caratterizza per la presenza di una pluralità di poleis, tra cui spiccano Orcomeno e Tebe. Nel VI secolo le città beotiche sono oggetto delle mire espansioniste dei Tessali sui quali ottengono nel 525 un’importante vittoria in uno scontro a Ceresso, in seguito alla quale nasce lo Stato federale caratterizzato da un simbolo comune (lo scudo beotico) sulle monete coniate nella seconda metà del VI secolo. In Tessaglia, invece, vi era la formazione di alcune grandi casate nobiliari che detengono il potere politico nelle rispettive zone, hanno uno stile di vita principesco (le loro corti sono frequentate da poeti illustri come Anacreonte e Simonide) e grazie ai penesti, un gruppo asservito, dispongono di una grande manodopera rurale e di milizie private al loro servizio. Tra le fine del VI e gli inizi del V nasce un’organizzazione federale ad opera di Aleva, esponente della potente dinastia degli Alevadi di Larissa, per cui tutto il territorio viene suddiviso in quattro distretti, le tetradi, che servono come base per il reclutamento di opliti e cavalieri per l’esercito federale a capo del quale c’è il tagos, considerato una figura monarchica per gli ampi poteri di cui dispone e per la carica vitalizia. 9 1.4 La nascita della moneta In età arcaica abbiamo la diffusione e la nascita della Due sono i sistemi monetari principali: moneta coniata che porta una rivoluzione nella l’euboico attico e l’eginetico, nei quali circolazione dei beni, prima basata sul baratto o l’unità di base è la dracma. Altre unità sono sull’uso di beni di pregio, come i lingotti di bronzo. il talento, la mina e l’obolo. L’adozione di questo nuovo mezzo, secondo Erodoto, avvenne per la prima volta in Lidia (Turchia) che tra il VII e il VI secolo sotto la dinastia dei Mermnadi ha stretti rapporti con le vicine poleis greche della costa. Infatti il più antico ripostiglio monetario è stato rinvenuto sotto le fondamenta del tempio Artemision di Efeso (Asia Minore) e comprende delle monete di elettro (una lega naturale di oro e argento che si trova nei fiumi dell’Anatolia) provenienti proprio dalla Lidia. Nella madrepatria greca agli inizi del VI secolo vengono coniate le prime monete, le cosiddette “tartarughe” dell’isola di Egina, a cui segue l’emissione di monete di Corinto e di Atene. Generalmente gran parte delle poleis greche collocavano un proprio simbolo distintivo sulle loro monete e utilizzavano l’argento per la coniazione. Particolare è la situazione di Sparta dove, per scoraggiare l’introduzione di beni di lusso, viene adottata una moneta di ferro, limitata al solo circolo locale. L’introduzione del sistema monetario avviene per soddisfare le esigenze delle comunità statali: infatti con la coniazione di monete la polis dispone di un mezzo di pagamento che ha un valore preciso e grazie al quale può far fronte all’acquisto di grosse quantità di mercanzie, alle spese per i lavori di edilizia pubblica, alla retribuzione di milizie mercenarie e alla riscossione di multe e di imposte, mentre solo a partire dal V secolo la moneta avrà un’importanza di primo piano anche in campo commerciale. 2 La tirannide A partire dalla metà del VII secolo in numerose poleis a causa dei forti contrasti sociali, l’aristocrazia al potere viene deposta da un ambizioso leader politico, definito “tyrannos”, che con la forza e l’inganno si impadronisce delle leve del comando instaurando un regime autocratico e dando vita spesso a una vera e propria dinastia. Il tyrannos, che originariamente ha il significato di “signore”, assume poi una connotazione negativa: si tratta di un monarca dispotico che, a differenza del basileus omerico, governa in maniera illegale senza il consenso della comunità. Generalmente il tiranno è un esponente della stessa élite dominante ed è in contrasto con il ceto da cui proviene poiché colpisce i gruppi nobiliari con esili e confische di beni, mentre diverso è il rapporto con i ceti meno abbienti da cui riceve appoggio poiché le iniziative tipiche dei regimi tirannici sono la redistribuzione delle terre a favore di soggetti che ne sono privi, la concessione di prestiti ai cittadini poveri o l’inserimento nella cittadinanza di gruppi che ne sono esclusi (es. i servi rurali), tuttavia il popolo non partecipa al governo della polis. I tiranni inoltre sostengono il commercio, l’artigianato, le arti e la cultura e si dedicano alle attività nel campo dei lavori pubblici per cui realizzano ambiziosi programmi di edilizia monumentale (es. santuari, acquedotti). In politica estera, invece, allacciano una fitta rete di relazioni diplomatiche con le altre dinastie che in alcuni casi rinsaldano con alleanze matrimoniali. 2.2 Le tirannidi istmiche e peloponnesiache La più antica tirannide fu quella dei Cipselidi di Corinto che risale al 658/657, che portò all’incremento delle ricchezze in città, in particolare si registrarono progressi nella marineria (secondo Tucidide furono i Corinzi a realizzare una nuova nave da guerra destinata ad avere una notevole fortuna in età classica, la trireme), si ebbe una forte espansione del commercio e 10 dell’artigianato. Il potere politico era nelle mani di una ristretta oligarchia ereditaria, i Bacchiadi, la cui crisi avvenne ad opera di un esponente dello stesso clan, Cipselo. Quest’ultimo una volta diventato capo dell’esercito riesce ad accattivarsi il favore popolare e al momento opportuno realizza un colpo di Stato con il quale si impadronisce del potere, governa per trent’anni e viene ricordato soprattutto per la sua intensa politica coloniale tant’è che fonda una serie di colonie in Acarnania (Grecia occidentale), in Epiro (tra Grecia e Albania) e in Illiria (lungo la costa del Mare Adriatico della Croazia e dell’Albania). Il suo successore Periandro, che governa tra il 625 e il 585, viene ricordato invece come un tiranno dispotico e crudele per cui non era ben visto dai cittadini tant’è che, a differenza del padre, per proteggersi si avvale del sostegno di una guardia armata. Con lui aumenta l’astio con l’aristocrazia, poiché emana misure contro il lusso con l’intento di privare le famiglie nobiliari dell’ostentazione di ricchezza e rafforzare il proprio prestigio. Egli prosegue la politica coloniale paterna con la fondazione di Apollonia e di Potidea, mentre Corinto assume un ruolo di rilievo in campo internazionale ed estende la sua influenza sul Mediterraneo orientale come evidenziano i rapporti intrattenuti con i regni di Egitto e di Lidia. Si verifica poi la sottomissione di Corcira a cui impone come governatore il nipote Psammetico e viene avviata una politica di amicizia con Atene, a favore della quale viene conclusa una contesa contro i Mitilenesi per il possesso del Sigeo, nei pressi di Troia (Turchia). Con la morte di Periandro la dinastia dei Cipselidi è ormai vicina la capolinea, infatti il suo successore Psammetico dopo soli tre anni viene travolto da una sollevazione nella quale sono coinvolti gli Spartani. Da qui Corinto viene assorbita nell’orbita di egemonia spartana. Nel VII secolo a Sicione si instaura la tirannide degli Ortagoridi, di cui il primo a prendere il potere fu Ortagora di cui non abbiamo molte notizie. Il più importante esponente della dinastia fu, invece, Clistene che governò per circa trent’anni attuando numerose riforme, tra cui: - Proibisce la recitazione dei poemi omerici per il ruolo che avevano gli Argivi (Achei) e ridimensione il culto dell’eroe argivo Adrasto con l’introduzione di quello del tebano Melanippo; - Attribuisce i nomi ingiuriosi di Hyatai, Oneatai e Choireatai (porcai, asinai e allevatori di porcellini) alletre tribù di Sicione riservando alla propria tribù il nome di Archelaoi (capi del popolo); Agli inizi del VI secolo egli partecipa alla prima guerra sacra nella quale combatte vittorisamente accanto agli Ateniesi e ai Tessali contro la polis focidese di Cirra per il predominio sul santuario delfico e il controllo della navigazione nel golfo di Corinto. Alla morte di Clistene la dinastia sopravvive fino al 510 con al potere Eschine finché la polis viene assorbita nell’orbita degli spartani. A Megara l’esperienza tirannica è legata invece a Teagene, salito al potere intorno alla metà del VII secolo, con il quale si instaura un rapporto conflittuale con l’aristocrazia megarese: Aristotele racconta che avesse ordinato lo sgozzamento delle greggi dei ricchi con l’intento di venire incontro al malcontento della classe contadina di fronte alla massiccia espansione della pastorizia di cui sono responsabili i gruppi nobiliari. Teagene prova fallendo ad assorbire nella sua orbita Atene e questo probabilmente accelera la caduta della sua tirannide e l’avvento di un’oligarchia moderata. 2.4 La tirannide in Asia Minore Il più antico tiranno microasiatico è Trasibulo di Mileto, che governa intorno agli inizi del VI secolo, di cui sappiamo solamente che instaura un rapporto di conflittualità con il ceto aristocratico, 11 dimostrato dal fatto che quando il tiranno corinzio Periando chiede consiglio a Trasibulo su quale fosse il modo migliore per governare la polis, egli risponde di eliminare i cittadini più eminenti. A Mitilene invece, dopo un periodo travagliato in cui si succedono due tiranni, Melancro e Mirsilo (Alceo), nel 590 i cittadini decidono di affidare il potere a un moderatore aristocratico Pittaco con il compito di porre fine ai contrasti civili. Bollato in maniera dispregiativa come tyrannos dal nemico Alceo, anche se in realtà la sua era una carica arbitraria, quella di aisymnetes (=tirannide elettiva), Pittaco dopo aver assicurato alla polis un decennio di stabilità politica e sociale, si ritira volontariamente dal potere. Tra le sue azioni principali ricordiamo in particolare il suo tentativo di contrastare il lusso aristocratico con la regolamentazione delle pratiche funerarie e il divieto imposto all’importazione di capi pregiati dalla vicina Lidia. Per quanto riguarda la tirannide di Samo, invece, intorno al 540 Policrate, esponente di una ristretta oligarchia fondiaria, con un piccolo gruppo di opliti e con il sostegno del tiranno di Samo Ligdami si impadronisce del potere. Con lui Samo diventa una grande potenza navale e con una grande flotta da guerra riesce ad imporre il suo dominio sia alle Cicladi che ad alcune città dell’Asia Minore continentale e riesce a conciliare le sue ambizioni talassocratiche con i buoni rapporti con l’incombente potenza persiana. A tal fine rompe l’alleanza stipulata con il faraone egiziano Amasi per partecipare alla spedizione contro l’Egitto effettuata verso il 526 dal re persiano Cambise. Policrate inoltre realizza numerose opere pubbliche, tra cui il molo del porto e una lunga galleria nella roccia per assicurare il rifornimento idrico alla città, e in aggiunta ospita numerosi poeti e artisti nella sua corte. Tuttavia il suo operato crea molto malcontento tant’è che alcuni esponenti della nobiltà samia migrano verso l’Occidente, tra questi vi è il filosofo Pitagora che si stabilisce a Crotone e un gruppo di aristocratici che in territorio cumano danno vita al centro di Dicearchia (=regno di giustizia) situato nell’odierna Pozzuoli (Napoli). Anche i Sami iniziano a ribellarsi e quando Policrate partecipa alla spedizione di Cambise contro l’Egitto, essi si ammutinano e danno vita ad una rivolta e la città sarà poi presa ad opera di un gruppo di pescatori ribelli. A porre fine alla tirannide di Policrate furono i Persiani che lo fecero uccidere per mano del satrapo di Lidia Orete e alla sua morte Samo viene conquistata dai persiani e il potere passa nelle mani di Silosonte, fratello di Policrate e fiduciario del re di Persia. 2.4 L’Occidente Anche nella Grecia d’Occidente e soprattutto in Sicilia inizia a diffondersi il fenomeno della tirannide: la più antica risale alla fine del VII secolo ed è quella di Panezio di Leontini, sul quale non abbiamo grandi notizie. Abbiamo poi Falaride di Agrigento che diventa tiranno nel 570 sfruttando una carica magistratuale: molto nota è la sua aggressiva politica espansionistica per la quale effettua conquiste a danno dei Sicani e tenta di impadronirsi anche della greca Imera prima di essere eliminato da una congiura di aristocratici. Nella seconda metà del VI secolo si colloca la tirannide di Terone a Selinunte (Trapani, Sicilia) che affronta una guerra contro i Cartaginesi. Alla fine del VI secolo anche a Gela si sviluppa una tirannide con a capo dapprima Cleandro che viene però assassinato nel 498, a lui succede il fratello Ippocrate che porta numerosi cambiamenti in tutta la Sicilia orientale. Egli persegue una forte politica espansionistica assoggettando numerose città tra cui Catania, Nasso e Zancle creando un vasto dominio che si estende fino allo stretto di Messina. Nel 491 Ippocrate muore durante una battaglia contro una città sicula, Ibla. In Magna Grecia la più antica tirannide fu quella di Sibari con a capo Telys che si impadronisce del potere verso la fine del VI secolo. Con lui ha inizio una guerra contro la vicina Crotone, scoppiata perché alcuni oppositori del tiranno si rifugiano lì e successivamente gli abitanti della città si rifiutano di consegnarli al tiranno: Sibari subisce però una grave sconfitta e nel 510 viene assediata, conquistata e rasa al suolo e le sue rovine sono sommerse 12 dalle acque del fiume Crati. A Cuma tra la fine del VI e gli inizi del V secolo abbiamo la tirannide di Aristodemo che ottiene due vittorie sugli Etruschi ottenendo così numerosi consensi popolari e governando per un decennio finché un gruppo di esuli aristocratici che avevano trovato rifugio presso gli Etruschi di Capua determinano la sua caduta. 3 Atene in età arcaica: il VII secolo L’Atene del VII secolo si caratterizza principalmente per la debolezza dell’organizzazione statale e per il predominio delle famiglie aristocratiche, in quanto esistevano una serie di potentati locali con a capo grandi casate nobiliari che detenevano il controllo della terra e disponevano di una rete di seguaci utilizzati come milizia armata nei conflitti con gli altri gruppi. Prerogativa esclusiva del ceto dominante erano le magistrature della polis, tra cui le più importanti erano il collegio dei nove arconti e l’Aeropago, un organismo di circa 300 membri di cui fanno parte a vita gli arconti usciti di carica e che si occupa della giurisdizione sui reati di sangue, la custodia delle leggi e il controllo sui magistrati. Tra il 636 e il 632 si verifica il primo tentativo di instaurare la tirannide compiuto da un giovane aristocratico Cilone, che con l’appoggio del clero delfico e il supporto militare che gli era stato fornito dal tiranno Teagene di Megara, cerca di impadronirsi del potere occupando l’Acropoli ma viene fermato dalla casata degli Alcmeonidi che accerchiano i congiurati uccidendoli, mentre Cilone riesce a fuggire. Tuttavia questa vicenda porta conseguenze negative per la potente famiglia poiché le famiglie rivali iniziano una campagna denigratoria nei loro confronti tant’è che i responsabili dell’eccidio vengono processati, accusati di sacrilegio e costretti ad andare in esilio per qualche tempo. Legato alle tensioni che si crearono da questo momento in poi tra i vari gruppi nobiliari vi è il fatto che nell’ultimo quarto del VII secolo (624-623/621-620) viene redatto un codice di leggi scritte ad opera di Dracone. Tale codice era molto severo (si racconta addirittura che fosse stato scritto con il sangue) ed aveva come scopo quello di affermare l’autorità della polis a scapito dell’iniziativa dei privati: ne sono una prova le leggi sull’omicidio per cui vengono introdotte delle precise modalità di punizione e soprattutto abbiamo una distinzione tra omicidio volontario e involontario (per il quale è previsto il perdono se consentito dalla parentela, tutto ciò con lo scopo di limitare il ricorso alla vendetta privata da parte dei gruppi familiari ed ampliare il potere statale. In questo periodo ad Atene vi sono anche gravi problemi sociali dovuti al fatto che le terre e le ricchezze sono concentrati nelle mani di poche famiglie, per cui gran parte della popolazione si trova in difficoltà e oltre alla schiavitù per debiti esistono anche i hektemoroi, ossia una categoria di dipendenti rurali che sono esposti alla vendita in schiavitù insieme ai loro figli se non versano ai proprietari terrieri la quota prescritta del raccolto. 3.1 Solone Per evitare che ad Atene si instaurasse la tirannide molto importante fu l’attività del legislatore Solone, che per la sua opera legislativa e riformatrice viene ricordato come uno dei Sette Sapienti della Grecia. Grazie alle insistenze di Solone nel VI secolo gli Ateniesi, dopo aver subito una sconfitta da parte dei Megaresi, decidono di riprendere le ostilità per il possesso della vicina isola di Salamina. Solone ebbe un ruolo di primo piano anche durante la cosiddetta prima guerra sacra, che costituisce un evento di fondamentale importanza per i rapporti tra Atene e il santuario delfico: in particolare sappiamo che poiché gli abitanti di Cirra (sul golfo di Corinto) commettevano soprusi ai danni del santuario delfico e dei pellegrini che vi si recavano, su impulso di Solone si forma una coalizione che comprende gli Ateniesi, i Tessali e il tiranno di Sicione Clistene, che sotto il comando di Alcmeone muovono guerra ai Cirrei. In realtà la vera causa del conflitto era il fatto che i Cirrei con le loro attività piratesche costituivano un elemento di disturbo per quelle poleis, come Atene, che attraverso il golfo di Corinto intrattenevano scambi commerciali con l’Occidente. Tale guerra si conclude con la 13 sconfitta e distruzione di Cirra e Atene stringe rapporti con la nuova classe sacerdotale delfica. Nel 594-593 Solone viene eletto arconte con il compito di fare nuove leggi e di porre fine ai contrasti sociali: in primo luogo con un provvedimento definito seisachtheia (=scuotimento di pesi) stabilisce la cancellazione dei debiti con il divieto per il futuro di contrarre prestiti sula garanzia delle persone fisiche e la liberazione degli hektemoroi dalla loro condizione di schiavitù con l’abolizione dei vincoli ereditari che li legavano ai proprietari terrieri. Vengono introdotte poi le classi di censo per cui tutti i cittadini ateniesi vengono suddivisi in quattro classi sulla base del reddito agricolo di cui ciascuno dispone: colo che possiedono *Le magistrature ateniesi un censo di cinquecento, trecento e duecento medimni di cereali In epoca arcaica Atene disponeva di un apparato sono assegnati rispettivamente alle classi dei magistraturale abbastanza articolato: al vertice c’è il collegio degli arconti eletti annualmente e costituito pentacosiomedimni, dei cavalieri e degli zeugiti, mentre coloro dall’eponimo, dal basileus, dal polemarco (a cui che sono al di sotto dell’ultimo livello fanno parte dei teti, ossia spetta il comando militare) e da sei tesmoteti che hanno compito giudiziario. Con l’avvento della i ceti meno abbienti. Lo scopo di ciò è quello di graduare la democrazia le cariche aumentano e, ad eccezione di partecipazione alla cosa pubblica, in questo modo il potere quelle finanziarie e il collegio dei dieci strateghi, sono eletti a sorteggio anche se al momento politico rimane prerogativa dei ceti più ricchi, in quanto le dell’entrata in carica vengono sottoposti a un esame magistrature principali (arcontato e collegio dei tesorieri di preliminare da parte del tribunale popolare al quale poi dovranno rendere conto del loro operato al Atena) appartengono alle prime due classi, mentre gli zeugiti termine del mandato. (piccoli e medi proprietari) possono ricoprire solo le cariche minori, infine i teti non possono accedere alle cariche pubbliche, ma hanno il diritto di intervenire all’assemblea e di far parte del tribunale popolare (eliea) a cui ciascun cittadino ha la facoltà di appellarsi contro le sentenze dei magistrati. L’Aeropago rimane centrale nella vita politica ateniese, ma viene aggiunto un nuovo consiglio costituito da 400 membri, cento per ciascuna delle quattro tribù. Con Solone vengono stilate una serie di leggi pubblicate su tavole rotanti di legno (axones) che si occupano del diritto di famiglia, contrastano il lusso e favoriscono lo sviluppo dell’artigianato per assicurare uno sbocco lavorativo anche a coloro che non possedevano terre per cui i genitori sono obbligati a insegnare un mestiere ai propri figli e viene concessa la cittadinanza agli stranieri che si stabiliscono ad Atene per esercitare un’attività artigianale. Viene incentivata l’olivicoltura e viene fatta una riforma monetaria per cui viene inserito il sistema ponderale euboico al posto di quello eginetico. Una volta terminato il suo potere e deposto il potere, Solone intraprende una serie di viaggi. 3.2 Pisistrato Dopo il governo di Solone Atene vive un periodo turbolento: per ben due volte, nel 589 e nel 584, i contrasti tra le varie fazioni impediscono che venga nominato un arconte, mentre nel 583-582 viene eletto Damasia che alla scadenza del mandato rimane in carica per un altro anno e poi viene deposto. Nel 581-580 la carica invece viene assegnata a un collegio di dieci membri di cui cinque esponenti delle grandi famiglie aristocratiche (eupatridai), tre contadini (agroikoi) e due artigiani (demiourgoi). Tuttavia la lotta politica continua e vede schierarsi tre raggruppamenti su base territoriale: - I pedieis, abitanti della pianura capeggiati da Licurgo; - I paralioi, abitanti della costa capeggiati da Megacle; - I diakrioi, abitanti della zona montuosa nordorientale capeggiati da Pisistrato, imparentato con Solone. Ad avere la meglio fu proprio Pisistrato, al quale nel 561-560, grazie al prestigio ottenuto per aver aiutato gli ateniesi a conquistare il porto di Nisea in un conflitto contro Megara, viene concessa dall’assemblea una guardia del corpo di 30 mazzieri con la quale occupa l’Acropoli e si impadronisce del potere. Tuttavia a causa dell’alleanza tra Megacle e Licurgo egli viene deposto e costretto a lasciare la città. Poco tempo dopo riprende il potere stringendo alleanza con Megacle e rientra in città 14 su un carro accompagnato da una donna abbigliata come la dea Atena al fine di convincere gli Ateniesi che il suo ritorno fosse voluto dalla divinità. Anche l’alleanza con Megacle si rompe e Pisistrato è costretto questa volta all’esilio dapprima a Raichelos (Golfo Termaico nel mar Egeo), poi nel Pangeo (Tracia occidentale, Macedonia) e per finire ad Eretria (Eubea, Grecia). Nel 546 rientra però nella polis sconfiggendo l’esercito ateniese a Pallene (Grecia, periferia dell’Attica) e riprendendo il potere fino alla sua morte nel 528-527. Pisistrato assicura alla polis un periodo di stabilità e pace: riesce a conciliarsi con le grandi famiglie nobiliari, concede prestiti agli agricoltori più poveri e affida a funzionari itineranti il compito di amministrare la giustizia nelle campagne in modo da sottrarre la popolazione contadina al controllo delle aristocrazie locali. Inoltre si ha la coniazione delle prime dracme ateniesi con l’effigie di Atena da un lato e l’immagine della civetta, animale sacro alla dea, dall’altro a questo si aggiunge un forte sviluppo artigianale, ma soprattutto si ha la creazione di una fiscalità pubblica con l’istituzione di una decima prelevata sui raccolti agricoli e la realizzazione di vari edifici monumentali (es. il tempio di Atena Poliàs sull’Acropoli e quello di Apollo Patroos sull’agorà. In politica estera Pisistrato intrattiene una fitta rete di relazioni con le principali comunità della madrepatria greca, Delo e Nasso vengono assorbite nell’orba egemonica di Atene ma soprattutto il suo interesse si volgeva alla regione dell’Ellesponto, la cui parte europea fu colonizzata da Milziade che dà vita ad un suo dominio nel Chersoneso Tracico, mentre sul lato asiatico ci si impossessa del Sigeo che viene affidato al figlio di Pisistrato, Egesistrato. Si ha uno sviluppo anche in campo culturale poiché numerosi poeti (es. Anacreonte, Ibico e Simonide) vengono accolti nella sua corte e viene realizzata la prima edizione dei poemi omerici e inoltre vengono valorizzati i culti cittadini, soprattutto quello di Atena e Dioniso tant’è che le Panatenee e le Dionisie diventano adesso un momento significativo per gli ateniesi. 3.4 La caduta della tirannide Alla morte di Pisistrato il governo passa ai due figli Ippia e Ipparco, che continuano il lavoro del padre: si mantengono in buoni rapporti con le famiglie aristocratiche e realizzano vari edifici sacrali (il tempio di Zeus Olimpio sull’Acropoli e il Telesterion di Eleusi). In politica estera invece viene stipulata un’alleanza nel 519 con la polis beotica di Platea. Tuttavia nel 514 due giovani aristocratici, Armodio e Aristogitone, ordiscono una congiura per motivi amorosi con la quale Ipparco viene ucciso durante le Panatenee: i due ovviamente vengono messi a morte anche se successivamente saranno celebrati come campioni della libertà, ma questo ha delle ripercussioni in campo politico tant’è che da questo momento in poi la tirannide diventa più dura e vari esponenti dell’aristocrazia sono costretti a lasciare Atene, tra cui gli Alcmeonidi. Questi ultimi però, guidati da Clistene, nel 513 organizzano una spedizione militare per eliminare Ippia ma vengono sconfitti a Lepsidrio, sul monte Parnete. Tuttavia non sia arrendono e tentano di convincere Sparta ad intervenire per liberare gli Ateniesi dalla tirannide: gli Spartani inviano dapprima un piccolo un contingente che viene respinto da Ippia, successivamente nel 511-510 al comando del re Cleomene pongono sotto assedio l’Acropoli e dopo ogni resistenza, nel momento in cui sono catturati i figli di Ippia, il tiranno si arrende e si trasferisce con i suoi familiari nel Sigeo. Con la caduta della tirannide però le difficoltà non sono ancora finite poiché tra due fazioni nobiliari capeggiate rispettivamente da Clistene e Isagora si accende un’aspra lotta per il controllo del potere, al termine della quale nel 508 Isagora, appoggiato dal ceto dominante, ottiene l’arcontato, mentre Clistene stringe un’alleanza con il demos (popolo che non fa parte dell’aristocrazia) e riesce a far approvare una riforma che ridimensiona il potere delle famiglie aristocratiche e questo segna la nascita della democrazia ateniese. Isagora però non si arrende e con l’aiuto degli Spartani costringe Clistene e i suoi sostenitori ad abbandonare la città mentre Cleomene, re degli spartani, rimette al potere Isagora e smantella la riforma appena approvata. Questo però determina una rivolta popolare per cui Cleomene e Isagora sono costretti a rifugiarsi sull’Acropoli e 15 dopo due giorni sono costretti a ritirarsi. Clistene dunque può rientrare in città e continua la sua riforma. 3.5 La riforma di Clistene Clistene ha dato vita alla prima esperienza democratica del Il termine “demokratia” può avere un duplice mondo greco introducendo una nuova organizzazione significato: per i democratici indica una costituzione nella quale il potere è nelle mani di tutta la comunità; territoriale e amministrativa dell’Attica con lo scopo di per i pensatori di orientamento oligarchico indica un assicurare uguali diritti di partecipazione a tutti i cittadini regime politico in cui a governare è la componente culturalmente meno qualificata della cittadinanza. (isonomia) e di ridimensionare il predominio delle grandi Tale termine è attestato per la prima volta nelle Storie famiglie aristocratiche nella vita politica della polis di Erodoto (seconda metà del V secolo), mentre al tempo di Clistene si utilizzava ancora il termine più (principali fonti che parlano di ciò sono le Storie di Erodoto e antico isonomia, ordinamento politico in cui tutti i la Costituzione degli Ateniesi di Aristotele). La cittadinanza cittadini hanno uguali diritti di partecipazione. viene articolata in dieci tribù, indicate con i nomi di eroi locali del mito, e l’Attica viene divisa in tre grandi aree: il centro urbano (asty), la fascia costiera (paralìa) e l’interno (mesògaia), ciascuna delle quali viene ripartita in dieci circoscrizioni, le trittie, assegnate a gruppi di tre alle varie tribù in modo che ciascuna fosse rappresentativa di tutte e tre le aree territoriali così veniva ridotto il peso esercitato dalle casate aristocratiche. Le trittie erano poi articolate in piccoli distretti, circa 140 demi, che costituiscono le unità amministrative di base della polis per cui da questo momento in poi l’iscrizione in un demo è la condizione necessaria per l’inserimento nella comunità civica e, oltre che dal patronimico, i cittadini adesso sono designati anche con l’indicazione del demo di appartenenza. Questi demi sono dotati di una propria assemblea, che ha il compito di amministrare gli affari locali e di discutere sull’ammissione di nuovi membri, e di un proprio magistrato, il demarco. Viene istituita anche una boulé di cinquecento membri che ha il compito di gestire gli affari correnti e di preparare e guidare i lavori dell’assemblea, e Clistene realizza anche un calendario che ne regola il funzionamento: ogni anno ciascuna delle dieci tribù detiene la funzione di presidenza per un periodo di 36 giorni (la cosiddetta pritania) durante il quale i suoi rappresentanti devono rimanere costantemente in attività e ogni giorno viene sorteggiato un presidente (epistates) che rappresenta per 24 ore la massima autorità politica dello Stato ateniese. Di questo organismo non si può essere membri più di due volte nella vita, cosicché numerosi cittadini per un anno possono partecipare attivamente alla vita politica e di gestire gli affari pubblici, cosa che prima spettava solo agli aristocratici. Aumentano le riunioni dell’assemblea popolare che avvengono adesso in una sede specifica (l’ekklesiastérion), nella Pnice, una bassa collina a ovest dell’Acropoli, mentre in epoca arcaica ciò avveniva nell’agorà e successivamente nei teatri. Clistene introduce anche la procedura dell’ostracismo: ogni anno, sotto delibera dell’assemblea, gli Ateniesi si riunivano nell’agorà per prendere parte, sotto la presidenza dei nove arconti, a una votazione per la quale ciascun votante scrive su un coccio di vaso (ostrakon) il nome di un personaggio che deve essere allontanato dalla polis ed è costretto ad abbandonare l’Attica per dieci anni, alla fine dei quali può rientrare nella comunità civica. Probabilmente questa tecnica serviva per evitare che si formasse una nuova tirannide anche se sarà sin da subito utilizzata come strumento di lotta politica con il quale i leader ateniesi si liberano dei loro antagonisti. L’unico organo a rimanere intatto è l’Aeropago che conserva un ruolo di rilievo nella vita politica ateniese e l’accesso alle magistrature continua a essere regolato dalla classificazione censitaria di Solone. La riforma rappresenta una svolta decisiva nella storia di Atene e determina la nascita di una forma incompleta di democrazia, ma dal 508 non si hanno più notizie di Clistene. 3.6 La fine del VI secolo 16 Dopo la riforma di Clistene riprende la minaccia degli Spartani che vorrebbero riportare al potere Isagora con lo scopo di assorbire Atene nella loro sfera di influenza, per questo motivo nel 508 una delegazione ateniese viene inviata a Sardi, in Asia Minore, con l’intento di stringere un’alleanza con l’impero persiano tuttavia a causa probabilmente di un cambiamento di leadership politica gli ambasciatori al loro ritorno vengono accusati per l’intesa raggiunta con i Persiani. Nel 506 la situazione crolla, Atene contemporaneamente viene attaccata da un lato da Beoti e Calcidesi, dall’altro da un esercito della lega peloponnesiaca guidato da Cleomene e Demarato. Tuttavia a causa di alcune divisioni nello schieramento peloponnesiaco, poiché i Corinzi si ritirano non vedendo di buon occhio un assorbimento di Atene nell’orbita spartana e tra Cleomene e Demarato scoppiano dei dissensi, alcuni alleati di Sparta abbandonano la spedizione cosicché gli Ateniesi possono concentrare i loro sforzi contro Beoti e Calcidesi che vengono sconfitti. In particolare ai Calcidesi viene sottratta una porzione di territorio nella quale gli Ateniesi danno vita per la prima volta a un tipo particolare di colonia, la cleruchia, che ha il compito di controllo militare ma non rappresenta una comunità autonoma. Da questo momento in poi accresce il prestigio di Atene, che ben presto diventerà la maggiore potenza del mondo greco. 4 Greci e Persiani 4.1 La nascita dell’impero persiano Verso la metà del VI secolo nel Medio Oriente si verifica un mutamento epocale che vede come protagonista il dinasta Ciro il Grande, sotto il quale i Persiani, una popolazione di lingua indoeuropea stanziata nella regione del Fars (Iran sud-occidentale), intraprendono una forte espansione militare assoggettando il vicino regno di Media, i Lidi, impadronendosi della capitale Sardi nel 547-546 e i Babilonesi nel 539. Così si forma un impero che si estende tra il Mediterraneo e l’Asia Minore che, dopo la morte di Ciro nel 530 Il Fregio di Persepoli avvenuta combattendo contro i popoli delle steppe, si amplia ulteriormente ad opera del figlio Cambise con l’annessione Il palazzo di Persepoli (Apadana) fu iniziato da Dario I e terminato dell’Egitto nel 525 in seguito alla vittoria a Pelusio (Egitto). dal suo successore Serse e si Successivamente con Dario I, salito al potere nel 522-521, l’impero caratterizza principalmente per la presenza di un fregio su cui sono raggiunge la sua massima espansione con l’aggiunta di alcuni rappresentati i delegati dei vari popoli sudditi che portano doni al territori indiani a Oriente e della Cirenaica a Occidente e con la sovrano in occasione della festività costituzione di una propaggine (=prolungamento) in Europa, in de nuovo anno. In esso si possono identificare, in base quanto tra il 512 e il 510 viene conquistata tutta la costa meridionale all’abbigliamento o ai doni, circa della Tracia fino al fiume Strimone (Macedonia, scorre in Bulgaria 23 popoli diversi che evidenziano il carattere multietnico dell’impero e Grecia). Le città conquistate non subiscono distruzioni, ma ai persiano. sudditi vengono imposti degli obblighi tra cui la fornitura di manodopera per la realizzazione di opere pubbliche e di contingenti per le campagne militari, e il versamento di un tributo. L’impero viene suddiviso in venti circoscrizioni, le satrapie, che sono delle grandi province multietniche con a capo governatori scelti tra la nobiltà persiana e dotati di ampi poteri sia militari che civili, i satrapi, che hanno il compito di assicurare l’incasso tributario fissato per ciascuna provincia. Questi sono controllati da un corpo di ispettori itineranti, detti gli “occhi del re”, mentre il sovrano dispone di un potere assoluto. Tuttavia per i Persiani non sarà molto facile mantenere questa grande coesione e si verificheranno vari momenti di instabilità e indebolimento. 4.2 I Greci d’Asia e l’impero persiano Già prima della nascita dell’impero persiano i Greci d’Asia non avevano una situazione stabile poiché continuamente minacciati dalla vicina Lidia, in particolare i Mermnadi guidati da Gige 17 tentarono molte volte di impadronirsi delle poleis della costa che sotto il regno di Creso (560- 564) furono costretti alla resa e ad accettare una condizione di Gli Sciti dipendenza tributaria. Tuttavia le città restano pressoché autonome e tra l’élite dei due popoli si instaurano rapporti piuttosto stretti Si tratta di varie popolazioni nomadi stanziati nelle steppe portando agli sviluppi di una cultura greco-lidia. Per questo motivo, tra il Danubio e l’Asia Centrale quando in Asia Minore arriva l’armata persiana, le poleis greche che nel VII secolo si insediano nelle steppe europee a nord del decidono di non accogliere l’invito a ribellarsi al dominio lidio rivolto Mar Nero, entrando in contatto con la cultura greca. loro da Ciro. Dopo la sconfitta di Creso ad opera del re persiano nel 547-546, però, tutte le poleis microasiatiche e le isole affacciate sulla costa, ad eccezione di Samo, vengono sottomesse dai generali di Ciro oppure si consegnano spontaneamente, nonostante avessero tentato di organizzare una resistenza. Inizialmente la situazione dei Greci non sembra cambiare in modo sostanziale rispetto al passato, infatti non si hanno notizie di una loro partecipazione alle varie rivolte che iniziavano a scoppiare nell’impero, finché con l’avvento di Dario I anche le comunità greche vengono coinvolte nella riorganizzazione amministrativa e fiscale per cui sono costrette a versare un regolare tributo monetario ai satrapi delle due province in cui erano inseriti (quelle della Lidia e della Frigia ellespontica). La situazione peggiora nel momento in cui Dario impone nelle varie poleis l’avvento al potere di notabili filopersiani assicurandosi una rete di tiranni “vicari” a lui fedeli attraverso i quali esercita il suo controllo sulle comunità assoggettate. Questi ebbero un ruolo notevole in occasione della spedizione scitica, in quanto si dimostrarono fedeli a Dario rifiutando la proposta degli Sciti di distruggere il ponte di barche realizzato sul Danubio. All’imposizione di regimi tirannici si aggiunge anche la forte oppressione fiscale, con la chiusura di tradizionali mercati in Egitto e in Tracia e l’inserimento di un nuovo sistema tributario che incide pesantemente sulle loro economie. A causa di ciò si scatenerà ben presto una rivolta, molto importante per i rapporti tra i Greci e i Persiani. 4.3 La rivolta ionica Nel 499-498 ha inizio la cosiddetta rivolta ionica delle poleis La trireme microasiatiche contro il dominio persiano. La fonte principale Con la rivolta ionica viene inserito un è Erodoto che ci parla per primo del tiranno di Mileto nuovo tipo di nave da guerra, la trireme, Aristagora, il quale si sarebbe fatto promotore di una rivolta, che è particolarmente efficace in battaglia deponendo la tirannide perché temeva l’ira del Gran Re in sia per la presenza di un rostro di bronzo sulla prua che serviva per allontanare o seguito al fallimento di una spedizione contro Nasso da lui perforare le navi nemiche, sia anche per la velocità e la capacità di manovra grazie ispirata per motivi di ambizione personale. Da qui ha inizio una al numero elevato di rematori. forte insurrezione antipersiana che coinvolge non solo la Ionia, ma anche le altre regioni costiere dell’Asia Minore però, poiché le forze in campo erano sproporzionate, Aristagora si vede costretto a recarsi in Grecia per chiedere aiuto a Sparta e Atene: la prima rifiuta di intervenire in una regione lontana quale l’Asia Minore in accordo con la prospettiva essenzialmente continentale della sua politica, mentre gli Ateniesi, preoccupati per le ripercussioni che il dominio persiano sugli stretti poteva avere per i loro interessi commerciali nel Mar Nero, decidono di inviare a sostegno dei rivoltosi venti navi. Questo sostegno non è visto di buon occhio dallo stesso Erodoto, in quanto per lui costituisce un grave errore destinato ad avere delle conseguenze negative per i rapporti tra Greci e Persiani. Nel 498 dunque ha inizio l’offensiva dei rivoltosi che cercano di conquistare l’antica capitale del regno di Lidia, Sardi, ora sede della satrapia persiana, ma, dopo essersi impossessati della parte bassa, i Greci devono fronteggiare la resistenza di Persiani e Lidi rifugiatisi sull’Acropoli e, preoccupati per l’arrivo di truppe nemiche, decidono di ritirarsi subendo delle gravi sconfitte ad 18 opera dei rinforzi persiani da cui sono sorpresi ad Efeso e contemporaneamente gli Ateniesi decidono di richiamare il contingente che un anno prima avevano deciso di mobilitare a sostegno dei rivoltosi. Tra il 498 e il 497 aderiscono alla rivolta anche le poleis dell’Ellesponto e gran parte di quelle della Caria e di Cipro, verso quest’ultima in particolare si dirige la controffensiva persiana e ben presto viene conquistata Soli determinando la fine dell’esperienza insurrezionale cipriota. Nel 497-496 Aristagora decide di recarsi con un gruppo di seguaci a Mircino, nella Tracia Occidentale, dove muore combattendo con la tribù indigena degli Edoni. Nel 494, invece, i Persiani decidono di puntare direttamente sul centro dell’insurrezione, Mileto, e durante una riunione gli Ioni stabiliscono che i Milesi si occuperanno di difendere la città dall’assalto di terra, mentre una grossa flotta, costituita da contingenti navali di nove poleis e quelli di Lesbo, schierata nell’isoletta di Lade, di fronte Mileto, si sarebbe occupata della difesa via mare. Nell’autunno del 494 ha luogo, dunque, una lunga battaglia navale che vede vincitori i Persiani in quanto lo schieramento greco inizia a sfaldarsi e Mileto assediata viene conquistata e distrutta, a ciò si aggiunge anche il massacro o la deportazione dei cittadini adulti e la riduzione in schiavitù del resto della popolazione. Così si conclude l’esperienza insurrezionale della Grecia d’Asia e dopo ciò i Persiani per lenire il malcontento decidono di attuare una politica più moderata nei confronti delle poleis greche: Artaferne, satrapo di Sardi, istituisce delle procedure arbitrali per la soluzione delle contese cittadine e soprattutto, attraverso una misurazione catastale dei territori delle poleis, viene fatta una più equa definizione dei loro obblighi tributari, mentre nel 492 il generale Mardonio depone i tiranni che erano stati cacciati dalle città ioniche nel 499, eliminando un altro elemento di tensione. PARTE TERZA IL V SECOLO 1.1 Il primo conflitto greco-persiano Subito dopo la rivolta ionica, i Persiani iniziano a rivolgersi verso il mondo greco con l’intento di estendere il loro dominio anche all’Egeo in modo da isolare le città microasiatiche dalla Grecia continentale e soprattutto per vendicarsi delle due poleis, Atene ed Eretria, che avevano aiutato i Greci d’Asia durante la rivolta e questo non fu visto di buon occhio. Nel 492 vi fu una prima grossa spedizione guidata da Mardonio nella satrapia di Tracia al fine di ristabilire l’autorità del Gran Re, che si conclude con un buon risultato per i Persiani nonostante le difficoltà create dalla tribù tracica dei Birgi e la perdita di circa metà della flotta durante la circumnavigazione del promontorio dell’Athos. Nel 491 Dario inizia i preparativi per una spedizione contro Atene ed Eretria e invia al contempo degli ambasciatori a cui fa chiedere “terra e acqua” ossia chiede che venga riconosciuta la sua autorità, ricevendo ascolto da tutte le città insulari e alcune continentali. Ad Atene, invece, dove risiedeva Milziade prevalgono le posizioni antipersiane e addirittura vengono uccisi gli araldi inviati dal Gran Re. Tra l’altro si riaccendono i conflitti tra Atene e l’isola di Egina: gli Ateniesi ottengono dagli Spartani la consegna di ostaggi egineti come punizione per la loro scelta filopersiana, successivamente quando Spartani ed Egineti avevano raggiunto un’intesa, gli Ateniesi si rifiutano di restituirli e questo scatena una serie di conflitti che si concludono con una pesante sconfitta della loro flotta ad opera di quella di Egina. Nella primavera del 490 una grossa flotta persiana, su cui si imbarca anche il vecchio tiranno Ippia, guidata dal generale medo Dati salpa dalla Cilicia e punta sulle Cicladi, attraversando l’Egeo e scontrandosi con Nasso che viene conquistata e devastata. Successivamente Dati si concentra sull’Eretria che, prese dopo un breve assedio grazie ad un tradimento, viene punita con l’incendio dei templi e la deportazione di una parte degli abitanti nella lontana Susiana. Dopo ciò si spostano verso Atene e su consiglio di Ippia sbarcano nella piana di Maratona, una località 19 dell’Attica nordorientale, mentre gli Ateniesi a questo punto su proposta di Milziade decidono di non attendere il nemico in città ma di andargli incontro ricevendo rinforzi dalla fedele alleata Platea e nel contempo inviano una richiesta d’aiuto agli Spartani, i quali però impegnati nella celebrazione delle Carnee sono obbligati dalle leggi ad attendere il plenilunio, vale a dire una decina di giorni, per poter intraprendere una spedizione militare. Ateniesi e Platesi si ritrovano così da soli ad affrontare un ingente esercito e nel settembre del 490 ha luogo una memorabile battaglia durante la quale Milziade con il suo esercito riesce ad accerchiare le milizie di Dati costringendoli a ritirarsi e imbarcarsi velocemente sulle loro navi lasciando un gran numero di caduti sul campo, mentre le perdite ateniesi furono molto meno e i caduti furono sepolti nella stessa piana di Maratona. Tale vittoria accresce notevolmente il prestigio di Atene nel mondo greco e i suoi protagonisti saranno visti per lungo tempo come un modello di soldato ideale. 1.2 Dopo Maratona Nel periodo successivo a Maratona, ad Atene scoppiano alcuni contrasti interni per il controllo del potere tra le fazioni nobiliari che si contendono il favore del demos: di questi è vittima anche lo stesso Milziade che, avendo convinto gli Ateniesi a effettuare nel 498 una spedizione contro l’isola di Paro che risulta però un fallimento, è costretto a pagare una multa nel processo per tradimento cui è sottoposto per iniziativa degli Alcmeonidi (l’accusatore è Santippo) ed inoltre durante l’assedio dell’isola egli riporta una ferita alla gamba che lo condurrà alla morte. Dopo la morte di Milziade per gli Alcmeonidi si presenta un nuovo avversario, Temistocle, che dopo aver ottenuto il favore del demos applica per la prima volta la tecnica dell’ostracismo (introdotta da Clistene) colpendo Ipparco, Megacle e Santippo. Con Temistocle si verificano due importanti iniziative: 1. Promuove una riforma con cui nel 487-486 viene modificato il sistema di designazione dei supremi magistrati ateniesi, gli arconti: si passa dalla scelta attraverso l’elezione, a quella mediante il sorteggio tra 100 candidati indicati dalle 10 tribù. Questo avviene probabilmente per porre fine agli inconvenienti dovuti all’accesa competizione per l’arcontato tra le famiglie aristocratiche e con ciò ne risulta fortemente intaccato il prestigio dell’arcontato a vantaggio della carica elettiva della strategia; 2. Nel 483-482 vengono scoperti nuovi filoni argentiferi nel Laurio, un’area mineraria dell’Attica sud-orientale, il cui sfruttamento risulta una delle principali fonti di risorse per Atene e questo non fa altro che determinare ulteriori scontri tra le fazioni politiche. Per questo motivo Temistocle, anziché ripartire tra i membri delle comunità le risorse ricavate, decide di utilizzarli per la realizzazione di una grossa flotta da guerra di triremi con l’obiettivo di proseguire la guerra contro Egina. A questo era però contrario Aristide che per i suoi legami con l’aristocrazia eginetica non voleva continuare la guerra, tuttavia la proposta di Temistocle viene approvata dal demos e Aristide viene esiliato. Il programma navale temistocleo richiedeva però un maggior numero di rematori per questo motivo fu necessario il coinvolgimento nell’attività militari dei membri della quarta classe censitaria, i teti, che fino ad allora era una prerogativa dei soli Ateniesi di censo oplitico. 1.3 La lega ellenica Nel 486 scoppiano alcune rivolte in Babilonia e in Egitto, e in questo stesso anno muore Dario a cui succede il figlio Serse. Quest’ultimo nei primi anni di regno si impegnò per ristabilire l’ordine nei territori dell’impero persiano, per cui nel 484 reprime la rivolta dell’Egitto che diventa adesso una satrapia, mentre nel 483 comincia ad interessarsi alla Grecia avviando i preparativi per una 20 spedizione sia terrestre che navale: viene scavato un canale alla base dell’Athos, vengono costruiti strade e ponti in Tracia e per finire viene realizzato, dal greco Arpalo, un ponte di imbarcazioni e di funi sull’Ellesponto, tra Abido e Sesto. Il suo obiettivo era quello di imporre la propria sovranità su tutta la Grecia trasformandola in satrapia oppure di ridurre gli Stati in una condizione di vassallaggio. A sentirsi maggiormente toccate sono le due poleis, Atene e Sparta, e nel 481 i rappresentanti di un gruppo di Stati greci si riuniscono presso l’istmo di Corinto con l’obiettivo di organizzare una difesa comune contro l’imminente invasione. Da qui nasce una symmachìa antipersiana, conosciuta come “lega ellenica”, i cui membri si impegnano a porre fine alle ostilità reciproche, a richiamare gli esuli politici e a punire con severità i Greci che si fossero schierati dalla parte dei Persiani e a Sparta viene conferito il comando supremo delle operazioni militari. Fanno parte della lega, oltre Atene e le poleis della lega peloponnesiaca (tra cui Corinto) anche alcune città insulari e comunità della Grecia centrale, tra cui Platea e Tespi. Cretesi, Corciresi e Siracusani non aderiscono alla lega, mentre i Tessali addirittura avvrebbero concorso alla decisione di Serse di attaccare la Grecia. 1.4 Il secondo conflitto greco-persiano Nel 480 l’esercito di Serse si mette in moto verso la Grecia e, dopo aver attraversato l’Ellesponto e la Tracia, arriva a Terme (Macedonia) dove si ricongiunge con la flotta. Nel frattempo gli alleati della lega ellenica decidono di appostarsi nello stretto varco delle Termopili, alle porte della Grecia centrale, con un esercito guidato dal re spartano Leonida, mentre la flotta si stabilisce presso il capo Artemisio, all’estremità settentrionale dell’Eubea. Sul campo navale la flotta degli alleati riesce a tenere testa a quella dei persiani, che avevano subito delle perdite a causa di una tempesta, mentre sulla terraferma i Persiani riescono ad aggirare la posizione tenuta dagli alleati e si verifica quello che passa alla storia come “il sacrificio di Leonida”, l’unico rimasto a combattere sul posto con i 300 Spartiati, mentre la flotta si mette al sicuro nel golfo Saronico (Grecia, lato orientale dell’istmo di Corinto). Da questo momento in poi i Persiani riescono ad invadere la Grecia centrale: i Locresi, i Dori e le poleis della Beozia (ad eccezione di Platea e Tespi) si schierano dalla parte dei Persiani, mentre alcune comunità (es. i Focesi) subiscono delle devastazioni che coinvolgono anche i templi (tranne quello di Apollo delfico grazie alla fedeltà dei Tessali che costituivano la maggioranza nel collegio). Temistocle, invece, salva gli Ateniesi da queste devastazioni convincendoli ad evacuare l’intera regione sfruttando un oscuro oracolo delfico che additava in un fantomatico muro di legno la salvezza della polis, per cui fece approvare un decreto in base al quale donne, bambini ed anziani vengono trasferiti al sicuro altrove (es. Egina, Salamina e Trezene, nel Peloponneso orientale), mentre gli uomini in grado di combattere si imbarcano sulle navi da guerra (che rappresentano il muro di legno). Subito dopo il conflitto Temistocle, inoltre, individua una nuova strategia vincente per affrontare i Persiani e, contro il parere del comandante spartano Euribiade che voleva concentrare la flotta nell’istmo di Corinto, cerca lo scontro nello stretto di mare tra la costa dell’Attica e la piccola isola di Salamina dove la flotta greca infligge una pesante sconfitta a quella Persiana. Questo perché un piccolo spazio di mare non consente adeguate possibilità di manovra e penalizza la flotta più numerosa (quella Persiana), tant’è che si verifica un combattimento atipico nel quale le navi sono a stretto contatto tra di loro e un ruolo di primo piano è svolto dalla superiore efficienza militare degli opliti greci imbarcati a bordo. Ovviamente questo però non segna la sconfitta definitiva dei Persiani, in quanto Serse vuole portare avanti il suo obiettivo di sottomettere la Grecia. 1.5 La vittoria dei Greci 21 Dopo una breve fase di sospensione delle operazioni militari in cui Mardonio lancia un’offensiva diplomata nei confronti degli Ateniesi: attraverso il sovrano macedone Alessandro I, alleato dei Persiani ma nello stesso tempo in buoni rapporti con Atene, viene proposto, inutilmente, alla polis di allearsi con il nemico che si impegna a riconoscerne l’autonomia, ad ampliarne il territorio e alla ricostruzione dei templi distrutti. Nel 479 l’esercito persiano ritorna nella Grecia centrale e gli Ateniesi ancora una volta sono costretti ad evacuare la città e l’intera regione, che vengono invase e devastate. Viene dunque fatta da Mardonio un’altra proposta diplomatica, ancora una volta rifiutata e gli Spartani, per timore che gli Ateniesi prima o poi potessero cedere alle offerte di Mardonio, decidono di intervenire nella Grecia centrale: l’esercito guidato da Pausania, nipote di Leonida, supera l’istmo di Corinto e si congiunge ad Eleusi alle milizie ateniesi con a capo Aristide, mentre i Persiani si trasferiscono dall’Attica in Beozia, dove possono contare sull’aiuto dei tebani. Lo scontro, avvenuto tra l’agosto e il settembre del 479, vede vincitori i Greci e in particolare gli Spartani che attaccati dai Persiani durante una manovra di ripiegamento, riescono a respingerli e ad innescare un contrattacco che, soprattutto dopo la morte sul campo di Mardonio, finisce per travolgere le truppe nemiche. Sul campo di battaglia i vincitori innalzano un altare a Zeus Eleutherios, proclamano sacro il territorio di Platea e con una parte del bottino realizzano grandiosi donari per i santuari panellenici tra cui un tripode aureo dedicato a Delfi. Le forze superstiti dell’esercito di Serse si ritirano verso l’Ellesponto al comando di Artabazo, mentre gli alleati regolano i conti con Tebe che dopo un assedio è costretta a consegnare i capi della fazione filopersiana e a subire lo scioglimento della lega beotica. Nel frattempo le forze navali della lega sono ancora attive e, dopo la richiesta di intervento da parte di un gruppo di Sami minacciati dai Persiani, al comando dello spartano Leotichida la flotta salpa da Delo verso l’Asia, raggiunge Samo spingendo i Persiani, che temevano di affrontare un combattimento navale, a ritirarsi presso il promontorio di Micale (costa Egea dell’Asia Minore di fronte a Samo) dopo aver tirato a secco le navi. Gli alleati attaccano le postazioni persiane e ottengono una vittoria, per la quale si distinse soprattutto il contingente ateniese guidato da Santippo: da questo momento in poi i Greci si assicurano il controllo dell’Egeo e Samo, Chio, Lesbo e altre poleis insulari vengono accolte nella lega ellenica. Proseguono poi le operazioni militari, in quanto mentre Spartani e Peloponnesiaci rientrano in patria, gli Ateniesi intraprendono sotto la guida di Santippo l’assedio della piazzaforte persiana di Sesto che viene alla fine conquistata nel 478 e questo fa sì che si crei un rapporto privilegiato tra Atene e le poleis insulari e microasiatiche che porterà alla nascita di una nuova symmachia antipersiana comandata dagli Ateniesi. Le due guerre greco-persiane vengono celebrate dai vincitori come il trionfo della civiltà sulle barbarie e della libertà sul dispotismo e favoriscono la nascita di una nuova ideologia dell’identità nazionale greca nella quale la contrapposizione con i barbari ha un ruolo fondamentale. 1.6 L’Occidente Diversamente dalla madrepatria greca, in Occidente sono ancora presenti i regimi tirannici: in Magna Grecia si inserisce anche Reggio di cui nel 494 si pone a capo Anassilao che governa fino al 476 e si impadronisce di Zanche, dove inserisce un gruppo di coloni messenici ribattezzando la città con il nome di Messana assicurandosi il controllo dell’altra parte dello stretto. Molto importante fu anche la tirannide di Gela con l’ascesa al potere nel 491 di Gelone che amplia il suo dominio conquistando anche Siracusa: i gamoroi, grandi proprietari terrieri siracusani, dopo essere stati costretti ad abbandonare la città a causa di una rivolta del demos e dei Cilliri (indigeni), chiedono aiuto al tiranno di Gela che nel 485-484 si impadronisce di Siracusa, facendosi nominare stratego e affida Gelo al comando del fratello Ierone. Nel 480 in una guerra contro i Cartaginesi Gelone ottiene il suo risultato più importante: tutto nasce dall’iniziativa del suo alleato Terone, 22 tiranno di Agrigento, che nel 483 si impadronisce di Imera costringendo alla fuga il tiranno Terillo che decide di chiedere aiuto ai Cartaginesi. Questi ultimi, preoccupati delle conseguenze che poteva avere l’espansionismo di Terone sui territori della Sicilia occidentale da loro controllati, inviano sull’isola un grosso esercito guidato da Amilcare ponendo sotto assedio Imera. Qui avviene lo scontro con la coalizione agrigentino-siracusana guidata da Gelone e i Cartaginesi, anche a causa della morte sul campo di Amilcare, subiscono una sconfitta e sono costretti a versare un’indennità di guerra e a costruire due templi in Sicilia. Questa vittoria viene accostata a quelle conseguite nello stesso periodo dalla lega ellenica sui Persiana e viene vista come il trionfo della Grecità sui barbari, tra l’altro alcune tradizioni parlano di un presunto accordo preventivo stipulato tra Persiani e Cartaginesi per attaccare contemporaneamente i Greci su due fronti. 2. L’egemonia ateniese 2.1 La nascita della lega delio-attica Il cambiamento di maggior rilievo innescato dai conflitti greco-persiani è l’avvento dell’egemonia ateniese che dura circa 50 anni dal 478 allo scoppio della guerra del Peloponneso, la cosiddetta “pentecontetia”. I motivi che portarono a ciò furono principalmente il crescente disimpegno di Sparta alla testa della lega ellenica e il malcontento per il comportamento autoritario del comandante spartano, Pausania, e dunque Atene diviene il principale interlocutore degli alleati assumendo la guida per la lotta antipersiana e dando vita tra 478-477 ad una nuova symmachia egemoniale diversa dalla lega ellenica con un numero di poleis molto più ampio, un centro federale, sede delle assemblee e della cassa comune, e un santuario, quello di Apollo a Delo, da qui la definizione di lega delio-attica. L’alleanza è stipulata con un giuramento con il quale sia Atene che le altre poleis si impegnano ad avere gli stessi amici e nemici ed aveva come principale finalità quella di difendersi dalla incombente minaccia persiana attraverso un forte apparato militare da una flotta da guerra in attività permanente: le poleis che non potevano fornire navi da guerra avevano l’obbligo di versare annualmente un tributo monetario (phoros) che viene stabilito sulla base delle risorse di ciascuna città ed è destinato ad una cassa comune gestita da un collegio di magistrati ateniesi, gli ellenotami (tesorieri dei Greci) per far fronte alle spese militari. 2.2 Da Temistocle a Cimone Se da un lato abbiamo la nascita della lega delio-attica, dall’altro Temistocle non era d’accordo con la scelta di Atene di perseguire una politica antipersiana, in quanto il suo obiettivo adesso era quello di raggiungere un’intesa con i Persiani, che una volta sconfitti non rappresentano più una minaccia, e di contendersi con Sparta l’egemonia sui Greci. Ma Temistocle viene a trovarsi isolato in un gruppo dirigente che preferisce l’intesa con Sparta e considera ancora pericolosi i Persiani così, dopo essere uscito assolto dal processo in cui era stato accusato di aver tr

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