Economia d'azienda - 5 PDF

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This document discusses company economics, including factors of production (labor, land, and capital). It also analyses different types of companies, production and erogation and the relationship between a company and its environment.

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I. Il sistema azienda e i fattori di produzione 1.1 I fattori di produzione L’azienda di fatto opera un processo di trasformazione andando a raccogliere quelli che sono i fattori della produzione, trasformandoli e generando output; quindi, un risultato della produzione (prodotto o servizio) e quest...

I. Il sistema azienda e i fattori di produzione 1.1 I fattori di produzione L’azienda di fatto opera un processo di trasformazione andando a raccogliere quelli che sono i fattori della produzione, trasformandoli e generando output; quindi, un risultato della produzione (prodotto o servizio) e questo processo di trasformazione devono portare a un risultato che premi quella che è la continuità di quest’azienda nel tempo. I tre fattori di produzione sono: Il lavoro, che è una risorsa fondamentale; oggi è un tema spesso richiamato, cioè le imprese non riescono a produrre perché non trovano manodopera idonea a svolgere le funzioni richieste. Nel mondo la risorsa lavoro non è disponibile in modo identico, per esempio in Cina ci sono 774 milioni di popolazione attiva, in Italia 22.920.000 (abili per il lavoro). Queste sono le risorse che le imprese hanno a disposizione per i loro processi operativi. Quindi, lavorare per un’impresa in giro per il mondo pone in essere delle opportunità diverse in relazione a quello che è il contesto. La terra: terra irrigua. Percentuale di terra irrigata, cioè dove si può fare una produzione migliore: per esempio, l’India ha il 38% di terra irrigata, l’Italia il 19%, la Spagna il 14%, gli USA il 5% ecc. = il mondo non è tutto uguale; ci sono contesti all’interno dei quali fare impresa e aggregare fattori produttivi porta a dei risultati che possono essere diversi, più o meno favorevoli. Il capitale, per attivare i nostri processi produttivi il capitale è fondamentale, l’impresa deve iniziare con una certa dotazione. La borsa è il luogo nel quale il capitale viene raccolto. Avere a disposizione un mercato finanziario attivo agevola l’attività d’impresa, l’Italia non ha un mercato azionario così importante come altri paesi. L’aggregazione tra lavoro, terra e capitale porta poi a quella che si può definire la produzione totale che viene generata in un contesto più generale oppure nel contesto più specifico, locale. È importante capire quali sono le unità produttive che poi mettono insieme e aggregano i fattori della produzione. Anagrafe nazionale delle imprese = istituzione che raccoglie i dati e le informazioni finanziarie che vengono prodotte dalle imprese; consente di avere trasparenza sulle attività che le imprese realizzano. Il bilancio viene prodotto una volta all’anno, c’è scritto quanto l’impresa guadagna e tutta la sua struttura di investimenti, viene depositato nel registro pubblico e si può chiedere di vederlo e sapere come l’impresa sta portando avanti la sua attività. Numero di imprese per addetti Viene presentata di fianco la struttura delle imprese che si ha in Italia. Si hanno circa 4,5 milioni di imprese, cioè di unità operative. La stragrande maggioranza delle imprese in Italia è chiamata microimpresa, perché nelle classificazioni europee va da 0 a 9 addetti; qui si trovano anche le partite iva, che sono i lavoratori autonomi. Quindi 4,2 milioni delle imprese sono le micro, e rappresentano il 95%. Dunque, il tessuto industriale italiano è fatto da piccolissime imprese che assorbono il 43.7% di lavoratori. Poi c’è la piccola impresa, che va dai 10 ai 49 addetti, rappresenta il 4% delle imprese e assorbe 3.300.000 lavoratori: pur essendo in numero inferiore, assorbono quasi la metà dei dipendenti delle microimprese. La medio impresa va dai 50 ai 249 addetti e pesa molto poco, solo lo 0.5%, ma assorbe ben il 13.7% di dipendenti. Poi c’è la grande impresa, che ha più di 250 addetti, che rappresenta lo 0,09%, che però assorbe circa 4 milioni di persone. Nelle strutture più piccole i principi economici d’azienda devono essere calati in un contesto che non vede la possibilità di esprimere in modo completo tutti questi principi. 1 Numero di imprese per tipologia di soggetto Ci sono imprese più semplici (imprenditore individuale, libero professionista e lavoratore autonomo) che rappresentano il 63.02%. Poi ci sono le forme un po’ più strutturate, quelle che si chiamano imprese collettive, cioè quelle formate da soci, che fanno l’attività di impresa. Ci sono due livelli di complessità: società di persone (strutture più semplici, costano meno a livello amministrativo, adeguate alle piccole realtà, il socio è anche amministratore) che pesano il 12,98%, e società di capitali (società più complesse, separano la responsabilità tra il socio e l’impresa, cioè c’è un socio capitalista che non necessariamente fa l’amministratore) che pesano il 23.6%. Questa struttura fa capire come questa realtà fatta da microimprese, piccole imprese, vede come struttura più rappresentata quella che si chiama società a responsabilità limitata, che è il 21,87%. Tra le società di capitali, ha una struttura più semplificata e si adatta a quella che è la nostra micro e piccola impresa. 1.2 L’oggetto dell’economia aziendale L’oggetto dell’economia aziendale è legato a considerare quello che le imprese in particolare fanno in termini di gestione; deve affrontare le problematiche che si manifestano all’interno dei processi aziendali in merito al: Come → gestione dell’azienda (aspetto oggettivo) Chi → organizzazione dell’azienda (aspetto soggettivo) Con quali risultati → sostenibilità economica dell’azienda nel tempo (aspetto dell’informazione), capire se quell’attività di impresa riesce a generare valore e garantisce la sua continuità nel tempo 1.2.1 Bisogni economici ed azienda L’azienda è destinata a soddisfare i bisogni economici dell’uomo, quindi è limitata. Si vanno a identificare quindi dei beni economici, che hanno un valore di scambio; l’azienda di fatto attua un processo che acquisisce al suo interno beni economici, cioè acquisisce i fattori produttivi (lavoro, terra, capitale), li distrugge e li trasforma in quello che è l’oggetto della nostra attività operativa. Input: fattori della produzione Output: risultato del processo produttivo (generati nuovi beni economici) Questo ciclo vede l’impresa protagonista di questo processo di trasformazione, si dà l’obiettivo di identificare quali sono i beni economici che poi vanno a soddisfare i bisogni economici. 1.2.2 La generazione di valore economico L’azienda attua un processo di trasformazione, trasformando i fattori della produzione in output (beni o servizi (in questo caso il processo di trasformazione non è fisico ma è economico). Bisogna esprimere il consumo di risorse in un modo economico e non fisico, quindi sarà espresso in valore. Ciascuna azienda ha il suo processo di trasformazione (fisico o economico), ma il risultato è lo stesso, cioè la creazione/distruzione di valore. Distruggere valore (danno) = toglierlo dal mercato Questo passaggio identifica l’economicità della nostra attività di impresa: se si continua a produrre valore, la prospettiva di continuare nel tempo è ragionevole; se si continua a distruggere valore, l’impresa verrà chiusa. 2 Si identifica un soggetto come entità che sovrasta l’azienda. L’azienda opera per attuare strumentalmente le finalità dell’entità secondo i principi della buona amministrazione. Quindi l’attività descritta prima attua un processo di trasformazione seguendo delle regole (principi etici o norme giuridiche). L’azienda viene governata da un’entità, questo legame soggetto-azienda è importante perché quel soggetto esprime delle finalità, soprattutto legate all’utilizzo di quella struttura, che sono lecite ma possono anche essere illecite. L’azienda per sua natura non ha colpa, la colpa è dell’entità che governa l’impresa. Quindi l’azienda ha una funzione strumentale, con il raggiungimento di certi obiettivi posti dall’entità che governa l’azienda in senso proprio. 1.3 Le regole di comportamento Le regole di comportamento si legano in buona misura alla considerazione che quando l’impresa opera, opera in un contesto che per forza di cose viene condizionato da quello che è l’ambiente che circonda l’impresa. Quindi bisogna tener conto che ci possono essere dei vincoli (es. tassazione) o delle opportunità. Vincoli = in senso economico-aziendale, costi di produzione Se a parità di condizioni, bisogna modificare il processo di trasformazione garantendo ad esempio un livello di inquinamento inferiore, i costi aumentano. Quando si opera, quindi, in un certo tipo di comunità che ha una certa attenzione (regole su ambiente, sicurezza ecc.), questo va a incidere sul modello di business e cioè può provocare delle differenze che incidono sull’economicità. Il fatto di trovarci in Italia dei prodotti che arrivano da altre parti del mondo che hanno regole e tengono conto di altri vincoli, indubbiamente può creare uno scompenso competitivo. 1.3.1 La relazione dell’azienda con l’ambiente Quando si parla di vincoli aziendali, si indagano diversi contesti: Ambiente sociale, sociopolitico e politico legislativo (norme giuridiche) Ambiente culturale e tecnologico Ambiente economico (mercato) Ambiente fisico naturale (es. energie alternative, energie green, disponibilità di acqua ecc.) 1.4 Classificazione di aziende Questa classificazione separa in quei 22 milioni di popolazione attiva italiana quelli che lavorano nel mondo delle imprese e quelli nelle aziende di erogazione. Azienda di produzione di beni e servizi (per il mercato): ad esempio, andare a mangiare al ristorante, questo va ad acquisire i fattori produttivi e vari soggetti cucinano e servono il pasto; viene fatto pagare un prezzo di vendita negoziato sul mercato → nel processo di trasformazione dell’azienda che produce beni economici, soddisfa in modo indiretto i bisogni economici dell’uomo Azienda di erogazione di beni e servizi (per la comunità): tipica, ad esempio, di associazioni culturali, che raccolgono risorse messe direttamente dai soci e con quelle risorse si fanno delle cose e i soci godono di benefici → nel processo di trasformazione dell’azienda che produce beni economici, si opera in modo diretto (l’azienda si occupa di produrre direttamente quei beni che soddisfano quei bisogni economici) Differenza aziende = nell’azienda di erogazione c’è un costo e una trasformazione di beni, ma l’approvvigionamento viene garantito attraverso un contributo, mentre nell’azienda di produzione attraverso prezzi di vendita e prezzi di acquisto. 3 1.4.1 Azienda di erogazione di beni e servizi per la comunità Generalmente, una comunità acquisisce ricchezza, che va a costituire il patrimonio della comunità. Questo patrimonio poggia appunto su un meccanismo di acquisizione di ricchezza e di erogazione di questa ricchezza. Questo è il modello di funzionamento economico della comunità, che può essere la famiglia, uno stato, un circolo sportivo ecc. Le entrate legate all’acquisizione di ricchezza sono le entrate tipiche a seconda della comunità (es. stipendi, tasse, rendite ecc.) e le uscite per mantenere la comunità (es. per il cibo, per la salute, per la sicurezza ecc.). Quindi il meccanismo di funzionamento tecnico è che misuriamo il patrimonio della comunità, ad esempio ad un tempo 0, e ci prendiamo come tempo di misurazione l’anno, per capire se al tempo 1 il patrimonio è variato, a seconda di com’è stato il processo di acquisizione e erogazione della ricchezza, in modo diretto o indiretto. Per misurare la variazione della ricchezza della comunità, si crea questo bilancio del periodo 1 mettendo insieme le entrate e le uscite del periodo e troverò il risultato del periodo, che è il saldo che modifica la consistenza patrimoniale. Se le entrate del periodo sono uguali alle uscite del periodo, si ha un pareggio di bilancio = il patrimonio della comunità rimane costante (entrate = uscite) Se le entrate del periodo sono maggiori delle uscite del periodo, c’è un avanzo di gestione che produce un risparmio = aumento del patrimonio della comunità Se le entrate del periodo sono inferiori delle uscite del periodo, si ha un deficit = diminuzione del patrimonio della comunità (o maggiore indebitamento) 1.4.2 Esempio azienda di erogazione Si ha un patrimonio (immobili, titoli ecc.) di 1000 e delle passività, cioè dei debiti, di 300; quindi un patrimonio iniziale netto (totale dei beni posseduti al netto dei debiti contratti per acquisire quei beni) di 700. Nell’arco dell’anno il bilancio del periodo 1 ha entrate per 130 (stipendi, rendite) e uscite per 125 (casa, tempo libero). Il risultato del periodo 1 è 5 = risparmio, avanzo di gestione Se si aveva 700 di patrimonio iniziale netto, alla fine del periodo 1 il patrimonio sarà 705 (debiti 295). Quindi la variazione di ricchezza dipende da quello che si riesce a generare nel periodo. Nel bilancio del periodo 2, si hanno entrate per 105 (stipendi, rendite) e uscite per 115 (casa, tempo libero), quindi c’è un deficit di 10 = disavanzo. Il patrimonio alla fine dell’anno 2 sarà 695. 4 II. Le relazioni del sistema-azienda con l’ambiente di riferimento 2.1 La dottrina economico-aziendale Per analizzare la relazione sistema-azienda con l’ambiente di riferimento è necessario fare riferimento alla dottrina economico-aziendale. La disciplina dell’economia aziendale è nata nel 1927 con Gino Zappa. Di fatto l’azienda viene definita un sistema economico-sociale aperto: L’azienda è caratterizzata dall’economicità, perché di fatto produce beni o servizi, che eroga all’esterno. La caratteristica dell’economicità è legata soprattutto alla durabilità dell’impresa (è economica se dura nel tempo), non alla capacità delle imprese di generare unicamente profitti. I risultati economici positivi, quindi, devono durare nel tempo = continuità aziendale. L’azienda è un sistema sociale, perché di fatto si relaziona con altri attori e il suo fine è quello di progredire al benessere della società. L’azienda è un sistema aperto perché è inserito in un ambiente circostante e intrattiene diverse relazioni con diversi attori, definiti stakeholder, ovvero portatori di interesse. C’è anche un rapporto di collaborazione tra dipendente e azienda, che si relazione quindi con la collettività. Il sistema-azienda, quindi, opera in un sistema più ampio, del quale fa parte, che corrisponde all’ambiente generale: il contesto in cui l’azienda vive e opera e al cui interno di sviluppano vincoli e opportunità per l’azienda. C’è una relazione biunivoca: l’azienda e l’ambiente creano delle relazioni di interdipendenza caratterizzate da reciprocità. L’azienda con il suo operato trasmette output all’ambiente generale, allo stesso tempo e a sua volta anche il mercato generale influenza l’operato aziendale. Le relazioni tra sistema-azienda e ambiente in cui si opera impongono la necessità di individuare adeguatamente i rischi e le opportunità, di valutarli e gestirli in ottica di mitigazione, in corrispondenza con gli obiettivi aziendali. Il rischio è la condizione ineliminabile di ogni impresa e trova le sue origini nella variabilità dell’ambiente. Esempi di rischio: - Il rischio di fallimento, proprio caratteristico dell’attività imprenditoriale - Il rischio di concorrenza, legato all’analisi dei competitors di aziende che svolgono la stessa attività aziendale - Il rischio di prodotti sostitutivi (es. blockbuster) - Il rischio dei fattori ambientali per un’impresa agricola - Il rischio di mancanza di materia prima - Il rischio della situazione economica del momento - Il rischio di condizioni politiche - I rischi legali - In una startup (attività imprenditoriale, legata a un’idea innovativa, avviata da poco che richiede notevoli investimenti per procedere con l’idea) il rischio di mancanza di conoscenza in merito alla gestione manageriale. Le startup possono avere difficoltà nel reperire finanziamenti dall’esterno per effettuare investimenti. Ogni azienda incorre, quindi, in rischi e il rischio trova le sue origini proprio nella variabilità dell’ambiente, il quale, soprattutto odierno, è caratterizzato da condizioni di incertezza molto importanti. Di fatto, quindi, le aziende possono avere delle difficoltà nel sopperire a questa interconnessione; per cui, il rischio aziendale si caratterizza dal fatto che l’azienda può non essere in grado a remunerare congruamente tutti i fattori produttivi che concorrono alla formazione del risultato d’esercizio. L’azienda nell’esercizio della sua attività, per effetto di questa variabilità dell’esterno, può non essere in grado, per esempio, di pagare i proprio dipendenti, o può avere difficoltà a remunerare congruamente chi fornisce all’azienda le materie prime, e cioè a pagare i fornitori, oppure, può non essere in grado di corrispondere momentaneamente le rate del mutuo. “Il rischio aziendale consiste nella possibilità che l’impresa perda la sua stabilizzata attitudine a remunerare congruamente i soggetti che forniscono i fattori produttivi indispensabili per conseguire le finalità che l’impresa si propone” (Potito, 2020). 5 Si ha di fatto individuato che diversi fattori caratterizzano l’ambiente generale, i quali si contraddistinguono per sotto- ambienti: Ambiente politico-legislativo Ambiente fisico-naturale Ambiente economico Ambiente tecnologico Ambiente socioculturale Lo schema è stato teorizzato inizialmente da Giovanni Ferrero, uno degli accademici più noti e rilevanti, che ha sviluppato la dottrina economico-aziendale. Ed è proprio lui che ha identificato questi sotto-ambienti. E l’azienda è inserita in questo ambiente. Le frecce unidirezionali vanno a identificare questa relazione biunivoca, quindi di interdipendenza tra azienda e ambiente generale circostante. L’azienda riceve dall’esterno input (es. materie prime) e trasmette output (beni e/o servizi e/o altri condizionamenti). L’azienda è anche inserita in un ambiente specifico, legato al settore in cui opera e ai mercati con cui l’azienda si interfaccia. Qual è la differenza tra ambiente generale e ambiente specifico? Nell’ambiente generale si hanno condizionamenti e vincoli provenienti dal sistema in generale. L’ambiente specifico dipende dai mercati, con cui l’impresa si interfaccia (mercato di approvvigionamento, per quanto riguarda l’input, e mercati di sbocco, per quanto riguarda l’output) e dal settore (es. Iren o Enel, società nel settore dei servizi pubblici, delle fabric utility; GTT, società nel settore dei trasporti). 2.2 Analisi di alcuni casi aziendali Bisogna cercare di individuare rischi e opportunità che possono influenzare l’operato aziendale. Per esempio, l’inquinamento, il petrolio (rischio legato all’ambiente fisico-naturale). Si individuano anche degli elementi che portano l’azienda a influenzare l’esterno. Diverse aziende sono influenzate negativamente dal cambiamento climatico (il disastro del ghiacciaio della Marmolada, l’alluvione nelle Marche o l’uragano in Florida). Per esempio, le inondazioni nelle Marche hanno distrutto attività legate al settore della ristorazione (bar e ristoranti); è un rischio evidente e dimostrato scientificamente, per cui le aziende devono prenderne atto. Però anche l’azienda influisce sull’ambiente circostante, quindi anche l’operato aziendale ha contribuito ad aumentare questo rischio legato al cambiamento climatico; per esempio, aziende di 30 anni che inquinavano e buttavano i rifiuti in mari e fiumi. A lungo termine questo si è riversato contro un’altra generazione. Si deve cercare di individuare quali possono essere le opportunità a riguardo; quindi, si deve cercare di gestire il rischio ed effettuare nuovi investimenti (in termini di infrastrutture innovative che combattano con questi rischi) per mitigare il rischio. Anche il Covid ha avuto delle conseguenze: è stato un evento concreto che ha portato all’interruzione di diverse attività imprenditoriali (settore della ristorazione); la conseguenza successiva è legata alla 6 recessione economica: siamo in un periodo di crisi, seppur con una leggera ripresa, ma di fatto con il susseguirsi di nuovi eventi politici, questo periodo di crisi sussiste tutt’oggi. L’ulteriore onda che potrà portare a cambiamenti peggiori è proprio quella del cambiamento climatico e ancora la biodiversità, che ad oggi è un rischio pressoché latente, perché è intangibile (lo si vede solo quando ormai è già avvenuto il disastro), non si sa quali potrebbero essere le conseguenze. Il Covid ha intaccato seriamente il sistema della ristorazione, ma è stata un’opportunità per altre realtà aziendali: Per esempio, la piattaforma di Twitch. C’è chi, quindi, nonostante il periodo di interruzione è riuscito a cogliere l’opportunità. Un altro esempio è Iren, che nel periodo della pandemia ha incrementato gli investimenti in infrastrutture a basso impatto ambientale, nonostante il periodo di crisi. Quindi, alcune realtà aziendali hanno cercato di cogliere nuove opportunità. In seguito a una serie di interviste a società quotate, i risultati hanno dimostrato che durante la pandemia queste società hanno rivisto la loro struttura organizzativa legata al team della sostenibilità. Questa è un’opportunità. Tecnologie = impatto a livello ambientale; alcuni eventi producono influenze e vincoli in diversi sotto ambienti, in questo caso si ha un’interdipendenza tra ambiente fisico naturale e ambiente tecnologico. Il Covid ha anche impattato l’ambiente economico. Nella relazione tra sistema-azienda e ambiente vi è un’interconnessione tra altri ambienti. Un altro esempio, il cambiamento climatico nell’area dell’equatore: il cambiamento climatico ha di fatto delle influenze sull’operato aziendale, ma produce anche delle influenze sull’ambiente socioculturale, perché diverse popolazioni dell’India o dell’Africa centrale sono costrette a migrare. Oppure, il gender gap, cioè la disparità retributiva tra uomini e donne: è un altro esempio che testimonia il fatto che le aziende possono influenzare negativamente, in questo caso l’ambiente socioculturale; perché immettono nella società comportamenti e modelli che sono completamente distorsivi. È un dato oggettivo e dimostrato che in media in Europa il divario retributivo di genere è pari al 13%, le donne quindi percepiscono in media il 13% in meno rispetto agli uomini a parità di livello occupazionale (in Italia il 18%). In Finlandia, c’è meno disparità di genere, perché il contesto socioculturale è molto più egualitario e progressista rispetto ad altri paesi (vi è un’influenza reciproca, anche la cultura di un paese va a definire quelle che sono le pratiche aziendali). Black Lives Matter è un altro evento che ha influenzato l’ambiente socioculturale, soprattutto negli USA. 2.2.1 Ambiente socioculturale Si vedono già diverse differenze socioculturali tra una generazione e un’altra (per esempio, tra la Gen Z e i Millenials). Per un’azienda è fondamentale essere più “social” perché di fatto può interagire con un pubblico più ampio. Esempi di aziende: Instagram, Facebook e WhatsApp sono tutte gestite da Meta; Twitter; TikTok, gestita da ByteDance. Il punto di questa analisi è il fatto che un’azienda deve fare riferimento ai nuovi modelli che si sviluppano nella società. Al giorno d’oggi non può prescindere dal fatto di non essere “social”, non avere pagine LinkedIn o Twitter o avere un canale di vendita su Instagram, di modo da interagire con un numero maggiore di clienti. 2.2.2 Ambiente politico-legislativo In Europa è più difficile raccogliere le informazioni degli utenti: la normativa legata alla privacy (GDPR, legato al trattamento dei dati personali) in Europa è istituzionalizzato nel 2018 e di fatto tutela la privacy di tutti i consumatori. Questo ha un notevole impatto perché in altre legislazioni (es. USA) questa normativa è meno influente e prestante. La normativa europea in termini di emissioni e rispetto dei vincoli ambientali è molto più stringente rispetto, per esempio, alla normativa statunitense o degli emirati arabi. 7 2.2.3 Ambiente economico Argomento delle materie prime = in notevole aumento e questo vincola l’operato aziendale, che deve, per sopravvivere, conseguentemente aumentare i prezzi sui beni che fornisce all’esterno. Direttiva europea 254 del 2016: ha obbligato le società quotate a redigere una relazione di carattere non finanziario; le società, quindi, oltre a presentare il bilancio di esercizio, devono presentare anche una relazione al cui interno si descrivono le pratiche sociali che sono state avviate dall’azienda. Questa è un’altra influenza, che proviene dall’ambiente legislativo, in questo caso, che ha colpito le società. 2.2.4 Ambiente fisico-naturale Aziende italiane di Biella operanti nel settore tessile del lusso (lana) → Loro Piana, Zegna, Vitale Barberis Canonico, Associazione Tessile e Salute = il collegamento rispetto all’ambiente fisico-naturale è quello che, a Biella, condizioni morfologiche fisico-naturali (legate alla prossimità con cinque fiumi o per la vicinanza alle Alpi Pennine), hanno permesso lo sviluppo di un distretto industriale del settore tessile. Quindi è fiorente perché ci sono aziende che operano che possono acquisire le materie prime direttamente da aziende geolocalizzate molto vicine a loro. Distretto industriale = insieme di diverse aziende localizzate vicine che operano in uno stesso settore. Un altro distretto industriale è quello di Como legato alla seta, oppure nel settore industriale il distretto di Prato in Toscana. Il distretto industriale, tipica realtà italiana, è guardato con molta attenzione dagli stranieri, in particolare dalla realtà imprenditoriale cinese. 2.2.5 Ambiente tecnologico Si ha un’evoluzione per il pagamento di beni e servizi, si è passati dai contanti, alle carte di credito, alle nuove tecnologie di pagamento elettronico (es. Satispay, ApplePay). 2.3 La classificazione delle aziende Denominatore comune che coinvolge tutte le aziende (es. Ferrero, Lavazza, Fondazione CRC, Università di Torino, Just Eat ecc.) → soddisfano bisogni economici erogando beni e/o servizi Il bisogno economico è legato a uno stato di soddisfazione, che può emergere, che un’azienda accoglie e che cerca di sopperire. Ci sono diverse modalità di classificazione: il settore (alimentare, tessile ecc.), la localizzazione produttiva (Mars e Ferrero operano a livello internazionale; Local, bottega alimentare di Bra, o Selmi producono beni che soddisfano i bisogni di una comunità ristretta), la dimensione (Baladin è cresciuta dimensionalmente in termini di ricavi, di fatturato, negli anni, ma non ha la stessa dimensione rispetto a ABInBev, azienda che raccoglie diverse tipologie di birre o il marchio Bacardi), la proprietà familiare (Lavazza o Illy sono controllate e governate dalla famiglia) o ad azionariato diffuso (Nestle), la produzione e/o distribuzione di prodotti (Campari) oppure erogazione di servizi (Just Eat, Autogrill). Università, ospedali, associazioni senza scopo di lucro possono essere considerati aziende (Slow Food, Università degli Studi id Torino, Fondazione CRC, Asl CN2) → aziende di erogazione per la comunità Le aziende possono essere classificare in base ai soggetti i cui bisogni le aziende soddisfano; in altre parole, in base alla modalità con la quale si rapportano al mercato considerando la conseguente via di misurazione del valore creato: Aziende di produzione per il mercato (imprese) 1. Soddisfano indirettamente i bisogni economici dell’uomo. 2. La misurazione del valore creato è data dal prezzo di mercato (legato al corrispettivo dei beni e/o servizi offerti, non alla valorizzazione dell’impresa). 3. Vengono definite imprese. Aziende di erogazione per la comunità 1. Soddisfano direttamente i bisogni economici dell’uomo. 2. La misurazione del valore creato è data dal “corrispettivo” sotto forma di tributi, di tariffe o altra forma di remunerazione (es. tasse universitarie, quota associativa). 3. In questa categoria, rientrano le amministrazioni pubbliche, le cooperative, le associazioni, fondazioni, le organizzazioni non profit. 8 III. La forma giuridica dell’impresa 3.1 Soggetto economico e soggetto giuridico Ci sono aziende che soddisfano i bisogni economici dell’uomo in un contesto di mercato. Bisogna capire l’aspetto gestazionale, l’aspetto soggettivo, cioè l’aspetto dell’organizzazione dell’impresa, e quali sono i risultati economici che l’impresa realizza trasformando le risorse in beni e servizi. Il soggetto economico è l’impresa. Quando si identifica invece il soggetto giuridico, è quella forma che si sceglie per mettere insieme cosa si fa, chi lo fa e con quali risultati. Questa caratteristica che identifica il soggetto economico come impresa rispetto al soggetto giuridico, che è sostanzialmente la tipologia di scelta fatta per compiere le attività, è quella che porta ad avere questo quadro di riferimento. L’impresa può essere esercitata come impresa individuale (forma giuridica semplice o semplificata) o come impresa collettiva, composta da soci. Esempio di impresa individuale: idraulico, attività di tipo commerciale ecc. Per identificare il soggetto giuridico c’è un codice → viene attribuita una partita iva o un codice fiscale, assumendo una titolarità. Se l’idraulico ha necessità di ampliare e di applicare un modello diverso, può creare un’impresa collettiva con dei soci, come un muratore e un elettricista. Tutti e tre possono lavorare come imprenditori individuali, possono superare il modello di impresa individuale, diventano un’impresa collettiva (società di persone); si va quindi ad ampliare il portafoglio di servizi. La denominazione della ditta sarà quella dei singoli come società, l’impresa collettiva diventa uno strumento funzionale all’evoluzione dell’idea di impresa che avevano l’idraulico, il muratore e l’elettricista come imprenditori individuali. Il soggetto giuridico è quindi cambiato, da ditta individuale è diventato una società. L’impresa collettiva può essere strutturata in modi diversi: Società di persone, più semplici Società di capitali Società cooperative Le società di persone poggiano sostanzialmente su quello che è il contributo del socio, mentre le società di capitali hanno anche un elemento importante nel capitale monetario. Idraulico, muratore e elettricista sceglieranno una società di persone, perché è evidente che nelle attività che abbiamo descritto è importante il contributo del singolo socio, quindi c’è una struttura molto semplice. L’elemento fondamentale è il lavoro che viene portato, come capitale in questa realtà serviranno strumenti (es. furgone, materiali utilizzati nei lavori ecc.); diventano tutti titolari dei mezzi utilizzati: se il furgone era intestato a uno dei soggetti, e viene portato nella società, nel libretto di circolazione l’intestatario sarà la società. La componente più importante rimane comunque il lavoro dei tre soci. Nel caso l’attività andasse molto bene e quindi aumentasse il lavoro, bisognerà assumere dei dipendenti (apprendisti, collaboratori), quindi l’azienda cresce di dimensioni, lavora di più e ha bisogno di maggiori risorse. Crescendo, Idraulico, muratore e elettricista decidono di creare un punto vendita di materiali edili, così hanno il vantaggio di approvvigionarsi in una loro struttura e possono godere dei benefici. Per aprire questo tipo di attività, serve del capitale (trovare uno spazio per il magazzino, il punto vendita ecc.) e trovare un nuovo socio che possa portare avanti questa attività che diventa integrata → attività di produzione diretta di edilizia generale e attività di approvvigionamento dei materiali edili. Diventa quindi una società di capitali. Le società di capitali identificano un patrimonio, cioè il capitale che i soci versano nella società, come capitale che sta a garanzia dei terzi; quindi, hanno una soggettività giuridica forte e propria. Nelle società di persone, invece, esiste una responsabilità della società primaria. Se la società non ha le risorse per pagare (non c’è capienza patrimoniale all’interno della società) la responsabilità viene ribaltata sui soci, che quindi hanno una responsabilità patrimoniale indiretta. Nelle società di capitale, si può agire solo ne confronti della società. 9 Numero di imprese per tipologia di soggetto In Italia i soggetti giuridici sono distribuiti: su 4,4 milioni di imprese, cioè soggetti giuridici, la tipologia di impresa preponderante è quella dell’imprenditore individuale (63,02%). Se si guarda lo sviluppo, le società di persone pesano il 12,98%, mentre le società di capitale sono il 23,61%. Tra le società di capitale quella più significativa nelle forme di impresa collettiva è la società a responsabilità limitata (S.r.l.). Una società più strutturata è quella per azioni, ma in Italia ce ne sono molto poche. Ci sono anche le società cooperative in numero importante, ma poco significativo, così come la società cooperativa esclusa società cooperativa sociale. Questo fa parte di un modello di impresa basato sulla mutualità. 3.2 Società in nome collettivo (S.n.c.) Per costituirsi è sufficiente presentarsi e formare un contratto (statuto societario) e si dice cosa si vuole fare. La caratteristica è che i soci hanno una responsabilità illimitata. Dal punto di vista patrimoniale, la società ha una sua identità, risponde per gli obblighi: per esempio, se è stato fatto un preventivo ad un cliente per fare dei lavori e i lavori vengono fatti male, il cliente si andrà a rivalere nei confronti della società magari chiedendo dei danni. Visto che non c’è il capitale minimo, se danni sono stati fatti e non si trova il ristoro della società, dovranno risponderne i soci. C’è il passaggio importante che l’amministrazione (gestione della società) è operata da tutti i soci → responsabilità di quello che la società fa. Consiglio di amministrazione = si assume le responsabilità dirette di quanto la società realizza Nel caso in cui la società non sia in grado di rispondere col proprio patrimonio a quanto richiesto, slitta sulla responsabilità in questo caso dei soci. Il bilancio è alla base della dichiarazione fiscale ed è un documento interno, cioè non viene reso pubblico, anche perché la responsabilità della società è mediata da quella dei soci. Questa è la forma più semplice delle società di persone. Capitale sociale No capitale minimo Responsabilità dei soci Responsabilità illimitata di tutti i soci Amministrazione Spetta a tutti i soci Bilancio Documento interno 10 3.3 Società in accomandita semplice (S.a.s.) Un’altra forma tecnica utilizzata sempre per le società commerciali (che fanno attività economica) è la società in accomandita semplice (S.a.s.). Anche in questo caso non è necessario un capitale minimo, ma c’è una particolarità: i soci possono assumere un ruolo diverso. Si identificano come soci accomandatari i soci che si assumono la responsabilità illimitata, che deriva dal fatto che l’amministrazione spetta solo ai soci accomandatari. I soci accomandanti invece sono soci, ma non amministrano la società (non possono firmare un ipotetico preventivo, se lo facessero, quindi se operassero come amministratori, entrerebbero in una sfera di responsabilità illimitata). Quindi è una società che gradua le responsabilità dei soci all’interno della società stessa; è fondamentale che poi ci sia coerenza con la scelta fatta. Anche in questo caso, il bilancio è un documento interno, serve come base della determinazione delle imposte sul reddito (fiscalità). Capitale sociale No capitale minimo Responsabilità dei soci Responsabilità illimitata dei soci accomandatari Responsabilità limitata dei soci accomandanti Amministrazione Spetta ai soli soci accomandatari Bilancio Documento interno 3.4 Società a responsabilità limitata (S.r.l.) È la società che rappresenta il soggetto giuridico più numeroso tra le imprese collettive in Italia. È una società di capitali, quindi ha un capitale minimo di 10.000 € (separazione netta tra patrimonio della persona e patrimonio della società) → patrimonio sociale iniziale. È possibile che ci sia solo un socio. I soci partecipano al capitale secondo delle quote e il potere all’interno della società dipende da queste quote. La responsabilità dei soci è limitata al conferimento, quindi simile alla società in accomandita semplice. L’aspetto importante è che c’è una separazione tra chi amministra e chi è socio: nelle società di persone può essere amministratore solo chi è socio, nelle società di capitale il socio ha una responsabilità limitata e gli amministratori vengono nominati dai soci a tempo indeterminato o a tempo determinato, ma possono essere non soci. Se un socio ha la maggioranza del capitale sociale, ha il capitale sufficiente per scegliere l’amministratore delegato, e può anche scegliere se stesso. Nel caso tre soci abbiano il 33% ciascuno, per poter nominare l’amministratore, i soci possono andare a maggioranza, non è necessario che siano tutti d’accordo. La quota che un socio possiede diventa un elemento che consente di avere poi la titolarità per esercitare un certo tipo di potere. Dal punto di vista della responsabilità, il socio nella società di persone è responsabile in misura sussidiaria; nella società di capitali, invece, è l’amministratore che deve pagare i danni nel caso di “mala gestio” e deve rispondere verso i terzi, ma se poi viene “mangiato” del capitale, deve anche rispondere nei confronti dei soci, che gli hanno affidato la gestione. Quindi il socio è responsabile nei limiti del capitale conferito, quando identifica un amministratore gli attribuisce una responsabilità e lo paga per questo; l’amministratore fa bene il suo mestiere arricchendo il socio, ma l’amministratore che, invece, o per colpa o per dolo, fa dei danni, ne risponde personalmente. Quindi, il socio di una società di capitali che rientra nel consiglio di amministrazione è responsabile. Un amministratore non socio è egualmente responsabile. L’altro aspetto importante riguarda il bilancio: la società di capitali ha un sistema di comunicazione esterna dei dati, perché ha l’autonomia giuridica e la responsabilità in questo caso propria. Quindi, se si ha a che fare con una S.r.l., si deve capire quali sono i suoi dati finanziari, essendo che ha un capitale. Deve quindi pubblicare un bilancio ogni anno. Viene predisposto dall’amministratore e poi presentato in assemblea per l’approvazione, dopo esser stato approvato viene inviato all’Ufficio del Registro delle Imprese ed è quindi disponibile. 11 Capitale sociale 10.000 € capitale minimo L'ammontare del capitale può essere determinato in misura inferiore a 10.000 €, pari almeno a 1 € Responsabilità dei soci Responsabilità limitata al conferimento Amministrazione Gli amministratori vengono nominati dai soci a tempo indeterminato o a tempo determinato Bilancio Pubblicato annualmente presso il registro delle imprese dopo l’approvazione dei soci 3.5 Società per azioni (S.p.A.) Le S.p.A. sono più strutturate. Il capitale sociale è maggiore e si ha di nuovo la responsabilità dei soci limitata al conferimento (a seconda della quota versata). Ci sono dei modelli di governo che hanno delle caratteristiche diverse a seconda delle necessità della società. Costo di gestione = con una ditta individuale, la gestione di questa forma giuridica avrà costi minori; la società di persone, avrà un costo maggiore, la S.r.l. maggiore e l’S.p.A. ancora maggiore, è quella che costa di più. Anche in questo caso, il bilancio è obbligatorio e ha un passaggio esterno. Capitale sociale 50.000 € capitale minimo suddiviso in azioni Responsabilità dei soci Responsabilità limitata al conferimento Amministrazione Esistono diversi sistemi di amministrazione e controllo ma in tutti i sistemi gli amministratori vengono nominati direttamente o indirettamente dai soci a tempo determinato Bilancio Pubblicato annualmente presso il registro delle imprese dopo l’approvazione dell’assemblea dei soci 3.6 Società mutualistiche Le cooperative sono società mutualistiche, generalmente non c’è un capitale previsto, per mitigare l’effetto del potere del capitale (nascono per rispondere a logiche soprattutto basate sull’uguaglianza dei soci, soprattutto in relazione al loro contributo effettivo; la responsabilità è limitata al conferimento nelle cooperative a responsabilità limitata e gli amministratori devono essere nominati dall’assemblea dei soci e devono essere a loro volta soci; quindi, ci sono molte analogie con le società di persone. Il capitale, dunque, non è l’elemento che guida il potere. Il bilancio anche qui viene pubblicato. Capitale sociale Variabile per favorire l’ingresso dei soci Responsabilità dei soci Responsabilità limitata al conferimento nelle cooperative a responsabilità limitata Amministrazione Gli amministratori devono essere nominati dall’assemblea dei soci e devono essere a lore volta soci Bilancio Pubblicato annualmente presso il registro delle imprese dopo l’approvazione dell’assemblea dei soci 3.7 Il caso Lavazza I risultati di Lavazza: Ricavi per 2,308 miliardi nel 2021 EBITDA (margine operativo lordo) pari a 312 milioni di euro Utile netto pari a 105 milioni euro Posizione finanziaria netta positiva per 283 milioni di euro Generazione di cassa operativa per 203 milioni di euro 12 Si è anche avuta una crescita importante del 16.9%. Ragionano anche sul tema della responsabilità → “Roadmap del Packaging Sostenibile”, che ha l’obiettivo di rendere l’intero portfolio packaging riutilizzabile, riciclabile o compostabile entro il 2025. Tale percorso è guidato dall’approccio Sustainable By Design di Lavazza, che mira a garantire l’utilizzo più responsabile ed efficiente possibile dei materiali secondo i principi dell’eco-progettazione. Inoltre, ha: +4.000 dipendenti in 5 continenti +140 paesi in cui distribuiscono il loro caffè 70% del fatturato del Gruppo generato fuori dall’Italia È, inoltre, una presenza globale. Governance = come è strutturata? Consiglio di amministrazione È una S.p.A., quindi un soggetto giuridico, ed è considerata un family business. Luigi Lavazza S.p.A. ha adottato un modello di amministrazione e controllo caratterizzato dalla presenza di un organo di gestione, il Consiglio di Amministrazione (centrale), e uno di controllo, il Collegio Sindacale. Il controllo contabile è esercitato da una società di revisione. Alla guida del Consiglio di Amministrazione c’è il Presidente Alberto Lavazza, affiancato dai Vicepresidenti Giuseppe e Marco Lavazza e dall’Amministratore Delegato, Antonio Baravalle (che non è un socio); dopodiché c’è una serie di consiglieri (Antonella Lavazza, Francesca Lavazza, Manuela Lavazza, Pietro Boroli, Enrico Cavatorta, Leonardo Ferragamo, Gabriele Galateri di Genola e Suniglia, Robert Kunze-Concewitz, Antonio Marcegaglia, Nunzio Pulvirenti, Roberto Spada). La responsabilità è graduata, l’amministratore esecutivo ha un livello di responsabilità maggiore di quello non esecutivo, che di fatto non ha compiuto attività. Per quel che riguarda il Top Management (non si trovano nel consiglio di amministrazione) si ritrovano diverse figure: Chief Executive Officer (CEO): Antonio Baravalle (collegamento tra consiglio di amministrazione e quello che è il direttore generale) Chief Financial & Corporate Officer: Enrico Cavatorta (bilancio) Chief Institutional Relations and Sustainability Officer: Mario Cerutti (relazione di sostenibilità) Chief Human Resources Officer: Enrico Contini (si occupa del personale) Chief Marketing Officer: Sergio Cravero (si occupa delle vendite) Chief Commercial Officer: Mauro Mantovani (si occupa delle attività commerciali) Chief Legal Officer – General Counsel: Simona Musso (si occupa degli aspetti legali della società) Chief Operations Officer: Eleuterio Quagliarini (si occupa della parte dei processi produttivi) Chief Quality & Procurement Officer: Gabriella Ruggieri (si occupa della qualità e degli acquisti) Chief R&D Officer: Fabio Scaltritti (si occupa della ricerca) Esiste anche un collegio sindacale, l’organo di controllo della società, formato da tre sindaci. 13 È rappresentata una struttura che fa capire il concetto di soggetto giuridico e soggetto economico. Se si parla di Luigi Lavazza S.p.A. si parla del soggetto giuridico che si trova a Torino; per fare tutte le sue attività, ha dovuto scegliere una struttura fatta da più soggetti giuridici. Si vede quindi la struttura societaria del gruppo, che rappresenta Lavazza. Il soggetto economico è formato da tutti i soggetti giuridici, cioè da tutte le società. C’è un soggetto giuridico “capogruppo”, da questa sola società ne derivano altre quattro, ma il soggetto economico rimane solo e soltanto uno. Questo fa capire come c’è una struttura, in questo caso del gruppo, che rappresenta il soggetto economico e c’è, invece, un’articolazione in tanti soggetti giuridici che compongono questa unicità. Ci sono due bilanci: bilancio consolidato del soggetto economico (Gruppo Lavazza) e bilancio d’esercizio del soggetto giuridico capogruppo (Luigi Lavazza S.p.A.). Il valore del soggetto economico in termini di fatturato e patrimonio netto si trova nel bilancio consolidato. 14 IV. Il governo di impresa Soggetto economico = colui che detiene il governo dell’impresa Il governo d’impresa può essere suddiviso fra diversi soggetti. Nelle imprese individuali, soggetto giuridico ed economico coincidono sempre e si identificano nella figura dell’imprenditore. Nelle società di persone, il soggetto giuridico e il soggetto economico coincidono sempre, perché un insieme di persone si aggregano, formano una società con questa forma giuridica (S.n.c., S.a.s. ecc.) e hanno autonomia patrimoniale imperfetta, cioè dei debiti della società rispondono direttamente i soci: qualora la società non fosse in grado di rimborsare questi debiti ai terzi, i soci intervengono con il patrimonio personale (i soci hanno personalità giuridica). Nelle società di capitali, il soggetto economico è costituito dai soci, mentre il soggetto giuridico è la società che ne detiene il comando. 4.1 Modelli di governo e assetti proprietari Le aziende si distinguono per la struttura della loro proprietà. I modelli di governo possono essere identificati considerando due variabili, che si caratterizzano per l’analisi della compagine societaria, cioè il numero dei soci che di fatto detengono il potere decisionale (soggetto economico): La composizione della compagine proprietaria: articolazione della proprietà che si lega al potere di influenza dell’azionista sull’impresa. La stabilità della compagine proprietaria: variabilità della compagine azionaria che si lega al grado con cui la proprietà si identifica con l’impresa. Per esempio, il soggetto x costituisce una società con il soggetto y e il soggetto z. Nell’analizzare la struttura della proprietà, si vede il numero dei soci (3) e la percentuale di denaro che ciascuno ha inserito nella società. Se le percentuali sono tutte del 33%, c’è un’eguale percentuale di apporto al capitale sociale = la società è perfettamente stabile (stesso potere decisionale). Nel caso in cui il soggetto x abbia l’80%, il soggetto y il 10% e il soggetto z il 10%, non c’è stabilità. Si possono identificare tre modelli di governo: 1. La public company 2. L’impresa consociativa 3. L’impresa padronale (n° soci) (percentuale delle quote all’interno del capitale sociale) Nella public company si avrà una bassa stabilità, a cui corrisponde una frammentata composizione = tanti soci con una percentuale di capitale investito bassa. Nell’impresa consociativa si avrà una media stabilità, a cui corrisponde una composizione articolata = numero di soci discreto con percentuali medie di capitale investito. Nell’impresa padronale si avrà un’alta stabilità, a cui corrisponde una composizione unitaria = numero di soci ridotto se non uno con percentuali elevate di quote (es. Lavazza) 15 4.1.1 Impresa padronale Il modello di impresa padronale si caratterizza da una stabile compagine azionaria e con uno o pochi azionisti di riferimento. Il modello padronale è quello maggiormente diffuso in Italia. La figura dell’imprenditore è centrale e presenta visione imprenditoriale e dedizione. A livello manageriale, ci potrebbe essere una debolezza nella capacità di gestire l’impresa: nelle società a impresa padronale il governo d’impresa coincide con una persona; se, però, questa persona non avesse maturato un’esperienza manageriale elevata e specializzata potrebbe aver difficoltà a gestire determinate situazioni, dovute magari al contesto di incertezza a cui le imprese tutti i giorni fanno riferimento e che devono opportunamente gestire. Pregi Difetti Orientamento al lungo periodo in Possibile debolezza finanziaria (a ottica di continuità dell’impresa causa della stabilità elevata) → elevato indebitamento finanziario La possibile coincidenza tra proprietà Possibile debolezza manageriale e direzione facilita decisioni rapide nell’attrarre figure professionali di alta qualità professionale 4.1.2 Public company È il modello di governo maggiormente diffuso nel mondo anglosassone e soprattutto negli USA, perché c’è un orientamento ai mercati finanziari che ha una certa storicità, soprattutto dopo la II guerra mondiale. Il modello della public company si caratterizza con una compagine societaria assai frammentata (numero molto elevato di azionisti); nessun azionista possiede una quota di rilievo → poca stabilità Pregi Difetti La natura di impresa “a capitale Disallineamento di interessi tra aperto” dà la possibilità di cogliere azionisti e management (gli azionisti tutte le opportunità di investimento vogliono guadagnare facendo crescere che risultano convenienti (la società si le azioni dell’azienda; i manager appoggia al mercato finanziario) devono governare) L’anonima platea degli azionisti ha Definizione di meccanismi di controllo necessità di affidare il governo e remunerazione che spingono il dell’impresa a manager competenti management ad agire nell’interesse dell’azionista, con possibili effetti distorsivi Stock option = danno il diritto di acquistare azioni di una società ad un determinato prezzo d'esercizio; rappresentano dei pacchetti azionari destinati ai manager, in questo modo però hanno anch’essi interesse nel far aumentare il valore del prezzo azionario, quindi prendono decisioni aziendali con un’ottica di breve termine (conseguire utili nel breve periodo per aumentare il prezzo delle azioni in borsa); è uno delle tante cause legate alla crisi finanziaria (distorsione nei meccanismi di governo delle public company). 4.1.3 Impresa consociativa È il modello di governo maggiormente diffuso in Giappone e in Germania. Dopo la caduta del muro, le banche e finanziatori esterni hanno supportato le società intervenendo non solo fornendo capitale di debito ma investendo il loro patrimonio e diventando soci della società. Il modello dell’impresa consociativa si caratterizza da una compagine proprietaria numerosa e articolata, senza posizioni dominanti di controllo, che però si mantiene stabile e consistente (nessuno detiene la maggioranza). Il capitale è diviso tra un numero limitato di stabili azionisti (“nocciolo duro”) che detiene una quota qualificata per lunghi periodi di tempo, ed un numero elevato di azionisti che opera sul mercato. 16 La composizione del nocciolo duro si caratterizza per i seguenti aspetti: Nessun azionista detiene quote tali da consentirgli di assumere una posizione dominante Le quote sono spesso detenute da banche, investitori istituzionali, e soggetti con forte interesse (di investimento) nei confronti dell’impresa Pregi Difetti Orientamento al lungo periodo in Possibile rallentamento nei processi ottica di continuità dell’impresa decisionali Il management è scelto dagli azionisti, Possibile eccessiva prudenza nelle che esercitano un controllo più impostazioni strategiche, con puntuale sul suo operato conseguente assenza di cambiamenti 4.2 Le strutture di governo 4.2.1 La corporate governance La governance è l’insieme dei principi, delle istituzioni, dei meccanismi che regolano l’esercizio del potere di governo di un’impresa (Airoldi G., Forestieri G., 1998). Le regole della corporate governance fanno riferimento sia alle leggi ed ai regolamenti dell’ordinamento giuridico del Paese nel quale l’impresa opera sia alle regole interne all’impresa stessa (solo società). Le società di capitali possono adottare una tra tre principali strutture di gestione e controllo aziendale (riforma del diritto societario 2003): Modello tradizionale Modello monistico Modello dualistico 4.2.2 Modello tradizionale Tipica struttura italiana, anche chiamato orizzontale. Si applica in assenza di diversa previsione statutaria. L’amministrazione è affidata ad un unico amministratore o da un consiglio di amministrazione (compito di amministrare la società). Il controllo sulla gestione è affidato al collegio sindacale (compito di controllare l’operato aziendale). Il controllo contabile è generalmente affidato ad un revisore o società di revisione. L’Assemblea dei soci nomina il Consiglio di Amministrazione e il collegio sindacale e approva il bilancio. 4.2.3 Modello dualistico Tipica struttura tedesca, francese, olandese, anche chiamato verticale. L’amministrazione è affidata al consiglio di gestione, nominato dal consiglio di sorveglianza. Il controllo della gestione è affidato al consiglio di sorveglianza che nomina e revoca il consiglio di gestione e approva il bilancio. Il controllo contabile è affidato ad un organo esterno (revisore o società di revisione). L’assemblea dei soci elegge il consiglio di sorveglianza (compito di controllare la gestione del consiglio di gestione che viene nominato a sua volta dal consiglio di sorveglianza); quindi, l’uno “controlla” l’altro (possibile conflitto di interessi). 17 4.2.4 Modello monistico Tipica struttura anglosassone. L’amministrazione viene affidata al consiglio di amministrazione che nomina al suo interno e revoca il comitato di controllo sulla gestione. Il controllo della gestione viene affidata dall’organo interno l’organo al consiglio di amministrazione, ossia il comitato per il controllo sulla gestione. Il controllo contabile deve, invece, essere affidato obbligatoriamente ad un organo esterno (revisore o società di revisione). Anche qui, potrebbe esserci un conflitto di interessi. 4.3 Analisi di alcuni casi aziendali 4.3.1 Qual è l’assetto proprietario di Brunello Cucinelli S.p.A.? Assetto proprietario Brunello Cucinelli È un’impresa padronale perché la S.p.A. maggioranza del capitale è detenuta 4,16% 9,48% direttamente da “Trust Brunello Cucinelli” (50,5%) e quindi può prendere decisioni in merito al governo societario. 36,31% 50,05% "Trust Brunello Cucinelli" Mercato FMR LLC Invesco LTD 4.3.2 Qual è il modello di governance rappresentato? Il modello di governance rappresentato è il modello monistico, perché il consiglio di amministrazione nomina al suo interno il comitato per il controllo della gestione. 18 V. L'evoluzione della responsabilità sociale d'impresa 5.1 Lo scopo di un’impresa “Produrre beni e servizi” e “soddisfare bisogni” sono legate a quanto viene enunciato dalla dottrina economico-aziendale. Considerazioni legate al “profitto” e al “guadagno”: - Bisogna però seguire l’etica = responsabilità sociale d’impresa - Profitto come strumento per far sì che l’impresa possa continuare la sua attività imprenditoriale - Profitto = differenza tra ricavi di vendita e costi di produzione (utile = deve essere in grado di remunerare tutti i fattori produttivi che hanno contribuito alla sua formazione → ottica di continuità d’impresa) Un’azienda esiste per creare profitto, ma non è l’unico fine; l’utile è strumentale e finalizzante all’azienda per continuare ad operare, ma nasce e opera per altre ragioni (produrre beni e servizi per soddisfare bisogni, colmare un’esigenza → es. Satispay = pagamento immediato). L’evoluzione della responsabilità d’impresa parte da un’economia capitalista, che considerava il profitto come unico e solo scopo aziendale. Avvenimenti storici che hanno portato a una ridefinizione dello scopo aziendale e della creazione di valore; si passa ad un’economia umanista. Se prima il valore era solo economico-finanziario, oggi se ne devono contemplare degli altri (ambientale, sociale, relazionale, intellettuale ecc.). L’impresa deve contribuire al benessere della società nella quale è inserita. Ad oggi alcune imprese operano ancora in un’ottica di economia capitalista. Esempio Amazon: Jeff Bezos investe 10 miliardi di dollari per la salvaguardia ambientale, grande impegno, ma si consideri che mensilmente Amazon genera 12 miliardi di profitti Paga poche tasse in Europa, perché non c’è una regolamentazione adeguata rispetto ai profitti generati da queste multinazionali Rapporto tra Amazon e i dipendenti: orari di lavoro estenuanti e vincoli e tempi da rispettare molto stretti Discorso del packaging 19 5.2 Le teorie d’impresa 5.2.1 Michael Jensen Michael Jensen = nel suo articolo accademico “Theory of the firm managerial behavior agency costs and ownership structure” espone e propone la teoria dell’impresa. Agency costs = teoria dell’agenzia, due principali soggetti che operano all’interno dell’azienda: Manager = prendono le decisioni aziendali in merito all’operato; vengono incaricati dagli azionisti con l’unico fine di conseguire un utile (massimizzare il profitto) Azionisti = proprietari della società I manager dovevano operare solo per garantire gli interessi degli azionisti: massimizzare il profitto, conseguendo obiettivi di breve termine (che portano a maggiori ricavi rispetto ai costi), e questo maggiore profitto aumenta il prezzo delle azioni in borsa, che permette agli azionisti di conseguire un maggiore dividendo, una maggiore remunerazione per il capitale investito nella società dagli azionisti. Meccanismo che allinea gli interessi di manager e azionisti = ai manager è data la possibilità di acquistare delle azioni con le stock option e con i piani di stock buyback. Quindi, anche i manager sono propensi a conseguire utili nel breve termine, perché vedevano anch’essi remunerati i propri interessi. Di fatto, questo meccanismo si è distrutto con la crisi finanziaria del 2007/2008. 5.2.2 Milton Friedman Milton Friedman = ha scritto “The social responsibility of business is to increase its profits”: “Solo le persone hanno responsabilità. Una società è una persona artificiale e, in questo senso, potrebbe avere una responsabilità artificiale, ma il “business” nel suo complesso, non può avere responsabilità, anche nel suo senso più ampio.” Un’impresa, quindi, secondo questa teoria, non ha responsabilità nei confronti di terzi, perché è una persona artificiale: un’impresa deve solo massimizzare il profitto senza curarsi della responsabilità delle proprie azioni, proprio perché non ha responsabilità. La società ha personalità giuridica: titolare di diritti e obblighi, ma è sempre una forma di impresa collettiva costituita da persone, che volontariamente hanno deciso di avviare questa attività imprenditoriale. Quindi, tutte le società quotate in borsa hanno massimizzato il profitto, credendo di non avere nessuna responsabilità per questa esasperazione di profitto, concetto totalmente errato. “C’è una ed una sola responsabilità sociale del business, ed è quella di utilizzare le risorse e avviare attività che incrementino il profitto rispettando le regole del gioco, che consistono nell’entrare in una competizione libera e gratis senza inganni o frode.” Non esiste solo un’unica responsabilità sociale. La società capitalista ha in seguito capito di dover cambiare, grazie a degli avvenimenti, legati alla crisi finanziaria del 2007/2008 e a scandali finanziari di società che venivano considerate virtuose. Esempio: Enron, aveva saputo far crescere il valore azionario in un orizzonte temporale alquanto limitato, Harvard proponeva questo caso studio agli studenti. Ben presto, si è capito che i manager avevano manomesso delle voci del bilancio significative, tant’è che nel giro di un giorno Enron ha visto cadere il prezzo delle azioni in borsa che sono passate a valere 0,37. Esempio: Volkswagen, che per dichiarare delle emissioni CO2 più basse ha manomesso intenzionalmente dei meccanismi. In questi comportamenti aziendali, il business, con una concezione egoistica e individualistica, era al centro. 5.2.3 La teoria attuale C’è stato quindi un ripensamento, partito da un ripensamento in termini di governance (insieme delle regole a cui deve sottostare chi prende le decisioni aziendali): US: Sarbanes-Oxley Act (2002) migliorare la corporate governance e garantire la trasparenza delle scritture contabili Italia: Riforma del Diritto Societario (2003), Legge sul Risparmio (2005), Codice di Autodisciplina (2006) Lo Stato è quindi intervenuto per dare delle norme che regolano e disciplinano nel dettaglio degli aspetti che prima non erano considerati. 20 Focus su: Sistema di controlli integrato nell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile della società Gestione dei rischi, intesa come identificazione, valutazione e monitoraggio rispetto alla funzione di controllo interno (rischi operativi, di mercato, geopolitici ecc. che prima non venivano presi in considerazione) → si predispongono diversi comitati all’interno del consiglio di amministrazione 5.2.4 La creazione di valore per gli stakeholder 1984, "Strategic Management: A Stakeholder Approach" Robert Freeman, teoria degli stakeholder = portatori di interesse nei confronti dell’azienda. Si è affermata dopo gli scandali finanziari e dopo la crisi del 2007/2008. Questa teoria enuncia che l’impresa esiste per creare valore per gli stakeholder, e quindi per i dipendenti, per la comunità, per i clienti e i fornitori, per altri finanziatori (banche, istituti di credito ecc.), per gli azionisti (shareholder), per i consumatori. La natura del business consiste nel creare valore: Assicurandosi che i prodotti e servizi offerti servano esattamente per quanto si dice che servano (qualità e servizio del consumatore) Attivando relazioni con i fornitori che vogliono che tu cresca (relazioni con i fornitori) Con dipendenti che si sentono coinvolti e appagati dal loro lavoro (valorizzazione dei dipendenti) Essendo un buon cittadino all’interno della comunità (effetti positivi della comunità) Fissando obiettivi che nel medio-lungo termine (e se possibile anche nel breve termine) rappresentino gli interessi della società (remunerazione agli azionisti) La stakeholder theory è nata per ridefinire tre problemi: Il problema della creazione di valore e della negoziazione = si concepiva solo una relazione legata a una transazione di negoziazione; bisogna mantenere delle relazioni umane nel tempo Il problema dell’etica del capitalismo Il problema di una visione manageriale che metta insieme etica e business per decisioni responsabili. La stakeholder theory si basa su quattro idee principali: 1. La falsa credenza della separazione dell’etica dal business. L’accostamento dell’etica al business è legato alle decisioni manageriali e alla considerazione delle connesse implicazioni etiche. L’etica d’impresa consiste nel prendere decisioni consapevoli e porre in essere azioni responsabili (è necessario ci siano delle persone con una leadership responsabile che prendano in considerazione le relazioni con gli stakeholder e le conseguenze delle proprie azioni aziendali) 21 2. Le domande aperte: Se la decisione è presa, per chi l’impresa crea e distrugge valore? Chi è danneggiato e/o chi beneficia questa decisione? Quali diritti sono stati promossi e quali valori sono stati realizzati da questa decisione? E quali no? E di chi? 3. La tesi dell’integrazione: Business ed etica Scopo e profitto Società e mercati finanziari Umanità ed economia 4. Il principio di responsabilità: ruoli istituzionali, relazioni interdipendenti tra i vari stakeholder che talvolta hanno interessi divergenti e contrastanti. Estratto Stout per dare evidenzia che il profitto è strumentale, esempio legato alla pesca con la dinamite: “Immaginate cosa si potrebbe trovare se si fa un test empirico del metodo migliore per catturare i pesci. A prima vista, un approccio ragionevole potrebbe essere quello di fare un'analisi statistica di tutti i singoli pescatori che pescano in un determinato lago e confrontare le loro tecniche con la quantità di pesce che catturano. Si potrebbe scoprire che i pescatori che usano i vermi come esca ottengono più pesce rispetto a quelli che usano pesciolini e concludono la pesca con i vermi è più efficiente. Ma cosa succede se alcuni pescatori iniziano a usare la dinamite nel lago e semplicemente raccolgono tutti i pesci morti che galleggiano in superficie dopo un'esplosione? La tua analisi statistica mostrerebbe che gli individui che pescano con dinamite catturano molto più pesce di quelli che usano vermi o pesciolini e anche che i pescatori che passano da ganci esca a dinamite vedono un miglioramento drammatico iniziale nella loro "performance" di pesca. Ma come dimostrano molti casi reali, le comunità che pescano con dinamite in genere vedono un declino a lungo termine delle dimensioni del bottino medio e, infine, un crollo totale della popolazione ittiche. La pesca con dinamite è una buona strategia per un singolo pescatore, per un po’. Ma a lungo termine, è molto negativo per il pesce e per i pescatori collettivamente. La pesca con la dinamite pone il classico conflitto tra l'avidità individuale e il benessere di gruppo che gli economisti chiamano la "Tragedia dei Beni Comuni”. Sintetizzazione tra il modello capitalista e umanista 5.3 Ripasso dei concetti 1. Congrua remunerazione dei fattori produttivi = modalità di condivisione della ricchezza creata tra diversi “stakeholder”, cioè portatori di interesse (non solo gli azionisti). 2. Natura economica finalizzata dell’azienda = l’azienda soddisfa bisogni economici con l’impiego di risorse limitate. 3. Le aziende di produzione svolgono un’attività di produzione di beni: falsa. 4. L’azienda è un sistema aperto perché è influenzata da vincoli e opportunità dell’ambiente esterno. 5. Scopo di un’impresa = creare valore per i diversi portatori di interesse. 22 VI. Il paradigma della sostenibilità d'impresa 6.1 La sostenibilità Concetti legati alla sostenibilità: - Considerazioni ambiente (rispetto ambiente, prodotti eco-sostenibili) - Sviluppo sostenibile - Eco-sostenibilità - Business responsabile - Sostenibilità aziendale - Continuità nel tempo dell’impresa - Non sfruttamento dei lavoratori La sostenibilità ambientale fa riferimento a tre dimensioni principali: Environmental, social and corporate governance (ESG). Environmental: dimensione ambientale fisico-naturale Cambiamento climatico Biodiversità Risorse naturali (energia, acqua ecc.) Inquinamento dell’acqua, dell’aria ecc. Gestione dei rifiuti Produzione e consumo sostenibile Social: dimensione sociale relazionale Parità di genere Diritti umani e inclusione Responsabilità di prodotto 23 Controllo della catena di fornitura Valorizzazione del capitale umano Salute e benessere fisico e mentale Attenzione alla comunità locale Rapporti con gli stakeholders Corporate governance: dimensione degli aspetti di governance Corporate governance (presenza di consiglieri indipendenti, politiche sulla parità di genere ed etnica, remunerazione) nella composizione dei consigli di amministrazione Coinvolgimento degli stakeholders Scopo e qualità della gestione Anticorruzione Si richiede alle imprese di predisporre una strategia sostenibile in cui gli obiettivi ambientali, sociali e di governance (ESG) vadano di pari passo con gli obiettivi finanziari (Cantino, Devalle, Fiandrino, 2021). La sostenibilità aziendale è “la strategia di sviluppo aziendale che passa attraverso un approccio integrato di gestione dei rischi e delle performance, con l’obiettivo di creare valore per l’insieme degli stakeholder, per il territorio, per la comunità sociale e per l’azienda in sé, sempre nella prospettiva di un equilibrio economico durevole” (Marchi, 2021) → continuità aziendale È fondamentale avere, quindi, un approccio sistemico: obiettivi ESG e obiettivi finanziari devono essere interconnessi e interdipendenti, cioè devono essere impostati insieme nella strategia = vera sostenibilità aziendale 6.2 La responsabilità sociale d’impresa (CSR) CSR = Corporate Social Responsibility: adesso si parla più di ESG, perché Robert Freeman e Ramakrishna Velamuri (2007) hanno identificato due limiti originari nella CSR, divisa in residuale e integrata: 1. Ogni azienda accanto alla gestione dell’attività di impresa ordinaria, si occupava solo di qualche problematica sociale e ambientale → Tutte le decisioni aziendali, strategiche, organizzative, operative, devono essere assunte in modo integrato e sistemico (la sostenibilità è trasversale rispetto a tutte le funzioni aziendali) 2. La CSR è stata elaborata con particolare focus al “corporate” (società grandi), anziché “company”. → A prescindere dalla dimensione, bisogna adottare una visione unificata delle esigenze economiche, sociali e ambientali. 6.2.1 Gli stadi e le ere della CSR Il prof. Wayne Visser ha elaborato un percorso evolutivo della sostenibilità. 1. The Age of Greed → defensive CSR = “età dell’avidità” ci sono state delle imprese che hanno applicato un approccio di responsabilità d’impresa difensivo, cioè non hanno applicato politiche di CSR perché erano legate alla massimizzazione del profitto. Le politiche di CSR venivano applicate in rari casi ed erano principalmente residuali e attività sporadiche. 2. The Age of Philanthropy → charitable CSR = “età della filantropia” a cui corrispondono politiche di responsabilità sociale d’impresa filantropica, cioè le politiche di CSR venivano intese principalmente come sponsorizzazioni o attività caritatevoli (si supportavano progetti legati a paesi in via di sviluppo). CSR 1.0 Anche queste attività venivano considerate residuali rispetto all’ordinaria attività d’impresa. 3. The Age of Marketing → promotional CSR = “età del marketing” a cui si associano attività di CSR promozionali, cioè politiche di CSR orientate principalmente alla reputazione d’impresa e a promuovere i prodotti attraverso attività di marketing, comunicazione e pubblicità. Quindi, in quest’età le politiche di CSR sono strumentali per aumentare la reputazione aziendale. 4. The Age of Management → strategic CSR = “età della gestione” in cui si ha un passaggio evolutivo, le politiche di CSR sono considerate strategiche; quindi, si considerano politiche ambientali e sociali all’interno della gestione d’impresa. Si passa da una visione che accostava le politiche di CSR all’ordinaria gestione d’impresa verso una concezione delle politiche di CSR all’interno dell’ordinaria gestione d’impresa 24 5. The Age of Responsibility → transformative CSR = “età della responsabilità” con una CSR trasformativa, ci si accorge che le risorse sono limitate, che l’impronta dell’uomo è considerevole, pertanto si avviano attività di CSR trasformative che mirano ad avviare ad accostare la sostenibilità aziendale all’innovazione → economia circolare = attività che permette di riutilizzare degli scarti di CSR 2.0 produzione che una volta erano considerati rifiuto e che adesso rappresentano una nuova materia prima, un nuovo semilavorato; tutte le politiche di economia circolare possono essere ricomprese nelle attività di CSR trasformative, perché si accostano aspetti di sostenibilità (legati all’ambiente, al sociale ecc.) ad innovazioni Non è detto che tutte le imprese passino da un’età dell’avidità a un’età della responsabilità, come non è detto che tutte le imprese siano in un’età della responsabilità, del marketing, dell’avidità ecc. Questo è un framework utile che permette di capire le politiche di sostenibilità avviate dalle imprese. Esempio: Amazon non può classificarsi nell’età della responsabilità, ma più probabilmente in un’età del marketing o in un’età del management. Jeff Bezos nel 2019 ha siglato la “Roundtable of Business”, uno statement in cui i CEO di grandi multinazionali americane (Apple, Meta ecc.) si impegnano a ridefinire lo scopo aziendale. Quindi, di fatto Amazon cerca di riportare i propri impegni legati all’ambiente, ma rispetto ai guadagni l’impegno dichiarato è un’infima parte di tutto quello che in realtà potrebbe fare. Esempio: Zara o H&M possono essere in un’età del marketing (finalizzata all’aumento della reputazione aziendale); promuovono diverse campagne “green” di prodotti eco-sostenibili, è doveroso riconoscere che però spesso molti prodotti di ecosostenibilità non hanno nulla (es. un pantalone chiaro ha bisogno di diversi lavaggi per diventare così, perché in natura il jeans è scuro). Esempio: Lavazza è collocata nell’età del management perché opera nel settore del caffè rispettando tutta la filiera produttiva e considerando gli obiettivi ambientali (si preoccupa che vengano avviate delle attività di agricoltura sostenibili), sociali (si preoccupa di coloro che operano nelle piantagioni del caffè), economico-finanziari, di governance (si preoccupa di tutta la filiera produttiva e quindi di tutta la catena di fornitura) all’interno della gestione d’impresa. Esempio: startup che recupera i fondi di caffè si può collocare nell’età della responsabilità (progetto di economia circolare), il business è intrinsecamente sostenibile, perché si avvia un’attività imprenditoriale sostenibile di per sé. Sicuramente non è sostenibile a livello di innovazione un’azienda che opera nel settore petrolifero, a meno che non decida di riconvertire il business con attività e energie rinnovabili. Ci sono molte sfaccettature per classificare un’impresa in un’età piuttosto che in un’altra ed è necessario considerare diverse fonti informative (sito aziendale, report di sostenibilità, bilancio d’esercizio ecc.). Bisogna quindi diffidare dalle sole campagne pubblicitarie, perché possono essere vere ma possono anche mascherare una politica di green washing (= politiche legate ad aumentare la reputazione aziendale senza avere una sostenibilità che è intrinseca al core business d’impresa). 25 6.2.2 CSR residuale La CSR viene definita come “restituzione alla società (una volta che i profitti sono conseguiti)” = l’impresa ha un obbligo morale di occuparsi delle questioni sociali solo dopo aver compiuto l’ordinaria attività d’impresa Focus sugli azionisti, e poi in via residuale sulle comunità e sugli altri Il focus economico è quello di redistribuire il profitto dopo la sua massimizzazione Il modello di business si basa sulle risposte alle richieste della società (relazioni considerate come transazioni, basate esclusivamente su un rapporto di negoziazione) Il processo di CSR si basa su comunicazione e pubbliche relazioni (approvazione di campagne pubblicitarie) L’attività di CSR si basa esclusivamente su progetti di filantropia e sponsorizzazioni 6.2.3 CSR integrata La CSR viene definita come “l’integrazione di economici, etici, sociali e ambientali criteri nel processo decisionale” Focus su tutti gli stakeholders Il focus economico è quello di creare valore per tutti gli stakeholders Il modello di business si basa sulla costruzione e il mantenimento di partnerships con gli stakeholders (co-creazione del valore) Il processo di CSR si basa sul coinvolgimento degli stakeholders L’attività di CSR si basa sull’integrazione tra informazioni non-finanziarie e finanziarie nella reportistica sin dall’inizio 6.3 L’integrazione della sostenibilità aziendale all’interno della gestione d’impresa Evoluzione della responsabilità d’impresa verso un approccio legato all’integrazione. É necessario definire la strategia di business includendo obiettivi economico-finanziari, sociali, ambientali, intellettuali ed innovazione, considerando le seguenti domande (basate sullo scopo dell’impresa): Come le aziende considerano gli SDGs, relative minacce e opportunità? Come le aziende selezionano specifici SDGs come parte integrante della loro strategia? → approccio legato all’integrated thinking Come le aziende si organizzano internamente? (riorganizzazione e ridefinizione interna) → approccio legato al coinvolgimento degli stakeholder Come le aziende dovrebbero organizzarsi all’esterno instaurando partnerships? Se si analizzano diversi siti aziendali, emerge subito qual è lo scopo dell’impresa. Esempio: Amplifon, il CSR manager ha affermato che cercano di soddisfare un bisogno sociale e che il loro business ha intrinsecamente dei principi di responsabilità. Esempio: Eni soddisfa un bisogno ma In modo non sostenibile (risorse non rinnovabili, inquinamento ecc.), ma bisogna valutare il suo approccio responsabile nel contesto: mission = impegno a garantire la neutralità carbonica al 2050 e progetti legati a energie rinnovabili (ridefinizione e transizione modello del business). 6.3.1 L’approccio legato all’integrated thinking L’integrated thinking consiste in un’attenta considerazione delle relazioni fra le varie unità operative e funzionali di un'organizzazione e i capitali che utilizza e influenza (simultaneamente). L’integrated thinking fa riferimento ad un inclusivo processo di decision-making, di management e reporting basato sulla connettività e le interdipendenze tra i fattori che influenzano l’abilità dell’azienda di creare valore nel tempo (CIMA). L’integrated thinking si concretizza in un processo integrato che esamina congiuntamente la strategia di business, la governance aziendale, la valutazione e gestione dei rischi, le performance raggiunge e prospettiche (visione sistemica). L’obiettivo è quello di creare valore nel breve e nel medio lungo termine. 26 6.3.2 L’approccio legato al coinvolgimento degli stakeholder Comprende “tutte quelle attività che vengono intraprese per creare opportunità di dialogo tra un’organizzazione e una o più dei suoi stakeholder con l’obiettivo di fornire una base informata per le decisioni dell’organizzazione” (O’Riordan e Fairbrass, 2014). Robert Freeman e Johanna Kujala hanno delineato le seguenti fasi operative del processo partecipativo di stakeholder engagement: 1. Analisi delle relazioni con gli stakeholder 2. Comunicazione con le parti interessate (approccio comunicativo e bidirezionale) 3. Apprendimento con e dagli stakeholder 4. Coinvolgimento integrato degli stakeholder con l’attuazione di un processo decisionale congiunto (rafforza la co-creazione di valore) Esempio: Novamont, azienda chimica, produce una bioplastica biodegradabile e compostabile “Mater-Bi” venduta in granuli; una delle innovazioni di Novamont sono le capsule di caffè biodegradabili per Lavazza, usate poi come concime dalla cooperativa Giardinone (economia circolare = riutilizzo di scarti, “upcycling”). 6.4 Gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile (SDGs) SDGs = Sustainable Development Goals, “obiettivi di sviluppo sostenibile” (Agenda 2030), 17 obiettivi interconnessi, definiti dall'Organizzazione delle Nazioni Unite come strategia "per ottenere un futuro migliore e più sostenibile per tutti" entro il 2030. Lo sviluppo sostenibile è “lo sviluppo che è in grado di soddisfare i bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri” (definizione del Rapporto Brundtland del 1987, in cui, per la prima volta, venne introdotto il concetto di sviluppo sostenibile). “La sostenibilità richiede una considerazione dei bisogni e del benessere umani tale da comprendere variabili non economiche come l'istruzione e la salute, valide di per sé, l'acqua e l'aria pulite e la protezione delle bellezze naturali”. “… Nella pianificazione e nei processi decisionali di governi e industrie devono essere inserite considerazioni relative a risorse e ambiente…”. “La protezione ambientale e lo sviluppo sostenibile devono diventare parte integrante dei mandati di tutti gli enti governativi, organizzazioni internazionali e grandi istituzioni del settore privato; a essi va attribuita la responsabilità di garantire che le loro politiche, programmi e bilanci favoriscano e sostengano attività economicamente ed ecologicamente accettabili a breve e a lungo termine…” 27 “Nel lungo termine, la crescita economica, la coesione sociale e la tutela ambientale devono andare di pari passo”. (Commissione per il Consiglio europeo di Göteborg, 2001). Persone = eliminare fame e povertà in tutte le forme, garantire dignità e uguaglianza Prosperità = garantire vite prospere e piene in armonia con la natura Pace = promuovere società pacifiche, giuste e inclusive Partnership = implementare l’Agenda attraverso solide partnership Pianeta = proteggere le risorse naturali e il clima del pianeta per le generazioni future Grafico sul concetto di sviluppo sostenibile: Ambiente Società Impresa Prima dell’Agenda 2030, c’erano i Millennium Development Goals “obiettivi di sviluppo del millennio”, erano 8 obiettivi finalizzati essenzialmente allo sviluppo delle economie non sviluppate. Sono molto criticati gli obiettivi dell’Agenda 2030 (per esempio, per il costo, perché sono considerati utopici, tempo troppo limitato ecc.). C’è bisogno della partecipazione e di uno sforzo congiunto di istituzioni, enti organizzativi che operano a livello internazionale e imprese. È fondamentale riconoscere l’esigenza di perseguire gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile. Obiettivi più sviluppati: 8, 12 e 13. Aspetti fondamentali: Inclusività Interconnessione Gli obiettivi sono tra di loro molto interconnessi. Agire su un obiettivo ha delle conseguenze (positive o negative) su altri obiettivi. Per ciascun obiettivo, ci sono dei sotto target (169 totali). Criticità principali: Obiettivi e traguardi troppo ambiziosi per il 2030 Fattibilità dell’implementazione, parzialmente dovuta a carenza di dati e carenza di priorità e risorse Diverse realtà aziendali (soprattutto piccole e medie imprese) non hanno ancora predisposto un approccio sistemico della sostenibilità. È doveroso però riconoscere che questi argomenti sono di estrema importanza per il nostro futuro. 28 VII. Il bilancio di sostenibilità e informativa non finanziaria 7.1 Evoluzione normativa Non tutte le società sono obbligate a presentare un bilancio di sostenibilità. Prima del 2014 era presentato in forma volontaria. La Direttiva 2014/95/UE relativa alla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario e di informazioni sulla diversità è in vigore dal 5 dicembre 2014 a seguito di un iter normativo europeo che ha progressivamente promosso la rendicontazione delle politiche di responsabilità sociale. Obiettivo → migliorare la trasparenza delle informazioni sociali e ambientali in merito alle politiche di responsabilità sociale promosse dalle imprese negli Stati membri dell’UE. A livello italiano, il recepimento della Direttiva è avvenuto con il Decreto Legislativo 254/2016, entrato in vigore il 1° gennaio 2017. Le società obbligate hanno presentato il primo bilancio di sostenibilità nel 2018 per l’esercizio amministrativo del 2017. Soggetti obbligati: enti di interesse pubblico (art.16 c.1, D.lgs. 27/01/2010, n.3) che durante l’esercizio abbiano avuto, in media, un numero di dipendenti superiore a 500 e, alla data di chiusura del bilancio, abbiano superato almeno uno dei seguenti limiti dimensionali: Uno stato patrimoniale superiore a €20 mln oppure Ricavi netti delle vendite e delle prestazioni superiori a €40 mln Nel bilancio di sostenibilità devono essere presentate le seguenti informazioni: Il 21 aprile 2021 la Commissione ha adottato una Proposta di Direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale (Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD), modificando dunque gli obblighi di rendicontazione esistenti della Direttiva 2014/95/UE relativa alla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario e di informazioni sulla diversità. Si dà valenza propria e indipendente agli aspetti di sostenibilità (Sustainability Reporting che ha la stessa valenza del Financial Reporting) 7.2 Come leggere un bilancio Esempio: bilancio di sostenibilità di Eni Generalmente un bilancio di sostenibilità introduce un messaggio (da parte del CEO o Sustainability Manager) a tutti gli stakeholder; dopodiché si descrive il modello di business e si passa alla definizione della strategia. Successivamente c’è una parte legata alla governance e la sostenibilità: come viene organizzata e gestita la sostenibilità a livello di struttura (struttura organizzativa e team di sostenibilità). Dopodiché si passa alla descrizione dei progetti, all’analisi dei temi materiali (ESG) che si intendono perseguire e poi tutte le attività di stakeholder engagement. Infine, una connessione con i modelli che gestiscono i rischi (modello di risk management integrate) e una connessione con l’innovazione e digitalizzazione. E poi ovviamente tutti i target e i risultati raggiunti in un anno. SDGs che intende perseguire 29 VIII. Sostenibilità e impatto sul territorio (Eugenio in Via Di Gioia) Gli Eugenio in Via Di Gioia sono un gruppo musicale italiano, formatosi a Torino nel 2012. Comunicazione e creatività per arrivare all’obiettivo, che è la risorsa economica per potersi pagare il disco. Interconnessione tra tutte le proprie capacità e competenze per raggiungere uno scopo anche molto diverso (unione del design e della musica). “Se guardi dove non puoi andare perderai le ricchezze che calpesti”. È importante essere capaci di gestire la multimedialità quando si ha un progetto imprenditoriale (in questo caso fare musica), perché apre la strada a molte più opportunità. Lavorare in un’azienda vuol dire mettere in campo tutte le proprie capacità non solo quelle legate al percorso di studi. Nella generazione di oggi manca l’input di scendere in profondità nella conoscenza, cioè imparare verticalmente. Crescita graduale fondamentale. È molto importante il contesto ambientale, non tutti i percorsi sono uguali. Per avviare un’attività imprenditoriale si distinguono quattro fasi: 1. Fase creativa: l’idea (canzone Terra) 2. Fase progettuale: importanza di lavorare in gruppo e confrontarsi, operazione collettiva → in piazza San Carlo dedica d’amore al pianeta 3. Fase performativa: raggiungimento del risultato, l’avvenimento (realizzazione scritta “Ti amo ancora” in piazza San Carlo; aiuto dei fans con i social) 4. Fase informativa e comunicativa 30 IX. Analisi dell'azienda per funzioni e processi 9.1 Le funzioni aziendali Funzione aziendale = insieme di operazioni che hanno un contenuto omogeneo da un punto di vista tecnico ed economico, quindi facilitano l’identificazione chiara dei compiti da svolgere. L’approccio per funzioni è efficacie sotto il profilo gestionale, organizzativo e informativo: più in dettaglio, sotto il profilo della gestione l’approccio per funzioni permette di identificare chiaramente quali sono le operazioni da svolgere e come svolgerle; sotto il profilo dell’organizzazione, si identificano le persone che dovranno svolgere quelle determinate operazioni e come queste persone si dovranno coordinare tra di loro; sotto il profilo informativo l’approccio per funzioni permette di identificare le tipologie di informazioni necessarie per l’operazione, per cui si identifica il flusso informativo. Le aree funzionali caratteristiche o operative: si focalizzazione principalmente sul core business Le aree funzionali integrative o di gestione delle risorse: si occupano di gestire i fattori produttivi, accessori al core business Le aree funzionali di pianificazione e informazione Tutte le funzioni aziendali caratteristiche, integrative, di pianificazione e di informazione sono caratterizzate da interdipendenza reciproca, cioè si influenzano vicendevolmente. Obiettivo di co-finalizzazione (= raggiungimento degli obiettivi aziendali) della gestione dell’impresa in termini di produzione del reddito. 9.1.1 Le aree funzionali caratteristiche La funzione marketing: analizza i bisogni dei consumatori e i mercati di sbocco per definire “la produzione economicamente vendibile” e influenza anche le scelte dei consumatori con campagne pubblicitarie. La funzione produzione e logistica: si occupa dell’attività produttiva, dell’approvvigionamento dei fattori produttivi, della gestione delle scorte di magazzino e movimentazione della merce. La funzione innovazione (ricerca e sviluppo): effettua attività di ricerca e di sviluppo sul piano operativo di nuovi prodotti e processi e rappresenta il “trait d’union” tra il marketing e la produzione e logistica; cerca anche di individuare dei miglioramenti sui prodotti e i processi esistenti. 9.1.2 Le aree funzionali integrative Le aree funzionali integrative si occupano di gestire l’adeguata disponibilità del fattore produttivo “capitale” e del fattore produttivo “lavoro” (risorse umane); sono funzioni strumentali e di supporto alle funzioni caratteristiche. La funzione finanza: si occupa dell’acquisizione di capitale attraverso le fonti di finanziamento interne ed esterne nonché dell’impiego di capitale attraverso la gestione degli investimenti aziendali; deve assicurare l’equilibrio tra le entrate e le uscite monetarie e perseguire un’adeguata e equilibrata struttura finanziaria. La funzione organizzazione e gestione del personale: si occupa dell’acquisizione, della gestione, dell’organizzazione e della valorizzazione dei rapporti con le risorse umane. 31 9.1.3 Le aree funzionali di pianificazione e informazione Le aree funzionali di pianificazione e informazione si distinguono per l’impronta “direzionale” p

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