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Il mondo contemporaneo Sabbatucci Vidotto Ed. 2019 Storia Contemporanea Università degli Studi di Parma (UNIPR) 83 pag. Document shared on https://www.docsity...

Il mondo contemporaneo Sabbatucci Vidotto Ed. 2019 Storia Contemporanea Università degli Studi di Parma (UNIPR) 83 pag. Document shared on https://www.docsity.com/it/il-mondo-contemporaneo-sabbatucci-vidotto-ed-2019/5330315/ Downloaded by: giulia-costantini-15 ([email protected]) 45 nazionalismo e sul forte sostegno pubblico della produzione, ma anche sulla concessione di riforme sociali ai lavoratori. Questo tipo di regime, chiamato populismo, fu da modello per le politiche latino-americane come per Peron in Argentina, che però lo espresse in una forma più demagogica e radicale, il peronismo, durante e dopo la seconda guerra mondiale. 17. La seconda guerra mondiale 17.1. Le origini e lo scoppio della guerra Mentre nel marzo del 1939 Hitler dava vita al protettorato di Boemia e Moravia, annettendoli al Reich, la Gran Bretagna e la Francia illuse nella conferenza di Monaco, cominciarono una diplomazia offensiva volta a contenere l’aggressività dell’Asse. Gli anglo-francesi con i paesi minacciati militarmente dalla Germania strinsero alleanze difensive, e in particolar modo con la Polonia, dato che il Fuhrer intendeva ottenere Danzica e il corridoio che collegava la città alla Polonia. Intanto, Mussolini contrappose alle iniziative di Hitler l’occupazione del Regno di Albania nel marzo 1939, e a seguito delle pressanti richieste tedesche, l’Asse Roma-Berlino si trasformò in un vero e proprio patto militare, il patto d’acciaio, che impegnava una delle due parti a entrare in guerra a fianco dell’altra se questa avesse aggredito o fosse stata attaccata da un altro paese. La principale incognita fu però l’Urss, che non arrivò ad un compromesso con le forze franco-britanniche per reciproche diffidenze e per il diniego di consentire all’Armata rossa di varcare il territorio della Polonia. Il 23 agosto 1939 i ministri degli Esteri Molotov, sovietico, e Ribbentrop, tedesco, firmarono a Mosca un patto di non aggressione tra i due paesi. L’annuncio dell’accordo fu un vero e proprio colpo di scena diplomatico, perché due regimi diametralmente opposti rinunciavano a farsi la guerra, perché acciecati dalle ricompense territoriali dell’allegato protocollo segreto che stabiliva la spartizione della Polonia, e un riconoscimento delle aspirazioni sovietiche sugli Stati baltici e sulla Romania. Il 1° settembre 1939, le truppe tedesche attaccarono la Polonia. Il 3 settembre Gran Bretagna e Francia dichiararono guerra alla Germania, mentre l’Italia il giorno stesso dichiarò la non belligeranza vista l’inferiorità militare. Cominciava così la seconda guerra mondiale, che rispetto al primo conflitto mondiale vedeva uno scontro ideologico, la mobilitazione dei cittadini anche senza uniforme, nuove tecniche di guerra e armi, e disastrose conseguenze per la popolazione civile. 17.2. L’attacco alla Polonia Le prime settimane di guerra furono sufficienti alla Germania per sbarazzarsi della Polonia, attraverso una serie di micidiali bombardamenti e l’impiego dei carrarmati, che consentirono una possibile guerra di movimento. Fu esattamente quanto accadde nella campagna di Polonia, intanto, l’Urss si impadroniva delle Repubbliche Baltiche secondo il protocollo segreto del patto Molotov-Ribbentrop. All’inizio di ottobre la Repubblica polacca cessava di esistere, perché spartita a oriente con i sovietici, dato che nonostante l’alleanza militare gli alleati occidentali non fornirono un aiuto concreto rimanendo sulla difensiva. Mentre sul fronte occidentale tutto taceva, nell’Europa del Nord vi fu l’intervento dell’Urss contro la Finlandia che non aveva rispettato le rettifiche confinarie. Nel marzo 1940 la Finlandia dovette cedere la resistenza accettando le richieste sovietiche, ma conservando la sua indipendenza. La Germania colse tutti di sorpresa quando nell’aprile del ’40 conquistò la Danimarca, che si arrese subito, e la Norvegia, che dopo una buona resistenza non seppe sconfiggere i nazisti. Hitler controllava nella primavera del ’40 buona parte dell’Europa centro-settentrionale. Document shared on https://www.docsity.com/it/il-mondo-contemporaneo-sabbatucci-vidotto-ed-2019/5330315/ Downloaded by: giulia-costantini-15 ([email protected]) 46 17.3. La disfatta della Francia e la resistenza della Gran Bretagna L’attacco tedesco alla Francia ebbe inizio il 10 maggio 1940. L’esercito francese nonostante disponesse di una forte aviazione e di forze corazzate, subì la sconfitta a causa degli errori ai comandi, perché ancora fiduciosi dell’impenetrabilità della linea Maginot. Questa, tuttavia, lasciava scoperto il confine belga, allora, ancora una volta i tedeschi cominciarono da lì la loro avanzata conquistando Belgio, Olanda e Lussemburgo, e sfondando a Sedan chiusero in una sacca i francesi, i belgi e i britannici. Questo comportò la ritirata delle forze britanniche a Dunkerque, e il 14 giugno i tedeschi entravano a Parigi. Assieme alle forze armate cadeva il governo e il posto dell’uscente lo prese il maresciallo Pétain, che dovette aprire le trattative per l’armistizio. Invano fu il sostegno morale a resistere di Charles De Gaulle da Londra. Il 22 giugno 1940 fu firmato l’armistizio, in base al quale il governo francese limitava la sua sovranità nella parte centro-meridionale del paese e le colonie, mentre le aree di Parigi finivano ai nazisti. Si pose anche fine alla Terza Repubblica, che fu sostituita dal regime di Vichy, che si ridusse al rango di Stato- satellite di Hitler e che pose fine ai rapporti con la Gran Bretagna, che per evitare che la flotta francese finisse in mano ai tedeschi la distrusse in Algeria. Dal giugno 1940 la Gran Bretagna era rimasta sola a combattere contro la Germania, ma le speranze di Hitler di porre fine alla guerra in cambio del riconoscimento delle conquiste con una pace, furono sventate dalla linea di resistenza totale del primo ministro conservatore Winston Churchill. Allora, Hitler all’inizio di luglio diede avvio all’operazione Leone marino per l’invasione della Gran Bretagna. Per la riuscita del piano era necessario che la Germania dominasse a livello aereo, infatti, la Luftwaffe mise in mostra le abilità distruttive dei mezzi aerei e dei bombardamenti alle città, tuttavia la Raf dimostrò la sua forte abilità difensiva. La Gran Bretagna non era stata piegata dall’operazione Leone marino, anzi si rivelò un grande successo a livello psicologico, dato che si segnò il primo fallimento di Hitler. 17.4. L’Italia e la “guerra parallela” Nell’estate del 1939, l’Italia colta di sorpresa si trovò a dichiarare la non belligeranza, ma di fronte al crollo della Francia nel ’40, Mussolini pensò che l’esito del conflitto fosse ormai segnato e il 10 giugno 1940 da Palazzo Venezia, il Duce annunciò alla folla che l’Italia aveva dichiarato guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. L’offensiva sulle Alpi contro la Francia vide la netta superiorità numerica delle forze italiane, ma si rivelò inefficiente, dato che l’armistizio firmato subito previde una semplice rettifica di confine. Anche in Libia si tentò di attaccare l’Egitto, ma fu subito ritirata l’offensiva per l’insufficienza bellica. Nell’ottobre del ’40 l’esercito italiano dall’Albania si mosse contro la Grecia, ma l’offensiva si scontrò con una resistenza molto dura, che costrinse gli italiani a ripiegare. Nel ’40 i britannici passarono al contrattacco in Libia e riuscirono a conquistare la Cirenaica. Si determinò un senso di sfiducia nell’opinione pubblica italiana per le sorti della guerra, allora Mussolini si trovò costretto ad accettare l’aiuto tedesco, che portò alla riconquista dei territori persi in Libia grazie al generale Rommel. Il corno d’Africa, invece, nel 1941 cadde nelle mani della Gran Bretagna e l’Etiopia fu riconquistata dal negus. Nei Balcani, invece, l’aiuto di Hitler permise di poter placare i britannici e di poter occupare la Grecia e la Document shared on https://www.docsity.com/it/il-mondo-contemporaneo-sabbatucci-vidotto-ed-2019/5330315/ Downloaded by: giulia-costantini-15 ([email protected]) 47 Jugoslavia. L’Italia poté annettere al Regno parte della Slovenia, della Croazia, la Dalmazia, del Montenegro e del territorio ellenico. Hitler non aveva più rivali in Europa, allora, non rimaneva che andare alla ricerca del suo spazio vitale a Est ai danni dell’Urss. 17.5. 1941: l’entrata in guerra di Urss e Stati Uniti Il 22 giugno 1941 si avviò l’offensiva tedesca dell’operazione Barbarossa che predispose l’attacco contro l’Urss inaspettato da Stalin. I sovietici furono colti impreparati e in due settimane le armate del Reich, aiutate dal corpo italiano, penetrarono nel territorio sovietico sino ad arrivare nei pressi di Mosca, soltanto però lì a una decina di chilometri furono bloccati dalla resistenza. Hitler era però riuscito ad avanzare ed a estendere il suo controllo sull’Ucraina, la Bielorussia e le regioni baltiche, ma il terribile inverno fece fermare le truppe tedesche e vi fu in dicembre il contrattacco sempre più accanito e numeroso da parte di Stalin. Allo scoppio del conflitto, gli Stati Uniti avevano scelto una linea di non intervento, ma nel novembre 1940 Roosevelt si impegnò in una politica di sostegno economico nei confronti della Gran Bretagna, sola a combattere la Germania, attraverso la legge degli affitti e prestiti, che consentiva l’erogazione di materiale bellico a condizioni più vantaggiose. Gli Stati Uniti divennero l’arsenale delle democrazie e a suggello di questo il 14 agosto del 1941 Roosevelt e Churchill firmarono la Carta atlantica, con la quale si stabiliva la condanna dei regimi fascisti e una linea di un nuovo ordine democratico da costruire a guerra finita. A trascinare gli Stati Uniti in guerra, fu però l’aggressione del Giappone. Infatti, i nipponici, che avevano stipulato un’alleanza militare del tripartito con Germania e Italia nel settembre 1940, erano già in guerra con la Cina ed espandevano le conquiste sui territori del Sud-est asiatico. Quando occuparono l’Indocina, Stati Uniti e Gran Bretagna risposero con il blocco commerciale, allora, il 7 dicembre 1941 l’aviazione giapponese attaccò senza dichiarazione di guerra, la flotta di Pearl Harbour degli Stati Uniti. Il giorno dopo gli Stati Uniti dichiararono guerra al Giappone e pochi giorni dopo Germania e Italia lo fecero verso gli Usa. Intanto i nipponici riuscirono ad imporre il loro dominio nel Pacifico nelle Filippine, in Malesia, in Birmania e nell’Indonesia. L’Urss e le forze anglo-americane si ritrovarono a fare fronte comune e tra il 41-42 sottoscrissero il patto delle Nazioni Unite, con il quale di impegnavano a far fede alla Carta atlantica, a reprimere i fascismi e a concludere una pace non separata. Document shared on https://www.docsity.com/it/il-mondo-contemporaneo-sabbatucci-vidotto-ed-2019/5330315/ Downloaded by: giulia-costantini-15 ([email protected]) 48 17.6. Resistenza e collaborazionismo nei paesi occupati Nella primavera-estate del ’42 le potenze del patto tripartito raggiunsero la loro massima espansione. Nelle zone occupate, il Giappone e la Germania cercarono di costruire un nuovo ordine fondato sulla supremazia della razza eletta. I tedeschi in particolare miravano a ridurre i popoli slavi in condizioni di semi schiavitù, perché considerati inferiori, in modo di fare dell’Europa orientale una colonia agricola al servizio del Reich. Lo sfruttamento e lo sterminio pianificato dai nazisti in Europa assicurarono alla Germania di sfruttare un’ingente forza-lavoro gratuita e grandi quantità di materie prime, ma ciò costrinse i tedeschi a mantenere i territori occupati da truppe. Infatti, si verificarono episodi di resistenza interna all’occupazione nazista, e le file della Resistenza si ingrossarono dopo l’attacco tedesco all’Urss, visto che portò i comunisti d’Europa ad impegnarsi attivamente nella lotta al nazismo. Tuttavia, questi non erano visti di buon occhio dagli anglo- americani perché preoccupati dal loro duplice piano egemonico dell’Urss, e per questo Stalin sciolse nel ’43 il Comintern. In Jugoslavia, per esempio, i comunisti guidati da Tito si scontrarono internamente con i monarchici-nazionalisti, anche se questi erano contro i nazisti. Vi fu poi una parte della popolazione occupata che decise di aderire ai nazisti nella lotta contro la Resistenza, i collaborazionisti. 17.7. La Shoah Hitler aveva ribadito la necessità di liberare definitivamente la Germania dalla presenza degli ebrei e aveva anche profetizzato la distruzione della razza ebraica in Europa. All’inizio aveva avviato i massacri indiscriminati nei ghetti polacchi, attraverso l’esecuzione di fucilazioni di massa, poi nel 1941 erano state impiegate delle camere a gas mobili e infine il meccanismo dei campi di concentramento (Lager). In questi campi non furono inviati solo gli ebrei tedeschi, polacchi, ucraini, russi, ma anche quelli prelevati dagli altri paesi occupati dai nazisti. All’arrivo nei campi di concentramento, dopo lunghi viaggi, veniva compiuta una selezione tra gli abili al lavoro, costretti ai lavori forzati, e gli anziani e i bambini diretti nelle camere a gas per poi essere cremati nei forni. La Shoah ha portato alla morte di 6 milioni di ebrei, di cui 3 milioni ebrei polacchi e la restante parte proveniente dai paesi sotto influenza nazista. Alle vittime ebree bisogna anche aggiungere gli zingari, ritenuta razza inferiore. 17.8. Le battaglie decisive Fra il 1942 e il 1943, l’avanzata delle potenze dell’Asse si arrestò e la guerra subì una svolta decisiva su tutti i fronti. I primi segni si ebbero nel Pacifico dove la spinta offensiva nipponica fu fermata dagli americani, e dopo lo sbarco a Guadalcanal nel ’43, le truppe giapponesi furono costrette rinunciare alle azioni di guerra, limitandosi alla difesa delle occupazioni. Pian piano gli Stati Uniti riconquistarono le posizioni perse nel Pacifico. Un’altra svolta si ebbe nell’Atlantico, con le battaglie in Egitto e Russia. Infatti, nell’estate del ’43 le truppe italo-tedesche guidate da Rommel partendosi dalla Cirenaica raggiunsero Alessandria, e nei pressi della cittadina di El Alamein i due eserciti si affrontarono in sanguinosi scontri e ne sortì una lunga ritirata dell’Asse sino in Tunisia. Lo scontro tra tedeschi e sovietici fu ancora più significativo e avvenne nella città di Stalingrado. Volgograd presa d’assedio dai tedeschi scatenò la controffensiva sovietica, che chiuse i tedeschi in una morsa e li costrinse ad arrendersi. Per Hitler questo fu il più grave rovescio subìto dall’inizio della guerra. Sempre nel novembre ’42 gli anglo-americani sbarcarono in Algeria e Marocco, facendo arrendere le forze dell’Asse. L’obiettivo era colpire la fortezza Europa. Nella conferenza di Casablanca del ’43, tra gli Alleati si decise che per sconfiggere l’Asse bisognava inizialmente colpire l’Italia e inoltre si decise che dovevano imporre la resa incondizionata agli avversari, cioè dovevano raggiungere la vittoria totale senza patteggiamenti. 17.9. Dallo sbarco in Sicilia allo sbarco in Normandia La campagna militare contro l’Italia cominciò il 10 luglio 1943, a seguito dello sbarco in Sicilia delle truppe anglo-americane, che in poche settimane si impadronirono dell’isola mal difesa. Sul fronte sovietico dopo aver respinto l’offensiva tedesca nella battaglia di Kursk nel luglio ‘43, l’Armata Rossa cominciò la sua inarrestabile avanza che si concluse nel maggio 1945 con la conquista di Berlino. Nella conferenza di Teheran del ’43, dove si incontrarono i tre grandi interalleati, Stalin ottenne dagli anglo- americani l’impegno di aprire un fronte francese. Si trattava di un’operazione rischiosa, dato che i tedeschi avevano munito tutta la zona di fortificazioni difensive, ma sotto il comando del generale Eisenhower si diede avvio all’operazione Overlord, che portò allo Document shared on https://www.docsity.com/it/il-mondo-contemporaneo-sabbatucci-vidotto-ed-2019/5330315/ Downloaded by: giulia-costantini-15 ([email protected]) 49 sbarco in Normandia nel 6 giugno del 1944. Nonostante l’accanimento difensivo tedesco, oltre un milione e mezzo di uomini riuscirono a varcare il territorio francese e dopo due mesi di combattimenti, il 25 agosto entravano a Parigi. In settembre la Francia era libera. 17.10. L’Italia: la caduta del fascismo e l’armistizio Lo sbarco anglo-americano in Sicilia rappresentò un colpo di grazia per il regime fascista, messo anche in crisi internamente dagli scioperi operai. A determinare la caduta di Mussolini non fu una rivolta popolare, ma una congiura del re e delle componenti moderate, che auspicavano il ripristino delle funzioni statali previste dallo Statuto albertino e il comando supremo delle forze armate in capo al sovrano. Il 25 luglio ’43 Mussolini fu convocato da Vittorio Emanuele III a rassegnare le dimissioni e venne arrestato immediatamente. Capo del governo fu nominato Pietro Badoglio, già comandante delle forze armate. Vista la caduta del regime, i tedeschi si affrettarono a rafforzare la loro presenza in Italia per evitare la sua defezione. Pietro Badoglio, nonostante il volere degli italiani favorevoli alla conclusione della guerra, decise che non sarebbe cambiato nulla dell’impegno bellico, ma intanto allacciava trattative segrete con gli alleati per giungere ad una pace separata. L’Italia dovette sottoscrivere un atto di resa con gli alleati, che firmò a Cassibile in Sicilia e che venne annunciato l’8 settembre 1943. L’annuncio dell’armistizio gettò l’Italia nel caos più completo. Il re e il governo si trasferivano a Brindisi difesa dagli Alleati, perché la capitale veniva assediata dai tedeschi. L’esercito italiano allo sbando non poté organizzare una resistenza e più tragica fu la condizione dei militari fuori dal regno, che non avendo ricevuto ordini con cui schierarsi furono trattati come nemici dai partigiani jugoslavi e greci, ma anche dai tedeschi. I tedeschi che si attestarono sulla linea Gustav, tra Gaeta e Pescara, solo nel maggio del 1944 furono sfondati dagli alleati sbarcati ad Anzio. 17.11. Resistenza e guerra civile in Italia A partire dall’autunno del ’43, l’Italia fu non solo divisa da un fronte bellico, ma anche spezzata in due entità distinte: nelle regioni meridionali sopravviveva lo Stato monarchico, mentre nel Nord dominava ancora il fascismo che rinasceva sotto la protezione degli occupanti nazisti. Roma era città aperta, zona non di guerra, ma in realtà avvennero diversi bombardamenti e occupazioni. Document shared on https://www.docsity.com/it/il-mondo-contemporaneo-sabbatucci-vidotto-ed-2019/5330315/ Downloaded by: giulia-costantini-15 ([email protected]) 50 Infatti, il 12 settembre 1943 i tedeschi liberarono Mussolini dalla prigionia sul Gran Sasso e lo condussero in Germania. Pochi giorni dopo il Duce annunciò la nascita della Repubblica sociale italiana nell’Italia occupata dai nazisti, con sede dei ministeri a Salò. Mussolini e il nuovo Partito fascista repubblicano (Pfr) intendevano vendicare il tradimento subìto da alcuni fascisti moderati, come per esempio il genero Gaelazzo Ciano, che fu fucilato. Tuttavia, il nuovo regime non riusciva a fare presa sugli italiani, dato che era evidente l’influenza tedesca. Il governo di Salò e i tedeschi dovettero far fronte al movimento della Resistenza, che era costituito da formazioni popolari armate che provenivano dalle campagne e dalle zone montane. I partigiani, il nome con cui veniva indicata la Resistenza, agivano lontano dai centri abitati con attacchi improvvisi e sabotaggi. I nazisti rispondevano con rappresaglie, come quella delle Fosse Ardeatine dove a seguito della morte di 33 militari tedeschi, furono fucilati 335 antifascisti (in rapporto 10 a 1, più 5). Le vicende della Resistenza si collegavano con quelle dei partiti antifascisti riemersi dopo la caduta del fascismo. Infatti, tra il ’42 e il ’43 nascevano: il Partito d’azione (liberale progressista e socialista); la Democrazia Cristiana (che prendeva le redini del Partito popolare cattolico); il Partito Liberale; il Partito Repubblicano; nasceva il Partito socialista di unità proletaria; fu fondato il Partito democratico del lavoro con Ivanoe Bonomi; e i comunisti ritornati dal confino ricostituirono il loro gruppo dirigente. Fra il 9 e 10 settembre del ’43 questi sei partiti si riunirono clandestinamente a Roma sotto la presidenza di Bonomi e costituirono il Comitato di liberazione nazionale (Cln), incitando la popolazione alla lotta e alla resistenza per riconquistare l’Italia dai nazisti, ma anche dallo stesso sovrano e Badoglio, che nell’ottobre del ’43 dichiarò la cobelligeranza con gli Alleati. Il contrasto tra il Cln e il governo del Sud, che nasceva per le richieste di abolizione del sistema monarchico e di abdicazione di re Vittorio Emanuele III, si risolse nel marzo del ’44 grazie alla mediazione del comunista Togliatti, tornato dall’esilio. Egli pose fine all’accanimento verso la monarchia concentrando tutte le forze contro il fascismo. Il 24 aprile si formò un governo di coalizione nazionale presieduto da Badoglio, in cambio dell’abdicazione del re, che trasferì i suoi poteri al figlio Umberto, in attesa che dopo la fine della guerra si fosse indetto un referendum per far decidere al popolo se restare nella monarchia o creare la repubblica. Nel giugno 1944 gli Alleati riuscirono a liberare Roma e Umberto divenne luogotenente del Regno. Badoglio si dimise e lasciò il posto a Bonomi. Dopo la liberazione di Roma riprendeva l’avanzata alleata, mentre le azioni partigiane avevano consentito la liberazione di molte città come Firenze. Nell’autunno del ’44 l’offensiva alleata, appoggiata dalle forze partigiane, si bloccò sulla linea gotica, tra Pesaro e La Spezia. La Resistenza viveva il suo momento più difficile dopo aver firmato il proclama con il quale si sospendevano gli attacchi partigiani, in attesa di una spallata finale nell’anno successivo. 17.12. La fine della guerra e la bomba atomica Nell’autunno del ’44 la Germania poteva già considerarsi sconfitta, dato che il fronte dei suoi alleati era già sfaldato, infatti, i sovietici e i partigiani jugoslavi avevano già liberato Belgrado e i britannici la Grecia. Gli unici fronti aperti erano in Francia e in Italia, mentre il territorio tedesco non era ancora stato toccato, tranne che per i bombardamenti aerei che fecero numerose vittime di civili. Hitler si illuse che aveva ancora in mano la guerra perché poteva rivoluzionare la situazione con le armi segrete o per l’improvvisa rottura dell’alleanza tra le democrazie e i sovietici. Tuttavia, gli alleati erano ben coalizzati e a dimostrazione di questo erano le conferenze in cui si incontrarono per decidere le sorti dell’Europa vinta la guerra. Nella conferenza di Mosca, per esempio, Churchill e Stalin si accordarono per la divisione dei territori per sfere di Document shared on https://www.docsity.com/it/il-mondo-contemporaneo-sabbatucci-vidotto-ed-2019/5330315/ Downloaded by: giulia-costantini-15 ([email protected]) 51 influenza, mentre nella conferenza di Yalta nel febbraio ’45, i tre grandi alleati decisero che la Germania sarebbe stata divisa in quattro zone e sottoposta alla denazificazione. Intanto, gli anglo-americani avevano ripreso l’offensiva sul fronte occidentale, mentre i sovietici dopo aver attraversato tutta la Polonia, cacciarono i tedeschi dall’Ungheria, dall’Austria e dalla Repubblica ceca. Il 25 aprile le avanguardie alleate congiungevano a Berlino. Sempre lo stesso giorno, in Italia gli alleati e i partigiani sfondarono la linea gotica e i nazisti abbandonarono Milano. Mussolini fu catturato dai partigiani e fucilato assieme all’amante Clara Petacci, il 28 aprile 1945. I loro corpi furono esposti, attaccati a testa in giù, presso Piazzale Loreto a Milano. Il 30 aprile, mentre i sovietici entravano a Berlino, Hitler si suicidò nel bunker sotterraneo. Il 7 maggio fu firmato a Reims l’atto di capitolazione tedesco, concludendosi così la guerra in Europa, mentre rimaneva aperto il fronte sul Pacifico. Nell’estate del ’45, liberi dagli impegni in Europa, gli Usa attaccarono pesantemente il Giappone, che però non dimostrava segni di resa. Allora, il presidente Truman decise di ricorrere alla nuova arma della bomba atomica per mettere fine alla sanguinosa guerra e dimostrare la grande potenza militare americana. Il 6 agosto 1945 a Hiroshima fu sganciata la prima, mente tre giorni dopo anche a Nagasaki. Dopo anche l’entrata in guerra dell’Urss contro il Giappone, l’imperatore Hirohito decise il 15 agosto di accettare la resa senza condizioni. Con la firma dell’armistizio il 2 settembre 1945, si concludeva il secondo conflitto mondiale. Document shared on https://www.docsity.com/it/il-mondo-contemporaneo-sabbatucci-vidotto-ed-2019/5330315/ Downloaded by: giulia-costantini-15 ([email protected]) 52 18. L’età della guerra fredda 18.1. La nascita dell’Onu La seconda guerra mondiale si concludeva con un bilancio di circa 60 milioni di vittime, di cui due terzi civili. Per rifondare il sistema delle relazioni internazionali ed evitare di dar vita a queste tragedie, vi fu la nascita dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) a seguito della conferenza di San Francisco tra aprile e giugno 1945, quando ancora la guerra era in corso. L’obiettivo delle potenze era quello di dar vita ad un’organizzazione a carattere permanente e universale, con lo scopo di sostituire la vecchia Società delle Nazioni e salvare le generazioni future dal flagello della guerra, promuovendo progresso economico e sociale per tutti i popoli. Nella redazione del suo statuto, ispirato alla Carta atlantica, vi fu la commistione dei principi wilsoniani, uguaglianza e democrazia, e rooseveltiani, basati sulla predisposizione di un direttorio delle grandi potenze. Infatti, da una parte fu creata l’Assemblea generale degli Stati membri, che riunisce annualmente tutti i membri, che possono adottare risoluzioni non vincolanti, mentre dall’altra vi è il Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Questo costituito da 15 membri, di cui cinque permanenti Urss, Usa, Gran Bretagna, Francia e Cina che detengono il diritto di veto, ha lo scopo di disporre decisioni vincolanti per gli Stati membri anche implicanti l’uso della forza per redimere violazioni, aggressioni e minacce della pace. Al fianco di questi organi vi è il Consiglio economico e sociale (Ecosoc), il quale gestisce le agenzie specializzate, quali la Fao, l’Unesco o l’Unicef. Organo di giurisdizione è la Corte Internazionale di Giustizia che ha lo scopo di risolvere le controversie tra gli Stati attraverso sentenze vincolanti. Dopo la guerra le potenze vincitrici decisero di apportare un cambiamento al diritto internazionale includendo nel computo delle condanne i crimini internazionali, quei crimini condotti dai privati al potere contro gli individui. Infatti, furono creati i tribunali militari per crimini internazionali a Norimberga per la condanna dei nazisti, e a Tokio, contro i dirigenti giapponesi. Questi tribunali culminarono tra il ’46 e il ’48 con numerose condanne a morte dei criminali, imponendo la giustizia dei vincitori. Anche nel campo economico internazionale vi furono cambiamenti grazie all’impulso americano. Infatti, furono stipulati nel 1944, a guerra in corso, gli accordi di Bretton Woods che crearono il Fondo monetario internazionale, che costituiva un adeguato ammontare di riserve valutarie mondiali, cui gli Stati potevano attingere, e assicurava la stabilità dei cambi ancorandoli non soltanto all’oro, ma anche al dollaro (convertibile in oro). Oltre al Fondo monetario fu creata la Banca mondiale, che concedeva prestiti a lungo termine per la ricostruzione e lo sviluppo dei paesi. Sul piano commerciale fu siglato il Gatt, accordo basato sul libero scambio e sull’abbassamento dei dazi. 18.2. I nuovi equilibri mondiali Nel secondo dopoguerra, l’Europa frantumata si doveva piegare all’egemonia di due super potenze: gli Stati Uniti, che puntavano alla ricostruzione dell’economia di mercato e della libertà degli scambi internazionali, e l’Unione Sovietica, che aveva pagato il prezzo più alto in perdite di guerra e che adesso pretendeva adeguate riparazioni economiche e territoriali. I contrasti tra le due potenze emersero chiaramente nella conferenza di Potsdam, presso Berlino, nel luglio- agosto 1945, e si acuirono con Truman presidente a sostituzione del deceduto Roosevelt. Persino Churchill che era decaduto dal suo ruolo di primo ministro profetizzò nel ’46 la cortina di ferro che Stalin calò nell’Europa orientale. Infatti, nella conferenza di pace di Parigi, cominciata nell’aprile ’46, nonostante l’assenza di un accordo generale furono fissati i nuovi confini dell’Unione Sovietica, che riuscì ad ottenere la parte della Polonia dell’Est (la Polonia intanto si risistemò ad ovest sulla Oder e Neisse), la Prussia orientale e le Repubbliche baltiche. A seguito dell’egemonia imposta nei paesi occupati dall’Armata rossa, che faceva leva sui partiti comunisti interni, venne introdotta la dottrina Truman nel marzo 1947, in cui gli Stati Uniti si dichiaravano pronti ad intervenire militarmente in sostegno dei paesi che si sentivano minacciati dall’Urss. L’equilibrio e il contenimento tra l’Usa e l’Urss diede origine al sistema bipolare imperniato su due blocchi: l’occidentale dominato dagli Usa e dai principi di democrazia e liberismo, e l’orientale dominato dall’Urss e dai principi del comunismo ed economia pianificata. Cominciava, secondo Walter Lippmann la “guerra fredda”, non culminata con una battaglia diretta con le armi tra le due superpotenze, ma combattuta a colpi di ideologia e propaganda. La guerra tra i due blocchi non avvenne in maniera diretta perché anche l’Urss si dotò dell’arma del nucleare, ma non mancarono gli appoggi militari forniti a paesi lontani, ma che il loro contrasto si basava sullo scontro tra i due blocchi ideologici. Document shared on https://www.docsity.com/it/il-mondo-contemporaneo-sabbatucci-vidotto-ed-2019/5330315/ Downloaded by: giulia-costantini-15 ([email protected]) 53 Lo scontro ideologico ebbe anche ripercussioni nella politica interna dei paesi dei due blocchi, infatti, l’influenza dell’Urss era attuata con la messa in silenzio dei partiti non comunisti, mentre dalle coalizioni nazionali dei paesi filoamericani venivano esclusi i comunisti. In Grecia dal ’46 al ’49 si combatté una guerra civile tra comunisti e forze filooccidentali conclusasi con la vittoria di quest’ultimi. 18.3. Ricostruzione e riforme Mentre il controllo sovietico si esercitava per lo più con mezzi coercitivi, l’influenza degli Stati Uniti era sostenuta da grandi risorse economiche e da un imponente apparato propagandistico. Sul piano concreto, gli Stati Uniti si impegnarono massicciamente per rilanciare le economie dei paesi europei attraverso il piano Marshall del giugno ’47. Questo consentiva l’afflusso di 13 miliardi di dollari nei confronti dell’Europa occidentale, che assumevano il valore di prestiti e aiuti materiali, per avviare la ripresa economica. Il processo di ricostruzione fu accompagnato da importanti riforme sociali, a partire dagli Stati Uniti dove Truman continuò il New Deal di Roosevelt, anche se osteggiato dal Congresso repubblicano. Anche con De Gaulle in Francia si applicarono riforme, ma la spinta riformistica si ebbe in Gran Bretagna dove dal successore di Churchill, Attlee, venne creato un Welfare State molto avanzato. 18.4. L’Urss e le “democrazie popolari” Il piano Marshall aveva destinatari nella sua formulazione originaria tutti i paesi europei, quindi anche quelli dell’Est. Ma i sovietici, convinti che l’aiuto fosse un cavallo di Troia per occidentalizzare il blocco orientale rifiutarono il progetto. Per coordinare l’azione dei partiti comunisti europei, Stalin nel 1947 decise di creare il Cominform, una sorta di Terza Internazionale comunista. Procedeva, intanto, l’imposizione del modello politico ed economico sovietico nei paesi occupati dall’Armata rossa. Questa operazione fu realizzata attraverso una serie di crescenti forzature delle istituzioni democratiche, dato che venivano attribuiti ai comunisti tutte le posizioni chiave del potere. Nelle democrazie popolari vennero emarginati tutti i partiti diversi dai comunisti e le stesse elezioni si trasformarono in plebisciti dall’esito scontato. L’iniziativa privata fu cancellata e tutte le attività furono portate sotto il controllo pubblico. Il meccanismo di sovietizzazione venne applicato in Polonia, in Germania dell’Est, in Ungheria, in Bulgaria, in Romania e Albania. Nella Cecoslovacchia il governo formatosi con la coalizione tra comunisti e socialisti ruppe l’alleanza a seguito proprio dell’accettazione o meno del piano Marshall. Ciò portò i comunisti a lanciare una violenta campagna politica, che però portarono alle elezioni del presidente che decise di non firmare la nuova Costituzione, portando il paese a non diventare una democrazia popolare. Anche in Jugoslavia vi fu caso diverso, infatti, le forze di Tito, che ottennero il potere da soli, intendevano essere i leader dei paesi balcanici. Ciò indispose Stalin che cacciò dal Cominform i titoisti incolpati di deviazionismo. I jugoslavi nonostante la struttura di una democrazia popolare con direzione del Partito comunista, riuscirono a mantenere l’equidistanza tra i due blocchi, e scatenò molti interessi perché fu l’unico paese ribelle ai sovietici. La Germania, che dalla fine della guerra fu divisa in quattro zone di occupazione in mano agli statunitensi, agli inglesi, ai francesi e ai sovietici, saltate le intese con i sovietici sul futuro del paese, si trovò anch’essa suddivisa tra i due blocchi. Anche Berlino, che si trovava nella zona sovietica, era suddivisa in quattro aree di influenza. Ad occidente Francia, Stati Uniti e Gran Bretagna avviarono un processo di integrazione del 1947 creando una nuova moneta, liberalizzando l’economia e apportando gli aiuti del piano Marshall. Stalin allora reagì nel giungo 1948 applicando il blocco di Berlino e chiudendo gli accessi alla città, nella speranza che gli alleati decidessero di cederla ai sovietici. Gli americani risposero mettendo in atto un gigantesco ponte aereo che permise di rifornire la città e nel maggio del ’49 i sovietici desisterono dall’applicare il blocco. Nello stesso mese le zone occidentali della Germania furono unificate nella creazione della Repubblica federale tedesca con capitale Bonn. La risposta sovietica fu la creazione della Repubblica democratica tedesca con capitale Pankow (sobborgo di Berlino). Ad esprimere ancora di più la divisione tra i blocchi fu la sottoscrizione nell’aprile 1949 del Patto atlantico a Washington, un’alleanza difensiva regionale fra i paesi dell’Europa occidentale (Francia, Gran Bretagna, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Norvegia, Danimarca, Islanda, Portogallo, Italia e poi Grecia e Turchia) e gli Stati Uniti e il Canada. Il patto mirava alla difesa della civiltà occidentale attraverso la creazione di un dispositivo militare composito, la Nato. In risposta alla Nato nel ’55 l’Urss strinse l’alleanza con i paesi satelliti del Patto di Varsavia, anch’essa basata sull’organizzazione militare integrata. Document shared on https://www.docsity.com/it/il-mondo-contemporaneo-sabbatucci-vidotto-ed-2019/5330315/ Downloaded by: giulia-costantini-15 ([email protected]) 54 L’imposizione del modello collettivistico sovietico ebbe conseguenze profonde sugli assetti dell’Europa orientale, infatti, furono lanciate riforme di espropriazione e collettivizzazione terriera, si nazionalizzò il settore industriale e i piani di sviluppo puntavano sull’industria pesante. Questo contribuì ad una notevole crescita produttiva, ma d’altro canto si rilevò la subordinazione e la complementarità delle economie dei paesi satelliti a quella dello Stato-guida sovietico. Persino i tassi di cambio dell’area del rublo vennero regolati dal Comecon. La pianificazione sovietica ridusse il tenore di vita della popolazione, che consumava sempre meno, ed inoltre le grandi purghe inflitte ai dirigenti comunisti delle democrazie popolari, diedero vita a un senso di rivalsa nei paesi satelliti. 18.5. Rivoluzione in Cina, guerra in Corea Dopo la sconfitta del Giappone, che portò alla fine della seconda guerra mondiale, la Repubblica cinese era diventata una potenza vincitrice, ma internamente era lacerata dal conflitto tra i nazionalisti di Chiang Kai- shek e i comunisti di Mao Zedong. Falliti i tentativi di accordo, Chiang Kai-shek avviò tra il ’46-’47 una forte offensiva, contando del sostegno americano. Dopo un primo arretramento comunista, questi traendo forza dall’appoggio delle masse contadine riuscirono a contrattaccare e nel febbraio 1949 entravano a Pechino e due mesi dopo a Nanchino. Chiang Kai-shek sconfitto, sotto la protezione della flotta americana, si rifugiò nell’isola di Formosa, dove mantenne il suo governo. Il 1° ottobre 1949 nasceva la Repubblica popolare cinese, subito riconosciuta dall’Urss, ma non dagli Stati Uniti. La nuova Repubblica comunista nazionalizzò le banche e grandi-medie industrie, ed inoltre redistribuì la terra ai contadini. L’Urss, che vide emergere questa nuova potenza capace di contestarle il ruolo di Stato- guida comunista, darà in seguito luogo anche all’emergere di alcuni contrasti con la Cina. Alla fine del secondo conflitto mondiale, la Corea, che faceva parte dell’Impero nipponico dal 1910, fu divisa al 38° parallelo in base agli accordi tra gli alleati. In Corea del Nord governava un regime comunista guidato da Kim Il Sung, mentre in Corea del Sud si era insediato un governo nazionalista filoamericano. Dopo alcuni incidenti di frontiera, nel giugno 1950 le forze nordcoreane, armate dall’Urss, invasero Seoul. Dinnanzi alle mire espansionistiche del blocco comunista, gli Stati Uniti inviarono un contingente battente bandiera Onu autorizzato dal CdS in assenza del delegato sovietico. I nord-coreani furono respinti e in ottobre gli americani sorpassarono il 38° parallelo. A questo punto anche Mao intervenne a favore del Nord, inviando falsi volontari, che rimisero la guerra al punto di partenza. Truman decise nel 1951 di avviare i negoziati per l’armistizio, che arrivò dopo due anni nel 1953 e previdero il mantenimento della divisione della Corea da una Zona demilitarizzata. 18.6. Il Giappone: da nemico ad alleato Il Giappone, nemico irriducibile statunitense, fu sottoposto a un duro regime di occupazione affidato al generale MacArthur, durante il quale il paese oltre a rinunciare alle sue mire espansionistiche, riformulò le sue istituzioni sulla base di quelle occidentali. La nuova Costituzione del 1946, scritta dagli americani, trasformava l’autocrazia imperiale in una monarchia parlamentare, dove Hirohito conservava il trono. L’azione di rinnovamento imposta dagli Stati Uniti ebbe un effetto durevole e costituì il motore principale di sviluppo delle grandi imprese nipponiche come l’Honda, la Mitsubishi e Panasonic. L’economia nel ventennio Document shared on https://www.docsity.com/it/il-mondo-contemporaneo-sabbatucci-vidotto-ed-2019/5330315/ Downloaded by: giulia-costantini-15 ([email protected]) 55 1950-70 segnò un tasso di sviluppo annuo del 15%, grazie ai forti investimenti statali, alla stabilità politica e alla giusta scelta imprenditoriale che puntarono sulle nuove tecnologie. 18.7. Guerra fredda e coesistenza pacifica I cinque anni che vanno dalla crisi di Berlino del 1948 alla fine del conflitto coreano fu il periodo più buio della guerra fredda, inoltre, la minaccia nucleare gettò il mondo in un clima di ansia e pessimismo. Ciò andò anche a condizionare negativamente la politica interna delle potenze coinvolte. In Urss Stalin accentuò i caratteri autocratici e repressivi del suo regime, mentre le purghe tornavano a colpire i quadri del partito e comuni cittadini. Negli Stati Uniti, soprattutto a partire dal ’49 si scatenò la cosiddetta caccia alle streghe avviata dal senatore McCarthy, da cui l’espressione maccartismo, con la creazione di una commissione che reprimeva le attività antiamericane e filocomuniste nella pubblica amministrazione, nel mondo della cultura e dello spettacolo. La politica maccartista fu bloccata nel 1955. Nelle elezioni presidenziali americane del 1952 la vittoria andò al repubblicano Eisenhower, già comandante delle forze armate nella guerra. Nel marzo 1953 Stalin morì, ma in un primo momento non comportò la distensione tra i due blocchi e nemmeno una tregua al conflitto ideologico, ma venne maturando un atteggiamento di accettazione reciproca e di mantenimento dello status quo. La successione di Stalin fu intrapresa dalla “direzione collegiale” e alla guida dell’Urss si impose il leader del Pcus Nikita Kruscёv. Kruscёv si fece promotore di alcune significative aperture in politica estera e in politica interna. Vanno ricordati il trattato di neutralizzazione di Vienna del ’55, per il ritiro delle truppe sovietiche in Austria, la riconciliazione con gli jugoslavi di Tito e lo scioglimento del Cominform. Kruscёv non comportò un sostanziale cambiamento di assetto dell’economia, ma promosse la fine delle grandi purghe, maggiori riforme agricole e attenzioni alle condizioni di vita dei cittadini. Kruscёv fu anche colui che avviò la destalinizzazione dell’Urss. Egli infatti nel febbraio del 1956, in un rapporto al XX congresso del Pcu, pronunciò una durissima requisitoria che demolì la figura di Stalin. Egli intendeva condannare gli orrori perpetrati da Stalin, rievocando gli arresti, le deportazioni, le torture e i processi falsati ai danni di vittime innocenti. Oltre a questo, contestò il culto della personalità, l’eccessivo potere della burocrazia e le frequenti violazioni della legalità socialista attuate dal dittatore. Le conseguenze della destalinizzazione, però, non intendevano allentare il controllo effettuato dall’Urss sulle democrazie popolari, tuttavia i partiti comunisti occidentali si allinearono alla nuova linea e provocarono conseguenze particolari in Polonia e in Ungheria. In Polonia una serie di agitazioni operaie culminarono con il ritorno al potere di Gomulka leader comunista vittima delle purghe staliniane, il quale avviò un’opera di cauta liberalizzazione dell’economia. In Ungheria gli avvenimenti del ’56 provocarono anche lì agitazioni e proteste, e un’insurrezione portò al potere Imre Nagy, un espulso dal partito comunista appartenente all’ala liberale. Anche lì fu applicato l’indirizzo maggiormente liberale, ma la situazione cambiò quando Imre Nagy decise di uscire dal Patto di Varsavia e di aprire spazio alle forze antisovietiche. Il segretario del partito comunista ungherese invitò le truppe dell’Armata rossa ad occupare Budapest e pochi mesi dopo Nagy fu fucilato e Kadar assumeva il potere. Kruscёv, nonostante la destalinizzazione, non intendeva perdere l’assetto costituitosi dopo il secondo conflitto mondiale. 18.8. Le democrazie europee e l’avvio dell’integrazione economica Nei paesi della parte centro-occidentale dell’Europa, che avevano subìto maggiormente i traumi della guerra, si instaurò la voglia al mantenimento delle istituzioni democratiche, alla ricostruzione e al rilancio produttivo e si cercò anche di compiere una integrazione economica tra gli Stati. La ripresa più soddisfacente fu quella della Germania federale, dove i governi applicarono un modello di economia sociale di mercato che combinava un sistema avanzato di protezione sociale con ispirazione liberistica e produttivistica. Il prodotto nazionale tedesco crebbe negli anni ’50 al ritmo del 6% annuo, e i motivi di questa crescita risiedono principalmente alla stretta integrazione con il blocco occidentale. Gli Stati Uniti, infatti, rinunciarono alle riparazioni di guerra tedesca e consentirono alla RFT di beneficiare del piano Marshall, ma oltre a questo altro motivo di crescita fu la Costituzione del ’49 che consentì maggiore stabilità politica ai cristiani cattolici. L’ideale di un’Europa unita nel segno della pace, della democrazia e della cooperazione economica fu fatto proprio da autorevoli uomini politici europei cattolici quali De Gasperi, Adenauer e Schuman. Document shared on https://www.docsity.com/it/il-mondo-contemporaneo-sabbatucci-vidotto-ed-2019/5330315/ Downloaded by: giulia-costantini-15 ([email protected]) 56 La prima tappa di questo processo di integrazione avvenne nel 1951 con la creazione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca), che aveva il compito di coordinare produzione e prezzi della grande industria. Vi parteciparono Belgio, Olanda, Lussemburgo, Italia, Germania e Francia. Il progetto del 1954 della creazione di un’organizzazione militare integrata, la Ced, fallì nel 1954 a causa del veto francese. La creazione di un’aerea di libero scambio e il coordinamento delle politiche economiche avvenne nel 1957, quando i sei paesi crearono la Cee con la firma dei trattati di Roma, dando vita anche all’Euratom per lo sfruttamento pacifico dell’energia nucleare. Lo scopo primario della Cee era quello di creare un Mercato comune, mediante il graduale abbassamento delle tariffe doganali e la libera circolazione di forza-lavoro e capitali. La Cee si fornì anche di organi che gestivano i poteri dell’organizzazione, come la Commissione, il Consiglio, il Parlamento, e la Corte di giustizia. Nel complesso le democrazie europee mantennero una notevole stabilità, ad eccezione della Francia. Il sistema della Quarta Repubblica, infatti, non si differenziava molto dalla Terza, visto che era caratterizzata da frammentazione politica e instabilità dei governi. Nel pieno della crisi, in maniera anomala, venne chiamato il generale De Gaulle, da anni lontano dalla politica, per formare un nuovo governo dotato di poteri straordinari. De Gaulle passò al varo una nuova Costituzione che fu votata referendariamente nel ’58, e che segnò il passaggio alla Quinta Repubblica e al sistema semipresidenziale francese. De Gaulle fu eletto alla presidenza, ma deluse alcune aspettative coloniali con la concessione all’Algeria dell’indipendenza. Egli essendo sempre nazionalista, intendeva svincolarsi dall’influenza degli Stati Uniti e della Nato, e si oppose all’integrazione europea perché intendeva portare la Francia ad un ruolo egemonico. 18.9. Distensione e confronto: gli anni di Kennedy e Kruscёv Le speranze di porre una distensione tra i blocchi furono messe in discussione da chi allo stesso tempo intendeva renderle concrete. Protagonisti di queste contraddizioni furono Nikita Kruscёv, segretario del Pcus, e il neopresidente democratico John Fitzgerald Kennedy eletto nel novembre del ’60 a 44 anni. Kennedy si fece interprete in politica interna di uno slancio riformatore che si tradusse con il forte incremento della spesa pubblica, assorbito dai programmi sociali, volti anche all’integrazione dei neri di Martin Luther King, e dalle esplorazioni spaziali. In politica estera, i primi tentativi di distensione con i sovietici avvennero nella conferenza di Vienna del ’61 nella quale incontrò Kruscёv per discutere della questione di Berlino (ritenuta città libera dai sovietici, gli americani intendevano farla rientrare nel regime del RFT). Allora, i sovietici risposero con la costruzione del Muro di Berlino, che rese impossibili le fughe dall’Est all’Ovest. Ma il periodo più drammatico avvenne presso l’isola di Cuba, dopo che si affermò il regime socialista di Fidel Castro. La presenza di un potenziale nemico a duecento chilometri dalle coste rappresentò una minaccia per Kennedy, allora, all’inizio cercò di bloccare economicamente l’isola, ma dopo appoggiò anche gli esuli anticastristi nello sbarco alla Baia dei Porci nell’aprile ’61, per porre fine al regime socialista. Questo si rivelò un insuccesso, anzi spinse l’Urss ad offrire assistenza economica e militare a Castro, e procedette persino alla creazione di basi missilistiche nucleari sull’isola. Quando nell’ottobre 1962 queste furono scoperte da un aereo spia americano, Kennedy instaurò un blocco navale per impedire alle navi sovietiche di rifornire Cuba. La guerra nucleare sembrava vicina, ma alla fine Kruscёv ordinò di smantellare le basi, in cambio Kennedy si doveva impegnare a non attaccare Cuba e a ritirare le basi Nato in Turchia. Nell’ottobre 1964 Kruscёv veniva estromesso dalla sua carica per i suoi mancati obiettivi e si ritornò ad una direzione collegiale dell’Urss. Prima, invece, il 22 novembre del 1963 Kennedy fu ucciso a Dallas in Texas in un attentato, e la presidenza fu ottenuta da Lyndon Johnson. 18.10. Nuove tensioni nei due blocchi: guerra del Vietnam e crisi cecoslovacca Fra il 1964 e il 1975, gli Stati Uniti furono coinvolti in una guerra contro il comunismo nel lontano Vietnam. Dopo il ritiro dei francesi dall’Indocina, gli accordi di Ginevra del ’54 avevano diviso il Vietnam in due repubbliche al 17° parallelo: a Nord, vi era quella di Ho Chi-minh retta dai comunisti, mentre a Sud vi era un regime semidittatoriale appoggiato dagli Stati Uniti. Contro il governo del Sud si sviluppò un movimento di guerriglia, i Vietcong, guidato dai comunisti e sostenuto dal Vietnam del Nord. Preoccupati che l’Indocina potesse diventare comunista, gli Stati Uniti inviarono un contingente militare nel Vietnam del Sud, che con Kennedy arrivò a 30mila uomini. Nell’estate del 1964, durante la presidenza Johnson, a seguito dell’attacco subìto dagli statunitensi nel Golfo del Tonchino, vi fu l’autorizzazione del Congresso a bombardare alcuni obiettivi del Vietnam del Nord. Document shared on https://www.docsity.com/it/il-mondo-contemporaneo-sabbatucci-vidotto-ed-2019/5330315/ Downloaded by: giulia-costantini-15 ([email protected]) 57 Le dimensioni della spedizione nel 1967 arrivarono a raggiungere mezzo milione di uomini, vista la continua escalation degli attacchi, ma ciò non fu sufficiente a domare la lotta dei Vietcong, né a domare la resistenza della Repubblica nordvietnamita, aiutata da Russia e Cina. Gli Stati Uniti e il suo esercito entrarono in una profonda crisi, anche a causa dei sentimenti pacifici dimostrati nelle manifestazioni di protesta alla fine degli anni ’60. All’inizio del ’68, i Vietcong lanciarono una dura offensiva nei confronti del Sud e ciò indusse Johnson a sospendere i bombardamenti. Con l’elezione del presidente repubblicano Richard Nixon furono avviati i negoziati ufficiali con il Vietnam del Nord e con i rappresentanti dei Vietcong, e fu ridotto l’impegno militare. Tuttavia, il comando americano allargò le operazioni anche agli Stati confinanti, Laos e Cambogia. Solo nel gennaio 1973 si arrivò all’armistizio di Parigi, ma dopo il ritiro americano la guerra perdurò per altri due anni fin quando il 30 aprile 1975, i Vietcong prendevano Saigon. Anche in Cambogia i khmer rossi conquistarono Phnom Penh e in Laos il potere andò nelle mani del Pathet Lao. L’Indocina divenne comunista. L’Unione Sovietica doveva ancora una volta confrontarsi con le inquietudini dei paesi satelliti dell’Europa orientale, soprattutto dopo il passaggio della segreteria del Pcus a Breznev, che accentuò la repressione di ogni dissenso. Tra le democrazie popolari quelle che ottenne una certa autonomia fu la Romania di Ceausescu. Nel gennaio 1968 in Cecoslovacchia divenne segretario del partito comunista Dubcek, leader dell’ala innovatrice. Egli mantenendo il sistema socialista introdusse forme di pluralismo sia economico che politico, ma soprattutto la libertà di stampa. Questa fu vista come una chiara minaccia per l’Urss, che preoccupata dagli effetti di un contagio, il 21 agosto 1968, inviò le truppe corazzate del Patto di Varsavia che occuparono Praga. Fu effettuata una resistenza passiva contro gli occupanti con la creazione di congresso clandestino del partito formato dai dirigenti riformisti. Ciò ebbe solo breve durata perché gli uomini della primavera di Praga furono emarginati e sostituiti. Allontanato Dubcek si avviò la fase di normalizzazione sovietica della Cecoslovacchia. 18.11. La Cina di Mao Zedong La Cina di Mao Zedong accentuò tra gli anni ’50 e ’60 i tratti radicali del suo regime e si propose, in concorrenza con l’Urss, come guida per i movimenti rivoluzionari di tutto il mondo. Nel maggio 1958, per rilanciare la produzione agricola varò una nuova strategia, il “grande balzo in avanti”, che portò alla creazione di comuni popolari, ciascuna delle quali doveva tendere all’autosufficienza economica. Mentre la popolazione veniva sottoposta ad un controllo più stretto, i risultati fallimentari di questa politica, che provocò una carestia, favorirono sul piano internazionale la definitiva rottura con l’Urss, e sul piano interno diedero spazio alle componenti meno ostili all’Unione Sovietica. Per scalzare al potere queste classi dirigenti, tra il ’65 e il ’68, Mao stimolò un movimento di protesta giovanile, la “rivoluzione culturale”, che spinsero le guardie rosse a mettere sotto accusa e internare in “campi di rieducazione” insegnanti e dirigenti politici, con almeno un milione di vittime torturate e uccise. Sul piano internazionale Mao e il primo ministro Chou En-lai, inoltre, furono avvicinati dagli Stati Uniti che nel ’72 con Nixon accettarono il loro ingresso all’Onu al posto della Cina di Formosa. 19. La decolonizzazione e il Terzo Mondo 19.1. La crisi degli imperi coloniali Document shared on https://www.docsity.com/it/il-mondo-contemporaneo-sabbatucci-vidotto-ed-2019/5330315/ Downloaded by: giulia-costantini-15 ([email protected]) 58 Per oltre quarant’anni dalla conclusione del secondo conflitto mondiale, alla scena dei due grandi blocchi si sovrapposero i popoli afroasiatici e il loro processo di decolonizzazione. I gruppi nazionalisti si impegnarono uno a fianco all’altro per poter portare avanti il principio di autodeterminazione dei popoli, che li avrebbe resi indipendenti dalla madrepatria. I territori sotto dominio coloniale erano principalmente nelle mani di Gran Bretagna e Francia, i quali avevano due metodologie differenti di dominio: per esempio gli inglesi praticavano forme di controllo indiretto sotto il Commonwealth, mentre la Francia avevano una politica assimilatrice, che tendeva a riunire la madrepatria e la colonia sotto un’unica compagine politica. Il rapporto delle colonie con l’Europa è stato positivo a livello di modernizzazione, ma sul piano delle istituzioni politiche la democrazia parlamentare si affermò in pochi paesi, contro l’instaurazione di regimi autoritari. 19.2. L’indipendenza dell’India Negli anni fra le guerre in India si era sviluppato un forte movimento nazionalista e indipendentista sotto la guida di Gandhi. Durante la guerra importante fu il contributo indiano che apportò alla Gran Bretagna, ma nel contempo il capo del Partito del Congresso Nehru, continuando la linea della non violenza, intendeva ottenere a guerra finita la concessione dello status di dominion, che consisteva in una indipendenza di fatto. A guerra finita si aprirono i negoziati per il trasferimento del potere, ma l’esito dell’agosto 1947 fu diverso rispetto a quanto si aspettava Gandhi, quindi la creazione di un unico Stato laico. Infatti, la componente musulmana presente in India reclamò la creazione di un proprio Stato, che fu infine accordata dai britannici dopo una serie di cruenti scontri contro l’altra parte indù. Nell’agosto del 1947 nacquero due Stati: l’Unione indiana, con maggioranza indù, e il Pakistan, musulmano, che si trovò diviso in due a occidente e oriente. Nonostante l’ottenimento dell’indipendenza ciò non placò gli scontri e più drammatico fu sia il trasferimento della popolazione, come la guerra ancora non conclusa per il controllo del Kashmir, zona a nord-ovest a maggioranza musulmana ma assegnato agli indiani. I ferventi di protesta e violenza fecero anche vittima lo stesso Ghandi ucciso nel ’48 da un estremista indù, visto il suo comportamento pacifico. Primo capo del governo dell’India fu Nehru che permase sino alla sua morte nel 1964 e dovette far fronte alla diffusa povertà, alla spropositata crescita demografica e alle tensioni tra le diverse comunità (come i sikh) ancora attaccate al sistema delle caste. Nonostante alcuni comportamenti autoritari prima con Nehru e poi con Indira Ghandi, la figlia uccisa dai sikh, le istituzioni democratiche riuscirono a consolidarsi in India. Il Pakistan diviso dovette nel 1971 riconoscere l’indipendenza del Bangladesh e quindi permettere la secessione del Bengala a Oriente. 19.3. Le guerre d’Indocina In tutto il Sud-Est asiatico il processo di emancipazione si intrecciò con gli scontri tra le forze nazionaliste, alleate dell’Occidente, e i movimenti comunisti. In Birmania e in Malesia, entrambe colonie britanniche ottennero l’indipendenza rispettivamente nel 1948 e nel 1957, dove prevalsero le forze nazionaliste. In Indonesia il movimento nazionalista di Sukarno ottenne l’indipendenza dall’Olanda nel 1949, ma a seguito di una tentata rivoluzione comunista passò il potere ai militari del generale Suharto. Document shared on https://www.docsity.com/it/il-mondo-contemporaneo-sabbatucci-vidotto-ed-2019/5330315/ Downloaded by: giulia-costantini-15 ([email protected]) 59 Nel Regno di Thailandia, sempre rimasto indipendente, il potere venne gestito in maniera alterna tra militari e governi civili. Nelle Filippine, a cui gli Stati Uniti concessero l’indipendenza nel 1946, si instaurarono regimi autoritari. Una netta prevalenza comunista si ebbe nell’Indocina, a seguito della dissoluzione dell’impero francese. Nel Vietnam i comunisti di Ho Chi-minh avevano assunto un ruolo preminente nelle Lega per l’Indipendenza Vietminh, infatti, dichiararono nella capitale Hanoi l’indipendenza dalla Francia e la nascita della Repubblica democratica del Vietnam nel 1945. I francesi non riconobbero questo nuovo Stato, allora, occuparono la parte meridionale e cominciarono nel 1946 una serie di lunghi scontri armati con i Vietminh. Il conflitto si concluse nel 1954, quando l’assediata roccaforte francese Dien Bien Phu fu costretta a capitolare. Gli accordi di Ginevra stabilirono il ritiro dei francesi da tutta l’Indocina, anche in Laos e Cambogia, e la divisione del Vietnam in due Stati al 17° parallelo. 19.4. Il mondo arabo e la nascita d’Israele Dall’inizio del ‘900, in tutti i paesi del Medio Oriente e del Sud Mediterraneo si era sviluppato un movimento nazionale arabo contro l’influenza europea. Finita la seconda guerra mondiale, le potenze mandatarie decisero di rinunciare ai loro possedimenti mediorientali, ma collocarono al potere monarchie amiche. Nel 1946 la Gran Bretagna concesse l’indipendenza alla Transgiordania, e la Francia la concesse a Siria e Libano. Anche l’Iraq aveva ottenuto l’indipendenza dagli inglesi dal ’32, e questi paesi insieme all’Egitto, all’Arabia Saudita e allo Yemen formarono la Lega araba, organizzazione con scopi di cooperazione politica ed economica. Questione irrisolta restava la Palestina che fu assegnata per mandato alla Gran Bretagna, ma fu terra contesa tra arabi ed ebrei. Mentre i sionisti chiedevano la libertà di immigrazione in Palestina per poter formare uno Stato, si arrivò alla lotta armata tra ebrei e palestinesi, ma anche contro gli stessi britannici. Vista la delicata situazione, la Gran Bretagna decise di tirarsi fuori nel maggio 1948 e rimise la questione all’Onu. Le Nazioni Unite per poter risolvere il problema avevano creato un piano di spartizione in due Stati, un ebraico e una palestinese, e Gerusalemme città libera. Questo piano fu respinto dagli Stati arabi, e in seguito alla proclamazione ebrea della creazione dello Stato ebraico, gli arabi cominciarono la prima guerra arabo- israeliana nel maggio ’48. Gli ebrei, all’apparenza numericamente inferiori rispetto alle forze della Lega araba, riuscirono a decretare la vittoria e l’affermazione dello Stato ebraico nel gennaio ‘49. Si trattava di uno Stato moderno, ispirato alle democrazie occidentali, dove il capitalismo industriale conviveva con le comunità agricole. Israele rivelò una forza insospettata, dovuta all’intraprendenza dei suoi dirigenti come David Ben Gurion e Golda Meir. Con la guerra del ’48, lo Stato ebraico si ingrandì rispetto alle terre assegnate dall’Onu e occupò anche la parte occidentale di Gerusalemme. La Transgiordania, dal 1949 Regno di Giordania, incamerò i territori occupati dalle sue truppe come la Cisgiordania, mentre l’Egitto prendeva la striscia di Gaza. Molti palestinesi furono costretti ad allontanarsi dalle proprie terre e a rifugiarsi nei paesi vicini, ma vivendo nei campi profughi. Document shared on https://www.docsity.com/it/il-mondo-contemporaneo-sabbatucci-vidotto-ed-2019/5330315/ Downloaded by: giulia-costantini-15 ([email protected]) 60 19.5. L’Egitto di Nasser e la crisi di Suez Formalmente indipendente dal 1922, l’Egitto era retto da un regime monarchico strettamente legato alla Gran Bretagna che conservava assieme alla Francia, il controllo della Compagnia del Canale di Suez. Nel luglio 1952, la monarchia fu rovesciata da un colpo di Stato militare e il potere fu assunto da Naguib e Nasser. Nel 1954 Nasser allontanò il moderato Naguib, e diede avvio ad una dittatura personale. Il nuovo regime avviò subito una serie di riforme di segno socialista, e in politica estera dimostrò la sua volontà di intraprendere la lotta dei paesi arabi contro Israele e creare un’unione panaraba. Inoltre, si mosse per reprimere ogni influenza coloniale e ottenne così lo sgombero delle zone del Canale, anche grazie all’appoggio economico fornito dall’Urss. In risposta a quella che sembrava un’alleanza filosovietica, gli Stati Uniti bloccarono i finanziamenti per la costruzione della diga di Assuan, allora, Nasser decise di nazionalizzare Suez. Ciò creò la crisi di Suez che portò alla seconda guerra arabo-israeliana, dato che nel 1956 Londra, Parigi e Israele attaccarono l’Egitto che fu sconfitto e penetrato sino al Sinai, mentre gli anglo-francesi occupavano Suez. A far fallire l’operazione fu però il comportamento delle due superpotenze e dell’Onu che condannarono l’azione aggressiva portata avanti, così le forze occupanti dovettero ritirarsi. L’effetto più immediato di questa crisi fu quello di rafforzare la posizione di Nasser e del nasserismo, oltre che nel Medio Oriente, anche nel Maghreb. Il suo piano panarabo fu tentato nel 1958 con l’unione con la Siria nella Repubblica araba unita. 19.6. L’indipendenza del Maghreb Sia in Marocco che in Tunisia, dove la Francia aveva influenza con il protettorato, i movimenti nazionalisti e laici portarono nel 1956 all’ottenimento dell’indipendenza. Particolarmente drammatico fu il processo di emancipazione in Algeria, dove la dominazione francese molto radicata era anche caratterizzata dalla presenza di oltre un milione di coloni francesi. Dopo una lotta che fu Document shared on https://www.docsity.com/it/il-mondo-contemporaneo-sabbatucci-vidotto-ed-2019/5330315/ Downloaded by: giulia-costantini-15 ([email protected]) 61 repressa in maniera crudele dai francesi, fu De Gaulle a capire che ormai era inevitabile rinunciare all’Algeria, riconoscendone l’indipendenza nel ’62 con gli accordi di Evian. In Libia, nel 1969, una rivoluzione nazionalista e islamico ortodossa, portò al potere il colonnello Gheddafi, che scalzò la monarchia instauratasi dopo il 1951, data dell’indipendenza dall’Italia. Artefice di un esperimento di socialismo islamico, Gheddafi nazionalizzò tutte le compagnie petrolifere straniere ed espulse la comunità italiana. In politica estera condusse battaglie contro l’occidente. 19.7. Le guerre arabo-israeliane Nel 1967 Nasser proclamò la chiusura del Golfo di Aquaba, unico sbocco israeliano sul Mar Rosso, e strinse un patto militare con la Giordania. Gli israeliani sferrarono un attacco preventivo contro Egitto, Giordania e Siria, il 5 giugno 1967 e la terza guerra arabo-israeliana terminò solo dopo sei giorni (la guerra dei sei giorni) con la totale disfatta degli arabi. L’Egitto perse la penisola del Sinai, la Giordania perse i territori occidentali del fiume Giordano e la città di Gerusalemme orientale, mente la Siria perse le alture del Golan. Questo provocò la fuga di molti palestinesi nei campi profughi dei paesi vicini, ma determinò anche il distacco dei movimenti di resistenza palestinese, riuniti dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina di Yasser Arafat. L’Olp pose le sue basi nel regno di Giordania, ma il re Hussein impaurito dagli attacchi israeliani decise di porre fine alla convivenza nel settembre nero del ’70, scacciando sanguinosamente le milizie palestinesi in Libano. Nel 1970 Nasser morì e il suo posto lo prese Sadat. Egli deciso a riprendersi il Sinai studiò al meglio il confronto con Israele e, il 6 ottobre 1973, diede avvio alla guerra del Kippur, festa ebraica. Nella quarta guerra arabo-israeliana, gli ebrei furono colti di sorpresa dagli egiziani sul Canale di Suez e sul Sinai, mentre i siriani passavano all’attacco nelle alture del Golan. Israele riuscì a respingere gli attacchi e passò alla controffensiva ripenetrando in territorio egiziano. Solo grazie al cessate il fuoco statunitense, la guerra finì senza vincitori e vinti. Le conseguenze della guerra, invece, si fecero risentire a livello internazionale, con il blocco del Canale di Suez e delle esportazioni petrolifere che fecero salire il prezzo. 19.8. Tradizionalismo e modernizzazione in Turchia e Iran Il contrasto fra tradizionalismo e modernizzazione caratterizzò la storia dei due paesi musulmani non arabi del Medio Oriente, che non avevano conosciuto dominio coloniale: Turchia e Iran. Nel dopoguerra la Turchia si alleò al sistema di alleanza della Nato, mentre in politica interna proseguì il cammino di modernizzazione e laicizzazione di Ataturk. Infatti, vi fu la tendenza democratica ad aprire la politica a più partiti, ma si alternarono anche una serie di colpi di stato militari che apportarono al paese una leggera linea islamica, senza compromettere la modernizzazione. In Iran, paese ricco di petrolio, vi era il regime autoritario dello scià Reza Pahlavi, che fallì il tentativo di democratizzazione nel 1951, tentato dal ministro Mossadeq. Nel 1953 a seguito di un colpo di Stato dei servizi segreti anglo-americani vi fu la deposizione del primo ministro che intendeva nazionalizzare le compagnie petrolifere straniere, e restituì il potere assoluto al figlio dello scià, Mohammed Reza Pahlavi. 19.9. L’indipendenza dell’Africa nera L’Africa nera, quella subsahariana, ebbe il suo processo di decolonizzazione a partire dagli anni ’60. Document shared on https://www.docsity.com/it/il-mondo-contemporaneo-sabbatucci-vidotto-ed-2019/5330315/ Downloaded by: giulia-costantini-15 ([email protected]) 62 I primi a ottenere l’emancipazione furono i territori britannici con l’indipendenza del Ghana nel 1957, e poi la Guinea francese. Nel 1960 diciassette paesi ottennero l’indipendenza tra cui: Nigeria, Zaire, Senegal e Somalia. Fu poi anche la volta del Tanganica e di Zanzibar, che si unirono nella Repubblica di Tanzania. Il cammino di indipendenza più difficile fu quello nei paesi in cui era forte la presenza dei coloni europei come in Kenya, dove fu portata avanti una violenta lotta indipendentistica dai Mau-Mau, o nella Rhodesia del Sud, dove la minoranza bianca fu poi deposta al potere solo negli anni ’80 con la creazione dello Zimbabwe. Ma il nodo più difficile da sciogliere fu quello dell’Unione Sudafricana, dominion inglese. A causa della politica razziale dell’apartheid, la popolazione nera era costretta a vivere in un regime di inferiorità rispetto ai bianchi inglesi e boeri. Essi pensarono addirittura di riunirli nei Bantustan, piccoli Stati semi-indipendenti. La questione non fu pacifica e si risolse solo nell’ultimo decennio del secolo. Un altro caso di decolonizzazione drammatico fu quello del Congo, che dopo l’ottenimento dell’indipendenza dal Belgio, si avviò una sanguinosa guerra civile per la secessione della ricca regione del Katanga. Lumumba capo del governo congolese fu ucciso dai secessionisti, e l’unità del paese si affermò con il regime militare di Mobutu, dopo l’intervento dell’Onu. Le nuove istituzioni politiche, ricalcate sui modelli europei, lasciarono spesso il posto ai regimi militari, vista la frammentazione e l’eterogeneità dei diversi gruppi compresi all’interno di un unico Stato. All’instabilità politica, questi paesi furono avversi da debolezza economica e dipendenza dai paesi industrializzati neocolonialisti. Questo condizionò le decolonizzazioni, ispirate al modello socialista, come quelle che avvennero nel 1975 in Angola e in Mozambico dal dominio portoghese. 19.10. Il Terzo Mondo: non allineamento e sottosviluppo Sul piano della politica internazionale, i paesi di nuova indipendenza cercarono una piattaforma comune, a partire della conferenza di Bandung nel ’55. Parteciparono oltre all’Indonesia, l’India, il Pakistan, l’Egitto, l’Arabia Saudita, e la stessa Repubblica popolare cinese. Stato osservatore fu la Jugoslavia di Tito, che in seguito invitò gli Stati “non allineati” alla conferenza di Belgrado. Fra questi paesi in seguito vi orbitarono anche filocomunisti come Cuba e il Vietnam. Questi paesi, nonostante le differenti condizioni economiche e politiche, riconoscevano di avere interessi e aspirazioni comuni che non potevano essere contenuti nella logica della competizione dei due blocchi: facevano parte di un “Terzo Mondo” distinto sia dall’Occidente capitalistico, che dall’Oriente comunista. Sul piano economico, il Terzo Mondo era accomunato dalla realtà del sottosviluppo, ovvero dall’incapacità di risolvere i problemi di arretratezza economica resi gravi dall’aumento demografico. 19.11. Dittature e populismi in America Latina I paesi dell’America Latina godevano da tempo dell’indipendenza politica ma si trovavano in condizioni di dipendenza economica con gli Stati Uniti, che esercitavano una sorta di tutela su tutto il continente, anche tramite la creazione dell’Osa, Organizzazione degli Stati americani, nel 1948. La politica dell’America Latina fu caratterizzata dall’alternanza di governi liberali e di regimi autoritari populisti appoggiati dai ceti medi. Document shared on https://www.docsity.com/it/il-mondo-contemporaneo-sabbatucci-vidotto-ed-2019/5330315/ Downloaded by: giulia-costantini-15 ([email protected]) 63 Di stampo populista fu il regime instaurato dal colonnello Peron in Argentina, dopo le elezioni del 1946. Egli incentivò la politica industriale e gli aumenti salariali, attraverso la nazionalizzazione dei servizi pubblici e la lotta ai monopoli. Il suo riformismo sociale si accompagnava alla retorica di stampo fascista, caratterizzati dai discorsi in pubblico, dalla censura della stampa e dall’adulazione pubblica della sua figura e della moglie Evita. Sul piano economico ottenne successo, ma nel 1955 Peron fu rovesciato da un colpo di Stato militare. Da allora in Argentina vi fu l’alternanza di governi civili e regimi dittatoriali militari, che riproposero di nuovo negli anni ’70 Peron al potere. Ormai anziano non seppe portare l’ordine al paese, che ricadde in mano ai militari, e in Argentina si segnò l’inizio di una grande crisi economica, caratterizzata dall’aumento inflazionistico. Le stesse sorti di Peron furono vissute da Vargas in Brasile, che salì al potere in diverse tranche sino al suo suicidio, ma l’alternanza dei governi militari non consentì che le riforme di modernizzazione potessero cancellare le significative differenze sociali del paese. Particolare fu la situazione di Cuba, dove il regime di Fulgencio Batista fu rovesciato nel gennaio 1959 dal movimento rivoluzionario di Fidel Castro. Salito al potere si schierò inizialmente su una posizione democratica-riformista, ma avviò subito una politica agraria che colpì il monopolio della United Fruit Company, che controllava la produzione dello zucchero di canna. Gli Stati Uniti che avevano appoggiato Fidel Castro inizialmente, decisero di rispondere a questa riforma attraverso un embargo sull’isola. Castro allora si rivolse all’Urss, che supportò il regime castrista economicamente e politicamente. Cuba ruppe le relazioni con gli Usa e divenne comunista, attraverso la statalizzazione e il regime a partito unico. Per la prima volta nell’America Latina si apriva lo scenario di Stati filocomunisti e sovietici, anche se le battaglie incentivate dal rivoluzionario Che Guevara portarono scarsi risultati, come in Bolivia dove venne ucciso nel ’67. I militari assunsero il potere anche in paesi di tradizione democratica come il Cile. Infatti, nel 1970 dopo che il socialista Salvador Allende vinse le elezioni e si fece capo di un programma di nazionalizzazioni e riforme sociali, questo fu osteggiato dal dissenso della borghesia e della negativa situazione economica. Nel settembre 1973, Allende fu ucciso in un colpo di Stato che portò al potere il generale Augusto Pinochet che schiacciò con la violenza ogni opposizione e diede vita ad un regime autoritario. 20. L’Italia repubblicana 20.1. L’Italia nel 1945 Con la fine del secondo conflitto mondiale, l’Italia aveva recuperato la libertà e l’unità territoriale, ma la sua situazione era materialmente devasta. La produzione industriale era scesa a un terzo dell’anteguerra e anche la produzione agricola ne risultò dimezzata. La fame, la mancanza di alloggi visti i bombardamenti, e l’elevata disoccupazione resero precaria la situazione dell’ordine pubblico. In Sicilia, in particolare, si assisteva a una ripresa del fenomeno mafioso, favorito dal comportamento collaborazionista dei militari americani, che si rivolsero alla malavita italoamericana per sbarcare in Sicilia. Sempre negli dell’occupazione alleata, nell’isola si sviluppò un movimento indipendentista, legato alla vecchia dirigenza prefascista e alla mafia, che però fu stroncato con energia. Pratiche comuni che si diffusero furono banditismo e contrabbando. Le vicende seguite dall’armistizio avevano appannato l’immagine statale, infatti, l’Italia era una nazione sconfitta e occupata, che dipendeva dagli alleati. Il compito di affrontare questi problemi spettava principalmente ai partiti che si erano raccolti attorno al Comitato di liberazione nazionale. Il ritorno alla vita democratica si basò su un’impetuosa partecipazione politica. Caratteristica tipica furono i partiti di massa, costituiti da un gran numero di aderenti tipica forma dei partiti di sinistra come: - il Partito socialista, che aveva assunto il nome di Psiup nel ’43, era guidato da Pietro Nenni. Questo rappresentava la maggior parte degli operai, ma era diviso dalla corrente riformista e rivoluzionaria; - il Partito comunista, nato nel ’21 dalla scissione dal Psi, trasse la sua forza dalla grande lotta antifascista e dal segretario Palmiro Togliatti che dopo la svolta di Salerno aveva creato un partito di massa con stretti legami sovietici; - la Democrazia cristiana che si richiamava alla dottrina sociale cattolica, quindi rifiuto della lotta di classe, rispetto della proprietà e della riforma agraria. Il suo gruppo dirigente proveniente dal Partito popolare di Sturzo contava del segretario Alcide De Gasperi; - il Partito liberale era costituito dalla dirigenza prefascista e contava di appoggi intellettuali come Luigi Einaudi e Benedetto Croce. Il rapporto personale e clientelare con la base elettorale però era compromesso; Document shared on https://www.docsity.com/it/il-mondo-contemporaneo-sabbatucci-vidotto-ed-2019/5330315/ Downloaded by: giulia-costantini-15 ([email protected]) 64 - il Partito repubblicano, legato alla forma istituzionale, fu antimonarchico infatti si rifiutò a collaborare con la monarchia, rifiutando anche di partecipare al Cln; - il Partito d’azione e il Partito democratico del lavoro avevano come proposte ampie riforme sociali, ma erano privi di massa elettorale, per questo si sciolsero in seguito. Per quanto riguarda i partiti di destra, solo nel ’46 nasceva il Movimento sociale italiano (Msi) di matrice neofascista, ma nel dopoguerra i votanti di destra si diressero verso il Partito monarchico e contribuirono anche alla formazione del movimento: l’Uomo qualunque. I qualunquisti assumevano le difese del cittadino medio riscuotendo notevoli consensi, ma sarebbe entrato in crisi. Un ruolo fondamentale per la realizzazione di conquiste normative lo ebbe la Cgil, Confederazione generale italiana del lavoro, che fu ricostituita su basi unitarie nel giugno ’44, tra socialisti, comunisti e cattolici. La prima occasione di confronto per il Cln all’indomani della liberazione si presentò per la nomina del capo del governo. Dopo il braccio di ferro socialisti e democristiani, Ferruccio Parri del Partito d’azione, divenne il capo del governo, ed eseguì sin da subito un’epurazione della classe dirigente fascista. Inoltre, annunciò l’imposizione di forti tasse nei confronti delle grandi industrie per favorire le piccole e medie imprese, ma in questo modo si creò l’opposizione del Partito liberale, che nel ’45 ritirò la fiducia. La Dc riuscì ad imporre a capo dell’esecutivo Alcide De Gasperi. 20.2. La Repubblica e la Costituente All’inizio del 1946, il governo fissò la data al 2 giugno per le elezioni dell’Assemblea costituente, che avrebbe dovuto scrivere la nuova Costituzione italiana. Si stabilì, inoltre, che nello stesso giorno gli italiani e anche le italiane, per la prima volta in Italia, dovevano votare il referendum per decretare la forma di Stato. Il 2 giugno 1946, vi fu un’affluenza record e la repubblica prevalse sulla monarchia, e Umberto II partì per l’esilio in Portogallo. Nelle elezioni della Costituente, la Dc si affermò come primo partito con il 35%, prendendo il posto delle forze moderate, il Psiup ebbe il 20% e subito dopo il Pci con il 19%. L’Unione democratica nazionale formata dai liberali ebbe un risultato modesto, ma nel complesso gli italiani avevano deciso di voltare pagina dall’esperienza fascista. Dopo le elezioni della Costituente, democristiani, socialisti e comunisti tornarono a governare insieme accordandosi anche sull’elezione del primo presidente della Repubblica, il liberale Enrico De Nicola. La collaborazione al governo non eliminò i contrasti all’interno del Partito socialista formato da due schieramenti: il primo, che faceva capo a Pietro Nenni, era classista, rivoluzionario filosovietico e alleato del Pci, mentre il secondo, che era capeggiato da Giuseppe Saragat, si scontrava con il Pci e la politica sovietica. Nel gennaio 1947, l’ala di Saragat uscì dal Psiup, (il quale riassunse nuovamente il nome Psi), e formò il Partito socialista dei lavoratori italiani, poi chiamato Partito socialdemocratico italiano. In maggio, sfruttando i contrasti dei socialisti, De Gasperi mise in crisi il governo e ne formò un altro con soli democristiani e con i tecnici liberali come Einaudi e Sforza, mettendo i socialisti e i comunisti all’opposizione. 20.3. La Costituente e il trattato di pace L’Assemblea incaricata di dare al paese la nuova legge fondamentale cominciò i suoi lavori il 24 giugno 1946 e li concluse il 22 dicembre 1947, con l’approvazione di una larghissima maggioranza del testo costituzionale che entrò in vigore il 1° gennaio 1948. Fu previsto un assetto democratico con pesi e contrappesi, che andavano dal bicameralismo perfetto alla presenza del presidente della Repubblica, dalla presenza del Consiglio Superiore della Magistratura alla Corte costituzionale. Fu prevista anche la decentralizzazione dello Stato con l’assetto regionale, tuttavia molti di questi dispositivi costituzionali non furono attuati subitamente con leggi applicative. Nel complesso i principi fondamentali stabilirono importanti diritti sociali, e armato fu lo scontro tra i comunisti e i democristiani per l’approvazione dell’art. 7, che disciplina i rapporti tra Chiesa e Stato. Nel luglio del 1947, l’Assemblea Costituente fu chiamata a ratificare il trattato di pace della seconda guerra mondiale. Nonostante l’Italia avesse partecipato come cobelligerante tra il ’43 e il ’45 con gli alleati, fu considerata una nazione sconfitta, infatti dovette riparare gli Stati attaccati (Russia, Albania, Grecia, Jugoslavia, Etiopia), doveva ridurre le sue forze armate, cedere le sue colonie, e subire rettifiche confinarie. A ovest con la Francia vi furono lievi modifiche, ma sul fronte orientale dovette scontrarsi con la Jugoslavia di Tito, che aveva occupato l’Istria e rivendicava Trieste. I partigiani jugoslavi si fecero colpevoli delle vite di migliaia di italiani lì presenti, e drammatico fu l’esito delle vittime delle foibe carsiche. Solo in seguito arrivarono gli accordi sulle rettifiche confinarie che assegnarono all’Italia solo Trieste. 20.4. Il tempo delle scelte Document shared on https://www.docsity.com/it/il-mondo-contemporaneo-sabbatucci-vidotto-ed-2019/5330315/ Downloaded by: giulia-costantini-15 ([email protected]) 65 Il varo della Costituzione fu l’ultima manifestazione di collaborazione tra le diverse forze politiche. Dall’inizio del ’48 i partiti si impegnarono in una gara sempre più accanita in vista delle elezioni politiche convocate il 18 aprile. La campagna elettorale del ’48 si contraddistinse per la polarizzazione di due schieramenti: quello guidato dalla Dc e comprendente anche liberali, socialdemocratici e repubblicani, e il Fronte popolare del Psi e Pci. Nella sua campagna elettorale De Gasperi poté giovarsi dell’aiuto della Chiesa, con Pio XII anticomunista, ma anche degli Stati Uniti, perché i democristiani erano favorevoli all’aiuto del piano Marshall, non come il Fronte popolare. Socialisti e comunisti, invece, fecero appello ai lavoratori con toni democratici e populisti, ma la loro propaganda fu danneggiata dai comportamenti in politica estera dell’Urss. Le elezioni si tradussero con il travolgente successo della Dc, che ottenne il 48,5% e la maggioranza assoluta alla Camera. Mentre il Fronte popolare ottenne solo il 31%, con il netto calo dei seggi socialisti. Quando nel luglio del ’48, Togliatti fu ferito gravemente da un esponente di destra, i militanti di sinistra diedero inizio ad una serie di agitazioni, scontrandosi contro le forze dell’ordine, e solo dopo l’appello di Togliatti queste desistettero. Una conseguenza del luglio ’48 fu l’intenzione di un grande sciopero per l’attentato a Togliatti, ma a seguito del rifiuto dei cattolici vi fu la scissione delle forze unitarie all’interno della Cgil, e i cattolici diedero vita ad una nuova confederazione: la Cisl, Confederazione italiana sindacati lavoratori. Pochi mesi dopo repubblicani e socialdemocratici diedero vita alla Uil, Unione italiana del lavoro. Il governo di Alcide De Gasperi vide al Bilancio la conferma di Einaudi, il quale attuò una manovra economica che aveva come scopi principali la fine dell’inflazione, la stabilità monetaria e il risanamento del bilancio. Infatti, svalutò la lira e consentì maggiori esportazioni, restrinse il credito e ridusse la moneta in circolazione con l’utilizzo delle scorte, e utilizzò il piano Marshall per finanziare le importazioni alimentari. Abolendo il blocco dei licenziamenti aumentarono i disoccupati, ma si era raggiunta la stabilità economica che negli anni ’50 consentirono di arrivare ai livelli produttivi dell’anteguerra. L’adozione di questo modello economico basato sul liberismo, espose l’Italia a livello internazionale e nel marzo 1949 con la firma del Patto atlantico, evidenziò la collocazione italiana nel blocco occidentale. 20.5. De Gasperi e il centrismo I cinque anni della prima legislatura repubblicana furono segnati dalla massima egemonia della Dc, e nonostante la maggioranza assoluta alla Camera, De Gasperi aprì l’alleanza di governo ai partiti laici minori e appoggiò la candidatura del liberale Einaudi alla presidenza della Repubblica nel 1948. La formula del centrismo della Dc aveva lo scopo di lasciare fuori la sinistra socialcomunista e la destra monarchica e neofascista. A rafforzare il consenso popolare verso la Dc furono il riformismo attuato dai governi come la riforma agraria del 1950, che espropriò grandi proprietà terriere e le frazionò a favore dei piccoli coltivatori del fondo del Mezzogiorno e del Centro-Nord. Nell’agosto del 1959, inoltre, fu varata la Cassa per il Mezzogiorno, un nuovo ente pubblico che aveva lo scopo di promuovere lo sviluppo economico delle aree depresse del Sud attraverso la costruzione delle infrastrutture e la concessione di prestiti alle industrie. Nonostante la ripresa produttiva dei primi anni del ’50, la disoccupazione rimaneva sempre elevata, così da agitare i partiti di sinistra e la Cgil in scioperi operai e manifestazioni. Costretti a fronteggiare la minaccia di sinistra e la crescita della destra, la Dc attuò strumenti repressivi come i celerini e la schedatura dei comunisti ad opera del ministro degli Interni Scelba. Ma per saldare la maggioranza parlamentare alle elezioni del ’53, venne modificata la legge elettorale per consentire alla coalizione che riusciva a raggiungere il 50%+1 dei voti, di ottenere il 65% dei seggi. Ciò fu definita dalla sinistra come legge truffa, che non portò la Dc ad ottenere il premio di maggioranza, visto che perse consensi, e la stessa legge fu abrogata. Dimessosi De Gasperi nel ’53, morì l’anno dopo, la crescita economica in Italia si consolidava, grazie alla liberalizzazione degli scambi all’estero, politica attuata da Ugo La Malfa, e anche all’adesione nel 1957 alla Comunità economica europea. Si registrarono cambiamenti importanti nei principali partiti: - nella Democrazia cristiana emergeva la generazione dell’Azione cattolica sempre più legata al cattolicesimo sociale e favorevole all’intervento statale nell’economia. Il segretario fu Amintore Fanfani, che oltre a rafforzare la struttura del partito, lo svincolò dall’industria privata per avvicinarlo alle imprese di Stato, come Document shared on https://www.docsity.com/it/il-mondo-contemporaneo-sabbatucci-vidotto-ed-2019/5330315/ Downloaded by: giulia-costantini-15 ([email protected]) 66 l’Eni di Enrico Mattei. Fu inoltre creato il ministero delle Partecipazioni statali, per coordinare l’azione delle imprese partecipate dello Stato; - nel Partito socialista si fece sentire l’influenza della Dc nell’elezione del presidente della Repubblica nel 1955 Giovanni Gronchi, democristiano di sinistra, ma soprattutto a seguito della politica estera dell’Urss. Infatti, dopo gli accadimenti di Ungheria, Pietro Nenni si distaccò dall’azione sovietica e si rese disponibile per una collaborazione con la Dc e i partiti laici. 20.6. Il “miracolo economico” Il periodo tra il 1958 e il 1963 fu quello del “miracolo economico” italiano. Lo sviluppo segnò un aumento costante del prodotto interno lordo, grazie alla crescita dell’industria manifatturiera, del settore siderurgico, meccanico e chimico. La crescita industriale fu dovuta alla congiuntura favorevole dell’economia occidentale; alla politica di libero scambio che aumentò le esportazioni; al modesto carico fiscale; e soprattutto allo scarto tra aumento produttivo e livello dei salari, che favorì alti profitti e grandi tassi di investimento. La compressione salariale era il risultato di una larga disponibilità di manodopera a basso costo favorita dal flusso migratorio. A seguito del calo della disoccupazione, in conseguenza dello sviluppo industriale, accrebbe la capacità contrattuale dei sindacati, che riuscirono a ottenere notevoli miglioramenti salariali. Ciò portò ad una momentanea battuta d’arresto tra il 1963-65 del miracolo economico, che poi riprese più lentamente. Con il miracolo economico l’Italia si lasciò alle spalle le strutture e i valori della società contadina per diventare una società fondata sui consumi, ed inoltre, un fenomeno collegato fu il massiccio trasferimento delle masse dal Sud al Nord e dalle campagne alle città. Le grandi migrazioni e l’urbanizzazione ebbero anche costi sociali e umani, infatti, le forme di sviluppo delle città avvennero in forme caotiche, e notevole era la frattura tra gli immigrati meridionali e la società settentrionale anche nei modi di vivere e nella cultura. Il processo di integrazione tra questi fu legato alle comuni esperienze lavorative, alla scolarizzazione, e alla diffusione di alcuni consumi di massa come la televisione, che diffuse la lingua nazionale, e l’automobile. 20.7. Il centro-sinistra e le riforme I mutamenti economici e sociali si accompagnarono, all’inizio degli anni ’60, a una svolta politica con l’ingresso dei socialisti nell’area della maggioranza, anche se questo fu molto graduale e contrastato. Prima si ebbe il governo monocolore di Tambroni, che dopo il disaccordo con i partiti laici, ebbe l’appoggio parlamentare del Movimento sociale italiano. Ma dopo gli scontri operai per il Congresso missino da tenersi a Genova, questi portarono alla revoca della concessione per il congresso e alle dimissioni di Tambroni. Dopo questo governo si formò nell’agosto ’60, il governo monocolore di Fanfani, retto dall’astensione di fiducia socialista, ma l’esperienza durò poco dato che nel gennaio ’62 Fanfani ricreò un nuovo governo con i repubblicani e i socialdemocratici, ma in presenza di un programma concordato con i socialisti. È da questo momento che si svilupparono i governi di centro-sinistra. Questo programma prevedeva la realizzazione della scuola media unica, la nazionalizzazione dell’industria elettrica, la regionalizzazione e la migliore tassazione delle azioni. Nel ’62 fu creata l’Enel e la scuola media fu unificata, mentre le altre politiche programmate non ebbero attuazione. A seguito delle elezioni del ’63, vi fu la perdita dei voti di democristiani e socialisti, e per contro si sviluppò il Pci. Allora, si diede vita ad un governo di centro-sinistra organico caratterizzato dalla presenza di socialisti congiunti ai democristiani con la presidenza del segretario democristiano Aldo Moro. Questo governo si dimostrò molto più moderato, infatti, il processo riformatore fu bloccato da insidie che venivano dalla destra economica, dalle alte gerarchie militari (pianificarono il Piano solo per un golpe), e persino dal presidente della Repubblica Antonio Segni. Questa linea moderata fu seguita da Moro anche per mantenere l’unità del suo partito. La partecipazione del Psi al governo segnò anche un’ulteriore scissione del partito, infatti, l’ala che si oppose ridiede vita al Partito socialista di unità proletaria, Psiup, anche se questa perdita fu compensata per tre anni dall’unificazione col Partito socialdemocratico. Alle difficoltà del Psi si aggiungeva la forza crescente del Pci, che aumentava i consensi anche dopo la morte di Togliatti nel ’64. Un partito che al 25% rimaneva all’opposizione, isolato anche dal contributo apportato nell’elezione nel ’64 del socialdemocratico Saragat alla presidenza della Repubblica. Il governo centro-sinistra durò per oltre un decennio nonostante le avversità. 21. La civiltà dei consumi 21.1. La crescita demografica Document shared on https://www.docsity.com/it/il-mondo-contemporaneo-sabbatucci-vidotto-ed-2019/5330315/ Downloaded by: giulia-costantini-15 ([email protected]) 67 Tra il 1950 e il 1970 gli abitanti della Terra aumentarono del 50%, mentre la vita media dell’uomo salì da 65 a oltre 70 anni nelle zone più sviluppate e da 40 a 50 nei paesi più poveri. Le principali cause di questo progresso furono i miglioramenti della medicina, nuovi farmaci e vaccinazioni, e maggiore quantità e qualità dell’alimentazione. Si accentuò la forbice fra le tendenze dei paesi industrializzati e quelle dei paesi in via di sviluppo. Negli Stati del Terzo Mondo il regime demografico tipico delle società arretrate fu modificato solo per quanto riguarda la mortalità infantile, mentre i ritardi nel processo di modernizzazione contribuirono a trascurare il controllo delle nascite. I paesi industrializzati conobbero lo slancio demografico nel decennio successivo alla guerra: il periodo fu chiamato baby boom, dato che nel dopoguerra si tentò una rinascita. Dopo la metà degli anni ’50 vi fu un calo delle natalità, favorito dalle pratiche contraccettive e da una pianificazione consapevole della famiglia. 21.2. Il boom economico Negli anni ’50 e ’60 l’economia capitalistica attraversò un periodo di sviluppo senza precedenti: tale che gli storici la chiamarono “età dell’oro”. I progressi riguardarono soprattutto l’industria e il settore terziario e a favorire la loro crescita furono fattori come l’esplosione demografica che aumentò la domanda, il basso costo delle materie prime, le scoperte scientifiche, le innovazioni tecnologiche, la razionalizzazione produttiva e il sostegno pubblico alla crescita. Protagonisti dell’età dell’oro furono sicuramente gli Stati Uniti che apportarono il loro sviluppo in Europa occidentale e in Giappone con gli aiuti del piano Marshall, ma anche i paesi socialisti dell’Europa orientale ebbero questo sviluppo. 21.3. Nuovi consumi e politiche sociali La conseguenza più vistosa dell’espansione economica postbellica nei paesi industriali fu il rapido miglioramento del livello di vita della popolazione, e anche delle classi operaie che non avevano vissuto miglioramenti concreti nel benessere sociale. Scese la percentuale di spesa per i prodotti alimentari, aumentò la quota destinata all’abbigliamento, alla casa e soprattutto ai beni e servizi non essenziali. Questo boom dei consumi superflui fu favorito dall’aumento dei redditi, dal calo dei prezzi di molti beni standardizzati, cioè prodotti in serie, e all’ampliamento della rete commerciale e dei messaggi pubblicitari. Di conseguenza le aree industrializzate subirono un processo di omologazione. Un impatto rilevante nel far crescere i consumi ebbe anche l’affermazione nell’apparato statale del sistema di Welfare, cioè l’insieme delle politiche sociali e assistenziali adottate da uno Stato per migliorare le condi

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