Storia Sociale Contemporanea: Borghesia e Classe Operaia PDF

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Università di Pisa

2024

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history of society social sciences european history historical context

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These notes cover the 19th-century development of the bourgeoisie and working class in Europe. The document discusses the different social classes within the bourgeoisie (e.g., upper, middle) and explores their lifestyle, values, and socioeconomic shifts. Important topics include the rise of Positivism, transportation revolutions, and urban development and their effects on society.

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MATERIA: STORIA SOCIALE CONTEMPORANEA ANNO: 2024/2025 UNIVERSITA’: UNIVERSITA’ DI PISA CORSO: L-39 SCIENZE DEL SERVIZIO SOCIALE DIPARTIMENTO: SCIENZE POLITICHE CAPITOLO:...

MATERIA: STORIA SOCIALE CONTEMPORANEA ANNO: 2024/2025 UNIVERSITA’: UNIVERSITA’ DI PISA CORSO: L-39 SCIENZE DEL SERVIZIO SOCIALE DIPARTIMENTO: SCIENZE POLITICHE CAPITOLO: 1-BORGHESIA E CLASSE OPERAIA PARAGRAFO: 1.1-I CARATTERI DELLA BORGHESIA Il XIX secolo è il secolo della borghesia infatti tra il 1850-70, la classe borghese, ebbe una notevole crescita perché riuscì a incanalare i principi conservatrici del tempo e a far valere la propria influenza su più piani. I borghesi erano divisi in: 1. Alta borghesia→ Magnati dell’industria e della finanza (stile di vita aristocratico); 2. Borghesi→ Imprenditori, dirigenti, banchieri ecc. (legati al commercio); 3. Borghesia tradizionale→ Avvocati, medici, chi si occupava della burocrazia statale (legati ai proventi della terra, le professioni); 4. Ceto medio, piccola borghesia→ Impiegati, piccoli commercianti. Anche se sono varie le categorie della borghesia europea, sono tutte accomunate da una propria cultura e stile di vita. Essi avevano l’esigenza di ostentare la ricchezza con simboli visibili e tangibili1, ma i valori rimangono quelli tradizionali: capacità di reprimere gli istinti, moderazione, tendenza al risparmio. La donna era subordinata al capo famiglia, esclusa dalle attività lavorative anche se aveva un ruolo nella cura dei figli e della tutela della famiglia. La borghesia essendo protagonista della nuova posizione sociale doveva costruirsi un'immagine di rispettabilità facendo riferimento a quei principi, ovviamente non tutti i borghesi rispettavano queste virtù. Tutto ciò fa sì che la povertà venga considerata come un difetto morale perché il proletariato essendo la classe sociale più bassa non conosce i valori della borghesia e non riesce a domare i propri istinti, per questo rimane in povertà. PARAGRAFI: 1.2-LA CULTURA DEL POSITIVISMO 1.3-LO SVILUPPO DELL’ECONOMIA 1.4-LA RIVOLUZIONE DEI TRASPORTI E DELLE COMUNICAZIONI Il borghese dell’ 800 aveva l’appoggio di un’illimitata certezza nel progresso dell'umanità, questo ottimismo si basava su due pilastri: 1. Lo sviluppo economico→ Ci fu un'espansione economica nel settore industriale, dell'agricoltura e ferroviario favorendo lo scambio delle merci. Età del ferro e del carbone che vede come protagonista la macchina a vapore utilizzata sia nelle fabbriche che nei trasporti. (Francia, Germania e Gran Bretagna) Nell’europa centro orientale (Polonia, Romania ecc) furono istituite delle riforme per aumentare la mobilità economica e l'innovazione tecnologica e abolite le vecchie leggi che proibivano il prestito a interesse. Ciò favoriva la diffusione del libero scambio così vennero rimossi i vincoli legati allo scambio di merci (dazi) e ci fu una riduzione di tasse doganali. La Gran Bretagna (potenza mondiale di allora) fu la favorita perché poteva offrire prodotti a prezzi competitivi all’estero ma facendo così provocò la scomparsa di aziende poco competitive. Ci fu anche uno sviluppo dal punto di vista finanziario, si moltiplicarono le società per azioni favorendo gli imprenditori alla domanda di capitale. Le banche assunsero una funzione decisiva per lo sviluppo perché incanalano i capitali verso gli investimenti produttivi. Nacquero così (Francia-Germania) le banche 1 Che si può toccare. di investimento mirate a sostenere iniziative con finanziamenti di medio-lungo durata. La rivoluzione dei trasporti influenzò l’economia ma anche le abitudini della popolazione. Agli inizi degli anni 50 esistevano 40 mila km di ferrovie, dieci anni dopo si erano triplicati. 1871→ traforo delle Alpi che collega Francia e Italia. 1869→ negli Stati Uniti fu aperta la prima linea transcontinentale New York-San francisco. 1860→ vennero velocizzate le navi a vapore introducendo l’elica e gli scafi in legno. Ci fu anche la rivoluzione nelle comunicazioni grazie al telegrafo che fece diventare possibile la velocità nelle comunicazioni (guidare eserciti da lontano, fare transazioni finanziarie) ma favorì anche il giornalismo. 2. Conquiste scientifiche→ Tra il 1850-70 la scienza, chimica, fisica ebbero degli importanti progressi teorici occupando una posizione centrale in tutta Europa. Sui progressi della scienza si forma una nuova corrente intellettuale, il Positivismo. Esso è un indirizzo filosofico che considera la conoscenza scientifica (dati reali, oggettivi) come l’unica valida. Fondatore di questa filosofia fu Auguste Comte (francese) che la utilizzò per la sua dottrina, consacrando l’uso nella terminologia filosofica europea. Il filosofo Herbert Spencer ne elaborò un’interpretazione in chiave evoluzionistica, affermando che il mondo sociale e biologico obbedissero a leggi simili. Così il positivismo influenzò tutti i campi del sapere. Charles Darwin fu il più noto rappresentante del positivismo. Nel suo libro l’origine delle specie formulò la teoria dell’evoluzione, la quale afferma che tutte le forme di vita sulla Terra si sono sviluppate gradualmente da antenati comuni attraverso un processo di modificazione delle specie. L’uomo era il risultato di tale trasformazione, questo contraddiceva le credenze religiose, in questo modo il darwinismo tendeva a liberare l’uomo da ogni forma di condizionamento soprannaturale. “La locuzione 'darwinismo sociale' indica l'applicazione dell'evoluzionismo allo studio delle società umane.” PAROLA CHIAVE: PROGRESSO Sinonimo: avanzamento - sviluppo Definizione: il corso della storia è orientato verso un graduale miglioramento della condizione umana. Il progresso nasce con l'illuminismo (concezione laica della storia, dalla convinzione che le arti possano portare a un miglioramento dell'uomo) ma si afferma con il positivismo (risultato di leggi radicate nello sviluppo storico che per la volontà dei singoli e si pone l’accento sullo sviluppo tecnico, materiale invece che su quello spirituale). PARAGRAFI: 1.5-DALLE CAMPAGNE ALLE CITTA’ 1.6-QUATTRO ESEMPI DI RINNOVAMENTO URBANO: PARIGI, LONDRA, VIENNA, CHICAGO La maggioranza della popolazione europea era composta da contadini, anche se essi presentavano differenze fra di loro, erano accomunati dalle stesse situazioni di disagio: redditi bassi o nulli, alimentazione povera, analfabetismo diffuso senza partecipazione alla politica. La rivoluzione industriale e dei trasporti davano la possibilità ai contadini di spostarsi nelle città per trovare lavoro come muratore o operaio di fabbrica. Infatti fra il 1840-70 ci furono migramenti dall'Europa centrale e dalla Gran Bretagna verso il Nord America (terre vergini, condizioni favorevoli). Ebbe inizio con questo evento il fenomeno dell’urbanesimo2 che insieme all’espansione del commercio europeo nel mondo facendo moltiplicare il numero delle città in tutto il continente. ES: Città emporio→ centri di scambio situati vicino a foci del fiume o alle linee ferroviarie. Calcutta in India Canton in Cina Londra con 2 milioni e mezzo di abitanti era la più grande metropoli del mondo, infatti in Gran Bretagna l'industrializzazione favorì anche i centri abitati ai margini della vita economica. In Italia ed in Francia, al contrario, lo sviluppo fu diverso sia per l'aspetto particolare del territorio, sia per il lento processo di industrializzazione. Nella seconda metà del 800 gli Stati Uniti elaborarono un nuovo modello di sviluppo della città costruendo grattacieli (Chicago - New York). Con questo cambiamento i punti di riferimento delle città diventarono le stazioni ferroviarie, la Borsa, i grandi magazzini, il tribunale, attorno ai quali risiedevano i cittadini abbienti mentre il ceto popolare andò a vivere nelle grandi periferie, spesso costruite da zero, le quali erano malsane, sofraffolate e prive di servizi e questo rese sempre più netta la divisione fra ceto popolare e borghesia. Con lo sviluppo urbano furono fatti dei miglioramenti come ricostruire la rete fognaria per evitare la diffusione di malattie (colera, tifo), venne estesa l’acqua potabile, le strade furono sostituite dal selciato e i quartieri vennero illuminati con i lampioni a gas. Inoltre vennero ampliati i servizi commerciali (botteghe), i luoghi di svago (teatri, ristoranti), i punti di riferimento culturale (musei) e le istituzioni (tribunali, uffici). Quattro esempi di rinnovamento urbano: Parigi→ Su incarico di Napoleone III furono costruiti larghi viali per evitare sommosse urbane perché nei Boulevard erano più semplici gli spostamenti per la polizia, inoltre furono costruiti 15 ponti sul Sienna, nuove stazioni ferroviarie e rinnovato il sistema fognario. Londra→ Non esisteva un piano urbanistico, i proprietari terrieri attraverso il leasing cedevano il terreno a imprenditori edilizi ma ne rimanevano comunque proprietari, per questo a Londra i quartieri venivano chiamati con il nome della famiglia proprietaria (Bedford, Hannover). Vienna→ Tra il 1815-57 fu costruita la Ringstrasse, una strada circolare con annessi gli edifici più importanti diventando così il luogo più importante della città. Chicago→ Nacque dopo un incendio nel 1871 e fu ricostruita, secondo lo sviluppo verticale, espandendosi a ritmi straordinari. PARAGRAFO: 1.7-LA NASCITA DEL MOVIMENTO OPERAIO E LA PRIMA INTERNAZIONALE Le condizioni di lavoro degli operai nelle fabbriche non erano molto diverse da quelle dei contadini, anche se avevano un salario più alto. Situazione: Movimento operaio britannico→ 1868 Trade Unions Congress, riuniva i maggiori sindacati. Movimento operaio francese, italiana→ teorie di Proudhon, cooperativismo a sfondo anarchico3. (Autogestione operaia, il capitalista non paga l’operaio per il suo valore 2 Immigrazione dalle campagne e dai piccoli centri nelle grandi città di ingenti masse, per la maggior parte rurali, provenienti sia dal territorio circostante sia da zone anche lontane. 3 Per Pierre-Joseph Proudhon, l’anarchia è un'organizzazione sociale che rimpiazza la proprietà (un diritto esclusivo di individui, gruppi, organizzazioni e Stati) con il possesso (occupazione e uso) lavorativo perciò lo sfrutta, non era contrario alla proprietà privata ma a quella che genera reddito senza contribuito lavorativo, lavoratori proprietari dei mezzi di produzione) Movimento operaio tedesco→ Ferdinand Lassalle seguiva le teorie marxiane. A Londra nel settembre del 1864 si tenne la prima riunione dell’Associazione internazionale dei lavoratori o Prima Internazionale (nome successivo), nata per coordinare il movimento operaio generale e alla quale partecipano le organizzazioni europee. A Karl Marx, fu dato il compito di redigere lo statuto provvisorio. L’Internazionale fu un evento storico per il movimento operaio costituendo un punto di riferimento per i lavoratori anche se le sue capacità erano scarse, c’era rivalità e eterogeneità4 fra i componenti. I pensieri erano divisi tra: Proudhoniani→ anarchici, sistema fondato sulle cooperative e autonomie ma contrari alle lotte sindacali e politiche. Rappresentante Bakunin (anarchico russo), per lui erano lo Stato e la religione (strumenti di cui le classi dominanti usano per mantenere il popolo in condizioni di inferiorità intellettuale ed economica) che impedivano ai lavoratori la libertà. Abbattendo lo Stato quindi il sistema di sfruttamento della proprietà privata sarebbe caduto e il comunismo si sarebbe inserito spontaneamente senza avere il bisogno che lo Stato si sostituisca a organizzazioni di tipo centralizzate e coercitive5. Trattava il proletariato più povero Socialisti→ socialisti, sostengono la socializzazione dei mezzi di produzione. Rappresentante Marx, anche per lui il comunismo si afferma dopo aver abbattuto lo Stato ma prima dell’affermazione del Comunismo ci deve essere una fase di dittatura del proletariato industriale. Queste divergenze misero in crisi l’Internazionale che fu sciolta nel 1876, anche se il Bakuninismo rimase attivo nei paesi in cui non era ancora scoppiata la rivoluzione industriale. Questa fu la forza e la debolezza, di questo pensiero, nel momento in cui scoppiò la rivoluzione e crebbe la classe operaia. PARAGRAFO: 1.8-LA CHIESA CATTOLICA CONTRO LA MODERNITA’ BORGHESE Il movimento cattolico assunse posizioni critiche verso la società laica e individualistica, infatti Pio IX durante il suo pontificato si impegnò a riaffermare la dottrina. Nel 1864 fece pubblicare: Quanta cura→ condanna alla civiltà moderna. al socialismo, liberalismo e alla democrazia Il Sillabo degli errori del secolo→ nel quale si parlava dell’illuminismo, della laicità dello Stato, suscitando scalpore in Europa. Nel settembre del 1870, le truppe italiane entrarono a Roma per annettere al Regno d’Italia, nessuno dei paesi europei salverà il potere temporale del Papa. CAPITOLO: 2-LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE PARAGRAFO: 2.1-CRISI E PROTEZIONISMO Tra il 1870 e il 1914 ci furono delle trasformazioni profonde nell’economia tali da definirli seconda rivoluzione industriale. La nuova fase dell’economia ebbe inizio nel 1873 con una crisi di sovrapproduzione dei prodotti che portò a una caduta dei prezzi data dalla diminuzione dei costi di produzione e questa cosa giovò i lavoratori salariati. 4 La presenza di elementi di diversa natura 5 Gravemente limitativo dell'altrui volontà Il settore dell’economia europea che ne risente di più fu quello dell’agricoltura perché i progressi di navigazione portarono i prodotti del Nord America in Europa, questo provocò la perdita delle aziende agricole con le tecniche produttive più arretrate. Di conseguenza a questa crisi ci fu un picco di migrazioni verso i paesi industrializzati ma soprattutto nel Nord America. Per far fronte alla crisi i governi (Germania, Italia, Francia e Russia) adottarono il protezionismo sui prodotti agricoli con l'obiettivo di tutelare le industrie dalla concorrenza estera. La Gran Bretagna rimase liberista e qui iniziò il suo declino vedendosi ridurre la loro partecipazione al commercio mondiale (dal 25% al 12%) mentre stati come Stati Uniti e Germania la superano nella produzione di acciaio. L’unica cosa che potè fare fu ampliare le colonie. Nacquero anche grandi consociazioni per il controllo finanziario delle imprese. In questi processi un ruolo decisivo fu svolto dalle istituzioni finanziarie, le banche e le imprese avevano un legame (le imprese dipendevano dalle banche in quanto da esse ricevevano capitale mentre queste ultime dipendevano dalle imprese in quanto con esse legano in maniera crescente le proprie fortune.) PAROLA CHIAVE: LIBERISMO Definizione: Dottrina che affida solo al mercato il compito di regolare l’attività economica opponendosi all’intervento dello Stato e sostenendo il principio del libero scambio di merci fra Paese e Paese. è un’ideologia a scopo ottimistico che segue le teorie di Adam Smith. Lui vede nella libertà economica il mezzo per ottenere il benessere della collettività e complemento della libertà politica. Momento di maggior espansione nel 1846 quando la Gran Bretagna abolì il dazio sul grano. PAROLA CHIAVE: PROTEZIONISMO Definizione: Dottrina che tende a proteggere la produzione nazionale imponendo sui prodotti di importazione dazi doganali elevati da scoraggiare l’acquisto. PARAGRAFO: 2.2-ACCIAIO, CHIMICA ED ELETTRICITA’ I fattori trainanti della seconda rivoluzione industriale sono: Acciaio→ Nel 1879 fu introdotto il procedimento di Thomas-Gilchrist, che permetteva di trasformare in acciaio il materiale di fusione prodotto col minerale solforoso, i tempi di fabbricazione si ridussero come i costi avendo una notevole crescita. Si iniziò ad usare l’acciaio in molteplici campi come nelle macchine industriali che diventano più leggere, precise e potenti, per le rotaie dei treni, come corazza per le navi da guerra ma anche nella costruzione di edifici: Tower Building (New York, 1889) Simbolo celebre: Torre Eiffel, ingegnere francese Alexandre Gustave Eiffel. Chimica→ varietà di produzioni in molteplici campi (carta, concime, medicinali, esplosivi, gomma ecc.). Ebbe un ruolo decisivo nel settore alimentare grazie alle tecniche di sterilizzazione, conservazione e inscatolamento (non ci potranno essere più carestie). 1886→ processo chimico che ricavava dalla la bauxite l'alluminio. 1870→ produzione dei coloranti alimentari (Germania). 1875→ Alfred Nobel brevetto della dinamite. 1888→ John Dunlop inventò il pneumatico. 1889-92→ prime fibre tessili (Francia, Gran Bretagna). Motore a scoppio→ Motore in cui è il combustibile a fornire la spinta motrice, esplodendo ed espandendosi in uno spazio limitato.Nel 1876 fu inventato il motore a quattro tempi e nel 1885 due ingegneri tedeschi lo montarono su un autoveicolo realizzando le prime automobili a benzina poi nel 1897 Rudolf Diesel inventò il motore a gasolio. La diffusione delle automobili fu molto lenta perché il petrolio costava molto rispetto al carbone ma questo bastò per iniziare a far estrarre il petrolio soprattutto negli Stati Uniti. Elettricità→ L'elettricità divenne una fonte di energia tra il 1860-80 quando vennero realizzati i generatori, gli accumulatori e i motori elettrici ma l'invenzione chiave dello sviluppo elettrico fu la lampadina, inventata nel 1879 da Thomas Edison. Nacquero così le prime centrali termiche capaci di fornire energia elettrica privata (Italia, Germania, Francia, GB, USA) mentre l'illuminazione pubblica fu più lenta affermandosi ai primi del 900. Si iniziò ad utilizzare anche l'energia idraulica per la produzione di elettricità (Nord Italia). 1871→ Antonio Meucci inventa il telefono 1876→ Edison inventa il grammofono 1895→ fratelli Lumière inventano il cinematografo. PARAGRAFI: 2.3-NUOVI TRAGUARDI PER LA SCIENZA MEDICA 2.4-LA CRESCITA DEMOGRAFICA Nel 800 la medicina si trasforma in una disciplina scientifica basandosi su quattro principi: Diffusione delle pratiche igieniste e adozione di strategie di prevenzione e contenimento delle malattie Sviluppo della microscopia→ identificare microrganismi responsabili delle malattie infettive; Progressi della farmacologia→ sintesi e estrazione di alcune sostanze in grado di modificare il corso della malattia; Ingegneria sanitaria→ costruzione di policlinici per l'osservazione del paziente. Tutti i progressi nei campi di medicina, alimentazione e industriale portarono a una crescita demografica. Le epidemie erano quasi totalmente sparite, la vita media si era alzata (da 30 a 50), c'era una diminuzione della mortalità accompagnata da una riduzione delle natalità, questo fenomeno venne chiamato transizione demografica. Ci fu un calo di nascite per la diffusione di contraccettivi (Francia poi Europa). CAPITOLO: 3-LE GRANDI POTENZE EUROPEE PARAGRAFO: 3.1-LE POTENZE CONTINENTALI Negli anni 1850-70 ci furono tre potenze in conflitto fra di loro: Francia→ Napoleone III voleva riaffermare la propria potenza mondiale, rovesciando ciò che era stabilito dal contratto di Vienna, contrapponendosi all’impero Asburgico (Austro-Ungarico). Qua si era instaurato il “bonapartismo”, un modello politico tendente al ristabilimento in Francia della dinastia napoleonica, l’autorità assoluta e il centralismo dell’imperatore si fondavano su un vasto consenso popolare. Avendo già il consenso delle campagne, si cercò di ottenere anche quello della borghesia urbana. La tradizione bonapartista portava la Francia ad una politica estera aggressiva: - Guerra di Crimea quando la Francia e l’impero britannico si impegnarono per difendere l’Impero ottomano dall’espansione Russa (intervenne anche l’Italia) - Vittoria sull’Austria al fianco dell’esercito piemontese di Cavour (1859)→ questo portò all’Unità d’Italia, ma i piani di Napoleone III erano molto diversi. Austria→ Indebolita da un immobilismo sociale e politico6 favorì l’ascesa della Prussia. Infatti, dopo le rivolte del 48-49 l’Impero asburgico si era riorganizzato in base al sistema assolutistico, potere all’imperatore che poteva contare sul sostegno dei contadini favoriti dall’ abolizione della servitù e della Chiesa cattolica. Lo Stato sacrificò le esigenze dei settori industriali che erano chiamati a pagare i costi dell'apparato amministrativo e militare. Prussia→ Aspirazione a diventare un grande Stato Nazionale Tedesco era una minaccia per la Francia. Nella Prussia occidentale, a partire dagli anni 50, ci fu una crescita industriale e della borghesia ma senza un’evoluzione delle istituzioni che erano governate dagli aristocratici proprietari terrieri (Junker). Il conservatorismo sociale7 guidato dall’alto e legato al potenziamento militare diventò il modello della Prussia e Otto von Bismarck ne fu il rappresentante. Nel 1862 venne nominato primo ministro e riformò l’esercito prevedendo l’aumento degli organici e il prolungamento della leva militare per sconfiggere Francia e Austria. PAROLA CHIAVE: POTENZA Definizione: Stato che è in grado politicamente, economicamente e militarmente di essere soggetto attivo e autonomo della politica internazionale senza subire subordinazioni. Una grande potenza è uno stato che per un periodo e in una determinata area assume un ruolo egemonico8 e per questo hanno responsabilità speciali nella gestione degli affari internazionali. 800→ 5 grandi potenze: Francia, Gran Bretagna, Russia, Prussia (Germania) e Austria. POTENZE EMERGENTI: Stati Uniti→ nascono come nazione nel 1700, dal 1861/65 guerra civile. Alla fine del secolo gli USA si proiettano oltre i confini→ dal punto di vista geopolitico sono una potenza imperiale (sono una repubblica, con a capo un Presidente) e proietta la influenza oltre i confini. Con la fine della II Guerra Mondiale sono una “superpotenza”. Giappone→ da paese feudale, dopo i trattati ineguali con USA e stati europei conobbe un processo di accentramento a base nazionalista e una forte industrializzazione = manifesta al suo interno idee imperiali, si scontra con la Cina. PARAGRAFO: 3.2-LE GUERRE DI BISMARCK E L’UNITA’ TEDESCA Guerra austro-prussiana Nel 1866 la Prussia entra in guerra contro l’Austria che si era alleata con l’Italia. La Prussia però possedeva un esercito troppo forte e non ci fu storia per l’Austria che venne sconfitta nel giro di tre settimane. L’Austria non subì grandi mutilazioni territoriali, solo quello del Veneto che venne ceduto all’Italia. Dopo la sconfitta, l’impero asburgico si dirige verso l’area danubiano-balcanica, cercando una nuova soluzione per le diverse nazionalità che convivono nel paese. Nel 1867 l’impero fu diviso in due Stati: uno austriaco e uno ungherese→ austro-ungarico, uniti fra loro dalla persona del sovrano, ma ciascuno con un proprio Parlamento ed un proprio governo. 6 Atteggiamento di passività assunto da un governo verso qualsiasi soluzione innovatrice e progressista dei problemi sociali, preferendo conservare lo stato di cose esistente. 7 Si riferisce a un "impegno" per i valori tradizionali riguardanti il patriottismo, le strutture familiari, il possesso di armi e le invasioni militari. 8 Che conduce, che ha funzione di guida. Guerra franco-prussiana L’ultimo ostacolo, alla definitiva espansione della Prussia, era rappresentato dalla Francia. Motivo di guerra fu una questione dinastica: nel 1868 il trono di Spagna era rimasto scoperto e sarebbe toccato a un cugino prussiano di Guglielmo I, questo spaventava la Francia che non poteva permettersi un accerchiamento anche dal lato spagnolo. Bismarck rilasciò un comunicato stampa provocatorio e in Francia (soprattutto a Parigi) scoppiò un’ondata di nazionalismo9 e il 19 Luglio 1870 la Francia dichiarò guerra alla Prussia. La Francia era in svantaggio sul piano organizzativo militare e degli armamenti infatti dopo solo un anno il governo fu costretto a chiedere l’armistizio nel gennaio del 1871. Unificazione tedesca Il 9 dicembre 1870 era stato proclamato l’impero tedesco (il secondo reich, impero). Esso nasceva dalla fusione della Prussia e degli Stati della Confederazione del Nord con gli Stati della Germania Meridionale. Il 18 gennaio 1871 nella Reggia di Versailles Guglielmo I fu incoronato imperatore tedesco. Nasce il nuovo impero senza plebiscito o una qualsiasi forma di consultazione popolare→ impero che nasce dall’alto. Dopo la pace di Francoforte, la Francia fu costretta a cedere al nuovo impero l'Alsazia e la Lorena: due regioni di confine di notevole importanza. Tutto ciò per la Francia fu un'umiliazione nazionale e nacque il “revanscismo” sentimento di rivincita. PARAGRAFO: 3.3-LA COMUNE DI PARIGI Dopo la sconfitta, ci fu uno scontro interno tra Parigi (più rivoluzionario) e le campagne (conservatrici), questa frattura si delineò con le elezioni dell’Assemblea nazionale (febbraio 1871) con la maggioranza dei conservatori. Iniziò una trattativa di pace ma le condizioni di Bismarck erano troppo dure per la Francia per questo il popolo parigino insorse. Gli scontri furono così accesi che si chiesero le elezioni per il Consiglio della Comune. Il potere andò nelle mani della sinistra che per quanto fossero divisi nel giro di poche settimane diedero vita a un esperimento radicale di democrazia diretta (abolizione della distinzione tra potere esecutivo e legislativo). Marx e Bakunin videro nella Comune il primo esempio di potere di decisione da parte delle masse, quasi un modello per la futura società socialista. La comune non riuscì a coinvolgere le campagne che di fatto durò solo qualche mese giusto il tempo di assaltare Parigi ma uscirne sconfitti. PARAGRAFO: 3.4-L’IMPERO TEDESCO E LA POLITICA DI BISMARCK Negli anni 70 l’Impero Tedesco era la maggior potenza continentale europea. Il Reich era diviso in 25 Stati ognuno con i propri governi e Parlamenti (funzioni amministrative). La grande politica era di competenza del governo centrale, presieduto da un cancelliere responsabile di fronte all’imperatore. Il Parlamento esercita il potere legislativo, diviso in due Camere: - Camera Elettiva→ Reichstag, suffragio universale - Consiglio Federale→ Bundesrat, rappresentati dei singoli Stati Il Parlamento aveva poco potere esecutivo che era concentrato nelle mani dell’imperatore e del cancelliere. Nacquero nuovi partiti politici di massa: - Partito conservatore→ Junker - Partito nazional-liberale→ borghesia industriale e gli intellettuali liberal-progressisti - Partito cattolico del Centro→ agricoltori 9 Esaltazione dell’idea di nazione e di tutto quanto è espressione di essa nella vita civile e politica. - Partito socialdemocratico tedesco→ SPD, operai e città industriali Bismarck applicò una politica anticattolica emanando misure per definire il carattere laico del paese e per sorvegliare l'attività del clero cattolico ma i cattolici tedeschi risposero e sotto la guida di Ludwig Windthorst raddoppiarono la loro presenza parlamentare e Bismarck si vide obbligato a attenuare le misure prese. Il governo andò contro anche al movimento socialdemocratico ponendo limitazioni alla libertà di stampa e dichiarando illegali le associazioni. Tra il 1883-89 il Parlamento approvò delle leggi sulla tutela delle classi lavoratrici, istituendo assicurazioni obbligatorie, malattie e vecchiaia ciò pesava in parte sullo Stato, sull'imprenditore e sul lavoratore, questo era una legislazione sociale avanzata. Tutto questo non impedì, al partito socialdemocratico, la nascita di un forte movimento sindacale che sancì il fallimento della politica bismarckiana nei confronti degli operai. Bismarck, dopo la vittoria con la Francia, fece in modo che essa non potesse uscire dal suo isolamento politico-diplomatico alleandosi con Italia, Russia e l’Austria-Ungheria. Nel 1873, Bismarck, stipulò il patto dei tre imperatori: Germania, Austria-Ungheria e Russia. Era un patto difensivo basato sulla solidarietà delle tre monarchie con l'obiettivo di tutelare l’equilibrio conservatorio all'interno dei singoli Stati. Il punto debole dell’alleanza era la rivalità tra Russia e Austria nella penisola balcanica. Tra il 75-76 il governo turco represse le rivolte in Bosnia e Bulgaria, per questo la Russia nel 77 dichiara guerra alla Turchia e la sconfigge. Questo allarmò le altre potenze europee, come la Gran Bretagna e l’Austria-Ungheria contro la Russia. Bismarck fece da mediatore: la Bulgaria diventa uno stato indipendente, la Bosnia e l’Erzegovina vennero dichiarate autonome ma consegnate “temporaneamente” all’Austria→ la Francia ebbe mano libera x una eventuale espansione in Tunisia; stava dando modo alla Francia di tornare sulla sua idea espansionistiche extra europee. PARAGRAFO: 3.5-LA REPUBBLICA IN FRANCIA Dopo la “settimana di sangue” (Parigi rivoluzionaria vs Parigi rurale) con cui si chiuse l’esperienza della Comune, non mancarono i segni di ripresa. La stabilizzazione politica fu un processo più duro che vide da un parte gli orleanisti (ritorno Luigi Filippo) e legittimisti (ritorno Borboni) ma arrivarono a un accordo con il varo di una Costituzione repubblicana. Nella Costituzione della Terza Repubblica (1875) il potere legislativo era esercitato da: Camera→ eletta a suffragio universale maschile Senato→ composto da membri vitalizi ed elettivi A capo c’era un presidente della Repubblica eletto dalle due camere ed esercitava il potere esecutivo. La carta costituzionale10 era un compromesso tra un sistema presidenziale (moderati)(poteri al presidente) e parlamentare (democratici)(poteri al parlamento). Ci furono due fazioni opposte: Opportunisti→ moderati, solido legame con l’elettorato medio (commercianti, agricoltori) Radicali→ repubblicani avanzati, guidati da Georges Clemenceau Sotto la guida dei repubblicani la Francia poté consolidare le sue istituzioni: 1880→ amnistia11 per i condannati dalla Comune 10 un corpo di leggi fondamentali prodotte dalla sovranità del popolo, di solito per il tramite di un'assemblea costituente. 11 Provvedimento di clemenza, concesso di solito per celebrare determinate ricorrenze, con legge deliberata a maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna camera; ha per effetto di togliere carattere di reato a determinati fatti commessi anteriormente alla data di presentazione del disegno di legge; 1884→ Senato completamente elettivo e tre leggi: libertà di associazione sindacale, ampliate le autonomia locali e divorzio. 1880-85→ elementari obbligatorie, e laicità dello Stato. L’indebolimento dei poteri del Presidente della Repubblica a favore di quelli del Parlamento portò a una instabilità ma non solo perché c’era anche tanta corruzione. PARAGRAFO: 3.6-IL LIBERALISMO IN GRAN BRETAGNA Nel 1865 il leader dei liberali William Gladstone, presentò un progetto di legge che prevedeva una limitata estensione del diritto di voto. Questo provocò la caduta del governo liberale e il ritorno al potere dei conservatori che sotto la guida di Benjamin Disraeli venne proposta una nuova riforma elettorale la Reform Act (1867) che ammette al voto i lavoratori urbani a reddito più alto. Gladstone→ legato agli ideali del liberalismo Disraeli→ obiettivi imperiali→ cercò il consenso popolare tramite riforme sociali come la salute pubblica e l’edilizia popolare Il governo liberale fu costretto a dedicarsi alla “questione irlandese”. Gli irlandesi erano cattolici e avevano tendenze indipendentistiche, questi fattori mettevano in discussione l’appartenenza al Regno Unito. Per sopperire a queste tendenze indipendentistiche, Gladstone presentò un progetto al Parlamento che prevedeva la concessione di ampie libertà all’isola, ma sempre sotto la cornice del Regno Unito. Questo progetto provocò una forte opposizione nello stesso partito liberale. PARAGRAFO: 3.7-LA RUSSIA TRA ARRETRATEZZA E MODERNIZZAZIONE Era la più arretrata in Europa, con la maggioranza dei contadini soggetti alla servitù della gleba: legati alla terra che coltivavano e subordinati ai proprietari. Nel 1855 salì al trono lo zar Alessandro II, che emanò delle riforme per modernizzare la Russia. Nel 1861 fu abolita la servitù della gleba con la possibilità di ricattare le terre ma subentrò un clima di ribellioni rivolto ai signori accusati di aver tradito l’autenticità dello zar. Dopo queste vicende il clima politico cambiò diventando più controllante e inasprendo il divario fra stato e borghesia. Nel 1881 Alessandro fu ucciso da un attentatore anarchico. CAPITOLO: 4-DUE NUOVE POTENZE: STATI UNITI E GIAPPONE PARAGRAFO: 4.1-GLI STATI UNITI A METÀ '800 Gli Stati Uniti sono in espansione, con una popolazione in aumento grazie anche al flusso migratorio europeo continuo. I confini continuano a spostarsi verso Ovest e vengono costruite strade e ferrovie. La produzione agricola è elevata, grazie ad un’agricoltura moderna nel Midwest; nella costa atlantica c’è una forte industrializzazione, che avviene nonostante fratture interne, causata dalla divisione in tre parti, con caratteristiche diverse tra loro: 1. Nord-Est→ ci sono le prime colonie britanniche e sono le zone più ricche e industrializzate. Sorgono i maggiori centri urbani, influenzati dai valori del capitalismo e dove si concentrano i commerci con l’Europa. 2. Sud→ società agricola e tradizionalista, caratterizzata da grandi piantagioni (cotone,tabacco). La manodopera era in gran parte formata da schiavi neri, mentre il ceto dei grandi proprietari era ristretto, ma dominavano la vita politica e sociale. Gli schiavi avevano vitto, alloggio e istruzione religiosa, ma venivano sfruttati nei campi e abusati. 3. Ovest→ territorio in rapida evoluzione, ci sono liberi agricoltori e allevatori di bestiame. I territori si spostavano continuamente verso occidente e venne introdotta l’agricoltura mercantile, che forniva derrate alimentari12. Le differenze tra Nord e Sud si accentuarono, fino a diventare un contrasto. L’idea di schiavitù non si conciliava alla politica del Nord, che era attiva per abolirla, ma che al tempo stesso era incompatibile con la filosofia capitalistica. Quando l’espansione verso il settore meccanico delle fabbriche del nord incontra gli interessi dei coloni dell’ovest, la spaccatura tra il sud ed il resto del paese assume un volto sempre più profondo. La divisione in chiave economica si vede rispecchiata nella politica e negli anni ‘50 il partito democratico assume la causa dei proprietari del sud, mentre il neonato partito repubblicano si schiera a favore della borghesia settentrionale (nord e ovest), dall’intenzione di limitare la schiavitù nei territori di nuova conquista fino all’imposizione di dazi doganali. Nel 1860 sale Abraham Lincoln, convinto avversario della schiavitù, ma non abolizionista radicale, che viene visto dal Sud come promotore di un processo irreversibile di emarginazione degli Stati schiavisti. PARAGRAFO: 4.2-LA GUERRA CIVILE AMERICANA Tra il dicembre ‘60 e febbraio ‘61, 10 Stati sudisti si staccano dall’Unione e creano una Confederazione indipendente e nell'aprile del 1861 inizia la guerra tra le due parti. I confederati hanno una migliore qualità delle forze armate, ma speravano in un aiuto della Gran Bretagna mentre il Nord possiede molti più uomini e un maggiore potenziale economico. Inizialmente il Sud ha la meglio, comandato da Robert Lee, ma l’aiuto dalla GB non arriva e il fattore numerico si rivela decisivo a favore del Nord. Dopo la fine della guerra, Lincoln viene ucciso da un fanatico sudista. Questa è la prima guerra moderna e totale, contraddistinta da grandi e sanguinose battaglie, come quella di Gettysburg del 1863, il coinvolgimento della popolazione civile in aggiunta alle unità militari, la netta importanza dell’apparato industriale, nonché l’utilizzo di moderni mezzi tecnologici, in primo luogo le ferrovie e il telegrafo. Per vincere, gli stati unionisti devono andare oltre l’iniziale programma politico del presidente: nel 1862 viene varata una legge che consente l’assegnazione gratuita di terre a chi ne faccia richiesta, richiesta per gli interessi dei coloni dell’ovest e nel 1863 viene invece abolita la schiavitù, con il duplice scopo di indebolire la posizione confederata e arruolare nuove braccia nell’esercito nordista. Nonostante questo non ci fu una vincita sociale perché la prima legge viene revocata dopo pochi anni e le condizioni economiche degli schiavi non migliorano, come quelle nella società (pregiudizi razziali e disuguaglianze). Il Sud fu sottoposto ad un’occupazione militare e come tutta risposta, cominciano manifestazioni di lotta clandestina (Ku Klux Klan), che portano infine alla riscossa del Partito democratico del Sud. Nei decenni successivi, in particolare dopo gli anni ’70, il partito democratico tornerà ad essere prevalente nei territori vinti. PARAGRAFO: 4.3-GLI STATI UNITI POTENZA MONDIALE Dopo la fine della guerra civile riprende con la conquista verso ovest, conclusa attorno al 1890, quando i confini dello stato raggiungono il Pacifico, ma questa corsa distrugge intere comunità indigene, le quali vengono rinchiuse nelle riserve, destinate ad un regime di totale 12 sostanze o i prodotti che, in forma trasformata, parzialmente trasformata o non trasformata, sono destinati a essere ingeriti o si può ragionevolmente prevedere saranno ingeriti dall'essere umano. segregazione. La politica degli Stati Uniti non tollera l’intromissione europea su decisioni continentali. Per questo motivo, quando Napoleone III cerca di insediare un imperatore da lui scelto in Messico, gli americani sostengono con armi e appoggio politico la fazione ribelle messicana. Nel 1867 l’esperimento bonapartista naufraga definitivamente. Dalla metà degli anni ’60 gli Stati Uniti hanno uno sviluppo capitalistico. I più grandi successi si registrano nell’industria siderurgica, meccanica e petrolifera, dominata dalle mani delle grandi corporazioni facendogli ottenere il primato industriale mondiale. Lo sviluppo è possibile anche grazie alla presenza di un florido mercato interno, alimentato dalla manodopera immigrata e per saziare la fame di braccia, il governo nel 1882 permette l’ingresso nel territorio a tutti, tranne criminali e malati di mente, quindi comincia un processo di unione di diverse culture (melting pot). Lo sviluppo materiale non è privo di tensioni sociali: il potere delle corporazioni e il rigido protezionismo alimentano il malcontento del Midwest. Notevole sviluppo anche per le organizzazioni operaie, nel 1886 viene fondata l’American Federation of Labor, una confederazione di sindacati senza una caratterizzazione politica. In questo clima di costante crescita, gli Stati Uniti iniziano ad affacciarsi sul mondo, in termini di espansione della propria influenza. La prima occasione arriva con la ribellione di Cuba contro il dominio coloniale spagnolo. La repressione delle rivolte offre agli americani il pretesto di facciata per coprire il timore che i commerci con l’isola, incentrati sulla canna da zucchero, possano essere lesi. L’affondamento di una nave americana nel porto dell’Avana nel 1898 offre al governo un valido motivo per dichiarare guerra alla Spagna. Conclusasi in breve tempo, la guerra lascia a Washington la gestione di Cuba, delle Filippine e di Porto Rico. Nello stesso anno vengono annesse le isole Hawaii. Ecco gli Stati Uniti diventare una vera potenza mondiale. PARAGRAFO: 4.4-LA VIA GIAPPONESE ALLA MODERNITA’ A metà del secolo, il Giappone conserva ancora la struttura feudale consolidata nel corso del ‘600, caratterizzata dalla chiusura dei commerci con le potenze europee. L’isolamento commerciale giapponese viene rotto proprio dagli Stati Uniti, quando nel 1854 chiedono e ottengono libero accesso commerciale al territorio nipponico. Gran Bretagna e Francia non tardano a seguire l’esempio americano, la spinta occidentale si traduce così nella firma dei “trattati ineguali” (accordi economici). La firma dei trattati causa una forte ondata di risentimento nazionalista in tutto il paese, che trova nella figura dello shogun il primario responsabile. Segue quindi un processo di revisione istituzionale che prende il nome di restaurazione Meiji, condotto da parte dell’aristocrazia terriera in nome dell’imperatore. Ma la nuova élite dirigente capisce presto quanto il Giappone sia arretrato, rispetto ai paesi occidentali. Inizia così uno straordinario processo di modernizzazione, che nel giro di pochi anni dota il Giappone di un fervente apparato industriale, costruito ex-novo tramite ingenti investimenti statali. In aggiunta all’industria, vengono introdotte l’istruzione elementare obbligatoria, un esercito permanente, una moneta unificata. Crescono le infrastrutture con altrettanta velocità, dalle ferrovie alle associazioni bancarie. Quella che avviene in Giappone dopo il 1868 è una vera rivoluzione calata dall’alto, non spinta dall’interesse borghese come in Europa e non accompagnata dalla crescita di istituzioni democratiche e liberali. Infatti, l’élite alla base delle riforme mantiene ben saldo il suo privilegio. Per questi aspetti, il Giappone di quest’epoca è spesso accostato alla Germania di Bismarck; ciononostante resta il fatto che una crescita simile è un caso unicamente giapponese. PAROLA CHIAVE: MODERNIZZAZIONE Definizione: insieme di trasformazioni politiche, economiche e sociali che hanno avuto luogo nelle società occidentali tra ‘800 - ‘900 e si sono successivamente verificate, o si stanno verificando, in tutto il resto del mondo. Nel linguaggio politico la modernizzazione sostituisce il processo e ne supera la genericità mediante una serie di parametri oggettivi. politico→ l’autorità statale acquista autonomia agli altri poteri con capacità di far rispettare le proprie decisioni, quando ci sono leggi valide per tutti e i cittadini sono dotati di uguali diritti. economico→ processo mediante il quale un sistema acquista efficienza e accresce la sua capacità di produrre beni e soddisfare bisogni. Es: passaggio da un'economia agricola a una industriale misurandola con indici come reddito pro capite ect. sociale→ serie di processi legati fra loro: diffusione dell’istruzione per lo sviluppo della partecipazione politica e per la crescita economica, l’urbanizzazione conseguenza dello sviluppo industriale. Questi processi hanno nell’ottica occidentale un riscontro positivo ma non in tutto il mondo è visto così, in alcuni paesi la modernizzazione è vista come un occidentalizzazione provocando reazioni a sfondo nazionalistico. CAPITOLO: 5-GLI IMPERI COLONIALI PARAGRAFO: 5.1-L’IMPERIALISMO Il processo di conquista coloniale, iniziato ormai da secoli, ha il suo apice negli ultimi decenni dell’800, nell’epoca dell’imperialismo. La principale differenza tra il colonialismo e l’imperialismo sta nel fatto che il primo era gestito prevalentemente da grandi imprese private, mentre il secondo vede lo stato al centro delle politiche coloniali. I territori d’oltremare detenuti dalle potenze europee aumentano vertiginosamente: la Gran Bretagna, tra il 1876 e il 1914, espande i propri possedimenti di 11 milioni di km2. In breve tempo, si uniscono alla competizione coloniale anche stati di nuova formazione, Germania e Italia, e stati privi di una tradizione coloniale, Belgio, Stati Uniti e Giappone. Le ragioni sono diverse: Interessi economici→ accaparramento di materie prime a basso costo e la ricerca di sbocchi commerciali. Accumulare capitali finanziari, alla ricerca di occasioni di investimenti ad alto profitto nei territori d’oltremare Motivazioni politico-ideologiche→ convergenza di idee nazionalistiche, di razzismo, di politica di potenza. Nasce così l’idea, radicata in molti strati dell’opinione pubblica, che la colonizzazione sia anzitutto un’opera di carità, una sorta di fardello, scrive Kipling, che l’uomo bianco deve portare. L’azione coloniale è determinata anche dall’intento di prevenire e contrastare le iniziative di potenze concorrenti; il risultato finale è un mondo spartito in imperi e zone di influenza fra le potenze europee. L’opinione pubblica è alimentata dalle grandi esplorazioni in Africa a metà del secolo, quei territori pieni di grandi ricchezze e la curiosità scientifico-geografica spingono i paesi europei a conquistare la terra straniera. PAROLA CHIAVE: IMPERIALISMO Definizione: tendenza degli Stati europei a proiettare aggressivamente verso l’esterno i propri interessi economici, la propria cultura, la propria immagine nazionale, questo viene racchiuso in una politica di potenza con lo scopo di affermare il prestigio della nazione. PARAGRAFO: 5.2-LA CONQUISTA DELL’AFRICA Gli sviluppi più spettacolari delle conquiste coloniali si verificano in Africa: Tunisia ed Egitto→ I due paesi nordafricani per colpa della modernizzazione, negli anni precedenti hanno contratto debiti insaldabili con alcune banche europee e per tutelarsi da bancarotte, le due potenze europee usarono le armi: ○ Francia, dopo aver avuto il via libera al congresso di Berlino, nel 1881 impose un regime di protettorato13 in Tunisia. ○ Per la Gran Bretagna l’Egitto era molto importante perché c’era il canale di Suez, il quale permetteva alla GB di raggiungere l’India senza circumnavigare l’Africa. Nel 1882, dopo i moti anti-europei egiziani la GB prende il controllo dell’Egitto. Sudan→ La GB si occupa delle rivolte in Sudan, capeggiate dal Mahdi Ahmed, leader islamico che voleva portare la religione in tutto il mondo arabo. Diventa una guerra santa e il leader sconfigge le truppe nemiche più volte, ma perde i territori nel 1898. Congo→ Il Belgio di re Leopoldo II, a partire dal 1876, assume il controllo del Congo: spacciando l’intervento per umanitario, il re crea un suo dominio personale. Il tentativo belga di dotare il suo territorio di uno sbocco sull’Atlantico confligge però con gli interessi portoghesi. Questi attriti portano ad una conferenza internazionale, chiamata da Bismarck nel 1884 a Berlino. Qui si stabilisce che un territorio appartenga alla potenza che per prima lo occupi. Inoltre, viene confermata la legittimità della presenza belga in Congo, sotto la denominazione di Stato Libero del Congo, in evidente paradosso con quanto avviene ai danni della popolazione e delle sue risorse. La Germania, ultima arrivata in fatto coloniale, vede riconosciuta la sua sovranità sul Togo e sul Camerun. La Francia invece inizia la conquista dell’immenso territorio del Sahara. La Gran Bretagna ottenne il controllo del basso Niger (attuale Nigeria), e volge le sue mire a costruire un unico territorio coloniale dall’Egitto al Sudafrica, utile soprattutto a controllare i traffici nell’oceano Indiano, fondamentale per raggiungere l’India. Tale progetto confligge con le mire tedesche però, motivo per cui, nel 1890, le due potenze giungono ad un accordo: agli inglesi l’isola di Zanzibar, ai tedeschi l’Africa orientale tedesca. Nella regione dello Zanzibar ci sono scontri tra GB e Francia, che si era spinta fino al Sudan e nel 1898 un contingente dell’esercito britannico entra in collisione con uno francese nella fortezza di Fashoda, ma il governo francese ritira le truppe per paura di una guerra. Questo causa una distensione dei rapporti tra i due Stati. All’inizio del 1900 tutta l’Africa è spartita, tranne Liberia, Impero etiopico (per non molto), il Marocco, le Repubbliche boere e il Sudafrica. PARAGRAFO: 5.3-LE GUERRE BOERE I boeri sono i discendenti dei coloni olandesi insediatisi nella regione del Capo di Buona Speranza, caduti sotto la sovranità inglese in seguito alle guerre napoleoniche. Per sfuggire alla corona inglese, molti boeri emigrano massicciamente verso nord, dando vita alla repubblica di Orange (1845) ed alla repubblica di Transvaal (1852). L’interesse britannico verso queste repubbliche si accende quando giunge notizia, negli anni ’60, della scoperta di alcuni giacimenti diamantiferi. Inizia una guerra nel 1880, nella quale gli inglesi vengono 13 Istituto giuridico internazionale che instaura una particolare relazione tra due Stati, uno dei quali assume l’obbligo di tutelare l’altro e di garantire l’integrità territoriale, esercitando di fatto un controllo sulla sua politica interna ed estera. sconfitti l’anno successivo per questo la politica britannica si fece più aggressiva. Grazie al magnate Cecil Rhodes, politico e uomo d’affari, che mette a disposizione la sua fortuna per la creazione di un disegno imperiale nella zona che l’impero mette le mani sulla regione dello Zambesi, circondando le repubbliche boere. La scoperta di giacimenti auriferi nell’Orange porta molti immigrati inglesi a recarsi nella regione, immigrati da cui il sistema agricolo e patriarcale dei boeri si sente minacciato. Da qui l’attuazione di forte discriminazione a danno dei nuovi coloni, di cui Rhodes sfrutta sapientemente il malcontento. Nel 1899, il presidente della Transvaal dichiara guerra alla Gran Bretagna. Nonostante gli sforzi boeri, le due repubbliche sono sconfitte e annesse nel 1902. Quando nel 1910 le due regioni saranno unite alla Colonia del Capo nella formazione dell’attuale Sudafrica, inglesi e boeri dimenticheranno i vecchi attriti nella creazione di un regime di segregazione ai danni della popolazione di colore. PARAGRAFO: 5.4-LA CONQUISTA DELL’ASIA Ai tempi dell’imperialismo, le potenze europee potevano vantare una presenza già molto radicata sul continente asiatico. A dare nuovo impulso alla corsa verso oriente, è l’inaugurazione del canale di Suez nel 1869 che collegava il Mediterraneo al Mar Rosso. India→ era amministrata dalla Compagnia delle Indie orientali che agiva come rappresentante britannico, il territorio era vastissimo con una popolazione in continua crescita e offriva anche ampi sbocchi di mercato per i manufatti della GB, verso la quale venivano esportati grandi quantità di tè e cotone. Il dominio britannico aveva avuto come effetto principale quello di distruggere l’industria cotoniera mentre il potere statale del Moghul era assente. I colonizzatori si appoggiavano sulle gerarchie sociali per assicurare e mantenere l’ordine e la riscossione delle imposte. I tentativi di modernizzare l’India provocarono reazioni tradizionaliste-religiose. La più famosa fu quella di Sepoys, del 1857. Nel 1858 la Compagnia delle Indie fu soppressa e il paese passò sotto la diretta amministrazione della Corona. L’esercito e la burocrazia vennero ristrutturati e la costruzione di nuove ferrovie consentì un incremento degli scambi e un più stretto controllo militare dell’India. Nel 1876 la regina Vittoria fu proclamata imperatrice delle Indie. Indocina→ la Francia in competizione con la GB decide di avanzare in Indocina. Penisola abitata da buddisti e divisa in regni indipendenti dall’Impero cinese, Annam, Siam e Cambogia i più importanti. Le persecuzioni contro i missionari fornirono alla Francia il pretesto per un intervento militare e nel 1862 occupò la Cocincina e l’anno dopo fu imposto il protettorato alla Cambogia. Dopo una guerra con la Cina, la Francia estese il protettorato a tutto l’Annam. La GB per evitare che i possedimenti francesi giungessero a ridosso dell’India, tra il 1885 e il 1887, occupò il Regno di Birmania e la Francia nel 1893 rispose assicurandosi il controllo del Laos. Siberia e Asia centrale→ L’impero russo seguiva due direttrici di espansione: una verso la Siberia e l’Estremo Oriente e la seconda verso l’Asia Centrale. La colonizzazione della Siberia avvenne grazie alla spinta e il controllo dell’autorità statale ed i risultati furono notevoli: vide raddoppiata la sua popolazione e incrementò le attività commerciali. La Russia cercò di ottenere posizioni strategiche in Cina e nel Pacifico, nel 1860 impose alla Cina la cessione di due distretti e avviò la costruzione del porto di Vladivostok sul Mar dell’Est. L’Alaska perché troppo costosa da gestire venne venduta nel 1867 agli Stati Uniti. Nel 1891 venne costruita la ferrovia Transiberiana completata nel 1904 che collega Mosca a Vladivostok. In Asia Centrale, l’impero zarista riuscì a impadronirsi della regione Turkestan, importante perché produttrice di cotone ma vicino all’India e questo provocò scontri con la GB fino a che nel 1885 giunsero ad un accordo. La GB occupò le isole Fiji, Salomone e Marianne mentre la Nuova Guinea fu divisa tra tedeschi e britannici. PARAGRAFO: 5.5-GLI EUROPEI IN CINA Dall’inizio dell’800, l’impero cinese rimane in uno stato di totale chiusura verso l’esterno, caratterizzata dall’assenza di rapporti diplomatici e dell'inaccessibilità commerciale. Unica eccezione al commercio con l’Occidente è il porto di Canton. La profonda chiusura del paese cela in realtà uno stato di debolezza, dovuta alla perdita del primato tecnologico e scientifico e del ceto burocratico dei mandarini che impedisce ogni possibilità di riforma. Il primo scontro con l’Occidente avviene nel 1839 nella guerra dell’oppio. Da tempo gli inglesi introducono clandestinamente vaste quantità di oppio prodotte in India, traendo enormi benefici. Il casus belli dello scontro è il sequestro del carico di alcune navi nel porto di Canton, a cui la Gran Bretagna reagisce militarmente. La guerra dura due anni e si conclude con la sconfitta cinese, sancita nell’accordo di Nanchino. Con tale trattato, la Gran Bretagna impone alla Cina di aprire al commercio straniero con altri quattro porti, tra cui quello di Shanghai e di cedere la città di Hong Kong. La sconfitta subita ha il duplice effetto negativo di innescare squilibri sociali, culminati nella rivolta contadina dei Taiping, e di mettere a nudo l’incapacità bellica cinese. Nel 1856, la Cina deve fronteggiare un nuovo scontro con la Gran Bretagna, aiutata dalla Francia, lo scontro è impropriamente detto seconda guerra dell’oppio. Anche in questo caso la situazione si risolve con una capitolazione14 della Cina, costretta ad aprire al commercio straniero anche delle vie fluviali interne e a stabilire rapporti diplomatici con i paesi occidentali. PARAGRAFO: 5.6-IL DOMINIO COLONIALE L’Europa con la colonizzazione porta in giro l’impronta della sua tecnica, economia e civiltà. Le conquiste avvengono con un uso smisurato di violenza contro gli indigeni, soprattutto in Africa nera, dove il dislivello tecnologico è enorme. Alcuni paesi colonizzati giovano dal punto di vista economico: messe a coltura nuove terre, introdotte nuove tecniche agricole, costruite infrastrutture, avviate attività ed esportati ordinamenti amministrativi e finanziari ma al prezzo di un impoverimento delle risorse materiali e umane. Gli indigeni vengono pagati con salari bassi e lavorano in modo forzato. I sistemi di sussistenza vengono stravolti, così come i meccanismi produttivi in funzione del mercato interno. Il razzismo condiziona la politica degli Stati europei nelle colonie: nascono quartieri separati, con la costruzione di confini che dividevano la vita degli indigeni da quella degli europei. Alcune volte i rapporti tra colonizzatori e colonizzati sono caratterizzati da legami di solidarietà tra i funzionari europei e i notabili locali (aristocratici britannici considerano i notabili indiani superiori). Gli effetti culturali sono drammatici, quella britannica è rispettosa degli usi locali, mentre quella francese risulta oppressiva, perché votata alla modernizzazione forzata. I sistemi politico-sociali e religiosi ben organizzati si difesero meglio, opponendo resistenza e assimilando gli apporti esterni. In Africa gli effetti esterni sono dirompenti. Essi alterano dalle fondamenta gli equilibri delle 14 Accordo fra comandanti di forze armate belligeranti, nel quale si fissano i patti della resa di una piazzaforte o di un corpo di truppe. comunità di tribù e gli universi culturali che ne erano espressione. Dove mancava una tradizione scritta, rimangono poche tracce, quasi tutto è stato cancellato. Sul piano politico, l’espansione favorisce i nazionalismi locali, a opera di nuovi dirigenti formatisi nelle scuole europee, dove avevano assorbito gli ideali democratici e i princìpi del nazionalismo. L’Europa quindi esporta ciò che non voleva: il bisogno di autogovernarsi. CAPITOLO: 6-GOVERNARE L’ITALIA UNITA PARAGRAFO: 6.1-DEMOGRAFIA, ECONOMIA E SOCIETA’ 6.2-LA CLASSE POLITICA ED I PRIMI PROVVEDIMENTI LEGISLATIVI Al momento dell’Italia unita l'analfabetismo era al 75% ed era più diffuso fra le donne inoltre non c’era una lingua comune. L’Italia era il paese europeo con il maggior numero di città (Napoli 450mila), ma la maggioranza viveva nelle campagne, infatti lavoravano prevalentemente nel settore agricolo. I prodotti principali: agrumi, frutta secca, vino, olio, seta grezza. Le condizioni di vita della popolazione rurale erano pessime, vivevano ai limiti della sopravvivenza, soprattutto al sud. Questo porta alla nascita della questione meridionale che vede le zone del Mezzogiorno in condizioni economiche e sociali nettamente inferiori a quelle del Nord. es:infrastrutture (ferroviarie inesistenti), valore della produzione agricola inferiore. Dopo la morte di Cavour, venne seguita la sua linea politica: laica, liberista in campo economico e rispettosa delle libertà costituzionali. Si formarono così due schieramenti: Destra Storica→ 1861-1876, (aristocratici e grande borghesia agraria) chiamati così perchè sedevano alla destra del Parlamento, erano costituiti dai moderati piemontesi e ad essi si erano aggiunti i gruppi moderati lombardi, emiliani e toscani anche se avevano idee diverse tra loro formavano un gruppo omogeneo sociale e politico. Era un gruppo di centro moderato più che di destra. Sinistra Storica→ 1876-1896, (ceto medio e borghesi) chiamati così perchè sedevano alla sinistra del Parlamento, erano costituiti da garibaldini e mazziniani, porto avanti cause come il suffragio universale, decentramento amministrativo e il completamento dell’Unità d’Italia. Sistema elettorale: concedeva il voto solo ai cittadini maschi di 25 anni che sapessero leggere e scrivere e pagassero una somma di denaro (40 lire) in pochi disponevano di questi requisiti quindi la vita politica assumeva un carattere oligarchico e personalistico. I leader della Destra erano disposti a riconoscere in teoria la validità di un sistema decentrato, basato sull’autogoverno, nei fatti però prevalsero pratiche di controllo stretto su tutto il paese e dunque prevalse un sistema politico accentrato molto vicino a quello napoleonico. Furono varate: Legge Casati dell’istruzione, che creava un sistema scolastico nazionale e stabiliva il principio dell’istruzione elementare obbligatoria. Legge Rattazzi sull’ordinamento comunale che affida al governo dei comuni un consiglio eletto a suffragio ristretto e a un sindaco di nomina regia. PAROLA CHIAVE: ACCENTRAMENTO Definizione: Tendenza a riunire in un solo organismo centrale i poteri degli organi periferici, o ad affidare a una o a un numero ristretto di persone i compiti direttivi di un'azienda o di un'impresa. Sostenuto dai democratici, la propensione all’accentramento è di chi detiene il potere centrale. PAROLA CHIAVE: DECENTRAMENTO Definizione: È il principio per cui l'azione amministrativa viene svolta anche dagli organi periferici diversi dallo Stato, cui vengono demandati determinati servizi e funzioni. Sostenuto dai conservatori, la propensione al decentramento è rivendicata da chi il potere centrale non lo ha. GOVERNO DESTRA: PARAGRAFO: 6.3-LE RIVOLTE CONTRO L’UNITA’ ED IL BRIGANTAGGIO Tra i motivi che spingono la politica alla scelta dell’accentramento vi è la situazione creatasi nel mezzogiorno all’indomani dell’unità. Nelle province meridionali vi era ostilità verso il nuovo ordine pubblico per via della pesante fiscalità e la leva militare obbligatoria. Dall’estate del 1861 nel Mezzogiorno, si erano formate bande di fuorilegge che assalivano violentemente i piccoli centri e li occupavano per giorni. Il governo reagì rafforzando la presenza militare al Sud, a Pontelandolfo, vicino Benevento, nell’agosto del 1861 furono uccisi 400 civili e incendiato il paese. Nel 1863 il Parlamento approvò una legge che istituiva, nelle province dichiarate in stato di “brigantaggio”, un vero e proprio regime di guerra e nel giro di qualche anno fu sconfitto. Non vale lo stesso per le cause profonde che lo hanno generato però. In generale, si può affermare che le politiche della destra non solo non riducono ma anzi accentuano il divario tra nord e sud. PARAGRAFO: 6.4-L’ECONOMIA E LA POLITICA FISCALE Parallelamente all’unificazione amministrativa e legislativa, i governi della Destra dovettero affrontare il problema dell’unificazione economica del Paese. Venne adottata la lira e fu creato un unico regime fiscale, la legislazione liberale, basata sui dazi di entrata molto bassi, venne estesa danneggiando il Mezzogiorno, furono sviluppate vie di comunicazione stradali e ferroviarie. Il settore agricolo conobbe un incremento di produttività di cui si avvantaggiano le colture specializzate del Mezzogiorno, invece il settore industriale fu penalizzato dall'accresciuta concorrenza internazionale favorita dalla politica liberista. Venne attuata una durissima politica fiscale, legata alla necessità di coprire i costi dell’unificazione, la Destra dovette ricorrere a inasprimenti fiscali e la situazione si aggravò nel 1866 dopo le spese sostenute per la guerra contro l’Austria. Nell’estate del 1686 fu introdotta la tassa sul macinato: si trattava in pratica di una tassa sul pane che colpiva le classi più povere, tanto da scatenare all’inizio del 1869 le prime agitazioni sociali su scala nazionale della storia dell’Italia unita. PARAGRAFO: 6.5-LA CONQUISTA DEL VENETO E LA PRESA DI ROMA La destra e la sinistra hanno ancora il comune obiettivo di completare le annessioni territoriali, in specie nei territori di Lazio e Veneto. La destra mira alla soluzione diplomatica, la sinistra a quella bellica; nei fatti il processo verrà completato in scia alle posizioni politico militari assunte dalla Prussia. Questione romana: La questione di Roma, dichiarata formalmente capitale italiana al momento dell’unificazione, è la più spinosa da risolvere. Come già sostenuto da Cavour, deve essere seguita la via della prudenza, in quanto la Chiesa è sostenuta dalla Francia, principale alleata dell’Italia, e la maggioranza della popolazione è di fede cattolica. A complicare la questione, Pio IX rifiuta con vigore ogni proposta di accordo che gli garantisca di poter mantenere il suo potere spirituale in cambio della rinuncia al potere temporale. Di fronte a questa situazione di stallo Garibaldi si mobilita nuovamente, ma i tentativi del 1862 e del 1867 si rivelarono mal organizzati e destinati all’insuccesso. Nel 1862 Garibaldi raccolse in Sicilia qualche migliaio di volontari, varcò lo Stretto di Messina ma fu fermato e ferito all’Aspromonte dalle truppe regie, questa spedizione minacciava di far intervenire Napoleone III di Francia. Nel 1864 fu trovato un accordo con la Francia, la Convenzione di settembre, in base al quale l’Italia spostò la capitale a Firenze da Torino e si impegnava a garantire il rispetto dei confini dello Stato della Chiesa, ottenendo il ritiro delle truppe francesi dal Lazio. Nel 1867 partì la seconda spedizione garibaldina, Napoleone III inviò un corpo di spedizione nel Lazio, mentre l’insurrezione a Roma falliva. Il 3 novembre 1867 le truppe francesi sbarcate a Civitavecchia si scontrarono presso Mentana, alle porte di Roma, con i volontari garibaldini e li sconfissero dopo un duro combattimento. Questione veneta: Nel 1866 l’Italia aveva accettato un'alleanza militare con la Prussia di Bismarck e insieme lottarono contro il regno asburgico. La guerra si conclude con una schiacciante vittoria prussiana, ma l’Italia registra grosse sconfitte in terra, a Custoza, e in mare, presso l’isola di Lissa per via di gravi errori di valutazione dei comandi. Solo Garibaldi era riuscito ad aprirsi una breccia verso Trento, fermato perché i prussiani avevano firmato l'armistizio con gli austriaci. Dalla Pace di Vienna nell'Ottobre 1866, con mediazione di Napoleone III, al governo italiano viene ceduto il Veneto, ed il Friuli fino a Udine ma rimangono sotto l'Austria il Trentino e la Venezia Giulia facendo rimanere aperta la questione delle terre irredente causando agitazione patriottica. Roma capitale La questione romana giunge al termine, anch’essa, per via di una vittoria prussiana (cap 3), questa volta ai danni della Francia. Alla caduta di Napoleone III, il governo italiano si sente svincolato dai patti con la Francia e invia un corpo di spedizione nel Lazio. Le truppe italiane entrano a Roma il 20 settembre 1870, tramite la breccia di porta Pia, mettendo fine al millenario potere temporale del papato. Pochi giorni dopo un plebiscito annetteva Roma e il Lazio all’Italia (unificazione dell'Italia). Nell’estate del 1871 la capitale fu trasferita da Firenze a Roma, nel frattempo era stata approvata la legge detta delle Guarentigie, cioè delle garanzie, con la quale il Regno di Italia si impegnava a garantire al pontefice le condizioni per il libero svolgimento del suo magistero spirituale. Al Papa venivano garantite: facoltà di tenere un corpo di guardie armate, diritto di rappresentanza diplomatica, extra-territorialità per i palazzi del Vaticano e del Laterano. Pur rifiuta la legge Pio IX ma ne usufruisce nei fatti. Nel 1874 Pio IX proclamò il non expedit, “Non giova, non è opportuno”, che vietava i cristiani di partecipare alla vita politica italiana. La destra entra in crisi per diversi fattori: la tassa sul macinato del 1878 odiata dalle masse e impose anche la leva obbligatoria ciò creò malcontento soprattutto al sud dove si toglieva lavoro nei campi. La questione delle ferrovie che era gestito da privati e questo creò dei contrasti nel governo. PARAGRAFI: 6.6-IL GOVERNO DELLA SINISTRA 6.7-LA CRISI AGRARIA E LA POLITICA ECONOMICA PROTEZIONISTA Il passaggio del governo dalla destra alla sinistra avviene nel 1876. Giunge al potere un ceto dirigente nuovo alle questioni di governo e diverso per formazione ed estrazione sociale. Il protagonista di questa fase è il capo del governo Agostino de Pretis, al potere per quasi un decennio. De Pretis era mazziniano ma poi diventa moderato infatti nella sua sinistra accoglierà anche moderati e conservatori facendola diventare una maggioranza di centro-sinistra. Per questo applica il trasformismo, ovvero, una serie di accordi tra destra e sinistra, che costruiscono un nuovo asse di maggioranza, con l’intenzione di escludere le frange più estreme. Il modello bipartitico lascia spazio ad un grande Centro. In questo contesto nacquero i radicali, gruppi di democratici più avanzati, che richiedevano il suffragio universale e un più vasto impegno per le classi disagiate. Il programma della Sinistra era basato su: Riforma scolastica→ la prima riforma fu la legge Coppino del 1877, che imponeva l’obbligo della frequenza scolastica fino ai nove anni, sorvegliata dallo stato ma finanziata dai comuni i quali avevano poche risorse e capacità per provvedere a questa legge perciò non ci fu una reale attuazione dell'obbligo scolastico. Decentramento amministrativo→ venne concessa l'elezione dei sindaci e presidenti delle province da parte dei rispettivi consigli. Riforma elettorale→ nel 1882 venne riformata la legge elettorale (Legge Zanardelli) concedendo il diritto al voto ai cittadini maschi che avessero compiuto 21 anni, che sapevano leggere e scrivere e che pagassero una quota di 20 lire (requisito del censo dimezzato). Ma a causa della scarsa attuazione della legge Coppino la consistenza numerica dell’elettorato rimaneva bassa. Grazie alla nuova riforma potevano accedere alle urne artigiani e operai del Nord e per questo che nelle elezioni dell'ottobre 82 che entrò nella Camera il primo deputato socialista Andrea Costa. Riforma fiscale→ nel 1879 venne abolita la tassa sul macinato e in generale venne applicata una politica di sgravi fiscali15 e di investimenti nello sviluppo industriale del paese, per le accresciute esigenze militari e per accontentare i gruppi della maggioranza questo, però, danneggiò il bilancio dello Stato messo in pari nel governo precedente da Quintino Sella e senza riuscire a superare le difficoltà economiche dovute all’arretratezza del settore agricolo descritte nell'inchiesta parlamentare, conclusa nel 1884, di Stefano Jacini. A partire dal 1881 l’Italia iniziò a risentire della crisi agraria europea che portò un brusco abbassamento dei prezzi seguito da un calo di produzione. Gli effetti sociali furono l’aumento della conflittualità nelle campagne e il rapido incremento dei flussi migratori. A questo punto, la situazione impone al governo di rivedere la sua prassi liberista, considerando l’imposizione di dazi doganali più elevati. Si giunge così, nel 1887, al varo di politiche finalizzate a proteggere l’industria dalla concorrenza straniera. La nuova politica agevola la creazione di assi di interesse tra l’industria e i proprietari terrieri. Nonostante la scelta protezionistica sia quasi obbligata, è noto che abbia ottenuto effetti negativi in numerosi settori. In primis, i dazi sulle importazioni industriali non proteggono allo stesso 15 Sono esoneri o agevolazioni alle quali possono accedere alcune categorie di contribuenti; costituiscono una forma indiretta di intervento pubblico a sostegno dell’economia in quanto favoriscono nuovi investimenti, incentivano l’occupazione e il consumo di beni. modo tutti i settori dell’industria. Inoltre, l’aumento delle tariffe doganali agricole porta ad un aumento dei prezzi, con beneficio delle imprese, e sofferenza dei consumatori. Sul lungo periodo poi, l’Italia perde la Francia come suo principale importatore di merci agricole. PARAGRAFO: 6.8-LA POLITICA ESTERA E IL COLONIALISMO La sinistra segna un cambiamento anche nella politica estera, che ha il suo culmine nella triplice alleanza del 1882 con Germania e l'Austria-Ungheria. La motivazione è la volontà di uscire dall’isolamento diplomatico da cui l’Italia è circondata, evidente nell'occupazione francese della Tunisia su cui l’Italia nutriva delle aspirazioni (presenza di emigranti italiani) e ciò deteriora i rapporti italo-francesi. La Triplice è un’alleanza di carattere difensivo che impegnava gli Stati membri a garantire reciproca assistenza in caso di attacco nemico. Inizialmente la Triplice non giova minimamente all’Italia, al contrario, le garanzie che ogni espansione austriaca nei Balcani debba essere compensata all’Italia non saranno mai applicate. Inoltre, nell’alleanza è implicito l’abbandono alla questione di Trento e Trieste. Contemporaneamente, spinto da questioni di prestigio internazionali e interessi locali, Depretis muove i primi passi di una politica coloniale in Africa Orientale. Il punto di partenza fu costituito nel 1882 dall’acquisto da parte dello Stato, della Baia di Assab (Mar Rosso), da una compagnia privata genovese. Tre anni dopo venne inviato un corpo di spedizione che occupò una striscia di territorio tra la Baia e la città di Massaua. Il piccolo territorio occupato confina con l’impero Etiope, il più forte, seppur arretrato, tra tutti gli stati africani indipendenti. Dapprima gli italiani cercarono di ottenere relazioni commerciali amichevoli con gli etiopi, ma quando dovettero assumere il controllo territoriale si scontrarono. Nel gennaio 1887 una colonna di 500 militari italiani fu sorpresa dalle truppe etiopi e sterminata nei pressi di Dogali. La notizia della disfatta portò la Camera ad accordarsi per dare finanziamenti richiesti per l'invio di rinforzi e per il consolidamento della presenza italiana sulla fascia costiera. PARAGRAFO: 6.9-SOCIALISTI E CATTOLICI Il ritardo nello sviluppo industriale ha come conseguenza la mancanza di un vero movimento operaio italiano. Fino agli anni ’70, l’unica associazione lavoratrice è la Società di mutuo soccorso, società organizzata da mazziniani e moderati, erano strumenti di educazione del popolo con scopi di solidarietà, rifiutando la lotta di classe e lo sciopero. Non appena le idee di Bakunin e Marx si diffondono in Italia trovano terreno fertile. In particolare, nella prima fase, le idee anarchiche sono le più diffuse, divulgate da militanti quali Andrea Costa, Errico Malatesta (fedeli a Bakunin). Il fallimento dell’agitazione sociale su base contadina porta Andrea Costa a scegliere una strada diversa, incarnata nella formazione del partito socialista rivoluzionario di Romagna, nel 1882 che avrà eco però solo su scala locale. Sempre nel 82’ alcune associazioni operaie milanesi decisero di dar vita a una formazione politica autonoma e classista16 che prese il nome di Partito Operaio Italiano. Fra il 1887 e il 1893 sorgono le prime associazioni sindacali, le federazioni di mestiere e vennero fondate le prime Camere del Lavoro accelerando la penetrazione del socialismo. Il problema a questo punto era di avere un'organizzazione politica unitaria capace di guidare le lotte a livello internazionale. Si pone a questo punto la questione di creare un organo centrale unitario, nella conferenza di Genova alla quale parteciparono oltre 300 associazioni. In questa riunione nasce una frattura tra una maggioranza favorevole alla costituzione di un partito e una minoranza (anarchici). L’impossibilità di trovare un accordo tra le associazioni riunite, 16 Il classismo è il pregiudizio o la discriminazione basato sull'appartenenza o no a determinate classi sociali. porta all’abbandono della maggioranza, guidata da Turati, che in separata sede dichiara nato il Partito dei lavoratori italiani che due anni dopo divenne il Partito socialista italiano. Filippo Turati, intellettuale marxista e democratico, fu il principale protagonista della nascita del Partito Socialista Italiano. Il partito si basava su: Affermazione dell’autonomia del movimento operaio della democrazia borghese Rifiuto dell insurrezionalismo anarchico Riconoscimento del carattere prioritario delle lotte economiche Azione proletaria organizzata in un partito come mezzo per il raggiungimento della socializzazione dei mezzi di produzione. I cattolici, ancora esenti dalla vita politica italiana, avevano fondato nel 1874 l’Opera dei Congressi, istituzione che aveva il compito di dichiarare ostilità nei confronti di socialismo, democrazia e di proclamare fedeltà al magistero del pontefice. PARAGRAFO: 6.10-CRISPI: RAFFORZAMENTO DELLO STATO E TENTAZIONI AUTORITARIE Governo Crispi De Pretis, morto nel 1887, viene sostituto da Francesco Crispi (rimane per 4 anni), primo meridionale che sale alla presidenza del Consiglio (mazziniano e garibaldino) che assume il ruolo di politico duro e repressivo, accentrando sulla sua persona anche il ministero degli esteri e dell’interno. Programma governo Crispi: Nel 1888 fu approvata la legge che ampliava il voto per le elezioni amministrative; Nel 1889 viene varato un nuovo Codice penale (Codice Zanardelli), che abolisce la pena di morte e non proibisce lo sciopero. Contro lo sciopero vengono però attuate misure speciali contenute nella legge di pubblica sicurezza, che concede ampi poteri alle forze di polizia. Crispi fu sostenitore dell’ascesa dell’Italia a grande potenza coloniale: rafforzò la Triplice Alleanza e consolidò i rapporti con l’impero tedesco. Nel 1890 i possedimenti coloniali italiani vennero nominati Colonia Eritrea e venivano poste le basi per una espansione in Somalia. La sua politica coloniale risultava però troppo costosa per il bilancio statale e messo in minoranza Crispi si dimise a inizio 1891. Governo Giolitti Dopo Crispi, nel maggio del 1892 sale al governo Giovanni Giolitti una figura chiave del prossimo trentennio di storia italiana. Programma: Politica finanziaria→ equa ripartizione della pressione fiscale, che risparmiasse i ceti disagiati e colpisse con aliquote più alte i ceti maggiori secondo il principio della progressività delle imposte. Politica interna→ contrario alla sistematica repressione del movimento operaio. L’ostilità dei conservatori contribuì a indebolire il governo e ad accelerare la caduta, che fu dovuta tuttavia alle conseguenze del grave scandalo della Banca Romana, responsabile dell’emissione fraudolenta di carta moneta e di finanziamento occulto di uomini politici e giornalisti per influenzare la stampa e l’opinione pubblica in occasione delle campagne elettorali. Ritorno di Crispi Crispi ritorna al Governo nel dicembre 1893, sostenuto dalle forze conservatrici e dall’opinione pubblica, che necessitano di una figura forte nella repressione della minaccia operaia, della crisi economica e dello scandalo. Per reagire alla questione immediata, Crispi istituisce la Banca d’Italia e inasprisce la pressione fiscale. In materia di ordine pubblico, il presidente del consiglio ricorre a misure eccezionali, quali lo stato d’assedio in Sicilia, cioè il trasferimento del controllo dell’ordine pubblico all’esercito. Più avanti, il governo vara una serie di leggi, dette anti-anarchiche, con cui sono limitati i diritti di stampa e associazione, ma le leggi hanno nel mirino il partito socialista, che viene messo fuori legge. Il colpo definito per Crispi avvenne dopo il fallimento della sua politica coloniale. Aveva cercato di stabilire qualche forma di protettorato con l’Etiopia attraverso il trattato di Uccialli, ma questo venne interpretato dagli etiopi come una forma di sottomissione ed essi reagirono al tentativo di Crispi di penetrare nella regione. Fra Italia ed Etiopia si giunse così allo scontro armato, culminato nel disastro di Adua del 1 marzo 1896 con la sconfitta degli italiani. Crispi si dimise. CAPITOLO: 7-LA SOCIETA’ DI MASSA PARAGRAFO: 7.1-LA MOLTITUDINE SI E’ FATTA VISIBILE 7.2-SVILUPPO INDUSTRIALE E ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO 17 Nella società di massa la maggioranza dei cittadini vive in grandi e medi agglomerati urbani, quindi gli uomini sono a stretto contatto gli uni con gli altri ed entrano in rapporto con loro anche tramite i mezzi di trasporto, di comunicazione, di informazione e di svago. Gli esordi della società di massa hanno come conseguenza negativa la stratificazione sociale18 sempre più netta. Dagli ultimi anni dell’800 fino allo scoppio della Prima guerra mondiale ci fu un forte sviluppo industriale e una crescita del mercato con nuovi canali di vendita. Le industrie produttrici di beni di consumo e di servizi si trovarono a dover soddisfare la richiesta di una società sempre più ampia, cominciarono quindi a produrre e vendere prodotti in serie attraverso una rete commerciale sempre più estesa. Nel 1911, Frederick W. Taylor teorizza uno studio sull’organizzazione del lavoro: la catena di montaggio, metodo basato su uno studio sistematico del lavoro in fabbrica, sulla rilevazione dei tempi standard necessari per compiere le singole operazioni e sulla fissazione di regole e ritmi cui gli operai avrebbero dovuto uniformarsi, eliminando gli sprechi di tempo. Nel 1913, nelle industrie Ford di Detroit, fu introdotto il metodo di Taylor, questo portò a ridurre i tempi, ma rendeva per l’operaio il lavoro ripetitivo e spersonalizzato. PARAGRAFO: 7.3-LA NAZIONALIZZAZIONE DELLE MASSE: SCUOLA, ESERCITO E SUFFRAGIO UNIVERSALE 7.4-PARTITI DI MASSA, SINDACATI E RIFORME SOCIALI Nel corso dell’800 si cercò di diffondere a tutta la popolazione principi e obiettivi politici delle classi dirigenti al potere tramite il ruolo svolto da: Scuola→ l'istruzione non doveva essere un bene riservato all'élite sociale ma costituiva un’opportunità da cui nessuno doveva essere escluso rappresentando non solo uno strumento pacifico di promozione sociale ma anche un mezzo per educare il popolo e ridurre la criminalità. A partire quindi dagli anni ‘70 tutti i governi d’Europa si impegnano per rendere l'istruzione elementare obbligatoria e gratuita e per portare l’insegnamento sotto il controllo pubblico, questo sviluppo determinò una rapida 17 Società caratterizzate da un significativo ruolo delle masse (moltitudine di persone) nello svolgimento della vita politica e sociale. 18 condizione delle classi sociali, composte da individui o gruppi, collocati vicini o sovrapposti in una scala di superiorità o inferiorità relativa a seconda di ciò che la società in cui vivono ritiene rilevante ai fini della distinzione sociale. diminuzione del tasso di analfabetismo, portando le persone ad interessarsi di più alla cultura (giornali, spettacoli). Esercito→ in tutta Europa, fu riformato il servizio militare obbligatorio per la popolazione maschile, costituendo degli eserciti formati da cittadini armati e non professionisti. La disponibilità di grandi masse consentiva agli Stati di dotarsi di eserciti abbastanza numerosi, inoltre le tecnologie e le industrie consentivano la produzione in serie di armi, munizioni ed equipaggiamenti in misura tale da coprire le esigenze di grandi eserciti. Suffragio→ la coscrizione obbligatoria si legava all’estensione del suffragio, perchè non si poteva negare a chi perdeva la vita per il proprio paese di votare. Nel 1890 il suffragio universale maschile fu adottato in Francia, Germania e Svizzera. In pochi decenni poi fu adottato in tutto il mondo, in Italia a partire dal 1912. L’allargamento del diritto di voto alle grandi masse determinò mutamenti nei meccanismi della lotta politica: tutti i gruppi furono costretti a sperimentare nuove tecniche per conquistare e mantenere il consenso popolare, si affermò il nuovo modello del partito di massa (organizzazioni che nascono ed operano con l'obiettivo di rappresentare vaste fasci e della società e di collegare con le istituzioni.) In questo contesto si erano andate a sviluppare organizzazioni sindacali: In Gran Bretagna c’erano le Trade Unions mentre in Italia nacque la CGL nel 1906 (Confederazione generale del lavoro). Grazie a questi sindacati:furono introdotti sistemi di assicurazione contro gli infortuni e di previdenza per la vecchiaia, oltre a sussidi per i disoccupati, si stabilirono controlli sull’igiene nelle fabbriche, si cercò di impedire il lavoro dei fanciulli in età scolare, furono introdotte limitazioni agli orari giornalieri degli operai e venne introdotto il principio della progressività del carico fiscale in relazione all’aumento del reddito. PARAGRAFO: 7.5-IL MOVIMENTO OPERAIO E LA SECONDA INTERNAZIONALE Alla fine del’800 in tutti i più importanti paesi europei nacquero partiti socialisti che cercavano di organizzarsi sul piano nazionale, partecipavano alle elezioni inviando loro rappresentanti nei Parlamenti: Il Primo e il più importante di questi partiti fu quello socialdemocratico tedesco (SPD) nato nel 1875, in Francia nacque nel 1905 la Sezione francese dell’internazionale operaia (SFIO), in Inghilterra nel 1906 nacque il Partito laburista (ideologie diverse insieme). All’inizio del ‘900 i partiti operai europei avevano programmi simili (superamento del sistema capitalistico, ideali nazionalistici e pacifisti), questo comportò la nascita della Seconda Internazionale del 1889: alcuni rappresentanti dei partiti europei si riunirono a Parigi e deliberarono come obiettivo primario la giornata lavorativa di 8 ore, proclamando una giornata mondiale di lotta per il 1° maggio. La seconda Internazionale ebbe nel marxismo la sua dottrina ufficiale, ed era una federazione di partiti nazionali autonomi e sovrani. da cui, nella versione divulgata da Engels e Kautsky. Ma è proprio sulla dottrinamarxista, che in questo periodo iniziano a vedersi interpretazioni diverse, suddivisibili principalmente in riformisti e rivoluzionari. L’interprete più noto della prima corrente è il tedesco Bernstein, le sue teorie partono dall’osservazione di fenomeni incoerenti con le previsioni di Marx, come il miglioramento della situazione del proletariato, per questo Bernstein diviene noto come revisionista. Le posizioni riformiste suscitano molto sdegno tra i ranghi dei marxisti più ortodossi, che si traducono in numerosi movimenti dissidenti. Un’altra notevole dissidenza si sviluppa in seno alla socialdemocrazia russa, con Vladimir Lenin, propositore di un partito primariamente orientato alla lotta di classe19. Le tesi di Lenin ottengono la maggioranza, portando ad una scissione interna al partito: Bolscevichi→ maggioranza, guidati da Lenin Menscevichi→ minoranza In Francia invece, l’intellettuale Georges Sorel si fa promotore di un movimento detto sindacalismo rivoluzionario, convinto che lo sciopero sia la miglior “ginnastica” per preparare i lavoratori allo sciopero generale che farà cadere il capitale. PARAGRAFO: 7.6-I PRIMI MOVIMENTI FEMMINISTI Negli anni fra ‘800 e ‘900 cominciò a emergere la questione femminile, ovvero il problema dell’inferiorità delle donne negli ambiti economici, politici e giuridici. In Inghilterra Emmeline Pankhurst fondò nel 1903 la Women’s social and political Union, un movimento che si concentrava sul diritto di suffragio anche alle donne. Le "suffragette" (nome deriva da suffragio) ricorrevano a dimostrazioni in piazza, marce sul parlamento, scioperi della fame e anche assalti alle istituzioni e nel 1918 riuscirono a ottenere il diritto di voto. Nel complesso però, i movimenti femministi vengono lasciati soli a combattere le proprie battaglie, senza che neanche il movimento operaio li degni di grande considerazione. In effetti, molti dirigenti socialisti temono che il voto alle donne possa avere, nel breve termine, un effetto positivo sugli schieramenti cattolici, ritenuti più capaci di attirare l’attenzione femminile. PARAGRAFO: 7.7-LA CHIESA E LA SOCIETA’ DI MASSA Di fronte a tutto ciò la Chiesa di Roma e il mondo cattolico volevano agire per rilanciare la missione della Chiesa. La Chiesa aveva una struttura organizzativa capillare e collaudata (parrocchie). L’esistenza di queste strutture permetteva di inserire nel mondo del lavoro i lavoratori. In questo contesto, con Leone XIII, nacquero partiti cattolici in politica e ci fu un riavvicinamento fra cattolici e classi dirigenti riqualificando il ruolo della chiesa nella società. Con il documento Rerum Novarum, Leone XIII ribadiva la condanna al socialismo e afferma l'ideale della concordia fra le classi. La Rerum Novarum aveva nostalgia della società preindustriale e vedeva nelle associazioni cattoliche uno strumento di collaborazione fra le classi. In Francia e in Italia nacquero partiti definiti della “Democrazia cristiana” che si impegnano a conciliare la dottrina cattolica con la prassi e gli istituti della democrazia. PAROLA CHIAVE: SECOLARIZZAZIONE Chiesa→ il passaggio allo stato laicale di chi ha ricevuto gli ordini religiosi oppure la destinazione all’uso profano di beni già destinati al culto. Scienze sociali contemporanee→ processo di emancipazione della società dal condizionamento e dal controllo delle autorità religiose. Una società secolarizzata non è necessariamente una società irreligiosa ma è una società laica in cui le pratiche religiose non si traducono in norme vincolanti per tutti. PARAGRAFO: 7.8-NAZIONALISMO, RAZZISMO E ANTISEMITISMO Dopo l’unificazione tedesca del 1871 il nazionalismo prese un altro significato: la grandezza nazionale era legata alle guerre di conquista a danno di altri popoli ritenuti inferiori. Il nazionalismo si legava al razzismo: stabilire una gerarchia tra “razze superiori” e “razze inferiori”. In Francia il nazionalismo coniugava lo spirito di rivincita nei confronti della 19 conflitto tra la classe sociale della borghesia e quella del proletariato Germania, con la polemica contro una classe dirigente mediocre e corrotta. In Germania vi era una forte componente antiebraica, l’antisemitismo si basava su presupposti razzisti. Per il resto, il nazionalismo tedesco si basa sul mito del popolo (volk), come figlio della terra; idee di origine e propagandata da Wagner. Nasce quindi un’importante corrente pangermanista (chi sperava nel ricongiungimento di uno Stato unico tedesco). Parallelamente, in Russia si sviluppa il panslavismo (ideologia antisemita), infatti gli ebrei versano in condizioni peggiori, discriminati da leggi imperiali e periodicamente vittime dei pogrom, utilizzati come mezzo per distrarre il disagio delle classi subalterne. Per reazione, ma anche in consonanza con l’attitudine diffusa, nasce il sionismo fondato nel 1897 da Theodor Herzl. Si tratta di un movimento finalizzato a creare un’identità nazionale in Palestina, restituendo agli ebrei le terre abbandonate. PARAGRAFO: 7.9-LA CRISI DEL POSITIVISMO E LE NUOVE SCIENZE Alla fine dell'800 il positivismo appare inadeguato non solo a spiegare i fenomeni politici, economici e sociali, ma anche a tener dietro all'evoluzione delle scienze. Nacquero allora nuove correnti filosofiche irrazionalistiche e vitalistiche, di cui il principale interprete fu Nietzsche. In Germania la reazione al positivismo si espresse in una ripresa della filosofia kantiana e idealistica e in una più approfondita riflessione sui problemi della conoscenza storica. Anche in Italia, a partire dall'inizio del '900, vi fu una rinascita idealistica, che ebbe per protagonisti Croce e Gentile. In Francia, intanto, divenne popolare la filosofia di Bergson, mentre nei paesi anglosassoni si affermò il pragmatismo. Anche gli sviluppi del pensiero scientifico misero in crisi il quadro di certezze della cultura positivista: le teorie di Einstein demolirono i fondamenti della fisica classica e le idee di Freud rivoluzionarono la terapia delle malattie nervose. Profonde trasformazioni avvennero anche nelle scienze umane, dalla sociologia alla scienza politica, condizionando la stessa vita politica europea. Gli scienziati politici, in particolare, analizzarono i processi di formazione delle classi dirigenti e la tendenza alla crescita degli apparati burocratici. CAPITOLO: 8-L’EUROPA E IL MONDO AGLI INIZI DEL ‘900 PARAGRAFI: 8.1-LE CONTRADDIZIONI DELLA BELLE EPOQUE 8.2-NUOVE ALLEANZE IN EUROPA E NUOVI EQUILIBRI MONDIALI Negli anni che precedettero lo scoppio della Prima guerra mondiale l’Europa visse un intenso sviluppo economico e di continua crescita del commercio mondiale, ma anche di inasprimento delle tensioni internazionali. Questa compresenza di spinte diverse ha fatto sì che in Europa si sviluppassero due pensieri: quello nostalgico di un’età di progresso e spensieratezza, la belle époque, dall’altro lato quello di una stagione dominata dal militarismo, dall’imperialismo e dalla più spietata logica di potenza. Nel 1890, l’uscita di scena di Bismarck, porta ad un rovesciamento del suo sistema di alleanza, con al centro la Germania. Si forma così un sistema bipolare: Germania, Impero austro-ungarico e Italia → triplice alleanza Francia, Gran Bretagna e Russia dall’altra→ triplice intesa. A mettere in crisi il vecchio sistema di alleanze fu il fatto che la Germania non riuscisse più a mantenere stabili i rapporti fra Russia e Austria-Ungheria. I successori di Bismarck decidono di non rinnovare l’alleanza con la Russia, nella convinzione che mai si alleerebbe con la Francia. Eppure, le due diversissime potenze necessitano di trovare un alleato per uscire dal loro isolamento. Si giunge così ad un primo accordo franco russo nel 1891, diventato una vera alleanza militare nel ’94. L’accordo apre la strada al timore tedesco di una guerra su due fronti. In seguito, la decisione tedesca di dotarsi di una flotta che possa mettere in scacco la potenza marittima inglese porta ad un inasprimento delle relazioni con la Gran Bretagna, che inizia a sua volta a potenziare la flotta, innescando una corsa al riarmo con la Germania. Diretta conseguenza è l’avvicinamento della Gran Bretagna al suo nemico coloniale per eccellenza: la Francia. Le due potenze regolano, nel 1904, le loro contese coloniali, seppur senza formare alleanze militari. Quando nel 1907, la Gran Bretagna regola i conflitti coloniali anche con la Russia, l’equilibrio bismarckiano può dirsi defunto. Il cambiamento degli equilibri geopolitici portò ad un aggressività tedesca in fatto di politica estera, da inquadrare però in un clima di crescente ostilità internazionale. Frattanto, si fa largo una nuova paura in Europa, quella per le potenze asiatiche, definita da Guglielmo II “il pericolo giallo”. In effetti, il risveglio di potenze come la Cina e il Giappone porta l’Europa a temere una rimodulazione degli equilibri mondiali, basata su paure irrazionali e di inferiorità demografica. PARAGRAFO: 8.3-I FOCOLAI DI CRISI In queste condizioni di tensione internazionale, accade di frequente che sorgano delle crisi dalle quali potrebbe originare un conflitto europeo. Le più aspre crisi di questo periodo sono: Marocco→ rimasta una delle poche zone indipendenti del continente africano, da lungo tempo era nel mirino della Francia, e per questo scelto dalla Germania come terreno per arginare in extremis la propria inferiorità coloniale. Per due volte, nel 1905 e 1911, si rischia che gli attriti franco-tedeschi sfocino in una guerra ma alla fine, la Francia, riesce ad ottenere un protettorato sul Marocco. Balcani→ Intanto, i popoli balcanici approfittano dello stato in cui versa l’impero ottomano per cercare di liberarsene. La Turchia, nel 1908, è oggetto di un colpo di stato, chiamato “Rivoluzione dei giovani turchi”, che cerca di modernizzare un apparato statale in direzione monarchico costituzionale. I tentativi di modernizzazione espongono la debolezza ottomana, di cui approfitta l’impero asburgico, annettendo la Bosnia-Erzegovina. L’annessione austriaca entra in conflitto con le mire espansionistiche della Serbia, ma viene imposta dalla diplomazia tedesca. L’alleato minore delle due potenze, l’Italia, resta amareggiato. Nel 1912 la stessa Italia entra in guerra con i turchi in Libia, sconfiggendoli. La sconfitta si fa terreno fertile per una ribellione, la prima guerra balcanica, dei regni di Serbia, Grecia, Montenegro e Bulgar

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