Dispense Judo 1° Dan (Judo Club Arca Latina) PDF

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Judo Club Arca Latina

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This document is a study guide/dissertation for 1st-degree Judo exams at Judo Club Arca Latina. It covers the history and philosophy of Judo, federation organization, refereeing, positions, and techniques, as well as the execution of various Kata. Key principles of effective energy use within Judo are emphasized.

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DISPENSA PER ESAMI 1° DAN PROGRAMMA D’ESAMI 1° DAN 1) Storia e Filosofia del Judo. 2) Organizzazione Federale. 3) Arbitraggio ( termini e gesti ). 4) Posizioni , prese , squilibri e spostamenti. 5) Esecuzione del 1°, 2° e 3° gruppo del Nage no Kata; esecuzione del 1° gruppo del K...

DISPENSA PER ESAMI 1° DAN PROGRAMMA D’ESAMI 1° DAN 1) Storia e Filosofia del Judo. 2) Organizzazione Federale. 3) Arbitraggio ( termini e gesti ). 4) Posizioni , prese , squilibri e spostamenti. 5) Esecuzione del 1°, 2° e 3° gruppo del Nage no Kata; esecuzione del 1° gruppo del Katame no Kata o a scelta del candidato del 1° gruppo del Ju No Kata. 6) Esecuzione delle tecniche, da eseguire da fermo ed in movimento con cenni di Difese, Renraku e Gaeshi, scelte dalla Commissione, tra quelle sotto elencate: Gokyo 1° e 2° gruppo 1) STORIA E FILOSOFIA DEL JUDO COS’E IL JUDO Il judo è una disciplina educativa, codificata nel 1882, in Giappone, dal Maestro Jigoro Kano: una disciplina che mette in gioco il corpo, il cuore e la mente, tanto da essere considerata dall'UNESCO la migliore formazione iniziale per bambini e ragazzi dai 4 ai 21 anni e una pratica adatta a qualsiasi età (con le appropriate limitazioni). E un'attività capace di influenzare in maniera positiva il modo di concepire la vita e il rapporto con gli altri, perché si basa su precisi principi fondamentali e valori etici che gradualmente andremo scoprendo. Che cosa significa la parola "judo"? 柔道 柔 JU significa, fra le tante accezioni, cedevolezza, flessibilità, adattabilità, gentilezza, morbidezza, debolezza. 道 DO, a sua volta, significa via, percorso, avanzamento, progresso, insegnamento, metodo. Mettendo insieme i due elementi, si può pertanto ricavare una prima semplice definizione: il judo è la "via della cedevolezza e della flessibilità" Se si "smontano" i diversi segni che compongono JU e DO, però, è possibile aggiungere qualche altra informazione utile. Nell'elemento JU sono infatti riconoscibili tre componenti che, congiunte insieme, costruiscono altri significati. 柔 カ ka (forza) 子 ko (giovane) 木 ki (albero) La cedevolezza, perciò, va intesa come la forza dell'albero giovane: la sua flessibilità gli permette di non spezzarsi e di raddrizzarsi anche dopo un forte colpo di vento. Nella cultura giapponese si associa l'idea del giovane albero al salice, che, flettendo i suoi rami, resiste senza schiantarsi a una nevicata; o alla pianta del bambù che, così flessuoso e slanciato, in tutto il mondo orientale è il simbolo della vitalità, della giovinezza eterna, ma anche della vecchiaia che non si arrende alle difficoltà, dello slancio verso l'alto e dell'adattabilità alle condizioni climatiche avverse. Anche nell'elemento DO sono riconoscibili tre componenti. 道 ⻌ inizio del percorso 自 l’io nel suo insieme 道 il maestro, la guida 1 La via del judo ha inizio quando l'io, cioè un bambino, un ragazzo, un adulto, sceglie di affrontare il suo viaggio con convinzione. Ma per partire ha bisogno di una guida, di un Maestro che gli mostri la strada! È il Maestro a insegnargli le tecniche e la via da seguire. Mettendo insieme le suggestioni che nascono dall'ideogramma del judo 柔道, si può capire che praticare questa disciplina significa iniziare un percorso di crescita, sotto la guida di un Maestro che può portare il suo allievo, con metodo e responsabilità, a usare la forza fisica e tutte le energie interiori con la cedevolezza, la flessibilità e l'adattabilità di un giovane bambù o di un giovane salice. I PRINCIPI DEL JUDO Il primo principio del judo consiste nell'usare al meglio la propria energia attraverso la cedevolezza, la flessibilità. Quando ci si trova di fronte a una forza da superare (come può essere quella di un avversario, di un contendente in gara o di un atleta con cui ci si esercita), si può vincere senza contrapporre potenza fisica a potenza fisica. Immaginiamo di avere di fronte una persona di notevoli dimensioni che sta usando tutta la sua energia contro di noi: ci ha afferrati violentemente e ci pressa per farci indietreggiare. Verrebbe spontaneo opporre resistenza per costringerla a tornare sui suoi passi e magari spingerla in senso contrario, ma quanta della nostra energia andrebbe inutilmente sprecata in uno scontro impari! A vincere sarebbe il potere d'urto della persona più massiccia. Secondo il judo questo non è il modo più proficuo per utilizzare la propria energia fisica e mentale. Invece di fare muro contro muro, è più utile "cedere" alla spinta dell'altro e, quando questi tenta di spingersi all'indietro, indietreggiare ancora di più, sbilanciarlo o tentare in ogni modo di fargli perdere l'equilibrio per porsi in una posizione non più di inferiorità. Ecco, il judo offre le tecniche utili a incrinare la stabilità dell'altro, a utilizzare la carica aggressiva della sua spinta, facendola ricadere contro di lui, per poi usare vantaggiosamente la propria forza, qualunque sia il grado di potenza. Per fare judo, non è necessario avere chissà quale forza fisica: occorre imparare ad avere riflessi pronti e, soprattutto, la capacità di essere flessibili di corpo e di mente, apprendendo le tecniche necessarie per poterlo fare. Riassumendo, è possibile dire che il miglior uso dell'energia consiste nel saper assecondare la forza dell'altro per porsi nella condizione più favorevole a esercitare la propria. La cedevolezza, però, non è soltanto una strategia di attacco o di difesa, è qualcosa di molto più importante: andrebbe usata anche nella vita quotidiana, ma senza confonderla con l'arrendevolezza, anzi! Essere cedevoli vuol dire essere capaci di adattarsi alla realtà senza essere rigidi, affrontare le situazioni cercando le soluzioni più adatte alle nostre possibilità, col minore dispendio di energia. Il judo insegna, pertanto, a gestire con la massima efficacia ed economia tutte le nostre risorse, quelle del corpo e quelle dello spirito, senza sprechi e senza eccessi, per progredire costantemente nella vita di tutti i giorni. L'obiettivo di chi pratica judo è il miglioramento personale, sia come atleta sia come persona, perché, se il singolo migliora, anche l'insieme degli esseri umani migliora. In questa apertura alla collettività consiste il messaggio sociale del judo: non si progredisce soltanto per se stessi, si progredisce anche per gli altri, insieme agli altri, per far avanzare la società. L'altro principio fondamentale del judo, infatti, secondo gli insegnamenti del Maestro Jigoro Kano, suona proprio così: 2 "Prosperità e mutuo benessere" 自他共栄 jita-kyō ei Cercare di perfezionarsi, insomma, non vale solo per se stessi, ma è una risorsa per tutti, perché serve a costruire il benessere dell'umanità: tutti insieme per progredire! Attraverso un graduale e rigoroso esercizio di addestramento per apprendere le tecniche di attacco e di difesa, e l'assiduo sforzo per ottenere un miglioramento fisico e morale. JIGORO KANO E IL KODOKAN In un’ epoca di mutamenti e contrasti, in uno scontro tra vecchio e nuovo, nacque Jigoro Kano, nel villaggio di Mikage (nel Kansai, regione meridionale dell'isola principale del Giappone), il 28 ottobre 1860, e con lui cominciò la storia del judo. Figlio di Jirosako Mareshiba Kano, funzionario della Marina, Jigoro perse la madre all'età di nove anni e a dieci iniziò a studiare calligrafia e inglese. Nel collegio di Tokyo, dove proseguì con molto profitto gli studi, diventò, a causa del suo fisico gracile e minuto, il bersaglio dei ragazzi più grandi. Il bullismo dilagava nella scuola, per questo Jigoro chiese più volte al padre di poter prendere lezioni di ju jutsu, con lo scopo (mai confessato) di difendersi validamente, ma il genitore glielo sconsigliò, ritenendo l'arte marziale ormai inutile e sorpassata. Lo indirizzò verso sport più moderni, occidentali, senza porre un ferreo divieto, ma raccomandandogli, piuttosto, in presenza di una reale motivazione, di portare fino a compimento il percorso intrapreso. Il giovane Jigoro Kano, negli anni dello studio, si dedicò a ginnastica e baseball, ma non smise di cercare un maestro di ju jutsu. Dopo essersi iscritto, nel 1877, all'Università di Tokyo, per seguire un percorso a indirizzo economico-politico, incontrò il Maestro Fukuda, esperto dello stile Tenshin Shin'yo. Jigoro ne divenne allievo tanto brillante da ereditare, alla sua morte, i densho, i libri segreti che racchiudevano le tecniche della scuola. Lo studio del ju jutsu continuò sotto la guida di Iso Mataemon (della stessa scuola del Maestro Fukuda e di likubo Tsunetoshi, che praticava uno stile di combattimento ancora diverso, il Kito. Grazie a questo percorso, Jigoro diventò maestro in entrambi gli stili appresi dai suoi maestri. Si laureò a soli 21 anni in Scienze politiche ed economiche e continuò a dividersi fra insegnamento, studi all'università, traduzioni dall'inglese e approfondimento della conoscenza del ju jutsu, cosa che lo portò a dare vita a un piccolo dojo tutto suo: uno spazio in cui insegnare l'arte di combattimento, ma con l'attenzione rivolta al messaggio educativo e sociale, non solo tecnico, che secondo lui una pratica marziale avrebbe dovuto avere. Con questa intenzione, in una saletta del tempio di Eisho, a Tokyo, nel 1882, fondò il Kodokan, ovvero il "luogo per lo studio della Via". E cosa cominciò a insegnare? Non semplicemente la sintesi dei due rami di ju jutsu di cui Jigoro era maestro, ma qualcosa di nuovo, che prese il nome di "judo", frutto della sua particolare rilettura del jujutsu. IN CHE RAPPORTO SI POSE IL JUDO CON IL JUJUTSU? Jigoro Kano conservò del jujutsu la lezione del JU, ovvero la scelta della cedevolezza; ne eliminò, invece, le tecniche più violente e pericolose, e fece un passo ulteriore: non volle che la nuova disciplina fosse soltanto JUTSU, termine che significa "arte", "pratica", cioè una collezione di tecniche, che in realtà variavano a seconda della scuola particolare di un maestro. 3 Scelse di farla diventare DO, cioè una via di studio e di ricerca per educare a quello che secondo lui era il principio fondamentale: fare l'uso più efficace dell'energia fisica e mentale, per migliorare non solo se stessi, ma anche la società, insieme. Dopo i primi passi, la nuova disciplina cominciò la sua diffusione, in un crescendo di importanza e di espansione, prima in Giappone, poi all'estero. Jigoro Kano ne fu l'infaticabile ambasciatore in varie parti del mondo (Asia, Europa, USA), mettendo le sue teorie, le sue competenze pedagogiche, filosofiche, linguistiche e politiche al servizio di un ideale progetto di progresso dell'umanità. Professore molto stimato, nel suo Paese rivestì importanti ruoli, prima come consigliere, poi come direttore del Ministero dell'Educazione. Morì il 5 maggio 1938. FILOSOFIA del JUDO Attraverso il combattimento, Kano era giunto alle medesime considerazioni della casta dei samurai. Infatti, nel momento dello scontro, il samurai impegnato ad evitare un fendente dell’avversario risultava essere unificato nello spirito, nella mente e nel corpo. Doveva essere pura azione, non portando con sé la paura della sconfitta (legame con il passato) né poteva avere desiderio di vittoria (proiezione nel futuro) ma doveva rimanere nel tempo presente con tutto se stesso, abbandonando preoccupazioni e aspettative. Questo stato mentale di “tranquilla presenza” è lo scopo della ricerca di molte discipline (in questo caso è molto forte l’influenza della filosofia Zen). A ciò Kano aggiunse un principio morale e cioè che il judo significa ricercare il “migliore impiego delle energie”. 精力善用 Sei ryoku zen yo= la mente e il corpo usati bene. e 自他共栄 Ji ta kyo ei. = Noi e gli altri verso il progresso. Volendo considerare l’insegnamento racchiuso nelle due massime fondamentali del judo arriviamo alla conclusione che sono due facce della medesima medaglia, solo sforzandoti di dare il meglio di te, puoi ottenere un benessere collettivo. 4 2) Organizzazione Federale IJF L'International Judo Federation è la federazione internazionale che regola il Jūdō a livello mondiale. Fu fondata nel luglio 1951 ed inizialmente era formata dalle federazioni europee e da quella argentina, mentre molte altre aderirono nei dieci anni successivi. Oggi la IJF conta 200 Federazioni Nazionali e stima che nel mondo ci siano circa 20 milioni di persone che praticano judo. FIJILKAM La FIJLKAM (Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali) ha compiuto i primi cento anni di vita il 18 gennaio 2002. Si tratta infatti dell’erede diretta della FAI (Federazione Atletica Italiana), fondata a Milano un secolo prima dal marchese Luigi Monticelli Obizzi, organizzazione che aveva lo scopo di disciplinare gli sport della lotta greco-romana e del sollevamento pesi. Negli anni successivi l’organismo mutò denominazione e incrementò la sfera d’interessi: nel 1933 divenne FIAP (Federazione Italiana Atletica Pesante), nel 1974 FILPJ (Federazione Italiana Lotta Pesi Judo) e nel 1995, accogliendo il Karate tra le discipline federali, FILPJK (Federazione Italiana Lotta Pesi Judo Karate). Il 1° luglio 2000 l’Assemblea Nazionale deliberò di separare gli sport di combattimento dalla pesistica: a fianco della FIJLKAM è nata quindi la FIPCF (Federazione Italiana Pesistica e Cultura fisica), oggi FIPE. CONI Il Comitato olimpico nazionale italiano o CONI è l'organismo di governo dello sport in Italia. Nacque nel 1914 come organismo privato allo scopo di organizzare la presenza olimpica degli atleti italiani, divenne successivamente l'organizzazione di raccordo di tutte le federazioni sportive nazionali, ruolo che ricopre tuttora sotto la veste giuridica di ente pubblico non economico sotto la vigilanza della presidenza del Consiglio dei ministri. Il 16 giugno 1894 fu costituito il Comitato interministeriale dei Giochi Olimpici, poi diventato Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e nel 1907 vi fu la costituzione del primo Comitato nazionale olimpico (CNO) in Italia, riconosciuto dal CIO l'anno seguente. Il Comitato Olimpico Nazionale Italiano nacque nel 1914, come ente privato con lo scopo di organizzare, di volta in volta, la partecipazione di atleti italiani alle Olimpiadi. Primo presidente della storia del "Comitato Olimpico Nazionale Italiano" fu il marchese Carlo Compans de Brichanteau, deputato del Regno, che in precedenza era stato a capo dei Comitati temporanei organizzati rispettivamente per le Olimpiadi del 1908 e del 1912. LIBERTAS Il Centro Nazionale Sportivo Libertas è un ente di promozione sportiva formalmente costituitosi riconosciuto dal CONI. È nato nel 1945 su iniziativa dell'allora presidente del Consiglio, il democristiano Alcide De Gasperi. Costituitosi in associazione nel 1975, il suo scopo principale è la diffusione dell'attività fisico-sportiva sia a livello amatoriale che agonistico. Oltre all'organizzazione di manifestazioni promozionali, il C.N.S. Libertas organizza corsi di formazione, convegni e seminari di approfondimento scientifico sulle maggiori discipline sportive e sulla medicina sportivi. Il centro è attivo anche nell'ambito del volontariato, della promozione turistica e dell'assistenza previdenziale contando attualmente 600.000 tesserati in 5000 associazioni. 5 Fu riconosciuto ente di promozione sportiva dal CONI il 24 giugno 1976 ed ente a carattere assistenziale il 27 dicembre 1979 dal Ministero dell'Interno. CSEN Il Centro Sportivo Educativo Nazionale (CSEN) è un Ente di Promozione Sportiva fondato nel 1976, riconosciuto dal CONI e dal CIP. Lo CSEN è anche Ente Nazionale con finalità assistenziali riconosciuto dal Ministero dell'interno, Ente Nazionale di Promozione Sociale, Ente accreditato dal MIUR per la formazione del personale della Scuola e socio del Forum Nazionale del Terzo Settore Il Centro Sportivo Educativo Nazionale (CSEN): Persegue uno scopo promozionale e di propaganda sportiva di alto valore sociale. Contribuisce allo sviluppo della pratica sportiva ed alla realizzazione dell'obiettivo di uno sport per tutti e di tutti. Crea le condizioni di un più largo sviluppo della educazione fisica, dello sport e della salute. Collabora con il C.O.N.I. e le Federazioni Sportive, con la Scuola, con le Regioni e gli Enti Locali, con le forze sociali e politiche e con le libere associazioni di altri Paesi. Stimola la crescita delle Società Sportive. Opera su tutto il territorio nazionale senza fine di lucro. CSEN si occupa di Formazione Sportiva e organizza corsi di formazione, aggiornamento e seminari per tecnici sportivi, dirigenti e operatori del settore. Rilascia Diplomi di Qualifica Nazionali validi su tutto il territorio italiano in ambito sportivo e olistico, offrendo anche assistenza ai professionisti del settore, come Tecnici Sportivi e Operatori. 6 3) Arbitraggio ( termini e gesti ) L'arbitro si serve di gesti e di parole per condurre il combattimento. I due judoka sono di fronte. Uno con la cintura rossa e l'altro con la cintura bianca. L'arbitro li invita a farsi il saluto (Rei) e poi annuncia a voce alta "Hajime" (cominciate); quando vuole interrompere l'azione griderà "Matte" (aspettate); e per chiudere l'incontro dirà "Sore made" (finito). L'arbitro annuncerà l'Ippon (punteggio = 10 punti) quando un atleta proietta l'avversario nettamente sulla schiena con forza velocità e controllo oppure lo tiene a terra immobilizzato per 25 secondi. L'arbitro annuncerà "Waza-Ari" (7 punti) quando alla tecnica di proiezione manca uno dei tre elementi per l'Ippon (caduta netta sulla schiena, forza, velocità), oppure quando l'immobilizzazione dura dai 20 ai 24 secondi. Quando comincia l'immobilizzazione l'arbitro annuncia "Osae Komi" e quando è interrotta "Toketa". Quando l'arbitro deve ammonire uno o tutti e due gli atleti perchè non attaccano (nella lotta in piedi) li avvertirà e poi, se l'atleta ammonito insisterà nella "passività", verrà penalizzato con il gesto del mulinello o con altri in base alla sanzione compiuta, con sanzioni Shido. Le sanzioni si sommano, fino a un massimo di tre: nel senso che dopo un'infrazione viene comminata una certa sanzione; all'infrazione successiva verrà attribuita la penalità superiore, anche se l'atleta commette sempre la stessa irregolarità, fino alla squalifica ("Hansoku-Make") (20 punti). Le sanzioni vengono attribuite per infrazioni alle regole (uscita dall'area, passività ecc.) o per scorrettezze (azioni pericolose per l'incolumità) e, alla fine del combattimento, verranno trasformate sul tabellone in punteggi tecnici corrispondenti. L'arbitro assegnerà la vittoria in base al numero di punti segnati sul tabellone, o si procederà al prolungamento dell'incontro Golden Score in caso di parità di punteggio, dove chi per primo fra i due atleti otterrà un vantaggio sia per punto o per sanzione dell'avversario, sarà considerato il vincitore dell'incontro. Non è ammesso il verdetto di parità. ________ Al segnale d'inizio dell'arbitro, i due contendenti si misurano sulla materassina, dopo aver salutato il tatami, l'arbitro e il rispettivo avversario. La presa dà avvio alla gara: la sua correttezza è importante perché effettuarla bene mette già in una condizione di vantaggio. Poi si sussegue la combinazione delle tecniche, sia in piedi sia a terra: ora i contendenti giocano le proprie strategie per giungere alla vittoria nei limiti di tempo previsti per la loro categoria. In caso di parità ci sarà, però, la possibilità di dilatare la durata dell'incontro (questo tempo supplementare è definito Golden Score). C'è ippon anche quando un'immobilizzazione (osaekomi) viene mantenuta per 20 secondi, oppure quando l'avversario si arrende a seguito di una leva (kansetsu) o di uno strangolamento (shime). Altrimenti, se viene eseguita una tecnica valida ma non del tutto perfetta o un'immobilizzazione mantenuta da 10 a 19 secondi, il punteggio assegnato prende il nome di waza-ari. Nel caso che si ottengano due waza-ari, 'Arbitro assegnerà l'ippon annunciando "waza-ari awasete ippon", che significa "due waza-ari fanno un ippon". Non sempre un atleta riesce a realizzare un ippon, e allora a far vincere è anche un semplice waza-ari oppure la squalifica dell'avversario. Una squalifica avviene quando a un atleta vengono assegnate tre penalità (shido), in caso di azioni proibite perché pericolose o eccessivamente ostruzionistiche, oppure con una penalità diretta, hansoku-make, causata da infrazioni particolarmente gravi. 7 Per seguire l'andamento di una gara, è utile saper decifrare il linguaggio degli arbitri, perché a ogni gesto e a ogni parola corrisponde un comando o un verdetto. 8 4) Posizioni , prese , squilibri e spostamenti LE POSIZIONI DEL JUDO (SHISEI) Le posizioni fondamentali del judo in piedi sono shizen-hon-tai e jigo-hontai. 1) Shizen-hontai (posizione naturale) è la posizione regia del judo, quella che Jigoro Kano ha indicato come la più adatta ad applicare le tecniche per proiettare a terra l'avversario, a rendere il corpo mobile e i movimenti fluidi e armoniosi. 2) Jigo-hontai (posizione di difesa) è una posizione più abbassata, con le gambe un po' più larghe rispetto a shizen-hontai, ed essendo più forte e più statica è generalmente usata come posizione difensiva, anche se non è sempre così. Nel caso in cui queste posizioni siano tenute con una guardia, cioè con una gamba avanti, destra (migi) o sinistra (hidari), si parlerà di migi-shizentai e hidari-shizentai, e di migi-jigotai e hidari-jigotai. Queste due posizioni fondamentali vengono applicate anche mentre ci spostiamo, combinandosi armonicamente secondo le situazioni del momento: se ben mantenute, con il baricentro forte e la schiena diritta, consentono di eseguire attacchi, difese e contrattacchi nella maniera più vantaggiosa, secondo il principio del migliore impiego dell'energia. Viceversa, se shizen-hontai e jigo-hontai non saranno ben fatte, tutto il judo ne risentirà negativamente. Infatti, piegare la schiena, tenere le braccia troppo dure ed essere eccessivamente statici potrà impedire al nostro compagno di attaccare, ma inibirà anche la nostra azione di attacco; al contrario, avere poco tono e una posizione troppo leggera ci esporrà a essere proiettati al suolo in continuazione. Un'altra posizione del judo è al suolo, con un ginocchio a terra e l'altra gamba piegata, e si chiama kuraidori o kyoshi-no-kamae. Per poter osservare queste posizioni (in piedi e a terra) nella loro essenza, occorre fare riferimento a esercizi chiamati kata. LE PRESE (KUMI-KATA) Le prese di judo (kumi-kata, che significa "ingaggiarsi, congiungere, mettere insieme") segnano il passaggio tra ju jitsu e judo. Nel judo infatti si inizia la pratica a coppie facendo le prese alla casacca (generalmente al bavero e alla manica), mentre nel jujutsu il combattimento poteva iniziare da lontano, poiché era possibile attaccare con calci, pugni, colpi vari, senza necessariamente entrare a contatto con l'avversario, oppure se ne afferravano direttamente alcune parti del corpo, ad esempio sotto il braccio. Jigoro Kano chiarisce che gli esercizi del judo iniziano con un accordo: ci prendiamo e ci esercitiamo con questo tipo di contatto, e la presa diventa più leggera, servendosi appunto del judogi. La presa classica è alla manica, all'altezza del gomito (hiki-te), e al bavero, al di sotto della clavicola (tsuri-te): manica destra e bavero sinistro del compagno nel caso di presa destra, o al contrario nel caso di presa sinistra. Questo consente di controllare entrambe le parti del corpo dell'altro. Ci sono molti altri modi di fare le prese: ad esempio la presa al bavero (yoko-eri-dori) può salire fino ad arrivare nella parte laterale o posteriore del collo (ushiro-eri-dori) o addirittura può essere fatta all'altro bavero. 9 LO SQUILIBRIO (KUZUSHI) Lo squilibrio ci porta nel vivo delle azioni di judo. Le fasi della proiezione al suolo sono infatti tre: Kuzushi (squilibrio); Tsukuri (preparazione, adattamento per eseguire la tecnica); Kake (proiezione, fase finale della tecnica). Siamo in equilibrio quando il peso del corpo è distribuito egualmente su entrambe le gambe, i piedi sono ben poggiati a terra e l'asse del baricentro cade perpendicolarmente al pavimento. Finché il nostro avversario rimarrà ben in equilibrio, stabile e forte, sarà infatti molto difficile eseguire con successo un attacco! Ecco dunque a cosa serve lo squilibrio: a mettere in crisi la posizione e la stabilità del nostro compagno per poter effettuare la nostra tecnica, e questo vale nella lotta in piedi come nella lotta a terra. Uno squilibrio avanti, ad esempio, porterà a spostare il peso del nostro compagno di fronte a sé, per cui la parte superiore del suo corpo sarà più in avanti rispetto all'appoggio dei piedi, un po' come quando ci sporgiamo da una ringhiera. La stessa cosa può avvenire indietro, lateralmente o diagonalmente: lo squilibrio anche in questi casi sposta il peso oltre l'appoggio dei piedi in quelle direzioni. Parla per definizione di happo-no-kuzushi, squilibri in otto direzioni, cioè avanti, indietro, sulle due direzioni laterali e sulle quattro direzioni diagonali, ma ovviamente sono possibili tutte le gradazioni intermedie. Ma qual è il senso dello squilibrio, e perché è così importante? Si può pensare a un albero, a quanto è più stabile se ben radicato e dritto, piuttosto che inclinato da una parte, soggetto al peso delle intemperie, a raffiche di vento. Il nostro avversario nel judo rappresenta quelle intemperie, quelle raffiche di vento improvvise: noi, con la nostra abilità, cercheremo un continuo compromesso tra l'assecondare la sua forza o contrastarla, per conquistare a nostra volta l'iniziativa utilizzando al meglio le nostre risorse, i suoi errori, le sue iniziative. GLI SPOSTAMENTI (SHINTAI) Gli spostamenti del judo (Shintai) sono intimamente connessi con le posizioni (shisei): come già detto, la posizione deve essere mantenuta durante lo spostamento, producendo stabilità, controllo, potenza e presenza. In piedi gli spostamenti sono tre: ayumi-ashi, tsugi-ashi e tai-sabaki. 10 Ayumi-ashi consiste nel camminare come facciamo normalmente; le direzioni sono avanti e indietro. Tsugi-ashi invece è il piede-scaccia-piede, e in questo caso le direzioni sono avanti, indietro, laterale, diagonale, circolare. Verrebbe da chiedersi come mai ayumi-ashi non comprende lo spostamento laterale, e la risposta è semplice: si incrocerebbero i piedi, cosa sconsigliata nel judo perché mina la stabilità ed espone agli attacchi dell'avversario! Muoversi judoisticamente significa avere sempre stabilità ed equilibrio, non avvicinando né allargando le gambe oltre un certo limite, e nemmeno incrociando i passi. Tai-sabaki indica un movimento eseguito per arrivare a contatto con il compagno al fine di eseguire una tecnica; è dunque un movimento particolare finalizzato all'attacco, in molti casi eseguito con una rotazione del corpo. Tai, infatti, sta per corpo, mentre il verbo sabaku ha tra i suoi significati quello di mettere ordine, decidere cosa è giusto fare, giudicare. Suri ashi Suri ashi (摺り足) Letteralmente significa : "Passo Strusciato". È la forma naturale di spostamento del corpo, ma deve essere sempre fatto tenendo i piedi a contatto con il terreno, facendoli semplicemente scivolare via. In alcuni stili, lo spostamento è breve. 11 5) Esecuzione del 1°, 2° e 3° gruppo del Nage no Kata; esecuzione del 1° gruppo del Katame no Kata o a scelta del candidato del 1° gruppo del Ju No Kata. ELENCO TECNICHE - Randori no kata NAGE NO KATA TE WAZA tecniche con uso prevalente di braccia 1. Uki Otoshi caduta fluttuante 2. Seoi Nage proiezione sopra la spalla 3. Kata guruma ruota sulle spalle KOSHI WAZA tecniche con uso prevalente delle anche 1. Uki goshi colpo d’anca fluttuante 2. Harai goshi spazzare con l’anca 3. Tsurikomi goshi colpo d’anca tirando e sollevando ASHI WAZA tecniche con uso prevalente delle gambe 1. Okuri Ashi Barai spazzare entrambi i piedi 2. Sasae Tsurikomi Ashi bloccare il piede, tirare e sollevare 3. Uchi Mata colpire falciando l’interno della coscia KATAME NO KATA 1. Kesa Gatame controllo a fascia 2. Kata gatame controllo con la spalla 3. kami shio gatame controllo di quattro punti da sopra 4. yoko shiho gatame controllo di quattro punti da un lato 5. kuzure kami shiho gatame variante del controllo di quattro punti da sopra 12 LE CADUTE (UKEMI) Se c'è una disciplina marziale dove si impara a cadere in ogni circostanza e da qualsiasi posizione, ecco, questa è il judo. Rispetto al jujutsu, il judo ha affinato in una maniera che potremmo definire scientifica la tecnica di caduta per evitare danni al corpo. La nostra posizione eretta ci porta a non avere molta dimestichezza con il suolo: quando cadiamo a terra accidentalmente, ancor più se in modo violento, ci possiamo fare male. Il tatami protegge e attutisce, specie se montato su di un telaio di legno, ma la caduta va eseguita a dovere, per proteggere innanzitutto la testa e la colonna vertebrale (compreso il coccige), ma anche la parte inferiore del corpo. Una delle caratteristiche principali della caduta di judo è la battuta di braccio e mano: la battuta viene eseguita una frazione di secondo prima che il corpo arrivi a terra, per permettere da una parte di attutire l'impatto del corpo al suolo, dall'altra di disperdere attraverso lo scarico a terra l'energia accumulata in volo. Se ben eseguita, la battuta è elastica e le braccia (o il braccio) rimbalzano sul tatami. Un ulteriore aspetto importantissimo è come si arriva al suolo: a parte ushiro-ukemi, la caduta all'indietro dove è l'intera schiena a impattare con il suolo, e mae-ukemi che è frontale, le altre cadute sono caratterizzate per l'arrivo a terra lievemente di fianco, affinché la colonna vertebrale, l'osso sacro e la testa non siano coinvolte, e gli arti inferiori arrivino in una posizione tutto sommato comoda e sicura. Ogni caduta mira comunque a proteggere in primo luogo testa e collo! Se eseguita correttamente, la caduta consente di subire senza danni una tecnica eseguita con molta energia da un avversario che ci può anche cadere addosso, con l'intenzione di proseguire l'incontro a terra. Le cadute di judo più conosciute sono in avanti, all'indietro e laterali, ma in realtà coprono tutte le direzioni. ushiro-ukemi caduta all'indietro, si esegue cadendo appunto indietro e battendo entrambe le braccia; è l'unica caduta dove tutta la schiena impatta al suolo e proprio per questo è quella che capita più di rado. La caduta laterale yoko-ukemi si esegue cadendo lateralmente e battendo un braccio solo. A seconda del lato da cui si cade diventa migi (destra) yoko-ukemi e hidari (sinistra) yoko-ukemi La caduta in avanti è di due tipi: - Mae-ukemi, dove l'impatto è frontale e l'arrivo è sulle braccia, che eseguono entrambe la battuta; - kaiten-ukemi, che somiglia all'apparenza a una capriola, ma che nella sostanza è molto diversa. Si può eseguire rotolando in avanti, ma anche nelle altre direzioni, lateralmente, diagonalmente e anche indietro. Ogni caduta ha una sua versione zempo, cioè effettuata non più in forma attutita o rotolata quanto piuttosto saltata: è una caduta che si comincia a praticare a livello di forma solo quando si è maturata una certa esperienza di ukemi. Saper cadere bene non solo equivale a tutelarsi da incidenti e problemi vari, ma conferisce sicurezza alla pratica del judo: se cadiamo bene non abbiamo paura di farci male e, viceversa, se il nostro compagno cade bene, non temeremo di ferirlo e potremo muoverci sul tatami più sereni e convinti, senza preoccupazioni che possano bloccare la nostra azione. 13 È chiaro che praticare judo con un principiante, o comunque con un allievo non esperto, ci dà la responsabilità di proiettarlo con cura, prestando attenzione che non si faccia male e aspettando che si perfezioni nelle ukemi, anche con il nostro aiuto! FORME DI ENTRATA Le Forme fondamentali di entrata sono i tre modi fondamentali in cui si può entrare in una tecnica di nage waza. 1) HIKI DASHI tirare fuori (dal suo equilibrio) il nostro uke sfruttando la sua spinta. Verrà utilizzato quando il nostro uke spinge nella direzione della tecnica. Es: ippon seoi quando uke viene verso di noi. 2) TOBI KOMI saltare dentro, utilizzata quando il nostro uke sfugge alla direzione della tecnica. Es: ippon seoi quando uke va indietro. 3) MAWARI KOMI entrare ruotando, girando - utile in tutti gli spostamenti prevede l'entrata sfruttando un moto rotatorio a compasso con perno sul piede d'appoggio. Es: Tecnica fondamentale con questo metodo di entrata O guruma. PRINCIPI DEL JUDO E LE TECNICHE Secondo la didattica classica, i principi di esecuzione del waza sono tre: Sen (l'iniziativa); Go-no-sen (il contrasto dell'iniziativa); Sen-no-sen (l'iniziativa sull'iniziativa). Sen Il principio sen è tutto ciò che riguarda l'attaccare l'avversario mediante tecniche dirette o renraku-waza ( tecniche in successione). Sen si applica in primo luogo tramite azioni mirate a sviluppare l'azione mantenendo l'iniziativa, continuando ad incalzare l'avversario con attacchi continui atti a portarlo in una posizione di squilibrio o comunque vulnerabile. Go-no-sen Il principio go-no-sen si attua con l'uso dei bōgyo-no-gaeshi (tecniche di difesa e contrattacco). Tali tecniche, applicabili prima, durante o dopo l'attacco da parte dell'avversario, sono generalmente etichettate a seconda della tipologia di contrattacco: chōwa (schivare), gō (bloccare), yawara (assecondare). Sen-no-sen Ipotizzando che l'esecuzione del waza preveda in generale un tempo di preparazione (anche solo mentale) all'esecuzione pratica e considerando tale tempo parte dell'attacco, il principio sen-no-sen consiste nell'attaccare l'avversario quando quest'ultimo è in tale fase di preparazione. Solo l'assidua pratica nel randori (pratica libera) permette di sviluppare la capacità di percezione delle azioni dell'avversario necessaria all'applicazione di tale principio. 14 Nage-waza (tecniche di proiezione) Secondo la tassonomia tradizionale delle tecniche di jūdō, il gruppo preponderante è quello delle nage-waza ( "tecniche di proiezione"). Tali tecniche sono metodi di proiezione dell'avversario atti alla neutralizzazione della carica offensiva di quest'ultimo. L'apprendimento è strutturato secondo un sistema chiamato go-kyō-no-waza che ordina 40 tecniche in 5 kyō (gruppi) di 8 tecniche, in base alla difficoltà di esecuzione e alla violenza della caduta. Il totale delle nage-waza ufficialmente riconosciute dal Kōdōkan Jūdō Institute e dall'IJF è di 67 tecniche. All'interno delle nage-waza si distinguono: - tachi-waza, ovvero le tecniche in cui tori proietta uke rimanendo in una posizione di equilibrio stabile, - sutemi-waza, ovvero le tecniche in cui tori proietta uke sacrificando il suo equilibrio. Le tachi-waza a loro volta si suddividono in tre gruppi: Te-waza, ovvero le tecniche di braccia; Koshi-waza, tecniche di anca; Ashi-waza, tecniche di gambe. Le sutemi-waza a loro volta si suddividono in due gruppi: ma-sutemi-waza, ovvero le tecniche di sacrificio sul dorso; yoko-sutemi-waza, tecniche di sacrificio sul fianco. È tuttavia importante sottolineare che tale suddivisione biomeccanica ai fini dell'appartenenza o meno di un waza ad un gruppo, considera l'uso prevalente di una parte del corpo di tori, e non l'uso esclusivo di tale parte. Alle nage-waza è dedicato il nage-no-kata. Katame-waza (tecniche di controllo) Il secondo macrogruppo è costituito dalle katame-waza ("tecniche di controllo"). Tali tecniche possono essere eseguite nel ne-waza ("tecnica o combattimento al suolo") in successione ad un nage-waza, ovvero a seguito di un hairi-kata ("forma d'entrata, opportunità"), oppure –in rari casi– come azioni propedeutiche ad una proiezione. Le katame-waza quindi si suddividono in osae-komi-waza, ovvero le tecniche di immobilizzazione al suolo; shime-waza, tecniche di strangolamento; kansetsu-waza tecniche di leva articolare. Nel caso delle osae-komi-waza si possono distinguere due sottogruppi anche se tale ulteriore suddivisione trascende la tassonomia tradizionale. Esistono quindi: immobilizzazioni su quattro punti d'appoggio (shihō-gatame) immobilizzazioni a fascia (kesa-gatame); 15 per quanto concerne gli shime-waza, è anche possibile distinguere ulteriori sottoclassificazioni non ufficiali a seconda della posizione relativa di tori e uke, o alle prese di tori su uke, come nel caso dei jūji-jime; Per i kansetsu-waza è possibile riconoscere due sottogruppi principali indicanti: leve di distensione (hishigi-gatame), leve di torsione degli arti (garami). Alle katame-waza è dedicato il katame-no-kata. Atemi-waza (tecniche di colpo) L'ultimo gruppo di tecniche è chiamato atemi-waza ("tecniche di colpo") e si divide in: ude-ate (colpi con gli arti superiori") e ashi-ate ("colpi con gli arti inferiori"). Gli ude-ate a loro volta si suddividono in: yubisaki-ate ( "colpi inferti con la punta delle dita"), kobushi-ate ("colpi inferti con il pugno"), tegatana-ate ("colpi inferti col taglio della mano"), ed hiji-ate ("colpi inferti con il gomito"). Gli ashi-ate a loro volta si suddividono in: hiza-gashira-ate ("colpi inferti con il ginocchio), sekitō-ate ("colpi inferti con l'avampiede"), e kakato-ate ("colpi inferti con il tallone"). Lo stesso Jigorō Kanō spiega gli effetti di tali tecniche: «Un attacco sferrato con potenza contro un punto vitale può dare come risultato dolori, perdita di coscienza, menomazioni, coma o addirittura morte. Le atemi-waza vengono praticate solamente nei kata, mai nel randori.» 16 6) Esecuzione delle tecniche, da eseguire da fermo ed in movimento con cenni di Difese, Renraku e Gaeshi, scelte dalla Commissione, tra quelle sotto elencate: Gokyo 1° e 2° gruppo LA STRUTTURA DEL JUDO Il Kodokan Judo è strutturato in tre grandi macroaree: Nage-waza (tecniche di proiezione); Katame-waza (tecniche di controllo); Atemi-waza (tecniche di percussione eseguite sia con gli arti superiori che con quelli inferiori). Nage e katame-waza contano in tutto cento tecniche. Inoltre il judo comprende l'apprendimento e lo studio di kata (le forme). I kata insegnati al Kodokan di Tokyo sono otto, ma ne esistono altri non ufficiali che vengono comunque studiati dagli appassionati. JUDO-NO-WAZA Nage-waza Katame-waza Atemi-waza tecniche di proiezione tecniche di controllo tecniche di colpi Tachi-waza Sutemi-waza Ne - waza Ude-ate (in piedi) (sacrificio) (a terra) Te-waza Ma-sutemi- Osaekomi-waza Ashi-ate Koshi-waza waza (a fascia e 4 punti) Ashi-waza (dietro) Shime-waza Yoko-sutemi- waza Kansetsu-waza (lato) (hishigi e garami) 17 Te Waza tecniche con uso prevalente di braccia Seoi Nage proiezione sopra la spalla ippon Seoi Nage proiezione con caricamento sul dorso da un punto solo morote Seoi Nage due mani eri Seoi Nage bavero Tai Otoshi caduta del corpo Koshi Waza: tecniche con uso prevalente di anche Uki Goshi colpo d’anca fluttuante O Goshi grande colpo d’anca Uchi Mata colpire falciando l’interno della coscia Harai Goshi spazzare con l’anca Koshi Guruma ruota sull’anca Tsurikomi Goshi colpo d’anca tirando e sollevando Ashi Waza: tecniche con uso prevalente di gambe De Ashi Barai spazzare il piede avanzato Okuri Ashi Barai spazzare entrambi i piedi O Soto Gari grande falciata esterna O Uchi Gari grande falciata interna Sasae Tsurikomi Ashi bloccare il piede, tirare e sollevare Hiza Guruma ruota sul ginocchio Uchi Mata colpire falciando l’interno della coscia Ko Soto Gari piccola falciata esterna Ko Uchi Gari piccola falciata interna 18 Katame Waza tecniche di controllo Osaekomi Waza: (immobilizzazioni al suolo) Kesa Gatame: - hon kesa gatame controllo fondamentale a fascia - la mano di tori dietro il collo di uke - kuzure kesa gatame variante del controllo a fascia - ushiro kesa gatame controllo a fascia da dietro Yoko Shiho Gatame controllo laterale su quattro punti Kami Shiho Gatame controllo su quattro punti da sopra Kuzure kami shio gatame variante del controllo su quattro punti da sopra a 45° Tate Shiho Gatame controllo longitudinale su quattro punti Shime Waza: (strangolamenti) Kata Juji Jime strangolamento a mani incrociate con presa invertita (uso della spalla) Gyaku Juji Jime strangolamento incrociato con presa inversa - palmi rivolti verso l’esterno Nami Juji Jime strangolamento incrociato con presa normale - palmi rivolti verso l’interno Hadaka Jime strangolamento a mani nude Okuri Eri Jime strangolamento con presa ai due baveri Kansetsu Waza: (leve articolari) ushigi (estensione) garami (torsione) Ude Garami torsione del braccio Ude Ishigi Juji Gatame controllo incrociato con leva al braccio - braccio di uke fra le gambe di tori Ude Gatame - blocco del braccio con leva - polso di uke sul collo di tori Waki Gatame controllo del braccio con leva dell’ascella 19 Hishigi Incassare. Dizionario dei termini Judo Hikkomi Trascinamento a terra. Hiza Ginocchio. A Hon Fondamentale. Age Sollevare Arashi Tempesta I Ai Spirito. Ashi Piede o gamba. Ippon Un punto. Ate Suffisso indicante le tecniche per colpire. Ichi uno. Atemi Colpi, colpire con il corpo l’avversario. Itsutsu Cinque principi. Ayumi Marcia. J B Jime / Shime Soffocamento, strangolamento. Shime-waza Tecnica di strangolamento. Barai / Harai Spazzare. Jitte Particolare arma a tre punte. Bo Bastone. Jitsu Arte, tecnica. Budo La via del combattimento. Ju Cedevolezza. Bushido La via del guerriero. Ju Dieci. Ju-do Via della cedevolezza. C,D Judo-gi Costume utilizzato nella pratica del Judo. Dan Gradi della cintura nera. Juji A croce. De Uscire, avanzato. Ju-jitsu Arte della cedevolezza. Do Via, percorso, inteso in senso spirituale. Dojo Luogo della via, più semplicemente la K palestra. Kake Fase finale di una tecnica di proiezione. E Kami Da sopra, lato superiore. Eri Risvolti del judogi. Kansetsu Leva articolare. Kansetsu-waza Tecniche di leve articolari. F,G Kata Forma, spalla. Gaeshi Rivoltare, contrattacco. Katame Controllo, immobilizzazione. Gake Agganciamento. Katana Spada da samurai. Garami Arrotolato, avvolto. Keikogi Costume da allenamento. Gari Falciare. Ken-do Via della spada. Gatame Controllo, immobilizzazione. Kesa Di traverso, trasversale. Geiko Allenamento Ki Energia. Go Cinque. Kiai Unire l’energia, stato mentale che si Go-kyo Cinque principi, gruppo delle tecniche manifesta con un potente urlo. fondamentali. Kime Decisione. Goshi / Koshi Anca. Ko Piccolo. Goshin Difesa personale, autodifesa. Koshi Anca. Goshin-jitsu Tecniche di difesa personale. Koshiki Cose antiche. Gyaku Al contrario, rovesciato. Ku Nove. Guruma / Kuruma Ruota. Kubi Testa, collo. Kumi-kata Modo di prendere. H Kuzure Variante. Kuzushi Squilibrio. Hachi Otto. Kyu Grado del principiante. Hadaka A mani nude. Kyu-jitsu Arte dell’arco. Hane Ala. Hantei Giudizio arbitrale. L,M Hajime Cominciare a combattere. Hara Centro dell’energia posto appena quattro Mae Avanti. dita sotto l’ombelico. Mae-ukemi Caduta in avanti. Hidari Sinistra. Maki-komi Avvolgimento. 20 Maitta Resa, mi arrendo. T Matte Interrompere il combattimento. Migi Destra. Tai Corpo, posizione. Morote Due mani. Tai sabaki Rotazione del corpo, schivata. Tani Valle. N Tanto Coltello. Tatami Tappeto o stuoia di paglia di riso. Nage Lancio, proiezione. Tate Allungato, verticale. Nage-waza Tecniche di proiezione. Te Mano, braccio. Nami Normale. Te-waza Tecnica di mano. Ne A terra, disteso. Tokui-waza Tecnica preferita, speciale. Ne-waza Tecniche di lotta a terra. Tomoe Cerchio. Ni Due. Tori Colui che esegue l’azione. Ninja Uomini dediti sostanzialmente al Tsugi Successione. crimine, mercenari. Tsukuri Contatto (in una tecnica di proiezione). Tsuri komi Tirare e sollevare. O U,V O Grande. Obi Cintura. Uchi-komi Esercizio di ripetizione. Okuri Inviato. Ude Braccio. Osae-komi Mantenere fermi, immobilizzare. Uke Colui che subisce l’azione. Otoshi Caduta sul luogo. Ukemi Cadute. Uki Fluttuante, galleggiante. Ushiro Indietro, all’indietro. P,Q,R Ushiro-ukemi Caduta all’indietro. Utsuri Spostare. Randori Esercizio libero. Rei Saluto. W Ritsu-rei Saluto dalla posizione in piedi. Roku Sei. Waza Tecnica, arte. Ryu Scuola. Waza-ari Mezzo punto. S X,Y San Tre. Yama Montagna. Sankaku Triangolo. Yoko Laterale. Sasae Trattenere. Yoko-ukemi Caduta laterale. Sensei Maestro. Yakusoku geiko allenamento alternato. Shi Quattro. Yudansha Portatore di dan. Shiai Gara, competizione. Shichi Sette. Z Shime / jime Soffocamento. Shinken-shobu Combattimento reale. Za-rei Saluto in ginocchio è il saluto più Shintai Spostamenti. cerimoniale. Shio Quadrato, quattro lati. Zempo Saltato. Shisei Posizioni. Soremade Finire il combattimento. Suiei Arte del nuoto in armatura. Sumi angolare. Sutemi Sacrificio. Sutemi-waza Tecnica di sacrificio 21 DISPENSA PER ESAMI 1° DAN Integrazione Storia del Judo in Italia Chi fu il pioniere del Judo in Italia? Il pioniere del Judo in Italia fu Carlo Oletti (1886 – 1964) ed é considerato il padre del Judo italiano. In Italia il judo giunge per canali insoliti: i primi praticanti in assoluto della cosiddetta “lotta giapponese” sono i marinai del Marco Polo, e successivamente dell’Incrociatore Vesuvio, che nel 1906 prestano servizio nel Mar della Cina. Il primo italiano abilitato all’insegnamento del ju jutsu (poi judo) è il timoniere Luigi Moscardelli; fra i suoi allievi si distingue il cannoniere scelto Carlo Oletti. Si può affermare che non esiste Maestro italiano di judo che, alla lontana, non sia in definitiva discepolo di Oletti. Arruolato nella Regia Marina, iniziò a praticare il Judo, nel 1905, a bordo della nave da guerra “Vesuvio”, di stanza a Shanghai, sotto la guida del M.° Matsumura, ufficiale della Marina Nipponica. Nel 1907 frequentò la scuola di polizia di Nagasaki ed altri importanti dojo. Nel 1908, a Tokyo, dopo aver preso parte ad una gara di Judo, ottenne il 1° Dan dal Kodokan. Rientrato in Italia nel 1921 fu chiamato a dirigere i corsi di “lotta giapponese”, introdotti nella Scuola Militare di educazione fisica a Roma, dove insegnò fino al 1930. Durante questo periodo formò 150 ufficiali esperti e 1500 militari istruttori. Nel 1924 fondò la prima Federazione Italiana di Ju Jutsu/Judo. In quale anno il Judo fece il suo esordio alle Olimpiadi? Nel 1964 alle Olimpiadi di Tokyo, in Giappone. Il Judo Italiano fu rappresentato dagli Atleti: Bruno Carmeni e Nicola Tempesta Chi fu il judoka italiano a vincere la prima medaglia olimpica? Felice Mariani, nel 1976 a Montreal, in Canada, medaglia di bronzo. Quante medaglie d’oro olimpiche ha conquistato il Judo italiano? 22 4 medaglie d’oro: MEDAGLIERE OLIMPICO 2. Ylenia Scapin 1996 ad Atalanta (U.S.A.) ORO 3. Girolamo Giovinazzo – 2000 a Sidney (Australia) 1. Ezio Gamba – 1980 a Mosca (Russia) 4. Emanuela Pierantozzi – 2000 a Sidney (Australia) 2. Pino Maddaloni – 2000 a Sidney (Australia) 5. Ylenia Scapin – 2000 a Sidney (Australia) 3. Giulia Quintavalle – 2008 a Pechino (Cina) 6. Lucia Morico – 2004 ad Atene (Grecia) 4. Fabio Basile – 2016 a Rio de Janeiro (Brasile) 7. Rosalba Forciniti – 2012 a Londra (Regno Unito) ARGENTO SQUADRA OLIMPICA ALLE OLIMPIADI DI RIO DE JANEIRO 2016 1. Ezio Gamba – 1984 a Los Angeles (U.S.A.) 1. Valentina Moscatt Kg. 48 2. Emanuela Pierantozzi – 1992 a Barcellona (Spagna) 2. Odette Giuffrida Kg. 52 3. Girolamo Giovinazzo – 1996 ad Atalanta (U.S.A.) 3. Edwige Gwend Kg. 63 4. Odette Giuffrida – 2016 a Rio de Janeiro (Brasile) 4. Elios Manzi Kg. 60 BRONZO 5. Fabio Basile Kg. 66 1. Felice Mariani – 1976 a Montreal (Canada) 6. Matteo Marconcini Kg. 81 23 Jigoro Kano (punti salienti della sua vita) 嘉納 治五郎 Kanō Jigorō Mikage, 28 ottobre 1860 – Mar del Giappone sul piroscafo giapponese Hikawa Maru, 4 maggio 1938 Principali scuole di ju jitsu da cui il maestro Kano ha appreso le tecniche di Ju Jutsu Tenjin Shinyo Ryu (Maestro Fukuda e dopo la sua morte il maestro Iso) Alla morte del maestro Fukuda ricevette l’onore di condurre da maestro il dojo della scuola di ju jitsu del maestro Fukuda ma si sentii ancora in dovere di apprendere la confidenza in se stesso per essere un bravo maestro e contattò il maestro Iso (1879) che aveva partecipato insieme a Fukuda alla rappresentazione fatta davanti al presidente degli stati uniti Ulysses S. Grant (天神真楊流 , Scuola del vero salice divino) da cui ha principalmente appreso Katame waza e Atemi waza (1877) Kito Ryu (Maestro Likubo) (起倒流 Scuola dell’ascesa e della caduta) Da cui ha principalmente appreso le tecniche di proiezione Nage waza (1881) I primi due shodan (cintura nera primo dan) del kodokan e quindi in assoluto poiché il sistema dei gradi di cinture venne inventato da Kano furono: Shiro Saigo (Aizuwakamatsu, 4 febbraio 1866 – Onomichi, dicembre 1922) Tsunejiro Tomita (28 febbraio 1865 – 13 gennaio 1937) Il Kodokan venne fondato nel 1882. Ko = studio/pratica Do = via Kan = luogo 24 Difese GO -> Difesa d’addome che blocca l’entrata dell’avversario NAMI CHOWA -> Difesa in senso conforme alla tecnica applicata (es: seoi nage applicata a destra: per difendersi ci si sposta velocemente nella direzione in cui c’è il tentativi di proiezione di Tori cioè verso destra) GYAKU CHOWA -> Difesa in senso contrario alla tecnica applicata (es: seoi nage applicata a destra: per difendersi ci si sposta in senso opposto a dove c’è il tentativo di proiezione, in questa caso a sinistra) YAWARA -> Difesa applicata quando la tecnica è già in fase avanzata. Si scavalca il tentativo di proiezione. Ne Waza Nogare Kata -> Tentativi di ribaltamento/liberazione Hairi Kata -> Tentativi di immobilizzazione Fuseki Kata -> Tentativi di difesa Spostamenti e posizioni Suri ashi Suri ashi (摺り足) Letteralmente significa : "Passo Strusciato". È la forma naturale di spostamento del corpo, ma deve essere sempre fatto tenendo i piedi a contatto con il terreno, facendoli semplicemente scivolare via. In alcuni stili, lo spostamento è breve. Seiza (正座, letteralmente "sedersi correttamente") è il termine giapponese per indicare la posizione seduta tradizionale. Generalmente, per sedersi correttamente, il ginocchio sinistro deve essere posato a terra per primo, seguito dal destro e dai glutei, che infine appoggiano sui talloni. Le punte dei piedi possono essere vicine o sovrapposte. Tradizionalmente le donne si siedono con le ginocchia strette, mentre gli uomini le divaricano in una certa misura. In alcune arti marziali come il kendō o l'aikidō lo spazio tra le ginocchia è misurato da due pugni chiusi. Sedersi in seiza è usuale in molte arti tradizionali giapponesi quali la cerimonia del tè (cha no yu), la calligrafia (shodō) e la composizione floreale (ikebana). 25 Storia della cintura bianca e rossa Intorno al 1930 il Kodokan creò una nuova cintura (“obi”) come riconoscimento per gli speciali risultati raggiunti delle cinture nere di grado più alto. Jigoro Kano scelse di distinguere il sesto, settimo e ottavo grado di cintura nera con una cintura particolare, fatta di pannelli alternati rossi e bianchi (kohaku obi – letteralmente cintura rossa e bianca). Il colore bianco venne scelto per la purezza, il rosso per l’intensa passione nell’allenamento e i sacrifici fatti. Il rosso e il bianco sono simboli costanti in Giappone, e sono stati usati nel Judo da quando Jigoro Kano diede vita proprio al primo Torneo “Rosso e Bianco” nel 1884. Nel 1943 il Kodokan creò la cintura opzionale rossa come riconoscimento per il nono e decimo grado. La scelta della cintura rossa e bianca per distinguere i gradi più alti potrebbe anche essersi basata su una semplice scelta culturale, secondo Meik Skoss, noto storico di arti marziali e autore di numerosi articoli in merito. I giapponesi sono soliti dividere i gruppi in bianchi e rossi, basandosi su un importante fatto storico, la guerra di Genpei – una battaglia tra due clan rivali (1180-1185), i Genji e i Heike. I Genji usavano le bandiere bianche per identificare le proprie truppe sul campo di battaglia, mentre gli Heike usavano le bandiere rosse. La cintura Kohaku è spesso indossata per occasioni speciali, ma non è obbligatoria in nessuna occasione e la cintura nera rimane la cintura standard per tutti i gradi. 26 FIJLKAM Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali (Sumo, Ju Jitsu, Aikido, MGA) fondata dal Marchese Luigi Monticelli Obizzi 1902 – F.A.I. (Federazione Atletica Italiana) 1926 – F.I.L.G. (Federazione Italiana Lotta Giapponese) 1948 – G.A.L.G. (Gruppo Autonomo Lotta Giapponese) 1953 – F.I.A.P. (Federazione Italiana Atletica Pesante) 1974 – F.I.L.P.J. (Federazione Italiana Lotta, Pesi, Judo) 1995 – F.I.L.P.J.K. (Federazione ItalianaLotta, Pesi, Judo, Karate) 2000 – F.I.J.L.K.A.M. (Federazione Italiana Judo, Lotta, Karate, Arti Marziali) ORGANIGRAMMA FEDERALE (2016) Presidente Onorario: Giuseppe Pellicone Presidente: Domenico Falcone Segretario Generale: Massimiliano Benucci Settore Judo: Vicepresidente: Giuseppe Matera Consiglieri: Maria Grazia PERRUCCI, Andrea Regis, Laura Di Toma 27 NAGE NO KATA Il Nage-no-kata (投の形, “forma delle proiezioni”) è uno degli 8 kata di judo riconosciuti ufficialmente dal Kodokan. Jigoro Kano iniziò a insegnare tale kata nel 1887. Il kata è composto da 15 proiezioni raggruppate in cinque serie ognuna delle quali rappresenta una classe di tecniche del Nage waza. katame-waza Con il termine katame-waza (固技 katame-waza?, tecniche di controllo), nelle arti marziali giapponesi, si identificano tutte le tecniche, eseguite al suolo o in piedi, atte al controllo completo dell'avversario. Particolarmente utilizzate nelle koryū di jujutsu, sono state poi riprese da discipline più moderne quali judo, aikidō e jiu jitsu brasiliano. I katame-waza possono essere suddivisi in vari macrogruppi: nel judo, ad esempio, sono ripartiti in Osaekomi-waza (tecniche di immobilizzazione), Shime-waza(tecniche di strangolamento) e Kansetsu-waza (tecniche di leva articolare). Il ne-waza costituisce nelle arti marziali giapponesi il combattimento eseguito a terra, durante il quale si possono eseguire strangolamenti, leve articolari, immobilizzazioni, rovesciamenti e ribaltamenti. 28 KATAME NO KATA Il Katame no kata è la forma delle tecniche di controllo e lotta a terra. Nell’esecuzione di questo Kata, sia Tori che Uke devono osservare attentamente le loro rispettive posizioni ed il loro atteggiamento quando sono in attesa, quando si avvicinano e quando devono stendersi a terra. La particolare posizione di Tori quando si avvicina ad Uke stando con un ginocchio a terra si chiama Ko kyo shi. KYOSHI NO KAMAI : Posizione in ginocchio con apertura TOMA posizione lontana circa 1 metro da UKE CHIKAMA posizione vicina a UKE circa 30 cm OSAEKOMI WAZA Kesa Katame 1° Tentativo Uke: Si gira sul fianco e con la mano dx sul gomito di Tori chiude con l’altro braccio e fa leva per rovesciare uke Tori: Allunga sopra la testa di tori la gamba evitando il rovesciamento 2°Tentativo Uke: girandosi sul fianco cerca di infilare il ginocchio sotto le anche di tori Tori: Chiude il ginocchio verso il fianco di Uke e allunga la mano destra per puntarsi frontalmente. 3°Tentativo Uke: Afferra la cintura con la mano dx e tenta di capovolgerlo Tori:Allunghe entrambe le gambe e alza i fianchi spingendo verso il basso Kata Katame 1° Tentativo Uke: Uke spinge con il gomito dx sul collo di Tori per cerca di girarsi Tori: Abbassa il ginocchio sx e spinge verso il basso 29 2°Tentativo Uke: Cerca di girarsi sul fianco dx per prendere la gamba di Tori Tori: Sforbicia le gambe. 3°Tentativo Uke: Cerca di fare una capriola sulla spalla sx. Tori: Avanza con il piede sx sopra la testa di Uke. KAMI SHIO GATAME 1° Tentativo Uke: Sbilancia con le gambe da dx a sx. Tori: Allunga la gamba sx per contrastare lo squilibrio. 2°Tentativo Uke: Infila braccio sx sotto la testa di Tori nel tentativo di girarsi sul fianco. Tori: Allunga anche la gamba dx alzando i fianchi. 3°Tentativo Uke: Cerca di allontanarsi sfilandosi sui fianchi e dondolandosi in avanti lanciando le gambe in alto.. Tori: Non appena le gambe sono in alto si butta sopra ritornando in kami shio. YOKO SHIO GATAME 1° Tentativo Uke: Spinge con la mano sx sul collo e cerca di afferrare la testa con la sua gamba sx. Tori: Spinge verso il basso con la testa rivolta a sx verso il volto di uke. 2°Tentativo Uke: Gira le anche e cerca di infilare il ginocchio dx sotto il corpo di Tori. Tori: Sforbicia a sx le gambe. 3°Tentativo Uke: 30 Afferra la cintura di Tori e cerca di capovolgerlo. Tori: Allunga le gambe alza i fianchi e spinge verso il basso. KUZURE KAMI SHIO GATAME 1° Tentativo Uke: Spinge sulla bacino con la mano dx e con la mano sx sul collo. Tori: Allunga la gamba sx sopra la testa di Uke. 2°Tentativo Uke: Spinge in alto la spalla sx di Tori cercando di infilare il ginocchio tra i loro corpi. Tori: Allunga la gamba dx spingendo verso la spalla di xke che si alza. 3°Tentativo Uke: Cerca di capovolgere Tori alla sua sx afferrando con la mano sx la cintura. Tori: Allunga entrambe le gambe posizionandosi sopra. 31 GO KYO Il Go Kyo é un metodo di insegnamento. Il criterio di questa classificazione era quello di razionalizzare la progressione tecnica di carattere educativo. In sostanza, era un programma di insegnamento, rivolto ai sempre più numerosi insegnanti di Judo, a cui il M.° Kano si rivolgeva. E’ composto da 40 tecniche, suddivise in 5 gruppi di 8 tecniche ciascuno. Il Go Kyo attualmente in uso fu riformulato da Jigoro Kano nel 1920 e modificò quello da Lui stesso ideato nel 1895. DAI IKKYO (Primo Gruppo) De ashi Barai (Spazzata del piede avanzante) Hiza Guruma (Ruota sul ginocchio) Sasae Tsuri Komi Ashi (Blocco del piede tirando e sollevando) Uki Goshi (colpo con l’anca fluttuante) O Soto Gari (Grande Falciata esterna) O Goshi (Grande colpo d’anca) O Uchi Gari (Grande falciata interna) Seoi Nage (Lancio caricando sul dorso) (Ippon seoi nage – chiusura col gomito, Kata seoi nage – braccio sopra la spalla, Seoi nage – braccio sul deltoide) DAI NYKIO (secondo gruppo) Ko soto Gari (Piccola falciata esterna) Ko Ouchi Gari (Piccola falciata interna) Koshi Guruma (Ruota con l’anca) Tsuri Komi Goshi (Colpo con l’anca tirando e sollevando) Okuri Ashi Barai (Spazzata di entrambi i piedi uniti) Tai Otoshi (Caduta del corpo) Harai Goshi (Spazzata con l’anca) Uchi Mata (Colpo alla coscia interna) DAI SANKYO (Terzo gruppo) Ko Soto Gake (Piccolo agganciamento esterno) Tsuri Goshi (colpo d’anca sollevando) Yoko Otoshi (caduta laterale) Ashi Guruma (ruota di gamba) Hane Goshi (colpo d’ala con l’anca) Haray Tsuri Komi Ashi (spazzata sollevando e bloccando col piede) Tomoe Nage (Proiezione a cerchio) Kata Guruma (Ruota sulla spalla) 32 DAI YONKYO (Quarto gruppo) Sumi Gaeshi Tani Otoshi Hone Makikomi Sukui Nage Utsuri Goshi O Guruma Soto Makikomi Uki Otoshi DAI GOKYO (Quinto gruppo) O Soto Guruma Uki Waza Yoko Wakare Yoko Guruma Ushiro Goshi Ura Nage Sumi Otoshi Yoko Gake 33 Obiettivo del Judo Che cos’é il Judo? E‘ preciso compito di questo libro rispondere a questa domanda, ma é difficile farlo in modo completo entro questi limiti. Consentiteci quindi, di delineare quest’arte per sommi capi. Va oltre il potere della parola scritta lo spiegare i delicati punti del Judo ed il misterioso potenziale mentale che esso porta con sé. Anche se questi argomenti possono essere scritti, difficilmente essi potrebbero essere capiti da qualcuno che non conosca i segreti del Judo. Stando così le cose, non é affatto facile spiegare i segreti di quest’arte. E‘ comunque possibile spiegare l’obiettivo ultimo del Judo, come praticarlo e con quale atteggiamento mentale dovrebbe essere praticato. L’obiettivo del Judo può essere diviso in tre parti: - sviluppo fisico (Renshinho) - competenza nel combattimento (Shobuho) - sviluppo mentale (Shushinho) Da un punto di vista pratico, gli esercizi di Judo possono essere divisi in tre fasi: - Renshinho (Metodi per allenare il corpo). - Shobuho (Tattica nel combattimento). - Shushinho (Cultura mentale e forza di volontà) Sebbene il Judo sia diviso in queste tre fasi o metodi per comodità, essi sono interdipendenti e non sono praticabili separatamente. LINK UTILI https://www.tokyokodokan.it /go-kyo/ https://www.scuola-judo-tom ita.com/cose-il-judo/ https://www.martialnet.it/ar ti-marziali-asiatiche/judo/kat a-del-judo/randori-no-kata/k atame-no-kata/ 34 35 Glossario Judo A-Z Legenda (cfr.) = confronta (lett.) = traduzione letterale (nig.) = nigorizzazione: sostituzione, nel secondo componente, della prima sillaba sorda (suono puro) con la corrispondente sillaba sonora (suono impuro); ciò si verifica nelle parole composte o quando si aggiungono particelle ausiliarie (prefissi o suffissi) (p.es.) = per esempio (pref.) = prefisso (prep.) = preposizione (suf.) = suffisso (v.) = verbo A age (cfr. ageru): (1) levato; (2) sollevato; alzato. ageru v.: (1) levare; (2) sollevare; alzare. ago : (1) mento; (2) mascella; mandibola. ago-oshi : spinta al mento (Ju-no-kata). ago-tsuki : colpo (pugno) al mento (Kodokan-goshin-jutsu). ai – 合 : (1) amore; affetto; (2) armonia; (3) unione; congiungimento. ai- (pref.): l’un l’altro; fianco a fianco, faccia a faccia. ai : forma contratta di awaseru. aiki : lett, (1) armonia dello spirito; (2) armonia dell’energia. aikido – 合気道 o 合氣道 : (1) lett. la via dell’aiki; (2) disciplina psicofisica giapponese di combattimanto (simulato) praticata sia a mani nude sia con le armi bianche tradizionali, “disciplina che conduce all’unione ed all’armonia con l’energia vitale e lo spirito dell’Universo”. Fu sviluppata da Morihei Ueshiba (植芝盛平) a cominciare dagli anni trenta del ‘900. aiki-no-sen : nel Judo: prendere vantaggio da una posizione dell’avversario. aite : avversario; rivale. ai-yotsu : lett. affrontarsi faccia a faccia. Nel Judo: i contendenti si affrontano usando entrambi la stessa presa (destra-destra o sinistra-sinistra), il contrario è henka-yotsu. aka : rosso. akai : rosso. aka-obi : cintura rossa. antei : equilibrio; stabilità. anza : lett. posizione seduta tranquilla. Nel Judo: posizione seduta con la gamba sinistra piegata e con il piede vicino al ginocchio della gamba destra semidistesa; le mani appoggiate sulle ginocchia (Posizione seduta di Uke nel Katame-no-kata: 2^ serie Shime-waza). aoi : blu. aoiro : colore blu. aoiro-obi : cintura blu. aomuke ni : sul proprio dorso. appaku : pressione; oppressione. appaku suru v.: comprimere; premere. arashi : tempesta; temporale; bufera. arigato : grazie. asahi : sole levante; il sole dei mattino. asai : (1) basso; poco profondo (2) leggero. ashi : (1) piede; (2) gamba compreso il piede. ashi-barai : spazzata del piede (Nage-waza; Tachi-waza; Ashi-waza). ashi-gake : agganciamento del piede (Nage-waza; Tachi-waza; Ashi-waza). ashi-garami – 足緘 : torsione della gamba, (Ne-waza, Katame-waza; Kansetsu-waza; Katame-no-kata) (classificazione Kodokan, si), tecnica vietata. ashi-gatame : controllo con la gamba (Ne-waza, Katame-waza; Kansetsu-waza). ashi-gatame-jime : strangolamento con il controllo della gamba (Ne-waza, Katame-waza; Shime-waza). ashi-guruma – 足車 : ruota sulla (o della) gamba, (Nage-waza; Tachi-waza; Ashi-waza) (Go Kyo, 3–4; classificazione Kodokan, si); questa tecnica fu ideata dal M° Mifune che prese spunto da Harai-Goshi. ashikubi : caviglia; collo dei piede. ashi-mochi : presa della gamba (dell’ avversario) per sollevarla. ashi-no-ura : lett. parte anteriore del piede. Pianta del piede. ashi-no-yubi : dita del piede. ashi-sankaku-garami : Lett. torsione dei braccio con le gambe a triangolo, è una lussazione al braccio piegato simile a ude garami, ma differisce da quest’ultima poiché nella torsione tori utilizza le gambe (Ne-waza, Katame-waza; Kansetsu-waza). ashi-waza : tecniche di gamba. atama : (1) testa; capo; (2) cima. ataru v.: (1) toccare; (2) urtare; colpire. ate : colpo. atemi : colpo effettuato con le mani; colpo sul corpo (dell’avversario); colpi diretti. ate-waza : tecniche dei colpire. ato : posticipo; posposizione. ato-no-saki : posticipo di un passo (comportamento passivo “in” che comprende “omote”, e “go-no-sen”). awaseru v.: (1) sommare; (2) unire; riunire; (3) armonizzare; sintonizzare. awasete : (1) somma; sommato; (2) in tutto; totale. ayumi : (1) marcia; passo; (2) andatura. ayumi-ashi : andatura normale; movimento del piede. ayumu v.: avanzare; camminare. 36 B ba : il luogo; il posto. barai (cfr. harau): spazzata (nig. cfr. harai). basami : forbici (nig. cfr. hasami). biki (cfr. hiku): tirare; trarre (nig. cfr. hiki). biraki : apertura (nig. cfr. hiraki). bo : (1) bastone; (2) asta; (3) sbarra. bogyo : (1) difesa; (2) protezione; (3) salvaguardia, (Nagewaza). bogyo no waza : tecniche di difesa. bo-jutsu : tecnica di difesa con bastone. bokken : spada di legno ricurva (cfr. bokuto). bokuto : spada di legno. bu : (1) combattimento; (2) arti marziali; strategia militare. budo : lett. la via del combattimento (anticamente: bugei o buiutsu). L’insieme delle arti marziali. bugei : arti marziali; arte della strategia. bujin : guerriero. bujutsu : arte dei guerriero. buki : (1) arma; (2) munizioni. buki-no-bu : combattimento eseguito con le armi. bushi : (1) guerriero; (2) capo dei samurai. bushido : norme comportamentali militari dei feudalesimo giapponese. Il codice d’onore dei samurai. Questo termine può essere tradotto in due diverse espressioni dal suono simile, il cui significato intrinseco è quasi identico: bushi-do e bu-shido. bushi-do : lett. la via dei guerriero (cfr. bushido). bu-shido : suprema virtù militare (cfr. bushido). butsukari (cfr. butsukaru): nel Judo: esercizio ripetitivo (cfr. uchikomi). butsukaru v.: (1) andare contro; (2) imbattersi. C chiisai : piccolo; giovane. chika (cfr. chikai): (1) piccolo; (2) corto. chikai : (1) piccolo; (2) corto. chikai : (1) vicino; ravvicinato; (2) quasi. chika-ma : piccola distanza; distanza ravvicinata. chikara : (1) forza; potenza; (2) energia. chikara-no-koioku : (corretto) uso della energia (cfr. chikara-no-un’yo). chikara-no-un’yo : impiego dell’energia. chokkaku : (1) angolo retto; (2) intuizione. chokuritsu : dritto; eretto. chokuritsu shisei : posizione eretta (tenendo i talloni uniti). chokuritsu-suru v.: stare diritto; assumere la posizione eretta. chokusetsu : diretto; immediato. choku-tsuki : colpire direttamente (Kodokan-goshin-jutsu). chowa : lett. accordo nel movimento. Nel Judo: evitare; schivare; concetto di mobilità. chowa-bogyo-no-gaeshi : contrattacco successivo alla difesa chowa. chowa-no-bogyo : difesa chowa. chu : (1) media; (2) mezzo; (3) centro. chudan : lett. guardia intermedia. Nel Judo: assumere la guardia con la spada. chu-goshi : lett. mezza anca (mezzo alzato); semiseduto. chui : avvertimento; ammonizione; attenzione. Nel Judo: sanzione equivalente alla perdita di cinque punti (giudizio arbitrale). chusen : estrazione a sorte; sorteggio. D dai : (1) grandezza; (2) grossa taglia; (3) lunghezza. daidaiiro : colore arancione. daidaiiro-obi : cintura arancione. dai-do : lett. grande via. Via Maestra (attraverso la quale si possono raggiungere enormi risultati in ogni situazione della vita). dai-sharin : grande ruota. dai-sho : lett. il lungo e il corto. Coppia di spade formata dalla katana e dal wakizashi. dai-to : spada lunga (cfr. katana). daki (cfr. daku): abbracciato; abbracciando. daki-age (cfr. daku): sollevare abbracciando. daki-age – 抱上 : sollevare (l’avversario) abbracciando (le sue gambe), (Nage-waza; Tachi-waza; Koshi-waza) (Go Kyo, no; classificazione Kodokan, si). daki-sutemi : lasciarsi cadere abbracciando (l’avversario). daki-wakare – 抱分 : abbreccio e separazione, (Nage-waza; Sutemi-waza; Yokosutemi-waza) (Go Kyo, no; classificazione Kodokan, si). daku v.: (1) abbracciare; abbracciarsi; (2) stringere fra le braccia; (3) prendere fra le braccia. damashi (cfr. damasu): (1) inganno; (2) disorientamento. Nel Judo: finta per poi attaccare. damashii : spirito; anima (nig. cfr. tamashii). damashi waza : tecniche d’inganno. Nel Judo: attacco susseguente ad una finta. damasu v.: (1) ingannare; imbrogliare; (2) disorientare. dan : grado; avanzamento. Nel Judo: grado (10 gradi di abilità e conoscenza, il 12° dan fu assegnato al fondatore Prof. Jigoro Kano come massimo grado irragiungibile, infatti non esiste l’11). danko : (1) azione decisiva; (2) fermo; saldo; risoluto; pronto. daore : caduto; andato giù (nig. cfr. taore). daoshi : (1) caduta; (2) capitolazione (nig. cfr. taoshi). de (cfr. deru): (1) avanzante; avanzato; (2) uscente. 37 de-ashi-barai – 出足払 (cfr. deashi-harai): spazzata del piede avanzato o che avanza, (barai nig. cfr. harai) (Nage-waza; Tachi-waza; Ashi-waza) (Go Kyo, 1–1; classificazione Kodokan, si). de-ashi-barai-gaeshi : controtecnica a de-ashi-barai (cfr. tsubame-gaeshi). de-ashi-harai – 出足払 (cfr. deashi-barai): spazzata del piede avanzato o che avanza, (Nage-waza; Tachi-waza; Ashi-waza) (Go Kyo, 1–1; classificazione Kodokan, si). denbu : natiche; glutei. densho : i libri (dei principi) segreti. deru v.: (1) avanzare; (2) uscire; (3) partire. deshi : allievo; alunno; scolaro; discepolo. djite : lancia simile alla yari, ma con due lame taglienti perpendicolari. do – 道 : lett. “cio che conduce”, via, percorso, cammino, intesi sempre in senso spirituale più che fisico. do : (1) tempio; santuario; (2) sala. do : (1) tronco dei corpo; (2) corpo; (3) dorso. doji : simultaneo; contemporaneo. doji-ippon : ippon contemporaneo. Si verifica nel caso in cui entrambi i contendenti ottengano contemporaneamente il risultato di ippon (p.es. con tecniche di strangolamento) (giudizio arbitrale di parità: cfr. hikiwake). do-jime – 胴絞 : strangolamento al tronco, (Ne-waza, Katame-waza; Shime-waza) (classificazione Kodokan, si). Tecnica proibita nel randori ed in gara che si esegue avvolgendo e, successivamente, distendendo le gambe all’altezza delle costole fluttuanti dell’avversario. dojo – 道場 : lett. luogo dove si segue (ricerca) la Via (spirituale); luogo ove si svolgono gli allenamenti alle arti marziali, in origine il termine, ereditato dalla tradizione buddhista cinese, indicava il luogo in cui il Buddha ottenne il risveglio e per estensione i luoghi deputati alla pratica religiosa nei templi buddhisti. Il termine venne poi adottato nel mondo militare e nella pratica del Bujutsu, che durante il periodo Tokugawa fu influenzata dalla tradizione Zen, perciò è a tutt’oggi diffuso nell’ambiente delle arti marziali; (1) palestra; (2) arena. dojo : suolo; terreno. dojokun – 道場訓 : regole di comportamento nel dojo. dojo-yaburi – 道場破り : distruzione del dojo. doka : per favore; per cortesia. domyaku : arteria. dori : presa (nig. cfr. tori). dosa : azione; movimento dei corpo. dozo : per favore; per cortesia (cfr. doka). E ebi : (1) aragosta; (2) gambero. ebi-jime : strangolamento ad aragosta (metodo dei M. Kawaishi – tecnica non riconosciuta dal Kodokan). ei : abbreviazione di han’ei. Eisho-ji : tempio di Eisho (dove è sorto il Kodokan). eri : (1) risvoito; (2) bavero; (3) colletto del kimono e del judogi. eri-seoi-nage : proiezione caricando sul dorso (sopra la spalla) con prese dallo stesso lato (con una presa al gomito e l’altra al bavero del judogi) (Nage-waza; Tachi-waza; Te-waza). F fuantei : (1) squilibrio; (2) instabilità. fudo : immobile; fermo. fudo-shin : mente immobile. fujoshi : donna; donna maritata. fujoshi-jo-goshin no kata : lett. forme della difesa personale delle ragazze e delle donne. Forme della difesa personale femminile. fukai : (1) profondo; (2) alto. fukai : (1) disagio; (2) sconforto. fukurahagi : polpaccio. fumi : (1) tallonata; colpo di piede; (2) passo. fumikomi (cfr. fumikomu): avanzata dei piede all’interno. fumi-komi-seoi-nage : seoinage con una gamba all’interno (Nage-waza; Tachi-waza; Te-waza). fumikomu v.: (1) camminare dentro; (2) avanzare all’interno. furi-age (cfr. furi-ageru): sollevato (per percuotere dall’alto) (Kodokan-goshin-jutsu). furi-ageru v.: (1) alzare; (2) brandire. furi-oroshi (cfr. furi-orosu): percuotere dall’alto (Kodokan-goshin-jutsu). furi-orosu v.: abbattere; colpire dall’alto (la testa di qualcuno). fusegi : difesa (Ne-waza), fusegi kata : metodo, forma di difesa. fusegu v.: difendere; custodire; proteggere. Nel Judo: difendere rompendo le prese. fusen : (1) mancanza; assenza; (2) defezione. fusen-gachi : vittoria per assenza; defezione (giudizio arbitrale). futo : piede. futo-momo : coscia. G ga : io; io stesso; me stesso. gachi : vittoria (nig. cfr. kachi). gaeshi : rovesciamento; contrattacco (nig. cfr. kaeshi). gake : agganciamento (nig. cfr. kake). gaku : raggiungimento; realizzazione; conseguimento (diploma scritto). gaku : quadrato; quadro (nig. cfr. kaku). gaku : angolo (nig. cfr. kaku). gamae : posizione; posa (nig. cfr. kamae). gamae : (1) struttura; apparenza; aspetto; (2) tipo (nig.cfr. kamae). ganmen : viso; faccia. ganmen-tsuki : colpo (pugno) al viso (Kodokan-goshin-íutsu). ganseki : dondolio. 38 ganseki otoshi : (proiezione con) sollevamento con entrambe le braccia e con presa ai due baveri dei judogi (Nage-waza; Tachi-waza; Te-waza). garami (cfr. karamu): torsione; arrotolamento; avvolgimento (nig. cfr. karami). gari : falciata; sgambetto (nig. cfr. kari). gashira : (1) testa (2) alto (nig. cfr. kashira). gashira : capo; guida (nig. cfr. kashira). gashuku : alloggi degli studenti per l’allenamento. gatame : immobilizzazione; controllo (nig. cfr. katame). gatana : spada giapponese a lama curva (nig. cfr. Katana). ge : basso grado; bassa classe. gedan : la parte bassa (del corpo). gedan ni kamaeru : assumere la posizione di guardia bassa. geiko : (1) esercizio; allenamento; (2) acquisizione di abilità (nig. cfr. keiko). genki : (1) energia; vitalità; coraggio; vigore; (2) forza vitale (forma del ki). geri : calcio (nig. cfr. keri). gesa : trasversale (al corpo) (nig. cfr. kesa). geta : zoccoli di legno tradizionali gi : tecnica (p. es. Shin-gi-tai) -gi : suffisso per indicare un capo di abbigliamento (p. es. judogi; karategi). go : (1) cinque; (2) quinto. go : Karma, termine buddista per definire una azione determinante per il futuro di un individuo. go : parola; vocabolo go-bogyo-no-gaeshi : lett. rovesciamento della difesa go. Nel Judo: contrattacco successivo alla difesa go. go-dan : quinto dan. go-kyo : i cinque principi. Forma abbreviata di go-kyo no kaisetsu. go-kyo no kaisetsu : spiegazione dei go-kyo (i quaranta basilari Tachi-waza). go kyu : quinta classe; quinto grado (cintura gialla). go-no-bogyo : difesa con la forza (difesa dura). go-no-kata : forme della forza. go-no-sen : contrasto dell’iniziativa che si esprime con i bogyo waza (tecniche difensive): contrattacco. go-no-sen-no-kata : Nel Judo: Forme delle controtecniche (messe a unto dal M’ Kawaishi alla fine degli anni ’30). goshi : anca; fianco (nig. cfr. koshi). goshin : difesa personale; autodifesa. goshin-jutsu : arte della difesa personale (in tutte le sue forme). guruma : ruota (nig. cfr. kuruma). gyaku : contrario; opposto; inverso. gyaku chowa : schivare nella direzione opposta (all’attacco). gyakugeki : contrattacco. gyaku-gesa-gatame : cfr. ushiro-gesa-gatame. gyaku-hanmi : posizione opposta (tra i due avversari): palmo delle mani in alto. gyaku-juji-jime – 逆十字絞 : strangolamento a croce (con presa) invertita/contraria (il palmo delle mani verso l’alto), (Ne-waza, Katame-waza; Shime-waza; Katame-no-kata) (classificazione Kodokan, si). gyaku-sen : combinazioni in direzione opposta (alla precedente). gyaku-ude-garami : ude-garami al contrario. gyaku-yoko-ukemi : caduta laterale dalla parte opposta. H ha : (1) ala (ascella); (2) penna; piuma. ha : bordo della lama. ha : supremazia; direzione. Nel Judo: aiuto del Maestro nella conoscenza dell’arte. hachi : ottavo. hachi-dan : ottavo dan. hadaka : corpo nudo; nudità. hadaka-jime – 裸絞 : strangolamento a mani nude (senza prese), (Ne-waza, Katame-waza; Shime-waza; Katame-no-kata) (classificazione Kodokan, si). hai : si. haimen : (1) ultimo; (2) posteriore; (3) il dietro. haimen-tsuke : contatto da dietro (Kodokan-goshin-jutsu). hairi (cfr. hairu): entrata. hairi kata : modi di entrata (per concludere una tecnica). hairu v.: entrare; andare dentro. hajime : (1) inizio; (2) partenza (comando arbitrale). hajime : origine. hajimeru v.: cominciare; iniziare. hakama – 袴 : indumento tradizionale giapponese che somiglia ad una larga gonna-pantalone a pieghe (originariamente indossata soltanto dagli uomini, oggigiorno viene portata anche dalle donne), viene legata alla vita ed è lunga approssimativamente fino alle caviglie; (2) tenuta formale da addestramento per il Kendo usata anche nell’Aikido. han : mezzo; metà. han : indiretto. hanareru v.: separarsi; distaccarsi; allontanarsi. hanareta-ba-ai : a lunga distanza. hando : reazione. han-do : via indiretta. han-do no kuzushi : squilibrio dovuto ad una azione di damashi waza; forma indiretta di squilibrio procurato a se stesso. hane (cfr. haneru): saltato. hane-goshi – 跳腰 : lett. anca saltata; “proiezione” d’anca saltata, detta anche proiezione d’anca ad ala, (Nage-waza; Tachi-waza; Koshi-waza) (Go Kyo, 3–5; classificazione Kodokan, si). hane-goshi-gaeshi – 跳腰返 : contrattacco su hane-goshi, (Nage-waza; Tachi-waza; Ashi-waza) (Go Kyo, no; classificazione Kodokan, si). han’ei : prosperità. hane-maki-goshi : così veniva definito l’attuale hane-makikomi nel Canon of Judo dei M° K.Mifune (Nage-waza; Tachi-waza; Koshi-waza). hane-makikomi – 跳巻込 : avvolgimento saltato (d’anca), a forma d’ala, (Nage-waza; Sutemi-waza; Yokosutemi-waza) (Go Kyo, 4–3; classificazione Kodokan, si). haneru v.: saltare dentro; balzare 39 hanmi : posizione. hansoku : infrazione; irregolarità; scorrettezza; gioco sleale; azione vietata. hansoku make : sconfitta per squalifica. Nel Judo: sanzione equivalente alla perdita di dieci punti e che dà all’avversario la vittoria per ippon (giudizio arbitrale). hansoku make akai : squalifica del rosso (contendente che indossa la cintura rossa, giudizio arbitrale). hansoku make shiroi : squalifica dei bianco (contendente che indossa la cintura bianca, giudizio arbitrale). han-sutemi waza : tecniche di mezzo sacrificio. hantai : rovescio. hantai : (1) opposizione; (2) antagonismo. hantei : (1) decisione; (2) giudizio. Nel Judo. appello dell’ arbitro rivolto ai giudici di sedia, alla fine di una gara con punteggio pari, per chiedere (secondo il loro giudizio) quale sia stato il migliore dei contendenti. happo : in tutte le direzioni. happo no kuzushi : tutte le otto direzioni fondamentali di squilibrio. hara : (1) ventre; (2) addome; (3) stomaco. hara kiri : lett. taglio dello stomaco. Comune definizione del modo di suicidarsi dei samurai (cfr. seppuku). hara-gatame : leva (controllo) al gomito con l’addome (Ne-waza, Katame-waza; Kansetsu-waza: cfr. ude-hishiji-hara-gatame). haragei : energia addominale. harai (cfr. harau): spazzata. harai-goshi – 払腰 : spazzata con l’anca (coscia), (Nage-waza; Tachi-waza; Koshi-waza; Nage-no-kata) (Go Kyo, 2–7; classificazione Kodokan, si). harai-goshi-gaeshi – 払腰返 : contrattacco su harai-goshi, (Nage-waza; Tachi-waza; Ashi-waza) (Go Kyo, no; classificazione Kodokan, si). harai-makikomi – 払巻込 : avvolgimento spazzando, (Nage-waza; Sutemi-waza; Yokosutemi-waza) (Go Kyo, no; classificazione Kodokan, si). harai-tsurikomi-ashi – 払釣込足 : spazzata al piede tirando e sollevando (pescando), (Nage-waza; Tachi-waza; Ashi-waza) (Go Kyo, 3–6; classificazione Kodokan, si). harau v.: (1) spazzare; (2) spazzare via. hasami : (1) forbici; (2) cesoia; (3) pinza. hasami-gaeshi : contrattacco a forbice; sforbiciata (Nage-waza; Tachi-waza; Yoko-sutemi-waza: cfr. kani-basami). hazumi : stimolo; impeto; occasione; opportunità. Nel Judo: momento opportuno (opportunità) per effettuare una tecnica. hazumi waza : tecnica con la quale si proietta (l’avversario) sfruttando l’opportunità del momento. henka : (1) cambiamento; (2) variazione; (3) trasformazione. henka-yotsu : lett. affrontare al contrario. Nel Judo: i due contendenti si affrontano usando prese contrarie l’uno rispetto all’altro (destra-sinistra e viceversa), il contrario è ai-yotsu. heso : ombelico. hi (pref.): a-; anti-; in-. Generalmente usato per indicare il contrario sia dei sostantivi che degli aggetfivi (p. es.: morale – amorale). -hi (suf.): evitare. hidari : sinistra. hidari-eri-dori : presa al bavero sinistro (Kodokan-goshin-jutsu). hidari-jigo-tai : posizione difensiva a sinistra. hidari mae kuzushi : squilibrio in avanti a sinistra. hidari shizen tai : posizione naturale a sinistra. hidari ushiro kuzushi : squilibrio indietro a sinistra. hidari waza : tecniche (eseguite) a sinistra. hidari-yoko-kuzushi : squilibrio laterale a sinistra. hi-ga : lett. non solo io. Lui e me; noi e gli altri. hi-ga-no-sesshoku : contatto tra lui e me. hiji : gomito. hiji-otoshi : caduta sul gomito. hiki (cfr. hiku): (1) tirata; strappo; (2) spostamento. hikidashi : ritirata; ritirarsi. Nel Judo: rotazione all’indietro; spostamento dei piedi indietro prima della rotazione. hikikomi : trascinamento a terra. hikikomi-chui : sanzione per trascinamento a terra irregolare (giudizio arbitrale). hikikomi-gaeshi – 引込返 : rovesciamento con trascinamento a terra, (Nage-waza; Sutemi-waza; Masutemi-waza) (Go Kyo, no; classificazione Kodokan, si). hikikomi-waza : tecnica (lecita) di trasferimento a terra del combattimento. hiki-otoshi : far cadere tirando (Koshiki-no-kata). hiki-tai : lett. tirata del corpo. Strattonata. hikite : tirare con la mano. hikiwake : parità; incontro nullo (comando arbitrale). hikkomi (cfr. hikikomi): trascinamento a terra. hikkomi-chui (cfr. hikikomi-chui): sanzione per trascinamento a terra irregolare (giudizio arbitrale). hikkorni-gaeshi – 引込返 (cfr. hikikomi-gaeshi): rovesciamento con trascinamento a terra, (Nage-waza; Sutemi-waza; Masutemi-waza) (Go Kyo, no; classificazione Kodokan, si). hikkomi-waza (cfr. hikikomi-waza): tecnica (lecita) di trasferimento a terra del combattimento. hikoki : virata. hikoki-nage : proiezione con virata (tecnica che Tori può effettuare da posizione “quadrupedica” ovvero da posizione inginocchiata con mani a terra perpendicolari alle spalle) (Ne-waza, Katame-waza; Te-waza). hiku v.: (1) tirare; (2) strappare; (3) spostare; (4) trascinare. hima : apertura. hima : (1) tempo libero; (2) periodo. hineri (cfr. hineru): avvolgimento; torsione. hineru v.: (1) girare; (2) intrecciare; (3) torcere; (4) storcere. hiraki (cfr. hiraku): apertura. hiraku v.: (1) aprire; aprirsi; (2) schiudersi. hishigi (cfr. hishigu): (1) rottura; (2) frantumazione. hishigu v.: (1) rompere; (2) frantumare. hishiji : cfr. hishigi. hitai : fronte. hittsui : ginocchio (nel linguaggio dei samurai). hiza : ginocchio (cfr. hittsui). hiza-gashira : lett. testa del ginocchio. Parte superiore del ginocchio; rotula. hiza-gatame : immobilizzazione col ginocchio (Ne-waza, Katame-waza; Katame-waza) (cfr. uki-gatame). hiza-guruma – 膝車 : ruota sul ginocchio, (Nage-waza; Tachi-waza; Ashi-waza) (Go Kyo, 1–2; classificazione Kodokan, si). hiza-jime : strangolamento con il ginocchio (Ne-waza, Katame-waza; Shime-waza). hiza-seoi : seoi-nage con bloccaggio del ginocchio con la mano (Nage-waza; Tachi-waza; Te-waza). hiza-suri : strisciare le ginocchia (detto anche suri-hiza). hiza-tsume : avvicinare le ginocchia. Nel Judo: distanza delle ginocchia fra Tori e Uke in posizione Seiza (Tai-za) nel Kime-no-kata. 40 ho : direzione. ho : (1) metodo; (2) modo; (3) sistema; (.4) arte. -ho (suf.): aggiunto a sostantivi, indica persona di provata affidabilità, esperienza o diplomazia. hoji : (1) mantenimento; sostegno; (2) conservazione. hoka : altro; un altro. hoka : altrove. hon : fondamentale; di base. hon-gesa-gatame – 本袈裟固 : immobilizzazione (controllo) fondamentale a fascia, (Ne-waza, Katame-waza; Osaekomi-waza) (classificazione Kodokan, si). hon-kesa-gatame – 本袈裟固 (cfr. hon-gesa-gatame): immobilizzazione (controllo) fondamentale a fascia, (Ne-waza, Katame-waza; Osaekomi-waza) (classificazione Kodokan, si). hyoshi : tenere il ritmo (attaccare in combinazione). I ichi : uno; primo (appartiene alla numerazione di origine cinese; spesso precede un sostantivo, al quale si unisce formando una parola composta, dando origine ad una modifica eufonica) (p.e.: primo gruppo ikkyo e non ichi kyo). ichi : posizione; posto. ichi-dan : primo dan. Cintura nera (cfr. sho-dan). idori : tecniche eseguite nella posizione inginocchiata nel Kime-no-kata. ie : (1) casa; (2) dimora; (3) residenza. ie : no; risposta negativa ad una domanda. iki : forza di volontà (forma del ki). iki (cfr. iku): andata. iki-ai-nagara : avvicinamento e allontanamento; andata e ritorno. ikioi : forza; potere. Nel Judo: impeto che permette di effettuare una tecnica (attacco). ikioi waza : Nel Judo: tecnica con la quale si riesce a trasmettere un impeto e quindi si proietta (l’avversario). ikkyo : primo gruppo (Ju-no-kata). ikkyu : prima classe; primo grado (cintura marrone). iku v.: andare. in : ritmo. inko : gola. ippon : uno; un punto. Nel Judo: punteggio massimo accordato equivalente a dieci punti, cioè alla vittoria (giudizio arbitrale). ippon-seoi-nage – 一本背負投 : proiezione caricando sul dorso (sopra la spalla) con presa su un punto (della casacca del Judogi), (Nage-waza; Tachi-waza; Te-waza) (Go Kyo, no; classificazione Kodokan, si). ireru v.: inserire; mettere dentro. iri : cfr. ireru. irikomi : ruotare avanzando verso l’avversario. irimi : forma contratta di irikomi. itchokusen : linea retta. itsutsu : cinque. itsutsu no kata : il kata dei cinque (principi). iwa : roccia. iwa-nami : frangenti sulla roccia (Koshiki-no-kata). J ji : (1) parola; (2) carattere; (3) lettera. -ji (suf.): tempio.

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