Contabilità e Bilancio 2.0 PDF
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Kekko Letizia e Francesco Mariani
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This document is a course notes on accounting and bookkeeping. It covers topics such as the definition of general accounting, analysis of business operations, and the accounting system. It explains the principles of double-entry bookkeeping and how accounts are used to track business transactions.
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Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani DISPENSA DI CONTABILITÀ E BILANCIO 2.0 INTRODUZIONE Definizione di Contabilità Per contabilità generale si intende quella contabilità che ogni impresa, obbligata dal legislatore/legge/normativa, deve redigere, secondo dei canoni e delle reg...
Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani DISPENSA DI CONTABILITÀ E BILANCIO 2.0 INTRODUZIONE Definizione di Contabilità Per contabilità generale si intende quella contabilità che ogni impresa, obbligata dal legislatore/legge/normativa, deve redigere, secondo dei canoni e delle regole predefiniti giuridicamente, e che sarà destinato all’esterno, rendendolo pubblico, dando delle informazioni verso l’esterno circa quelle che sono le sue capacità ad essere solvibile (capacità da parte di un’impresa di adempiere ai propri impegni, che sono stati assunti nel confronti degli stakeholders: interlocutori sociali, coloro che hanno rapporti con l’impresa). Il legislatore impone ciò per rendere chiara e comprensibile la lettura del bilancio ai soggetti che hanno rapporto con l’impresa, i cosiddetti “stakeholders”. La contabilità generale è OBBLIGATORIA e deve essere PUBBLICA ASPETTO ORIGINARIO: consiste in una manifestazione finanziaria che misura una manifestazione economica. ASPETTO DERIVATO: consiste nel cercare, attraverso il richiamo dei circuiti (circuiti degli investimenti, finanziamenti) di capire la “causa economica “di ogni entrata o uscita. La rilevazione contabile porterà a trovare sia l’aspetto derivato che originario oltre che a darci una misurazione monetaria e quantitativa dei fatti di gestione. ANALISI DELLE OPERAZIONI AZIENDALI Attribuire valore all’operazione di gestione Fin dalle prime attività mercantili si è posta l’esigenza di tenere memoria scritta, quindi, le operazioni di scritture contabili nascono dall’esigenza di tener memoria scritta, mettere nero su bianco quelle che sono le operazioni che vengono svolte all’interno dell’azienda: Dei carichi e scarichi delle quantità fisiche delle merci; Dei movimenti di cassa; Della consistenza dei debiti e crediti commerciali. L’analisi delle variazioni (scritture continuative) si rilevano nel momento in cui avviene la manifestazione finanziaria. Quindi, l’analisi delle variazioni nasce per avere memoria scritta di quanto accaduto, come diario, però poi si manifestò anche l’esigenza di osservare le cause economiche dei movimenti numerari, cioè cercare di risalire alla causa economica, perché c’è stata questa variazione finanziaria, che cosa è successo all’interno dell’azienda: ciò è possibile attraverso l’aspetto derivato che si contrappone all’aspetto originario. Affinché si possa comprendere la causa economica, si deve risalire al circuito che è stato attivato e che ha generato la manifestazione finanziaria. È il collegamento tra il circuito e la manifestazione finanziaria. Detto “passaggio critico”, che ci consente di comprendere a pieno la causa economica che va inserita nel prospetto finale. Fino ad oggi, dove la rilevazione è orientata all’analisi delle variazioni degli stock patrimoniali (capitale di funzionamento) e dei flussi economici (reddito); succede che quando si parla di patrimonio, si parla di stock, quando si parla di reddito, si parla di flusso economico (le risorse di cui l’azienda dispone): perché quella che è la misurazione del patrimonio, è una misurazione del patrimonio di un istante. Per flusso si intende la variazione, la capacità e propensione aziendale di produrre ricchezza in un arco temporale, che sia esso un periodo amministrativo o l’intero periodo di vita; lo stock è una fotografia in un istante, consente di capire quali sono i valori delle risorse disponibili dell’azienda in un istante. Esempio: se voglio investire in un’azienda, con €1000 voglio acquisire capitale di proprietà, la remunerazione sarà il dividendo: è importante capire se l’azienda ha capacità di produrre reddito; per cui devo capire se l’azienda avrà poi la capacità di remunerarmi. Pag. 1 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani N.B: Per attribuire valore all’azienda, è importante capire se l’azienda ha capacità di produrre ricchezza. È più importante che l’azienda sia in equilibrio finanziario o economico? (eq. finanziario: il rapporto tra entrate e uscite, la capacità di un’impresa di far fronte con le proprie entrate agli obblighi di pagamento precedentemente presi; eq. economico: l’attitudine dell’impresa a remunerare, alle condizioni cui essa debba ritenersi vincolata, tutti i fattori produttivi necessari al conveniente svolgimento della gestione). Ciò che è più importante è il reddito, perché (secondo gli economisti italiani) se c’è equilibrio economico (ricavi maggiori dei costi), nel corso del tempo questo porterà l’azienda a trovare anche equilibrio finanziario. La cosa importante secondo l’impostazione italiana è che i ricavi siano maggiori dei costi, perché nel lungo periodo si riuscirà a trovare anche equilibrio finanziario. CONTABILITÀ D’IMPRESA Si intende quel complesso di criteri, metodi e strumenti, attraverso i quali misurare, rappresentare, interpretare i fenomeni che vengono ad interessare la vita d’impresa, cioè i fenomeni di gestione. Finalità Rilevare i movimenti finanziari della gestione esterna tra azienda ed operai economici; Determinazione del reddito di periodo e del capitale, dando adeguata rappresentazione a questi in sintesi di bilancio. Oggetto della contabilità: sistema delle operazioni di gestione esterna, reddito d’esercizio e il collegato capitale di funzionamento. Obiettivi fondamentali: controllo dell’aspetto finanziario ed economico e determinazione del reddito e del capitale. Se ci sono entrate ed uscite, costi e ricavi. Una contabilità generale correttamente impostata permette una costante verifica d’esame della dinamica economico-finanziaria delle operazioni aziendali. La contabilità generale da sola non è in grado di supportare l’insieme delle verifiche e dei processi decisionali, devono essere affiancate rilevazioni di contabilità analitica finalizzate alla determinazione dei costi, ricavi, risultati speciali o conoscenze particolari attinenti a gruppi di operazioni e singole fasi di gestione. Mentre la contabilità generale ha per oggetto essenzialmente la gestione esterna, la contabilità analitica ha per oggetto principale la gestione interna. La contabilità generale rileva i fatti sulla base di idonei documenti, con rettifica periodica per determinare la competenza economica, mentre la contabilità analitica rileva le operazioni nel momento in cui esse determinano conseguenze economiche. L’accertamento del fatto equivale alla misurazione della competenza economica. CONTO La contabilità si avvale del conto come strumento di rilevazione. Ha assunto un significato più specifico come una serie di scritture relative ad un dato oggetto, variabile e misurabile, avventi lo scopo di fornire indicazioni sulle caratteristiche quantitative e qualitative di tale oggetto in un determinato momento e, entro certi limiti, nel corso del tempo. Con il conto seguiamo lo stato e le variazioni di un determinato oggetto. Da un punto di vista sostanziale, il conto è un insieme di scritture riferite ad uno specifico oggetto. Le quantità in esso rilevate possono essere fisiche oppure monetarie. Nel primo caso si hanno conti a quantità, mentre nel secondo si hanno i conti a valori. I conti rilevano valori quando devono essere collegati in modo da creare un sistema. È necessario, quindi, utilizzare un’unica moneta di conto affinché i valori siano tra loro confrontabili. Le quantità rilevate rappresentano variazioni di conto che possono aumentare o diminuire. Nel primo caso, parliamo di variazioni aumentative, mentre nel secondo, parliamo di variazioni diminutive. Sommando tra loro le variazioni dello stesso segno e facendo la differenza dei due totali di segno opposto otteniamo il saldo del conto. Pag. 2 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani Differenziamo i conti in base alla quantità dell’utilizzo possibile. Abbiamo così - Conti Unifase, tutti quei conti che funzionano solo per una singola fase della gestione e che possono riguardare costi e ricavi e le relative rettifiche - Conti Bifase, sono tutti quei conti che funzionano per più di una singola fase, ovvero potranno essere utilizzati, ad esempio, sia per la fase di vendita che di acquisto NB: un conto che accoglie qualcosa sia in dare che in avere non è obbligatoriamente un conto bifase Inoltre, si differenziano Conti a Costi-Costi-Rimanenze (CCR) e Costi-Ricavi-Rimanenze (CRR). - CCR consiste nel funzionamento del conto iscrivendo in dare il costo di acquisto, mentre in avere si registra la vendita utilizzando lo stesso conto. Gli utili o le perdite derivanti dall’operazione vengono inserite in un apposito conto e contestualmente all’operazione di vendita - CRR consiste nel funzionamento del conto iscrivendo in dare il costo di acquisto, mentre in avere si registra la vendita utilizzando il prezzo di cessione del bene a cui si riferisce il conto. Gli utili e le perdite da essa derivanti però non sono chiaramente distinti così che solo a fine esercizio si potrà effettuare una rettifica del saldo del conto, che viene poi chiuso a conto economico CONTI D’ORDINE: avevano lo scopo di rilevare accadimenti gestionali che, pur non influendo quantitativamente sul patrimonio e sul risultato economico al momento della loro iscrizione, potevano produrre effetti in un tempo successivo. Le rilevazioni effettuate nei conti possono essere rese omogenee per il raggiungimento di dati, scopi conoscitivi complessi, in una struttura di ordine superiore alla quale si dà il nome di sistema. Qualsiasi insieme di strutture collegate da finalità informative può essere considerato sistema. L’oggetto di un conto è unico e variabile a seconda delle finalità conoscitive da soddisfare (l’oggetto del conto cassa contanti sarà conto cassa). L’oggetto di un sistema è sempre complesso, in quanto la sua determinazione non è diretta, ma mediata dalla misurazione degli oggetti semplici che la compongono (oggetto complesso è il capitale di funzionamento la cui determinazione è data dalla misurazione delle sue componenti semplici). Mentre il sistema riguarda il contenuto complesso delle scritture, il metodo individua le modalità della loro compilazione. Le scritture contabili si distinguono in scritture semplici, che si svolgono in una sola serie di conti e danno luogo ad una sola registrazione e in scritture doppie, che si svolgono in due serie di conti e registrano i fatti contemporaneamente in due prospetti. Il metodo della partita doppia è caratterizzato da dei principi: I conti delle due serie sono I fatti di gestione vengono bisezionali: riguardati sotto 2 aspetti. - Dare (accreditare) In corrispondenza dei due - ORIGINARIO - Avere (addebitare) aspetti vengono aperte due - DERIVATO I conti devono avere due serie di conti: (conseguente al primo) sezioni divise. - Serie di conti originari Le due serie di conti - Serie di conti derivati funzionano in maniera antitetica: Unica moneta di conto ogni fatto di gestione viene riguardato sotto due aspetti Esso però non è sufficiente a garantire diversi e questi vengono rilevati l’omogeneità dei valori registrati nei conti. in due distinte serie di conti, La moneta subisce oscillazioni di valore; quindi l’uguaglianza tra gli di conseguenza le variazioni registrate in addebitamenti e gli momenti diversi sono espresse in moneta accreditamenti si ha solo se una con diverso potere d’acquisto. variazione (positiva o negativa) mentre viene registrata in dare in un conto, viene anche registrata in Pag. 3 di 110 avere in un conto. Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani I conti accolgono valori tali in accreditare e addebitare che la somma degli importi in accreditare di tutti i conti è uguale alla somma degli importi in addebitare di tutti i conti. Dare e avere (accreditare e addebitare) si bilanciano (metodo della partita doppia è anche definito metodo bilanciante). La somma dei saldi in accreditare di tutti i conti è uguale alla somma dei salsi in addebitare di tutti i conti. La somma algebrica dei saldi in una parte qualsiasi dei conti del mastro è uguale e di segno opposto alla somma algebrica dei saldi della rimanente parte dei conti. I conti possono essere classificati in due grandi categorie: CONTI FINANZIARI CONTI ECONOMICI Intestati ad elementi di natura Riferiti a valori aventi natura finanziaria: economica: - Conti accesi a valori numerari - Conti accesi a valori di certi capitale - Conti accesi a valori di credito - Conti accesi a valori di reddito - Conti accesi a valori di debito Il metodo della partita doppia proposto si fonda sul principio del funzionamento antitetico dei conti; l’applicazione di tale principio comporta: Ci sono le variazioni economiche di reddito e le variazioni economiche di capitale: queste ultime non comportano una variazione di reddito. Qual è la differenza tra credito e debito di funzionamento e finanziamento? Il credito di finanziamento è una transazione di denaro, cioè si sta scambiando denaro, significa che dando soldi sorge un credito e, viceversa, se si tratta di un debito; il credito di funzionamento, invece, rappresenta una dilazione di pagamento. Anche il debito o credito di funzionamento nasconde un finanziamento? Generalmente si. Esempio: oggi accendo un finanziamento, avrà in accreditare “cassa” e in addebitare l’accensione del finanziamento, una parte dei soldi li do oggi, un’altra parte la pago fra 15 giorni, una metà quindi sarà cassa, l’altra metà sarà debito di funzionamento. Quindi, il debito di funzionamento sorge da quelle operazioni che hanno per oggetto uno scambio di denaro, mentre il debito di funzionamento nasce perché c’è una dilazione di pagamento indipendente dall’oggetto di scambio. Pag. 4 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani TERMINOLOGIA: ISTITUIRE UN CONTO: fissare l’oggetto e la denominazione di un conto; APRIRE UN CONTO: effettuare la prima registrazione; SPEGNERE UN CONTO: valori in accreditare uguali ai valori in addebitare; STORNARE UN CONTO: eliminare una quantità da un conto e trasferirla ad un altro, cioè scrivere la voce della sezione opposta e portarla poi in un altro conto (costi da rinviare al futuro); RIEPILOGARE UN CONTO: trasferire più conti in un conto di sintesi; ADDEBITARE: iscrivere una variazione in dare del conto; ACCREDITARE: iscrivere una variazione in avere del conto. RILEVAZIONE CONTABILE gli art. 2214 prevedono che i fatti amministrativi siano rilevati in due libri fondamentali: il giornale ed il mastro LIBRO GIORNALE È il libro dove vengono accolte, giorno per giorno, cronologicamente, le scritture relative ad ogni operazione o ad ogni gruppo di operazioni. Il suo scopo fondamentale è quello di rappresentare i fatti amministrativi in funzione del tempo e di stabilire un collegamento tra i conti al fine di verificare l’uguaglianza addebitamenti-accreditamenti per ogni singola annotazione. Ogni scrittura costituisce un articolo e riceve un numero progressivo L’articolo contiene la data dell’operazione, la sua descrizione, l’indicazione del conto e dei conti da accreditare, addebitare. I dati sono rappresentati in uno schema su colonne distinte per i conti accreditati rispetto a quelle dedicate ai conti addebitati. Le somme delle due colonne del giornale devono essere uguali. I conti da accreditare vengono preceduti da una “a” che esprime il collegamento con il conto da addebitare. Con il ricorso a strumenti elettronici la struttura è cambiata. Ogni riga del giornale esprime una riga di conto con l’indicazione di elementi, quali: Numero progressivo di riga(eventuale); Numero dell’operazione; Data dell’operazione; Segnalazione del tipo di movimento considerato (accreditare/addebitare); Numero di codice e/o descrizione del conto; Valore riferito al singolo movimento contabile; Specifica descrizione in parte codificata e in parte libera. Lo schema di rilevazione utilizzato è il modello di analisi di valori a mezzo quadranti. Si basa su 4 quadranti distinti, la cui struttura richiama a un sistema di assi cartesiani: 1° Quadrante 2° Quadrante VARIAZIONI ECONOMICHE POSITIVE VARIAZIONI ECONOMICHE NEGATIVE VEP VEN 3° Quadrante 4° Quadrante VARIAZIONI FINANZIARIE POSITIVE VARIAZIONI FINANZIARIE NEGATIVE VFP VFN Pag. 5 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani L’interpretazione dei legami tra variazioni economiche e variazioni finanziarie può essere effettuata con il sistema delle operazioni aziendali; si distinguono: Operazioni di scambio osservabili sotto due aspetti: finanziario ed economico, dà origine a variazioni finanziarie che misurano variazioni economiche dello stesso segno. Si parla anche di permutazioni economico-finanziarie (scambio di valori, come un trasbordo di valori da un conto finanziario ad un altro conto finanziario senza che tutto questo crei valore per l’azienda). L’interpretazione può essere effettuata attraverso linee diagonali. Operazioni di scambio puramente finanziario, determina variazioni finanziarie di segno opposto, cosiddette permutazioni finanziarie. Le due variazioni devono essere di segno opposto; l’interpretazione può essere fatta attraverso linee orizzontali con correlate combinazioni tra il terzo e il quarto quadrante. Operazioni di scambio in natura, dà origine alle cosiddette permutazioni economiche, variazioni economiche di segno opposto, ma di uguale ammontare. L’interpretazione può essere fatta con linee orizzontali che esprimono legami tra il primo e il secondo quadrante. Operazioni di scambio miste, appartengono fatti di gestione che danno luogo a variazioni economiche e finanziarie opposte di diseguale importo. La parte eccedente determina una permutazione economico-finanziaria. Il primo e il secondo quadrante sono deputati ad accogliere l’aspetto economico, mentre il terzo e il quarto accolgono l’aspetto finanziario. Il primo e il quarto indicano e fonti, il secondo e il terzo gli impieghi. LIBRO MASTRO È il libro che raccoglie tutti i conti con le relative scritture in accreditare e in addebitare. Vengono classificati in gruppi omogenei predeterminati i valori rappresentanti gli stessi fatti di gestione cronologicamente rilevati nel libro giornale. La contabilità generale si avvale del reddito come sistema, del metodo della partita doppia come metodo e del conto come strumento. Per la redazione del bilancio ci avvaliamo di regole, tenendo conto soprattutto di quello che è il principio della competenza economica e il principio della prudenza. Il principio della competenza economica fornisce indicazioni sui costi e ricavi da considerare ai fini del calcolo del reddito. Tale nozione non è univoca, è strettamente collegata alle differenti istanze conoscitive messe in evidenza da tutti coloro che sono interessati all’azienda. Le due principali istanze conoscitive sono modello dei cicli conclusi e modello dei cicli in corso di svolgimento. Nel modello dei cicli conclusi la competenza economica si coniuga attraverso due principi: principio di realizzazione dei ricavi e principio di inerenza dei costi. Sono considerati ricavi di competenza quelli conseguiti con la vendita di beni o l’erogazione di servizi, deve sussistere effettivamente lo scambio, il passaggio di proprietà al cliente. Sono considerati costi di competenza quelli sostenuti per il conseguimento di quel determinato ricavo-fenomeno definito “critical event”. Il principio della prudenza potrebbe essere definito come quella regola asimmetrica secondo la quale gli utili soltanto sperati non debbono essere inviati a Conto Economico ad influire sul reddito d’esercizio, mentre i costi, anche se non effettivamente sostenuti, ma soltanto temuti, devono trovarvi collocazione. Tutte le volte che in bilancio si devono presentare delle stime, bisogna scegliere sempre quella che, a parità di rappresentazione chiara e corretta, è più prudente. Pag. 6 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani La contabilità generale si avvale di una serie di rilevazione/scritture contabili e si distinguono: Scritture continuative: si fa riferimento all’analisi delle variazioni, rilevano gli eventi della gestione in base alla loro manifestazione finanziaria. Nel momento in cui è possibile rilevare una manifestazione finanziaria di una determinata operazione di gestione, vale dire che è possibile scrivere l’apposita rilevazione contabile, Scritture di assestamento: consentono di poter giungere alla conoscenza di costi e ricavi di competenza economica; Scritture di storno/rettifica: rettificano le scritture continuative in relazione a quegli eventi che hanno ricevuto manifestazione finanziaria, ma che non sono ancora economicamente rilevati e vengono rinviate attraverso scritture di storno. Questi costi e ricavi anticipati possono essere definiti sospesi, ovvero quei costi e quei ricavi che hanno avuto manifestazione finanziaria, ma che sono di competenza di altri esercizi. Rimanenze passive ricavi sospesi, rimanenze attive costi sospesi. Scritture integrative: non hanno avuto manifestazione finanziaria e quindi devono essere integrate alle scritture continuative. Si deve tener conto anche dei costi e ricavi che, seppur non aventi manifestazione finanziaria, sono da considerarsi di competenza economica. Viene rilevata una variazione finanziaria che può riguardare debiti o crediti presunti futuri con l’imputazione di un costo o di un ricavo. (VEN costo di esercizio a fronte di una VFN debito presunto futuro). Scritture di epilogo: ovvero delle scritture di chiusura in cui i vari mastrini, conti, devono epilogarli nel Conto Economico e nello Stato Patrimoniale. Scritture di Imputazione: sono scritture redatte all’inizio di ogni periodo, che imputano i costi proveniente dall’esercizio precedente (esempio: rimanenze di magazzino) Il ruolo centrale in una contabilità generale è quello del reddito, mentre il capitale è una sua grandezza derivata, poiché nel capitale confluiscono tutti quei costi e quei ricavi che per un determinato periodo non son reddito, andando a determinare il capitale di funzionamento. Il capitale di funzionamento si genera appunto dalla differenza di attività e passività iscritte nello Stato Patrimoniale (attività: risorse economiche dalle quali possono fluire benefici economici, passività: obbligazioni dal cui adempimento l’impresa non può sottrarvi fonti di finanziamento e capitale di proprietà), ma essendo stato generato in maniera del tutto residuale non ha un gran significato informativo. A rafforzare ciò è l’aggiunta di altre configurazioni di capitale; proprio perché il capitale di funzionamento no ha un gran significato, si ha la necessità di ricercare dell’altro (capitale economico attraverso il quale si riesce a valutare l’azienda nel suo complesso). REDAZIONE DEL BILANCIO Il prospetto del capitale era caratterizzato da un conto di epilogo, da una struttura bisezionale, accreditare e addebitare che rappresentavano attività e passività, in cui sussisteva una differenza tra area finanziaria ed area economica. Nello Stato Patrimoniale, il quale rappresenta la trasposizione in normativa civilistica del prospetto del capitale, l’esposizione delle poste di bilancio segue due criteri; Principio di “liquidità crescente”: si distinguono le attività e le passività in base al breve e lungo periodo. Tale esposizione però non sempre avviene. Per natura: in relazione alla loro natura, tipologia. Nel Conto Economico (rappresenta la trasposizione civilistica del prospetto del reddito) si può notare un cambiamento strutturale, infatti è redatto in forma scalare (non a sezioni contrapposte come nel prospetto del reddito). I componenti economici postivi vengono inseriti con segno positivo e i componenti economici negativi con segno negativo; i conti vengono sintetizzati, vengono rilevati i costi e i ricavi di competenza dell’esercizio (confronto tra i costi del passato e costi da rinviare al futuro non più nel prospetto, ma in conti accesi alle variazioni), i componenti sono raggruppati in base alle aree gestionali da cui provengono (operativa, finanziaria, straordinaria). Pag. 7 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani Nel prospetto del reddito e del Conto Economico la grandezza finale sarà uguale, ma verranno ad essere esposti in bilancio in maniera diversa. La classificazione delle voci in bilancio varierà, alcune voci cambieranno, come ad esempio la voce “FFR” non ci sarà più, ma troveremo “immobilizzazioni”. In particolare nel Conto Economico avremo: A) Valore della produzione: 1. Ricavi delle vendite e delle prestazioni; 2. Variazioni di prodotti in corso, in lavorazione, semilavorati e finiti (si mette direttamente il valore della variazione, secondo il principio in base al quale le voci devono essere scritte in maniera sintetica, per coloro che leggono. Deve essere chiaro l’impatto reddituale. Rimanenze iniziali- rimanenze finali) B) Costi della produzione: 6. Per materie prime, sussidiarie, di consumo, di merci; 7. per servizi; 8. per godimento di beni di terzi; 9. per il personale; 10. ammortamenti e svalutazioni; 11. variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci 12. accantonamento per rischi (sono i conti in cui influiscono i costi futuri presunti. Per il solo fatto che ci sia il rischio che questo evento possa accadere mi legittimo l’iscrizione di tale conto all’interno del bilancio, smpre seguendo il principio della prudenza.) Le variazioni di rimanenze di prodotti in corso, lavorazione, semilavorati e finiti fanno riferimento alle rimanenze di prodotti ancora non venduti, ancora in produzione (valore di presumibile realizzo diretto). Le variazioni di rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo, di merci fanno riferimento alle rimanenze di materie ancora da immettere all’interno della produzione (valore presumibile realizzo indiretto). Il conto variazioni delle rimanenze è un conto nuovo, esterno, nel quale metterò in risalto le rimanenze finali e iniziali, la differenza tra queste due determinerà il valore di consumo. Le rimanenze iniziali sono costi provenienti dal passato (i quali nel prospetto del reddito venivano scritti in dare) mentre le rimanenze finali (iscritte in avere nel prospetto del reddito) determinano prodotti o materie che formano il magazzino. All’1/1 le variazioni delle rimanenze (costi provenienti dal passato) andranno in dare, mentre le rimanenze finali in avere. Il 31/12 le rimanenze finali (costi da rinviare al futuro) andranno in dare, mentre le variazioni delle rimanenze in avere. Ammortamenti e svalutazioni (perdite future presunte): rappresentano i costi relativi al consumo di FFR di competenza dell’esercizio. Si andranno ad aggiungere a quelli degli esercizi precedenti nel fondo ammortamento (nel caso degli ammortamenti) o nel fondo svalutazione (nel caso delle svalutazioni). Ammortamenti e svalutazioni vengono messi insieme, ma sono concettualmente diversi, l’unica cosa che hanno in comune è che si riferiscono alle immobilizzazioni. Pag. 8 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani Esempio: 100 iniziali, 10 comprati nell’esercizio, 90 finali. 20 sarà la quota di ammortamento di competenza dell’esercizio. Il circuito della produzione richiama ad operazioni di approvvigionamento determinando una variazione economica negativa con la rilevazione di un costo misurato da un’uscita, mentre la collocazione sul mercato dei prodotti trasformati, acquisiti precedentemente attraverso i mercati di approvvigionamento, determina una variazione economica positiva con la rilevazione di un ricavo misurato da un’entrata. Nella sezione di sinistra (dare) troveremo VEN (variazioni economiche negative) e VFP (variazioni finanziarie positive) mentre nella sezione di destra (avere) VEP (variazioni economiche positive) e VFN (variazioni finanziarie negative). ACQUISTI Gli acquisti di beni materiali, da utilizzare nell’attività economico-tecnica di produzione, riguardano i fattori produttivi a fecondità semplice, quelli che esauriscono la loro utilità in un solo atto produttivo. Utilizzeremo i conti Materie c/acquisti o Merci c/acquisti. Operazioni di acquisto fattori produttivi: NB: Per l’acquisizione di beni imponibili deve essere pagata al fornitore una data percentuale di IVA commisurata al prezzo stesso IVA L’IVA (acronimo di imposta sul valore aggiunto) colpisce il consumatore finale e rappresenta una tassa/imposta che va destinata allo Stato. L’aliquota ordinaria IVA in Italia è del 22%. Sono previste anche aliquote ridotte del 10% (che può essere applicata a lavori edili, ristrutturazione, restauro e risanamento conservativo) e del 4% (nel caso di ampliamento di una prima casa). Per semplicità di calcolo si farà convenzionalmente riferimento ad una aliquota IVA del 20%. Rappresenta un’imposta indiretta perché colpisce tutti in maniera indistinta, al contrario di quanto affermato dalla Costituzione, in riferimento alle imposte, la quale afferma che queste devono essere applicate in modo progressivo, quindi in base al reddito, poiché attraverso la progressività lo Stato cerca di ridistribuire il reddito (chi ha di più paga di più), cercando di determinare un livello di vita dignitoso per tutti. Per alcune tipologie di ipotesi di imposta questa progressività non vale, si parla quindi di imposte dirette, colpiscono, quindi, direttamente il reddito o il patrimonio del soggetto. L’IVA è un’imposta indiretta che si applica a delle particolari operazioni che devono avere 3 presupposti: Presupposto oggettivo: operazioni di scambio, per cui c’è un soggetto che cede e uno che acquisisce un bene o servizio (per servizio intendiamo i beni intangibili); Presupposto soggettivo: chi acquisisce o chi vende o entrambi devono essere o un’impresa o un professionista, nell’esercizio della propria attività tipica; Presupposto della territorialità: l’imposta deve essere applicata nel territorio italiano poiché le normative fiscali sono diverse da Stato a Stato. Pag. 9 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani L’IVA viene definita Imposta sul Valore Aggiunto, perché colpisce appunto il valore aggiunto, ovvero quel valore che l’impresa riesce a creare per effetto della propria attività; quindi è l’imposta che va a colpire l’impresa limitatamente alla propria capacità di produrre ricchezza. Esempio: un’impresa compra un bene pari ad € 200 su cui ha pagato il 20% di IVA, pari quindi ad € 40. Trasforma il bene e lo vende ad € 300; chi acquista il bene ha pagato il 20% su 300 pari ad € 60. L’impresa ha pagato € 40 ed ha recuperato € 60. La differenza sarà di € 20, che rappresenta l’imposta che l’impresa si ritrova a pagare per effetto del fatto che ha realizzato un maggior valore di 100. Deve pagare 20 allo Stato perché per effetto della propria produzione il valore del bene è passato da 200 a 300. Quindi, sulla differenza tra 200 e 300 dovrà pagare il 20%, da versare allo Stato. Per l’impresa, l’IVA, non rappresenta né un costo e né un ricavo. Quando l’impresa vende un bene sorge un’IVA A DEBITO, perché sorge un debito nei confronti dello Stato. Quando l’impresa acquista un bene sorge un’IVA A CREDITO, perché partendo dal presupposto che per l’impresa l’IVA non è un costo, ma la versa in veste di sostituto d’imposta, vanta un credito nei confronti dello Stato. Definiamo l’impresa come sostituto d’imposta perché questa intercede tra lo Stato e il consumatore finale. Il consumatore finale è colui che utilizza in maniera definitiva il bene, colui che interrompe il processo produttivo perché dopo di lui non ci sarà più nessuno. Per il consumatore finale l’IVA rappresenta un costo, ma è versata dall’impresa allo Stato; il consumatore finale è l’unico soggetto che sopporta il costo. L’impresa, semplicemente, si sostituisce al consumatore nel versare l’imposta. Questo è il caso in cui si ha un’IVA a debito maggiore dell’IVA a credito. Se si ha un’IVA a credito maggiore dell’IVA a debito si sta distruggendo valore. L’IVA non graverà MAI sull’impresa. L’impresa non paga l’IVA, ma la versa. Non essendo un costo per l’impresa, al momento della sua rilevazione avremo una variazione finanziaria, perché dà luogo ad un credito o un debito, limitatamente alla quota che versa o alla quota che riceve e verserà allo Stato solo la parte relativa al valore creato. Nel momento in cui acquisto, maturo IVA a credito, nel momento in cui vendo, maturo IVA a debito, perché nel momento in cui acquisto nasce un credito che verso allo Stato, perché l’IVA non è un costo per l’impresa, mentre quando vendo il bene e il consumatore paga l’IVA, quell’importo non è un ricavo per l’impresa, ma l’impresa dovrà versare quell’importo allo Stato, intercedendo tra Stato e consumatore finale. Le operazioni vanno analiticamente documentate attraverso la relativa FATTURA (o documentazione similare). La fattura rappresenta quel documento che certifica la rilevazione dell’iva, ossia il documento che viene emesso dal fornitore (da chi vende) e viene acquisita dal cliente (da chi acquista); la manifestazione finanziaria non è legata al pagamento, la rilevazione della scrittura contabile avviene nel momento in cui la fattura viene emessa, perché legittima chi vende a registrare il ricavo e chi acquista a registrare il costo. Il costo relativo all’acquisto viene ad essere emesso nel momento in cui il soggetto riceve la fattura. La manifestazione finanziaria NON è legata al pagamento, è legata alla fattura, la quale quando viene emessa legittima la rilevazione del ricavo da parte di chi vende, e legittima la rilevazione del costo da parte di chi acquista. Pag. 10 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani VE- VE+ MATERIA c/acquisti 1.000 VF+ VF- IVA a credito 200 DEBITI vs/fornitori 1.200 VE- VE+ SPESE TELEFONICHE 200 VF+ VF- IVA a credito 40 DEBITI vs/fornitori 240 VE- VE+ PRODOTTI c/vendite 3.000 VF+ VF- CREDITI vs/clienti 3.600 IVA a debito 600 LIQUIDAZIONE E VERSAMENTO DELL’IVA Se l’IVA a debito è maggiore dell’IVA a credito l’impresa effettuerà un versamento nei confronti dello Stato. Se l’IVA a credito è maggiore dell’IVA a debito c’è un credito nei confronti dello Stato. In questo caso può essere chiesto un rimborso, quindi chiedo allo Stato i soldi e le successive liquidazioni partiranno con iva a debito = 0, oppure lo utilizzerò nelle successive liquidazioni. L’operazione di acquisto viene scissa in due momenti: - La liquidazione è l’indagine per cercare di comprendere se l’iva a debito è maggiore, minore o uguale rispetto all’iva a credito. (contabilizzazione) - Il versamento concerne il fatto che l’impresa paghi effettivamente quella che è l’eccedenza dell’importo allo Stato (la regolamentazione del credito o debito che l’impresa versa allo Stato). La rilevazione di queste due fasi è sempre necessaria, anche l’ipotesi di pagamento immediato. Come facciamo a fare la liquidazione? Essa avviene attraverso un conto, denominato Erario c/IVA, considerato come un conto di epilogo. Il saldo sarà l’ammontare della liquidazione, quindi emergerà che l’impresa pagherà allo Stato la differenza di 240 e 600. Se fosse stata l’IVA a credito maggiore, si poteva chiedere un rimborso oppure si poteva far maturare un credito. Il conto iva a credito confluisce in dare, il conto iva a debito confluisce in avere, mentre il conto Erario c/IVA confluisce in entrambe le sezioni, quando è in dare includerà valori dell’iva a credito, mentre in avere includerà valore dell’iva a debito. LIQUIDAZIONE PERIODICA DELL’IMPOSTA: metto a confronto l’IVA a credito con l’IVA a debito per capire se l’impresa vanta un credito o un debito nei confronti dello Stato. VE- VE+ VF+ VF- Erario c/IVA 240 IVA a credito 240 VE- VE+ VF+ VF- IVA a debito 600 Erario c/IVA 600 Pag. 11 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani VERSAMENTO: vado a regolamentare questo debito che è sorto dalla liquidazione. VE- VE+ VF+ VF- Erario c/IVA 360 Banca 360 Una situazione normale è quella in cui l’IVA a debito sia maggiore dell’IVA a credito; se emerge che l’IVA a credito è maggiore dell’IVA a debito, ciò può destare dei sospetti, ovvero l’impresa potrebbe essere soggetta a degli accertamenti fiscali. Nell’ambito della fattura di acquisto si possono individuare l’importo complessivo da pagare, l’importo imputabile all’iva e l’importo riferibile alle merci. Se prendiamo una scrittura contabile della fattura possiamo trovare il valore delle merci, il valore dell’iva e l’importo complessivo da pagare. La ricezione della fattura legittima la registrazione del costo, dell’iva e del debito. La liquidazione si ha nel momento della ricezione della fattura, il versamento nel momento del pagamento. LIQUIDAZIONE 02/03 VE- VE+ MATERIE c/acquisti 1.000 VF+ VF- IVA a credito 200 DEBITI vs/fornitori 1.200 Se ricezione e pagamento avvengono nello stesso giorno avremo: 02/03 (ipotizzando che il pagamento immediato venga fatto in contanti) VE- VE+ VF+ VF- DEBITI vs/fornitori 1.200 Cassa 1.200 La prima scrittura e la seconda potrebbero anche essere raggruppate in un’unica scrittura, ma per evitare errori le distinguiamo. Mentre con il pagamento differito è necessario fare due scritture separate. (ipotizziamo che il pagamento avvenga dopo 30 gg) Pagamento differito al 01/04 VE- VE+ VF+ VF- DEBITI vs/fornitori 1.200 Banca 1.200 COSTI ACCESSORI I costi accessori di acquisto indicano il complesso delle spese sostenuto per l’acquisizione delle materie che integrano il costo di acquisto e sono riferibili direttamente alle materie prime. Sono a carico del venditore o del compratore. Categorie di costi accessori: spese di trasporto su acquisti provvigioni passive su acquisti spese di imballaggio e confezionamento su acquisti spese di magazzinaggio su acquisti dazi su acquisti e oneri diversi di importazione spese di assicurazione su acquisti. Pag. 12 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani Come si rilevano contabilmente i costi accessori? Vi sono varie ipotesi, che portano a diverse scritture contabili: 1. Spese a carico dell’acquirente, anticipate dal fornitore in suo nome e per conto, molte volte può accadere che non sia lui a pagarle, nei casi in cui il rapporto con il trasportatore lo abbia il venditore. Esse sono delle spese a carico dell’acquirente, che però sono state anticipate dal fornitore in suo nome e per conto, ciò vuole dire che sussiste un mandato con rappresentanza, ossia il fornitore è colui che ha pagato i costi, però il fatto che lui agisca in nome e per conto fa sì che abbia emesso una fattura intesta all’acquirente. L’acquirente dovrà rimborsare il venditore. Gli oneri gravano sull’acquirente, il fornitore li anticipa. VE- VE+ MATERIE c/acquisti 900 SPESE DI TRASPORTO 100 VF+ VF- IVA a credito (180+20) 200 DEBITI vs/fornitori 1.200 Questa scrittura può anche essere separata in due scritture: VE- VE+ MATERIE c/acquisti 900 VF+ VF- IVA a credito 180 DEBITI vs/fornitori 1.080 (la fattura che segue è intestata all’acquirente) VE- VE+ SPESE DI TRASPORTO 100 VF+ VF- IVA a credito 20 DEBITI vs/fornitori 120 1bis) Spese a carico dell’acquirente anticipate dal fornitore per conto dell’acquirente: il fornitore non ha agito con rappresentanza, quindi la fattura sarà intestata al fornitore. Anche in questo caso l’acquirente dovrà rimborsare il fornitore; Non vi è alcuna fattura intestata all’acquirente, non essendoci fattura intestata le spese di traporto non compaiono, sono insite nelle materie prime: VE- VE+ MATERIE c/acquisti 1.000 VF+ VF- IVA a credito 200 DEBITI vs/fornitori 1.200 Pag. 13 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani 2 Spese a carico dell’acquirente e da lui direttamente sostenute, il venditore non compare, la fattura sarà direttamente a carico dell’acquirente. L’acquirente ha due rapporti separati, paga materie c/acquisti e iva a credito al fornitore e poi, separatamente, paga le spese di trasporto al trasportatore; in questo caso si devono necessariamente fare due fatture, perché l’acquirente ha due fatture a lui intestate (esempio: acquisti Amazon, c’è una fattura per l’acquisto e una fattura per il trasporto) VE- VE+ MATERIE c/acquisti 900 VF+ VF- IVA credito 180 DEBITI vs/fornitori 1.080 VE- VE+ SPESE DI TRASPORTO 100 VF+ VF- IVA a credito 20 DEBITI vs /trasportatori 120 3. Spese a carico del venditore L’acquirente non riceve alcuna fattura, la scrittura sarà soltanto relativa all’acquisto. VE- VE+ MATERIE c/acquisti 900 VF+ VF- IVA a credito 180 DEBITI vs/fornitori 1.080 Per quanto riguarda la liquidazione e il versamento dell’IVA la scadenza è fissata per il giorno 16 del mese successivo a quello di riferimento se si tratta di contribuente mensile, il giorno 16 del secondo mese a ciascuno dei primi tre trimestri dell’anno e il giorno 16 marzo dell’anno successivo se si tratta di contribuente trimestrale. Quest’ultimo deve pagare un importo maggiorato di interessi passivi. RETTIFICHE SU ACQUISTI Le rettifiche su acquisti determinano componenti positivi di reddito riguardanti una correzione di una precedente operazione di acquisto; dovrò correggere l’operazione di acquisto generale poiché ci sono stata delle modifiche dettate da un cambiamento, errori di fatturazione o altro. Le rettifiche principali derivano da: resi abbuoni, ribassi, sconti, previsti o meno contrattualmente premi di quantità o di fedeltà errori di fatturazione. Il RESO può derivare da difformità qualitative tra materie ricevute e materie ordinate o per inadempienze contrattuali; vengono rilevati sulla base di una nota di credito in cui vediamo una diminuzione del debito, una rettifica del costo originario d’acquisto e per differenza l’importo dell’IVA a debito VE- VE+ RESI su acquisti 200 VF+ VF- DEBITI vs/fornitori IVA a debito 40 Pag. 14 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani Potremmo anche ipotizzare un riaddebito delle spese di trasporto, così strutturato: VE- VE+ RESI su acquisti 200 RECUPERO spese di trasporto 20 VF+ VF- DEBITI vs/fornitori 264 IVA a debito 44 Una possibile soluzione è quella in cui invece di utilizzare conti diversi, utilizzo gli stessi conti, ma li passo nella sezione opposta, rilevando delle operazioni di annullamento. Scrivendo iva a credito nella sezione opposta la annulliamo. Scrivendo iva a debito, invece, la compensiamo con l’iva a credito (il risultato lo vedremo nel c/Erario). Possiamo anche scrivere (consigliata): VE- VE+ MERCI su acquisti 200 VF+ VF- DEBITI vs/fornitori 240 IVA a credito 40 I PREMI DI QUANTITA’ derivano dall’attività promozionale e di marketing dell’impresa venditrice che li concede al raggiungimento di determinati quantitativi minimi di acquisto (esempio: 3x2). Per la quantità che non ho “pagato” devo registrare un premio su acquisti, che sarebbe una sorta di ricavo, scriveremo premi su acquisti, rettifichiamo l’IVA e ridurremo il debito verso fornitori; si calcola l’IVA perché si presuppone una precedente operazione di acquisto che si deve rettificare: VE- VE+ PREMI su acquisti 200 VF+ VF- DEBITI vs/fornitori IVA a debito 40 Possiamo anche scrivere (non consigliata): VE- VE+ MATERIE su acquisti 200 VF+ VF- DEBITI vs/fornitori IVA a credito 40 I PREMI DI FEDELTA’ sono i cosiddetti “buoni” concessi dal fornitore per incentivare e rafforzare il rapporto con determinati clienti, in rapporto a delle strategie di mercato. Nel caso dei premi di fedeltà non va calcolata l’IVA, perché non è un’operazione di vendita o di rettifica, ma un’operazione in cui l’impresa sta cedendo un buono da poter spendere: VE- VE+ PREMI su acquisti 200 VF+ VF- Cassa/Banca 200 Gli ERRORI DI FATTURAZIONE: nota di variazione per rettificare il valore dell’IVA. Sono consentite entro il limite temporale di un anno dall’effettuazione delle operazioni. Il sistema di regolamentazione consiste nell’annotazione della variazione nel registro degli acquisto/registro delle vendite. Nell’operazione che segue viene integrato il valore della precedente iva: VE- VE+ VF+ VF- IVA a credito 200 DEBITI vs/fornitori 200 Pag. 15 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani I RIBASSI, ABBUONI e SCONTI su acquisti possono essere previsti o meno contrattualmente. Se previsti contrattualmente possono essere rilevati: in fase di fatturazione successivamente, con diritto del fornitore di portare in detrazione l’imposta corrispondente alla variazione L’indicazione in fattura è tipica degli sconti incondizionati (non sottoposti a condizioni verificabili successivamente all’emissione in fattura) e per gli sconti pronta cassa (concessi in caso di pagamento immediato). Questi possono essere portati in diretta detrazione della base imponibile. Quando lo sconto viene registrato in fattura, mi è stato riconosciuto: Costo Acquisto 1.10 Materie 0 -Sconto e Abbuoni 100 Imponibile 1.00 0 Iva 200 TOTALE 1.20 0 L’imposta è calcolata sull’importo ridotto dello sconto. VE- VE+ MATERIE c/acquisti 1.100 ABBUONI ATTIVI 100 VF+ VF- IVA a credito 200 DEBITI vs/fornitori 1.200 Se ciò avviene successivamente con una rettifica, cioè in un momento successivo alla rilevazione della fattura attraverso una nota di variazione: VE- VE+ ABBUONI ATTIVI 100 VF+ VF- DEBITI vs/fornitori 120 IVA a debito 20 DEBITI E CREDITI COMMERCIALI I crediti rappresentano il diritto di ricevere determinate somme ad una data scadenza da soggetti identificati. I debiti sono passività di natura determinata ed esistenza certa, che rappresentano obbligazioni a pagare importi definiti di solito da una data stabilita. I debiti e crediti commerciali sono di funzionamento, perché sorgono per dilazionare un pagamento; si dicono commerciali perché strettamente collegati al ciclo della produzione, derivanti, quindi, da operazioni connesse all’attività caratteristica dell’azienda. Mentre i debiti e crediti di funzionamento definiscono una dilazione di pagamento, debiti e crediti di finanziamento misurano uno scambio che ha per oggetto il denaro. L’impatto reddituale è collegato al fatto che ci siano interessi attivi e passivi. Debiti e crediti di funzionamento non registrano interessi attivi o passivi o almeno, in maniera esplicita, non rilevano tali interessi, ma c’è un filone di pensiero secondo cui questi debiti e crediti nascondono in sé interessi, ossia operazioni di finanziamento, con la determinazione di una maggiorazione di costo. Pag. 16 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani REGOLAMENTO DEBITI E CREDITI COMMERCIALI I debiti sono definiti dall’OIC 19 come passività di natura determinata ed esistenza certa, che rappresentano obbligazioni a pagare ammontari fissi o determinabili di disponibilità liquide o di beni/servizi aventi un valore equivalente, di solito ad una data stabilita. Determina una variazionefinanziaria negativa che sorge nel momento in cui si riceve una fattura con la misurazione di una variazione economica negativa riferita all’acquisizione del bene. OIC 19 = classificazione dei debiti in bilancio Passività di natura determinata ed esistenza certa, che rappresentano obbligazioni a pagare ammontari fissi o determinabili di disponibilità liquide, o di beni/servizi aventi un valore equivalente, di solito ad una data stabilita. Nella fase del pagamento avremo, contemporaneamente, una variazione finanziaria positiva, ovvero l’estinzione del debito di funzionamento e una variazione finanziaria negativa, ovvero la riduzione di cassa/banca.Il regolamento dei debiti può avvenire: - contanti - diverse forme di utilizzo del conto corrente bancario - accettazione o firma di cambiali passive - girata o cessione di cambiali attive - utilizzo conto corrente postale PAGAMENTO IN CONTANTI È la forma più ovvia e ricorrente di regolamento. Dato l’intervento sempre più massiccio dei servizi bancari e dei limiti di importo massimo alla circolazione del denaro contante posti dalla legislazione, si assiste a casi limitati di regolamento in contanti. PAGAMENTO CON CONTO CORRENTE BANCARIO È ormai la forma più frequente per il regolamento di crediti e debiti. Il conto “Cassa” si potrebbe anche chiamare “Cassa/Banca”. PAGAMENTO CON ACCETTAZIONE O FIRMA DI CAMBIALI PASSIVE La cambiale è un titolo di credito, ossia un documento nel quale vengono ad essere regolamentati in maniera differita i debiti. La cambiale può essere di due tipi: - tratta - pagherò La cambiale è un documento per cui nel momento in cui alla scadenza non pago, il mio creditore ha un titolo esecutivo per colpire il mio patrimonio. È un modo per essere tutelati e che rende i creditori “privilegiati”. - Cambiale pagherò: l’emittente promette di pagare il beneficiario. - Cambiale tratta: il traente ordina al trattario di pagare il beneficiario, nel caso in cui il terzo soggetto non paghi, il traente può attaccare il trattario, mentre il beneficiario attaccherà il traente. La cambiale tratta presuppone il regolamento di debiti e crediti. Sulla cambiale devono essere inserite delle marche da bollo che hanno dei costi, a differenza dell’assegno che è immediato. Con la cambiale sono previsti in genere degli interessi. Con la cambializzazione di debiti e crediti il valore nominale della cambiale è maggiorato di interessi. Cambializzazione di un debito Il conto effetti passivi viene utilizzato sia che si parla di cambiale tratta che pagherò. VE- VE+ VF+ VF- Debiti v/fornitori 100 Effetti passivi 100 Pag. 17 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani All’atto del pagamento: Apro il debito e lo classifico come effetto passivo, poi chiudo il conto effetto passivo mettendolo in banca: VE- VE+ VF+ VF- Effetti passivi 100 Banca 100 A volte accade che nel momento in cui chiudo un vecchio effetto passivo e poi lo riapro, ossia riconosco una nuova dilazione, questa avrà valore nominale maggiore (rinnovo di cambiale): VE- VE+ Interessi passivi 10 VF+ VF- Effetti passivi 100 Effetti passivi 110 EFFETTI PASSIVI EFFETTI PASSIVI 100 100 110 Se la cambiale scade, ad esempio, tra un anno, al 31/12 bisogna rilevare un risconto, poiché si è già avuta la manifestazione finanziaria. L’interesse passivo viene incluso all’interno del valore della cambiale; con questa operazione stiamo misurando l’interessa, avremo quindi una manifestazione finanziaria. Al 31/12 bisognerà calcolare la quota da rinviare al futuro. CHE COS’È L’INTERESSE? Il tasso che attualizza esattamente i pagamenti o gli incassi futuri stimati lungo la vita attesa dello strumento finanziario o, ove opportuno, un periodo più breve al valore contabile netto dell'attività o passività finanziaria. Esercizio: si consideri che in data 01.04.2021, la cambializzazione ad un anno di un debito sia pari a € 100.000, con un tasso interesse annuale pari al 20%. Si effettuino le relative scritture contabili: VE- VE+ Interessi passivi 24.000 VF+ VF- Debiti v/fornitori 100.000 Effetti attivi 124.000 Questo interesse di 24.000 deve essere scomposto nella quota che ricade nell’esercizio e la quota che deve essere rinviata al futuro: al 2021 devo imputare una quota di 18.000 e al 2022 devo imputare una quota di 6.000: VE- VE+ Risconti attivi 6.000 Interessi passivi 6.000 VF+ VF- Pag. 18 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani Il risconto rappresentazione una variazione economica poiché ho già avuta la manifestazione finanziaria (100.000/12*mesi di competenza) In questo caso il pagamento avviene l’anno successivo, mentre la contabilizzazione avviene prima.Non è il moment del pagamento che rende l’interesse anticipato o posticipato, ma il momento in cui l’interesse viene misurato da una manifestazione finanziaria. PAGAMENTO ATTRAVERSO GIRATA O CESSIONE DI CAMBIALI ATTIVE Gli effetti attivi vengono usati per effettuare il pagamento di debiti. L’effetto attivo è una cambiale attiva, ossia una cambiale che ricevo e posso effettuare una girata di cambiale attiva, ovvero effettuo una regolamentazione di un debito attraverso la girata di una cambiale: VE- VE+ VF+ VF- Debiti v/fornitori 100 Effetti attivi 100 PAGAMENTO ATTRAVERSO CORRENTE POSTALE Stesso discorso del conto corrente bancario. Il regolamento di un debito può avere luogo anche mediante contemporaneo utilizzo di due o più diversi strumenti di pagamento. Rispetto alla data in cui avvengono le operazioni di acquisto, il pagamento può essere: - anticipato: antecedente alla data di acquisto - immediato: concomitante con la data di acquisto - differito: successivo o posticipato alla data di acquisto Queste tre tipologie possono coesistere. ANTICIPO A FORNITORI Mentre il pagamento immediato e quello differito prevedono la rilevazione dell’acquisto e poi la rilevazione dell’estinzione del debito, il pagamento anticipato presuppone una procedura diversa: - invio dell’anticipo al fornitore: riduzione di un debito futuro e ai fini IVA l’importo si considera già comprensivo dell’imposta - ricevimento fattura dell’anticipo dal fornitore: il fornitore è tenuto a fatturare l’anticipo ricevuto andando a determinare un credito verso il fornitore - liquidazione dell’acquisto: all’atto dell’acquisto del bene viene ricevuta la fattura dal fornitore nella quale si procede allo storno dell’anticipo e alla rilevazione dell’IVA sulla differenza ancora da pagare - pagamento a saldo: pagamento della differenza ancora dovuta. L’anticipo a fornitori rappresenta un caso particolare in cui tale anticipo è soggetto ad IVA pur non essendoci fattura. Liquidazione anticipo VE- VE+ VF+ VF- Fornitori c/anticipo 300 Debiti v/fornitori 360 IVA a credito 60 Pag. 19 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani Quando emetto la fattura principale mi devo ricordare che una parte già l’ho pagata, quindi nella fattura l’IVA deve essere calcolata sulla parte restante, altrimenti la calcolo due volte: VE- VE+ Merci c/acquisti 740 VF+ VF- IVA a credito 88 Debiti v/fornitori 528 Fornitori c/anticipo 300 Pagamento a debito verso il fornitore VE- VE+ VF+ VF- Debiti v/fornitori 528 Banca c/c 528 REGOLAMENTO CREDITI COMMERCIALI I crediti rappresentano per l’OIC 15 (la rilevazione dei crediti al costo ammortizzato) diritti ad esigere ad una scadenza individuata o individuabile, ammontari fissi o determinabili di una disponibilità liquida o di beni/servizi aventi un valore equivalente da clienti o altri soggetti. Determina una variazione finanziaria positiva con la misurazione di una variazione economica positiva, ossia la vendita di un bene/servizio. Nella fase di riscossione (corrisponde al pagamento del tributo, che può avvenire o mediante versamento diretto o a seguito di un’iscrizione a ruolo) avremo una compensazione tra variazioni finanziarie. A sinistra una variazione finanziaria positiva, quindi un aumento di liquidità e a destra una variazione finanziaria negativa, ovvero l’estinzione del credito di funzionamento. Il regolamento dei crediti può essere effettuato attraverso: - contanti; - diverse forme di utilizzo del conto corrente bancario; - emissione di ricevute bancarie; - emissione di cambiali attive; - utilizzo del conto corrente postale. IL ✓ RISCOSSIONE IN CONTANTI; ✓ RISCOSSIONE ATTRAVERSO C/C BANCARIO; ✓ RISCOSSIONE ATTRAVERSO C/C POSTALE. Presuppongono lo stesso concetto già visto per i debiti: l’incasso in contanti è la forma più ovvia di regolamento, ma ormai, i casi di regolamento in contanti sono pochi a causa dei limiti di importo massimo stabiliti dalla legislazione e si sono sempre più diffusi conti correnti bancari e postali. EMISSIONE DI RICEVUTE BANCARIE La ricevuta bancaria è un semplice documento che permette ad un’impresa di incassare i crediti commerciali della propria clientela. Rappresenta una dichiarazione di quietanza emessa dall’impresa- fornitrice e consegnata alla banca per la riscossione. L’iter da seguire è: 1. Compilazione della ricevuta da parte dell’impresa-fornitrice (impresa che vanta un credito dall’impresa cliente). La ricevuta bancaria deve contenere gli estremi fattura e le generalità del cliente; 2. Invio e presentazione della ricevuta bancaria alla banca, la quale si assume l’incarico di incassare dal debitore la somma indicata; 3. La banca invia al debitore un avviso (copia della ricevuta) per comunicargli lo sportello presso il quale dovrà avvenire il pagamento; 4. Pagamento da parte del debitore. Pag. 20 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani La ricevuta bancaria, a differenza della cambiale, non è un titolo di natura esecutiva, quindi non consente il protesto per il mancato pagamento. L’accredito della ricevuta può avvenire attraverso: Accredito della ricevuta bancaria dopo l’effettivo incasso; Accredito della ricevuta con la clausola salvo buon fine; Richiesta alla banca di anticipi su ricevuta bancarie. EMISSIONE DI CAMBIALI ATTIVE La cambializzazione di un credito consiste nell’emissione di una cambiale attiva a saldo di un precedente credito rappresentato da una semplice fattura. Il regolamento di un credito può avere luogo anche mediante il contemporaneo utilizzo di due o più diversi strumenti di riscossione. Rispetto alla data in cui avvengono le operazioni di vendita, la riscossione può essere: Anticipata: antecedente alla data di vendita; Immediata: concomitante con la data di vendita; Differita: successiva alla data di vendita. Queste tre tipologie possono coesistere tra loro. ANTICIPO DA CLIENTI Mentre la riscossione immediata e quella differenti prevedono la rilevazione della vendita e poi la rilevazione dell’estinzione del credito, l’incasso anticipato da cliente presuppone una proceduta contabile diversa: - ricevimento dell’anticipo dal cliente: riduzione del credito futuro e ai fini IVA l’importo riscosso si considera comprensivo dell’imposta; - emissione della fattura dell’anticipo del cliente: il venditore è tenuto a fatturare l’anticipo dal cliente, determinando un debito verso il cliente; - liquidazione della vendita: all’atto della vendita del bene il venditore emette la fattura nella quale si procede allo storno dell’anticipo già ricevuto e alla rilevazione dell’IVA sulla differenza; - riscossione a saldo: viene incassata la differenza ancora dovuta. Liquidazione anticipo VE- VE+ VF+ VF- Crediti v/clienti 360 Clienti c/anticipi 300 IVA a debito 60 Il conto “clienti c/anticipi” rappresenta un debito verso il cliente, sorto in seguito alla ricezione dell’anticipo, calcolo l’IVA sulla parte residuale: VE- VE+ Prodotti c/vendite 740 VF+ VF- Clienti c/anticipi 300 IVA a debito 88 Crediti v/clienti 528 Incasso del credito: VE- VE+ VF+ VF- Banca 528 Crediti v/clienti 528 Pag. 21 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani EMISSIONE RICEVUTE BANCARIE Annotazione della ricevuta bancaria alla banca Ipotizziamo crediti per 300 e per 200. La prime ricevuta viene onorata il 15/03 con commissione 8,00 e la seconda il 20 marzo con spese d’insoluto per mancato pagamento il 18/03. 18/01 VE- VE+ VF+ VF- Banche c/ricevute bancarie 500 Ricevute bancarie 500 Incasso ricevute bancarie 18/03 VE- VE+ Oneri e commissioni bancarie 8 VF+ VF- Banca 300 Clienti 308 18/03 VE- VE+ Oneri e commissioni bancarie 15 VF+ VF- Banca 15 20/03 VE- VE+ VF+ VF- Ricevute bancarie 200 Banca 200 Recupero spese insoluto VE- VE+ Recuperi spese insoluto 15 VF+ VF- Clienti 15 Cambializzare un credito vuol dire trasformare un credito in effetto attivo Spengo il credito e accendo un effetto attivo VE- VE+ VF+ VF- Effetti attivi 100 Crediti v/clienti 100 Quando effettuo il rinnovo di una cambiale attiva questa è maggiorata di interessi attivi. VE- VE+ Interessi attivi 10 VF+ VF- Effetti attivi 110 Effetti attivi 100 MANCATO PAGAMENTO DI EFFETTI Quando a scadenza della cambiale il soggetto non paga nemmeno l’effetto attivo, si può fare il protesto di cambiale, protestare significa avere la possibilità di attaccare il patrimonio di colui che non paga (debitore). Chiudo il conto effetti attivi e avrò in dare EFFETTI INSOLUTI E PROTESTATI (uguale all’ammontare degli effetti attivi, maggiorato delle spese di protesto) la voce cassa rappresenta le spese per effettuare la protesta, le quali non sono costo per chi ha protestato, ma rappresentano un costo per chi non ha pagato, quindi la voce effetti insoluti e protestati sarà maggiorata di queste spese. Pag. 22 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani Perché non costituiscono un costo? Costituiscono una maggiorazione del conto effetti insoluti e protestati. Sono oneri che sostengono, ma che non sono a carico mio, ma del debitore: VE- VE+ VF+ VF- Effetti insoluti e protestati 300 Cassa 50 (comprensivi di spese) (spese per la protesta) Effetti attivi 250 SVALUTAZIONE CREDITI ACCANTONAMENTO PER PERDITE PRESUNTE SU CREDITI Uno dei rischi più frequenti è quello di insolvenza dei debitori per crediti non ancora incassati alla chiusura del periodo amministrativo, ma già liquidati; si tratta di crediti sorti nell’esercizio per vendita di prodotti/prestazione di servizi, registrati in contabilità sulla base di dati riportati nelle relative fatture emesse dall’azienda. Quando il rischio di insolvenza viene fronteggiato per mezzo della “copertura interna” è necessario valutare le perdite che presumibilmente si dovranno sopportare. Le perdite future presunte rappresentano attività che non realizzerò, con la costituzione di un fondo rettificativo denominato “Fondo svalutazione crediti” (conto rettificativo del valore dell’attività che non si realizzerà più per intero). Il principio della prudenza ci impone di determinare una svalutazione del credito nel momento in cui il valore di presumibile realizzo è più basso del valore originario. Esempio: avevo un credito per un certo ammontare, lo realizzerò per un valore più basso, quindici sarà una perdita. Il fondo svalutazione crediti è un fondo rettificativo dei crediti; cioè noi troveremo nello stato patrimoniale il credito di € 1.000, ad esempio, e il fondo svalutazione di € 100, facendo il calcolo avremo il valore che presumiamo di realizzare, ossia € 900. Creazione del fondo 31/12 VE- VE+ Svalutazione crediti 50 VF+ VF- Fondo svalutazione crediti 50 Nel momento in cui il rischio di insolvenza si manifesta, storno il fondo che avevo rilevato l’anno in cui si era accertato il rischio di insolvenza. Storno il credito per € 2.000, incasso € 1.950 e storno il fondo di € 50. VE- VE+ VF+ VF- Fondo svalutazione crediti 50 Crediti v/clienti 2.000 Cassa 1.950 Nell’ipotesi in cui l’evento previsto non si realizzi per l’ammontare previsto: non incasserò € 1.950, ma incasserò ancora meno. Il resto rappresenta una Perdita su crediti, che in sostanza sarebbe una insussistenza/sopravvenienza passiva, un cosiddetto “costo della gestione straordinaria” VE- VE+ Perdita su crediti 450 VF+ VF- Fondo svalutazione crediti 50 Crediti v/clienti 2.000 Cassa 1.500 Pag. 23 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani Se invece incassiamo tutto il credito, succede che avremo una sopravvenienza attiva, c’è una sopravvenienza di € 30, perché avevo previsto di incassare € 1.950, incasso € 1.980, vuol dire che avrò una sopravvenienza di € 30: VE- VE+ Sopravvenienza attiva 30 VF+ VF- Fondo svalutazione crediti 50 Crediti v/clienti 2.000 Cassa 1.980 Il fondo svalutazione crediti si storna nel momento in cui si incassa il credito. RATEI E RISCONTI Confluiscono all’interno dello Stato Patrimoniale nella Sezione D se parliamo di ratei e risconti attivi e nella sezione E se parliamo di ratei e risconti passivi. I ratei attivi o passivi si identificano per: - Quota di ricavo (o costo) di competenza dell’esercizio, ma che origineranno manifestazione finanziaria in esercizi successivi; - Comuni a due o più esercizi; - La cui entità varia in ragione del tempo. Hanno natura finanziaria. I ratei trovano origine da operazioni caratterizzate da una tendenziale costanza di andamenti e che sono a cavallo tra due esercizi consecutivi dal punto di vista economico, mentre la manifestazione finanziaria è riferita all’esercizio successivo. I risconti attivi o passivi si identificano per: - Costi (o ricavi) già liquidati entro la chiusura dell’esercizio ma di competenza di esercizi successivi - Comuni a due o più esercizi - La cui entità varia in ragione del tempo. Hanno natura economica. Sono quote di costo o ricavo che hanno manifestazione finanziaria nell’esercizio in chiusura, ma sono di competenza dell’esercizio successivo o di più esercizi. RATEI Imputazione costo VE- VE+ Quota costo di esercizio VF+ VF- Ratei passivi Imputazione ricavo VE- VE+ Quota di ricavo esercizio VF+ VF- Ratei attivi Esercizio: 01.11 stipulato contratto di locazione semestrale di un immobile pari ad € 3.000, pagamento posticipato. Quota canone da integrare: 3.000*2/6= 1.000 Pag. 24 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani 31.12 VE- VE+ Canone di locazione 1.000 VF+ VF- Ratei passivi 1.000 Esempio: imputazione di un canone di locazione pari ad € 1.000. In data 01.05 l’intero ammontare di € 3.000 viene versato a mezzo banca dal locatore. Pagamento posticipato canone di locazione VE- VE+ Canone di locazione 2.000 VF+ VF- Ratei passivi 1.000 Banca c/c 3.000 La differenza sostanziale è che siamo in presenza non di costi e di ricavi, ma di quote di costi e di ricavi che maturano in ragione del tempo. RISCONTI Esempio: pagato anticipatamente, in data 01.11, premio di assicurazione semestrale per incendio e furto su immobili di proprietà pari a € 3.000 Pagamento anticipato premio assicurativo 01.11 VE- VE+ Premi assicurativi 3.000 (costi per servizi) VF+ VF- Banca c/c 3.000 I € 3.000 rappresentano l’importo complessivo del premio. Alla chiusura dell’esercizio è necessario determinare la competenza economica di questo costo; effettuando una loro ripartizione in proporzione del tempo: Quota premio assicurativo da stornare= (01.01 – 01.05) = (3.000*4) / 6 = 2.000. VE- VE+ Risconti attivi 2.000 Premi assicurativi 2.000 VF+ VF- I restanti € 1.000 rappresentano la quota del costo “premi assicurativi” che è stata valutata di competenza dell’esercizio in chiusura. FATTORE LAVORO Il rapporto di lavoro dipendente o anche lavoro subordinato definisce un rapporto contrattuale in cui un soggetto si impegna ad effettuare un’attività, con in cambio una remunerazione. Il lavoro rappresenta un fattore della produzione, diverso dagli altri fattori, poiché è inseparabile dal lavoratore. Il momento della sua acquisizione rappresenta anche il momento della sua utilizzazione poiché non è possibile conservare tale fattore. Le prestazioni di lavoro comprendono sia il lavoro manuale che il lavoro intellettuale. Per il primo è prevista come remunerazione un salario, mentre per il secondo è previsto uno stipendio. La remunerazione e l’utilizzazione del fattore lavoro sono caratterizzate da una asincronia temporale: il fattore lavoro viene utilizzato durante il processo produttivo in maniera graduale e continua, in via anticipata rispetto alle relative uscite di denaro. Pag. 25 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani La remunerazione che spetta al dipendente può essere fatta sulla base di diverse basi di computo: - a tempo (quella più frequentemente utilizzata) - a cottimo (quantità di lavoro effettivamente fornita) - a provvigione (compenso spettante per l’attività prestata) - a premio La struttura del costo del lavoro per l’impresa si compone di diverse altre voci classificabili in quattro categorie: 1. RETRIBUZIONE DIRETTA Salario o stipendio che viene riconosciuto per la prestazione effettuata. Viene riconosciuta con liquidità mensile con riferimento al singolo dipendente sulla base delle ore o giornate di presenza. Comprende questi elementi: Paga-base: risultante dalle previsioni dei contratti collettivi nazionali di lavoro di categoria; Eventuali scatti di anzianità di servizio; Eventuali superminimi, integrazioni retributive accordate per la persona, per gratificare; Altri elementi specifici per mansioni o per contratto. Oltre al pagamento delle spettanze “nette” occorre rilevare ad ogni liquidazione di retribuzione diretta alcune operazioni di carattere eventuale od obbligatorio: liquidazione assegni familiari (integrazione erogata dall’INPS); lo storno, dalla retribuzione lorda, di somme che l’impresa è autorizzata o obbligata a prelevare a vario titolo (ritenute sindacali, fiscali ecc…); versamento di tali ritenute agli enti deputati a riscuoterle. 2. RETRIBUZIONE INDIRETTA Componente del costo del lavoro, corrispondente a retribuzioni non commisurate a prestazione lavorativa. Si tratta di somme riconosciute ai dipendenti (13a, 14a, retribuzione per le giornate di ferie o permessi). Sia la retribuzione diretta che indiretta hanno la stessa scrittura. Differenziamo poi - Retribuzioni Lorde: importo calcolato al lordo di tutte le ritenute; - Retribuzioni Nette: l’ammontare effettivo percepito in busta paga dai dipendenti. Questo perché sul lavoratore pesano una serie di oneri nei confronti di vari enti, ma egli non ha rapporti con questi, è l’impresa che, in veste di sostituto d’imposta, trattiene questi importi dal salario o stipendio loro e che poi, verserà per conto del lavoratore. Liquidazione delle retribuzioni lorde VE- VE+ Salari e stipendi 30.000 VF+ VF- Dipendenti c/retribuzioni 30.000 Liquidazione degli assegni familiari VE- VE+ VF+ VF- INPS c/competenze 500 Dipendenti c/retribuzioni 500 Con quest’ultima scrittura rilevo contemporaneamente un debito verso il dipendente e un credito verso l’INPS. Il fatto che io mi sostituisca all’INPS nel versamento significa che, nel momento stesso in cui rilevo il debito verso il dipendente, rilevo anche un credito verso l’Ente. Ecco perché il Conto “INPS c/competenze” rappresenta una variazione finanziaria positiva. Per l’impresa gli assegni familiari non rappresentano un costo, questa, si impegna solo a versarli. Il conto Dipendenti c/retribuzione è una variazione finanziaria positiva perché è una diminuzione di debito verso i dipendenti. Applicazione delle ritenute previdenziali VE- VE+ VF+ VF- Dipendenti c/retribuzioni 2.740 INPS c/competenze 2.740 Pag. 26 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani RITENUTE PREVIDENZIALI: ritenute che l’impresa effettua nei confronti del dipendente. Le verserà poi essa stessa all’INPS. Tali ritenute sono, per una parte a carico del lavoratore e per un’altra parte, a carico dell’impresa. Per la parte che grava sul lavoratore l’impresa la trattiene dallo stipendio. Applicazione delle ritenute sindacali VE- VE+ VF+ VF- Dipendenti c/retribuzioni 500 Sindacati c/ritenute 500 RITENUTE SINDACALI: il lavoratore partecipa ad un sindacato. Vengono trattenute dal salario o stipendio e versati dal datore di lavoro. Applicazione ritenute fiscali VE- VE+ VF+ VF- Dipendenti c/retribuzioni 4.500 Erario c/ritenute redditi Lavoro dipendente 4.500 RITENUTE FISCALI: tali ritenute rappresentano una riduzione di debito nei confronti del lavoratore e un aumento di debito dell’impresa nei confronti dello Stato. Dipendenti c/retribuzioni 2.740 (R.P.) 30.500.500 (R.S.) 4.500 (R.F.) Saldo 22.760 Da ciò si può notare che il conto Dipendenti c/retribuzioni funziona sia in dare che in avere in base alla tipologia di operazione da svolgere. Può accadere che l’impresa conceda degli anticipi al lavoratore. VE- VE+ VF+ VF- Dipendenti c/anticipi 4.000 Banca c/c 4.000 Pagamento retribuzioni nette VE- VE+ VF+ VF- Dipendenti c/retribuzioni 22.760 Dipendenti c/anticipi 4.000 Banca c/c 18.760 3. CONTRIBUTI SOCIALI I contributi sociali a carico dell’azienda sono disposti per legge. L’impresa è obbligata a versare somme che garantiscono ai lavoratori assunti una copertura pensionistica e sanitaria. Nasce un debito sulle spalle dell’impresa nei confronti di soggetti terzi. I contributi sociali sono liquidati su base mensile, parallelamente alle retribuzioni lorde e sono versati entro il 16 del mese successivo. VE- VE+ Oneri sociali 7.000 VF+ VF- INPS c/competenze 7.000 Pag. 27 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani INPS C/COMPETENZE 500 2.740 7.000 Versamento del saldo all’INPS VE- VE+ VF+ VF- INPS c/competenze 9.240 Banca c/c 9.240 4. TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO Il trattamento di fine rapporto (T.F.R.) è una forma di retribuzione del personale a corresponsione differita, rinviata di regola alla fine del rapporto di lavoro; matura in proporzione alla durata dello stesso rapporto e, per l’impresa, costituisce un elemento aggiuntivo di costo per acquisire il fattore lavoro. Tale discorso è divenuto più articolato dal 2007, con la riforma di previdenza complementare. I dipendenti possono decidere per: Mantenere il TFR; Destinare il TFR, maturato dal 2007, a un fondo pensione, per riuscire a formarsi un vitalizio integrativo. Nel primo caso non cambia nulla per i dipendenti, ma per le imprese con 50 o più dipendenti il TFR maturato dal 2007 (poiché quello fino al 2006 è accantonato all’interno dell’impresa) non è più accantonato dall’impresa, ma va versato all’INPS. Quindi possiamo distinguere: Nel primo caso non cambia nulla per i dipendenti, ma per le imprese con 50 o più dipendenti il TFR maturato dal 2007 (poiché quello fino al 2006 è accantonato all’interno dell’impresa) non è più accantonato dall’impresa, ma va versato all’INPS. Quindi possiamo distinguere: 1. Accantonamento e utilizzo del TFR tradizionale nelle aziende con meno di 50 dipendenti: si provvede su base annua all’accantonamento delle somme maturate a favore del personale. La rilevazione è una scrittura di assestamento; più propriamente di una scrittura di integrazione di costo in quanto la quota di “rilevazione differita” è maturata per competenza economica, ma non è rilevata in contabilità poiché non si è avuta la manifestazione finanziaria. (Nell’ipotesi in cui l’impresa fallisse, i dipendenti diventerebbero creditori nei confronti dell’impresa e cercheranno di rivalersi sul patrimonio aziendale, sempre nei limiti di solvibilità aziendale). L’accantonamento annuo si compone di due quote: Quota annua maturata: si ottiene dalla divisione fra il monte retribuzioni annuo (salari e stipendi lordi maturati nel corso di un intero anno) ed il parametro del 12,5 (il parametro è determinato da 12,5 perché le mensilità sono in genere 13, in alcuni casi anche 14); Quota di rivalutazione: si ottiene moltiplicando il valore del fondo per un coefficiente di rivalutazione. Tale coefficiente è determinato da: 1,5% del fondo in una misura fissa più la percentuale del 75% dell’aumento annuale dell’indice del costo della vita calcolata dall’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica). VE- VE+ Indennità TFR 20.000 VF+ VF- Debiti TFR 20.000 Pag. 28 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani Ci capiterà di trovare come Conto il Fondo TFR, considerato come un fondo spese ed oneri, ma il fondo TFR non è una passività presunta in senso stretto, per questo si preferisce utilizzare il Conto Debiti TFR, poiché l’accantonamento del TFR non ha natura incerta, prima o poi il contratto di lavoro cesserà, è solo indefinito il tempo e l’ammontare. Tale debito si andrà a stornare nel momento in cui cesserà il rapporto di lavoro. A volte capita che l’uscita dalla società da parte del dipendente avvenga a metà anno, quindi la quota dovrà essere integrata. VE- VE+ VF+ VF- Dipendenti c/anticipi TFR 15.000 Banche c/c 13.900 Erario c/ritenute 1.100 Con una nuova normativa è stata introdotta l’anticipazione sul TFR; la si può ottenere un’unica volta durante l’intera durata del rapporto di lavoro; il lavoratore deve avere almeno 8 anni di servizio e l’anticipo non può superare il 70% del trattamento già maturato. La richiesta deve comunque essere giustificata da motivazioni serie (acquisto prima casa). Non la possono richiedere tutti i dipendenti. VE- VE+ Indennità TFR 20.000 VF+ VF- Debiti TFR 20.000 2. Accantonamento e utilizzo del TFR tradizionale nelle aziende con 50 o più dipendenti: in questo tipo di imprese se i dipendenti optano per il TFR tradizionale, la parte maturata fino al 2006 resta in azienda, rivalutato attraverso le due quote viste prima, mentre dal 2007 in poi va versata all’INPS. Non avremo più nella variazione finanziaria negativa “debiti TFR”, ma “INPS c/competenze”. 3. Destinazione del TFR maturato a un fondo pensione: il TFR maturato fino al 2006 resta gestito dall’impresa. Quello invece maturato dal 2007 può essere destinato a fondi di categoria, fondi aperti o piani individuali previdenziali. Quando il lavoratore cessa di lavorare ed ha raggiunto l’età pensionabile, ha diritto ad una rendita vitalizia erogata dal fondo + la pensione pubblica. Le 3 ipotesi non si escludono a vicenda (in una impresa con meno di 50 dipendenti, metà può optare per il TFR tradizione e metà può affidarlo a fondi pensione) N.B. I liberi professionisti non si legano in maniera esclusiva all’azienda, ma sono coloro che si offrono, di volta in volta, in base ad apposite commissioni, ad erogare la prestazione del proprio servizio (esempio: medico, commercialista, avvocato ecc…). Non si tratta di un soggetto subordinato, ma di un lavoratore autonomo, in possesso di una Partita Iva (codice fiscale del professionista che gli permette di fatturare la propria prestazione, per poter ottenere una remunerazione, relativa al servizio erogato). Per quanto riguarda il versamento dei contributi, il libero professionista li versa personalmente, periodicamente. RILEVAZIONI RELATIVE A PRESTAZIONI DA PROFESSIONISTI. Esistono altre tipologie di rapporto lavorativo tra l’impresa e lavoratore, questo può essere di tipo autonomo, o di tipo occasionale, in questo caso il lavoratore non si lega all’impresa in maniera esclusiva, al contrario il lavoratore subordinato si lega in maniera esclusiva a quell’impresa. Esempio: fattura del dott. Alfa per assistenza fiscale per tutto l’anno corrente, 5.000€, C.A.P. (Cassa assistenza e previdenza) 2% (imponibile), tale CAP non è versato dall’impresa, ma l’impresa li dà al lavoratore autonomo e lui li verserà; la fattura viene pagata in contanti nel mese di novembre, al netto della ritenuta di acconto del 20%, che viene versata nel successivo mese di dicembre (quindi succede che l’impresa trattiene i soldi). Ai 5.000€ l’impresa deve aggiungere il 2% del CAP, il risultato sarà l’imponibile per calcolare l’iva, e successivamente il datore di lavoro o l’impresa tratterrà una sorta di ritenuta che verserà all’erario, tale imposta verrà calcolata sull’ammontare del ricavo, ossia i 5.000. Pag. 29 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani Dal punto di vita contabile: a) Liquidazione Variazione Operazione D/A ACCREDI ADDEBIT Finanziaria TARE ARE VEN Consulenze D 5.100 Professionali VFP IVA ns credito D 1.020 VFN Debiti vs/fornitori A 6.120 b) Pagamento all’erario Variazione Operazione D/A ACCREDITA ADDEBITARE Finanziaria RE VFP Erario c/ritenute D 1.000 da versare VFN Banca c/c A 1.000 Il trattamento di fine rapporto è una forma di retribuzione differita rinviata alla fine del rapporto di lavoro. Fino a qualche anno fa tutte le imprese avevano l’obbligo di accantonare il TFR e tenerlo all’interno dell’impresa, successivamente si è data l’opportunità al lavoratore di disporre di questi soldi. Si dava l’opportunità al lavoratore dipendente di disporre di questi soldi a titolo di investimento immobiliare, ma da un certo punto di vista non si faceva l’interesse delle imprese, perché queste non avevano la possibilità di disporre di questi soldi. Si è compreso che con questa politica di far uscire i soldi dall’impresa, veniva pregiudicata la sorte finanziaria delle imprese; la regola generale è che il TFR continua a permanere nell’impresa fino al momento del “pagamento”. Se l’impresa fallisce i dipendenti diventano creditori nei confronti dell’impresa, e cercheranno di rivalersi sul patrimonio aziendale, sempre nei limiti della solvibilità aziendale. Ogni anno l’impresa procede all’accantonamento nel passivo delle somme maturate dal personale; l’accantonamento consiste in due quote: 1) Quota annua maturata pari alla divisione del monte retribuzioni annuale per 13,5; 2) Quota di rivalutazione ottenuta moltiplicano il valore del fondo per un coefficiente percentuale dato dalla formula 1,3%+75% dell’incremento annuo dell’indice ISTAT. Succede che quindi questo TFR è una forma retributiva differita che viene liquidata anno per anno, ma l’effettivo “pagamento” avverrà alla fine del rapporto lavorativo. Il TFR si avvale di una quota che ogni anno l’impresa mette da parte, che è pari a circa una mensilità, quindi da 13\14 mensilità divise per 13,5 tenendo conto anche che l’azienda anno per anno tenderà a rivalutare tale somma in base all’indice ISTAT. Pag. 30 di 110 Dispensa a cura di Kekko Letizia e Francesco Mariani L’impresa deve svolgere un processo in cui deve dare rilevazione contabile a quanto appena dichiarato. Nell’ambito del procedimento che deve essere effettuato, la scrittura sarà: VE- VE+ indennità TFR 20.000 VF+ VF- Debiti TFR 20.000 Questo debito si andrà a stornare nel momento in cui cesserà il rapporto di lavoro, a volte capita che l’uscita del dipendente avviene a metà anno, quindi la quota dovrà essere integrata. A volte potremo trovare anche fondo TFR, il fondo TFR è considerato come un fondo spese ed oneri, il fondo TFR non è una passività presunta in senso stretto… mentre il debito TFR al contrario non è incerto, perché prima o poi il contratto di lavoro cesserà, è solo indefinita nel tempo e nell’ammontare; VE- VE+ Indennità TFR 2.000 VF+ VF- Debiti TFR 5.000 Dip. c\liquida