Summary

L'articolo esplora la natura dell'Unione Europea, confrontandola con altre forme di organizzazione politica. Analizza le sue caratteristiche e la questione della sovranità, sottolineando come l'integrazione europea si discostasse da modelli politici più tradizionali, affrontando questioni complesse come il ruolo della Germania e l'interdipendenza economica. Discussione di approcci neo-istituzionalisti.

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COMPLETO - manca corte di giustizia Che cos'è l'unione europea? Nel corso del tempo gli studiosi si sono interrogati sulla natura dell'unione europea. Le definizioni più celebri, cosa non è l'unione europea: - Peterson : non è né un'organizzazione internazionale né uno Stato - Wallace : l'U...

COMPLETO - manca corte di giustizia Che cos'è l'unione europea? Nel corso del tempo gli studiosi si sono interrogati sulla natura dell'unione europea. Le definizioni più celebri, cosa non è l'unione europea: - Peterson : non è né un'organizzazione internazionale né uno Stato - Wallace : l'UE è meno di una federazione ma più di un regime internazionale - Laffan : è esperimento unico, che incorpora il nazionale dell'europeo e l'europeo nel nazionale "una sorta di in betweenness " - Shakelton e Peterson : uno dei temi di studio più elusivi nelle scienze sociali, è veramente difficile rispondere alla domanda sulla natura dell'unione europea - Delors : oggetto politico non identificato (unidentified political object) Cosa non è l'unione europea? Uno STATO - Weber definisce lo Stato come quel potere politico dotato di capacità di concentrazione della capacità di esercizio della violenza legittima. - Lo Stato moderno si differenzia dalle esperienze politiche precedenti, viene modificato il ruolo della violenza politica. - Prima era un fenomeno diffuso (pensando al sistema feudale o alla Roma repubblicana, dove la violenza era il mezzo della lotta per il potere, chiunque poteva ricorrervi, non c'era un sistema di polizia in grado di contenere l'utilizzo della violenza) - Con la nascita dello Stato moderno troviamo un superamento della frammentazione territoriale del potere interno, gli Stati europei iniziano a riconoscersi come entità sovrane all'interno dei propri confini, si rafforza il potere politico tramite l'istituzione di strutture apposite come esercito e polizia e la protezione dei confini Uno STATO NAZIONE - Uno Stato nazione è un'organizzazione politica a cui all'estensione territoriale dell'esercizio del potere politico corrisponde una comunità che si auto definisce come popolo, che si riconosce reciprocamente sulla base di un qualche tipo di somiglianza (culturale, linguistica, etnica, religiosa). - Lo Stato nazione è un'entità politica in cui il potere territoriale (fin dove arriva la polizia) è esercitato su una nazione, ovvero una componente territoriale dove è presente un qualche tipo di auto identificazione della comunità politica in termini di popolo L'unione europea non è quindi uno Stato, perché l'unione europea non ha né eserciti né strutture di polizia. Non è nemmeno uno Stato nazione, anzi, l'unione europea al massimo potrebbe essere uno stato multinazionale DEMOICRACY (insieme di più democrazie) Una FEDERAZIONE (Stato federale) Uno Stato federale è uno Stato in cui esiste un potere centrale che convive con sotto unità politiche territoriali, dotate di un certo potere (Stati, Land, Cantoni...), possiedono determinate quote di sovranità ed autonomia su specifici temi, definiti a livello costituzionale. E' caratterizzato da due livelli di governo. Gli esempi di Stati federali sono : USA, Canada, Brasile, Svizzera... Requisiti per essere una federazione, l'Ue ne ha solo alcuni : - **Mercato unico** SI - **Una politica commerciale comune** SI - **Una moneta unica** SI - **Un bilancio federale** SI e NO -\> La maggior parte delle entrate e delle uscite sono concentrate a livello federale, l'UE ha in realtà un bilancio federale, composto da risorse proprie che derivano ad esempio dalla tassazione comune verso l'importazione da paesi terzi o con cui non si ha l'area di libero scambio. - **Una politica estera e di sicurezza comune** NO - **Un esercito comune** NO Un'ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE - Le organizzazioni internazionali (intergovernative) sono enti temporanei o permanenti creati tramite trattati internazionali, generalmente finalizzate al perseguimento di obiettivi comuni, tra i quali promozione di interessi che non possono essere tutelati a livelli del singolo Stato. - Possibili finalità sono la promozione della pace, della sicurezza internazionale, la promozione del commercio internazionale, salute globale, lotta alla fame nel mondo. - Quando queste riunioni avvengono vi siedono i delegati dei governi (gli attori sono governi -\> organizzazioni intergovernative), ogni cambiamento e decisione va firmata da tutti, se v'è il veto la decisione non si prende. In realtà l'Ue nasce come organizzazione internazionale, ma è qualcosa di più, nel corso del tempo si è distanziata enormemente dalle organizzazioni internazionali classiche. Presenza di un bilancio comunitario, finanziato anche da risorse proprie, non direttamente conferite dagli Stati Presenza di un diritto comunitario, ha efficacia diretta per i cittadini e le organizzazioni nazionali e può essere fatto valere, davanti ai tribunali nazionali, nei confronti dello stesso governo nazionale. Inoltre esso è in rapporto di supremazia rispetto alla legislazione nazionale e rende nulla la legislazione nazionale che sia con esso in contrasto Presenza di un parlamento europeo direttamente eletto dai cittadini dell'unione, nel corso del tempo è divenuto un vero e proprio potere legislativo. [Perché ci chiediamo se l'Ue è uno Stato ?] Le definizioni dell'Ue ne sottolineano la novità e in qualche misura l'unicità. La specificità della sua traiettoria non esclude che l'Ue possa essere studiata con le categorie e i modelli elaborati per studiare i sistemi politici convenzionali. Esempio - approcci neo istituzionalisti [Istituzionalismo storico: ] - Pearson : si concentra sul percorso e la traiettoria dell'UE piuttosto di che cosa è l'Ue, la possibilità di comparazione cresce - Bartolini : sottolinea che lo studio dell'integrazione europea può essere denominato come non state building, perché quello che è uscito dal percorso di integrazione europea non è uno stato, tuttavia ha molte similarità con quel percorso - Fabbrini : compara la traiettoria di sviluppo di USA e Ue come due casi di compound polities Definizioni di Unione Europea: Un sistema politico ( Simon Hix ) Un sistema di policies without politics ( Vivien Schmidt ) 1\) Unione europea come sistema politico Un sistema politico ( Easton 1966) prevede inputs (domande, richieste e sostegni in termini di voto e legittimazione) e outputs (decisioni e azioni), in mezzo c'è lo scambio tra un chi ed un che cosa (scambio politico). La classe politica propone un che cosa e sulla base di questo che cosa la classe dirigente seleziona i leader e la classe diretta li vota. La parte di elaborazione delle informazioni che entrano nella black box è nelle mani dei politici, ma non solo, appartiene anche a tutti quei tipi di potere che possono influire sul processo decisionale pubblico, come esperti che vengono chiamati per dare un'opinione, ma anche le strutture burocratiche dei ministeri (burocrati e tecnocrati). Gli output sono quelli che poi incidono sulla nostra vita di tutti i giorni. Nel sistema politico europeo tutto è molto più complesso: - **Ingresso di input** da parte dei cittadini - Chi c'è nella **black box**? - **Uscita di output** 2\) Vivien Schmidt : l'unione europea come sistema di policies without politics **[Politics]**: attività di governo (input e black box stessa). Il tema centrale è quello della competizione per la conquista e la gestione del potere politico. **[Policy (o meglio le policies)]**: output, quello che esce dalla black box, riguarda la produzione politica **[Polity]**: riguarda la comunità politica, riguarda tutto il sistema, comprende l'ambiente e l'input Cosa intende Schmidt con "Un sistema di policies without politics" : Un numero sempre maggiore di ambiti di politiche pubbliche sono decisi a livello Ue, e non più quello dei singoli Stati La competizione politica a livello Ue (la decisione su chi compone la black box, cioè su chi decide) è spesso dettata da logiche burocratiche o di expertise (tecnocrazia), è poco trasparente (non è accountable) e non ha legittimità democratica. ***[Che cos'è quindi l'unione europea?]*** Non possiamo che rimanere con una definizione di lavoro di quella che è l'Unione Europea, non avendo una terminologia in grado di rappresentarla nel suo complesso. Ciò su cui dobbiamo concentrarci è la questione della sovranità. Il processo di integrazione europea deve essere interpretato come un processo di condivisione della sovranità nazionale, in cui, nel corso del tempo, gli Stati europei sono passati da Stati sovrani a Stati membri. Gli Stati nazionali, ovviamente, non sono scomparsi; tuttavia, hanno ceduto sempre più ampie quote di sovranità a questo nuovo centro politico. Il passaggio non è ancora terminato: non abbiamo, per esempio, ceduto il monopolio della violenza, quindi il processo è in corso. La comparazione è con il sistema degli Stati derivanti dall'ordine post-vestfaliano (dopo la Pace di Westfalia del 1648), un periodo in cui gli Stati hanno sviluppato un rapporto sempre più stretto tra capacità di coercizione ed estensione territoriale. Si è quindi assistito alla creazione di Stati territoriali sovrani, con confini definiti, che si riconoscevano l'uno con l'altro come unità indipendenti. Attraversare un territorio statale senza alcun tipo di accordo significava dichiarare guerra. Gli Stati si relazionano tra di loro attraverso la forza (dichiarando guerra) o tramite la diplomazia (stipulando accordi). L'ordine post-vestfaliano segna storicamente una netta differenza rispetto all'ordine precedente, ancora influenzato dalle dinamiche medievali e dal papato, caratterizzato da una frammentazione del potere politico. Dopo la devastazione della Seconda Guerra Mondiale, con migliaia di cittadini europei morti sotto le bombe o per mano degli eserciti, si inizia una discussione su una possibile ridefinizione dell'ordine europeo, scaturita dal sistema derivante dalla Pace di Westfalia. La presenza di numerosi Stati sovrani, con i propri eserciti e le proprie preferenze economiche o geopolitiche, era stata un terreno fertile per due guerre nei primi cinquant'anni del '900. La devastazione e il dramma della Seconda Guerra Mondiale portarono gli Stati europei a interrogarsi su quale tipo di soluzione potessero trovare al pericolo di guerre costanti. Come stabilire un modello che garantisse la pace da un lato e la crescita economica dall'altro, trovando, per esempio, degli alleati? L'Europa non sembrava più al centro del mondo: due grandi potenze erano emerse, in particolare durante la Seconda Guerra Mondiale, mettendo in discussione la centralità europea e ponendo nuove sfide per i paesi europei. Per andare ad investigare perché ed in che modo gli Stati europei, in particolare i sei paesi fondatori, hanno iniziato il percorso di integrazione viene proposto un modello analitico che distingue fra: **Problemi** che caratterizzano lo scenario europeo alla fine della 2WW (ricostruzione economica, problema tedesco, inizio della guerra fredda e perdita della centralità europea, maggiore interdipendenza economica) **Soluzioni** ovvero modelli istituzionali disponibili **Preferenze** degli Stati di natura geopolitica ed economica 1\. Problemi dell'Europa alla fine della Seconda Guerra Mondiale - **Problema economico**: Diffuso tra gli Stati europei, molte industrie erano state distrutte e altre erano state completamente dedicate alla produzione bellica. Era quindi necessario ricostruire le economie europee per garantire una crescita economica in un periodo di pace. - **Problema politico**: C'era paura del riarmo della Germania e la necessità di trasformarla in un alleato politico ed economico. La Germania, rispetto ad altri paesi come la Francia, possedeva molte risorse, come il carbone. Era necessario disinnescare il potenziale di rischio rappresentato dalla Germania, inglobandola in qualche tipo di organizzazione per controllarne la ricostruzione politica ed economica. - **Problema dell'aumento dell'interdipendenza**: le sfide necessitavano di accordi tra più Stati, difficili da gestire a livello individuale. - **Problemi condivisi** [ ] ( fanno da motore dell'integrazione ) : anche lo sviluppo successivo del processo di integrazione europea avverrà sullo sfondo di problemi condivisi: 2)Soluzioni in campo economico e politico Soluzioni in campo economico : - [Creazione di un'area di libero scambio]: un modello di integrazione economica più leggero, ma rivoluzionario per l'epoca. Gli Stati europei avrebbero potuto beneficiare di un mercato in cui scambiarsi reciprocamente prodotti senza pagare dazi di importazione. Questo avrebbe consentito ai paesi di ampliare i propri mercati, passando da una produzione nazionale a una internazionale. Avrebbe comportato l'abolizione di tariffe doganali e restrizioni quantitative sugli scambi tra gli Stati aderenti. - [Creazione di un'unione doganale]: questo modello include un'area di libero scambio e permette ai paesi aderenti di coordinarsi sulle barriere doganali nei confronti di paesi terzi, necessitando quindi di armonizzazione delle tariffe e delle quantità importate. L'unione doganale rappresenta uno sviluppo dell'area di libero scambio. Soluzioni in campo politico : - [Possibilità di continuare con la normale diplomazia:] prevedeva una forma di cooperazione intergovernativa tradizionale. - [Possibilità di un modello federalista] (Stati Uniti d'Europa): il primo antecedente si trova nel saggio di Kant, "Perpetual Peace", del 1795. Kant sosteneva che, dato che l'ordine internazionale degli Stati è un sistema anarchico, era necessario definire un ordine giuridico per garantire la pace mondiale. Approccio teorico basato sulle preferenze degli Stati, la teoria dell'intergovernativismo liberale La teoria dell'intergovernativismo liberale (Moravcsik, "The Choice for Europe") suggerisce che a muovere gli Stati siano le preferenze di natura economica e geopolitica. Spesso, quando parliamo dell'arena internazionale, immaginiamo Stati mossi dalla logica della potenza. Se assumiamo un principio di razionalità degli Stati, possiamo pensare che si muovano per massimizzare il proprio potere nelle relazioni reciproche. Moravcsik integra alle preferenze geopolitiche anche quelle di natura economica. **Preferenze di natura geopolitica** Queste riguardano le preoccupazioni degli Stati per la propria sicurezza. I paesi appena usciti dalla guerra volevano prima di tutto la pace e la stabilità dei propri confini, faticosamente raggiunti. Inoltre, gli Stati che si erano resi conto di essere diventati più piccoli nello scacchiere globale desideravano riprendere un ruolo di grandi potenze e incidere nella politica mondiale. Ovviamente, gli Stati si percepiranno più o meno influenti a seconda delle circostanze. Tutti gli Stati avevano interesse a mantenere il loro status di grande potenza, in particolare per: Contenere il pericolo rappresentato dall'Unione Sovietica. Contenere il riarmo della Germania. Alcuni Stati europei mantenevano le proprie colonie o rapporti privilegiati con esse e volevano far valere anche queste preferenze. Dal punto di vista ideologico, tra le élite politiche europee circolavano idee fortemente influenzate dall'ideale federalista, ma non erano le uniche. Persisteva anche la volontà di preservare i confini e la sovranità nazionale. Per alcuni paesi, la fine della Seconda Guerra Mondiale segnò la conclusione delle esperienze totalitarie, ma non cancellò del tutto gli ideali nazionalisti e sovranisti. Questo mix di preferenze geopolitiche ed economiche contribuì a ostacolare l'adozione del federalismo come via per l'integrazione. Differenze tra i vari paesi, che dialogavano sulla possibilità di intraprendere un percorso di integrazione: - [Gran Bretagna]: credeva ancora di essere una superpotenza, con una potenza militare superiore a quella degli altri Stati. Manteneva un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti e uno molto forte con le proprie colonie. - [Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo]: questi Stati medi e piccoli percepivano la propria vulnerabilità e tentavano di proclamare la loro neutralità, pur rimanendo coinvolti nei conflitti. - [Germania]: non era nemmeno interpellata. - [Francia]: voleva controllare la ricostruzione tedesca per trasformarla in un alleato piuttosto che in una minaccia. Era il paese con il maggior interesse a stabilire rapporti di alleanza con la Germania per ragioni geopolitiche (evitare una nuova invasione) e per motivi economici, poiché dipendeva in larga parte dalle materie prime tedesche. - [Italia]: desiderava tornare a essere un attore nello scenario globale e riscattarsi dopo vent'anni di fascismo, l'alleanza sciagurata con il nazismo tedesco e la sconfitta militare. **Preferenze di natura economica** Spingono verso l'integrazione quei paesi che hanno Sistemi economici strutturalmente più simili Sistemi economici caratterizzati da tipi di produzione diversa ma complementari, le cui interazioni li avrebbero avvantaggiati vicendevolmente Ci sono casi in cui i sistemi economici non sono né simili né complementari, essi sono caratterizzati da imprese di piccola e media dimensione, oppure da grandissime imprese con grande slancio multinazionale che possono trovarsi in difficoltà tra di loro. Il valore che vuole essere massimizzato per tutti, se dal lato geopolitico è la potenza globale, in campo economico si vuole massimizzare la crescita, quindi crescita e distribuzione del benessere all'interno della società. Le preferenze economiche dipendono fortemente dalla struttura dell'economia : - Peso del settore agricolo vs industria e terziario, es: sistema agricolo francese era molto forte e guidato da medie e piccole imprese contadine sindacalizzate, al contrario il Regno Unito presentava grandi imprese agricole. Non si vedeva tutta questa convenienza nell'integrazione del mercato di questi due paesi. - Dimensioni delle imprese : imprese più grandi sono più competitive perché riescono ad abbassare i prezzi. es: la Gran Bretagna era molto competitiva e favorevole ad una grande area di libero scambio, gli altri Stati erano invece preoccupati da ciò, perché un'integrazione completa di questi sistemi economici, tenendo conto della Gran Bretagna che non aveva un sistema né simile né complementare, avrebbe portato degli svantaggi - Dipendenza o indipendenza per l' approvvigionamento energetico : vi erano paesi produttori e paesi consumatori: da un lato, la Gran Bretagna, con risorse carbonifere proprie, alimentava la sua industria in modo autonomo. Dall'altro, la Francia era fortemente dipendente, soprattutto per il carbone, da altri paesi europei, in particolare dalla Germania. Un caso particolare è rappresentato dall'Italia: pur avendo molte risorse, mancava di forza lavoro, poiché molti italiani si erano trasferiti in Belgio per lavorare come minatori. - Destinazione dei flussi commerciali : la Gran Bretagna commercia con le ex colonie, mentre i sei paesi fondatori sono prevalentemente orientati al mercato europeo. - Capacità di lobbying sui governi nazionali dai gruppi che rappresentano gli interessi economici : forza della lobby agricola francese e della Federation of British Industry che rappresenta gli interessi industriali nel Regno Unito [SOLUZIONE SCELTA : ] A qualcuno dei paesi europei non conveniva prendere parte al processo di integrazione (GB) così rimasero esclusi. La soluzione scelta sarà una soluzione minima, una soluzione che prevede dei vantaggi immediati per tutti, ovvero una soluzione che prevede un'area di libero scambio limitata a due materie prime m il carbone e l' acciaio. Sottolineiamo che ovviamente c'era chi sperava che questa fosse una soluzione temporanea, i padri fondatori Schumann e Monet speravano questo fosse solo il primo passo verso un'integrazione sempre più profonda. Istituzione della CECA Parigi 1951 Il carbone era una risorsa fondamentale per l'industria europea, essendo la principale fonte energetica. Alcuni paesi lo producevano, mentre altri ne avevano un grande bisogno; tutti avrebbero potuto trarre vantaggio da una crescita economica. L'industria dell'acciaio, sovradimensionata durante il periodo bellico per la produzione di armi, era cruciale per lo sviluppo industriale europeo, ma necessitava di una ristrutturazione. Inoltre, la liberalizzazione degli scambi di acciaio sollevava questioni geopolitiche: controllare la produzione tedesca significava anche monitorare la produzione di armi. L'idea di un libero scambio di queste due materie prime, sebbene limitata, era di grande importanza per l'industrializzazione europea e per le dinamiche geopolitiche. I padri fondatori si aspettavano un proseguimento dell'integrazione, credendo in un'espansione graduale per settori funzionali. Secondo questa visione, l'integrazione di un settore avrebbe portato a quella di settori adiacenti, un concetto noto come funzionalismo. La strategia di Jean Monnet illustrava come procedere verso l'integrazione, focalizzandosi su settori vicini, senza definire chiaramente la direzione futura, anche se Monnet aspirava a un'integrazione politica. Monnet sosteneva che l'integrazione dovesse avvenire attraverso piccoli passi, spingendo i popoli europei a concentrare le loro richieste su un centro politico sovranazionale, iniziando con concessioni di sovranità. Il suo obiettivo finale era l'integrazione politica, ma il percorso doveva iniziare da settori economici, promuovendo un'integrazione che si sarebbe sviluppata automaticamente. I paesi fondatori del trattato di Parigi furono Francia, Italia, Paesi Bassi, Lussemburgo, Belgio e Germania. Gli iniziatori furono Jean Monnet e Robert Schuman, con quest'ultimo che nel 9 maggio 1950 esplicitò una strategia di integrazione a piccoli passi. Monnet sottolineava che l'Europa non si sarebbe realizzata tutta in una volta, ma attraverso concrete realizzazioni che avrebbero creato una vera solidarietà, riferendosi anche a un'integrazione sociale tra i popoli europei. Non solo un'area di libero scambio, creazione delle prime istituzioni Accanto alla creazione del mercato libero di carbone e acciaio, vi fu la creazione di alcune istituzioni che regolano e presidiano l'area di libero scambio: [Alta autorità], corrisponde concettualmente alla commissione europea [Consiglio speciale dei ministri], che precede l'attuale consiglio dei ministri [Assemblea], che è attualmente il parlamento europeo [Corte di giustizia] Due di queste istituzioni (alta autorità e corte di giustizia) saranno indipendenti dai governi nazionali, assumendo un carattere sovranazionale, cioè possono prendere decisioni che non richiedono l'unanimità tra i paesi fondatori. Questo è il momento che differenza l'Ue da un'organizzazione internazionale : l'istituzione dell'alta autorità costituisce un'innovazione storica perché caratterizzata da una prima concessione di sovranità da parte degli Stati nazionali, sebbene limitata a due materie prime. Il modello comunitario originario era una combinazione di elementi sovranazionali e intergovernativi. Le istituzioni che ora (2024) chiamiamo sovranazionali sono commissione, parlamento e corte di giustizia intergovernative sono consiglio europeo e consiglio dei ministri. La distinzione sta nella composizione - **Sovranazionale** : un'istituzione si dice sovranazionale quando autonoma rispetto ai governi nazionali che l'hanno creata, detiene un potere che si colloca sopra e va oltre quello degli Stati nazionali, è in qualche misura autonomo rispetto ai governi nazionali. - **Intergovernativa** : un'istituzione si dice intergovernativa quando un organismo o una procedura è dominata dai governi degli Stati membri (concetto chiave di unanimità, ora la maggior parte delle decisioni non sono prese con l'unanimità) L'equilibrio tra elementi sovranazionali d intergovernativi è uno dei parametri con cui commisurare lo sviluppo istituzionale delle comunità e poi dell'unione europea Vicenda della CED e risoluzione di Messina Parallelamente alla creazione della CECA, su iniziativa della Francia e con il supporto degli Stati Uniti, si tentava di promuovere l'integrazione attraverso una Comunità Europea di Difesa (CED), proposta nel 1950 dal ministro francese Pleven. Questa avrebbe dovuto portare alla costituzione di un esercito Nel 1952, i primi ministri e capi di Stato dei sei paesi firmarono il trattato per la CED, che prevedeva: - Un quadro istituzionale simile a quello della CECA - Una struttura di comando unificata con un ministro della difesa europea - Un esercito europeo, con ogni paese che avrebbe ceduto parte delle proprie forze armate, integrando completamente l'esercito tedesco, disinnescando così il potenziale bellico della Germania Tuttavia, la Francia non ratificò il trattato (fondamentale per far andare il trattato ad importo), votando contro la sua approvazione. Poiché un solo paese può bloccare il processo, questo rappresentò il primo fallimento dell'integrazione europea. Di conseguenza, i paesi europei decisero di rinunciare temporaneamente all'integrazione politica e di tornare a concentrarsi sull'integrazione economica. Nella Risoluzione di Messina del 1955, i governi concordarono di proseguire con l'integrazione economica, abbandonando l'integrazione politica per il momento, segna la rinuncia all'integrazione politica. Istituzione CEE ed EURATOM Roma 25 marzo 1957 CEE : - Rimozione tariffe interne (per tutti i prodotti) - Tariffa comune verso paesi terzi (eliminare vantaggio competitivo dei singoli Stati membri)(armonizzazione tariffe di import) - Promozione del libero scambio di merci e libero movimento di servizi e persone ------\> [Si passa da un'area di libero scambio ad una vera e propria unione doganale] (estendono a tutti i prodotti del commercio l'area di libero scambio, quindi area priva di dazi) ------\> [Focus principale su policy e non politics] (non si preoccupano di questioni di hard politics, ma ampliamo il numero di politiche, senza aumentare il potere decisionale). ------\> [Ideologia] : libero mercato (concetto di market making, quindi non interventismo dello stato, per esempio se una grande banca o impresa fallisse lo Stato non deve intervenire), capitalismo liberale *[Modello originario della CEE]* Combinazione di elementi (istituzioni e procedure) sovranazionali (Commissione, Corte di Giustizia) e intergovernativi (voto all'unanimità in Consiglio dei Ministri) - Manca una chiara divisione dei poteri, esecutivo e legislativo sono condivisi - Deficit democratico, nessuna delle istituzioni del modello originario della CEE era elettiva - Importanza di elementi istituzionali di tipo "non maggioritario", sovra rappresentanza dei piccoli Stati membri, agenzie regolative indipendenti EURATOM è la Comunità europea per l'energia atomica Dimensioni di sviluppo Lo sviluppo del processo di integrazione europea può essere riassunto considerando due direttrici di sviluppo: Allargamento Approfondimento [1.Allargamento - widening ] Lungo processo che ha portato gli Stati membri ad essere da 6, fondatori, a 27. *Perché c'è stato un allargamento?* Negli anni, l'integrazione tra i sei Stati fondatori ha prodotto risultati positivi e vantaggiosi per i membri. I paesi confinanti hanno cominciato a rendersi conto dei benefici di far parte di quest'area di libero scambio, che si è poi trasformata in un'unione doganale. Allo stesso tempo, si è evidenziato lo svantaggio di essere esclusi, poiché i flussi commerciali si concentravano tra i membri della comunità. Si tratta di uno spillover geografico auto-propulsivo: l'allargamento si autoalimenta, un concetto chiave della teoria neo-funzionalista. Questo fenomeno riflette la capacità attrattiva del modello di integrazione europea, che si estende al di fuori dei confini degli Stati membri, spiegando così il processo di allargamento. **Ondate di allargamento** 1973,1981,1986,1995,2004,2007,2013 - : Entrano Danimarca, Olanda e Regno Unito, è un primo allargamento che sarà sofferto - : Entra la Grecia - : Entrano Spagna e Portogallo - : Entrano Svezia, Finlandia e Austria - : Entrano Cipro, Malta, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Polonia, Slovenia, Lituania, Lettonia, Estonia. Questo è l'allargamento più significativo nella storia dell'Unione Europea, poiché porta quasi a un raddoppiamento del numero di Stati membri. In questo contesto, entrano anche "paesi problematici", cioè nazioni che, prima della caduta del muro di Berlino, erano sotto l'influenza dell'URSS. - : Entrano Bulgaria Romania - : Entra la Croazia - restringimento con l'uscita del Regno Unito Anche se abbiamo visto 7 date si parla di 5 ondate per quanto riguarda le negoziazioni o le caratteristiche dei paesi stessi : *Primo allargamento al nord (1973)* : Per la prima volta ci troviamo di fronte a una caratteristica che caratterizzerà anche gli allargamenti successivi. Situazione asimmetrica fra i paesi della ceca e i paesi richiedenti: gli Stati della ceca avevano più potere negoziale rispetto a quelli esterni. *Secondo allargamento del mediterraneo (1981 e 1986)* : Caratterizzato dal significato politico e simbolico che l'adesione aveva tre paesi che avevano appena completato la transizione verso la democrazia, più la Grecia, il Portogallo e la Spagna che necessitavano di sostegno finanziario. *Terzo allargamento dell'EFTA (1995)* : In riferimento al fatto che Austria, Finlandia e Svezia che erano già membri dell'area europea di libero scambio EFTA. È il ciclo meno controverso tra gli allargamenti perché i tre paesi erano ricche democrazie consolidate *Quarto allargamento ad Est (2004-2007)* : L'Unione Europea inizia a discutere di eventuali riferimenti normativi che possano permettere di decidere facilmente quando si può ammettere o meno un paese. Fino ad allora non si erano posti molti problemi. L'unione ha dovuto rispondere agli effetti del crollo del comunismo, al desiderio delle democrazia di nuova costituzione di tornare in Europa e alle nuove preoccupazioni in materia di sicurezza poste dalla fine della guerra fredda. Vengono introdotti i [Criteri di Copenaghen] *Allargamento dei Balcani 2004 e 2013* : Balcani occidentali sono una regione più instabile in quanto governance democratica **I criteri di Copenaghen** Criteri per l'accesso definiti dal consiglio europeo di Copenaghen : ***Criterio politico*** : il sistema politico degli Stati che desideravano entrare nell'Ue doveva essere quello di una democrazia liberale, dove venivano garantiti i diritti umani ***Criterio economico*** : i paesi che desideravano far parte dell'Ue dovevano avere un'economia di mercato, non statalizzata, orientati allo scambio ***Criterio legale/normativo***: gli Stati dovevano recepire immediatamente tutti l'insieme di obblighi politici che accumunavano e vincolavano gli Stati membri dell'unione europea e che dovevano essere accolti senza riserve dai paesi che volevano entrare a farne parte Il caso della Turchia Tre problemi principali che caratterizzano il dibattito sull'entrata della Turchia nell'UE : - Ha istituzioni democratiche e rispetta i diritti umani? - È un paese europeo? Condivide i valori europei? - Questione di Cipro non ancora risolta, la Turchia occupa parte del territorio dell'Unione Europea [Pro e contro dell'adesione della Turchia:] ***Pro*** - Con una popolazione di 85 milioni di persone garantirebbe un'enorme espansione del mercato europeo - Ha una popolazione giovane che permetterebbe un grande aumento della forza lavoro - Occupa una posizione strategica con il medio oriente - Possiede l'esercito più grande all'interno della nato dopo gli Stati Uniti, rafforzerebbe il potenziale UE ***Contro*** - Diventerebbe il paese più grande dell'Unione Europea in termini di popolazione, cambiando gli equilibri politici - Ha un sistema economico instabile, in difficoltà, e attrarrebbe molte risorse di fondi di coesione per garantire uno sviluppo omogeneo e una ridistribuzione della ricchezza al suo interno (costerebbe molto in termini di budget) - Confina con Stati problematici o in situazioni di guerra, cose di cui dovrebbe occuparsi l'unione europea (Siria, Iran, Iraq) - Il 20% della popolazione dell'Unione Europea sarebbe musulmana, trasformando le sue radici culturali **[2.Approfondimento -- deepening]** Definiamo l'approfondimento come la crescita nell'ampiezza del ruolo e nel grado di integrazione europea in termini di costruzione di istituzioni, legittimità democratica e politiche europee. All'interno dell'approfondimento possiamo distinguere due direttrici diverse: ***Istituzionale***: riguarda il trasferimento della capacità decisionale dallo Stato membro alle istituzioni europee. Questo significa che lo Stato concede parte della propria autorità a Bruxelles, creando un nuovo centro decisionale sovranazionale. Di conseguenza, c'è un trasferimento di sovranità, poiché le istituzioni europee acquisiscono più potere nel prendere decisioni. L'obiettivo è che i cittadini spostino gradualmente la loro lealtà dal governo nazionale a quello europeo. ***Funzionale*** : riguarda l'ampliamento delle aree di politiche pubbliche che possono essere decise a livello europeo ( si può misurare in termini quantitativi ) Non sempre questi due aspetti avvengono insieme: l'Unione Europea potrebbe espandere le aree di intervento delle sue politiche, ma avere comunque un potere limitato nel prendere decisioni, e viceversa. ALLARGAMENTO VS APPROFONDIMENTO *[Quanto si potrà ancora sviluppare l'Ue?]* Alcuni studiosi ritengono che l'aumento del numero di paesi membri dell'Unione Europea possa portare a una maggiore diversità nei sistemi politici, economici e nei valori tra i vari Stati. Di conseguenza, più aumentano i paesi, più diventa difficile raggiungere decisioni condivise, riducendo il grado di integrazione europea. Se l'UE fosse solo un'unione economica, questo non rappresenterebbe un problema, ma oggi l'UE è a un livello più avanzato di integrazione. Allargare l'Unione potrebbe mettere a rischio i progressi fatti finora, che hanno superato il semplice progetto economico. Esiste quindi un compromesso: se vogliamo un'integrazione più profonda, dovremmo coinvolgere meno paesi; se invece ampliamo l'Unione a più Stati, l'integrazione dovrà essere meno intensa. È difficile perseguire entrambi gli obiettivi allo stesso tempo. Alcuni paesi spingono per una maggiore integrazione, mentre altri sono più cauti. Questo ha portato all'idea di un'**Europa a geometria variabile**, dove alcuni Stati, soprattutto quelli fondatori, spingono per maggiore integrazione, mentre i paesi più recenti scelgono di non partecipare a tutte le iniziative. Inoltre, esiste un disaccordo tra i leader europei sugli obiettivi stessi dell'integrazione. Posizioni varie a livello europeo : A more political union? Juncker 2015 (trasformare UE in una unione politica) A more social Union? Juncker, European Pillar of Social Rights 2018 (idea di creare costituzione sociale) A more green, digitalized, resilient and democratic EU, Avon Der Leyen, programma commissione 2019 Studiamo l'approfondimento attraverso lo sviluppo dei trattati principali : Sviluppo del processo di policy making (approfondimento istituzionale) Aumento delle aree di policy (approfondimento funzionale) Trattati **Compromesso di Lussemburgo 1966** - Dopo l'entusiasmo iniziale per l'integrazione europea, si verificò la **crisi della sedia vuota**, quando De Gaulle boicottò le riunioni del Consiglio per evitare che decisioni, soprattutto in ambito agricolo, fossero prese a maggioranza. - Il compromesso raggiunto diede a ogni Stato il **potere di veto** su decisioni che considerava contrarie ai propri interessi nazionali, imponendo l'unanimità nelle scelte importanti. - Questo blocco rallentò l'integrazione europea per i successivi vent'anni. Atto unico europeo (AUE) 1986 Avviene la prima grande revisione dopo i trattati di Parigi (1951) e Roma (1957), è un momento di rilancio dell'integrazione europea. *Approfondimento istituzionale:* - Rafforzamento del processo decisionale con l'introduzione del **voto a maggioranza qualificata** nel Consiglio dei ministri - Viene potenziato il ruolo del Parlamento Europeo, che dal 1979 venne eletto con **suffragio diretto**. Inoltre, la **procedura di cooperazione** rese obbligatoria la consultazione del Parlamento su diverse materie da parte del Consiglio dei ministri. *Approfondimento funzionale:* - Ampliamento degli ambiti di policy Trattato di Maastricht 1992 *Approfondimento istituzionale* - Rafforza l'elemento sovranazionale del consiglio dei ministri, che può prendere decisioni a maggioranza qualificata su un numero maggiore di casi. - Ulteriore rafforzamento del ruolo del Parlamento Europeo nel processo decisionale tramite potere di veto: meccanismo della co-decisione con il consiglio dei ministri in alcuni ambiti decisionali. *Approfondimento funzionale:* - Definizione delle procedure e tabella di marcia per la costruzione di una Unione Economica e Monetaria (EMU) dotata di moneta unica Trattato di Amsterdam 1997 *Approfondimento istituzionale:* - Ulteriore rafforzamento del ruolo del parlamento europeo nel processo decisionale tramite estensione della codecisione a tutti gli ambiti decisionali *Approfondimento funzionale:* - Ampliamento degli ambiti di cooperazione nel settore di 'Giustizia e Affari Interni' : creazione di un area di "libertà, sicurezza, giustizia" Trattato di Nizza 2001 - trattato di allargamento (non approfondimento) Si occupa di preparare le istituzioni europee ad un successivo allargamento e ad accogliere di conseguenza i rappresentanti dei nuovi/futuri Stati membri senza indebolirle. Vengono fatte modifiche - Nella composizione delle istituzioni europee - Nella procedura di voto è nel peso del voto dei vari paesi del Consiglio Trattato di Lisbona 2007 *Approfondimento istituzionale :* - Istituzionalizzazione del Consiglio Europeo: Il Consiglio Europeo, composto dai capi di Stato e di governo, diventa ufficialmente un'istituzione dell'UE. - Creazione di due nuovi ruoli: - Maggiore trasparenza e democraticità: Rafforza il legame tra Commissione e Parlamento Europeo, con l'introduzione del processo degli Spitzenkandidat per rendere più trasparente la scelta del Presidente della Commissione. *Approfondimento funzionale* - Ampliamento degli ambiti di policy -\> si è cercato di rendere l'Ue più democratica ( rifacendosi alla definizione di Schmidt ) APPROFONDIMENTO ISTITUZIONALE [Lo sviluppo del processo decisionale ] Il processo decisionale nell'Unione Europea, stabilito dai Trattati di Roma del 1957, seguiva una struttura chiara e ben definita. La Commissione Europea aveva il compito di proporre le leggi, esercitando l'iniziativa legislativa. Il Parlamento Europeo, all'epoca noto come assemblea, forniva un parere consultivo. La decisione finale spettava al Consiglio dei Ministri, mentre la Corte di Giustizia era responsabile dell'interpretazione delle leggi e del loro rispetto. Con l'introduzione dell'Atto Unico Europeo nel 1986, questo sistema ha subito importanti cambiamenti. Tutte le istituzioni hanno visto crescere il proprio ruolo, e i poteri sono stati progressivamente condivisi in modo più equilibrato tra di esse. Di conseguenza, le responsabilità e i ruoli non erano più rigidamente separati come in passato, portando a una maggiore cooperazione e interazione tra le diverse istituzioni. **[Lo sviluppo del processo di policy making]** Cambiamenti : - Nel tempo, il Consiglio dei Ministri è diventato più coinvolto nell'iniziativa legislativa, non limitandosi più solo alla decisione finale. - La Corte di Giustizia dell'Unione Europea, con le sue sentenze, ha influenzato questioni di policy e istituzionali, spostando poteri importanti dagli Stati membri all'Unione Europea. - Allo stesso tempo, il Parlamento Europeo ha gradualmente esteso in modo significativo il suo potere legislativo, rafforzando il proprio ruolo nel processo decisionale. In passato, la Commissione proponeva e il Consiglio votava. Oggi sia Consiglio che Parlamento possono richiedere di legiferare e votano insieme. La codecisione è ora il meccanismo prevalente. Il consiglio europeo Il Consiglio Europeo è molto importante per l'integrazione europea, perché ne fanno parte i capi di governo degli Stati membri. Anche se non ha poteri legislativi o esecutivi, ha un ruolo decisivo nel fissare l'agenda dell'Unione: stabilisce le priorità e indica alla Commissione su quali temi è utile legiferare e su quali no, in base alla possibilità di trovare un accordo tra gli Stati membri. Questo gli dà un'influenza significativa, poiché può decidere cosa l'Unione Europea dovrà affrontare e cosa no. Dalla crisi dell'eurozona del 2008, che ha colpito soprattutto i paesi con un alto debito pubblico, il Consiglio Europeo ha rafforzato il suo ruolo. In quel periodo, gli Stati più in difficoltà hanno avuto bisogno dell'aiuto di altri, portando i capi di stato e di governo a negoziare direttamente per gestire la crisi. Questo ha segnato un maggiore spostamento di sovranità verso l'Unione, rafforzando l'integrazione. Tuttavia, con il ritorno delle negoziazioni tra Stati membri, c'è stato un passo indietro nell'integrazione. Molte decisioni sono state prese a livello intergovernativo, ad esempio per affrontare crisi come quella dei migranti o la pandemia. APPROFONDIMENTO FUNZIONALE **[Aumento delle aree di policy ]** L'aumento delle aree di policy ha accompagnato una maggiore integrazione economica. Possiamo affermare che c'è stato un approfondimento di queste aree, legato al concetto di spillover del neofunzionalismo di Jean Monnet. Monnet sosteneva che l'integrazione economica si sarebbe estesa quasi automaticamente da un ambito politico all'altro. Le sfide esterne hanno agito come un costante motore di questa integrazione, portando a un'espansione progressiva in settori sempre più ampi. Tipi di politiche pubbliche ( Lowi 1964 - distinzioni classica ) Questo schema ci aiuta a capire cosa sono le politiche pubbliche, oltre il loro contenuto specifico, distinguendole in base ai benefici e svantaggi che distribuiscono e alle risorse impiegate: - [Politiche regolative]: stabiliscono regole, obblighi e divieti (es. limiti di velocità, pedaggi urbani, divieti di balneazione). Le risorse impiegate sono la coercizione, come sanzioni. Nell'UE, esempi sono le regole sulla libera circolazione o le sanzioni per inquinamento. - [Politiche distributive]: assegnano risorse a gruppi specifici, ma i costi sono distribuiti sull'intera collettività. Esempi: borse di studio, detrazioni fiscali, sovvenzioni agricole. - [Politiche redistributive]: spostano risorse da un gruppo specifico ad un altro, senza distribuire i costi su tutta la collettività. Esempi: tassazione progressiva, tasse universitarie basate sul reddito. - [Politiche costitutive]: usate raramente, riguardano la struttura del sistema politico, come la legge elettorale per il Parlamento Europeo o la regola della maggioranza qualificata (QMV) nel Consiglio. Le politiche pubbliche UE Abbiamo detto che il bilancio dell'UE è più piccolo rispetto a quello degli Stati membri, rappresentando solo il 3% della spesa pubblica totale degli Stati membri. Le politiche dell'UE tendono ad avere costi ridotti e sono prevalentemente di tipo regolativo, poiché non richiedono spese dirette. La maggior parte delle politiche europee consiste nella definizione di criteri, diritti, doveri e obblighi, come i regolamenti sulla qualità dell'aria o sulla composizione di prodotti. Le politiche distributive e redistributive nell'UE sono quasi inesistenti, poiché le aree di politica pubblica più costose, come il welfare, l'educazione, la sanità e la difesa, sono gestite dagli Stati membri. Un'eccezione importante è la politica di coesione, che è una politica redistributiva. Essa mira a ridurre le disparità economiche tra Stati e regioni più sviluppati e quelli meno sviluppati, promuovendo un'armonizzazione del livello di sviluppo all'interno dell'Unione. Un altro esempio di politica distributiva è il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Livello di influenza UE nei vari settori di policy - *Influenza estesa* : commercio, agricoltura, pesca, politica monetaria (per i membri dell'eurozona) - *Influenza considerevole*: market regulation , concorrenza - *Influenza condivisa* (coordinamento e armonizzazione di questi ambiti) : politiche regionali, industriale, estera, ambiente, pari opportunità, condizioni di lavoro, protezione dei consumatori, immigrazione extra UE, macroeconomia (specialmente per membri dell'eurozona), energia, trasporti, crimini intra UE, libertà civili - *Influenza limitata* : sanità, istruzione, difesa, welfare - *Nessuna influenza* : politiche abitative, crimini interni agli stati Principali area di policy UE: creazione del mercato unico europeo La creazione del Mercato Unico Europeo (MUE) non riguarda solo l'agevolazione del commercio di beni, persone e capitali, ma anche l'armonizzazione delle strutture e delle regole per garantire un funzionamento omogeneo. Implica inoltre la definizione di una politica commerciale unica nei confronti dei paesi terzi. La creazione del MUE si realizza principalmente attraverso politiche regolative, che definiscono le norme per i prodotti destinati al commercio. Questo processo è ideologicamente orientato verso il libero mercato, promuovendo liberalizzazione e deregolamentazione. Liberalizzare significa ridurre il controllo dello Stato sul mercato, ad esempio evitando che uno Stato possa sostenere finanziariamente aziende che altrimenti fallirebbero, come accadeva prima degli anni '90. In passato, lo Stato poteva intervenire per salvare aziende in difficoltà, come quelle automobilistiche, per proteggere i posti di lavoro. Tuttavia, dopo il Trattato di Maastricht, tali interventi non sono più permessi. Un altro aspetto della liberalizzazione riguarda la privatizzazione di aziende di servizi statali. Lo Stato non può più possedere direttamente queste aziende se possono operare in modo autonomo e competitivo. Ad esempio, le Ferrovie dello Stato, un tempo gestite direttamente dallo Stato, sono ora una società per azioni. Creazione del mercato unico europeo, azioni principali: Definizioni di standard condivisi per prodotti e istituzione di certificazioni Liberalizzazione: eliminazione di monopoli nazionali e industrie protette in ambito di telecomunicazione, energia, trasporti Definizione di criteri per le industrie che vogliono commerciare nel mercato interno Controllare i casi in cui i governi nazionali possono offrire sussidi alle industrie Più recentemente: ambiente, protezione dei consumatori, sicurezza sul lavoro Livelli di integrazione economica (teorie di Balassa 1961) I livelli di integrazione economica secondo Balassa (1961) includono diverse fasi, e già si parlava di un'Unione Economica e Monetaria: [Area di scambio preferenziale]: accordo commerciale che concede vantaggi tariffari tra paesi (es. CECA). [Area di libero scambio]: eliminazione delle barriere doganali tra i membri (Free Trade Area). [Unione doganale]: oltre alla libera circolazione dei beni, c'è un tariffario doganale comune verso i paesi terzi (Customs Union). [Mercato comune/unico]: libera circolazione di fattori produttivi (persone, capitali e servizi) e politica commerciale comune. [Unione economica e monetaria]: prevede una moneta unica, politiche finanziarie comuni, il coordinamento delle politiche fiscali e la creazione di agenzie centrali condivise. Unione Economica e Monetaria (UEM) L'Unione Economica e Monetaria è stata istituita attraverso il Trattato di Maastricht. Essa prevede l'armonizzazione delle politiche economiche, finanziarie e monetarie dei paesi membri dell'Unione Europea, culminando nell'adozione di una moneta unica, l'euro. [Trattato di Maastricht del 1992] Il Trattato di Maastricht ha stabilito una serie di criteri che gli Stati devono soddisfare per poter adottare la moneta unica. Questi criteri, noti come criteri di convergenza, includono: - Bassa inflazione - Bassi tassi di interesse a lungo termine (un elevato tasso di interesse sui titoli di Stato indica che il paese è considerato a rischio di insolvenza) - Contenimento del debito pubblico - Stabilità monetaria (mantenimento di un tasso di cambio stabile della valuta) [Patto di stabilità e crescita 1997 ] Il Patto di Stabilità e Crescita è orientato a garantire nel tempo il rigore nei conti pubblici degli Stati membri dell'Unione Europea. Esso stabilisce due criteri fondamentali: - Il deficit pubblico deve essere inferiore al 3% del PIL (rapporto deficit/PIL \< 3%) - Il debito pubblico deve essere inferiore al 60% del PIL (rapporto debito/PIL \< 60%) Il Patto di Stabilità e Crescita fornisce inoltre le linee guida su come i paesi devono rientrare entro questi parametri in caso di superamento. Nascita eurozona L'Unione Monetaria per poter funzionare richiede che i paesi aderenti rispettino determinati criteri economici. Prima dell'introduzione dell'euro, i paesi hanno attraversato una fase preparatoria, chiamata "pre-euro", per verificare la stabilità dei parametri economici richiesti. Il 1° gennaio 1999 l'euro è stato introdotto come valuta ufficiale sui mercati finanziari internazionali. Tuttavia, solo 11 paesi rispettavano i criteri per aderire subito all'euro, in quello che in Italia è stato chiamato "appuntamento con l'Europa". Alcuni paesi, come il Regno Unito, la Danimarca e la Svezia, hanno scelto di non partecipare, esercitando il loro diritto di restare fuori dall'unione monetaria. La Svezia, in particolare, ha dichiarato che avrebbe aderito in futuro, ma non ha mai formalizzato l'adozione dell'euro. La Grecia, invece, inizialmente non rispettava i criteri di convergenza, ma ha intrapreso riforme economiche che le hanno permesso di aderire all'euro il 1° gennaio 2001. Con l'ingresso della Croazia nel 2023, oggi sono 20 i paesi che adottano l'euro. È importante ricordare che la nascita dell'euro come valuta sui mercati non coincide con la sua introduzione nelle tasche dei cittadini, che è avvenuta solo successivamente. Ogni Stato membro dell'UE è tenuto ad adottare l'euro una volta soddisfatti i criteri di convergenza, ma alcuni paesi non li rispettano ancora del tutto. Anche se fanno parte dell'Unione Europea, questi paesi devono implementare riforme economiche per avvicinarsi agli standard degli altri Stati membri. Questo processo può richiedere molto tempo; ci sono paesi che, pur essendo nell'UE da decenni, non hanno ancora le condizioni necessarie per adottare l'euro. Gli accordi di Schengen Parallelamente al percorso economico e monetario, si è sviluppata l'area Schengen. L'accordo di Schengen, firmato nel 1985 da cinque paesi, è nato al di fuori dei trattati e delle istituzioni dell'UE. I paesi firmatari hanno deciso di abolire i controlli alle frontiere per le persone e le merci, creando uno spazio di libera circolazione. Questo accordo iniziale è stato poi formalizzato nella Convenzione di Schengen del 1990, che ha stabilito le condizioni e le garanzie per l'abolizione dei controlli alle frontiere interne e l'armonizzazione di quelli alle frontiere esterne. L'Italia ha aderito all'area Schengen nel 1990, seguita da un numero crescente di paesi. Ciò che distingue l'area Schengen dal processo di integrazione europea è che vi aderiscono anche paesi non appartenenti all'UE, come la Norvegia e l'Islanda, che non hanno intenzione di entrare nell'Unione. Con il Trattato di Amsterdam, l'acquis di Schengen è stato integrato nel diritto comunitario, e i paesi candidati all'adesione all'UE devono accettarlo integralmente al momento del loro ingresso. Teorie Generali Le teorie generali esplorano la natura e il significato dell'Unione Europea, analizzando le ragioni e i meccanismi dell'integrazione. Si fondano sulle relazioni internazionali e considerano l'UE come un caso di evoluzione dei rapporti tra stati, un fenomeno da esaminare attraverso la lente della politica internazionale. Tra le teorie generali più rilevanti troviamo il **neofunzionalismo** e l'**intergovernativismo liberale**. 1\. **Neofunzionalismo:** - Nato tra gli anni '50 e '60, il neofunzionalismo si è sviluppato parallelamente al processo di integrazione europea, con autori di riferimento come Ernst Haas ("The Uniting of Europe") e Leon Lindberg ("The Political Dynamics of European Economic Integration"). - La teoria è federalista negli obiettivi e funzionalista nei metodi, concentrandosi sugli interessi delle élite statali, che promuovono l'integrazione europea per vantaggi razionali. - Il **Concetto di "spillover"** è fondamentale: l'integrazione in un settore crea pressioni per un'ulteriore integrazione in altri settori. Si distingue in: - **Spillover funzionale**: l'integrazione in un settore economico genera necessità di coordinamento in settori correlati, ampliando così le competenze dell'UE. - **Spillover politico**: lo spostamento delle lealtà dei cittadini e delle élite verso le istituzioni sovranazionali. Tuttavia, questo ha portato anche alla nascita di movimenti anti-europei - **Spillover geografico**: attrazione esercitata sui paesi terzi, i quali vedono vantaggi nell'adesione all'UE per beneficiare delle sue opportunità economiche. 2\. **Intergovernativismo Liberale:** - Sviluppato tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, con Andrew Moravcsik come autore principale, l'intergovernativismo liberale combina elementi realisti e liberali. - Realista nella visione degli stati come attori unitari e razionali, mira a proteggere i propri interessi in un'arena anarchica, agendo in base a preferenze geopolitiche ed economiche. - La teoria introduce una distinzione tra **low politics** (politiche economiche, poco rilevanti per la sovranità) e **high politics** (difesa e sicurezza, essenziali per la sovranità statale), sostenendo che l'integrazione può avanzare nelle low politics ma difficilmente nelle high politics. Moravcsik sostiene che le preferenze degli stati non sono unicamente geopolitiche, ma derivano anche da fattori interni; le decisioni vengono negoziate tra gli stati in base a una logica di interesse e potere asimmetrico. **Teorie a Medio Raggio** Le teorie a medio raggio, impiegate in scienza politica e politica comparata, analizzano il funzionamento delle istituzioni e dei processi decisionali dell'UE. Studiano la produzione delle politiche pubbliche, i partiti, le maggioranze, le elezioni e la distribuzione del potere tra gli stati membri. Divise tra studi sulle istituzioni e sulla produzione delle politiche, queste teorie osservano come vengono prese le decisioni in ambiti specifici, come il voto in Parlamento e l'emanazione delle politiche europee. **Funzionalismo:** Il funzionalismo, precedente al neofunzionalismo, è una teoria liberale delle relazioni internazionali che si ispira all'ideale kantiano di pace perpetua. Sostiene che, nel tempo, gli stati diventeranno obsoleti poiché incapaci di rispondere alle esigenze di una società globalizzata. Secondo David Mitrany, promotore del funzionalismo, per garantire una pace duratura è necessario trasferire la lealtà degli individui a organizzazioni transnazionali capaci di rispondere meglio ai bisogni umani rispetto agli stati nazione. Critiche alle Grandi Teorie dell'Integrazione **Il Neofunzionalismo** Il principale limite del neofunzionalismo è la visione dell'integrazione europea come un processo automatico, che porta inevitabilmente a un'unione politica federale. Questa teoria assume che il passaggio dall'integrazione economica a quella politica sia una progressione naturale e scontata. Tuttavia, questa prospettiva non considera la complessità del trasferimento di sovranità dagli Stati all'Unione. Stanley Hoffmann ha evidenziato una distinzione importante tra "low politics" (politiche settoriali, come l'economia) e "high politics" (ambiti di politica estera e di sicurezza). Secondo Hoffmann, gli Stati sono disposti a cedere sovranità su questioni economiche, ma difficilmente accetteranno un trasferimento di potere in ambiti più sensibili, come quelli legati alla sovranità politica. Un'altra critica riguarda l'incapacità del neofunzionalismo di spiegare i regressi nell'integrazione europea, come dimostrato dalla Brexit. L'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea ha rappresentato il primo caso di "disintegrazione" e ha messo in crisi l'idea di un'integrazione irreversibile. **Il Neo-intergovernamentalismo Liberale** Questa teoria è adeguata per spiegare i negoziati intergovernativi, come le modifiche ai trattati che richiedono l'unanimità degli Stati membri. Tuttavia, incontra difficoltà nello spiegare le decisioni prese nei singoli settori di policy, dove intervengono anche istituzioni sovranazionali. Un aspetto problematico del neo-intergovernamentalismo è che sottovaluta l'influenza delle istituzioni sovranazionali, come la Corte di Giustizia dell'UE, che ha contribuito all'evoluzione del diritto comunitario anche contro le preferenze dei governi nazionali. Le Crisi del Processo di Integrazione Europea Oltre alla Brexit, l'UE ha affrontato altre crisi, come quella dei rifugiati, con la conseguente sospensione temporanea di Schengen, e il mancato rispetto dei diritti umani in alcuni Stati membri, in particolare in Ungheria e Polonia. A partire dalla crisi dell'eurozona, si è iniziato a parlare di una "crisi permanente" dell'UE, che sta allontanando il progetto neofunzionalista di un'integrazione automatica. Invece di avanzare verso un'unione politica più stretta, l'UE sembra dirigersi verso un modello in cui gli Stati membri procedono a velocità diverse e in direzioni diverse, con legami sempre più allentati. **Indicatori di Crisi di Legittimità dell'UE** Uno dei principali segnali della crisi di legittimità dell'UE è il crescente scetticismo dell'opinione pubblica, come mostrato dai dati dell'Eurobarometro. Anche la bassa affluenza alle elezioni del Parlamento europeo, soprattutto nel 2009 e nel 2014, evidenzia un disinteresse crescente dei cittadini. Paradossalmente, man mano che il Parlamento europeo acquisiva potere, la partecipazione elettorale diminuiva. Un altro segnale è il fallimento del referendum sulla Costituzione europea, respinto dai Paesi Bassi e dalla Francia. Inoltre, in molti Stati, tra cui la Germania, si è diffusa una retorica anti-UE, nonostante storicamente avessero beneficiato dell'integrazione. **Crisi di Legittimità e di Performance dell'U**E - **Performance**: Si riferisce all'efficacia dell'UE nel risolvere i problemi in modo equo ed economico. - **Legittimità**: Indica la convinzione che le istituzioni abbiano il diritto di governare. Questa percezione è essenziale, poiché rende i cittadini disposti ad accettare e conformarsi alle decisioni politiche. La legittimità ha anche una componente affettiva, legata al rispetto dell'autorità indipendentemente dal contenuto delle decisioni prese. **Teorie della Legittimità dell'UE** **Legittimità dell'Input**: Si riferisce alla capacità dei cittadini di influenzare il processo decisionale, come avviene in una "government of the people". In questo contesto, si parla di "deficit democratico" dell'UE, poiché la partecipazione democratica è perlopiù indiretta e il Parlamento europeo ha limitato controllo sul processo decisionale. - **Proposte di Riforma**: Per rispondere a questo deficit, è stato introdotto il meccanismo degli Spitzenkandidaten, volto a rafforzare il potere del Parlamento europeo. Questa procedura ha avuto successo nel 2014, ma non è stata rispettata nel 2019, quando i governi hanno scelto un altro candidato per la Commissione. Il deficit democratico è una preoccupazione sia per gli euroscettici, che vogliono meno trasferimenti di sovranità, sia per i federalisti, che auspicano un'Unione politica più democratica. **Legittimità dell'Output**: La legittimità in questo caso si basa sui risultati prodotti dall'UE. L'efficacia dell'UE è valutata in termini di benefici per i cittadini, ma spesso i cittadini non percepiscono i vantaggi prodotti dalle politiche comunitarie. **Legittimità del Throughput**: Riguarda la trasparenza, l'efficienza e la correttezza dei processi attraverso i quali l'UE produce le sue decisioni. **Legittimità Sostantiva**: Si riferisce alla coerenza delle politiche dell'UE con i valori fondamentali condivisi dagli Stati membri. Inizialmente, molti cittadini apprezzavano i benefici dell'integrazione europea, come la pace e il benessere, e accettavano tacitamente che i governi continuassero su questa strada. Ma, dopo il Trattato di Maastricht, alcuni paesi hanno cominciato a esprimere dubbi e l'UE è diventata un bersaglio per chi era insoddisfatto, specialmente per motivi economici. Questo cambiamento ha portato i governi a dover tenere conto dei cittadini più critici, spesso influenzati dai partiti euroscettici. Questi partiti, pur non governando, sono riusciti a guadagnare consensi e hanno spinto i partiti più europeisti a ridurre il loro entusiasmo per l'UE, come nel caso della Brexit. Diversi motivi hanno contribuito al calo di fiducia verso l'UE: molte persone si aspettano di più dall'UE rispetto a quanto viene realmente realizzato, e i governi nazionali spesso incolpano l'UE per le decisioni impopolari, usando l'Europa come capro espiatorio. Per migliorare la sua immagine e legittimità, l'UE dovrebbe puntare a riforme che la rendano più efficace e visibile nella vita quotidiana dei cittadini, come l'idea di un reddito minimo europeo. Un altro problema è la mancanza di un'identità europea condivisa: molti cittadini si sentono più legati alla loro nazione che all'Europa. Creare un senso di appartenenza comune, anche tramite progetti come Erasmus o discorsi che rafforzino l'idea di solidarietà europea, potrebbe rafforzare il legame tra cittadini e Unione Europea. MANIFESTO DI VENTOTENE Il **Manifesto di Ventotene** è un documento politico con uno scopo chiaro: fungere da guida nella lotta per il potere, radunare e ispirare persone pronte ad agire politicamente sulla base delle idee proposte. Con questo manifesto, gli autori mirano alla costruzione di un movimento federalista europeo. **Contesto storico** Siamo nel 1941, in piena Seconda Guerra Mondiale, durante la massima espansione dei totalitarismi in Europa. Al confino sull'isola di Ventotene, si ritrovano diverse figure tra cui gli autori del Manifesto, accomunate dall'opposizione ai regimi e dall'idea di un'Europa unita, libera e federale. Il loro scopo è chiaro: creare un movimento che si opponga ai totalitarismi e promuova un sistema federale europeo. **Gli autori** Gli autori principali sono Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni. Spinelli, ex comunista, era stato confinato per motivi politici; Rossi vi si trovava per la sua militanza nel Partito d'Azione; Colorni, invece, era stato confinato per le sue origini ebraiche. Nel confino, dove erano rinchiusi molti militanti politici, si sviluppava un vivace dibattito; gli autori del Manifesto, però, si distinguevano per le loro idee non allineate. Questa dissonanza rispetto alle principali correnti della Resistenza permise loro di sviluppare una visione profondamente innovativa. **Pubblicazione e diffusione** Il Manifesto venne completato nel 1941 e stampato clandestinamente. Dopo la caduta del fascismo, nel 1943, gli autori furono liberati e fondarono il Movimento Federalista Europeo, basato sulle idee del Manifesto. Questo documento avrà poi un impatto significativo nella costruzione delle istituzioni europee, tanto da essere considerato un atto fondante per l'Unione Europea. **Attualità e rilevanza del Manifesto** La lettura del Manifesto è ancora oggi rilevante, poiché offre spunti importanti per il dibattito politico contemporaneo. Secondo gli autori, la frattura politica, una volta finita la guerra, non sarebbe stata tra destra e sinistra, ma tra chi voleva un'Europa federale e chi invece continuava a sostenere gli Stati nazionali. Questa previsione mantiene attualità, in quanto il Manifesto offre una visione e un quadro di riferimento per riflettere sulle dinamiche politiche europee attuali. **Struttura del Manifesto** Il Manifesto è composto da tre sezioni principali: - **Crisi della modernit**à - **Unità europea** - **Riforma della società** **Idee principali del Manifesto** Il Manifesto presenta il federalismo come una forma di unione diversa dalla semplice cooperazione tra Stati, e si oppone all'idea che i totalitarismi siano estranei alla modernità, vedendoli piuttosto come un effetto estremo di concetti già presenti nella cultura occidentale, come la libertà e la razionalità. Gli autori osservano che scienza e democrazia condividono valori simili: entrambe si basano su un orizzonte di libertà di espressione e di indagine, e solo le democrazie possono realmente garantire un dibattito fondato su dati scientifici. **Il problema della sovranità** Un tema centrale del Manifesto è la contraddizione insita nel concetto di sovranità. Internamente, lo Stato può arrivare a sacrificare la libertà degli individui per preservare la sovranità; esternamente, questo concetto favorisce una condizione di anarchia internazionale, in cui i conflitti tra Stati sono inevitabili. Gli autori sostengono che il concetto di sovranità, per sua natura, porterà sempre a tensioni sia interne sia esterne. **Conclusione: Perché leggere il Manifesto?** Il Manifesto di Ventotene resta rilevante perché illustra una visione chiara del federalismo europeo e delle differenze con una semplice confederazione. La critica alla modernità non è un rifiuto dei suoi valori, ma un richiamo alla necessità di evitare estremizzazioni distruttive. Gli autori chiudono con una domanda provocatoria: se hanno ragione loro, può esistere una giustizia senza una forma di governo mondiale? Il Manifesto non è solo un documento storico, ma un testo che offre una base per riflettere sulle dinamiche politiche e sociali dell'Europa di oggi. La crisi dell'Unione Europea (CUE) Negli ultimi anni, l'Unione Europea ha affrontato diverse crisi che hanno messo in discussione la sostenibilità del sistema, sollevando interrogativi sul processo di integrazione e sul funzionamento della UE come struttura politica ed economica. Le principali crisi che hanno influenzato l'Unione sono tre: 1. **Crisi economica e finanziaria (2008-2015)**: ha colpito profondamente le economie dell'Eurozona. 2. **Crisi dei rifugiati (dal 2013)**: ha portato nuove sfide nella gestione dei flussi migratori. 3. **Crisi della Brexit (2015-2020/2021)**: ha evidenziato il rischio di disintegrazione e ha avuto conseguenze economiche e politiche di vasta portata. **CUE -- La crisi dell'Eurozona** La crisi economica e finanziaria che ha coinvolto l'Eurozona ha posto il rischio che uno o più Stati membri potessero abbandonare il sistema monetario unico, mettendo in discussione la sostenibilità del progetto europeo nel suo complesso. Questo contesto ha portato a un esame della stabilità economica dell'Unione Europea. - **Performance economica dell'Eurozona**: Durante i primi anni del nuovo millennio, molte economie dell'Eurozona non si sono dimostrate performanti, con l'eccezione della Germania. La bassa crescita ha contribuito alla crisi bancaria e alle crisi del debito pubblico che hanno successivamente coinvolto l'Eurozona. **CUE -- La crisi bancaria** Tra la metà e la fine degli anni 2000, numerose banche europee avevano concesso prestiti senza avere sufficienti riserve di capitale per coprirli. Tra il 2007 e il 2008, molti debitori non furono più in grado di ripagare i propri debiti, esponendo le banche a rischi di insolvenza. - **Collasso della Lehman Brothers nel 2008**: Il fallimento della banca americana accentuò i timori sulla vulnerabilità finanziaria delle banche europee, in particolare quelle dell'Eurozona. - **Intervento dei governi**: I governi europei decisero di intervenire per salvare le banche a rischio fallimento, ma ciò comportò un incremento significativo del debito pubblico, tramite il cosiddetto **bail out**. **CUE -- Dalla crisi bancaria alla crisi dell'Eurozona** La crisi bancaria si trasformò presto in una crisi del debito sovrano, poiché i governi avevano aumentato il debito pubblico per sostenere le banche. Questo aumento del debito pubblico portò gli investitori a dubitare della capacità degli Stati di ripagare i propri obblighi. - **Crisi del debito sovrano e dell'Eurozona**: Il sistema della moneta unica iniziò a essere considerato incapace di offrire soluzioni comuni ai problemi economici dell'Eurozona. **CUE -- L'aumento dello spread** L'aumento dello spread fu una delle conseguenze della crisi del debito sovrano. Lo spread rappresenta il differenziale tra i titoli di Stato di un paese e quelli di un altro paese di riferimento, come i BTP italiani rispetto ai Bund tedeschi. - **Valore dei titoli di Stato**: Il rendimento dei titoli di Stato è un indicatore dello stato di salute economica di un paese; più l'economia è solida, meno rischiosi sono i titoli, che quindi offrono rendimenti minori. - **Effetto sui tassi di interesse**: L'aumento dei tassi di interesse obbligò gli Stati a spendere di più per finanziare il debito, innescando una spirale negativa che rese sempre più complesso ridurre il debito pubblico. **CUE -- La mancanza di consenso su come affrontare la crisi** Uno dei problemi principali fu la mancanza di consenso su come uscire dalla crisi. Gli Stati membri si divisero in due fazioni: - **Stati creditori**: La Germania, in particolare, sosteneva che l'assistenza finanziaria dovesse essere accompagnata da politiche di austerità per ridurre i debiti pubblici. - **Stati debitori (PIIGS)**: Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna ritenevano che le politiche di austerità avrebbero limitato la crescita economica, necessaria per ridurre il debito pubblico. **CUE -- La battaglia delle idee** All'interno dell'Unione Europea, emersero due visioni contrapposte che portarono a una divisione ideologica: 1. **Europa dei "virtuosi"**: Stati come Germania, Paesi Bassi, Austria e Finlandia, fiscalmente responsabili e dediti all'austerità. 2. **Europa dei "fiscalmente irresponsabili"**: I paesi PIIGS, considerati incapaci di risparmiare e investire in modo efficace. - **Conflitto tra ordoliberalismo tedesco e interventismo statale**: Questo contrasto ideologico rifletteva le diverse visioni economiche tra i paesi membri. **CUE -- Come uscire dalla crisi?** Poiché gli Stati membri hanno delegato la sovranità monetaria alla BCE, non potevano decidere di svalutare la propria moneta per stimolare il mercato interno. Inoltre, la BCE non può rifinanziare direttamente il debito pubblico dei paesi membri, poiché i Trattati europei, in particolare l'articolo 123 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea (TUE), lo vietano. - **Intervento della BCE -- Mario Draghi**: Il 26 luglio 2012, Mario Draghi pronunciò il famoso discorso "Whatever it takes" ("faremo tutto il necessario per preservare l'euro"), espandendo il mandato della BCE. Ciò spinse la Germania a richiedere un giudizio di legittimità alla Corte di Giustizia Europea. - **Outright Monetary Transactions (OMT)**: La BCE annunciò un programma per acquistare titoli di Stato di breve termine dei paesi in difficoltà, ma questo non venne mai attuato, poiché il solo annuncio del piano fu sufficiente a rassicurare i mercati. **CUE -- I prestiti e l'austerità: principio di condizionalità** L'assistenza finanziaria venne erogata sotto forma di prestiti diretti da altri Stati dell'Eurozona, in particolare dalla Germania, a condizione che i paesi beneficiari adottassero misure di austerità per ridurre la spesa pubblica e contenere il deficit. - **Esempio: Crisi greca**: La gestione della crisi greca da parte della Troika (Commissione Europea, FMI e BCE) prevedeva prestiti condizionati a tagli di spesa pubblica, riduzione delle pensioni, aumento delle tasse e dell'IVA. **CUE -- L'eredità della crisi: il Fiscal Compact (2012)** Il Fiscal Compact è il Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance dell'UE, firmato dagli Stati membri dell'Eurozona il 2 marzo 2012. - **Pareggio di bilancio**: Il trattato prevede che ogni Stato garantisca il pareggio di bilancio nelle proprie disposizioni permanenti, preferibilmente costituzionali (in Italia è stato introdotto nella Costituzione con la modifica dell'articolo 81, approvata nell'aprile 2012). - **Deficit strutturale**: Il trattato impone un limite dello 0,5% del PIL per il deficit strutturale, non legato a emergenze, e prevede che il deficit complessivo non superi il 3% del PIL, come già stabilito dal Patto di Stabilità e Crescita del 1997. **La crisi greca: una sfida per l'Eurozona** La Grecia è stata uno dei paesi più colpiti dalla crisi, con conti pubblici fuori controllo e un forte debito pubblico. Nonostante le difficili trattative e un referendum nel 2015 che respingeva ulteriori misure di austerità, il paese accettò infine le condizioni imposte dall'UE. Nell'agosto 2015, la Grecia ottenne un pacchetto di assistenza da 85 miliardi di euro per evitare l'uscita dall'Eurozona. **Il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES)** Il MES, istituito nel 2012, è un fondo che fornisce assistenza finanziaria agli Stati in difficoltà, a condizione che adottino riforme specifiche. L'Italia ha scelto di non firmare il MES, temendo il rischio di un intervento simile a quello avvenuto in Grecia. **CUE -- Leadership e limiti istituzionali** L'Unione Europea presenta un deficit di leadership, in quanto non esiste una singola autorità che guidi il blocco. Dalla crisi, tuttavia, la BCE ha ampliato il proprio mandato e acquisito maggiore rilevanza, specie sotto la guida di Mario Draghi, il quale ha fornito una leadership "di fatto" con il discorso "Whatever it takes e il programma di acquisto di titoli sovrani, contribuendo a stabilizzare la situazione economica. **Il ruolo della BCE e il Quantitative Easing** In risposta alla crisi, la BCE ha ampliato le sue politiche monetarie introducendo il **Quantitative Easing** (QE) nel 2015. Questo programma prevedeva l'acquisto di titoli pubblici e privati per sostenere l'economia e stimolare l'inflazione, cercando di riportarla verso il target del 2%. Il QE ha portato liquidità ai mercati e ha contribuito ad abbassare i tassi di interesse, favorendo il finanziamento degli Stati membri. **Riforme e il futuro dell'UE** Per rispondere alla crisi, l'UE ha introdotto diverse riforme e strumenti per migliorare la governance economica: 1. **Semestre Europeo**: Un ciclo di coordinamento delle politiche economiche e di bilancio degli Stati membri per monitorare e correggere squilibri economici. 2. **Unione bancaria**: Creata per rafforzare il sistema finanziario e proteggere i risparmiatori. Comprende il Meccanismo di Vigilanza Unico (MVU), il Meccanismo di Risoluzione Unico (MRU) e il Fondo di risoluzione unico. 3. **Riforma del Patto di Stabilità e Crescita**: Per migliorare la capacità di risposta dell'UE in caso di crisi. **Conclusioni sulla crisi dell'UE** La crisi economica e le difficoltà nell'Eurozona hanno evidenziato i limiti strutturali dell'Unione Europea, soprattutto in termini di coordinamento e coesione tra gli Stati membri. Tuttavia, le riforme adottate hanno rafforzato le istituzioni europee e la capacità dell'UE di fronteggiare crisi future. L'UE rimane impegnata a promuovere la stabilità economica e la solidarietà tra i suoi membri, sebbene restino sfide complesse, come le disparità economiche tra Stati membri, la gestione dei flussi migratori e il rischio di nuovi fenomeni di disintegrazione. Con queste riforme e politiche, l'Unione Europea spera di superare le difficoltà del passato e di consolidare il progetto europeo, ma il successo dipenderà dalla capacità di adattarsi alle sfide future e dal grado di coesione e solidarietà tra i suoi membri. BREXIT - Il Percorso del Regno Unito nell'Unione Europea Il percorso del Regno Unito verso l'integrazione europea è stato complesso sin dall'inizio. A differenza dei sei Paesi fondatori dell'Unione Europea, il Regno Unito (UK) non aderì subito, preferendo un approccio autonomo che rifletteva la sua percezione di essere una potenza globale con solide relazioni commerciali con le colonie. Solo nel 1973 il Regno Unito si unì alla Comunità Economica Europea (CEE), mantenendo comunque un atteggiamento di distacco rispetto al progetto europeo. Negli anni successivi, il Regno Unito si impegnò a mantenere alcune deroghe. Già negli anni '70, con l'elezione di Margaret Thatcher, iniziò a negoziare per ridurre il proprio contributo finanziario, ottenendo nel 1984 uno "sconto" sul budget dell'UE, in parte per il minor peso dell'agricoltura nella sua economia. Questo periodo segnò l'inizio di un'integrazione "a metà" che continuò per tutto il tempo della permanenza nell'Unione. **Esenzioni e Resistenze all'Integrazione** Il Regno Unito mantenne sempre una posizione differenziata nell'integrazione europea. Non aderì all'euro né agli accordi di Schengen, mantenendo così un controllo parziale sulle proprie frontiere. Anche sulla libera circolazione delle merci, il Regno Unito applicò controlli più rigidi rispetto agli altri membri dell'UE. Questa resistenza costante a una piena integrazione rispecchiava l'idea che il Regno Unito potesse mantenere la propria identità e indipendenza anche all'interno dell'Unione. **Il Referendum e la Vittoria del Leave** Nel 2016, il Regno Unito tenne un referendum sulla permanenza nell'UE. La maggioranza dei votanti (51,9%) si espresse a favore del Leave, spinta principalmente da motivazioni come: 1. **Sovranità Nazionale**: La necessità di "riprendere il controllo" sulle decisioni politiche ed economiche, percepite come imposte dall'UE. 2. **Immigrazione**: La libera circolazione era vista come una minaccia alla sicurezza e all'occupazione locale, alimentata da una crescente pressione migratoria. 3. **Antielitismo**: Una narrazione populista contrapponeva il popolo britannico "ordinario" all'"élite" di Bruxelles, percepita come lontana dai problemi quotidiani delle persone. Il Leave fu sostenuto da movimenti e partiti euroscettici, come il Partito per l'Indipendenza del Regno Unito di Nigel Farage, che spinsero per un "ritorno" del controllo al popolo britannico. **La Campagna del Remain** La campagna del Remain, al contrario, si basava su argomentazioni razionali legate alle conseguenze economiche negative dell'uscita. Tuttavia, non riuscì a creare una forte narrazione positiva sull'appartenenza all'UE, mancando di un'identità collettiva pro-europea. Questo contribuì a rendere la campagna meno attraente, poiché non affrontava le preoccupazioni legate all'immigrazione e all'economia, questioni fondamentali per molti britannici. **Differenze Regionali e Socio-Demografiche nel Voto** Il voto rivelò profonde divisioni all'interno del Regno Unito: - **Scozia e Irlanda del Nord**: Votarono in maggioranza per rimanere nell'UE, mentre Inghilterra e Galles votarono per il Leave. - **Caratteristiche Socio-demografiche**: I sostenitori del Leave erano prevalentemente più anziani, meno istruiti, e residenti nelle zone rurali, mentre i votanti Remain erano più giovani, istruiti, e vivevano nelle grandi città, come Londra. Queste divisioni riflettono un più ampio trend globale, in cui le aree rurali tendono a sostenere movimenti populisti e antiglobalisti, mentre le aree urbane sono più aperte e cosmopolite. **La Lenta Uscita dall'Unione Europea** Dopo il referendum, il Regno Unito impiegò quasi quattro anni per formalizzare la propria uscita. Le trattative furono complesse e lunghe, in parte a causa della mancanza di una procedura precisa nei trattati precedenti al Trattato di Lisbona. L'articolo 50, introdotto con Lisbona, divenne il quadro normativo per il recesso. L'UE, consapevole dei rischi di un effetto domino, adottò una posizione rigida per scoraggiare altri Stati membri dal seguire l'esempio britannico. I negoziati furono gestiti dal capo negoziatore europeo Michel Barnier e si concentrarono su temi fondamentali, come l'accesso ai mercati e il rispetto degli standard dell'UE. **L'Accordo del 2020 e i Temi del Disaccordo** Il 31 gennaio 2020, il Regno Unito firmò il trattato di recesso, mentre un accordo definitivo sulle relazioni future venne raggiunto solo alla vigilia del 31 dicembre 2020. I punti più controversi includevano: 1. **Pesca**: Anche se economicamente marginale, la pesca aveva un grande valore simbolico, con il Regno Unito che cercava di limitare l'accesso delle flotte europee alle proprie acque. 2. **Concorrenza Leale**: L'UE temeva che il Regno Unito potesse abbassare gli standard ambientali e del lavoro, creando un vantaggio competitivo sleale. L'accordo prevedeva un meccanismo di arbitrato per risolvere eventuali dispute. 3. **Governance e Irlanda del Nord**: La questione dei confini irlandesi rimase complessa. L'accordo stabilì una "backstop" per evitare un confine fisico tra Irlanda e Irlanda del Nord, proteggendo così il mercato unico europeo. Vantaggi e Svantaggi della Brexit per il Regno Unito **Vantaggi**: - **Indipendenza nella Politica Commerciale**: Il Regno Unito è ora libero di negoziare accordi con altri Paesi, come gli Stati Uniti. - **Controllo sull'Immigrazione**: Maggiore controllo sui confini e sulle politiche migratorie. - **Risparmio sui Contributi all'UE**: Uscendo dal bilancio dell'UE, il Regno Unito risparmia sui costi di adesione. **Svantaggi**: - **Accesso Ridotto ai Mercati UE**: Il commercio con l'UE è ora soggetto a controlli doganali e non include più i servizi finanziari, un settore chiave per l'economia britannica. - **Perdita di Finanziamenti**: Il Regno Unito non ha più accesso ai fondi di coesione e ai programmi di ricerca dell'UE. - **Problemi di Forza Lavoro**: L'uscita dall'UE ha creato carenze di lavoratori in alcuni settori, un impatto che ha colpito diversi ambiti produttivi. **Le Conseguenze della Brexit e il Futuro delle Relazioni UK-UE** L'uscita dall'Unione Europea ha indebolito il Regno Unito in ambito economico e ha creato instabilità politica interna. Inoltre, la Brexit ha segnato un netto passo indietro in termini di integrazione economica, riportando le relazioni UK-UE a una semplice area di libero scambio, senza la libera circolazione di persone e servizi. L'economia britannica ha subito impatti negativi, specialmente nel settore dei servizi e del commercio internazionale. Nel lungo termine, il Regno Unito dovrà affrontare sfide per mantenere la propria competitività e per gestire le tensioni regionali interne, come il desiderio di indipendenza della Scozia. La Commissione Europea **Cos'è la Commissione Europea ?** La Commissione Europea è un'istituzione unica nel suo genere, che svolge in parte il ruolo di "esecutivo" dell'Unione Europea (UE). La Commissione discende dall'Alta Autorità creata con la Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio (CECA), la quale possedeva già poteri sovranazionali, come la facoltà di prendere decisioni su tariffe senza richiedere conferma ai governi nazionali. Tuttavia, quando parliamo della Commissione Europea come "esecutivo", ci riferiamo a un'entità diversa dagli esecutivi nazionali: la Commissione ha infatti poteri più limitati, non dispone di una sfera d'azione politica ben definita, e l'esecuzione delle sue politiche dipende dagli esecutivi nazionali. La Commissione può intervenire fino a un certo punto, ma poi l'attuazione concreta spetta agli Stati membri. **Commissione Europea e Organizzazioni Internazionali** La Commissione Europea si distingue dalle organizzazioni internazionali proprio per il suo carattere sovranazionale, che le permette di prendere alcune decisioni in modo indipendente dalle volontà dei singoli Stati membri. È quindi un organismo sovranazionale con maggior potere rispetto al segretariato di un'organizzazione internazionale, ma meno potente e meno legittimato rispetto a un qualsiasi esecutivo nazionale, soprattutto perché non viene eletta direttamente dai cittadini. Il Parlamento Europeo vota la Commissione, ma questo processo è una prassi relativamente recente. **La Struttura della Commissione** La Commissione Europea segue in parte il modello degli esecutivi nazionali, con una componente politica e una amministrativa. Storicamente, la Commissione includeva sia politici sia tecnici, e non era necessario che i commissari avessero un background politico. La Commissione comprende direzioni generali (DG) e altri organismi dell'Unione. Come negli esecutivi nazionali organizzati in modo ministeriale, esistono organismi di collegamento tra il livello politico e quello amministrativo, come i "cabinets" dei commissari, composti da persone che assistono i commissari (simili ai sottosegretari nei ministeri nazionali). Il livello amministrativo è rappresentato dalle Direzioni Generali (DG), che sono molto più numerose dei singoli commissari, contando circa quaranta DG a fronte di ventisette commissari. **Le Funzioni della Commissione** Pur essendo vista come "esecutivo", la Commissione Europea ha un potere legislativo molto rilevante, poiché detiene il monopolio dell'iniziativa legislativa: è l'unica istituzione che può proporre leggi, seguendo in parte gli indirizzi del Consiglio Europeo, del Parlamento, e talvolta delle richieste dei cittadini. Le proposte legislative della Commissione vengono poi negoziate tramite la procedura di codecisione, che coinvolge Consiglio dei Ministri e Parlamento, per tornare infine alla Commissione per l'implementazione. Altre funzioni attribuite alla Commissione dai trattati includono la mediazione e la conciliazione tra Stati membri e istituzioni, oltre alla promozione dell'interesse generale dei cittadini e degli Stati dell'Unione Europea. **La Composizione della Commissione** La composizione della Commissione Europea è stata oggetto di vari tentativi di revisione. Con l'ampliamento dell'UE del 2004, i capi di Stato e di governo dei paesi membri si riunirono a Nizza per rivedere la struttura della Commissione, poiché un numero elevato di membri avrebbe potuto renderne difficoltosa l'efficienza. Fino al Trattato di Nizza, i commissari non rappresentavano uno Stato membro ciascuno: i paesi più grandi avevano due commissari, mentre i più piccoli uno solo, per un totale di circa venti commissari. Con l'ingresso di dieci nuovi Stati, la Commissione avrebbe rischiato di diventare troppo numerosa; pertanto, nel Trattato di Nizza si stabilì che ogni Stato avrebbe avuto un solo commissario, eliminando la distinzione tra Stati grandi e piccoli. Con il Trattato di Lisbona si decise che dal 2014 la Commissione sarebbe stata ridotta, limitando il numero dei commissari a 18-19, con un sistema di rotazione tra gli Stati membri. Tuttavia, questa proposta non fu accettata, poiché il Consiglio Europeo decise di mantenere un commissario per ogni Stato membro, nonostante le difficoltà legate a un ulteriore allargamento dell'Unione. Questa scelta riflette un tentativo di "nazionalizzazione" della Commissione: gli Stati non accettano la rotazione per paura di perdere influenza, e cercano di indirizzare la scelta dei commissari e delle loro azioni, con conflitti che emergono anche nell'attribuzione dei portafogli. **Procedura di Insediamento** L'attuale procedura di insediamento della Commissione esiste solo dal Trattato di Maastricht. In origine, il Parlamento Europeo non aveva alcun ruolo formale in questo processo. Sebbene fosse un organo elettivo già dal 1979, il Parlamento poteva solo essere consultato senza diritto di voto sulla formazione della Commissione. La Commissione si insediava sulla base di un accordo tra i capi di Stato e di governo degli Stati membri, che negoziavano tra loro l'assegnazione dei portafogli. Dal Trattato di Maastricht, il ruolo del Parlamento Europeo è cresciuto. Con il Trattato di Lisbona, il Parlamento ha cercato di ottenere un ruolo maggiore nel processo di insediamento, ispirandosi al modello degli esecutivi parlamentari degli Stati nazionali. Un ulteriore aspetto di rafforzamento è stato l'allineamento della durata della Commissione con la legislatura parlamentare: entrambi durano in carica cinque anni. **La Procedura di Insediamento della Commissione** Il processo di insediamento della Commissione si compone di quattro fasi : 1. [Scelta del Presidente] 2..[Scelta dei Commissari] 3. [Audizioni dei Commissari] 4. [Voto Finale] Negli ultimi anni, i commissari tendono ad avere un background più tecnico, spesso come economisti o giuristi, anziché diplomatico. La selezione del Presidente: il Trattato di Lisbona Il Trattato di Lisbona, entrato in vigore nel 2009, ha segnato un importante cambiamento nel processo di selezione del Presidente della Commissione Europea. Prima di esso, il Consiglio Europeo aveva una maggiore autonomia nella scelta del candidato, mentre il Parlamento Europeo (PE) aveva un ruolo limitato a votare l'approvazione del nome proposto. Con Lisbona, si introduce una nuova dinamica che lega la scelta del candidato alla composizione politica risultante dalle elezioni europee, il che significa che il Consiglio Europeo deve tenere conto del risultato elettorale e delle preferenze del PE. Questa innovazione non è solo formale, ma rappresenta una strategia per rafforzare la legittimità democratica della Commissione. In altre parole, collega direttamente il ruolo della Commissione ai cittadini dell'UE, rendendo le elezioni europee più significative. Questo legame ha anche incrementato l'importanza del Parlamento Europeo nella governance dell'Unione, ponendolo in una posizione di maggiore equilibrio rispetto al Consiglio Europeo. La strategia del Parlamento Europeo per la Commissione 2014-2019: Gli Spitzenkandidaten (Candidati di vertice) Per dare piena attuazione al Trattato di Lisbona, i partiti europei hanno adottato per la prima volta la strategia degli Spitzenkandidaten (o "candidati di punta") nelle elezioni europee del 2014. Questa procedura consiste nel designare, prima delle elezioni, un candidato ufficiale per la presidenza della Commissione. Il partito vincitore, secondo questa logica, dovrebbe vedere il suo candidato nominato Presidente. **Dettagli chiave della procedura e delle sue implicazioni:** 1. Designazione anticipata dei candidati: 2. Ruolo del Parlamento Europeo: 3. Resistenza politica e dibattito: 4. Coinvolgimento dell'opinione pubblica: Alla fine, Juncker, candidato del PPE (che ha ottenuto il maggior numero di seggi), è stato scelto come Presidente della Commissione. La sua elezione ha consolidato il modello degli Spitzenkandidaten, almeno per il ciclo 2014-2019. **Candidature degli Europartiti e obiettivi della strategia** La procedura degli Spitzenkandidaten mirava a raggiungere diversi obiettivi politici e istituzionali: 1. [Aumentare la visibilità] delle elezioni europee: 2. [Rafforzare il ruolo del Parlamento] rispetto al Consiglio Europeo: 3. [Politicizzare la Commissione Europea]: 4. [Rafforzare le federazioni di partito europee]: Nonostante il successo simbolico della strategia nel 2014, i dati sull'affluenza elettorale hanno mostrato solo un lieve rallentamento della tendenza negativa, evidenziando che il collegamento tra Spitzenkandidaten e partecipazione elettorale non era ancora pienamente efficace. **Chi erano gli Spitzenkandidaten nel 2014?** Quattro principali partiti europei hanno presentato i propri Spitzenkandidaten: 1. PPE: Jean-Claude Juncker, già primo ministro del Lussemburgo e presidente dell'Eurogruppo. 2. PSE: Martin Schulz, presidente del PE. 3. ALDE: Guy Verhofstadt, ex primo ministro belga e promotore del federalismo europeo. 4. Sinistra Europea: Alexis Tsípras, leader del partito greco SYRIZA. **L'elezione di Jean-Claude Juncker** Juncker è stato eletto dal Parlamento Europeo con 422 voti favorevoli, superando di gran lunga la soglia necessaria di 376 voti. Tuttavia, il suo successo non è stato automatico. Il sostegno dei Socialisti Europei è stato condizionato da compromessi programmatici, tra cui: - Un impegno per il rilancio economico e il superamento delle politiche di austerità. - L'introduzione di nuove linee guida, sintetizzate nel documento "A New Start for Europe". La Presidente della Commissione (2019-2024): Ursula von der Leyen Nel ciclo elettorale 2019-2024, il processo per la selezione del Presidente della Commissione Europea ha visto un cambiamento significativo rispetto alla precedente procedura degli Spitzenkandidaten. Nonostante il precedente successo della strategia nel 2014, le negoziazioni politiche tra gli Stati membri e il Consiglio Europeo hanno prevalso, portando all'abbandono di questa procedura nel 2019. Questo cambio di rotta ha sollevato dubbi sull'efficacia del sistema Spitzenkandidat e sulla capacità dell'UE di mantenere un legame democratico diretto tra i cittadini e le istituzioni. **Spitzenkandidaten nel 2019 e contesto politico** Prima delle elezioni europee del 2019, i principali partiti politici europei hanno nuovamente designato i loro Spitzenkandidaten: - PPE: Manfred Weber, europarlamentare dal 2004 e leader del gruppo parlamentare del ppe. La sua candidatura ha sollevato perplessità per la mancanza di esperienza politica rilevante a livello esecutivo. - PSE: Frans Timmermans, Primo Vicepresidente della Commissione Juncker, noto per le sue posizioni progressiste e il ruolo chiave nella promozione dello Stato di diritto nell'UE. Nonostante queste designazioni, il processo degli Spitzenkandidaten è stato ostacolato da due fattori principali: 1. Mancanza di una maggioranza chiara nel Parlamento Europeo: Nessun partito ha ottenuto una maggioranza sufficiente per imporre il proprio candidato. Questo ha reso indispensabili complesse negoziazioni tra le famiglie politiche. 2. Resistenze interne al Consiglio Europeo: Manfred Weber, candidato del PPE (il partito con il maggior numero di seggi), è stato ritenuto inaccettabile da alcuni governi nazionali, in particolare dai Paesi dell'Est. Allo stesso modo, Frans Timmermans ha incontrato un veto da parte di governi di centro-destra. La nomina di Ursula von der Leyen: una soluzione di compromesso Di fronte a questo stallo, il Consiglio Europeo ha proposto una figura esterna al processo degli Spitzenkandidaten: Ursula von der Leyen. Ex Ministro della Difesa tedesco e membro della CDU (il partito del PPE in Germania), von der Leyen è stata vista come una figura di compromesso capace di ottenere il sostegno sia del Consiglio Europeo che del Parlamento Europeo. - Vantaggi della sua candidatura: Von der Leyen era un'esponente di spicco del PPE, ma non direttamente coinvolta nelle dinamiche interne al Parlamento Europeo, il che la rendeva più accettabile per i leader nazionali. - Critiche: La sua nomina è stata percepita da molti come un tradimento dello spirito del Trattato di Lisbona, che intendeva collegare direttamente i risultati elettorali alla leadership della Commissione. Von der Leyen è stata eletta Presidente della Commissione con una maggioranza molto risicata nel Parlamento Europeo: 383 voti a favore contro i 374 necessari. Questo risultato ha evidenziato le divisioni interne tra i gruppi politici e la fragilità del sostegno iniziale alla sua leadership. **La rielezione di Ursula von der Leyen (2024-2029)** Il processo elettorale per il periodo 2024-2029 ha visto un ritorno formale alla procedura degli Spitzenkandidaten, ma con una competizione molto limitata. Ursula von der Leyen, che aveva consolidato la sua posizione durante il primo mandato, è stata rieletta con un margine più ampio rispetto al 2019: 401 voti favorevoli contro i 360 necessari. I fattori chiave della rielezione: 1. Ampio sostegno politico: 2. Bassa competizione: La Commissione von der Leyen (2024-2029) Vicepresidenze e composizione Nel secondo mandato di von der Leyen, la struttura della Commissione è stata riorganizzata con alcune innovazioni significative: - Riduzione delle Vicepresidenze: Le vice-presidenze sono state ridotte a sei, una scelta che mira a semplificare la struttura decisionale. Tuttavia, i grandi Stati membri continuano a occupare posizioni chiave. - Ruolo centrale dell'Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza: Questa figura, che presiede il Consiglio degli Affari Esteri e guida il Servizio Europeo per l'Azione Esterna (EEAS), rappresenta un pilastro della politica estera dell'UE. **Priorità politiche della nuova Commissione** Le priorità del secondo mandato di von der Leyen si concentrano su: - La transizione ecologica e digitale, con un'attenzione particolare al Green Deal Europeo. - Il rafforzamento della sovranità economica e tecnologica dell'UE. - L'ampliamento delle competenze in materia di politica estera e di difesa. La struttura amministrativa della Commissione La Commissione Europea si basa su un sistema amministrativo articolato in Direzioni Generali (DG), che operano come dipartimenti specializzati responsabili di specifiche aree politiche. Ogni DG è guidata da un Direttore Generale e risponde a uno o più Commissari. Principali Direzioni Generali (tra le 39 esistenti): 1. AGRI: Si occupa di agricoltura e sviluppo rurale. 2. TRADE: Responsabile della politica commerciale dell'UE. 3. ENV: Si concentra sulle politiche ambientali e climatiche. Le funzioni della Commissione **Iniziativa legislativa** La Commissione Europea ha quasi il monopolio nella proposta di atti legislativi. Essa prepara progetti di legge che successivamente vengono es

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