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Appunti Progettazione Ambiente PDF

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EasedManticore

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Politecnico di Milano

Eugenio Morello

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urban planning environmental design sustainable development ecology

Summary

These notes cover urban ecological transitions and sustainable city planning. They explore topics like sustainable development goals, green technologies like solar panels, and strategies for managing urban heat islands. The text emphasizes the importance of balancing green initiatives with practical considerations like costs and space constraints.

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Appunti approfonditi di Progettazione dell'Ambiente di Eugenio Morello Ecologia Politecnico di Milano (POLIMI)...

Appunti approfonditi di Progettazione dell'Ambiente di Eugenio Morello Ecologia Politecnico di Milano (POLIMI) 40 pag. Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-approfonditi-di-progettazione-dell-ambiente-di-eugenio-morello/10829512/ Downloaded by: marta-spandri ([email protected]) Lezione 1a - Transizione ecologica urbana e progetto per una città sostenibile Che cos’è una transizione? Una transizione è un passaggio graduale, che richiede un cambio di paradigma, ossia passare da un modello A ad un modello B. Questo passaggio graduale ad oggi è un tema fondamentale per il nostro pianeta in vista dei cambiamenti utili per contrastare il cambiamento climatico e passare ad una società più rispettosa dell’am- biente e più sostenibile. Per fare un esempio di quella che può essere definita come una transizione, ossia un cambio di paradigma, è possibile soffermarsi sulla nuova tendenza a produrre autoveicoli che utilizzano non più il motore a com- bustione, bensì l’energia elettrica quale fonte in grado di garantire emissioni di CO2 pari a zero nell’ambiente. La transi- zione ecologica è un processo di innovazione tecnologica e rivoluzione ambientale, che favorisce economie che non tengono solo conto dei profitti economici, ma anche del rispetto della sostenibilità ambientale. Il rispetto verso l’am- biente garantisce quelle condizioni utili per giungere a città ecologicamente orientate, garanti del sistema naturale e dei suoi servizi ecosistemici. Accanto a questa definizione vi è poi il progetto per una città sostenibile, ossia modelli di organizzazione in grado di rendere spazi più efficienti, vivibili e integrati fra loro. Quando si parla di città sostenibili e città circolari, non si può prescindere dai Sustainable Development Goals (SDGs) definiti dai paesi membri dell’ONU nel 2015. Ad oggi i temi più accesi sono sicuramente la transizione ecologica, come il passaggio da energie non rinnovabili a energie rinnovabili. Altri temi sono sicuramente la transizione delle automobili, dal motore termico a quello elettrico, sicuramente meno inquinante da un punto di vista delle emissioni. Esistono una moltitudine di tipologie di transizione come per esempio la transizione ecologica, energetica, verde e molti altri. Noi progettisti siamo indirizzati a produrre una visione futura per le città di carattere sempre più sostenibile, e dunque quale può essere una visione per le città sostenibili del futuro? Questa è la domanda al quale oggi dobbiamo rispondere e siamo tenuti a farlo. Una città oggi deve includere il verde, fonti di energia rinnovabili, tra cui i pannelli solari e fotovoltaici, la presenza di Nature Based Solution (NBS), come accorgimenti per generare una città qualitativamente migliore. In queste strategie troviamo mi- sure come le NBS, i SUDS (Sistemi di Drenaggio Sostenibile), i RES e FER. Un altro accorgimento è il greenwashing, ossia l’implementazione del verde di facciata di cui ne è un famoso esempio il Bosco Verticale a Milano. Il concetto di green- washing è spesso utilizzato come una strategia di marketing ingannevole, in cui molte attività e opere sono commercia- lizzate sulla falsa idea di essere “green, sostenibili e rispettose dell’ambiente” al fine di risultare più appetibili per il pubblico dal punto di vista ambientale ed ecologico. Perché è importante portare il verde nella città? Sicuramente un aspetto fondamentale è quello di assorbire la CO2, creare condizioni di vita migliori, portare biodiversità all’interno delle nostre città, creare delle aree di drenaggio per le aree densamente urbanizzate (aree impermeabili), diminuire le tem- perature e aumentare il raffrescamento all’interno delle città. Insomma, compiere delle linee utili a produrre benefici multipli agli utilizzatori della città, o coloro che comunque in una certa misura la vivono. Il verde in generale non è solo portatore di servizi favorevoli alla città, ma bensì ha anche aspetti negativi: dai costi elevati di messa a dimora (piantu- mazione) degli alberi, la manutenzione di queste aree che gravano notevolmente sui bilanci dei comuni (come, per esempio, quello di Milano). Proprio su questo tema si stanno cercando nuove forme di cogestione dello spazio verde al fine di non gravare eccessivamente sulle spese pubbliche e ripartire i costi di manutenzione sia sulla totalità dei contri- buenti, sia sui privati che devono garantire una certa quota di superficie alla realizzazione di servizi. Assieme ai disservizi elencati in precedenza rientrano anche i costi di progettazione del verde, la necessità di aree da sottrarre a servizi, residenze o altro in favore del verde. Il fattore spazio implica che si debba effettuare una rinuncia di spazio destinabile ad altri utilizzi, in questi casi si può definire la natura come un soggetto in grado di prendere parte e condizionare le policy, e dunque, la natura subentra come stakeholder nei processi decisionali delle pubbliche amministrazioni. Infatti, 1 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-approfonditi-di-progettazione-dell-ambiente-di-eugenio-morello/10829512/ Downloaded by: marta-spandri ([email protected]) pianificare significa ascoltare anche le esigenze della natura, considerandola come stakeholder che prende parte ai pro- cessi di pianificazione, per evitare piantumazioni particolarmente inadatte ai climi in cui si vanno ad innestare. Un altro aspetto è il rischio che il verde può comportare in una città, e gli eventuali pericoli. In questi giorni con il vento forte molti alberi sono caduti e perciò hanno rappresentato un pericolo per le persone. I danni che provoca la natura alle infrastrutture per la mobilità, come per esempio le radici che rompono i marciapiedi e creano dissestamenti ai margini della strada. Inoltre, sono portatori di polveri sottili che si diffondono sulle strade, necessitano perciò di pulizia. Il verde è portatore di insetti, di biodiversità che molto spesso può essere spiacevole per le città, anche per il formarsi di punti stagnanti che provocano la diffusione di insetti. Tutti questi benefici e contro-benefici mettono in condizioni il pianifica- tore di dover scegliere in che direzione andare e coniugare entrambe le dimensioni. Che cosa può fare l’urbanistica in merito per far fronte ai problemi climatici odierni? Intervenire e pianificare può gene- rare e deve generare in tempi moderni una trasformazione utile a migliorare la qualità della vita dei cittadini e di tutti gli esseri viventi, considerando gli aspetti e le necessità di città più green e smart. Per agevolare questo cambiamento l’amministrazione del comune di Milano ha dato attuazione ad uno strumento chiamato PAC, ossia il Piano Aria Clima approvato nel 2019 con l’obiettivo di creare uno strumento a tutela della salute e dell’ambiente, finalizzato a ridurre l’inquinamento atmosferico e a rispondere all’emergenza climatica. Oltre a strumenti vi sono poi alcune soluzioni: l’in- varianza Idraulica, ossia una soluzione utile per far si che l’acqua piovana venga sfruttata e riutilizzata, attraverso la raccolta tramite dei pozzetti dislocati in punti specifici, per far si che non venga immessa nelle fognature, ma bensì conferirle la possibilità di essere utilizzata per altri scopi (un esempio è l’agricoltura). Un problema generato dall’intensa urbanizzazione delle grandi città, tra cui Milano, è il calore che in esse si produce. Questo fenomeno definito isola di calore si genera nelle aree più urbanizzate delle grandi città e consiste nell’aumento di temperatura che si ha spostandosi dalle zone rurali al centro cittadino. Questo comporta un microclima più caldo all’interno delle aree urbane cittadine rispetto alle circostanti zone periferiche e rurali, con differenze elevate. Questo fenomeno dell’isola di calore è osservabile nella città di Milano, in cui si vede come all’interno dell’area urbanizzata si raggiungano temperature di sette gradi più alte rispetto alle aree del Parco Agricolo sud. Questo perché si creano degli spazi molto caldi dovuti principalmente ai materiali impiegati, agli edifici che trattengono e assorbono il calore e alle strade. Al contrario delle aree esterne verdi in cui il calore è dissipato dalla presenza di vegetazione che raffresca l’am- biente. Questa problematica è rappresentata sotto forma di areali composti da colori scuri man mano che la tempera- tura è più alta, e più chiari dove è più bassa, inoltre questo fenomeno raggiunge delle conseguenze gravi nei periodi estivi, causando un accumulo di calore eccessivo nelle aree urbanizzate. Le ondate di calore che si generano nelle città impattano sempre più frequentemente sulla città, aumentandone l’esposizione ai rischi e la vulnerabilità. Per ovviare al fenomeno dell’isola di calore ci si interfaccia con soluzioni provenienti dall’architettura e dall’urbanistica, progettando le città in maniera differente, più attente al colore di facciata (che non attirino i raggi solari, con colori bianchi) alle aree verdi (in grado di raffrescare, creare umidità e luoghi d’ombra), ai materiali (che siano in grado di dissipare il calore e non accumularlo) sicuramente si può giungere ad aree più equilibrate e non eccessivamente calde. Il fenomeno dell’isola di calore è più evidente nelle ore notturne, momento in cui i materiali della città rilasciano il calore accumulato nell’arco della giornata. Si può pianificare la città considerando il tema delle cold islands, ossia delle isole utili a raffrescare le città a fronte di fenomeni che tendenzialmente portano all’aumento di calore nelle città, attraverso la predisposizione di differenti misure come il verde. Il nostro report dovrà analizzare questi fenomeni di verde all’interno delle città utili per 2 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-approfonditi-di-progettazione-dell-ambiente-di-eugenio-morello/10829512/ Downloaded by: marta-spandri ([email protected]) creare innovative soluzioni utili alla città, in relazione ai problemi che ne derivano dall’urbanizzazione. La forestazione è un esempio in cui misura di adattamento e misura di mitigazione si condensano reciprocamente. Lezione 1b - Pianificare per una transizione verde Che cos’è la transizione ecologica? La transizione ecologica consiste nell’incrementare il concetto di sviluppo sostenibile nel tempo, attraverso una serie di iniziative volte a garantire la resilienza della società, ovvero la sua capacità di conti- nuare a funzionare nonostante le sfide economiche, ambientali e sociali che il cambiamento genererà. La transizione, ad oggi, ha subito una continua specializzazione definendo differenti tipologie: la transizione energetica (energia pulita ed efficiente), transizione industriale (produzione pulita in una prospettiva di economia circolare), transizione agroali- mentare (produzione biologica e locale). Perché è così difficile gestire la transizione? Non si tratta di un problema legato alle tecnologie, anzi, queste ultime esistono già. A rendere difficile la transizione è il fattore tempo e la sua programma- zione, definendo target temporali con impegno e continuità. Questo cambio di paradigma si raggiunge attraverso la giusta dosatura nell’introduzione delle misure nel sistema (scalabilità), accompagnando la società ad accettare gradual- mente il cambiamento e l’innovazione socio-tecnologica. Inoltre, la transizione porta con sé il concetto di sostenibilità applicato a tutti i suoi pilastri: ambientale, economica e sociale, nessuno è lasciato indietro (“no one is left behind”). Accanto a questi le nuove sfide ambientali e climatiche che si affacciano sulle nostre società sono molte e con esse dobbiamo fare i conti. Tra i pericoli (hazards) troviamo quelli di origine climatologica, metereologica, idrologica, geofi- sica e biologica, ciascuno di essi ha effetti sulle comunità insediate, ma anche sull’ambiente naturale, con conseguenti aggravi delle situazioni ed eventi a cascata pericolosi. 2015 e 2016: gli anni cruciali per le politiche urbane. In questo decennio si sviluppano le principali misure per perseguire lo sviluppo sostenibile, ossia misurarsi con la situazione odierna per mettere in atto nuove misure di intervento, utili a raggiungere un equilibrio a livello mondiale. Tra queste misure troviamo: Agenda 2030, ossia un’agenda di riferimento globale per l’impegno nazionale e internazionale teso a fornire soluzioni comuni alle grandi sfide del pianeta, quali la povertà, la fame, il degrado ambientale, i cambiamenti climatici e molto altro. In essa sono racchiusi 17 obiettivi chiamati anche “Sustainable Development Goals”, (acronimo SDGs). Questi obiettivi definiti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) hanno come strategia principale l’ottenimento di un futuro migliore e più sostenibile per tutti. La Nuova Agenda Urbana Habitat II è in stretta connessione con gli SDGs dell’Agenda 2030. Si tratta di un’agenda che racchiude gli obiettivi per città più inclusive, sicure, ma anche sostenibili. Questa agenda pro- mulgata nel 2016 durante la conferenza tenutasi a Quito in Ecuador, parte dal presupposto che entro il 2050 la popolazione mondiale raddoppierà all’interno delle città del globo. Questo forte incremento porrà le città a confrontarsi con enormi sfide di sostenibilità, in termini di infrastrutture, servizi di base, approvvigionamento di viveri, salute e igiene, lavoro, sicurezza e gestione del suolo (e delle risorse naturali). La conferenza è stata utile per delineare un percorso nuovo e condiviso a livello mondiale per affrontare tali sfide, partendo dalla condizione di assumere una visione condivisa per il futuro delle città. I principi e gli impegni ruotano poi attorno alle tre componenti universalmente accettate dello sviluppo sostenibile: sociale (nessuno rimanga indietro “leaving no one behind”); economico (trarre vantaggio dalle economie di agglomerazione di insediamenti cor- rettamente pianificati); ambientale (usi sostenibili del suolo e delle risorse naturali ed energia pulita). 3 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-approfonditi-di-progettazione-dell-ambiente-di-eugenio-morello/10829512/ Downloaded by: marta-spandri ([email protected]) L’accordo di Parigi è un accordo tra gli Stati membri della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambia- menti climatici riguardo alla riduzione delle emissioni di gas serra. Questo accordo tenutosi a Parigi nel 2015 ha come principale obiettivo di lungo periodo, quello di contenere l’aumento della temperatura globale media al di sotto dei 2°, così da evitare i rischi e gli effetti derivanti dai cambiamenti climatici. Quadro Sendai per la riduzione del rischio di disastri è un documento internazionale adottato dagli stati membri delle Nazioni Unite nel 2015 durante la conferenza mondiale sulla riduzione del rischio di disastri tenutasi a Sendai, in Giappone. Green Deal, o Patto Verde europeo, è un insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione Europea con l’obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050. Questo strumento ab- braccia numerosi campi, tra cui l’edilizia, la biodiversità, l’energia, i trasporti e il cibo. Tutto questo grazie alla creazione di normative comunitarie sull’economia circolare, sulla ristrutturazione degli edifici, sulla biodiver- sità, sull’agricoltura e sull’innovazione, con uno sguardo attento alla sostenibilità delle azioni nel continente. Per raggiungere questi obiettivi promossi dagli strumenti elencati è necessario per ciascun paese perseguire una visione olistica, che osservi attentamente a 360° i temi della sostenibilità. Per una governace che promuova questa visione in ottica urbana sostenibile è necessario integrare differenti temi e campi come: l’energia, l’ambiente, la mobilità, nuove tecnologie, una nuova concezione di progettare la dimensione urbana e molto altro. Proprio nel campo della pianifica- zione è necessario affrontare alcune questioni incentrando l’attenzione sulla rigenerazione urbana con un costante sguardo alla sostenibilità. Una questione spaziale dell’energia, del clima e dell’ecologia (rivedere gli standard urbanistici alla luce della sharing society; ripensare gli indici di fabbricabilità alla luce dei Criteri Ambientali Minimi), infine una questione di policy urbane nuove e di accompagnamento alla transizione (con obblighi e incentivi). A tal proposito le sfide principali per uno sviluppo sostenibile urbano si legano ai seguenti temi: 1) l’energia (attraverso città efficienti con un basso impatto ambientale). - Riduzione dei consumi energetici: maggiori prestazione degli edifici e delle infrastrutture urbane. Riqualificare il patrimonio esistente per ottenere una riduzione della domanda energetica dello stock esistente, promuovere nuove tecnologie per diminuire la domanda energetica e progettare nuove soluzioni. - Efficientamento dell’edilizia e delle infrastrutture energetiche, attraverso misure, policy e incentivi. - Produzione di energia da fonti rinnovabili in situ: stimare il potenziale di produzione di energia, attraverso il catasto solare. Esso consente di calcolare il potenziale di energia fotovoltaica installabile sui tetti e sulle coper- ture urbane idonee. Si tratta di uno strumento informativo digitale che consente di valutare in maniera accu- rata il potenziale di energia producibile in città, e soprattutto, delle aree più favorevoli alla produzione ottimale. - Smart grid e cicli chiusi: favorire un approccio innovativo alla gestione dell’energia attraverso i prosumers, le comunità dell’energia locale; la rete per autoproduzione, accumulo, scambio e autoconsumo verso sistemi sempre più autonomi. - Smart energy management (SEM) e sensoristica urbana in grado di tracciare i consumi, gestire e ottimizzare. 2) l’ambiente (con città più verdi e connesse alla natura, in un rapporto di simbiosi). - Integrare le soluzioni naturalistiche (Nature Based Solution) e dei servizi ecosistemici in ambito urbano. - Promuovere azioni di resilienza urbana, per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici. - Pianificare i cicli chiusi: considerare i flussi di materia (acqua, rifiuti, materiali da costruzione) con un approccio metabolico (riciclare e riutilizzare senza produzione di eccesso da smaltire nell’ambiente). 4 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-approfonditi-di-progettazione-dell-ambiente-di-eugenio-morello/10829512/ Downloaded by: marta-spandri ([email protected]) 3) la mobilità (per città compatte, connesse, aperte e contro le emissioni di CO2). - Integrare la pianificazione urbana, energia e mobilità. - Facilitare l’intermodalità di diversi mezzi di trasporto; soluzioni last mile tra diverse modalità di trasporto. - Mobilità sostenibile: ciclabilità e le infrastrutture collegate; policy e incentivi all’utilizzo del mezzo pubblico; sharing mobility e nuove tecnologie. - Percorsi pedonali attraenti e presidiati, vicini alle funzioni urbane (sicurezza e mantenimento). - Lavorare sui comportamenti virtuosi e gli stili di vita (pensare alla giornata tipo di un utente della città e cercare di capire come il nostro progetto possa migliorare la sostenibilità della sua vita). - Mobilità elettrica e integrazione dell’infrastrutturazione di ricarica (colonnine) in un progetto coerente. - Logistica sostenibile: consegna dei beni di ultimo miglio (con mezzi elettrici, cargo bike; smart delivery). - Nuovo approccio al nodo del trasporto pubblico come spazio pubblico attraente e ricco di funzioni. Il Transport Oriented Development o TOD consiste nel concentrare le funzioni e le densità urbane attorno a grandi nodi del trasporto pubblico. 4) la società e le persone (per una città ricca di opportunità e integrazione). - Progettare tenendo conto degli stili di vita e dei comportamenti. - Progettare per il benessere, la salute e il comfort urbano. - Ridurre il rischio delle comunità ai cambiamenti climatici: comunicazione e educazione all’adattamento; strut- ture e progettazione dei luoghi che rispondono ai criteri di salute. - Place-making, inteso come costruire un luogo che sia un punto che dia appartenenza alla comunità, un luogo in cui le persone locali si ritrovano e vivono con diverse funzioni, al fine di alleggerire altri spazi posti in luoghi più lontani, che tendono ad accentrare su di sé i flussi di persone. - Un processo inclusivo (collaborative design). - Sharing society e collaborative consumption. Esiste un nesso tra forma urbana, stili di vita e salute. In particolare, per quanto riguarda il progetto della forma urbana è necessario considerare un modello denso, con un mix funzionale, una qualità ambientale elevata e sicura: Compatte con ovvi impatti sul risparmio energetico, sull’accessibilità (domanda di mobilità ridotta), un rispar- mio ambientale (risparmio di suolo, acqua, rifiuti), ma anche la riduzione di inquinamento ecc. Ricco mix di popolazioni e usi, con la creazione di luoghi differenti e mutabili nel tempo; con una diversa offerta tipologica e morfologica, per soddisfare esigenze diverse in occasioni diverse. Integrate al verde, sia orizzontale che in verticale, per mitigare il clima, per migliorare la qualità ambientale e il benessere della persona, per migliorare l’ecologia urbana e le città nella loro complessità. Sicure, ossia capaci di essere resilienti e di adattarsi senza mettere in pericolo le comunità insediate. Città orientate alle seguenti componenti definiscono stili di vita più sani, con modelli di mobilità legati alla walkability, grazie alla prossimità di servizi e spazi, nonché a modelli di accessibilità aperti a tutti, con conseguenti ripercussioni sulla salute fisica e mentale delle persone. L’insieme delle caratteristiche sopra individuate definiscono il concetto di comfort umano derivante dal “bilancio energetico”, ossia la misura che mette in relazione l’uomo e l’ambiente attraverso gli scambi di energia che si verificano tra di essi. Dunque, lo stile di vita è in stretto contatto con la forma urbana, per queste ragioni, la sprawl può causare dipendenza dall’automobile e quindi, rappresentare un rischio per la salute (in questo senso uno studio ha dimostrato come l’obesità tenda ad aumentare in contesti suburbani). 5 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-approfonditi-di-progettazione-dell-ambiente-di-eugenio-morello/10829512/ Downloaded by: marta-spandri ([email protected]) Che cos’è il gradiente urbano? In ecologia si parla di transetti urbani quando si analizza il gradiente degli indicatori e delle diverse caratteristiche fisiche della forma urbana. Queste differenze di forma urbana hanno un impatto più o meno diretto sulle specie che popolano lo spazio; impatto in termini di comportamenti e stili di vita. Questo concetto di tran- setto urbano rurale (o gradiente) è un modello di pianificazione territoriale che descrive delle successioni di zone che variano, per densità ed altre caratteristiche, dalle aree naturali sino a quelle del centro urbano. Il transetto (o gradiente) è parte essenziale dei movimenti del new urbanism (è un movimento di pratiche e principi che promuovono la walkabi- lity, il mix funzionale e quartieri densi con l’obiettivo di creare luoghi in cui le comunità possano incontrarsi e interagire, negli spazi pubblici o per strada) e della smarth growth (o “crescita intelligente” è una teoria urbanistica e dei trasporti che consiste nel concentrare la crescita nel centro di una città, evitando episodi di sprawl. Il risultato è quello di generare una città compatta, pedonale, favorevole all'utilizzo di biciclette, che contenga scuole di vicinato, strade a permeabilità mista e quartieri con un elevato mix funzionale). Qual è la differenza tra misure di adattamento e misure di mitigazione? La differenza fra questi due è la seguente: Adattamento può essere inteso come il processo di adeguamento agli effetti attuali e futuri dei cambiamenti climatici. Mitigazione significa rendere meno gravi gli impatti dei cambiamenti climatici prevenendo o diminuendo, per esempio, l'emissione di gas a effetto serra (GES) nell'atmosfera. In altre parole, le misure di adattamento si riferiscono ad un fenomeno che è già in azione e dunque, si cerca di interve- nire a posteriori. Mentre le misure di mitigazione si riferiscono alle azioni e misure introdotte per arginare o diminuire un fenomeno in via preventiva (dunque c’è la possibilità che un evento accada e per questo motivo applico delle misure per prevenire i suoi possibili effetti). Il Patto dei sindaci è un’iniziativa della Comunità Europea per riunire in rete una serie di città che intendono avviare un insieme coordinato di azioni per contrastare e limitare i cambiamenti climatici. I firmatari del Patto assumono l’impegno di raggiungere gli obiettivi dei propri Paesi su clima ed energia (per l’Europa la riduzione delle emissioni di gas serra è di almeno il 55% entro il 2030, adottando un approccio integrato per la mitiga- zione e l'adattamento al cambiamento climatico. Lezione 2 - Lo sviluppo sostenibile Il 2015 e il 2016 sono anni cruciali per le politiche urbane. In questo decennio, infatti, si sviluppano le principali misure volte a perseguire lo sviluppo sostenibile, ossia misurarsi con la situazione odierna per mettere in atto nuove misure di intervento, utili a raggiungere un equilibrio a livello mondiale. Tra queste misure troviamo: Agenda 2030, ossia un’agenda di riferimento globale per l’impegno nazionale e internazionale, teso a fornire soluzioni comuni alle grandi sfide del pianeta, quali la povertà, la fame, il degrado ambientale, i cambiamenti climatici e molto altro. In essa sono racchiusi 17 obiettivi chiamati anche “Sustainable Development Goals”, (acronimo SDGs). Questi obiettivi definiti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) hanno come strategia principale l’ottenimento di un futuro migliore e più sostenibile per tutti. Che cos’è lo sviluppo sostenibile? Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza com- promettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri. All’interno di questo concetto sono contenuti due termini importanti: - I bisogni, intesi come necessità, in particolare per i ceti più poveri del mondo 6 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-approfonditi-di-progettazione-dell-ambiente-di-eugenio-morello/10829512/ Downloaded by: marta-spandri ([email protected]) - I limiti imposti dalla scarsità delle risorse, che non solo dovranno soddisfare i bisogni presenti, ma anche quelli delle future generazioni. Quando nasce questo concetto di sostenibilità? Alla fine degli anni Ottanta esce un rapporto intitolato “Our common future” tradotto “Il nostro futuro comune”, noto soprattutto con il nome di “Rapporto di Brundtland” (un politico, primo ministro della Norvegia) è interessante perché per la prima volta definisce il concetto di sviluppo sostenibile. Questo rapporto ha come obiettivo la mitigazione delle condizioni di povertà nel mondo, ha una filosofia alla base che mira a ridurre le disuguaglianze, attraverso il miglioramento delle condizioni generali delle popolazioni dei paesi più poveri. All’interno dello scritto di Brundtland viene inserito un concetto di uguaglianza, secondo il quale per procedere verso uno sviluppo dichiarato come sostenibile, è necessario realizzare i bisogni del presente, senza mettere in pericolo quelli del futuro, facendo perciò i bisogni di tutti, anche dei più poveri. Per questo mette l’accento sul limite insito nelle risorse, secondo il quale oltrepassarlo significherebbe esaurirle e dunque, non avere più disponibilità di soddisfare altri bisogni. La definizione più semplice e universale è proposta dal rapporto di Brundtland, ma ne esistono molteplici valide tra cui: - L'integrazione di salute ambientale, equità sociale e vitalità economica al fine di creare comunità fiorenti, sane, diversificate e resilienti per questa generazione e per le generazioni a venire. La pratica della sostenibilità rico- nosce come questi problemi siano interconnessi e richiede un approccio sistemico e un riconoscimento di com- plessità". - La sostenibilità si basa su un semplice principio: tutto ciò di cui abbiamo bisogno per la nostra sopravvivenza e il nostro benessere dipende, direttamente o indirettamente, dal nostro ambiente naturale. Perseguire la so- stenibilità significa creare e mantenere le condizioni in cui l'uomo e la natura possono esistere in armonia pro- duttiva per sostenere le generazioni presenti e future". Al concetto di sostenibilità si affianca la weak and strong sustainability e a seconda dei sostenitori della prima e della seconda possiamo definirli come due approcci alla sostenibilità: La Weak Sustainability assume la possibilità di rendere intercambiabili il capitale naturale con altri tipi di capi- tale (culturale, umano, dei beni). Questi capitali devono rimanere costanti nel tempo, ma la loro dimensione può variare tra un capitale e l’altro, anche a discapito di quello naturale, purché il valore dei capitali comples- sivo sia uguale a quello di partenza. Ciò può portare anche a una continua degradazione del capitale naturale a patto che tale sia compensata da un altro tipo di capitale; dunque, si definisce che le componenti del capitale naturale sono sostituibili con quello artificiale. La Strong Sustainability rappresenta una visione tutelativa nei confronti del capitale naturale, considerando tale come elemento insostituibile. In quest’ottica il capitale naturale deve essere costante o crescere nel tempo, preservandolo e salvaguardandolo, senza possibilità di consumare tale risorsa con compensazioni de- rivanti da altri tipi di capitale. In sostanza, la differenza tra weak sustainability e strong sustainability riguarda il grado in cui le risorse naturali possono essere sostituite da altre forme di capitale. La weak sustainability sostiene che le risorse naturali possono essere sosti- tuite, mentre la strong sustainability sottolinea che alcune risorse naturali sono irrimediabilmente limitate e non sosti- tuibili. 7 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-approfonditi-di-progettazione-dell-ambiente-di-eugenio-morello/10829512/ Downloaded by: marta-spandri ([email protected]) La teoria dei tre pilastri: il Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile del 2005 ha individuato gli obiettivi di sviluppo sostenibile, tra cui lo sviluppo ambientale, sociale ed economico. Di solito si rappresentano questi obiettivi con tre eclissi nidificate, proprio per mostrare un sistema sinergico. I tre pilastri, dunque, sono collegati tra loro. Un sistema che com- prende, quindi, la sostenibilità sociale (il rispetto dell’uomo), quella ambientale, ossia la tutela delle ri- sorse naturali, e la sostenibilità economica, intesa come una crescita che migliori la qualità della vita nel rispetto dell’ambiente. I tre “pilastri” fanno parte di un sistema sinergico e propositivo. Tre pilastri dello sviluppo sostenibile, quindi, che non si escludono, bensì si rafforzano insieme. Qual è la definizione di sostenibilità ambientale? La sostenibilità ambientale è la capacità dell’ambiente di supportare un livello definito di qualità ambientale e naturale, e tassi di estrazione delle sue risorse in maniera indeterminata. A tale definizione si affianca quella dei Herman Daly, in cui la sostenibilità ambientale è da intendersi come il tasso di impiego e utilizzo delle risorse rinnovabili, di creazione di inquinanti e di esaurimento delle risorse che può continuare in maniera indefinita. Questa definizione coincide con il concetto di sviluppo sostenibile. Qual è la definizione di sostenibilità economica? La sostenibilità economica è definita come l’abilità di un’economia di supportare un definito livello di produzione in maniera indeterminata. Il concetto di crescita insito nell’economia non è da confondersi con quello di sviluppo; infatti, la crescita non può essere indefinita, al contrario dello sviluppo. In prece- denza, veniva utilizzato soltanto il PIL (o GDP), indicatore di sviluppo macroeconomico che rappresenta il valore mone- tario dei beni e dei servizi prodotti in un anno in una nazione, che si basa quindi esclusivamente sulla crescita e non tiene conto del capitale (soprattutto naturale) che viene perso nei processi di crescita. Questi parametri misurano solo il valore economico totale e una distribuzione media del reddito. In pratica, un cittadino molto ricco controbilancia con la sua ricchezza un gran numero di poveri, falsando in tal modo il livello di vita complessivo. Valutare la sostenibilità economica non è semplice, in passato si pensava bastasse l’utilizzo del GDP o Gross Domestic Product (PIL), ossia un indicatore che non rappresenta la qualità della vita, ma bensì solamente la crescita economica di una nazione. Quest’ultimo però non basta a descrivere lo sviluppo, per questo è divenuto necessario adottare un ap- proccio più olistico, che non guarda solo alla crescita, ma anche alla qualità della vita, da raggiungere attraverso la sinergia dei tre pilastri della sostenibilità. In quest’ottica lo svi- luppo sostenibile si affianca al concetto di sviluppo umano, per questo la necessità di sviluppare un indice su misura si è tradotta con l’HDI (o Human Development Index). L’HDI o Indice di Sviluppo Umano è un indice utilizzato per misu- rare lo sviluppo umano che tiene conto di diversi fattori, attri- buendo un valore finale compreso tra zero e uno (più alto sviluppo umano). La sua composizione di fattori vede, non solo il GDP, ma anche elementi quali l’alfabetizzazione dei suoi abitanti, la spe- ranza di vita e il reddito, andando a comporre un indice multidi- mensionale. 8 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-approfonditi-di-progettazione-dell-ambiente-di-eugenio-morello/10829512/ Downloaded by: marta-spandri ([email protected]) Qual è la definizione di sostenibilità sociale? La sostenibilità sociale è la capacità di un sistema sociale, come un paese, di funzionare a un livello definito di benessere sociale in maniera indeterminata. In questa definizione è opportuno richiamare il concetto definito dal Rapporto di Brutland, nel quale è necessario garantire la qualità della vita delle pre- senti e future generazioni. La sostenibilità è un concetto che si è molto evoluto nel tempo, e la sua origine è molto recente. Essa nasce nel momento in cui i decisori politici alle diverse scale, gli studiosi ecc. si rendono conto che fattibilità di una crescita umana continua non è più considerata indefinita. Uno dei primi scritti è “the limits to growth” del 1972, i limiti alla crescita, quasi a segnare un confine oltre il quale l’uomo non deve andare per non alterare i cicli della terra. In maniera razionale il sistema ambiente riveste il primo posto nella scala gerar- chica, oltre a contenere il concetto di biosfera, (ossia il luogo dove tutti gli esseri viventi vivono e convivono) rappresenta il pilastro nel quale sistemi economici e società possono pro- sperare. Questo modello gerarchico prende il nome di “bull- seye”, in cui la società e l’economia operano insieme all’in- terno della biosfera, secondo i limiti naturali dell’ambiente (questo modello si rifà alla strong sustainability). A seguito dell’interessamento sempre maggiore per la sostenibilità e per i problemi ambientali, si sono mosse le Nazioni Unite, attraverso un primo approccio alla formulazione di politiche ambientali globali, accompagnate dalla creazione di istituti e programmi su misura per contrastare il fenomeno del cambiamento climatico, della protezione ambientale, del consumo di suolo e molto altro. Culminando con una delle prime definizione del concetto di sostenibilità, inserita all’in- terno del rapporto del primo ministro della Norvegia Brutland, nel quale viene espressa come “uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente, senza compromettere la possibilità delle future generazioni di soddisfare i propri”. Successivamente, viene riconosciuta a livello internazio- nale l’importanza del pilastro economico, portando alla definizione di un modello chiamato “Mickey Mouse”, se- condo il quale, le attività economiche sono riconosciute come i principali motori della nostra società e per questo influenzano prevalentemente l’ambiente e la società (questo modello è affine all’approccio della weak sustai- nability). Nei primi anni ’90 si organizza il Summit della Terra a Rio de Janeiro che portò alla creazione di una commissione per lo sviluppo sostenibile che di li a poco promulgò l’Agenda 21, un partenariato globale in grado di affrontare i problemi del presente e preparare la comunità internazio- nale alle sfide del prossimo secolo. Verso la fine del secolo, con il lancio da parte delle Nazioni Unite dell’iniziativa globale denominata Millennium Development Goals, o MDGs, le sfide sociali hanno guadagnato molta attenzione. Il programma adotta un approccio di definizione di alcuni obiettivi (8 totali), fondamentali per incanalare meglio i fondi e orientare le politiche verso obiettivi di sostenibilità ambiziosi da raggiungere entro il 2015. L’efficacia dell’Agenda del Millennio ha avuto luci e ombre ed è stata la ragione per elaborare una nuova serie di obiettivi di sviluppo sostenibile. Pertanto, al vertice delle Nazioni Unite Rio+20 per lo sviluppo sostenibile, in Brasile, gli stati membri delle Nazioni Unite hanno 9 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-approfonditi-di-progettazione-dell-ambiente-di-eugenio-morello/10829512/ Downloaded by: marta-spandri ([email protected]) concordato nuove direzioni. L’attuale visione olistica offerta dall’Agenda 2030 e adottata da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite nel 2015, sta cercando di riequilibrare il peso delle preoccupazioni sulla sostenibilità attraverso gli SDGs. Questi ultimi sono il risultato della nuova Agenda 2030, e rappresentano una serie di “punti” che hanno la capacità di incidere sul benessere dell’intero pianeta e delle persone. Essi rappresentano sia degli obiettivi specifici, che mezzi per raggiungere risultati generali. Lo slogan principale è “leaving no one behind” (LNOB) e mira a rilanciare l’Agenda degli MDGs estendendo i suoi messaggi a tutti i paesi del globo. Quali sono i valori che sottendono l’Agenda 2030? L’Agenda 2030 muove da obiettivi di fondo, o meglio da principi: Universalità dell’agenda, in quanto impegna tutti i paesi. Nessuno deve essere lasciato indietro, raggiungendo tutte le persone del globo (No One Left Behind NOLB). Interconnessione e indivisibilità tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Inclusività, in quando l’agenda mira a includere qualunque segmento della società. Partenariato multi-stakeholder promuovendo la creazione di partenariati per condividere le informazioni, co- noscenza, tecnologie, competenze e finanziamenti. All’interno della nuova Agenda il riconoscimento del pilastro dell’ambiente è ritenuto prioritario, in quanto elementi capace di generare economia e benessere per la società. Per queste ragioni i nuovi SDGs pongono la preservazione della biosfera in cima all’agenda, in linea con il modello “bullseye” (strong sustainability). Cosa sono le 5Ps? Persone, Prosperità, Pace, Partnership e Pianeta sono 5 elaborate durante la conferenza delle Nazioni Unite sottoscritta nel 2015 dai paesi aderenti, le quali rappresentano i 5 concetti chiave sul quale si basano i 17 Goals promossi nell’Agenda 2030. A ciascuna di queste parole sono associati più obiettivi, che a loro volta si compongono di una serie di target specifici, utili a misurare i pro- gressi effettuati sia a livello globale che nazionale. La torta o wedding cake della sostenibilità è una rap- presentazione schematica della complessa interdi- pendenza delle dimensioni della sostenibilità. In so- stanza la biosfera è il terreno comune per tutto il re- sto: per la società e per le attività economiche all'in- terno della società. La governance per la sostenibi- lità attraversa e cuce tutte e tre le linee di fondo della sostenibilità, una dimensione essenziale per sostenere i pilastri della sostenibilità: senza porre at- tenzione alla governance, nessuno degli obiettivi può essere raggiunto. All’interno di questi 17 obiettivi e 169 target assumono un ruolo fondamentale le università del globo, andando a costituire una rete internazionale coordinata anche a livello nazionale, che hanno l’impegno di orientare le proprie attività verso gli obiettivi di sostenibilità, scambiando conoscenza, pratiche, idee e informazioni con gli enti territoriali. In tal modo si cerca di integrare il ruolo delle PA, con quello delle università, andando a configurare un’azione condivisa volta alla sostenibilità degli interventi e delle deci- sioni. Le sfide della sostenibilità urbana e l’eco-comunità del futuro vedono un nuovo immaginario di città, con caratteristiche: Porose, in un sistema aperto con membrane porose che scambiano flussi (di energia, informazioni, conoscenze e materiali). La maggior parte delle nostre città viene gestita con un approccio lineare, ma in realtà le città 10 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-approfonditi-di-progettazione-dell-ambiente-di-eugenio-morello/10829512/ Downloaded by: marta-spandri ([email protected]) sono sistemi complessi dinamici e andrebbero progettate e gestite con la logica sistemica della città circolare. Per questo è necessario passare ad un tipo di pianificazione e gestione urbana di tipo circolare, utilizzando approcci come quello del metabolismo urbano, così da ridurre consumi, inquinamento e disparità sociale, men- tre si ottimizza l’utilizzo di risorse ed energia. Accanto al metabolismo urbano, anche evitare la segregazione, migliorare le connessioni tra le parti, sono obiettivi per rendere le città dei meccanismi porosi. Complesso, in termini di usi e funzioni, popolazioni e culture, occasioni e opportunità, in una città variegata. Sincrona, dove accadono molte cose contemporaneamente, ricche e diverse, dove nascono sinergie inaspet- tate. Incompleto, lasciare spazio a forme di indeterminatezza (città non pianificata), utili per effettuare un cambia- mento o promuovere forme di adattamento e sviluppo nel tempo, evitando la “pianificazione eccessiva”. Che cos’è il Green Deal Europeo? Detto anche Patto Verde è un insieme di iniziative politiche proposte dalla Commis- sione Europea con l’obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050. In questo senso l’idea è quella di rivedere ogni legge vigente in materia di clima e di introdurre nuove leggi sull’economia circolare, sulla ristrutturazione degli edifici, sulla biodiversità, sull’agricoltura, sui trasporti e sull’innovazione. L’obiettivo è dunque quello di raggiungere un tasso di decarbonizzazione pari a zero entro tre decenni e raggiungere una diminuzione del 55% dei gas a effetto serra entro il 2030. Questa diminuzione denominata “fit for 55%” o “pronti per il 55%” non è altro che un insieme di proposte volte a rivedere e aggiornare le normative europee, nonché ad attuarne di nuove, al fine di raggiungere gli obiettivi climatici concordati dall’UE. Al Green Deal Europeo si affianca una misura analoga che agisce sulla scala locale, ossia i Green Deal Locali, misure che le città dell’UE possono utilizzare per raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità e aiutare l’Europa a diventare il primo continente a impatto zero entro il 2050. In questo modo il Patto si traduce in piccoli traguardi alla piccola scala, che sommati possano portare a grandi passi in avanti per tutta l’UE. Ma come si fanno a rendere concreti gli obiettivi di sviluppo sostenibile? La localizzazione degli SDGs è un processo di formulazione, implementazione e monitoraggio delle strategie di sviluppo sostenibile, basato sulla cooperazione e il coordinamento tra gli enti a diversi livelli di azioni, accomunati da un obiettivo comune, quello di attuare gli SDGs. L’attività di monitoraggio ai diversi livelli è fondamentale per comprendere il funzionamento e il progresso effettuato nel tempo. Il rapporto ASviS sui territori si occupa proprio di questo, attraverso l’impiego di indicatori statistici raccoglie e analizza le regioni, provincie, città metropolitane e comuni rispetto al raggiungimento degli SDGs e dei relativi target. Lezioni 4 – L’ecologia urbana Il “Soil Deal for Europe” è una missione a livello Europeo finalizzata ad un cambio radicale nel modo in cui gestiamo e utilizziamo i suoli per ottenere benefici ambientali e sociali duraturi nel tempo, rigenerando i terreni malsani e tutelando e preservando la salute di tutti i suoli. Il suolo rappresenta dunque un elemento fondamentale all’ambiente in cui vi- viamo, ricco di una sua intrinseca complessità. Le attività umane e la sua continua modificazione da parte di agenti esterni provocano un potenziale danno irreparabile, ad una risorsa considerata “limitata e non in grado di rigenerarsi, se non attraverso lungo termine”. Pertanto, la sua tutela e salvaguardia è al centro di un acceso dibattito europeo. Che cos’è l’ecologia? È una scienza che studia le relazioni che si instaurano nell’ambiente, e come tali le relazioni tra uomo-ambiente e organismi in generale con l’ambiente. Si può tradurre come dunque come la scienza che studia le interazioni tra gli organismi e l’ambiente. Gli organismi rappresentano gli esseri viventi che popolano la terra, flora, fauna e microbi, mentre l’ambiente fisico si compone dei suoi elementi quali, suolo, acqua, aria ecc. 11 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-approfonditi-di-progettazione-dell-ambiente-di-eugenio-morello/10829512/ Downloaded by: marta-spandri ([email protected]) Che cosa fa l’ecologia e di cosa si occupa? Il suo ruolo comincia quando ci sono relazioni tra organi- smi viventi e ambiente inorganico. In particolare, si occupa di studiare la fisiologia tra ambiente e or- ganismi viventi, la crescita e la regolazione delle popolazioni, la competizione e la predazione, le co- munità/habitat e le relative successioni ecologi- che, gli ecosistemi e i cicli biogeochimici ecc. Che cos’è l’ecologia urbana? È la scienza che studia le in- terazioni tra organismi, infrastrutture, ambiente costruito e l’ambiente dove le persone sono concentrate. A diffe- renza della visione pura dell’ecologia, qui possiamo tro- vare un terzo elemento, che si affianca agli organismi e all’ambiente fisico, ossia l’ambiente costruito. Il nuovo ruolo attribuito agli studi dell’ecologia urbana, sono senz’altro frutto di un progressivo protagonismo dell’uomo nelle relazioni dell’ecologia classica (Interazioni tra organismi e ambiente), con le relazioni che intrattiene con l’ambiente e gli altri organismi viventi nello spazio urbano. Nonostante ciò, è fondamentale considerare uno stretto rapporto di relazione reciproca tra gli studi di ecologia urbana e quelli riguardanti l’ecologia classica, in un meccanismo di influenza. Questo si traduce a un cambiamento in cui l’uomo diviene parte integrante della biosfera e degli studi sull’ecologia stessa, il suo ruolo influenza notevolmente gli altri organismi e l’ambiente. Un esempio, sono gli animali domestici: una artificializza- zione della natura derivata dall’azione umana, che cambiano e modificano le relazioni classiche dell’ecologia stessa. Qual è il suo campo di indagine? L’ecologia urbana studia gli spazi urbanizzati della città, dove si concentrano persone ed edifici, in particolare i suoi ambiti di studio sono: le megalopoli, le regioni urbane, le città metropolitane, le città, gli insediamenti, i quartieri, isolati, edifici e micro-siti. Quali sono gli obiettivi dell’ecologia urbana? Accanto allo studio delle interazioni tra ambiente, ambiente costruito e organismi, l’ecologia urbana si occupa di studiare e comprendere i pro- cessi in atto all’interno delle aree urbane, cercando al contempo soluzioni per migliorare le condizioni ambientali per le persone che vivono in ambiente urbano. La prospettiva di studio dell’ecologia urbana è una prospettiva antropocentrica, con pieno riguardo verso il benessere umano. Al contrario, l’ecologia tradizionale esclude l’uomo dal campo di indagine (esso viene considerato come fattore esterno) assumendo una prospettiva geocentrica. Che cos’è l’approccio One Health? Nonostante due visioni differenti dell’ecologia, la ricerca dell’obiettivo fondamentale è il perseguimento dell’ap- proccio One Health, in cui la salute delle persone, e più in generale di tutti gli organismi viventi, è intrinsecamente 12 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-approfonditi-di-progettazione-dell-ambiente-di-eugenio-morello/10829512/ Downloaded by: marta-spandri ([email protected]) collegata al benessere dell’ambiente fisico: se l’ambiente sta bene, allora anche gli organismi che lo popolano stanno bene. La visione olistica One Health rappresenta dunque un modello basato sull'integrazione di discipline diverse. Si basa sul riconoscimento che la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema siano legate indissolubil- mente, in una visione di salute globale. L’ecologia spesso viene contrapposta al termine “urbano” in una sorta di ossimoro, ma questo legame creatosi nel tempo è sia fenomeno di degrado ambientale, ma anche al contrario di valorizzazione. La natura produce effetti positivi alle aree urbane, ma al contempo anche negative, come ad esempio, in presenza di specie infestanti. Ecologia urbana significa fornire qualità ambientale per le persone, il relativo benessere raggiungibile anche attraverso la diminuzione degli impatti ambientali, nonché preservando l’ambiente naturale all’interno dell’urbano. Per quanto riguarda il concetto di sostenibilità urbana è fondamentale specificare che l’attività umana non potrà mai essere completamente sostenibile, tantomeno per le aree urbane, in esse infatti convergono numerosi flussi di materia, in cui l’unico modo per azzerare questo prelievo di risorse dalla natura sarebbe quello di smettere all’istante qualsiasi attività umana. Per questo la sostenibilità ambientale delle aree urbane è spesso un ossimoro di sostenibilità stessa. Nonostante le città occupino soltanto il 3% della superficie terrestre, l’impatto ambientale che generano è enorme: sono responsabili dei tre quarti dell’emissione di gas serra e del consumo delle risorse globali. Traffico, industrie tradi- zionali, riscaldamento domestico e cementificazione: sono queste alcune delle cause che rendono i centri urbani una delle realtà più inquinanti della nostra epoca. L’obiettivo 11 dell’Agenda 2030 mira a ridurre l’inquinamento pro capite prodotto dalle città e a renderle sostenibili, oltre che sicure, inclusive, e resilienti. Il significato di “città sostenibile” si è radicato nell’uso quotidiano e si riferisce a un modello di organizzazione urbana che mira a rendere gli spazi più efficienti, digitalizzati, abitabili e interconnessi. Il concetto di città sostenibili e città circolari si lega strettamente agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, stabiliti dai 193 Paesi membri dell’ONU nel 2015. Per raggiungere la sostenibilità urbana, si punta a potenziare un’urbanizzazione inclusiva e sostenibile, aumentando gli sforzi per salvaguardare il patrimonio naturale del pianeta e prestando particolare attenzione alla qualità dell’aria. Gli altri punti chiave intorno ai quali si sviluppa la missione dell’Agenda 2030 sono: la corretta gestione dei rifiuti urbani, l’accesso universale a spazi verdi e pubblici che siano sicuri, accessibili e inclusivi, la salvaguardia del patrimonio culturale e naturale del mondo, e il rafforzare la con- giunzione tra aree urbane, periurbane e rurali. Per centrare l’obiettivo e tracciare la strada per le città del futuro, quindi, è necessario che il concetto di sostenibilità abbracci le tre sfere attorno alle quali si erige una società moderna: econo- mica, ambientale, e sociale. Al di là dell’ossimoro “aree urbane sostenibili” o “città sostenibili” è possibile delineare due accezioni differenti, che seppur non configurino una città pienamente sostenibile, si avvicinano a tale concetto: à Eco-city, ossia la costruzione di una città che punta all’efficienza da un punto di vista tecnologico, in particolare sotto il punto di vista energetico. In cui la città è efficiente nelle sue parti. à Ecopolis, ossia la costruzione di una città, che indica uno sviluppo urbano consapevole e responsabile delle questioni ambientali, della partecipazione, e di una dimensione della pianificazione di tipo bottom-up. Non si tratta di una città progettata solo dal punto di vista tecnologico energetico come la prima, ma integra anche altri aspetti. Perché è importante considerare le città come ecosistemi rilevanti nell’ecologia contemporanea? Perché sono luoghi di contemperamento fra l’uomo e la natura, in cui ciascun elemento è interconnesso e influenzato a sua volta dall’altro. Soprattutto se si guarda una nuova era dell’ecologia, incentrata sull’uomo, che prende il nome di antropocene. 13 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-approfonditi-di-progettazione-dell-ambiente-di-eugenio-morello/10829512/ Downloaded by: marta-spandri ([email protected]) Che cos’è l’antropocene? L’antropocene rappresenta l’epoca geologica, nella quale l’essere umano e in generale la sua attività hanno prodotto sostanziali modificazioni climatiche e ambientali, alterando significativamente i processi naturali del pianeta terra. Modifiche che riguardano il clima, con le emissioni di inquinanti in atmosfera, modifiche territoriali, con ampi disboscamenti e una progressiva degradazione di suoli naturali, nonché l’eccessiva urbanizzazione con relativa perdita di biodiversità a livello globale. Tale epoca rientra nell’Olocene, ma il dibattitto tra scienziati e geologi ha portato tutt’ora alla possibilità di definire l’antropocene come una nuova epoca geologica separata dall’Olocene, nel quale ascri- vere l’attività umana e i suoi effetti sul pianeta. Accanto ad essa si è accompagnata una nuova definizione di homo sapiens, definito “homo sapiens urbanus”, ossia un ulteriore step evolutivo dell’uomo in cui nuove abitudini e tecnologie stanno progressivamente modificando il nostro essere. Quando parliamo di ecologia urbana è possibile fare riferimento a due scale di indagine differenti: § Ecologia nella città, in cui si analizza una componente interna alla città basandosi sulla micro-scala, come ad esempio, nel caso di un parco interno alla città. § Ecologia della città, in cui si analizzano tutte le componenti e le interazioni dentro l’ambiente costruito e il suo spazio fisico. In tali casi è possibile analizzare anche la regione urbana, in cui oltre all’urbanizzato persistono elementi residuali di naturalità, in cui è possibile notare l’influenza umana. È multi scalare. L’ecologia urbana è dinamica nel tempo e come tale la sua considerazione nella pianificazione del territorio dev’essere analoga, considerando modificazioni che avvengono spazialmente e modificazioni che avvengono temporalmente. Que- sto implica un cambio di approccio alla pianificazione, che necessariamente deve contenere al suo interno una certa dinamicità, per garantire una sua aderenza alle esigenze mutevoli della società odierna in funzione della natura stessa: La dimensione del cambiamento spaziale è influenzata da numerosi fattori, alcuni tra i più rilevanti sono definiti dai fenomeni di urbanizzazione incontrollata che hanno portato le nostre città ad espandersi verso l’esterno, con un consumo di suolo esagerato. Tale situazione ha portato al cosiddetto sprawl urbano, in cui l’urbanizzato si è sviluppato in maniera diffusa sul territorio senza logiche di localizzazione e concentrazione edilizia. È chiaro che un approccio di questo tipo comporta un eccessivo utilizzo del mezzo privato, con spostamenti giornalieri verso i centri delle grandi conurbazioni, con tutte le esternalità che ne derivano sull’ambiente (infrastrutture deturpanti del territorio, inquinamento, salute, incidentalità e costi negativi). Accanto a ciò la progettazione di città compatte potrebbe essere la soluzione, ma ad essa potrebbero affiancarsi problemi di giustizia sociale e gestione urbana. Altro approccio è quello del mix funzionale, anche in considerazione dei benefici derivanti dalla città dei 15 minuti di Carlos Moreno, in cui la vicinanza dei servizi promuove una maggiore sostenibilità degli spostamenti. Altro fattore che influenza la dinamica spaziale di una città è quello della bioregione, ossia quell’area di provvigione di materiali che consente alla comunità di prosperare, per queste ragioni le città sor- gono distanziate fra di loro, per un discorso di approvvigionamento delle risorse. Flussi di materia e risorse nello spazio fisico: acqua, rifiuti, aria, organismi ecc. (concetto di gradiente urbano-rurale). La dimensione del cambiamento temporale può avvenire su scale temporali differenti da minuti fino a secoli di trasformazioni: dallo spostamento di alcune specie sino alla crescita di un albero (scale differenti). Dunque, nell’ecologia urbana è possibile riconoscere tre tipologie di ambienti: ambiente costruito, ambiente naturale e ambiente fisico. Per quanto riguarda gli habitat naturali è possibile riconoscere quattro contesti differenti: - Aree costruite, ossia edifici, strade in cui si iniziano a sviluppare idee di verde, come il bosco verticale o le piantumazioni lungo gli assi viabilistici, che possono divenire habitat urbani. 14 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-approfonditi-di-progettazione-dell-ambiente-di-eugenio-morello/10829512/ Downloaded by: marta-spandri ([email protected]) - Aree verdi costruite dall’uomo come parchi urbani, campi da golf e terreni agricoli. - Aree verdi semi-naturali, in cui l’alterazione dell’uomo si fa sentire, come nel caso di foreste urbane, greenway e aree umide ricostituite artificialmente dall’uomo. - Aree naturali in cui è assente la gestione o manutenzione dell’uomo, solitamente distanti dalle aree urbane. L’insieme di queste aree è riconoscibile attraverso lo studio di gradienti urbani rurali. Che cos’è una comunità ecologica? Una comunità ecologica è un insieme di organismi che sia biologicamente chiuso, cioè tale che nessun elemento dell'insieme interagisce direttamente o indirettamente con organismi al di fuori dell'in- sieme stesso. Con il termine “biologicamente chiuso” si fa riferimento unicamente all’assenza di interazioni biologiche tra organismi dentro e fuori l’ecosistema. Dal punto di vista termodinamico un ecosistema è aperto nel senso che con l’esterno possono essere scambiati flussi di energia e flussi di materia. Dunque, si tratta delle specie che abitano assieme un sito e le loro interazioni che intercorrono fra di essi. Che cos’è una successione ecologica? Per successione ecologica si intende un processo attraverso il quale le specie occupano un ambiente fisico e ne determinano le modificazioni. Per comprendere meglio il concetto di successione è utile richiamare il processo evolutivo che si innesca. Per ogni comunità è possibile tracciare una storia che parte dalla specie “pioniere” (specie che da avvio alla modificazione, solitamente si tratta di microbi, muschi, licheni ecc.) fino a una comunità. Gli ecologi chiamano questa comunità climax, in quanto rappresenta il culmine di un processo di muta- zione dell’ambiente fisico che giunge ad un punto stabile fino a quando non si verifica un disturbo, per esempio con l’intervento dell’uomo o un incendio. Cosa sono gli habitat successionali? Format parla di 11 forme alternative di habitat successionali che possiamo trovare in ambito urbano, dove troviamo forme di naturalità o diversa evoluzione/successione di ecologia nella città: lo si può fare su diverse scale (da pianta sul balcone, a NBS) - la naturalità la si ritrova in tantissime scale, possono riguardare gli spazi degli edifici, alcuni spazi lineari, muri, strade, infrastrutture, recinti delle industrie che possono essere utilizzati per implementare la biodiversità. Lezione 5 – Analisi dei pattern spaziali e dei gradienti urbano-rurali Che cos’è un pattern spaziale? Un pattern spaziale rappresenta la caratterizzazione di uno spazio fisico, in tutte le sue differenti possibilità e dimensioni che lo compongono. Un pattern spaziale è anche definito come un mosaico, ossia un insieme di elementi che definiscono uno spazio, con oggetti di forme, dimensioni e caratteristiche differenti fra loro. Un esempio pratico di pattern spaziale, nonché mosaico territoriale è rappresentato dalle classificazioni DUSAF, all’in- terno del quale viene ripartito il territorio in classi funzionali, ciascuna con una propria caratterizzazione prevalente: aree urbanizzate, aree agricole, aree naturali ecc. Alcuni esempi di pattern spaziale differiscono a seconda di diversi fattori, e all’interno di un’area urbana sono riconoscibili i seguenti pattern orizzontali: ▫ La scala di indagine permette di riconoscere con diverso grado i pattern di un territorio, che variano se si os- serva una megalopoli o un quartiere. ▫ Il mosaico è il pattern spaziale degli elementi in un’area vasta, composto da una serie di oggetti caratterizzati da limiti e confini. ▫ La risoluzione è data dalla nitidezza dei confini, variabile a seconda della scala con cui si analizzano i singoli elementi che compongono uno spazio. 15 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-approfonditi-di-progettazione-dell-ambiente-di-eugenio-morello/10829512/ Downloaded by: marta-spandri ([email protected]) ▫ La granulometria rappresenta l’area dei pattern ed è una caratteristica importante per riconoscerne i flussi e i fenomeni in atto. La granulometria è strettamente dipendente dalla scala e dalla risoluzione in quanto all’in- terno di un’analisi territoriale è possibile distinguere elementi diversi, in cui a scale più ampie alcuni elementi risultano quasi impercettibili, mentre altri risaltano maggiormente. ▫ La gerarchia delle scale: pattern più grandi sono solitamente più stabili, mentre quelli più piccoli tendono a fluttuare; importante tenere presente delle interazioni che avvengono tra livelli gerarchici diversi e allo stesso livello con fenomeni di competizione e collaborazione. Un esempio classico è visibile alla scala urbana comu- nale, in cui si denota la competizione che molto spesso avviene tra spazio urbanizzato e spazio naturale. ▫ I frattali: sono apparentemente le forme spaziali ricorrenti indipendentemente dalla scala; dunque, che a qualunque scala ricorrono con la medesima morfologia. Come si forma un pattern spaziale? Un pattern spaziale è il risultato di processi più o meno naturali che evolvono nel tempo e modificano spazialmente uno specifico contesto. Tali processi possono essere naturali, nel caso di modifica- zioni derivanti per esempio dalle acque superficiali che modellano il territorio, anche il vento con l’erosione che pro- duce sulla crosta terrestre, fino alle dinamiche dell’ecologia come l’emigrazione o l’immigrazione di alcune specie. Possono anche essere di artificiali come nel caso dei mutamenti generati dai piani urbanistici comunali, i quali deli- neano le prospettive di sviluppo degli insediamenti per esempio. La natura di questi processi che conformano e modi- ficano il pianeta è di natura mista e si verificano costantemente nel tempo. Quali sono gli elementi fondativi dei pattern spaziali o mosaici territoriali? Gli elementi che compongono il mosaico territoriale sono: o Patches rappresentano areali che si dislocano sulla matrice di sfondo. L’insieme di patches assieme ai corridoi compone la matrice di sfondo, nonché il mosaico territoriale o pattern spaziale. o Corridoi rappresentano le reti. o Matrice di sfondo rappresenta lo spazio di fondo su cui si inseriscono i diversi patch e corridoi. L’insieme di questi elementi sono campo di studio dell’ecologia urbana, che studia la combinazione e le interazioni che si generano tra pattern naturali e pattern antropici. L’interazione tra questi elementi che compongono il mosaico terri- toriale è costante. Questi si caratterizzano diversamente anche a seconda delle forme che generano: tendenzialmente i pattern naturali assumono forme irregolari, al contrario pattern antropici definiscono forme più regolari, rettilinee, frammentate e ridotte rispetto alla variabilità che caratterizza le aree naturali. Accanto a questi elementi (patches e corridoi) è possibile osservare un territorio con altre modalità, o altri elementi fondativi. Una lettura interessante è proposta dalla studiosa Marina Alberti, insegnante di ecologia all’università di Seattle, che propone una lettura spa- ziale attraverso gradienti, ossia sfumature di alcuni fenomeni territoriali, i patches, ossia gli areali che compongono lo spazio, i network, ossia i collegamenti tra i patch e infine, le gerarchie che definiscono l’elemento di dipendenza tra patch diversi. Secondo la visione di Marina Alberti gli elementi fondativi per l’analisi dei sistemi spaziali nell’ecologia urbana sono: La forma data dalla compattezza o dalla dispersione della forma urbana; La densità che può essere misurata sia a livello di popolazione urbana che per quanto riguarda gli edifici e le volumetrie; L’eterogeneità ossia la diversità degli habitat a livello di grado e concentrazione; 16 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-approfonditi-di-progettazione-dell-ambiente-di-eugenio-morello/10829512/ Downloaded by: marta-spandri ([email protected]) La connettività la quale misura il grado di facilità o impedimento di movimento da parte di una specie nell’at- traversare un’area (corridoi o stepping stones) come la distanza tra patch o habitat. Come evolve la forma della città e la sua localizzazione nel tempo? Le forme del territorio plasmato dall’attività umana per la fondazione di nuove città si basavano in passato principalmente al soddisfacimento di cinque bisogni umani: approvvigionamento di acqua, cibo, minerali e legno, accessibilità ai trasporti e comunicazione, sicurezza e difesa. La convergenza di questi aspetti ha spinto l’uomo ad insediarsi in alcuni luoghi senza considerare aspetti naturali, un esempio simbolico è la costruzione della città di Manhattan, in un’area naturale per eccellenza, la quale oggi minaccia la città stessa anche in ragione dei cambiamenti climatici che la stanno interessando. Dunque, l’uomo ha trascurato aspetti rilevanti per la costruzione di città, che oggi sono messe sempre più in crisi dai cc. Localizzandosi dove queste cinque condizioni erano presenti (aree oggi in cui l’uomo ha impattato maggiormente), come per esempio lungo le sponde dei fiumi e le aree naturali ricche di risorse anche a discapito di una visione di sostenibilità e sviluppo in sim- biosi dei due ambienti. Oggi la capacità di pianificare è molto cambiata rispetto alle prime città, nuove metodologie più complesse sono adottate, nonché aspetti ricognitivi del territorio sempre più accurati che permettono di adottare un approccio alla pianificazione più attento alla conciliazione delle esigenze tra uomo e natura. Tra uomo e natura in- tercorrono rapporti positivi e negativi; sai fare qualche esempio? Le attività umane da sempre hanno alterato e condi- zionato i naturali processi biologici del pianeta terra e dei suoi habitat. Questa situazione ha provocato numerose ne- gatività al pianeta. Questa situazione seppur vera non prende in considerazione il fattore contrario; infatti, l’uomo pur avendo alterato i cicli naturali della terra ha saputo avviare in alcuni casi un processo di crescita in simbiosi con la na- tura in cui entrambe le componenti si sono convolute assieme. Dunque, seppur l’attività umana p spesso associata a un fattore negativo per la natura, quest’ultimo è riuscito anche migliorare la natura stessa, in un rapporto di mutuo vantaggio. Al di là di ciò, le interazioni tra diversi ambienti hanno benefici e svantaggi differenziati, molto spesso è an- che la natura a causare effetti negativi all’uomo. Un esempio è sicuramente dato dal verificarsi di terremoti, o eruzioni vulcaniche, le quali generano disagi e impatti sulla componente umana. Al contrario l’uomo è invece responsabile della perdita di biodiversità e del progressivo consumo di suolo che interessa il pianeta, sottraendo spazio alla compo- nente naturale. Quali sono le componenti che descrivono la spina dorsale urbana. Le componenti che descrivono la spina dorsale ur- bana sono: la componente geomorfologica espressa dalle tipologie di suolo e conformazione terrestre e, la compo- nente microclimatica. Le componenti che descrivono la spina dorsale urbana condizionano le forme del costruito (edifici, spazi aperti e strade). Che cos’è un mosaico territoriale e da cosa è caratterizzato? Un mosaico territoriale rappresenta la caratterizzazione di uno specifico contesto territoriale sulla base di alcune caratteristiche interconnesse e interdipendenti: § Struttura (pattern), ossia i componenti e la configurazione spaziale. § Funzione (processo), ossia i flussi, movimenti e interazioni presenti nello spazio. § Cambiamento (dinamica), ossa le alterazioni dei pattern spaziali, caratterizzati da stabilità o fluttuazione. Come si identificano i mosaici? Si identificano attraverso alcune chiavi di lettura: a) Adiacenza: si riferisce a un oggetto a contatto con altro oggetto. Possono avvenire anche più contatti diversi. b) Interfaccia: si riferisce al luogo dove la vegetazione e la pressione umana coesistono (confini). c) Dipendenza: si riferisce alla relazione che esiste tra oggetti adiacenti e no. Quelli interdipendente godono di vantaggi o svantaggi reciproci (in simbiosi). 17 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-approfonditi-di-progettazione-dell-ambiente-di-eugenio-morello/10829512/ Downloaded by: marta-spandri ([email protected]) Che cos’è il gradiente urbano-rurale? Il gradiente urbano-rurale si riferisce a un concetto utilizzato per descrivere la transizione e le differenze tra le aree urbane delle città e le aree con caratteristiche naturali situate in maniera opposta. Tra questi due vertici vi sono una serie di spazi che gradualmente possiedono caratteristiche differenti, andando a con- fluire in un punto nel quale entrambi questi ambienti convivono. In ecologia si parla di transetti urbani quando si analizza il gradiente degli indicatori e delle diverse caratteristiche fisiche della forma urbana. Queste differenze di forma urbana hanno un impatto più o meno diretto sulle specie che popolano lo spazio; impatto in termini di comportamenti e stili di vita. Questo concetto di transetto urbano rurale (o gradiente) è un modello di pianificazione territoriale che descrive delle successioni di zone che variano, per densità ed altre caratteristiche, dalle aree naturali fino a quelle più urbaniz- zate. Il transetto (o gradiente) è parte essenziale dei movimenti del new urbanism (è un movimento di pratiche e principi che promuovono la walkability, il mix funzionale e quartieri densi con l’obiettivo di creare luoghi in cui le comunità possano incontrarsi e interagire, negli spazi pubblici o per strada) e della smart growth (o “crescita intelligente” è una teoria urbanistica e dei trasporti che consiste nel concentrare la crescita nel centro di una città, evitando episodi di sprawl. Il risultato è quello di generare una città compatta, pedonale, favorevole all'utilizzo di biciclette, che contenga scuole di vicinato, strade a permeabilità mista e quartieri con un elevato mix funzionale). Il concetto di gradiente è spesso associato per analogia al concetto di successione ecologica e più in generale di climax. Il transetto la rappresen- tazione della variazione morfologica di isolati, tipi edilizi, caratteristiche naturali dall'ambiente naturale al centro della città, nell’insieme rappresentano la successione di zone che variano per caratteristiche da una zona ad un'altra: Come si misura il gradiente urbano-rurale? Esso si misura attraverso tre fattori fondamentali che variano in funzione dello spostamento tra un transetto ed un altro, oppure solo una delle condizioni può variare. Tra i fattori vi sono sicu- ramente quelli ambientali, in cui a variare possono essere gli agenti chimici, atmosferici, la flora e la fauna, la qualità ambientale e il grado di naturalità, oppure fattori legati all’uso del suolo come la permeabilità o l’impermeabilità dei suoli, il rapporto tra le superfici costruite e no. Lezione 6 – Accessibilità urbana Il settore dei trasporti urbani è responsabile di gran parte delle emissioni urbane di CO2. Nel 2010 il settore mondiale dei trasporti era responsabile di circa il 23% delle emissioni totali di CO2 legate all’energia (2014), di cui il 40% dovuto alla mobilità urbana (2016). Questo trend è destinato ad aumentare e si prevede che il consumo energetico dei trasporti urbani raddoppierà entro il 2050, nonostante i continui miglioramenti tecnologici. Tale previsione stima che il 90% di questa crescita di GHG (Green House Gases) deriverà dai viaggi privati motorizzati e avverrà in gran parte nei paesi in via di sviluppo. Cosa può fare la pianificazione urbana? La progettazione urbana ha un grande impatto sulla mobilità, poiché la disposizione della forma urbana influenza notevolmente il modo in cui ci muoviamo nello spazio. La disposi- zione degli spazi e delle funzioni può influenzare la scelta delle diverse modalità di trasporto, e questa scelta incide sul consumo energetico. Inoltre, la domanda energetica per i trasporti è significativamente influenzata dal disegno urbano delle città e dei singoli quartieri, ed è possibile minimizzarla con la densità della forma urbana, gli usi misti del territorio 18 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-approfonditi-di-progettazione-dell-ambiente-di-eugenio-morello/10829512/ Downloaded by: marta-spandri ([email protected]) e dei suoi spazi (lavoro, casa e servizi vicini tra loro), o anche agendo alla scala del singolo edificio. Anche le misure a livello di quartiere per agevolare la mobilità ciclistica e i trasporti collettivi e individuali ad alta efficienza sono fonda- mentali per ridurre la domanda e il consumo di energia. Perciò, è necessaria una visione olistica dello sviluppo urbano, in base alla quale dovrebbe essere sempre implementata una reale integrazione della pianificazione dei trasporti con la sistemazione degli spazi e delle funzioni a scala di quartiere. In effetti, le decisioni in tema di pianificazione dei trasporti, non sono solo una questione tecnica di scelte ingegneristiche, ma incidono fortemente sulla fruibilità dello spazio pub- blico e le decisioni di pianificazione urbana hanno conseguenze evidenti e dirette sull'accessibilità e sulla mobilità. Que- ste decisioni trovano finalmente attuazione nella progettazione del quartiere, poiché la camminata, il ciclismo, il tra- sporto pubblico e le comunità sostenibili devono essere intesi “come un’unica rete, che sostituisce l’idea di trasporto di fornire mobilità con l’obiettivo comunitario di fornire accessibilità”. Indirettamente, un ambiente percorribile che inco- raggia soluzioni di mobilità lenta è anche un luogo sano. Oggi, gli alimenti ad alto contenuto energetico, gli stili di vita sedentari e la mobilità motorizzata hanno inevitabilmente un impatto significativo sulla salute. Le persone che vivono nelle città percorribili a piedi hanno più occasioni di condurre scelte di vita sane e di spostarsi di più. Gli studi rivelano che gli ambienti urbani più densi hanno tassi di obesità inferiori rispetto alle periferie o alle aree esterne ad essi. Inoltre, la pianificazione ad uso misto e la presenza di una varietà di destinazioni, non solo promuove il camminare, ma bensì aumenta anche il senso di comunità o capitale sociale attraverso la facilitazione dell’interazione tra i residenti nelle strade. Quindi, i quartieri pedonali possono avere un impatto positivo sui costi sociali per la cura della persona, sulla felicità delle persone e su una serie di aspetti sociali. “Quando si verifica un nuovo sviluppo significativo, allora sarà importante che i trasporti e l’uso del territorio siano sviluppati insieme”. Quali sono le sfide della mobilità urbana oggi? Tra le numerose sfide che le città si trovano ad affrontare all’interno del proprio sistema, la mobilità è una delle principali. All’interno di quest’ultima possiamo annoverare: o Integrazione tra la pianificazione urbana, l’energia e la mobilità o Favorire e incrementare l’intermodalità dei diversi mezzi di trasporto; con particolare riguardo alle soluzioni di trasporto last mile, ossia quelle che coprono l’ultimo miglio. o Favorire e implementare la mobilità sostenibile nelle sue diverse forme. Attraverso la creazione di infrastrut- ture continue, politiche e incentivi all’utilizzo di mezzi pubblici e soluzioni “green” (biciletta, monopattino ecc.) o Sviluppo della “Mobility as a Service” (MaaS), con forme di sharing mobility e nuove tecnologie. o Creazione di percorsi pedonali attraenti e presidiati, vicini alle funzioni urbane, in tal modo è possibile creare un servizio attrattivo e utilizzato, nonché presidiato dagli utilizzatori stessi. o Lavorare sulla promozione di comportamenti virtuosi e stili di vita più sani per tutti. o Incentivare la mobilità elettrica, attraverso la sua integrazione all’interno delle infrastrutture per il trasporto (es. colonnine di ricarica), nei luoghi di tutti i giorni (e-bike), ma anche negli spazi pubblici frequentati. Il tutto all’interno di un progetto coerente alle necessità degli utilizzatori. o Rendere la logistica sostenibile, attraverso sistemi di consegna che ottimizzano il percorso e soluzioni last mile con mezzi sostenibili (e-bike, monopattini, biciclette ecc.) o Adottare un nuovo approccio lungo i nodi del trasporto pubblico, attraverso la creazione di uno spazio pubblico attraente e ricco di funzioni. Che cos’è l’accessibilità urbana? L’accessibilità urbana è la capacità delle persone di raggiungere beni e servizi, misurata in base alla loro disponibilità in termini di spazio fisico, convenienza e adeguatezza. Quando una città accessibile? Una 19 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-approfonditi-di-progettazione-dell-ambiente-di-eugenio-morello/10829512/ Downloaded by: marta-spandri ([email protected]) città si definisce accessibile se integra i benefici della densità urbana e promuove l’accesso ai servizi, alle opportunità di lavoro, all’educazione e all’abitare, con l’obiettivo di raggiungere il benessere di chi vi abita. Secondo questa definizione i termini di densità e benessere sono spesso associati. La densità espressa come sinonimo di connessione, accessibilità a funzioni e servizi urbani, come convenienza, diversità, mix di uso degli spazi, mix delle funzioni e delle popolazioni, nonché l’intensità nell’uso dello spazio caratterizzato da forme costruite e attività. La densità è associata anche a con- cetti di affollamento, compattezza e intensità di elementi, strutture fisiche e popolazioni insediate. Come si misura la densità? Attraverso diverse tecniche: densità di popolazione ab/ha, unità abitative per ettaro o l’utilizzo della Superficie Lorda di Pavimento. Accanto a queste tecniche la densità può misurare diversi aspetti della città, quali per esempio, la forma costruita, la forma naturale (in termini di aree verdi), la forma degli elementi statici (quali la rete infrastrutturale stradale), gli elementi mobili (come il traffico, variabile a seconda del tempo), le persone (come numero di occupati, di individui sul territorio di riferimento, o di popolazioni). La ricerca di questi indici permette di calcolare il “compact city index”, ossia un indice capace di misurare la densità della città attraverso l’impiego del rapporto tra spazio costruito, spazio aperto e popolazione. Gli aspetti positivi della forma urbana compatta e densa. La densificazione, ossia la compattezza della forma urbana è una strategia ben vista dall’urbanistica ed è promossa per raggiungere lo sviluppo sostenibile dalle politiche europee poiché: - favorisce l’accessibilità, - comporta una valorizzazione economica generata dall’agglomerazione (domanda concentrata nell’area, flusso di informazioni e scambi, innovazione), - porta all’efficienza nell’uso delle risorse (quali il suolo, le infrastrutture, il trasporto pubblico), - crea comunità inclusive e in costante scambio tra loro (mix di comunità, persone, tipologie edilizie e forti inte- razioni con la città). La prossimità del trasporto è un’altra condizione favorevole nei contesti densi e compatti, in quanto la distribuzione ottimale dei nodi di trasporto è capace di servire un’ampia quantità di utenti, favorendo l’utilizzo del TPL, la pedonalità per raggiungere i nodi e la ciclabilità come forma alternativa. Su questa linea le città si conformano sul “Transit Deve- lopment Oriented” (TOD) in cui lo sviluppo urbano concentra un mix di funzioni, servizi e densità abitative attorno ai nodi del trasporto pubblico, al fine di ridurre le distanze e i tempi di viaggio. Gli aspetti negativi della forma urbana compatta e densa. La densificazione induce anche a significativi risvolti negativi, infatti non è dimostrato che la densità conduca per sé a una diminuzione degli indici di proprietà di mezzi privati. A questo si affiancano i problemi legati alla disponibilità di spazio, traducibili in congestione interna e problemi legati al parcheggio delle auto e degli altri mezzi. Altri aspetti sono: la congestione pedonale, spesso dovuta ad afflussi elevati di persone, alla congestione prodotta dai mezzi, alla elevata necessità di risorse funzionali al funzionamento della città compatta e densa, con edifici molto densi ed energivori. Non meno importanti sono le ripercussioni ambientali: dall’in- quinamento delle acque e dell’aria sino alla modificazione dei cicli ecologici e climatici. E quelle legate al benessere delle persone, con incidenza sulla psiche umana, data dalle varie forme di inquinamento, la mancanza di spazi, la frenesia e l’affollamento delle persone, il verificarsi di forme di criminalità e i risvolti in termini di gentrificazione delle aree, por- tando a fenomeni di segregazione sociale. È possibile ricondurre la città ad una forma urbana ottimale? Questo il dibat- tito avviato negli anni Settanta, nel quale la domanda è frutto di un bilanciamento ottimale degli aspetti sociali, econo- mici e ambientali. A questo si è affiancato il progressivo sorgere di forme della città e delle regioni urbane differenti, che hanno spostato la questione del dibattito sulla forma ottimale, quali le città compatte (densificazione 20 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-approfonditi-di-progettazione-dell-ambiente-di-eugenio-morello/10829512/ Downloaded by: marta-spandri ([email protected]) monocentrica), le città policentriche (con uno sviluppo attorno a densi TOD serviti dal trasporto pubblico e intervallati da corridoi ecologici, e infine, le smart city (le città efficienti, sviluppate dal punto di vista economico e infrastrutturale). Come si misura l’accessibilità urbana? L’accessibilità urbana si misura attraverso tre indicatori differenti: 1- Indicatori relativi alla struttura e connettività della rete stradale: a. Indice di connessione (indice gamma): rapporto tra il numero di connessioni tra i nodi e quello massimo teorico (in cui tutti i nodi sono collegati tra loro. b. Indice di circuitazione (indice alfa): essendo la chiusura ad anello (loop) tra i diversi nodi la struttura più connessa, questo indice esprime il rapporto tra il numero di loop presenti nella rete e il numero massimo teorico. c. Intersection density definisce il conteggio dei nodi per unità di superficie (nodi/ha). Maggiore è il numero delle intersezioni e maggiore è la connettività della maglia stradale (proposta dal LEED ND). d. Street density definisce il numero di archi della rete in lunghezza lineare in rapporto alla superficie. e. Link-Node Ratio definisce il rapporto tra il numero di archi (link) e il numero di nodi (node). Una griglia perfetta ha rapporto 2.5. Questo indice è utile per studi comparativi ma non tiene in considerazione la dimensione e il distanziamento delle componenti spaziali. Infatti, la stessa griglia scalata diversamente presenta lo stesso rapporto link-node ratio. 2- Indicatori relativi alla struttura e connettività degli isolati urbani: a. Mean block area definisce l’area media degli isolati presenti all’interno dell’area di riferimento per l’analisi è un indice indiretto della densità della maglia stradale che sostiene lo spazio costruito. Minore è la forma degli isolati e maggiore è la connettività. b. Block density simile all’indicatore precedente, determina il numero di isolati per unità di superficie (tipica- mente 1/ha). L’indice dà idea della granulometria del tessuto urbano. L’indice consente anche una mag- giore flessibilità progettuale rispetto alla mean block area, poiché non limita di fatto la varietà nel processo di dimensionamento degli isolati urbani. c. Mean block lenght definisce il controllo dell’estensione massima dei fronti degli isolati al fine di evitare le forme allungate o frammentate che causerebbero l’effetto opposto di una diminuzione della connettività del tessuto urbano. 3- Indicatori di accessibilità della forma urbana: a. Integrazione urbana definisce quanto un nuovo quartiere sia integrato al tessuto urbanizzato e nella sua forma urbana, si calcola facendo il rapporto tra il perimetro adiacente a usi del suolo costruiti e il perimetro totale dell’area in analisi. b. Site layout location localizza un nuovo insediamento lungo gli assi portanti del sistema urbano per aumen- tare la connettività del tessuto urbanizzato, favorisce strategie di infilling, su aree possibilmente da rige- nerare (brownfields). c. Analisi ped-shed analisi della copertura di spazio in un arco temporale. Questo indicatore permette di de- finire la vicinanza a determinati interest points. Vero un modello POD o Pedestrian Oriented Devel. Che cos’è il LEED ND? Il LEED ND o Leadership in Energy and Environmental Design for Neighborhood Developmnet è un programma di certificazione sviluppato per valutare e promuovere lo sviluppo sostenibile dei quartieri. Esso fornisce linee guida per progettare, costruire e operare quartieri che siano ecologicamente responsabili, socialmente inclusivi ed 21 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-approfonditi-di-progettazione-dell-ambiente-di-eugenio-morello/10829512/ Downloaded by: marta-spandri ([email protected]) economicamente vantaggiosi. Questa certificazione prende in considerazione diversi aspetti, tra cui l’efficienza energe- tica, la gestione delle risorse idriche, la qualità dell’aria e delle aree verdi, l’accessibilità ai trasporti e la preservazione del paesaggio naturale. L'obiettivo finale del LEED ND è quello di creare quartieri sostenibili che offrano una migliore qualità della vita per i residenti, riducendo l'impatto ambientale e promuovendo la salute e il benessere delle persone. Gli indicatori di connessione sono impiegati all’interno delle certificazioni LEED ND, in quanto l’obiettivo di questi indi- catori è promuovere un design urbano che favorisca la mobilità sostenibile, riducendo la dipendenza dai veicoli privati e incoraggiando l'uso di mezzi di trasporto più puliti ed efficienti. La presenza di una rete stradale ben collegata può influire positivamente sulle pratiche di sviluppo sostenibile di un quartiere e sulla qualità della vita dei suoi abitanti. Che cos’è l’analisi PED SHED? L'analisi Ped Shed, abbreviazione di "Pedestrian Shed" (o analisi del raggio di copertura pedonale), è uno strumento utilizzato per valutare e comprendere l'accessibilità pedonale in un dato contesto urbano. L'analisi Ped Shed analizza le aree che possono essere raggiunte a piedi entro un determinato raggio di copertura da un punto di interesse specifico, come ad esempio una stazione della metropolitana, una stazione ferroviaria o un'area commerciale. Per eseguire un'analisi Ped Shed, vengono solitamente utilizzati software di mappatura o geografici che possono calcolare e visualizzare le aree raggiungibili a piedi su una mappa a seconda dell’andamento del terreno e del raggio di percorrenza impostato (es. 10 minuti a piedi 800m, o 5 minuti a piedi 400m). Gli indicatori solitamente consi- derati includono la distanza, il tempo di percorrenza e la sicurezza della strada. L'analisi Ped Shed può essere utile per valutare e migliorare la pianificazione urbana, il trasporto pubblico, la progettazione di aree pedonali, ma anche per valutare l'accessibilità alle strutture, ai servizi e alle risorse in generale. Come si può calcolare la mixitè urbana? La mixitè o diversità urbana si può calcolare attraverso l’impiego dell’indice di Simpson Lezione 7 – I cambiamenti climatici e pianificazione I pericoli climatici rappresentano un insieme di fenomeni che si verificano nel mondo. Tali pericoli rappresentano una sfida di notevole entità per le comunità di oggi e quelle del futuro, che sempre più spesso si trovano esposte a condizioni di rischio sempre maggiori, dovute dall’incremento dei pericoli. La numerosità di questi è in parte originato da cause antropiche, o in qualche modo da esse amplificati, mentre alcuni hazard sono di origine naturale. Quali sono i principali pericoli climatici? Tra gli hazard possiamo individuare delle macrocategorie: metereologici, climatologici, idrologici, geo- fisici e biologici. Come già accennato al crescere dei pericoli, crescono anche le condizioni di rischio e i possibili impatti. Impatti che si ripercuotono su molti aspetti del vivere, influenzando stili di vita ed esponendo le comunità a fattori di rischio sempre maggiori. I cambiamenti climatici ci costringono a rispondere in maniera più forte a shock (eventi estremi) e stress (eventi prolun- gati e frequenti) climatici. In questo senso le nazioni unite si sono mosse per definire alcuni obiettivi a livello globale, tra cui l’obiettivo scaturito nel 2015 dalla COP 21 di Parigi, di mantenere entro un grado e mezzo la temperatura globale per evitare lo scioglimento dei ghiacciai e le conseguenze che da esso derivano. Inoltre, attraverso la recente conferenza sul clima COP 22 di Marrakesh si sono definiti i contributi dei singoli paesi per raggiungere gli obiettivi climatici, a cui si affiancano le diverse misure promosse a scala locale, quali il patto dei sindaci sul clima e l’energia o altri network per la promozione di azioni virtuose tra città. Sullo sfondo di questo insieme di azioni vi sono gli SDGs, che in qualche modo indirizzano dal 2015 le azioni e le scelte a livello globale. Le COP sono dunque delle conferenze annuali di livello globale, al quale partecipano i paesi del pianeta con l’obiettivo di definire in seduta comune obiettivi, politiche e strategie sul clima atte a preservare la terra e i suoi equilibri. 22 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-approfonditi-di-progettazione-dell-ambiente-di-eugenio-morello/10829512/ Downloaded by: marta-spand

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