Lezioni di Geografia - Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria - PDF
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Università degli Studi Suor Orsola Benincasa - Napoli
2025
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Graziella Ferrara
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These lecture notes cover the course of Geography for the undergraduate course in Primary Education Sciences at the University of Suor Orsola Benincasa. The document details important information about the course, including exam dates (January 14, 2025 and others).
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LEZIONE 1 1 ottobre ‘24 Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria Geografia Docente: Prof.ssa Graziella Ferrara [email protected] ALCUNE INFORMAZION...
LEZIONE 1 1 ottobre ‘24 Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria Geografia Docente: Prof.ssa Graziella Ferrara [email protected] ALCUNE INFORMAZIONI UTILI Libri di testo: PRIMA PARTE De Vecchis G., Pasquinelli d’Allegra D., Pesaresi C., Didattica della geografia, UTET Università, Torino, 2020 SECONDA PARTE De Vecchis G., Boria E., Manuale di geografia, Carocci editore, Roma, 2022 Materiale didattico: SLIDE del coso (area docente) sia per la prima che per la seconda parte L’esame sarà orale Due prove: Prima parte del programma Seconda parte del programma Che potranno essere svolte contemporaneamente (nella stessa data d’esame) oppure separatamente (in due date d’esame separate – ad es. prima parte a gennaio e seconda parte a febbraio) Date d’esame a.a. 24/25 14/01/2025 04/02/2025 05/03/2025 15/04/2025 (solo a.p.) 27/05/2025 17/06/2025 15/07/2025 16/09/2025 09/12/2025 Articolazione dell’esame per i frequentanti Prima parte del programma Prova intercorso: test Seconda parte del programma Prova fine corso: test Per partecipare alle due prove sarà necessario effettuare la prenotazione. Per gli studenti del secondo anno, tale prenotazione sarà effettuata dal docente in aula. Gli studenti degli anni successivi potranno fare le prove solo se non hanno mai svolto le prove intercorso o l’esame Cosa succede se "non" si supera la prova intercorso o la prova di fine corso? ALL’ESAME SI PORTERA’ SOLO LA PARTE CHE NON AVETE SUPERATO N.B. la parte superata resterà congelata fino al superamento dell’intero esame (nell’arco dell’anno accademico) Per chi avrà superato tutte e due le prove … le date 14/01/2025 04/02/2025 05/03/2025 saranno solo date per la “verbalizzazione”. Per registrare l’esame sarà necessario effettuare la prenotazione con la procedura on line di Ateneo NON SI PRENDONO LE PRESENZE! Chi sono i FREQUENTANTI? Sono frequentanti coloro che STUDIANO durante il corso CONSIGLIO … Per studiare occorre tempo, quindi evitate di ridurvi all’ultimo momento!!! Sono frequentanti coloro che si prenotano per sostenere la prova intercorso CONSIGLIO … Prenotarsi, senza aver studiato, fa perdere tempo a me e ai vostri colleghi … per voi sarebbe controproducente! ALTRE DOMANDE ? Quale “esperienza scolastica” vi ricorda il termine “GEOGRAFIA”? Ognuno di noi si porta dietro le proprie esperienze scolastiche ricordando in modo indelebile ciò che è stato straordinariamente motivante e ciò che ha rappresentato, al contrario, una specie di «incubo» del proprio percorso scolastico. Riflessioni preliminari sull’insegnamento della geografia Stereotipi e conseguenze Le indagini svolte negli ultimi anni nelle scuole italiane di diverso ordine e grado hanno evidenziato che gli alunni vedono la geografia come una materia con l’obiettivo di fornire alcuni rudimenti descrittivi del mondo, una materia inutile e estremamente noiosa (con tutti quei fiumi, mari, monti, capitali ecc.) da imparare a memoria, ma, infondo, molto semplice, perché “non c’è niente da capire” L’insegnamento della Geografia è spesso malvisto o addirittura odiato da allievi e insegnanti perché considerato quasi esclusivamente mnemonico. Si ritiene spesso, da parte di allievi e insegnanti, che la conoscenza da acquisire attraverso l’insegnamento della Geografia riguardi essenzialmente: la localizzazione dei luoghi e il loro nome i caratteri quantitativi e qualitativi dei luoghi e dei loro abitanti Spesso si terminano le scuole senza sapere l’importanza di questa disciplina e il suo valore, sia in ambito della scuola dell’obbligo che in ambito universitario, dove la teoria non si accompagna mai con la pratica. Sono in pochi a considerare la geografia come disciplina che serve per educare gli alunni ad essere «migliori» cittadini del mondo, contribuendo alla loro formazione professionale e al buon senso civico e morale. Gli insegnanti (non tutti per fortuna) considerano le ore assegnate all’insegnamento della geografia come un serbatoio di ore a disposizione per altre materie (ad es. compiti in classe d’italiano, correzioni di compiti dati da fare a casa, ecc.) I dirigenti scolastici (sempre non tutti per fortuna) esortano gli insegnanti a modificare una valutazione insufficiente in geografia. Perché un giudizio negativo in geografia (dove c’è solo da imparare a memoria) è interpretato come offensivo della personalità dell’allievo. Quasi tutti i politici, a qualunque area politica appartengono, ritengono che la geografia sia qualcosa di bizzarro e inutile da confinare nel chiuso delle aule o peggio di ridurla o eliminarla. http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-58ca50c2-324a-461a-880e-3c8bcbc18742.html E’ quindi logico che quando si debbano prendere delle decisioni che implicano modificazioni del territorio o localizzazioni spaziali «non» si pensi ad interpellare qualche geografo. Le conseguenze di questo “disinteresse” sono sotto gli occhi di tutti ed è il territorio in cui viviamo a farne le spese; lo testimonia la frequenza di disastri che vengono troppo spesso attribuiti alla “fatalità”: frane, valanghe, alluvioni, crolli, erosioni delle spiagge, case che sprofondano o vengono travolte dalle acque e così via. Quindici (AV) 1998 Massa Carrara 2012 Messina 2009 Grosseto 2012 Sarno (SA) 1998 Atrani (SA) 2010 Sardegna 2013 Ischia (NA) 2006 Genova 2014 Calabria 2015 Francia Costa Azzurra 2015 Modena 2014 Sicilia Modica 2017 Livorno 2017 Piacenza 2015 Marche 2022 Ischia 2023 Nel 2024 quasi 1.900 eventi estremi in Italia I dati diffusi dall’Anbi. I nubifragi sono più della metà del totale. Particolare concentrazione di episodi nelle prime 2 settimane di settembre. Anche in Emilia- Romagna. L’Anbi: “è dagli anni ’80 che in Italia manca la pianificazione nazionale di interventi per la prevenzione idrogeologica” Emilia Romagna settembre 2024 Nella seconda metà degli anni ’50 del secolo scorso, il geografo statunitense White fece una interessante scoperta. Nelle pianure americane soggette ad alluvioni periodiche accadeva un fatto paradossale: tanto maggiori erano gli investimenti in opere di contenimento e di regolamentazione idraulica dei corsi d’acqua, quanto maggiori si rivelavano poi i danni provocati dalle alluvioni. Come poteva darsi una correlazione positiva fra opere difensive e catastrofi? White capì che, per effetto della costruzione di infrastrutture finalizzate alla prevenzione dell’evento catastrofico, si instaurava un senso di sicurezza nelle popolazioni residenti. La popolazione, quindi, occupava tranquillamente e massicciamente le aree soggette a rischio. All’arrivo delle ondate di piena, le opere idrauliche si dimostravano però puntualmente sottodimensionate e l’evento calamitoso assumeva proporzioni catastrofiche. White giunse alla conclusione che la risposta corretta alla situazione di rischio non è fisica, ma è sociale. Cioè non è opportuno né, spesso, efficace intervenire cercando di modificare il fenomeno naturale. Il problema riguarda invece l’organizzazione del territorio, la destinazione d’uso dei suoli soggetti a rischio. Il prof. Leone, parafrasando Italo Calvino, sostiene che quella degli uomini di governo è una un’ignoranza colpevole, criminosa soprattutto in un Paese come il nostro, fortemente soggetto a fenomeni di “insicurezza ambientale”. Il prof. Ugo Leone, napoletano di nascita, è stato professore ordinario di Politica dell’ambiente presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Napoli “Federico II”. È stato presidente del Parco nazionale del Vesuvio e della Commissione di riserva dell’area marina protetta di Punta Campanella. https://flanet.org/wp-content/uploads/2021/07/Sentieri-didattici.pdf Un’ignoranza che ha anche degli ingenti costi economici e sociali: in Italia il 50% dei fondi destinati all’ambiente viene utilizzato per far fronte, provvisoriamente, ai danni arrecati da dissesti idrogeologici, terremoti, fenomeni vulcanici, ecc. Ciò significa che questi fondi vengono spesi dalla collettività in modo assolutamente improduttivo: per mettere pezze e tamponare falle, non per rimuovere le cause dei danni e, quindi, per costruire le premesse per un ambiente vivibile e un territorio sicuro. È tempo di chiarire un equivoco: quelle che per comodità si definiscono “calamità”, sono fatti umani. Si può affermare che la categoria della catastrofe naturale non esiste, la catastrofe assume significato in relazione a eventi antropici. Non sono mutate le condizioni fisiche del pianeta, è mutata l’incidenza umana sul territorio. Si è accresciuta la pressione antropica sia dal punto di vista della presenza numerica (esplosione demografica), sia dal punto di vista dell’organizzazione territoriale. La responsabilità delle conseguenze di fenomeni naturali con caratteri di eccezionalità è per larga parte umana. Un geografo potrebbe insegnare che non esistono calamità naturali, bensì fenomeni naturali che l’uomo rende calamitosi con il suo comportamento ignorante e imprevidente. È su quel “comportamento ignorante e imprevidente” che la geografia può dare un suo valido contributo poiché spesso l’imprevidenza è frutto dell’ignoranza e, perciò, la prima soluzione a questi due problemi sta nell’istruzione e nell’educazione. In un'era in cui inondazioni, aumento dei livelli dei mari, risoluzione dei conflitti, dispute commerciali, carestie ed effetto serra sono continuamente sulla prima pagina dei giornali, ci sono le prove che lo studio della geografia, anziché espandersi e aggiornarsi come sarebbe necessario, declina e rimane indietro. Le origini del problema La scuola, con rare eccezioni, non appare in grado di insegnare in modo corretto la geografia, l’unica disciplina che si occupa del territorio. Gli alunni escono dalla scuola convinti dell’inutilità di questa disciplina. Ci troviamo, quindi, di fronte ad un “circolo vizioso” Come ci troviamo in una situazione del genere? Le motivazioni sono numerose ed hanno radici profonde. … Proviamo brevemente a citarne alcune: Alla geografia era stato assegnato il compito di redigere l’inventario di quanto l’uomo veniva scoprendo. E anche se questa funzione della geografia è ormai di gran lunga superata, è radicata in molti l’idea che questa è ancora la funzione fondamentale, anzi l’unica funzione della geografia. Fino a pochissimo tempo fa, le uniche Facoltà che fornivano una preparazione di geografia sono state quelle di Magistero e di Lettere, ne è derivato che parecchie migliaia di insegnanti si siano trovati del tutto impreparati ad affrontare le tematiche di geografia, sia nei contenuti scientifici, sia nelle metodologie didattiche. La tradizione italiana di studi umanistici ha indirizzato la ricerca soprattutto verso la geografia storica, storia delle esportazioni e storia della cartografia, trascurando altri contenuti altrettanto validi e condizionando di conseguenza i programmi d’insegnamento. In passato, nemmeno troppo lontano, le didattiche disciplinari non venivano impartite, per cui generazioni di docenti sono partiti esclusivamente dalle loro conoscenze disciplinari, essendo state loro precluse (all’università) le preparazioni derivate dalle modalità di insegnamento delle stesse. Quanto detto finora spiega lo scarso rilievo dato ai metodi e alle tecniche d’indagine geografica. Compiti nuovi e nuovi metodi Il compito della geografia è cambiato! La geografia non può più limitarsi a descrivere il territorio ma deve essere in grado di interpretarlo e spiegarlo nelle sue diverse forme e per i suoi diversi aspetti. La geografia cambia profondamente le sue caratteristiche e da descrittiva diviene interpretativa ed esplicativa, fornendo parametri, facendo confronti e valutazioni, prevedendo le situazioni future che verranno a crearsi in relazione ai nuovi bisogni, suggerendo gli interventi da compiere per modificare l’assetto territoriale, in modo da correggere gli aspetti negativi e rafforzare quelli positivi. La geografia insegna ad adottare uno sguardo d’insieme che non si accontenti di sterili dati, ma scopra relazioni, ponga interrogativi, ricerchi spiegazioni da cui nascano nuove domande e comportamenti responsabili di fronte al mondo che cambia. La geografia non delimita, ma amplia e fa dialogare i saperi, rendendoli sinergicamente propositivi e coinvolgenti. La geografia aiuta a comprendere il mondo e a decodificarne la complessità dei processi ambientali e sociali, a condividerne le risorse e ad agire da protagonisti autentici e responsabili. Si è acquisita la consapevolezza dei seguenti fatti: Il nostro pianeta è ormai sufficientemente conosciuto e descritto. Quindi questo compito tradizionale della geografia può considerarsi assolto Molto più delle parole, oggi sono le immagini che riescono a “descrivere” il paesaggio. Ma se la geografia dovesse ancora solo limitarsi a descrivere il mondo, tanto varrebbe sostituire la geografia con la fotografia Mentre l’ambiente fisico si evolve in tempi lunghissimi, le realizzazioni umane si effettuano in tempi brevissimi L’uomo modificando continuamente i suoi obiettivi, tende a modificare anche l’aspetto territoriale in funzione delle sue esigenze anche grazie alle scoperte scientifiche, alla tecnologia ed alle fonti energetiche che ha a disposizione. Cambia anche l’insegnamento Anche l’insegnamento si modifica: il mero nozionismo viene messo da parte ed è sostituito dallo sviluppo della capacità di utilizzare diverse fonti (carte geografiche, enciclopedie, riviste specializzate, bibliografie, ecc. ecc.). La didattica della geografia insegna i metodi di utilizzazione e di confronto delle informazioni che si hanno a disposizione. L’insegnante di geografia e la scuola sono un mezzo per aprirsi all’universo sociale, politico, economico e ambientale, allo “spazio geografico”, che, per la sua complessità, ha bisogno di interpretazioni. L’obiettivo diventa quello di insegnare agli studenti a RAGIONARE, a porsi delle domande, a riflettere per riuscire poi a risolvere i problemi territoriali, ad osservare i rapporti tra uomo e territorio per cercare, poi, di individuarli (perché in continua evoluzione nello spazio e nel tempo) e spiegarli. Le nozioni vengono comunque apprese ma “in corso d’opera”, cioè, durante le attività di scoperta, di misurazione, di interpretazione e “non a priori”. Importante è trasmettere “metodo” e “passione” Strettamente collegata al rinnovamento degli obiettivi e delle funzioni della geografia è la metodologia. Non bisogna vedere soltanto i lati positivi di un territorio, ma è necessario cercare di capirne i diversi aspetti. Una informazione generale è indispensabile, ma è poi importante specializzarsi su alcuni territori. Dalla scuola primaria all’università ormai spesso molti docenti di geografia preferiscono dedicarsi ad insegnamenti tematici: - la difesa dell’ambiente, - la contrapposizione ricchezza/povertà, - la globalizzazione, - ecc. È giusto affrontare questi temi-problemi sia in sede scientifica che didattica, perché fanno parte della realtà contemporanea. Attualmente la didattica della geografia in Italia, a parte le dovute eccezioni, appare praticamente immutata rispetto al passato, mentre sembra essere profondamente cambiata all’estero. Un’avventura di scoperta Il cambiamento fondamentale riguarda lo spostamento dell’interesse … … dagli elementi ai “concetti” I concetti devono essere “scoperti” dagli allievi stessi attraverso attività di: - ricerca - indagine - esplorazione Durante queste attività (di ricerca, di indagine e di esplorazione) gli allievi incontreranno “naturalmente” e, quindi, individueranno anche nomi di città, la loro posizione e le loro caratteristiche più significative. Un altro importante cambiamento si è avuto in merito alla tipologia di studio da settoriale a multi disciplinare. La geografia non può, proprio perché il suo oggetto di studio è l’assetto del territorio, limitarsi a essere settoriale, ma deve essere multidisciplinare deve quindi costantemente trovare collegamenti con altre discipline. Del resto la geografia è da sempre considerata una disciplina “cerniera” tra le materie umanistiche e quelle scientifiche. La geografia, si legge nelle Indicazioni 2012, rappresenta una “cerniera” tra le discipline umanistiche e quelle scientifiche. Molti metodi didattici, strumenti, linguaggi, alcuni ambiti di indagine la accomunano alla matematica, alle scienze e alle tecnologie; tuttavia essa spiega l’interazione tra l’uomo e il proprio ambiente di vita, le scelte delle comunità, le migrazioni, i flussi di materie prime e di risorse e ciò la accomuna all’ambito antropologico e sociale “(…) La geografia studia i rapporti delle società umane tra loro e con il pianeta che le ospita. È disciplina “di cerniera” per eccellenza poiché consente di mettere in relazione temi economici, giuridici, antropologici, scientifici e ambientali di rilevante importanza per ciascuno di noi. In un tempo caratterizzato dalla presenza a scuola di alunni di ogni parte del mondo, la geografia consente il confronto sulle grandi questioni comuni a partire dalla conoscenza dei differenti luoghi di nascita o di origine famigliare. (...) La geografia è attenta al presente, che studia nelle varie articolazioni spaziali e nei suoi aspetti demografici, socio-culturali e politico-economici. L’apertura al mondo attuale è necessaria anche per sviluppare competenze relative alla cittadinanza attiva, come la consapevolezza di far parte di una comunità territoriale organizzata. (...) (…) La conoscenza e la valorizzazione del patrimonio culturale ereditato dal passato, con i suoi “segni” leggibili sul territorio, si affianca allo studio del paesaggio, contenitore di tutte le memorie materiali e immateriali, anche nella loro proiezione futura. Tali percorsi consentono sintesi con la storia e le scienze sociali, con cui la geografia condivide pure la progettazione di azioni di salvaguardia e di recupero del patrimonio naturale, affinché le generazioni future possano giovarsi di un ambiente sano. (…) lotta all’inquinamento, sviluppo delle tecniche di produzione delle energie rinnovabili, tutela della biodiversità, adattamento al cambiamento climatico: sono temi di forte rilevanza geografica, in cui è essenziale il raccordo con le discipline scientifiche e tecniche. (…) La presenza della geografia nel curricolo contribuisce a fornire gli strumenti per formare persone autonome e critiche, che siano in grado di assumere decisioni responsabili nella gestione del territorio e nella tutela dell’ambiente, con un consapevole sguardo al futuro.” Cambia l’approccio e il ruolo dell’insegnante Anche il ruolo dell’insegnante si modifica profondamente: da attore diventa regista e coordinatore, che propone problemi, suggerisce percorsi di ricerca e spinge alla riflessione e all’interpretazione. Il docente si preoccuperà di stabilire delle linee di ricerca, curandone la sequenza operativa. SEQUENZA OPERATIVA individuazione del problema osservazioni delle fonti disponibili raccolta delle informazioni e della documentazione valutazione della distribuzione spaziale formulazione di una o più ipotesi sulle funzioni e sulle relazioni tra gli elementi fisici e antropici scelta delle operazioni da effettuare verifica delle ipotesi rappresentazione grafica dei risultati ricerca delle motivazioni interpretazione e spiegazione del problema, ecc. “Si può paragonare il ruolo dell’insegnante a quello del direttore d’orchestra che non suona gli strumenti ma fa produrre buona musica”. (De Vecchis, Stanluppi 2007) Cambia anche il ruolo dell’allievo Anche il ruolo dell’allievo si modifica profondamente: da spettatore passivo diviene attore protagonista. Viene direttamente e totalmente coinvolto nel processo di apprendimento che diventa processo di ricerca-scoperta. Gli allievi, mediante l’impiego ragionato e intelligente di strumenti d’indagine rigorosi e precisi, saranno più stimolati a leggere, osservare, riflettere, raccogliere informazioni ecc. fino a scoprire essi stessi i fenomeni ed il loro significato. In questo modo verrà favorita la capacità critica dell’allievo. Le nozioni saranno apprese non solo più facilmente e logicamente ma saranno anche perfettamente comprese e valorizzate perché ritenuti utili, anzi necessarie. Gli allievi saranno interessati e contenti di capire i rapporti esistenti nell’assetto territoriale. Un cambiamento non facile ma possibile La nuova geografia, non si prefigge più di descrivere il mondo ma si propone di far apprendere un metodo di ricerca Sarà necessario fornire alcune grandi idee di fondo: i diversi elementi territoriali diventano significativi per l’uomo perché hanno contribuito a differenziare l’economia, le società e l’organizzazione politica degli Stati; il significato degli elementi costitutivi dell’ambiente è determinato dalle società; i gruppi sociali instaurano rapporti con le risorse e le condizioni dell’ambiente in cui vivono ma tali rapporti differiscono a seconda del tipo e del livello culturale delle società; il territorio non è mai statico ma in continua evoluzione; l’intervento dell’uomo modifica il territorio in tempi brevissimi alterando l’equilibrio del territorio (che al contrario si è raggiunto lentamente); l’organizzazione del territorio mostra alcune regolarità che possono essere studiate; esiste una stretta interdipendenza fra il mondo, la comunità locale, la società nazionale e tutti i popoli della Terra. Globalizzazione. Perché una didattica della geografia? La didattica della geografia deve essere capace di mettere in relazione il sapere e i metodi della geografia con i processi di apprendimento-insegnamento. Questo significa che la didattica della geografia, attraverso riflessioni teoriche e metodologiche, deve indagare nelle seguenti direzioni: sul rapporto tra il sapere elaborato dai geografi e quello da insegnare; sui processi della ricerca geografica per individuare come questi possano tradursi nell’insegnamento scolastico in funzione dello sviluppo degli studenti; sui rapporti tra i ragazzi e la geografia, come scienza che aiuta a comprendere molti dei problemi del mondo; sui sussidi e sugli strumenti che sono in grado di agevolare l’apprendimento della geografia, rendendolo nello stesso tempo attivo e utile all’acquisizione di competenze spaziali. E’ importante riflette sul fatto che la geografia della scuola primaria non è sostanzialmente diversa rispetto alla geografia impartita nella scuola secondaria e all’Università, ma molto diverso deve essere il modo di tradurre e comunicare e quindi di insegnare la geografia nei vari livelli scolastici. Non bisogna considerare che nella scuola primaria si debba costituire un modello “dimezzato” della geografia ma di proporre la geografia, grazie alla didattica, secondo l’età degli allievi e quindi con gradi di complessità differenziati. La geografia si è trasformata da disciplina prevalentemente descrittiva ed enciclopedica in una disciplina volta alla ricerca delle motivazioni, delle spiegazioni dei fenomeni e sempre più protesa verso la comprensione dei rapporti e delle interrelazioni, allo scopo di individuare quali interventi possano dimostrarsi più idonei per una migliore organizzazione del territorio. Obbiettivo principale della didattica della geografia è quello di tradurre per la scuola i risultati e i progressi conseguiti dalla ricerca, in modo che oggetti, metodi e finalità della geografia possano partecipare compiutamente al progetto educativo-didattico. Si richiede, pertanto, ai docenti da una parte un’adesione attiva alla comunità dei geografi, dall’altra un’attenzione all’insieme delle scienze dell’educazione e un impegno nel mondo della scuola. L’insegnamento della geografia deve essere reso compatibile con le esigenze cognitive e formative degli studenti, alle diverse fasce d’età, in modo che gli studenti possano apprenderla e assimilarla correttamente. Non è un compito facile, ma si potrà riuscire egualmente se si è: insegnanti motivati, coscienti del fatto che si stanno formando le future generazioni chiaro qual è il valore aggiunto portato dalla geografia per la formazione della persona. Qual è, secondo voi, il valore aggiunto portato dalla geografia per la formazione della persona? La Didattica della Geografia ha come principali finalità: CONFERIRE IL SENSO DELLO SPAZIO FORMARE CITTADINI DEL MONDO EDUCARE ALLA SOLIDARIETA’ MONDIALE E AL RISPETTO DELLE DIVERSITA’ SVILUPPARE L’EDUCAZIONE AMBIENTALE VALUTARE I CONTESTI GEOGRAFICI ALLE DIVERSE SCALE E DA PUNTI DI OSSERVAZIONE DIVERSI CONFERIRE IL SENSO DELLO SPAZIO “Attrezzare” l’alunno di coordinate spaziali per orientarsi in un territorio; far acquisire e rinsaldare il linguaggio della geo-graficità, definito come “la parte sviluppata e affinata, cioè educata, degli aspetti visivo-spaziali dell’intelligenza e della comunicazione umana”. FORMARE CITTADINI DEL MONDO Formare cittadini del Mondo consapevoli, autonomi, responsabili e critici, che sappiano convivere con il loro ambiente e sappiano modificarlo in modo creativo e sostenibile guardando al futuro. EDUCARE ALLA SOLIDARIETÀ MONDIALE E AL RISPETTO DELLE DIVERSITÀ Educare l’alunno a rendersi conto che la nostra Terra presenta molteplici differenziazioni, fisiche e antropiche. Sono pertanto fondamentali la conoscenza, l’accettazione, il rispetto dell’Altro e la solidarietà tra esseri umani a livello mondiale, senza annullare quel rapporto personale e particolare che ognuno ha con il proprio territorio (coltivare le dimensioni positive dell’identità territoriale). SVILUPPARE L’EDUCAZIONE AMBIENTALE Guidare l’alunno a scoprire che il territorio è costituito da elementi che hanno fra loro rapporti diretti e/o indiretti, e che l’intervento su qualunque di questi elementi si ripercuote a catena su tutti gli altri. Ciò rende indispensabile una visione del territorio come sistema (dal vicino al Mondo), per divenire consapevoli del fatto che ciascuno è parte attiva e responsabile dell’ambiente in cui vive. VALUTARE I CONTESTI GEOGRAFICI ALLE DIVERSE SCALE E DA PUNTI DI OSSERVAZIONE DIVERSI Educare l’alunno a saper vedere, studiare, analizzare ciascun elemento non isolato ma nel contesto spaziale in cui si trova. Ciò perché ciascun contesto e l’intero contesto spaziale mondiale, si caratterizza per molteplicità, complessità e dinamicità sistemica: ogni singolo fenomeno o componente del territorio è il risultato di una serie di processi socio-economici e culturali. Qual è l’obiettivo principale dell’insegnamento/apprendimento della Geografia? L’obiettivo dell’insegnamento della geografia è “fornire una metodologia integrata di strumenti materiali e soprattutto concettuali che consente di leggere e interpretare la sempre più complessa realtà territoriale, di decodificarla, di darle un senso, di appropriarsene” Bissanti A., Geografia attiva, perché e come, Adda, Bari 1991 Quali conoscenze, abilità e competenze lo studio della Geografia conferisce agli studenti? L’insegnamento/apprendimento della Geografia conferisce conoscenze, abilità e competenze in merito a: CARTE COGNITIVE CONCETTI GEOGRAFICI RAGIONAMENTO SPAZIALE IL LINGUAGGIO DELLA GEO-GRAFICITÀ L’IMMAGINAZIONE GEOGRAFICA MODELLI TERRITORIALI METODI, TECNICHE, STRUMENTI PROPRI DELLA GEOGRAFIA CARTE COGNITIVE Acquisire carte mentali, ovvero mappe cognitive che consentano di organizzare spazialmente fatti, luoghi, informazioni, fenomeni: quelli che si studiano e soprattutto quelli che ricadono nell’esperienza quotidiana - per contatto diretto e/ o indiretto - sempre ricchi di substrati culturali e spesso carichi di affettività. CONCETTI GEOGRAFICI Attivare i concetti geografici, cardini delle strutture logiche geografiche, per meglio orientarsi mentalmente nella infinita varietà del reale. RAGIONAMENTO SPAZIALE Saper “leggere”, in ciò che si vive e si osserva, il ruolo della dimensione spaziale (ad es., quanto pesa la distanza sui fatti e sugli eventi più diversi?). IL LINGUAGGIO DELLA GEO-GRAFICITÀ Comunicare consapevolmente attraverso il linguaggio specifico della Geografia, per orientarsi e agire nel mondo, per “vedere” il territorio al di là del paesaggio rappresentato su una carta o in una fotografia, per sapersi muovere mentalmente in esso, per saperlo immaginare modificato. L’IMMAGINAZIONE GEOGRAFICA “Vedere” realtà territoriali e luoghi lontani – nello spazio e/o nel tempo – grazie all’interiorizzazione e all’elaborazione delle esperienze e delle conoscenze. MODELLI TERRITORIALI Saper riconoscere, attraverso i dati contingenti, potenzialmente infiniti e “disordinati”, le strutture implicite dei sistemi territoriali (modelli di assetto, di sviluppo ecc.). METODI, TECNICHE, STRUMENTI PROPRI DELLA GEOGRAFIA Saperli utilizzare ai fini descrittivi, esplicativi, applicativi e critici. L’insegnamento/apprendimento della Geografia, se sganciato da collegamenti forti con tali grandi finalità e obiettivi, facilmente degenera in arido repertorio di nomi e numeri, insopportabile per discenti e docenti. La Didattica della Geografia nella Scuola Primaria si sviluppa con: UN APPROCCIO AI CONTENUTI (CONCETTUALI) LA SCOPERTA DI RAPPORTI E LEGAMI TRA I FENOMENI L’APPLICAZIONE DEL METODO SCIENTIFICO L’OPERARE SUL VICINO LA FORMAZIONE CONSAPEVOLE DI IMMAGINI E CARTE COGNITIVE L’USO DI TECNICHE E STRUMENTI PER LA GEO-GRAFICITÀ UN APPROCCIO AI CONTENUTI SOPRATTUTTO CONCETTUALI Nelle prime classi si organizzeranno i contenuti e le attività partendo dall’esperienza concreta (ad es., l’orientamento attraverso punti di riferimento nello spazio vissuto, con il consolidamento dei concetti topologici e relativo uso degli indicatori, l’utilizzo della bussola e dei punti cardinali, nonché attraverso l’osservazione del paesaggio geografico, dal primo approccio percettivo-sensoriale all’individuazione dei principali componenti e determinanti), ma seguendo un approccio prevalentemente problematico-concettuale, che potrà essere combinato gradatamente, nelle classi terza, quarta e quinta, con gli approcci regionale e generale. Le attività didattiche dovranno dunque articolarsi in un coerente e ben programmato itinerario concettuale, che sarà basato molto sulla concretezza. Una logica geografica potrà essere fatta acquisire facendo operare gli alunni in situazioni problematiche, in forma di gioco, stando in aula od operando negli spazi interni (corridoi, cortile, androni…) o esterni alla scuola, nelle immediate vicinanze LA SCOPERTA DI RAPPORTI E LEGAMI TRA I FENOMENI Gli alunni devono rendersi conto che lo spazio geografico non è un’accozzaglia di elementi, ma un sistema, costituito da elementi fisici e antropici legati da rapporti di connessione e/o di interdipendenza, diretti o indiretti. Saranno dunque guidati a riconoscere gli elementi di un territorio partendo da quello vicino, e a individuare i rapporti, ad es., fra posizione e funzione, fra distribuzione e funzione di tali elementi. L’APPLICAZIONE DEL METODO SCIENTIFICO Improntate all’operatività dovranno essere le attività didattiche che mireranno all’acquisizione del metodo scientifico e della ricerca-scoperta. Nel corso degli anni e sempre più in quarta e quinta classe le attività assumeranno una forma laboratoriale. Gli alunni saranno guidati a porsi domande, ad affrontare e formulare ipotesi e a verificarle. Le indagini non si fermeranno solo al livello descrittivo (Dov’è? Come è fatto...?) ma passeranno al livello esplicativo-scientifico (Perché è lì? Perché quella distribuzione di fenomeni? Perché è fatto così?) e critico- applicativo (Come sarebbe se? Quale sarebbe la distribuzione più efficace? L’organizzazione?). Gli alunni potranno progettare come riorganizzare la loro aula per le diverse attività che vi si svolgono, il giardino della scuola o il quartiere ove abitano o la loro città, ipotizzare come cambierebbe il loro territorio se un’industria vi venisse localizzata o se venisse delocalizzata. L’OPERARE SUL VICINO Il metodo dell’osservazione diretta nel corso delle lezioni sul terreno deve essere attuato fin dai primi anni, per venire man mano integrato con il metodo dell’osservazione indiretta. L’operare molto sul vicino non deve certo impedire di prendere in considerazione spazi lontani e fatti e fenomeni geografici di portata nazionale o mondiale tutte le volte che risulti didatticamente opportuno (si pensi, ad es., alla necessità di aiutare gli alunni a collocare nello spazio le grandi civiltà del Mondo antico); anzi, ci si servirà del lontano per consolidare concetti, individuare relazioni in contesti diversi, far cogliere la complessità del sistema territoriale anche mondiale. LA FORMAZIONE CONSAPEVOLE DI IMMAGINI E CARTE COGNITIVE Non si avrà la pretesa che gli alunni si costruiscano immagini e carte cognitive “esatte” (del vicino, quartiere, paese/città, regione di appartenenza, dell’Italia ecc.), ma ci si preoccuperà piuttosto che queste si formino in modo consapevole e portatore di significato. Far tracciare o descrivere verbalmente immagini e carte mentali, quindi, non può scadere nel nozionismo o nel semplice controllo della correttezza formale dei “prodotti” degli alunni, ma deve servire, fra l’altro, a evidenziare i processi di formazione di tali rappresentazioni. L’USO DI TECNICHE E STRUMENTI PER LA GEO- GRAFICITÀ Si utilizzeranno tecniche didattiche e strumenti vari e diversi (fotografie, carte geografiche, piante, schizzi, grafici); volta per volta si farà ricorso a quelli che si riterranno più efficaci e che consentiranno di raggiungere più rapidamente e più compiutamente gli obiettivi prefissati. Inoltre, si potrà far ricorso alle lezioni sul terreno e alla lettura di carte, quindi alla costruzione di carte tematiche e altre semplici rappresentazioni grafiche; alla correlazione cartografica; alla lettura di fotografie, documentari e film; ai prodotti multimediali, alle immagini da satellite. Con la guida dell’insegnante possono rivelarsi fondamentali anche l’utilizzo del computer e la navigazione in Internet.