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Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano (UCSC MI)
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Questo documento PDF fornisce un'introduzione generale alla storia italiana, concentrandosi in particolare sulla rivoluzione industriale e sui suoi effetti sociali e culturali. Include informazioni sulle tensioni sociali, i moti di Milano del 1898 e la nascita dell'industria culturale.
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1. INTRODUZIONE la rivoluzione industriale Italia si è industrializzata tardi e l’ha fatto grazie a capitali europee (Germania) Lo sviluppo dei mezzi di comunicazione si inserisce quando ci sono tensioni sociali che creano nuovi mercati e pubblici (società di massa) A livello sociale, la rivoluzio...
1. INTRODUZIONE la rivoluzione industriale Italia si è industrializzata tardi e l’ha fatto grazie a capitali europee (Germania) Lo sviluppo dei mezzi di comunicazione si inserisce quando ci sono tensioni sociali che creano nuovi mercati e pubblici (società di massa) A livello sociale, la rivoluzione industriale ha spostato la popolazione dalle campagne alle città, c’è stato uno spostamento di massa La classe politica si divide in settori : - chi vuole una gestione conservatrice (le destre storiche che volevano la repressione) - Volevano salari più alti, meno ore di lavoro, condizioni di vita dignitose - chi vuole una gestione demografica con l’apertura del suffragio universale maschile Nel 1898 a Milano -> MOTI DI MILANO = rivolta cittadina contro il governo per il prezzo del pane C’è la repressione da parte del governo, che spara contro i manifestanti ! partecipano anche dei movimenti politici repubblicani, radicali, di sinistra e di settori della chiesa milanese Vengono fatti dei processi di massa : arresti, chiusura di associazioni e circoli di operai, chiusura di parrocchie... A livello mediatico : - È tra i primi esempi italiani di copertura mediatica di un movimento/rivolta - Con Luca Comerio nasce il primo reportage che raccoglie foto degli avvenimenti dell’epoca —> è la 1a volta che la fotografia viene usata per reportage - Rapporto ambivalente con le autorità : —> Controllare i media = controllare l’opinione pubblica In Italia la rivoluzione industriale arriva in ritardo rispetto agli altri paesi, dalla fine dell’Ottocento al 1920: diventa rapidamente un paese industriale grazie all’investimento di risorse, tecnologie e uomini nello sviluppo dell’imprenditoria e dell’industria. Diventato primo ministro, Giolitti esercita un'effettiva egemonia durante il primo quindicennio del '900 e, grazie alla sua strategia politica e sociale, contribuisce alla crescita economica e industriale dell’Italia centro- settentrionale con libertà d’azione ai movimenti operai e il primo suffragio universale maschile ("triangolo industriale" Milano, Torino e Genova). Al Sud invece c'è il degrado, non ci sono interventi, c'è il problema dell'emigrazione. (Per il nord Giolitti è progressista, moderno, per il sud è uguale ai suoi predecessori, pur di avere voti ricorre ad intimidazioni e brogli elettorali e politica del doppio volto.) la rivoluzione sociale La rivoluzione industriale produce effetti sociali e ambientali: l’inurbamento e l’abbandono delle campagne alcune città crescono a dismisura di popolazione e di fabbricati con problemi di sovraffollamento, scarsità di igiene, miseria, fame ecc. Principale effetto della rivoluzione industriale è l’avvio della società di massa, in senso quantitativo (massificazione di addetti alla produzione e al consumo di beni) e in senso qualitativo (crescente ruolo che le masse svolgono in ambito politico, sociale e culturale). Per dare voce alle masse, manipolarle o combatterle, lo strumento fondamentale del primo Novecento italiano fu la stampa: nel giornalismo italiano il modello americano di editore puro in cui le notizie sono separate dalle opinioni non ebbe successo. Le principali testate erano sostenute dai più importanti gruppi industriali e bancari. Il modello letterario postunitario esasperò il lato politico: scontro tra destra liberale conservatrice e sinistra giolittiana democratica, propaganda dei movimenti socialisti (quotidiano “Avanti!”), discesa in campo dei cattolici (quotidiani, settimanali, riviste e periodici). la rivoluzione culturale nasce l’INDUSTRIA CULTURALE (1883) (è l’industria che porta la costruzione di prodotti con l’idea di un pubblico che può usare questi prodotti) Nasce dall’unione di interessi di un pubblico e chi produce i contenuti (l’industria) - c’è un nuovo mercato, un nuovo pubblico, aumenta l’alfabetizzazione, aumenta il tempo libero Vi sono diverse date simbolo di nascita dell’industria culturale italiana: Fausto Colombo, pubblicazione di Le avventure di Pinocchio, storia di un burattino (1881-1883) di Collodi Per Colombo l’industria culturale nasce nel 1883 con Le avventure di Pinocchio (raccolta di storie a puntate sulla rivista “Il giornale per i bambini”) -> Pinocchio è un prodotto pensato per bambini, in un momento in cui l’Italia era analfabeta Mentre i Promessi Sposi viene letto dalla borghesia, quindi viene molto meno letto rispetto a Pinocchio L’INDUSTRIA DEI BAMBINI è la prima grande industria dato che nasce la scuola dell’obbligo Ma non è solo una questione di vendite e di grandezza —>infatti cambia la relazione tra produzione e pubblico Collodi inizia a pubblicare su una rivista una storia a puntate (Pinocchio) finchè c’è spazio per la sua storia sulla rivista, non fino a quando finisce la storia —> fa terminare la storia facendo morire Pinocchio, impiccato dal gatto e la volpe e con una morale (“Avete visto cosa succede a non fare quello che vi dicono i vostri genitori. State attenti di non comportarvi in questo modo”) All’editore del periodico arrivano lamentele per la morale della storia Quindi Collodi continua la storia L’editore inizia a raccogliere tutte le puntate in un libro unico X Colombo l’industria culturale nasce con Pinocchio per : - la centralità dell’editore che interviene sull’autore, indirizza la storia, la adatta e modifica -individuazione del pubblico, i bambini ai quali bisogna leggere la storia -uso delle fonti e citazioni, è la capacità di recuperare cose già scritte e rielaborarle Colombo individua nell’industria 2 strategie (legate alla relazione produzione-pubblico) : PEDAGOGIZZANTE C’è una comunicazione asimmetrica : i valori dell’élite cercano di essere imposti al pubblico - offre opportunità alle classi sociali più basse/escluse ad accedere alla cultura - i prodotti di comunicazione vengono pensati per un pubblico culturalmente inferiore (pubblico ignorante, analfabeta dell’Italia post-unitaria) la conoscenza del pubblico era impressionistica (non suffragata da ricerche) si costruiscono spazi di relazione con i consumatori grazie al lavoro degli editori Ha 2 logiche : DEL GRILLO —> l’educazione - riferita a Pinocchio e al grillo che rappresenta con una metafora il ruolo degli intellettuali DEL CORVO —> logica della propaganda bisogna controllare la stampa e i media non per educare ma per costruire un’immagine del nemico, e per dare l’idea che non esiste una verità (non è solo legata al mondo del fascismo, perchè la propaganda percorre tutta l’industria culturale) 2. DELL’ INTRATTENIMENTO La relazione tra pubblico e industria culturale è dall’alto al basso, il potere ce l’ha chi produce il contenuto Il pubblico voleva meno politica e più intrattenimento. Il pubblico italiano ha sempre cercato di non richiedere contenuti pedagogici, al contrario richiedevano quelli di intrattenimento Ha 2 logiche : DEL TOPO -> industria dell’intrattenimento ha prodotto delle forme tipiche nazionali di intrattenimento, ha tradotto forme internazionali di intrattenimento, adattandole ai gusti e alle preferenze della cultura italiana Usa materiali esteri, importarli e tradurli per un pubblico italiano) (es. Topolino, nasce come una forma di appropriazione che l’industria culturale italiana fa, prende modello di Mickey Mouse americano e lo inizia a trasformare per un pubblico italiano, cambia nome, cambia la storia con citazioni da Dante e Promessi Sposi...) È una dinamica artigianale-culturale (-> non sono schiavo dei gusti del pubblico, cerco di intercettarli come un artigiano che può immaginare i gusti del cliente ma è lui che fa il mobile, il disegno) C’è il piacere da parte di chi produce il contenuto culturale (-> lo faccio perchè penso sia un buon lavoro e poi intercetto gusti del pubblico) I gusti del pubblico sono percepiti e sentiti empiricamente dall’autore e dalla produzione che conosce il pubblico. Il giudizio del pubblico è la prova e non il criterio di valutazione del prodotto DEL GATTO (rif. a il “Telegatto”, premio che Fininvest ha istituito per premiare il programma televisivo migliore) Serializzazione e catene di consumo -> il successo è determinato solo da quanto le persone hanno comprato, fruito e guardato quel contenuto È il mondo delle logiche di marketing per conoscere meglio il pubblico, per sviluppare strategie per rendere il prodotto più famoso, per promuovere il prodotto È la logica che ha portato alla industrializzazione e professionalizzazione degli strumenti per conoscere il pubblico (indagini, sondaggi, interviste, inchieste, indagini di mercato) I modelli stranieri sono un punto di arrivo e non di partenza, infatti si adottano modelli stranieri più performanti di quelli italiani Nel 1900-1945 questa logica non è molto sviluppata Dalla vendita delle copie alla vendita dell’attenzione come patto tra pubblicitari, mezzi e utenti —> questa logica si fonda sulla pubblicità come forma di finanziamento dell’industria culturale Ci sono 2 forme di finanziamento : - vendita di biglietti, copie, abbonamenti (prevede fiducia tra compratore) - pubblicità -> non compro il contenuto che guardo, ma questo contenuto è finanziato dall’azienda paga il venditore Michele Sorice, nascita a Milano del primo grande magazzino di abiti confezionati Aux villes d’Italie (1877) dei fratelli Bocconi (passaggio da bottega artigiana a industriale) David Forgacs: pubblicazione de Il Corriere della Sera (1876) e Il Secolo (1866) Nella definizione di industria culturale è visibile la differenza tra identità (interiorità dei soggetti) e macchina (esteriorità del suo fare): l’industria definisce una differenza tra identità e macchina, macchinazione; mentre la cultura si rifà all’attività umana di natura politica e sociale. Due sono stati i pregiudizi e timori legati allo sviluppo industriale e tecnologico della cultura: L’industria in quanto macchinazione che risponde a interessi privati, rende la cultura una forma separata dalle reali esigenze del corpo sociale. La componente operativa e tecnica soffoca ed estingue la dimensione ideativa e simbolica. In ogni storia dell'industria culturale traspare la «doppiezza» con cui l'Occidente e i paesi industrialmente avanzati hanno costruito la loro realtà rendendola universale, globale e vincolante per tutti gli altri. La ricchezza dell’occidente si è prodotta a spese della miseria dei paesi non sviluppati. 3 di 24 LA RIVOLUZIONE FUTURISTA I primi anni del XX secolo sono chiamati l’età del movimento: i partiti diventano movimenti come quello fascista o il movimento operaio, nelle scienze vi è il movimento psicoanalitico di Freud, molte avanguardie artistiche e letterarie si qualificarono come movimenti, tra cui il futurismo cui esemplare è il terzo articolo del Manifesto del Futurismo di Marinetti, pubblicato per la prima volta il 5 febbraio 1909 nella Gazzetta dell'Emilia di Bologna, ma divenuto celebre nella sua versione francese pubblicata da Le Figaro, il 20 febbraio 1909. Il futurismo costituisce la più compiuta esperienza d’avanguardia promossa dalla cultura italiana della prima metà del Novecento; si distingue per aver orientato il proprio intervento ad una trasformazione radicale, rivoluzionaria, sul piano sociale, culturale ed estetico. A comprendere la prospettiva rivoluzionaria del futurismo come movimento d'avanguardia più importante di inizio secolo fu Antonio Gramsci. Il movimento si basa sul rifiuto di tutte le forme artistiche tradizionali, cerca un linguaggio adeguato alla nuova civiltà delle macchine e basato sul vitalismo dell'epoca moderna. Tematiche del futurismo: Lotta contro ogni forma di passatismo, visto come un nemico di tutte le novità, si deve guardare solo verso il futuro e nuove invenzioni. Ammirazione per la velocità e per la dinamicità Ammirazione per la continuità perché il futurismo non deve mai fermarsi, ma deve avanzare all’infinito Esaltazione della guerra, vista come un modo positivo di scatenare le energie primordiali, di promuovere le nuove macchine per un futuro nuovo Raggiungimento di un’arte totale dove tutti in temi futuristi aderiscono ad ogni aspetto della vita umana. Il futurismo agisce sul piano linguistico con Il Manifesto tecnico della letteratura futuristica introducendo innovazioni anche nell’ambito letterario (parole in libertà eliminazione della punteggiatura, uso onomatopee, flusso di coscienza); in ambito teatrale assume un ruolo centrale nel promuovere una rivoluzione che unisce originalità delle idee con la loro prima sperimentale applicazione, e in ambito architettonico con Il Manifesto dell’architettura di Sant’Elia. LA RIVOLUZIONE POLITICA Il Futurismo, tra i suoi temi principali, esalta la guerra come massima “igiene del mondo” e i futuristi sono tra i principali fautori dell’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, avvenuto il 24 maggio 1915. Questo evento provoca un profondo sconvolgimento in Europa e in Italia, generando una vera e propria rivoluzione culturale, industriale e sociale. La mobilitazione coinvolge operai, artigiani, borghesi e contadini, mentre lo sviluppo delle fabbriche destinate agli approvvigionamenti bellici porta a un progressivo inurbamento della popolazione rurale. La mancanza di manodopera maschile favorisce, inoltre, l’ingresso delle donne in ruoli e mansioni che fino a quel momento erano stati loro preclusi. In questo contesto di cambiamento, Antonio Gramsci elabora la sua teoria sul potere e sulla cultura, sottolineando come lo Stato borghese e capitalista non eserciti il controllo sulle masse solo attraverso strumenti di coercizione come leggi, esercito e polizia, ma anche attraverso l’ideologia. Lo Stato si fonda sul binomio forza-consenso: nessuna forma di governo può reggersi esclusivamente sulla coercizione esterna senza ottenere l’adesione interiore dei cittadini. Da qui deriva la necessità dello sviluppo dell’industria culturale e del coinvolgimento crescente di intellettuali, artisti e scrittori, strumenti fondamentali per plasmare il consenso delle masse. Gramsci distingue due sfere all’interno della società: La società politica, fondata sulla coercizione, dove le istituzioni di controllo come la polizia reprimono comportamenti contrari alle leggi. La società civile, basata sul consenso, in cui famiglia, scuola, associazioni e sindacati contribuiscono a diffondere una determinata visione della società e del potere. 4 di 24 Questa distinzione mette in luce il ruolo centrale della cultura e dell’ideologia nel mantenimento dell’ordine sociale. Secondo Gramsci, gli intellettuali sono i creatori della cultura e si dividono in due categorie: Intellettuali tradizionali, come quelli italiani, che si mantengono distanti dalla società e dalle esigenze del popolo. Intellettuali organici, che invece appartengono alle classi popolari e ne interpretano le aspirazioni e i bisogni. Gramsci evidenzia che in Italia manca una vera e propria produzione nazional-popolare, ossia una cultura creata dagli intellettuali per il popolo, capace di esprimere i sentimenti e le esperienze delle masse. Questo aspetto distingue il nostro Paese da altre realtà europee, come la Francia, dove autori come Victor Hugo riescono a coniugare qualità artistica e accessibilità al grande pubblico. In Italia, l’industria culturale è frammentata in quattro strategie di comunicazione: Moralizzante del grillo, che propone un messaggio etico e didascalico. Propagandistica del corvo, orientata alla diffusione di idee politiche e ideologiche. Comica del topo, che utilizza l’umorismo come strumento di narrazione popolare. Omologazione globale del gatto, che tende a uniformare il pubblico attraverso prodotti culturali di largo consumo. Un altro tratto distintivo della cultura italiana è la sua divisione in due anime: 1. La cultura performativa popolare, caratterizzata da una forte tradizione di teatro, musica e feste, che ha sempre avuto un ruolo centrale nella vita collettiva. 2. La cultura degli intellettuali borghesi, spesso distante dalle esigenze del popolo e autoreferenziale, limitata a circoli ristretti di specialisti. Per superare questa frattura, secondo Gramsci, è necessario formare una nuova classe intellettuale capace di produrre una nuova “egemonia culturale”, attraverso strumenti come i media, gli spettacoli, l’educazione scolastica e gli eventi culturali. Solo così si può creare una cultura condivisa, capace di unire il popolo e di trasformare la società in modo autentico e partecipato. LA RIVOLUZIONE FASCISTA Gramsci ritiene che nel capitalismo la borghesia riesca a mantenere il controllo dell’economia e dei suoi interessi lasciando che alcuni movimenti di protesta della società civile vengano soddisfatte con rivoluzioni che chiama “passive”, cioè che vanno oltre i suoi immediati interessi. Lasciando che le forme della sua egemonia culturale cambino, il capitalismo non perde il controllo dell’economia ma rafforza il suo potere. Esempi italiani di tale strategia sono il riformismo giolittiano e il fascismo. Arrivato al potere con la marcia su Roma del 28 ottobre 1922, Mussolini si accorse che la forza non poteva bastare per imporre il totalitarismo fascista, ma che occorreva soprattutto guadagnare il consenso delle folle e imporre nella sfera politica il primato della cultura. Il totalitarismo fascista, al contrario del comunismo e nazismo, non sottopose lo stato al partito ma emarginò il partito per fascistizzare lo stato, accanto alla fascistizzazione della cultura, delle arti, dell’economia e del tempo libero. Nel 1937 : il Ministero per la Stampa e la Propaganda cambia nome in MINISTERO PER LA CULTURA POPOLARE (MinCulPop) Con il termine “POPOLARE” si sottolinea l’attenzione e l’impegno non riservato agli intellettuali, ma rivolto alle masse per una vera rivoluzione culturale. La cultura non deve solo in mano agli intellettuali, ma anche al popolo Diffuse una religione laica attraverso la sacralizzazione dello stato e della nazione italiana e il culto del littorio, mirante a realizzare l’ideale del cittadino virile e virtuoso, dedito alla nazione. Il popolo italiano doveva essere indirizzato e indottrinato attraverso tutti i mezzi di comunicazione (in primis i giornali), attività festive, sportive, ricreative e ludiche. A seguito del delitto Matteotti la stampa fu sottoposta a un crescente controllo e subì un processo di progressiva fascistizzazione, così come l’editoria, la radio, il cinema e l’arte che diventarono gli strumenti di questa rivoluzione. 5 di 24 LA RIVOLUZIONE DEI COSTUMI La rivoluzione industriale aveva prodotto due conseguenze: Produzione di merci a buon mercato che permise l’accesso e il consumo a una vasta e crescente parte della popolazione: per i consumi di massa i nuovi templi sono in grandi magazzini che si avvalsero di nuove tecniche pubblicitarie e cartellonistica e arte grafica. Sviluppo del tempo libero: nelle classi aristocratiche e borghesi avvengono i principali cambiamenti di stile di vita. Alle donne si aprono le porte dei circoli, salotti, attività, come quelle sportive, fino ad allora esclusivamente maschili. Si diffonde la villeggiatura, viaggi, il turismo. Si moltiplicano le occasioni mondane e la vita pubblica e si sviluppa della moda. L’invenzione del fonografo del disco ha avuto risonanza internazionale con le registrazioni del tenore Enrico Caruso. L’Italia diventa una delle principali produttrici ed esportatrici di film al mondo e vengono creati prodotti destinati a target e pubblici specifici (fumetto). L’ambito domestico trova una nuova dinamica con l’avvento e la diffusione della radio. LA RIVOLUZIONE ITALOAMERICANA Si parla di rivoluzione italoamericana (8 settembre 1943/25 aprile 1945), non solo perché l’Italia viene liberata dalle forze angloamericane e diventa alleata USA, ma per la fortissima influenza che l’America ebbe nel campo dei media, della comunicazione, della cultura e dello spettacolo. La cultura italiana venne influenzata così tanto da quella Americana, sebbene il regime fascista avesse cercato di reprimerla, che divenne successivamente la cultura predominante. Perchè la cultura americana è così importante in Italia già dagli anni ’20 nonostante la censura? - Fino alla 1a guerra Mondiale il cinema in Italia era dominato da produzioni italiane e francesi - Con la distruzione e la crisi in Europa dopo la guerra, le case di produzione americane si erano diffuse in Europa, Asia e Sud America -Gli studios americani aprono filiali commerciali in Italia : negli anni ’20 i film americani erano il 20% della programmazione (a fine anni ’20 erano il 75%) -Ebbe molto successo per la spettacolarità, grandiosità, semplicità e lieto fine -Si ebbe per il fascino che si provava verso l’America, grazie agli emigrati italiani e per delle immagini che circolavano sui media (viaggi, resoconti, spettacoli, musica nuova, invenzioni, letteratura...) -L’America era considerata la patria della modernità, velocità, innovazione e anche stranezza, un mondo in cui l’individuo è padrone del suo destino (≠ Italia che era ancora agricola, povera, affaticata) -La cultura americana era tollerata dal regime fino alla svolta imperialista/razzista e fino all’avvicinamento con la Germania. Dal 1936 con la censura, una legge impose il monopolio statale per importare film stranieri, a prezzo fisso e con danni economici per le case di produzione straniere -I regimi totalitari, volendo controllare il popolo e avendo intuito quanto i media fossero uno strumento invasivo nella società, capiscono che per manipolare le masse è necessario manipolare i media attraverso la censura e propaganda, presenti in forme diverse in tutte le epoche e usate da tutti i regimi per affermare il proprio potere. Nella società di massa sviluppata in Europa tra la fine dell'800 e il 900 sono diventati ancora più importanti e hanno subito una trasformazione profonda: affermatasi la produzione in serie, crescita demografica, maggiore partecipazione al voto e un'estensione dei consumi di massa, è diventato cruciale controllare e manipolare le scelte e i comportamenti della società, per plasmare una nuova cultura di massa. 6 di 24 La dittatura fascista ha trasformato censura e propaganda in strumenti cruciali per diffondere un'immagine del regime vincente promuovendo informazioni favorevoli al potere per aumentare il consenso e sopprimendo ogni forma di libertà e pluralismo per impedire la circolazione di contenuti che potessero suscitare opposizioni e sospetti sul fascismo. Per fare ciò sfrutta l'uso sistematico di stampa, radio, editoria, cinema, teatro e soprattutto forme di socializzazione autoritaria a livello giovanile, mostrando una moderna capacità di coinvolgimento nell'azione di disinformazione di massa e individui che diventano al tempo stesso vittime e collaboratori, in quanto il popolo non sempre cerca e vuole libertà. Informazione (fine 800 inizi 900) Nei primi anni del Novecento, l’Italia era caratterizzata da una forte resistenza alla nascita di una moderna “cultura della notizia” e dalla dipendenza del giornalismo italiano, dalla politica e dalla letteratura: il risultato era l’assenza di lettori di giornali. Dopo l’Unità, il processo di integrazione delle masse in politica fu molto lento e di conseguenza anche la creazione di un’opinione pubblica moderna giunse in ritardo, rendendo elitaria la circolazione della stampa quotidiana. Inizialmente i giornali avevano una forte vocazione politica, mentre mancava una stampa popolare e di intrattenimento: il primo quotidiano ad imitare questo modello, che dà un’attenzione particolare alla cronaca e introduce la prima pagina dedicata ai romanzi a puntate, è stato “Il Secolo” di Milano. Quotidiano politicamente estremo (mazziniano e repubblicano) quindi poco appetibile per la maggioranza moderata, ma anche innovatore: ha inviato i propri corrispondenti sul teatro della guerra russo-turca del 1877 ed ha importato dalla Francia il romanzo d’appendice, pubblicato in fondo alla prima pagina. L’evoluzione della stampa italiana ha favorito la nascita di editori non puri, imprenditori, industriali e uomini politici che dirigevano testate giornalistiche per farne strumenti di appoggio alle proprie posizioni: resta esclusa l’idea di un giornalismo inteso come servizio informativo per l’opinione pubblica e si crea un circolo vizioso dove pochi lettori portavano ad una scarsa vendita di copie e, di conseguenza, ad una dipendenza dalle istituzioni. Dopo l’industrializzazione della cultura italiana, il mercato di lettori era molto frammentato, non solo tra nord e sud ma anche tra regioni e questo impediva la nascita di un quotidiano che potesse proporsi come strumento di omogeneizzazione culturale e politica dell’intero paese, motivo per cui i principali quotidiani rimanevano legati ad una singola città (“Il Secolo” e “Il Corriere” a Milano, “La Stampa” a Torino, “Il Messaggero” a Roma, “La Nazione” a Firenze e “Il Mattino” a Napoli). Inoltre, il giornalismo italiano viveva ancora in un’arretratezza dei mezzi e risorse, e l’assenza di una formazione universitaria, la stampa si conferma così uno strumento di comunicazione riservato alle élites. “Il Messaggero” nasce a Roma nel 1878 ed è stato il primo giornale a svincolarsi dalle dipendenze politiche per puntare al grande pubblico: il direttore, Luigi Cesana, invitava tutti i cittadini a fornire notizie di cronaca, lasciava maggiori spazi alla pubblicità commerciale e fu il primo ad usare la stereotipia come metodo di stampa. Nel 1883 nasce a Roma “La Tribuna” ma rimane coinvolta in un grave scandalo di corruzione di giornalisti e parlamentari per modificare il progetto di legge sul sistema bancario nazionale, che porta alla caduta del primo governo Giolitti e alla crisi delle testate giornalistiche. “Il Mattino”, fondato nel 1891 da Edoardo Scarfoglio, nasce invece come organo della parte conservatrice italiana con un obiettivo di rivalsa delle classi dirigenti meridionali. Accanto a questo orientamento politico c’era però una cura approfondita del profilo culturale. Il giornalismo italiano si modernizza lentamente tramite la nascita delle edicole, che vendevano giornali agli orari dei trasporti pubblici e alle guide di città, la crescita del mercato pubblicitario, il rinnovamento dell’italiano con nuove forme sintattiche (prosa giornalistica) e l’ingrandimento delle redazioni dove compare la figura del caporedattore. Nascono inoltre l’Associazione della stampa periodica per la rappresentanza nei rapporti con il governo e le istituzioni e l’Associazione dei giornalisti cattolici. La fine del secolo segna un passaggio cruciale: nel maggio del 1898 i moti popolari contro l’aumento dei prezzi vedono il proprio centro a Milano e il “Corriere della Sera” prende una posizione repressiva e antipopolare, mentre “Il Secolo” prende una posizione contraria al governo. Con le elezioni del 1900 il direttore del Corriere viene succeduto da Albertini che critica duramente il governo giolittiano e il giornale subisce alcuni mutamenti: passa da sei a otto pagine, compare la 7 di 24 terza pagina (dedicata ad avvenimenti culturali) e la pagina sportiva, inizia la pubblicazione di periodici e supplementi, si creano i primi collegamenti telefonici e compaiono gli stenografi, che trascrivevano su carta i resoconti letti al telefono dagli inviati. Il Corriere è il primo ad avere una rete di corrispondenti esteri, è anche il primo ad avere regolarmente supplementi e periodici che affiancano le pubblicazioni quotidiane (1898 La Domenica del Corriere, 1908 Il Corriere dei piccoli). La Domenica del Corriere (è l’attuale inserto) è l’edizione domenicale illustrata, è un’innovazione tecnologica : viene prodotto un inserto a colori, uno strumento che aveva lo scopo di aprire il mercato verso un target famigliare : vuole diventare un prodotto letto da tutta la famiglia (ci sono giochi divertenti, - immagini...), è un metodo per democratizzare il quotidiano la domenica, giorno in cui le famiglie si possono dedicare di più a momenti di svago e per raccontare anche tramite immagini le notizie importanti della settimana Le illustrazioni sono disegni, non foto, descrivono in maniera pedagogica quello che sta avvenendo (vita quotidiana, guerre, incidenti, drammi, innovazioni...) —> Achille Beltrame è il disegnatore. È un impiegato dell’industria culturale che prende dall’archivio delle fotografie e che dalle storie di cronaca, inventava i disegni da inserire nell’inserto Il Corriere dei Piccoli è un settimanale illustrato con fumetti, un progetto pedagogico basato sulla centralità dell’immagine per insegnare ai bambini a leggere e introdurli nel mercato della lettura e aumentare l’alfabetizzazione - rubriche, giochi, disegni, storie, racconti nei fumetti non c’è più il ballon ma ci sono testi in rima per affaticare la visione dell’immagine a favore della lettura Una novità significativa per l’allargamento del pubblico è la diffusione della stampa sportiva: nel 1896 nasce “La Gazzetta dello Sport”, nel 1948 “Il Corriere dello sport” e nel 1951 “Tuttosport”. La stampa di partito tradizionale riprende e si dedica al giornalismo educativo e politico con il quotidiano del Partito socialista “L’Avanti”, che sotto la direzione di Benito Mussolini arriva a vendere 400 mila copie entrando in competizione con “Il Corriere”, diventando il primo quotidiano nazionale strettamente legato al partito politico e il primo caso di editoria pura, cioè finanziato esclusivamente dai suoi lettori. LA GUERRA Nel Novecento, tutti i giornali di sinistra appaiono sulla difensiva, mentre “Il Mattino”, “La Stampa” e “Il Corriere della Sera” si schierano a favore del governo a seguito dell’impresa coloniale in Libia. Mussolini lascia nel 1914 il Partito Socialista e fonda un nuovo quotidiano “Il Popolo d’Italia”, finanziato da gruppi industriali come la Edison e la Fiat interessati alla politica bellica. Raymond Williams identifica tre caratteristiche dei mezzi di comunicazione: paterno (anni della guerra dove la stampa diventa uno strumento di omologazione culturale e ideologica di massa), commerciale e democratico (primi anni del Novecento). Per il giornalismo occidentale, la Prima guerra mondiale segna un momento di regressione all’epoca della censura: le informazioni vengono monopolizzate dai governi contro i nemici esterni/interni e l’epoca di liberalizzazione e crescita della stampa subisce un’inversione di marcia; lo stato esautora le libertà di stampa e, dopo l’entrata in guerra, manipola le notizie su caduti, prigionieri e sulle operazioni belliche; ai prefetti locali è concesso di sequestrare i periodici che istigano alla sfiducia nell’autorità. Lo stesso accade in tutti gli altri paesi europei: nel 1917 il governo inglese manipolò due fotografie facendo credere alle persone che i tedeschi sfruttassero i cadaveri umani per scopi industriali e questo fotomontaggio ebbe un peso decisivo nel convincere il governo cinese, per cui il culto dei morti era fondamentale, a dichiarare guerra alla Germania. Walter Lippmann, uno dei membri della delegazione statunitense, ottiene un enorme successo con il suo libro “Public Opinion” nel 1922, affermando come sia possibile costruire il consenso al regime perché l’opinione pubblica in realtà corrisponde a ciò che gli editori e i governanti vogliono comunicare: la propaganda di guerra dimostra il potere che i mezzi di comunicazione hanno nel plasmare la mente delle persone. L’informazione, quindi, non è mai la verità ma solo un’approssimazione raggiunta sulla base di fonti che devono essere esplicitati e sottoposti a costante verifica. 8 di 24 IL FASCISMO In Italia il regime fascista dove fare i conti con la resistenza di una stampa moderna, libera e pluralista. Infatti, alla fine della Prima guerra mondiale, questa si presenta ancora più forte: “Il Corriere della Sera” sale fino a 600 mila copie, così come “Il Giornale d’Italia” e “La Stampa”, ma all’inizio degli anni Venti, tutti i quotidiani sono in mano a editori impuri ad eccezione “dell’Avanti!”. La nomina di Mussolini a presidente del consiglio (1922) ha delle ripercussioni sul mondo dell’editoria: egli accorda ai prefetti la facoltà di destituire il direttore di un periodico in caso di intralcio all’azione del governo, di allarme nella popolazione e di istigazione all’odio o alla disobbedienza. Le redazioni dei maggiori quotidiani proclamano la propria contrarietà e, dopo attacchi violenti da parte degli squadristi nei confronti dei giornali non allineati, minacce, boicottaggi e una graduale fascistizzazione della stampa attraverso manovre nella composizione dei consigli di amministrazione, vengono sostituite tutte le figure a capo di testate contrarie al governo e successivamente si dimettono il direttore della “Tribuna” Malagodi, del “Giornale d’Italia” Bergamini e viene sospesa “La Stampa”. Vengono messi fuori legge tutti i partiti antifascisti e i loro organi di stampa e da questo momento non esiste più stampa libera. Il Ministero della Stampa e propaganda (dal 1937 Ministero della cultura popolare) dà direttive alle redazioni su orientamenti da seguire nella scelta delle notizie e nel linguaggio, favorendo l’informazione sportiva e censurando la cronaca nera, che era disdicevole per un paese migliorato dal fascismo. Vengono costituiti il Sindacato nazionale fascista dei giornalisti e, nel 1925, l’Ordine dei giornalisti. Alla fine degli anni Venti, l’aumento del dazio sulla carta stampata porta a un rialzo del prezzo dei giornali e ad una riduzione a sei pagine. Il regime elargisce rimborsi agli editori e così i quotidiani dipendono da un intervento statale. Il giornalista diventa un libero professionista che svolge una pubblica funzione e Mussolini equipara la stampa ad un’orchestra che risponde a un unico direttore. Dopo l’avvento della radio, in tutta la stampa occidentale si fa sempre più uso delle immagini fotografiche, sul modello statunitense del “Daily News”. In Italia la fotografia arriverà solo nel 1934 su un’edizione serale della “Stampa” con un’immagine della partita di calcio Inghilterra-Italia. Gli anni della guerra di Etiopia sono quelli di maggiore consenso al regime e rappresentano un’occasione di miglioramento per la stampa quotidiana, il “Corriere della Sera” arriva a 700mila copie. IL ROTOCALCO E FOTOGIORNALISMO La nascita del fotogiornalismo moderno avvenne intorno al 1900, mentre negli anni Venti ci fu una rapida accelerazione dovuta all’introduzione della stampa a rotocalco e all’uso di macchine fotografiche più leggere. “L’Illustrazione italiana” del 1885 è la prima rivista illustrata ad ospitare una fotografia, ma la svolta decisiva verso il fotogiornalismo si ha nel 1898 quando, sempre la stessa rivista, pubblica una serie di istantanee fotografiche sulla repressione del generale Bava Beccaris contro le manifestazioni popolari, Le prime riviste illustrate che si diffondono avevano una forma ibrida: le immagini utilizzavano tecniche differenti, dalla litografia, alla xilografia, alla fotografia. Questa prima fase si estende fino alla Prima guerra mondiale mentre la seconda fase coincide con il periodo tra le due guerre e vede il trionfo della fotografia. La svolta verso il dominio del fotogiornalismo trova la sua forma editoriale ideale con l’affermarsi della stampa rotocalco in Italia: alla fine del 1925 Mondadori inizia la stampa in rotocalco de “Il Secolo Illustrato”. Questa tecnica consentiva di offrire a prezzi più bassi le riviste con molte fotografie. L’orientamento grafico si accentua con il passaggio da Mondadori a Rizzoli (1927), il lettore è attratto dalle immagini inserite all’interno dei testi scritti, che rendono più dinamica la lettura e alleggeriscono la pagina. Si crea un vero e proprio racconto per immagini che rispecchia la nuova abitudine del lettore, cioè il cinema. Una tappa significativa nell’evoluzione del rotocalco è segnata dal settimanale di attualità politica e letteraria “Omnibus” diretto da Leo Longanesi e pubblicato da Rizzoli dal 1937 al 1939. Dopo la sua chiusura, Rizzoli pubblica un altro rotocalco, “Oggi”, dove le fotografie hanno uno spazio maggiore e si utilizza lo stile del reportage con sintetiche didascalie. 9 di 24 I CATTOLICI E L’INFORMAZIONE La stampa periodica diventa uno strumento per la difesa e la diffusione degli ideali di fede. All’inizio del 1900 nasce “La Civiltà Cattolica”, che aveva l’intento di formare una classe dirigente pronta ad affrontare il futuro e quello di riaffermare l’autorità cattolica contro il liberalismo rivoluzionario. Anche “L’Osservatore Romano” del 1861 era in prima linea nella difesa dei principi di fede e dell’autorevolezza del papa. Costante è l’attenzione dedicata alla “questione romana”, cioè il tema delle relazioni tra la Chiesa cattolica e il Regno d’Italia. Durante il regime fascista viene raggiunto un equilibrio con i Patti Lateranensi (1929), me non mancano i momenti di attrito come la dura critica al Manifesto della razza da parte della Chiesa e la condanna esplicita al razzismo. Alcuni esempi sono: “L’Eco di Bergamo”, che mantenne una posizione ferrea contro la politica antisemita e “Il Popolo”, quotidiano voluto da Luigi Sturzo, che rappresentò la voce dei cattolici nella lotta antifascista. Le sue pubblicazioni furono sospese da Mussolini, il giornale riprese a uscire clandestinamente, per poi ricomparire in edicola dopo la liberazione di Roma nel giugno del 1944. Dopo la nascita dello Stato della Città del Vaticano, Papa Pio VI incarica Guglielmo Marconi di realizzare una stazione radiofonica per parlare ai cattolici di tutti i paesi del mondo in cui i regimi totalitari impedivano la libera vita della Chiesa: nasce così nel 1931 la “Radio Vaticana”. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Radio Vaticana costituisce un mezzo di libera informazione, lancia appelli per rintracciare civili e militari dispersi trasmettendo anche i messaggi delle famiglie ai prigionieri. Nel 1936 nasce il Centro cattolico cinematografico, che valuta la moralità dei film. Dall’unione dei centri per il cinema nascerà nel 1946 l’Ente dello spettacolo, che si impegna nella promozione della cultura cinematografica. Editoria L’industria culturale italiana nasce alla fine dell’800 con un libro, i media italiani nascono cioè in forma di pubblicazione stampa: libro a puntate pubblicato da Collodi nel 1883 e si intitola “Pinocchio”. Il primo pubblico della industria culturale italiana è dunque quello dei bambini, a cui veniva insegnata la lettura secondo una logica pedagogica (infatti Pinocchio si trasformerà in un bambino reale per bene). Altri autori racconteranno invece un’editoria per un pubblico diverso, come: Emilio Salgari autore di Sandocan che non aveva mai viaggiato in vita sua, ma si faceva chiamare Capitano perché viveva ciò che narrava. Carolina Invernizzi scriveva per le signore delle piccole borghesie. È quindi negli ultimi 20 anni dell’800 che si mettono a punto quelli che saranno i modelli di media italiani: nasce infatti il diritto d’autore (ovvero di chi scrive il libro), nasce la pubblicità sui giornali, sulle riviste, sulle carrozze o tram e si diffonde il fumetto popolare come strumento per raggiungere un pubblico più ampio e vario. Il fumetto emerge in Italia tra le pagine della stampa satirico-politica e passa dall'essere un passatempo per adulti al consumo soprattutto infantile e con il Corriere dei piccoli si afferma un nuovo modello, un periodico concentrato su fumetti brevi, quasi sempre di genere comico e a colori. Nel 1932 viene pubblicato a puntate “Jumbo” che presenta per la prima volta i balloons (inseriti nelle vignette), mentre nel 1934 Nerbini lancia “L’avventuroso”, il primo giornale italiano interamente dedicato ai fumetti d'avventura e di origine americana. In seguito il regime fascista impone una stretta nei confronti dei fumetti di produzione estera, ad eccezione di Topolino, fino alla sospensione di quasi tutti periodici a fumetti nel 1943-44. Come si suddivide l’editoria italiana del primo 900? 10 di 24 Editoria fino alla Prima guerra mondiale: il grande padre dell’editoria italiana del 900 è il direttore Albertini del Corriere della Sera. In quegli anni il ruolo del giornale era decisivo. Albertini cercò di inventarsi delle altre forme di comunicazione, oltre a quella del quotidiano, per arrivare a più pubblico possibile: o La Domenica del Corriere: un giornale pensato per le famiglie, dunque contenete informazioni quotidiane, pubblicità, ma anche aspetti ludici e divertenti per i più piccoli. Un supplementare che non si rivolge al maschio di casa, ma a tutta la famiglia con giochi, rubriche e immagini disegnate che raccontano l’epica della vita quotidiana. Queste immagini hanno sempre a che vedere con incidenti drammatici e violenti, con le invenzioni del presente (macchine e motori) che scuotevano la società ma al tempo stesso la incuriosivano. Venivano utilizzate fotografie reali o fumetti, poiché il giornale era creato per gente quotidiana e dunque con una cultura popolare. oIlCorrieredeiPiccoli:èunadellepubblicazionipiùduraturenellastoriadell’editoriaitaliana(1905- 1970). È innanzitutto stato progettato da una donna, Lombroso, con l’idea di divertire e allo stesso tempo istruire i bambini (sul modello di Collodi). Inserì nel Corriere il fumetto, in modo davvero massiccio e innovativo: la sua idea era raccontare i fumetti con delle poesie, così che i bambini imparavano la lettura (favorita dalla rima baciata) ma allo stesso tempo si divertivano. oIlGiornalinodiGianBurrascadiGiuseppeBertellisirifàadunpubblicogiovanepromuovendo una letteratura per l’infanzia. Editoria dopo la Prima guerra mondiale: in questa fase dell’editoria riconosciamo due grandi autori, Mondadori e Rizzoli. Entrambi scriveranno romanzi semplici e lineari, adatti ad un pubblico vasto (elimineranno dalla produzione quelli che verranno definiti i così detti “mattoni letterari”) in quanto l’editoria sente l’esigenza di una pubblicazione di massa. In particolare, sarà Mondadori a pubblicare una serie di Collane di genere (il più famoso ed anche quello di maggiore successo è il genere giallo, così chiamato dal colore delle copertine Mondadori). I generi permettevano di suddividere la popolazione in piccole porzioni, per trovare un preciso target (creando diversi generi si arrivava poi a più persone). Un esempio è il caso di Notari, giornalista filofascista che diede vita ad un giornale di lusso, dunque esclusivamente dedicato alle classi più abbienti. In questi anni giunge in Italia la produzione Disney di “Mickey Mouse” in versione cartone animato, che verrà ripresa in formato fumetto da Nervini. Successivamente, nel 1936, Mondadori comprerà Topolino, chiedendo ad autori italiani di produrre storie con i personaggi classici della Disney americana. Editoria e Fascismo l’editoria è sotto il controllo del Fascismo, non c’è una censura forte ⁃ studiare il mercato, assecondare le tendenze, favorire l’espansione senza ostacolare l’importazione e la traduzione di libri stranieri ⁃ la censura arriva con l’autarchia, con cui il sentimento di accerchiamento del fascismo aumenta con cui viene messo un vincolo sulle produzioni straniere ⁃ vengono promossi i contenuti in linea con il fascismo, con la creazione di una casa editrice (Impero) che produce libri attribuiti a Salgari (ma falsi) con storie anti-inglesi e sfruttando l’idea di vivere pericolosamente 11 di 24 L’EDITORIA ILLUSTRATA L’illustrazione è più presente nei periodici che nei libri: l’editoria libraria la sfrutta soprattutto nella narrativa per ragazzi, come nelle collane “Biblioteca dei ragazzi” e “Bibliotechina della Lampada” del 1913. La produzione rivolta al pubblico femminile è più scarsa ed ha una finalità più ludica, mettendo in scena ragazzine in grado di cavarsela da sole. Negli anni Novanta dell’Ottocento si era verificato un boom di periodici con una nuova formula: il supplemento settimanale di cronaca e commento la cui prima e ultima pagine erano a colori, firmate da pittori o illustratori. L’evoluzione tecnologica aveva infatti reso l’illustrazione un elemento primario, soprattutto nella stampa politico-satirica: un esempio è “L’Asino”, il più diffuso periodico socialista fino agli anni della Prima guerra mondiale, che pubblicava caricature e vignette. Il mestiere dell’illustratore, vista la difficile competizione con la fotografia illustrativa, si consolida nell’editoria libraria, in particolare nelle collane. La novità grafica delle copertine, in cui l’illustrazione si estende anche sul dorso e sul retro, dà molte opportunità agli illustratori-pittori. Negli anni ’30 del Novecento si ha una svolta con la pubblicazione de “Il Monello” e “L’Intrepido” da parte dell’Editrice Universo: settimanali di fumetti, con un iniziale modello di feuilleton a puntate e poi quello di magazine, destinati al nuovo target degli adolescenti. Per il pubblico femminile, invece, si iniziarono a pubblicare delle storie rosa che contenevano fotografie accompagnate da didascalie e balloons: nasce il fotoromanzo 6. MUSICA Il paese del melodramma Questo termine era stato coniato da Barilli La formula della cosiddetta “opera verista” consiste nel somministrare emozioni forti veicolate da un acceso lirismo. Sicuramento di questo repertorio proseguirà fino alla grande guerra, con una grande varietà di orientamenti stilistici: − Commedia lirica − Dramma storico − Metateatro Puccini si impone come motore di statura e orientamento internazionale affidando la raffinatezza della struttura orchestrale, tra le sue opere ricordiamo: − La Boheme − Tosca − Madama Butterfly − La fanciulla del West − Turandot Nascono diverse società che raccolgono compositori, editori, cantanti e industriali che danno al via ad una serie di collaborazioni internazionali come: “società per il teatro” “società teatrale italo-argentina" e “società teatrale internazionale” Diffondere la musica A milano e napoli si sviluppo un’altra industria, legata al nuovissimo mezzo di riproduzione sonora destinato a rivoluzionare i termini stessi--> il disco La cetra casa discografica istituisce un collegamento organico La radio nata in italia con il nome di URI e ribattezzata EIAR Musica d’intrattenimento Editoria, industria discografica, radiofonia => strumento di diffusione formidabile grazie all’intrattenimento. All'interno del cabaret si assisteva alla performance di un attore cantante che si cimenta in canzonette comiche o esibizioni delle sciantose interpreti femminili. Negli anni 30 in italia irrompe il jazz di cui risente lo sviluppo delle canzoni La musica appartiene alla vita sociale per diverse vie: − Industria cinematografica − la diffusione di prontuari − Colonne sonore originali per i film − La musica fruisce anche in chiesa Musica di ricerca Prima della Grande Guerra, in Italia si sviluppa un dibattito sulla funzione e il futuro della musica. I protagonisti principali sono il compositore Ildebrando Pizzetti e i critici Fausto Torrefranca e Gian Francesco Malipiero. Riviste e associazioni: o “La Voce” (1914): Una rivista dedicata alla promozione di composizioni musicali italiane moderne. o “La Dissonanza” (1914): Fondata da Pizzetti e Bastianelli, sostiene la musica contemporanea. o Lega dei Cinque (1911): Iniziativa promossa da Bastianelli per un “nuovo risorgimento” della musica italiana. Si abbandona il focus esclusivo sul melodramma, privilegiando generi vocali e strumentali. Il teatro musicale, pur importante, diventa una delle tante opzioni. Si moltiplicano le istituzioni come le Società del Quartetto, soprattutto nell’Italia settentrionale, che sostengono l’interesse per la musica strumentale. Futurismo musicale: Francesco Balilla Pratella: Celebra la musica come esperienza sensoriale. Luigi Russolo: Con il suo manifesto sull'arte dei rumori, ridefinisce i concetti di suono e rumore, rompendo con le convenzioni della musica occidentale. Dal 1935, il regime fascista considera la musica “una delle principali ricchezze dell’Italia” e assume il controllo diretto degli spettacoli dal vivo. Ogni compositore stabilisce un rapporto personale con il regime. Mussolini distribuisce cariche, onorificenze e supporta i giovani talenti per mantenere il consenso. La musica d’intrattenimento diventa uno strumento di propaganda. Il fattore d’annunzio Gabriele D’Annunzio, poeta e intellettuale, influenza profondamente la cultura musicale italiana del primo Novecento, promuovendo l’antica civiltà musicale italiana. Martire de Saint-Sébastien (1911): In collaborazione con Claude Debussy, crea un’opera simbolista in cui si mescolano sacralità e culto della bellezza. D’Annunzio rinnova il teatro musicale, introducendo: Parole ricercate e poesia sinfonica per i silenzi scenici. Musiche di scena elaborate per i suoi drammi. La diffusione capillare delle opere dannunziane avviene soprattutto attraverso la forma della lirica da camera, che sostituisce il melodramma come veicolo principale per raggiungere il pubblico Il disco Dal fonografo di Edison (1877) al disco piatto di Berliner (1878), il XX secolo vede una rapida evoluzione tecnologica nella registrazione sonora. Prime registrazioni italiane: 1904: Arrivano i primi dischi in Italia. 1912: Fondazione della Società Nazionale del Grammofono a Milano. 1902: Enrico Caruso incide 10 arie a Milano, trasformando il disco in un vero strumento musicale. Fino al 1925, la registrazione è acustica, limitando la qualità sonora e la varietà degli strumenti coinvolti. Negli anni ‘30, l’introduzione del vinile rivoluziona la fruizione musicale, portandola nelle case degli ascoltatori. Filippo Tommaso Marinetti sfrutta il disco per diffondere il futurismo. Gavino Gabriel contribuisce alla fondazione della Discoteca di Stato, fondamentale per la conservazione del patrimonio sonoro italiano. La canzone Nel XX secolo, la canzone diventa un fenomeno di massa grazie a: L’industria dello spettacolo. La registrazione su rulli e dischi. La radio e il cinema. La canzone napoletana gioca un ruolo determinante, influenzando profondamente la musica italiana. → Teatri di rivista: Offrono un mix di canzoni comiche, romantiche e realiste. → Sale da ballo: Diffondono ritmi afroamericani e favoriscono il cambiamento stilistico della musica italiana negli anni ‘20. Arturo Toscanini Nato in una famiglia garibaldina, si forma al Conservatorio di Parma. Dopo il debutto come direttore, promuove prime assolute e rinnova il repertorio verdiano. Alla Scala, riforma l’organizzazione del pubblico e l’esecuzione musicale. Opposizione ai totalitarismi: Nel 1931, si rifiuta di eseguire “Giovinezza,” sfidando il fascismo. Dal 1933, si oppone al nazismo e dirige concerti per i musicisti perseguitati, come l’Orchestra di Israele. Collabora con la NBC, sfruttando i media per diffondere la musica e la sua visione politica. Nel 1946, dirige il concerto di riapertura della Scala con un repertorio simbolico di unità e fratellanza. Enrico Caruso Fu la prima a star mediatica moderna, impose all'opera lirica un approccio verista. (La stampa popolare si inizia a interessare anche della sua vita quotidiana e alle sue movimentate vicende sentimentali) L'icona di Enrico Caruso venne sfruttata intensamente dalla casa discografica Victor che proprio sulla sua voce costruì le proprie fortune. La popolarità del tenore era tale che la sua immagine, il suo nome furono sfruttati per promuovere prodotti di ogni tipo. Caruso fu. Tra i primi a incidere la propria voce registrandola in una stanza a Milano e fu il primo cantante a vendere milioni di copie. Italia sentimentale di Bixio Origini: Nipote del generale Nino Bixio, inizia nel 1921 con Gabrè a Milano. Cinema: Celebre per “Parlami d’amore, Mariù” (Gli uomini che mascalzoni!). Collaborazioni con Macario e altri. Prolificità: Oltre 500 titoli in 40 anni, partecipando anche al Festival di Sanremo (1953). Stile: Melodie semplici, tonali, evocative; dal vernacolo alla lingua italiana. Temi: Atmosfere sentimentali, finali edificanti, figure femminili, temi sociali. 4. CINEMA L'impresa cinematografica italiana dalla nascita alla Seconda guerra mondiale Dalle prime manifatture cinematografiche alla crisi degli anni 20 Nel 1905 nasce la casa di produzione: “Alberini&Santoni” => Fondata a Roma il suo modello si ispira a quello francese. Nel 1906 si trasforma in “Cines” diventando una delle case cinematografiche piu importanti in Italia Nel 1909 viene fondata “film d’arte italiana” da un gruppo di rappresentanti della nobiltà che offre un nuovo slancio: → Funzione pedagogico-didattica → Punta alla riduzione in immagini dei classici della letteratura italiana Quo Vadis? Di Enrico Guazzoni film che conquista grande successo: è un caso di circolarità mediatica e genera una nuova serie di cartoline e un'edizione illustrata del libro Una grande espansione del cinema è svolta da due case torinesi: − “società anonima ambrosio” − “l’Italia film” Accomunate dallo sforzo imprenditoriale volto a creare una struttura organizzata adeguata e ottimizzare la produzione Per quanto riguarda il film storico: “la caduta di troia” e “Cabiria” (L'ambientazione del film è durante le guerre fra Roma e Cartagine) Si assiste a un progressivo declino del genere storico a favore del “Diva film” (evocativo di suggestioni romantico passionali) Per fronteggiare la crisi prodotta dalla guerra viene istituita UNIONE CINEMATOGRAFICA ITALIANA (UCI) = una sorta di monopolio con un capitale messo a disposizione da tre banche, quando però una di queste fallisce + aumentano i costi di produzione l’UCI cade in crisi. Dunque, a fronteggiare questa situazione sarà “società anonima stefano pittunga” acquisendo le varie società cinematografiche, tra cui UCI. Dalla rinascita alla cinecittà Il fascismo inizia a mostrare interesse verso il cinema e fonda: “unione cinematografica educativa” (LUCE) il quale obbiettivo è la produzione e distribuzione di filmati a carattere didattico --> propaganda Luigi Freddi costituisce “l’ente nazionale italiano di cinematografia” (ENIC) che si occupa della produzione, dell’acquisto e della vendita di film. Nella notte del 21 aprile 1936= incendio -> distruzione dei suoi studi -> mussolini inaugura la costruzione della cinecittà Questo progetto prevedeva l’edificazione di studi cinematografici moderni (stile hollywoodiani) Il divismo Il divismo femminile Il divismo raggiunge dimensioni importanti grazie ai “Diva Film” pellicole strutturate interamente attorno a una protagonista. L'impatto delle dive sul pubblico fu immenso e dirompente La donna angelica = Femme Fatal -> è la donna emancipata e moderna Lydia Borelli Francesca Bertini Pinna Monica Elli Eleonora Duse Loro recitavano personaggi basati su loro stesse, dunque loro erano le vere dive Il divismo maschile Grandi autori teatrali come Ermete Novelli, Ermete Zacconi --> dandy Sandro Bonardi, Amleto Novelli --> ascendenza d’dannunziana Per gli uomini era diverso poiché ad essere i veri divi non erano gli attori bensì i personaggi che interpretavano. Il maggior divo era Benito Mussolini (Duce), gli altri attori schiacciati dall’immagine del duce ebbero difficoltà ad imporsi. L'arma piu forte: cinema, ideologia, propaganda Il rapporto tra cinema e propaganda fascista solleva alcune questioni: Si parla di pochi film ritenuti di propaganda diretta ai quali invece vengono accostati una produzione maggiore di film a propaganda indiretta (che in modo sottile introducono temi cari al regime) “autoritarismo antidogmatico” = la cinematografia italiana tende a prestare ascolto alle urgenze politiche iniziando un percorso di fascistizzazione, il cinema sceglie di rappresentare i valori degli italiani che sono più in linea con l’ideologia del regime Coloniale Il fascismo tramite questo genere ha 3 obbiettivi: 1. Sostenere la politica demografica del regime 2. Educare la popolazione indigena ai valori e abitudini del mondo civilizzato 3. Mostrare effetti e benefici della colonizzazione Si esalta così la conquista della terra e la superiorità morale, vengono rappresentate spesso scene di battaglia per glorificare la potenza militare italiana Commedia La commedia permetteva di esaltare la vita rurale --> nasce così la proposta di un rinnovamento dei ruoli sociali, in primo luogo quella femminile grazie a film come “la contessa di Parma” (protagonista donna lavoratrice e sofisticata) Storico Alla base dei film storici c’è un’ideologia populista, vi sono eventi e personaggi della storia e cultura italiana. Come sfondo sono predilette due epoche: Rinascimento e Risorgimento Il cinema e le scritture dalla critica alla teoria Un medium moderno I letterati provano a spiegare l’attrazione che il cinema esercita sul pubblico facendone un’argomento per i loro racconti: → Giovanni Papini: sottolinea le capacità del cinema di trasfromare il mondo → Riciotto Canaudo: definisce il cinema come nuovo spettacolo che affianca le forme di culto e riti sociali → I futuristi: sottolinenano l’importanza il superamento dell’arte → Pirandello: evidenzia il potere del cinema di facilitare la vita delle persone, crtica però la presenza della voce nei film. Ritiene che la musica basti a trasmettere e capire la visione Verso un’estetica del cinema Il problema della tecnica è centrale per Eugenio Giovannetti che individua nel cinema una serie di arti basata sulla tecnologia, che permette di registrare fenomeni che ai nostri occhi sono invisibili. → Antonello gerbi: definisce il cinema nuovo mezzo di espressione → Carlo Ludovico Ragghianti: si concentra sulla costruzione delle immagini → Umberto Barbaro: il film è visto come il prodotto di una creazione collettiva, che deve operare una trasformazione del pubblico → Luigi Chiarini: il film è arte, il cinema un’industria Il cinema americano in italia Con la grande guerra le campagne americane appropfittarono del caos mondiale per imporsi rispetto alle cinematografie europee. In italia il cinema americano veniva apprezzato perchè: ✓ La spettacolarità ✓ Il ritmo veloce ✓ Soggeti avventurosi ✓ La sapienza nel costruire gli intrecci ✓ L'espressività degli attori ✓ Lieto fine Il pubblico percepiva il cinema americano proprio come un genere a se, inoltre l’america aveva da sempre affascinato l’italia grazie alla sua modernizzazione era l’emblema dell’emancipazione e progresso tecnologico. I primi anni 30 però non furono facili per Hollywood: Grande crisi economica Introduzione del cinema parlato Quando però il doppiaggio divenne possibile--> cinema americano si rafforzò 5. RADIO Oggi si avvera un sogno La storia della radio è stata definita “rocambolesca” --> esprime sin dalle sue origini l’appartenenza a contesti tecnico-scientifici. Cio che identifica la modernità della radio: il suono riesce a trasportare l'ascoltatore in un luogo immaginario o a fargli percepire dettagli dell'ambiente circostante che non vede + la dimensione privata e pubblica che si fondano insieme. → David Sarnoff: aveva immaginato uno strumento domestico che produca un nuovo approccio esponenziale In italia l’ascolto radiofonico era promosso dal regime fascista che realizzò una piena integrazione tra il sogno della radiofonia e un progetto nazionale. Il 6 ottobre 1924 alle 21:00 entrò in servizio la prima stazione radiofonica italiana Sussurri e grida la Radio manifesta la sua doppia anima: che fonde la dimensione pubblica e quella privata. --> broadcasting: si mette in luce l'unilatera e l’assimmetria della diffusione dei contenuti. Da un lato la radio è espressione di propaganda che tende a identificare i radioascoltatori come una massa che subisce passivamente i discorsi pubblici. Dall'altra parte si confonde nella leggerezza della quotidianità, le persone si appassionano alla radio, che diventò oggetto più amato dalla famiglia presso ogni ambiente sociale. Le persone iniziano ad approcciare al giornalismo parlato= Dal quale si vuole apprendere tutto quanto accade tra un giorno e l'altro. La radio si afferma come strumento strategico per promuovere la cultura di massa, infatti possiede una duplice essenza: I. II. Aggressività: agisce sull’emotività e crea reazioni immediate Affettività: promuove armonia emotiva Parole, suoni e immagini Per la ricostruzione della storia della radio abbiamo un accesso limitato alle fonti dirette poiche molti elementi del passato sono andati perduti. La radio si manifesta solo nella quotidianità ed è difficile da documentare. Riferimento al film “una giornata particolare” di Ettore Scola − Ambientato nel giorno di vista di Hitler a Roma − I protagonisti sono: una donna infelice e il vicino di casa ex conduttore radiofonico (licenziato x omosessualità) => i due condividono la loro emarginazione in un condominio silenzioso − La radiocronaca della propaganda da sottofondo interrompe il silenzio nelle loro giornate − La sintonia dei due personaggi emerge dal contrasto tra: grida della propaganda e silenzio del condominio I generi della radio Lo swing sinonimo di slancio, dove levare vince la sua lotta con il battere. La radio è donna Le Boswell Sisters ottennero grande successo, i radioascoltatori e il pubblico apprezzarono molto le loro armonie vocali, il trio debuttò nell’ambito delle trasmissioni di musica leggera dell’EIAR Tulipan divenne un inno per una nazione Vennero poi accusate di spionaggio da Mussolini e furono arrestate Il caso Natalino otto Renzo Arbore Fece la sua gavetta cantando sulle navi, in Italia e in America andata e ritorno. Non fu immune alle influenze del Jazz americano e fu proprio una radio di New York a svezzarlo e ad accompagnarlo verso i primi successi. Rientrato in Italia, però, venne bocciato. Perché non era gradito il suo modo di fare canzoni La nonnetta di albertone e il giovanotto di Lelio Nasce il fenomeno Alberto Sordi, cominciò a riscuotere un certo successo è la musica a renderlo protagonista di performance sul ritmo sincopato di nonnetta, una canzone avvolta da un'atmosfera tragicomica, per lo più cinica. Lelio Luttazzi Iniziò a suonare il pianoforte a radio Trieste durante la Seconda guerra mondiale. il giovanotto matto diventò un grandissimo successo che conquistò il passaporto del tempo. la radiocronaca sportiva Lo sport è un fenomeno visivo ma puo essere anche immaginato, puo essere raccontato attraverso le immagini ma puo anche suscitare emozioni mediante la parola. La radio è un mezzo che oltre la stampa conquista gli appassionati di sport. Nel periodo tra le due guerre lo sport si avvia a partecipare alla nuova cultura di massa fatta di istruzione, comunicazione, urbanizzazione. La passione per lo sport divenne una vera e propria MODA a tal punto che venne coniato il termine “tifo” come se la passione per lo sport fosse una malattia Incontro tra sport e radio: da una parte gli eventi sportivi contribuiscono all'affermazione della radio. Dall'altra la radio partecipa al progetto di diffusione dello sport in funzione politico culturale, come uno dei grandi ideali del fascismo. il fascismo vedeva l'espressione di valori che andavano supportati, come lo spirito di squadra, la volontà e la determinazione. 25 marzo 1928 => la prima radiocronaca di calcio venne mandata in onda con la voce di Giuseppe Fioretti e Enrico Segantini --> un appuntamento per il pubblico che attorno alla ritualità della Radiocronaca domenicale comincia a costruire nuove abitudini di ascolto. La sua forza risiede nella capacità di suggerire la passione mediante la sola narrazione. Il radiodramma all’italiana I radiodrammi sono testi di tipo teatrale scritti espressamente per la radio: percezione sonora del mondo costruita attraverso le parole. Esistono 2 tipi: ♦ Adattamenti: nascono dalla riduzione di testi teatrali o letterali ♦ Originali: racconti radiofonici in cui la voce degli attori, la musica e gli effetti sonori costituiscono un’intreccio narrativo Prese forma x la 1 volta in inghilterra con “Danger” (un dramma ambientato in una miniera di carbone nella quale le persone restano imprigionate in seguito a una esplosione) Nello stesso anno vennero alla luce: ♦ “maremoto” di Pierre cusy in francia ♦ “magia sulle onde” di Hans Flash ♦ “teatro trasmesso per radio” in italia ♦ “l’anello di teodosio” in italia 7. PUBBLICITA’ L'avvento della pubblicità La pubblicità diventa una professione riconosciuta indispensabile per l’economia italiana. La nascita della pubblicità è dovuta alla necessità da parte delle imprese di far fronte alla concorrenza e di distinguere i propri prodotti sul mercato. Inizialmente c’era scetticismo nei confronti della pubblicità in quanto gli imprenditori italiani non conoscevano il metodo del reclame -->Carlo Cassola: sostiene che le radici della pubblicità sono da ricercare La pubblicità viene definita come un venditore silenzioso. La nascita di nuovi profili professionali Lo sviluppo della pubblicità portò a delineare nuove tecniche, nuove idee e professioni -->Il manifesto è definito come uno degli strumenti piu efficaci della divulgazione → Studio boggeri di milano: opera nel campo della pubblicità con l’obbiettivo di abbandonare l’approccio pittorico per appoggiarsi alle pratiche del disegnatore, tipografo e fotografo → Impresa moderna: nasce come periodico ma dedica un'Ampio spazio alle tecniche pubblicitarie mirando a rendere noti i vantaggi della pubblicità Per comunicare alle masse indispensabili sono: l’essenzialità e l’istantaneità, Fondamentale anche la scelta dei colori: pochi ma vivaci. I tecnici pubblicitari avevano l’ambizione di far diventare la loro professione una scienza e la vedono come un campo di applicazione industriale della psicologia. La pubblicità nello spazio della prima metà del 900 L'irruzione della pubblicità in italia avviene attraverso annunci sulla stampa, manifesti, annunci e radio. Ma anche attraverso pubblicità below the line (cartoline postali illustrate, pieghevoli e cataloghi) Nello stesso anno è stata fondata a milano “la società italiana per la pubblicità radiofonica anonima” L'esperienza della pubblicità nella prima metà del 900 La novità della reclame moderna viene individuata nello studio della psicologia di folla, l’originalità sta nella varietà e persuasività. L'importante è la capacità di prestare al pubblico motivazioni per entrare in un negozio ed acquistare un determinato prodotto--> la curiosità è la chiave per instaurare una relazione commerciale Arte e pubblicità Si sentiva il bisogno di trovare una via che distinguesse l’arte italiana da quella straniera sostenendo che si dovesse abbracciare lo stile liberty Il miglioramento delle condizioni sociali aumentò i consumi anche i prodotti secondari di derivazione industriale, perciò, gli industriali affidavano agli stampatori la realizzazione di pubblicità => i manifesti pubblicitari cominciarono ad entrare nella quotidianità 2 tendenze contrapposte: − Stile monumentale e linguaggio pittorico, si cercava l’integrazione tra paesaggio e pubblicità − Effetto a sorpresa della pubblicità (Dudovich famoso manifesto “fisso l’idea” offre una riflessione meta pubblicitaria) Nei dipinti futuristi era lo spirito pubblicitario a promuovere la diffusione del movimento futurista. Con Depero e con il secondo futurismo si realizzò il connubio tra arte e pubblicità perché diede avvio a un’attività in cui la creatività poteva occupare gli spazi della vita quotidiana (quindi anche quella del prodotto industriale). L'estetica futurista si applicò anche in: manifesti, cartoline, allestimenti e vetrine ma anche in esperimenti di architettura La cartellonistica L'origine e lo sviluppo in Italia dei primi manifesti pubblicitari avvengono nella seconda metà dell’800--> influenza del manifesto illustrato francese e crescita della grafica pubblicitaria L'illustrazione viene riconosciuta come la forma pubblicitaria per eccellenza, sui manifesti pubblicitari trovano spazio le abitudini e gli oggetti della modernità Destinatari: borghesia emergente con messaggi legati al progresso economico e sociale, donna borghese rappresentata in modo allegro e moderno meno vincolata dalle abitudini Le officine ricordi e il manifesto artistico Inaugurate da Giulio Ricordi, le officine ricordi sono le prime a specializzarsi nella stampa litografica dei manifesti Favorirono 2 trasformazioni importanti − Stimolano gli autori ad acquisire una matura consapevolezza professionale − Partecipano allo sviluppo di un sistema imprenditoriale (Marcello Dudovich, Enrico Sacchetti, Leopoldo Metlicoviz = autori che lavorano nelle officine ricordi e faranno la storia del manifesto artistico italiano) Linguaggio cartellonisti: liberty e immagini allegoriche Manifesto marchio= un’immagine capace di associarsi all’oggetto rendendolo memorabile Tra i migliori manifesti del periodo: ▫ Magazzini Mele di Napoli ▫ Per la Tosca ▫ Manifesto Marca Zenith La crescita del settore pubblicitario Milano nel corso degli anni 20 diventa capitale dell’industria italiana dove nasce e prende parte l’organizzazione pubblicitaria moderna. I commercianti vogliono realizzare campagne pubblicitarie in modo da incrementare le vendite. Lavoro pubblicitario--> divisione delle competenze − Figura creativa (colui che ha l’idea) − Figura esecutiva (colui che la realizza) Le nuove strategie di marketing miravano alla efficacia del messaggio figurativo e testuale Esposizioni e fiere Nella storia ci fu una mostra che procurò all'Italia qualche critica sulla qualità degli oggetti nel padiglione nazionale Exposition universalle di Parigi Mentre ✓ La mostra Milanese del 1906 Presentò al mondo un Italia trionfante rivelando una nuova consapevolezza sociale per la classe operaia (prevenzione sugli infortuni, malattie sul lavoro) ✓ La mostra di Roma del 1911 Divenne responsabile della costruzione del patrimonio culturale italiano con l’acquisizione di capolavori in mostra nei padiglioni esteri Le esposizioni\fiere diventeranno sempre più comuni in quanto costituiscono un settore che permette di mettere in mostra sul mercato le produzioni del momento e venderle