Rivoluzione Industriale in Inghilterra PDF
Document Details
Uploaded by KidFriendlyTranscendental4107
Università degli Studi di Verona
Tags
Summary
Questo documento fornisce una breve panoramica della Rivoluzione Industriale in Inghilterra, analizzando i fattori chiave che hanno contribuito al suo sviluppo, tra cui la crescita demografica, l'espansione commerciale e le innovazioni nel settore agricolo e manifatturiero. Il testo presenta una sintesi dei principali elementi di questo periodo e mette in evidenza le differenze di sviluppo tra Inghilterra e altri paesi.
Full Transcript
LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE IN INGHILTERRA I secoli dell'età moderna (XV-XVIII) hanno costituito per l'Europa una lunga fase di decollo economico, con due esiti principali: - Una marcata accelerazione dello sviluppo economico interno all'Europa - Una significativa e crescente divari...
LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE IN INGHILTERRA I secoli dell'età moderna (XV-XVIII) hanno costituito per l'Europa una lunga fase di decollo economico, con due esiti principali: - Una marcata accelerazione dello sviluppo economico interno all'Europa - Una significativa e crescente divaricazione fra l'Europa e il resto del mondo, fenomeno noto come "GRANDE DIVERGENZA". Questo fenomeno può essere paragonato a una "forbice" metaforica di sviluppo, con il mondo occidentale che cresce sempre più, allontanandosi dal resto del mondo. Ci sono diverse interpretazioni riguardo alla grande divergenza: - Secondo alcuni, essa si sarebbe manifestata solo in seguito alla Rivoluzione Industriale. - Secondo altri, ben prima della rivoluzione industriale l'Europa aveva iniziato a coordinare il resto del globo in un sistema economico mondiale costruito sui propri interessi, una sorta di "progressiva europeizzazione" del resto del mondo. La grande divergenza è stata un fenomeno presente per tutto l'Ottocento e il Novecento, ma con l'inizio del XXI secolo inizia a rallentare, con il tasso di crescita del mondo occidentale che si riduce significativamente e l'emergere di altre aree del mondo, in particolare l'Asia. Gli europei affinano le tecniche di affari; il loro modo di fare e pragmatico, ovvero sono capaci di migliorare le invenzioni degli altri: - La bussola - La stampa a caratteri mobili (democratizzazione della trasmissione del sapere - La polvere da sparo (utilizzata per fini bellici) - L’orologio meccanico (utilizzato per scandire gli orari di lavoro) Inoltre vi è la capacità di tenere la contabilità in modo efficiente utilizzando le cifre arabe al posto di quelle romane. Quello degli europei è sicuramente un pragmatismo cinico virgola in quanto gli europei hanno voluto espandersi e imporre il loro sistema economico come sistema vincente. In seguito alle grandi scoperte geografiche gli europei si sono comportati in modi diversi nei confronti degli altri continenti: - America e Oceania: conquista e europeizzazione totale (superiorità europea rispetto alle popolazioni autoctone, anche grazie a un'arma chimica inconsapevole ovvero le malattie europee. Le lingue autoctone vengono sostituite da lingue europee) - Africa: sfruttamento delle risorse con un’influenza culturale più limitata ( tratta degli schiavi; le lingue autoctone si sono mantenute, anche se hanno ha avuto influenza europea) - Asia: accordi commerciali, senza una forte imposizione culturale (gli europei hanno in mano l'economia asiatica) La rivoluzione industriale è un evento fondamentale per l'evoluzione economica dei paesi occidentali. Tuttavia, il fenomeno d i crescita economica europeo non è improvviso, ma è il risultato di movimenti globali innescati e governati dall'Europa atlantica. Gli studiosi vedono nel fenomeno della rivoluzione industriale elementi di discontinuità rispetto all'Europa preindustriale, in quanto rappresenta il successo del modello economico occidentale sul resto del mondo. Per analizzare il fenomeno della rivoluzione industriale inglese, è fondamentale considerare diversi aspetti: 1 Fattori demografici - Riduzione del tasso di mortalità, dovuta a miglioramenti nell'alimentazione, nell'igiene e nei trasporti. - Diminuzione della mortalità infantile, anche se l'aspettativa di vita media della popolazione si alza di poco. - Aumento del tasso di natalità: abbassamento dell'età al matrimonio presso le classi intermedie, collegato ai cambiamenti nel sistema economico inglese. - Crescita dell'urbanesimo: il 50% della popolazione vive in città, con diffusione della famiglia nucleare. 2 Ruolo dell’espansione commerciale Il commercio estero, in particolare quello coloniale, riveste un ruolo importante nell'espandere la capacità del mercato di fornire beni di consumo. Tra il 1650 e il 1800 l'Inghilterra vince tutte le guerre commerciali, in particolare contro Olanda e Francia, diventando l'unico paese in grado di competere a livello globale - Adozione di una politica mercantilistica in cui è fondamentale che gli export siano maggiori degli import 3 Il mercato interno L'Inghilterra è stato il primo paese a poter dire di controllare il proprio mercato interno, grazie a un'attenta regolamentaz ione e a un sistema infrastrutturale in grado di connettere le diverse aree economiche del paese. - Strade: costruzione di una rete stradale capillare, sottoposta attenta manutenzione - Canali navigabili: rendono più semplice il trasporto di materiale pesante, dando il via ad una sorta di rete integrata di trasporto via acqua, incrementando la capacità di carico e la velocità di trasporto - Ferrovia: cambia il modo di muoversi, ma non raggiunge tutti i luoghi 4 Rivoluzione agraria L’aumento della popolazione crea un aumento della domanda di derrate alimentari. Bisogna scegliere la strada da prendere: - Agricoltura estensiva → Aumento della produzione agricola espandendo le terre coltivate, mettendo a coltura terreni prima inutilizzati. Questo metodo è efficace solo se la popolazione è contenuta, ma diventa problematico con la crescita demografica. Funziona bene in paesi con vaste terre disponibili (es. Russia), ma non in zone densamente popolate come la Pianura Padana. - Agricoltura intensiva → Aumento della produttività senza espandere le terre coltivate, ma migliorando le tecniche agricole. Uso di rotazioni colturali: si alternano colture diverse per mantenere fertile il terreno. Introduzione di piante foraggere e leguminose, che arricchiscono il suolo di azoto. Riduzione della necessità di manodopera nei campi → aumento della produttività. Sistema delle recinzioni (enclosures) → Privatizzazione delle terre comuni (open fields), che prima erano usate dalla popolazione per il pascolo, la raccolta della legna e piccole coltivazioni. I terreni vengono recintati e trasformati in grandi aziende agricole gestite privatamente con logiche di mercato. Effetti economici: - Maggiore produzione agricola e aumento della produttività - Passaggio da agricoltura di sussistenza a produzione per il mercato - Aumento consistente di bestiame e dei prodotti da esso derivati Effetti sociali: - A beneficiarne sono soprattutto i medi e grandi proprietari terrieri (introducono innovazioni e aumentano i ricavi) - I piccoli contadini, che non possono più accedere alle terre comuni, vengono espulsi dalle campagne - Quelli che possedevano terre si vedono costretti a cederle – pesante impoverimento della popolazione - Creazione di un esercito di manodopera disoccupata che si riversa nelle città e nelle fabbriche Impatto della rivoluzione agraria: - Crescita della produttività agricola → maggiore disponibilità di cibo. - Diminuzione del lavoro agricolo → manodopera disponibile per l’industria. - Transizione da un'economia rurale a una industriale. - Divergenza tra Inghilterra e Italia Inghilterra: adotta l’agricoltura intensiva → modernizzazione → sostegno alla rivoluzione industriale. Italia: mantiene l’agricoltura estensiva → ritardo nello sviluppo → forte emigrazione. 5 Mutamenti del settore secondario Il primo settore produttivo a industrializzarsi fu il tessile, in particolare il cotonificio, divenuto il simbolo del processo di industrializzazione inglese. Il lanificio, tradizionale settore manifatturiero inglese, non conosce un aumento globale della domanda, a differenza del cotonificio che risponde a una nuova esplosione di richieste a livello globale. Il cotone sostituisce altri tessuti per vari motivi: - È più economico della lana e della seta - È più igienico e facile da lavare - Adatto a tutte le stagioni e climi, rendendolo un prodotto di massa L’industria tessile diventa il terreno di sperimentazione per nuove tecniche produttive, portando a una transizione dal sistema della manifattura decentrata al sistema di fabbrica. Manifattura decentrata (sistema pre-industriale) - Produzione distribuita nei laboratori artigianali o a domicilio - I produttori non possedevano tutti i mezzi di produzione, ma solo il capitale per avviare le varie fasi del lavoro - Punto di forza: flessibilità → gli imprenditori pagavano a prestazione d’opera, adattando i costi alla domanda - Punto debole: produttività bassa e difficile controllo sulla qualità e sui tempi di lavoro Sistema di fabbrica (industria moderna) - Tutte le fasi della produzione sono concentrate in uno stabilimento unico - Maggiore controllo sulla manodopera → gli operai non possono lavorare anche per la concorrenza - Aumento della produttività → la produzione cresce e diventa più efficiente - Il modello di fabbrica si diffonde rapidamente, sostituendo la produzione artigianale tradizionale Innovazioni tecnologiche nel tessile Navetta volante di Kay (1733): - Permette a un solo tessitore di manovrare il telaio, aumentando la velocità della tessitura. - Aumenta la richiesta di filati, spingendo ulteriori innovazioni. Spinning Jenny (1764): - Movimenta da 6 a 100 fusi, sostituendo il lavoro di molte filatrici e aumentando la produzione di filati. Filatoio idraulico (1767 circa): - Usa la forza motrice dell’acqua per azionare i macchinari. - Introduce il bisogno di grandi impianti → inizio del sistema di fabbrica. James Watt perfeziona la macchina a vapore, applicandola ai telai meccanici. Permette di superare i limiti delle altre fonti di energia (muscolare, acqua, vento).Segna un punto di svolta definitivo nella rivoluzione industriale. La produzione tessile inglese esplode. Quando la rivoluzione industriale incontra l’innovazione tecnologica, emergono due risorse chiave: carbone e ferro. Il carbone diventa il combustibile principale, fornendo energia per il vapore e la siderurgia. Il ferro è essenziale per costruire: - Macchinari industriali - Infrastrutture di trasporto (ferrovie, ponti) - Strutture edilizie (ghisa e acciaio) L’industria siderurgica diventa il fulcro dello sviluppo industriale per tutto il XIX secolo. L’Italia resta indietro, mancando di materie prime come ferro e carbone. Il Belgio è il primo paese europeo, dopo l’Inghilterra, a industrializzarsi, grazie alla vicinanza geografica e ai giacimenti di carbone. Il resto del mondo fatica a competere: molti paesi possiedono materie prime, ma non hanno la tecnologia per sfruttarle. 6 Il ruolo del carbone Fino al XVIII secolo, l’estrazione del carbone era limitata a miniere poco profonde (circa 50 metri). Con l’aumento della domanda, si sviluppano miniere più profonde e articolate, arrivando a oltre 1000 metri di profondità. Fondamentale per: - Fonte di energia per le macchine a vapore → senza carbone, il motore a vapore di James Watt non avrebbe avuto successo - Alimentazione degli altoforni → essenziale per la produzione di ferro e acciaio - Espansione del settore manifatturiero → energia per tessiture, cartiere, ceramiche e vetrerie - Settore dei trasporti → utilizzato per navi a vapore e locomotive ferroviarie Condizioni estreme: - Turni massacranti (12-16 ore) - Uso di manodopera infantile, per via delle dimensioni ridotte di alcuni cunicoli - Esposizione a polveri tossiche → malattie polmonari diffuse - Rischio di esplosioni dovute al grisù (gas infiammabile e letale) Il carbon coke è ottenuto eliminando umidità e zolfo dal carbone fossile. È più resistente, ha una capacità calorica superiore ed è essenziale per gli altoforni della siderurgia. Grazie al carbon coke, si perfeziona la produzione di ferro e acciaio, accelerando il progresso industriale. 7 Il ruolo del ferro Importante per: - Costruzione di macchinari industriali → strumenti per tessitura, presse, forni - Espansione delle ferrovie → rotaie, locomotive, ponti ferroviari - Sviluppo di strutture edilizie → ponti, edifici industriali e navi - Produzione di armi e strumenti militari → potenziamento degli eserciti europei Il ferro è la base per due materiali fondamentali: Ghisa (utilizzata per radiatori, strutture portanti, macchinari) e Acciaio (materiale più leggero, resistente e versatile).Grazie agli altiforni, il ferro viene lavorato ad altissime temperature, portando alla nascita dell’industria siderurgica. L’acciaio diventa il materiale per eccellenza del XIX secolo, utilizzato in ponti, rotaie, scafi navali e armi. L’Inghilterra diventa il principale produttore mondiale di ferro e acciaio. Gli altri paesi europei seguono, con il Belgio come primo paese a industrializzarsi dopo l’Inghilterra. - Alcuni paesi, pur avendo giacimenti di ferro e carbone, non riescono a sfruttarli a causa della mancanza di tecnologia (es. I talia). Impatto del carbone e del ferro sulla rivoluzione industriale: - Accelerazione dell’industrializzazione → senza queste due risorse, la crescita industriale sarebbe stata impossibile - Crescita dei trasporti → sviluppo di ferrovie, navi a vapore e infrastrutture stradali - Supremazia economica dell’Inghilterra → dominio mondiale grazie alla combinazione di energia e materiali industriali - Modello industriale replicato altrove → Belgio, Germania, Stati Uniti e Francia seguono la strada dell’Inghilterra 8 Il ruolo delle banche Tra le prime istituzioni a emergere, un ruolo centrale fu occupato dalla Bank of England, fondata nel 1694, che divenne il modello per le future banche centrali di altri paesi. La Bank of England iniziò a svolgere funzioni cruciali, come l’emissione di moneta, la regolamentazione del credito e il finanziamento delle imprese. Il governo inglese utilizzò la banca per sostenere le proprie spese, specialmente durante le guerre, garantendo una maggiore stabilità economica. - Si diffuse l’uso della base aurea, cioè un sistema in cui la quantità di moneta in circolazione era legata alle riserve d’oro della banca centrale. - Crebbe l’utilizzo delle banconote e delle cambiali, strumenti finanziari che facilitarono gli scambi internazionali e ridussero la necessità di trasportare grandi quantità di denaro in contanti. La crescita delle attività industriali richiedeva capitali ingenti, soprattutto per la costruzione di infrastrutture come ferrovie, fabbriche e navi. Le banche d’affari fornirono finanziamenti alle industrie, permettendo loro di espandersi e di innovare tecnologicamente. - Nacque un sistema finanziario più complesso, con istituti specializzati nel credito commerciale, nell’accettazione di cambial i internazionali e nella gestione di grandi investimenti. - Con l’espansione del commercio e della produzione industriale, la sterlina britannica divenne la moneta di riferimento nei pagamenti internazionali, consolidando il dominio economico dell’Inghilterra. 9 I mutamenti nella politica commerciale Nei primi secoli dell’età moderna, l’Inghilterra seguì una politica mercantilistica, basata sull’idea che la ricchezza di una nazione dipendesse dalla sua capacità di mantenere una bilancia commerciale attiva (esportare più di quanto importava). - L’obiettivo era accumulare metalli preziosi e garantire il controllo delle risorse strategiche - L’Inghilterra adottò misure protezionistiche, imponendo alte tariffe doganali per limitare l’importazione di beni stranieri - Le leggi sulla navigazione stabilivano che le merci potessero entrare nei porti inglesi solo su navi britanniche, ostacolando la concorrenza olandese e francese Questa politica permise all’Inghilterra di rafforzare la propria industria manifatturiera e di espandere il proprio impero co loniale, assicurandosi l’accesso a materie prime a basso costo. Con l’avanzare dell’industrializzazione, l’Inghilterra continuò a proteggere alcuni settori chiave della propria economia, in particolare l’agricoltura. - Per evitare la concorrenza dei prodotti agricoli stranieri, il governo britannico introdusse le Corn Laws (Leggi sul Grano), che imponevano dazi elevati sulle importazioni di cereali. - Questo sistema favoriva i grandi proprietari terrieri inglesi, mantenendo alti i prezzi del grano, ma penalizzava le classi operaie e i piccoli imprenditori, che dovevano pagare di più per il cibo. Tuttavia, con la crescita della popolazione e della classe industriale, queste misure iniziarono a essere sempre più contestate. Nel corso del XIX secolo, l’Inghilterra divenne la potenza industriale dominante e, paradossalmente, non ebbe più bisogno di protezionismo. - Le industrie britanniche erano così avanzate che potevano competere con successo con qualsiasi altra nazione. - Gli imprenditori volevano accedere ai mercati esteri senza restrizioni, per esportare i propri prodotti su scala globale. - Nel 1846, il governo britannico abrogò le Corn Laws, ponendo fine al protezionismo agricolo e segnando l’inizio di una politica di libero scambio. Questa decisione fu cruciale perché: - Favorì la crescita del settore industriale, che ora aveva accesso a materie prime e beni a prezzi più bassi. - Aumentò il potere d’acquisto della popolazione, riducendo il costo del cibo. - Permise all’Inghilterra di consolidare la sua posizione come leader del commercio internazionale. Dopo l’abolizione delle Corn Laws, il libero scambio divenne il principio dominante della politica economica britannica, creando un modello che influenzò il resto del mondo. L’abbandono del protezionismo e l’adozione del libero scambio permisero all’Inghilterra di espandere la propria influenza economica su scala globale. - Il Regno Unito divenne il centro finanziario e commerciale del mondo, con la sterlina come valuta di riferimento per gli scambi internazionali. - Il commercio marittimo inglese dominava gli oceani, facilitato dalla crescita della flotta mercantile e dall’uso delle navi a vapore. - La politica liberista inglese influenzò anche altri paesi: nel 1861, l’Italia unificata adottò subito un modello economico basato sul libero scambio, puntando sulle esportazioni di prodotti agricoli come olio e agrumi. Tuttavia, non tutti i paesi seguirono l’esempio inglese. Nel tardo Ottocento, mentre l’Inghilterra rimaneva fedele al libero scambio, altre nazioni come Germania e Stati Uniti adottarono strategie protezionistiche, imponendo dazi per proteggere le proprie industrie emergenti. 10 Il lavoro Con la rivoluzione agraria e il sistema delle recinzioni (Enclosures), molti contadini persero l’accesso alle terre comuni e furono costretti a cercare lavoro nelle città. Le fabbriche offrirono un nuovo tipo di impiego, ma con condizioni molto diverse rispetto al passato: - I lavoratori non avevano più il controllo dei ritmi di lavoro, come nelle campagne - Il lavoro divenne rigido e regolamentato dagli orari imposti dai padroni - Le mansioni erano ripetitive e alienanti, spesso prive di creatività o autonomia L’urbanizzazione aumentò in modo esponenziale: le città industriali inglesi, come Manchester e Birmingham, videro una crescita demografica rapidissima, ma senza adeguate infrastrutture e servizi per i lavoratori. Orari massacranti → Gli operai lavoravano tra le 12 e le 16 ore al giorno, spesso senza pause adeguate. Le condizioni migliorarono solo nella seconda metà dell’Ottocento, quando vennero introdotti limiti per donne e bambini (9 ore per i bambini sotto i 9 anni, 10 ore per ragazzi fino a 18 anni e per le donne). Sfruttamento di donne e bambini → Le donne erano impiegate in grande numero perché venivano pagate meno degli uomini. I bambini venivano utilizzati per i lavori più faticosi e pericolosi, perché più docili e con mani più piccole, adatte a lavori di precisione. Nelle miniere e nelle fabbriche tessili, molti bambini morivano prematuramente per incidenti sul lavoro o malattie dovute all’esposizione a polveri e sostanze tossiche. Ambienti insalubri e pericolosi → Le fabbriche erano sporche, male illuminate e prive di sicurezza. Gli incidenti erano frequenti, soprattutto nelle industrie tessili, dove le macchine potevano facilmente tranciare arti o intrappolare i lavoratori. Con l’industrializzazione, le antiche corporazioni artigiane scomparvero, lasciando i lavoratori senza protezione. Il governo inglese inizialmente proibì qualsiasi forma di associazione tra lavoratori, per evitare scioperi o proteste. Tuttavia, le condizioni di lavoro spingevano sempre più operai a organizzarsi: - Il luddismo (inizio XIX secolo) fu un movimento operaio che cercò di distruggere le macchine, viste come responsabili della disoccupazione - Nel 1825 nacquero i primi sindacati inglesi: le Trade Unions, che inizialmente potevano chiedere solo miglioramenti sugli orari di lavoro e sui salari - A poco a poco, le proteste portarono a leggi che regolamentavano il lavoro nelle fabbriche, migliorando le condizioni dei lav oratori 11 L’andamento dei salari Nelle prime fasi dell’industrializzazione, i salari reali erano molto bassi, appena sufficienti per la sopravvivenza. Molte famiglie non riuscivano a permettersi carne o pesce, e la loro alimentazione si basava su cereali, patate e mais, con un apporto nutrizionale spesso sbilanciato. L’assenza di protezioni sociali rendeva la vita operaia estremamente vulnerabile: - Se un lavoratore si ammalava o perdeva il lavoro, non aveva alcuna sicurezza economica, inoltre le malattie e la malnutrizione erano diffuse, e l’aspettativa di vita rimase molto bassa, intorno ai 50 anni. Uno dei fenomeni più caratteristici della Rivoluzione Industriale fu il massiccio spostamento della popolazione dalle campagne alle città, noto come urbanesimo. Tuttavia, le città industriali non erano pronte ad accogliere una così grande quantità di lavoratori. Le abitazioni erano sovraffollate e insalubri, spesso prive di fognature e acqua potabile. Le epidemie si diffondevano rapidamente e le condizioni igieniche migliorarono solo con la seconda metà dell’Ottocento, grazie agli investimenti nelle reti idriche, fognature e servizi pubblici. Per raggiungere un vero benessere diffuso fu necessario aspettare la rivoluzione dei consumi del XX secolo. LE GRANDI FASI STORICHE E LE INNOVAZIONI TECNOLOGICHE 1850-1875: Il Dominio del Liberismo Assoluto Nella seconda metà dell’Ottocento, l’Inghilterra dominava l’economia globale. Grazie alla sua leadership nella Rivoluzione Industriale, riuscì a imporsi come la prima potenza commerciale e finanziaria del mondo. - Il libero scambio divenne il principio dominante, eliminando molte delle barriere protezionistiche esistenti. - Il commercio internazionale crebbe rapidamente, favorito dallo sviluppo delle ferrovie e delle navi a vapore. - L’Inghilterra, con il suo impero coloniale, poteva accedere a materie prime a basso costo e vendere i suoi prodotti industria li in tutto il mondo. Tuttavia, questa fase di crescita senza ostacoli cominciò a mostrare segni di rallentamento alla fine degli anni '70. 1875-1914: La Svolta Protezionistica e la Crescita di Nuove Potenze L’Inghilterra iniziò a perdere il suo primato economico, mentre altre nazioni industrializzate emergevano con forza. - La Germania si affermò come nuova potenza industriale, grazie all’unificazione politica e alla creazione di un mercato interno forte. - Gli Stati Uniti iniziarono una crescita vertiginosa, favorita dalle abbondanti risorse naturali e da un’immigrazione di massa che forniva manodopera a basso costo. Per contrastare la concorrenza, molti paesi adottarono politiche protezionistiche, imponendo dazi doganali per proteggere le proprie industrie nascenti. Parallelamente, l’economia mondiale si basava sempre più su nuove fonti di energia, come l’elettricità e il petrolio, che avrebbero presto rivoluzionato l’industria e i trasporti. 1914-1945: Le Guerre Mondiali, la Grande Depressione e i Cambiamenti Economici Il periodo tra le due guerre mondiali fu segnato da profonde crisi economiche e politiche. - La Prima Guerra Mondiale (1914-1918) devastò l’economia europea, spostando il centro economico globale verso gli Stati Uniti. - La crisi del 1929, iniziata a Wall Street, portò alla Grande Depressione, una recessione economica senza precedenti che colpì l’intero mondo industrializzato. - Durante gli anni ’30, molti paesi adottarono politiche di autarchia economica (autosufficienza) e di intervento statale nell’economia. - L’ascesa di regimi totalitari come il nazismo in Germania e il fascismo in Italia portò a un’economia basata sulla guerra e sul riarmo. - La Seconda Guerra Mondiale (1939-1945) sconvolse il commercio mondiale, con intere economie trasformate per sostenere lo sforzo bellico. Alla fine della guerra, il mondo dovette affrontare un’enorme opera di ricostruzione. 1945-1973: Il Boom Economico, la Ricostruzione e le Multinazionali Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’economia globale entrò in una fase di espansione senza precedenti. - Gli Stati Uniti divennero la prima potenza economica mondiale, favorendo la ripresa dell’Europa con il Piano Marshall. - L’Europa conobbe un boom economico negli anni ’50 e ’60, con un forte aumento della produzione e dei consumi. - Si svilupparono le multinazionali, aziende capaci di operare su scala globale, grazie ai progressi nei trasporti e nelle comunicazioni. - Il Welfare State divenne un modello economico diffuso, con interventi statali a favore della protezione sociale e dei servizi pubblici. Questa fase di crescita sembrava inarrestabile, ma si interruppe bruscamente negli anni ’70. 1973-2000: La Crisi Petrolifera e il Rallentamento della Crescita Nel 1973, la guerra dello Yom Kippur tra Israele e i paesi arabi portò a una grave crisi economica. - I paesi produttori di petrolio ridussero drasticamente le esportazioni, causando un’impennata dei prezzi dell’energia. - L’Occidente entrò in recessione, con inflazione elevata e disoccupazione in crescita. - Molti paesi abbandonarono le politiche di piena occupazione e iniziarono a ridurre il ruolo dello Stato nell’economia. - Si sviluppò il modello economico basato sulla finanza globale, con l’aumento dell’influenza dei mercati finanziari sulla crescita economica. A partire dagli anni ’90, con la caduta dell’Unione Sovietica e la globalizzazione, nuovi attori economici come la Cina iniziarono ad affermarsi, riducendo il divario con l’Occidente. Il XXI Secolo: La Convergenza Economica e le Nuove Sfide Negli ultimi decenni, la Grande Divergenza tra Occidente e resto del mondo ha iniziato a ridursi. - Paesi come Cina e India hanno conosciuto una crescita straordinaria, riducendo il divario economico con gli Stati Uniti e l’Europa. - L’Occidente ha sperimentato una crescita più lenta, mentre le economie emergenti hanno guadagnato peso nel commercio globale. - Nuove sfide sono emerse: o Cambiamenti climatici e transizione energetica. o Automazione e intelligenza artificiale, con il rischio di disoccupazione tecnologica. o Conflitti commerciali e tensioni geopolitiche. Il mondo sta entrando in una fase di convergenza economica, dove le economie emergenti stanno raggiungendo quelle avanzate, ma con dinamiche ancora incerte. LE INNOVAZIONI TECNOLOGICHE La Ferrovia: La Rivoluzione dei Trasporti L’invenzione della ferrovia segnò una svolta epocale nel sistema dei trasporti, facilitando la circolazione di merci, persone e idee. - Velocità e riduzione dei costi → prima dell’avvento delle ferrovie, il trasporto terrestre era lento e costoso; con i treni, i tempi di viaggio si ridussero drasticamente. - Espansione del mercato interno → le ferrovie permisero alle industrie di distribuire i propri prodotti su scala nazionale e internazionale. - Connessione tra aree urbane e rurali → favorì il fenomeno dell’urbanizzazione, attirando forza lavoro nelle città industriali. - Importanza strategica → la ferrovia fu utilizzata anche per scopi militari, accelerando il movimento delle truppe. L’Inghilterra fu il primo paese a sviluppare una rete ferroviaria efficiente. Entro il 1850, la sua rete era già capillare e connessa ai principali centri industriali. In seguito, anche il resto dell’Europa e gli Stati Uniti seguirono il suo esempio. Navi a Vapore e Piroscafi: La Globalizzazione dei Mercati Anche il trasporto marittimo subì una profonda trasformazione con l’adozione delle navi a vapore, che rivoluzionarono il commercio internazionale. - Superamento dei limiti della navigazione a vela → il vapore rese i trasporti marittimi più affidabili e indipendenti dalle condizioni atmosferiche. - Aumento della capacità di carico → le navi potevano trasportare un maggior numero di merci e passeggeri. - Riduzione dei tempi e dei costi → viaggi che prima duravano mesi si ridussero a poche settimane. - Espansione del commercio globale → il miglioramento delle vie marittime favorì l’integrazione economica tra Europa, America e Asia. A partire dagli anni ’70 dell’Ottocento, i piroscafi divennero sempre più competitivi rispetto ai velieri, portando a un abbattimento dei costi di trasporto e incentivando l’emigrazione di massa, soprattutto dall’Europa verso gli Stati Uniti. Il Telegrafo: La Rivoluzione delle Comunicazioni Se le ferrovie e le navi a vapore avevano ridotto le distanze fisiche, il telegrafo abbatté le barriere della comunicazione. - Trasmissione istantanea delle informazioni → mentre prima i messaggi impiegavano giorni o settimane per viaggiare, con il telegrafo le informazioni potevano essere trasmesse quasi in tempo reale. - Sviluppo del commercio e della finanza → la rapidità delle comunicazioni permise agli imprenditori di coordinare meglio le attività economiche e di ridurre i rischi commerciali. - Connessioni internazionali → negli anni ’70 furono installati i primi cavi telegrafici transoceanici, collegando Europa, America e Asia. Per secoli, l’unico modo per comunicare a distanza erano state le lettere, che richiedevano tempi lunghissimi. Il telegrafo rappresentò una svolta epocale, consentendo alle informazioni di viaggiare alla velocità della luce. Altre Innovazioni Tecnologiche Oltre ai trasporti e alle comunicazioni, il XIX secolo vide l’introduzione di altre importanti innovazioni: - Stampa e linotype → favorirono la diffusione di giornali e libri, rendendo l’informazione accessibile a un numero maggiore di persone. - Telefono (1876) → migliorò ulteriormente le comunicazioni, anche se inizialmente rimase un privilegio per pochi. - Radio e telegrafo senza fili (1895) → prepararono il terreno per le future comunicazioni di massa. - Macchina da scrivere → accelerò la produzione di documenti e la burocrazia. Tutte queste innovazioni contribuirono a rendere il XIX secolo un periodo di progresso senza precedenti, preparando il terren o per il mondo moderno. L’EUROPA A METÀ OTTOCENTO Mentre l’innovazione tecnologica trasformava il modo di produrre e comunicare, l’Europa raggiungeva il suo massimo splendore economico. La Supremazia Economica Europea A metà Ottocento, l’Europa dominava l’economia mondiale sotto tutti gli aspetti: - Controllava circa il 70% del commercio globale, pur ospitando solo tra ¼ e 1/6 della popolazione mondiale. - L’Inghilterra era il paese più avanzato industrialmente, con il reddito pro capite più alto e il 25% della produzione mondiale. - La rete ferroviaria e il commercio marittimo erano dominati dai paesi europei, che avevano un accesso privilegiato ai mercati mondiali. - Il colonialismo garantiva un approvvigionamento continuo di materie prime e l’esportazione dei prodotti industriali. A livello globale, nessun altro continente poteva competere con l’Europa. L’unico possibile rivale erano gli Stati Uniti, ma questi erano ancora impegnati in conflitti interni, come la Guerra di Secessione (1861-1865). Il Ruolo dell’Inghilterra L’Inghilterra, in particolare, era la nazione più avanzata e industrializzata del mondo: - Industria tessile → leader nella produzione di cotone, con filature meccanizzate all’avanguardia. - Produzione siderurgica → nel 1830, l’Inghilterra produceva 54 kg di ferro pro capite, contro i 5 kg della Germania e i 16 kg degli Stati Uniti. - Commercio globale → esportava tessuti, macchinari, prodotti chimici e carbone in tutto il mondo. - Trasporti avanzati → la sua rete ferroviaria era la più sviluppata, e la sua flotta navale dominava gli oceani. - Sistema bancario → la Bank of England regolava il commercio internazionale e la sterlina era la moneta di riferimento per gli scambi. A metà Ottocento, l’Inghilterra era la vera “fabbrica del mondo”, con un’economia basata sull’industria, il commercio e la finanza. Il Resto del Mondo Mentre l’Europa cresceva rapidamente, altre aree del mondo faticavano a tenere il passo: - L’Africa rimaneva sfruttata come fonte di materie prime, senza un proprio sviluppo industriale. - L’Asia era ancora un mercato di esportazione per i prodotti europei, con economie controllate dalle potenze coloniali. - Gli Stati Uniti, pur avendo un grande potenziale economico, erano ancora instabili a causa della guerra civile. L’Europa era quindi al culmine della sua supremazia economica, ma presto avrebbe dovuto affrontare nuove sfide. L’INDUSTRIALIZZAZIONE NEGLI ALTRI STATI IL BELGIO Nasce come stato autonomo nel 1830 e si industrializza velocemente per vari motivi: - Possiede abbondanti risorse di carbone e ferro (consentono la costruzione di un’estesa rete ferroviaria) - Agricoltura intensiva (subisce una forte crescita della popolazione e avvia una fase di modernizzazione dell’agricoltura - Vicinanza geografica all’Inghilterra (trasferimento di esperti, ingegneri e tecnici inglesi) Inoltre il governo è propenso ai cambiamenti economici e attua una legislazione favorevole alla creazione di società per azio ni. LA FRANCIA Il modello di industrializzazione francese è considerato arretrato, infatti il paese non riesce ad imporsi. I motivi del ritardo sono: - Un lungo periodo di guerra - Una modesta crescita demografica (cresce a tassi inferiori rispetto a quella inglese) - La frammentazione delle proprietà agrarie (la Rivoluzione francese ha inciso sulla distribuzione delle proprietà agrarie) - L’insufficienza di risorse naturali Il settorie primario rimane a lungo quello di principale occupazione. In Francia si afferma la fisiocrazia: credeva che la ricchezza della nazione si basasse sull’agricoltura. Fattori favorevoli per lo sviluppo della Francia: - Rivoluzione francese - Insegnamento e la ricerca (ambiti tecnico-scientifici) - Opera dei Sansimoniani * Le riforme della Rivoluzione francese favoriscono la crescita dell’industria con l’abolizione delle corporazioni. Molti interventi sui trasporti e la nascita della ferrovia. La crescita determinata da: - Domanda legata alle guerre, che però non introducono innovazioni - Scelta di una politica economica protezionistica fino agli anni 50 Affermazione delle industrie di medie dimensioni, ma la trasformazione dell’economia francese entra nella fase decisiva nella metà del XIX sec, con l’ascesa al potere di Napoleone III → enormi investimenti per costruire strade, canali e rete ferroviaria; anche investimenti nel campo edilizio). *settori che risentono dell’influenza dei Sansimoniani, oltre all’industria: - Trasporti → lo stato si fa carico della costruzione delle linee, mentre i capitali vengono messi a disposizione dei grandi gruppi bancari (crescita ferroviaria essenziale per la crescita del paese) - Sistema bancario → fondazione della Banca di Francia (1800) in forma di società privata ma sottoposta al controllo dello stato. Molti istituti bancari che svolgono anche investimenti a lungo termine, necessari per la politica di accrescimento delle infrastrutture e dell’industrializzazione. La sconfitta nelle guerre napoleoniche causa la perdita delle colonie e il ridimensionamento di alcuni porti. - Scelta di una politica protezionistica per sostenere la crescita industriale, a cui segue l’adozione di un sistema liberistic o. - Trattato tra Francia e Inghilterra → clausola della nazione più favorita (l’interscambio fra i due paesi può avvenire con dazi inferiori rispetto a quelli applicati ad altri paesi) Alla base del modello francese ci sono due caratteristiche: - Modesto tasso di incremento demografico - Scarsità relativa al carbone (presente ma in misura inferiore, il suo sfruttamento è più costoso → importazione); conseguente sfruttamento dell’energia idraulica. Strettamente connessi a tali aspetti sono: il basso ritmo di urbanizzazione, la dimensione e la struttura dell’impresa e le f onti energetiche a disposizione dell’industria. LA GERMANIA Lo sviluppo industriale della Germania ha 4 tasselli fondamentali: - L’unione doganale - Gli Junker - La disponibilità di risorse - I settori economici strategici Nonostante il processo di industrializzazione parta in ritardo, alla fine dell’Ottocento la Germania è il paese europeo più sviluppato. Per la maggior parte dell’Ottocento però la Germania era frammentata → ritardo della modernizzazione del settore agricolo e del raggiungimento delle precondizioni dello sviluppo industriale. L’unità politica si raggiunge nel 1871 (vittoria della Prussia contro Napoleone), ed è il punto di arrivo di un processo iniziato negli anni ’30 con lo zollverein, ovvero l’unione doganale → amplia i confini degli scambi, incrementa il commercio, permette di creare un mercato interno omogeneo prima ancora che si raggiungesse l’unità politica. La frammentarietà politica determina arretratezza dell’agricoltura (non orientata al mercato e di tipo estensivo). La regione agricola più avanzata è la Prussia, la quale però non è uno stato libero, poiché presenta elementi retrivi e di modernità → capitalismo reazionario (nuovi sistemi ma si rifà a ideali passati). Tuttavia introduce riforme istituzionali innovative → monarchia illuminata. I grandi proprietari terrieri prussiani, gli Junker, sono molto arretrati come modalità ma molto avanti come mentalità orientata all’industria. - Sono a capo di grandi aziende agricole che conducono con sistemi addirittura feudatari/latifondisti (possibile perché la Prus sia ha alta disponibilità di terreni e poca pressione demografica) - Gli Junker sono alla base della svolta verso l’industrializzazione → impiegano gran parte dei capitali ottenuti con l’agricoltura nella costruzione di strade, canali e edifici pubblici (sono i primi sostenitori dell’industria) Progressivamente anche in Germania si vede un aumento della popolazione, una crescita della produttività agricola e una prima fase di crescita industriale; nella seconda fase di crescita (dopo l’unione politica) è fondamentale l’intervento pubblico nelle costruzioni. La produzione manifatturiera cresce progressivamente → Germania diventa la prima potenza europea e, all’inizio del XX sec, la seconda potenza mondiale dopo gli USA. L’intervento pubblico è indispensabile per mettere a frutto le grandi risorse naturali (carbone e ferro) e per indirizzare l’ industria verso nuovi settori pesanti: siderurgia, meccanica e chimica. La Germania cresce più dell’Inghilterra proprio perché punta su settori più strategici, quelli dell’alta tecnologia (e non sul tessile) → questa scelta di puntare su settori pesanti è correlata all’obbiettivo tedesco di raggiungere obbiettivi di grandezza politica e militare. I fattori di crescita della Germania: - Nascita di nuovi istituti bancari (banche miste capaci di conciliare prestiti a medio e lungo termine) - Adozione dei cartelli industriali (congregazioni di imprese con il fine di gestire lo sviluppo industriale in un regime di oligopolio o monopolio) La Germania decide di adottare i cartelli industriali (OPEC); attua una politica di dumping → la Germania mantiene i prezzi alti all’interno del paese e bassi all’estero, per essere competitiva a livello internazionale ma per mantenere la concorrenza interna. Prima fase (1850-70) Sviluppo del sistema del credito con nascita di quattro grandi banche, che sono la base del sistema delle banche miste (darma stadter bank, deutsche bank, disconto gesellschaft e dresdner bank). Combinano le attività bancarie tradizionali a credito a medio e lungo periodo. Con lo sviluppo dell’industria le banche accordano crediti a lungo termine con la condizione che un rappresentante della banc a segga nel consiglio di amministrazione dell’impresa (garanzia dell’andamento dell’impresa). Dopo il 1870 le banche si specializzano e si spartiscono i campi di investimento industriale. Seconda fase (1871-1913) Proclamazione dell’unificazione politica della Germania, con ministro Bismarck. Significativo intervento dello stato: - Scelta della politica protezionistica - Crescita della rete ferroviaria - Sforzo espansionistico al fine di creare un impero coloniale - Investimenti importanti per l’istruzione e la politica sociale (leggi innovative e necessità di una politica di protezione sociale) L’ITALIA Enorme ritardo italiano: mancanza di risorse adeguate (poco carbone), le alpi e gli appennini separano l’Italia dal resto d’E uropa, non unità doganale e disaccordo fra i diversi modelli di sviluppo economico degli stati preunitari. Il paese va incontro ad una progressiva decadenza economica, dovuta anche alle epidemie di peste. L’Italia prima dell’unità: - Lenta crescita della popolazione (inoltre forte emigrazione internazionale) - Estrema frammentazione politica (mancanza di un mercato interno) - Economia basata quasi esclusivamente sull’agricoltura (modalità differenziate fra nord e sud) - Sporadicità degli insediamenti industriali → produzione serica - Mancanza pressoché totale del settore bancario - Ritardato sviluppo dei nuovi trasporti (solo dagli anni ’50) L’Italia al momento dell’unità (1861): La situazione pregressa non subisce modificazioni sostanziali (solo al nord si trovano degli esempi di proprietà agraria di tipo capitalistico (poche industrie moderne viste le politiche di protezionismo). Caratteri dell’arretratezza: - Scarsità di capitali - Prevalenza del settore primario sul secondario - Attrezzatura tecnologica insufficiente - Basso livello di istruzione e bassi salari (analfabetismo) L’Italia si muove a fatica verso la modernità → la vita industriale è assai asfittica (enormi costi per importare carbone, macchinari e per ottenere finanziamenti) e il mercato interno è quasi inesistente (situazione resa ancora più grave dallo scarso potere d’acquisto delle masse). Alla nascita del regno d’Italia, la classe dirigente italiana vota per mantenere i debiti per non perdere le proprie rendite (scelta dettata dal prevalere dell’interesse privato su quello pubblico) → il nuovo stato nasce con pesanti condizioni di bilancio, aggravate dagli investimenti necessari per dotarlo di un minimo di opere pubbliche. Per sostenere le spese lo stato ricorre a diverse fonti di finanziamento (indebitamento pubblico, vendita dei beni demaniali). 5 fasi di evoluzione del divario centro- Nord e Sud-Isole: 1. Periodo della stabilità 2. Formazione del divario (decollo industriale del Nord) 3. Periodo della divergenza (crescita del divario) 4. Periodo della convergenza (miracolo economico, riavvicinamento grazie allo stato imprenditore) 5. Periodo della stagnazione (unico periodo di avvicinamento con il Covid, dopo ritorno alla normalità) L’Italia dopo l’unità: Le scelte della Destra Storica non permettono il cambiamento decisivo. La politica economica è legate in gran parte agli inte ressi della classe dirigente, ovvero i proprietari terrieri. - Adozione del libero scambio (l’industria italiana inizia a competere con il resto d’Europa) - Acquisizione del debito pubblico degli ex-stati preunitari - Emissioni di titoli di stato per attuare l’ammodernamento industriale (e vendita di beni demaniali) - Ampliamento della rete ferroviaria e creazione del servizio telegrafico nazionale Gli unici settori che continuano ad essere rilevanti sono quello alimentare e quello tessile (prodotti destinati al mercato e stero → produzione serica guadagna la metà della valuta estera che entra nel paese) - Filande utilizzano la manodopera esuberante, spesso femminile - I salari sono estremamente bassi - Basso livello tecnologico - Si producono prevalentemente materie prime e semilavorati Le industrie siderurgiche e meccaniche sono debolissime e il sistema bancario poco adatto a sostenere il mondo imprenditorial i (nascono istituti che si rivolgono ad una clientela medio-bassa → banche popolari). Introduzione del corso forzoso (autorizzazione data dal Regno alla Banca Nazionale a sospendere la conversione metallica dei propri biglietti) e adozione di una politica fiscale drastica. La situazione cambia con la presa di potere della Sinistra Storica, che si impegna a sviluppare la rete infrastrutturale e a potenziare le attività di trasformazione. Lo stato divenne il committente principale per molte imprese, in particolare la rete ferroviaria e i settori pesanti. I cambiamenti dell’economia in questo periodo sono dettati da: - Pesante crisi agraria, che sta alla base della scelta protezionistica (creazione del blocco industriale-agrario) - Profonda crisi del sistema bancario e finanziario e la conseguente decisione di istituire la Banca d’Italia (1893) → a cui vengono affidate competenze parzialmente unificate in materia di ordinamento della politica monetaria Tutto ciò porta alla crescita accelerata dell’economia italiana, la quale però non coincide con il benessere diffuso. Tre fattori per la crescita economica: - Protezionismo - La discesa del capitale tedesco in Italia e la nascita di due grandi banche miste (banca commerciale italiana e credito itali ano) a cui spetta il ruolo di avviare, sostenere e accompagnare l’affermazione di molte attività industriale - Introduzione dell’energia elettrica → permette di superare il problema della scarsità di carbone (elettricità grazie alla caduta d’acqua) La gomma, la chimica, la meccanica e la siderurgia diventano settori fondamentali per la crescita dell’economia italiana. La fase di crescita non termina con la Prima guerra mondiale, infatti alcuni settori avranno un’altra fase di crescita. TRA IL 1875 E LA PRIMA GUERRA MONDIALE - Periodo di raggiungimento della maturità del sistema industriale, insieme ad un’ondata di innovazioni le quali portano alla nascita di imprese di dimensioni inimmaginabili (si sviluppa una divisione fra chi detiene la proprietà e chi gestisce l’impresa). - Vi sono inoltre cambiamenti nei trasporti (automobili e biciclette), nelle comunicazioni (telefono) e nuove sorgenti di energia → petrolio - La necessità di aumentare la produttività porta a rivedere l’organizzazione del lavoro. Nel XIX sec la popolazione mondiale raddoppia e l’aspettativa di vita aumenta di 15 anni. Fenomeno dell’urbanesimo → spostamento volontario di vaste fette di popolazione dalle campagne alle città, alla ricerca di condizioni di vita migliori; unito all’emigrazione, a causa della quale salta il rapporto fra risorse disponibili e peso demografico. Tra il 1800 e il 1910 la popolazione europea cresce di circa sei volte grazie al raddoppiamento della popolazione totale e al fatto che la percentuale urbana triplica 8i tassi di urbanizzazione accelerano dopo il 1850). Emigrazioni della forza lavoro nell’800 dovuti a: - Boom demografici e conseguente mancanza di risorse - Mancanza del lavoro e bassi salari (speranza di un luogo migliore) - Per la prima volta il trasporto passeggeri a lunga percorrenza è a buon mercato → coincide con disponibilità di terre fertili non ancora sfruttate, che possono fornire risorse alimentari e sbocchi commerciali Gli USA ricevettero il numero maggiore di immigranti; emigrazioni significative anche da Cina e India, verso altri paesi asia tici. Cause dell’emigrazione: - Forte pressione demografica - Cambiamento nella velocità e nelle condizioni di transito Il miglioramento qualitativo della vita c’è sia per chi parte che per chi rimane → riduzione della pressione demografica. L’imperialismo ottocentesco L’asimmetria tra i paesi industrializzati europei e il resto del mondo porta alcuni stati a espandersi nel corso del XIX secolo. L'espansione europea interessa Asia e soprattutto Africa. È favorita da uno sviluppo tecnologico senza pari e dalla ricerca del dominio della terra e delle risorse sia per motivi economici ma maggiormente per motivi di potenza e prestigio. - Conferenza di Berlino (1884) → grande spartizione dell'africa, la cui regista è stata la Germania che vede in questo occasione per mostrare il proprio potere. - Colonizzazione dell’Africa → processo sviluppato in esplorazione, conquista militare e incorporazione nell'economia globale l'occupazione europea del continente africano non porta a una europeizzazione totale; questo è dovuto al fatto che l'occupazione rimane piuttosto limitata da un punto di vista temporale (meno di un secolo). IL GIAPPONE Secondo gli studiosi asiatici il fenomeno della grande divergenza diventa chiaro solo con la rivoluzione industriale. Il Giappone godendo del beneficio demografico di essere un arcipelago nel corso del 600 decide di isolarsi completamente e tagliare i rapporti con gli europei. A metà del XIX secolo il Giappone è un paese completamente chiuso nei confronti dell'occidente ed è caratterizzato da una struttura sociale di stampo feudale. La società è estremamente rigida e la popolazione è caratterizzata da un forte senso di disciplina e obbedienza nei confronti dei superiori. L'isolamento giapponese termina nel 1853 Ehi quando il commodoro americano Matthew Perry entra il comando di una flotta nella baia di Edo (Tokyo) → paese costretto ad aprire i porti al commercio internazionale, ma riesce a mantenere la sua indipendenza e autonomia economic a e politica. - Il Giappone mantiene le sue caratteristiche sociali ma si adatta al modello economico occidentale del capitalismo Nel 1868 una rivolta di signori feudali riporta il primato dell'imperatore Mutsuhito, che inaugura un governo illuminato. Attua varie riforme: - Eliminazione delle distinzioni di ceto - Ritorno nelle mani dell'imperatore delle terre dei signori feudali - Indennizzo di signori feudali e di samurai con pensioni La modernizzazione si accompagna a: - Crescita della popolazione - Finanziamenti statali - Capacità di acquisire moderne tecnologie - Nascita di un'oligarchia di imprenditori - Introduzione a fine secolo del protezionismo e di economie come il dumping - Una politica espansionistica combattendo contro Cina e Russia Dalla seconda metà del XIX secolo, introduzione di nuove tipologie di banche (Cassa di Risparmio, banche cooperative e banche centrali. I modelli bancari principali erano quello anglosassone (banca pura) e quello tedesco (banca mista). Fino al 1870 solo l'Inghilterra adotta il regime aureo; ma la diminuzione del valore dell'argento porta altri paesi ad adotta re il Gold Standard → sistema di cambi fissi tra le monete tutte legate all'oro. In questo modo la sterlina assume il ruolo di moneta internazionale. GLI STATI UNITI dopo aver conquistato l'indipendenza, inizio di una crescita ininterrotta chi porterà il paese ad essere leader dello sviluppo economico globale già a fine 800 (primati in agricoltura, industria e finanza). Il XX secolo è definito come il secolo americano, ostacolato però dalla crisi del ‘29 che causerà un periodo di instabilità fino alla Seconda guerra mondiale, dalla quale però gli stati uniti usciranno ancora più fo rti. Oggi gli Stati Uniti sono ancora leader mondiali. Fattori della crescita statunitense: - Abbondanza di materie prime risorse naturali - Cosmopolitismo della società civile (impronta europea ma accolgono persone da tutti i continenti) - Imprenditorialità (capace di anticipare soluzioni per lo sviluppo del sistema produttivo) - Governo forte e impegnato a sostenere l'economia di mercato → protezione della proprietà privata (fusione tra democrazia e capitalismo) Nel modello americano è fondamentale la libera concorrenza. Le risorse dell’America sono l'immensa estensione di terra da coltivare, immensi giacimenti di minerali (carbone e oro). L'abbondanza delle risorse richiama un'incessante flusso di immigrazione. L'agricoltura si sviluppa e si meccanizza molto precocemente, e l'economia è sostenuta da numerose banche. Inizialmente gli Stati Uniti erano uno stato federale, composto da 13 stati lungo la costa orientale. La graduale estensione passa attraverso l'occupazione delle coste occidentali e una vera e propria occupazione militare dell'entroterra 8conquista del Wes t). - L'espansione verso ovest si realizza in gran parte attraverso acquisti di territorio - La guerra contro il Messico nasce per questioni di confine e comporta la cessione dei vari territori (California, Nevada, Uta h…) Due eventi bellici fondamentali: - Guerra di Secessione (1861-65)* - Sterminio delle popolazioni native (nel 1890 viene ufficialmente dichiarata chiusa la frontiera) *il problema risiede nello scontro fra visioni economiche. La vera ragione dello scoppio non è la schiavitù, ma tra due modelli di sviluppo diversi che hanno necessità diverse: - Nord USA → sistema economico basato sull’industria; necessità di adottare una politica protezionistica e di manodopera specializzata - Sud USA → sistema economico basato sull’agricoltura (plantation); necessità di una politica di libero scambio e di mantenere la schiavitù per tenere bassi i costi. La guerra civile è molto sanguinosa e longeva. A vincere sarà il nord di Abraham Lincoln, primo presidente che impone una politica protezionistica e l'abolizione della schiavitù. Dopo la guerra di Secessione Economia degli USA registra una fase di decisa espansione, Ehi grazie alla rigida politica protezionistica. Il settore traina nte diventa ufficialmente l'industria. Ehi gli USA hanno tassi di crescita sempre più sostenuti e questo è dovuto a: - Enormi investimenti nei trasporti (crescita della rete ferroviaria) - Istituzione e sviluppo della borsa - Scoperta del petrolio e delle sue applicazioni - Crescita dimensionale delle imprese e innovazioni nell’organizzazione del lavoro - Immigrazione e crescita complessiva della popolazione (pressione demografica concentrata in alcune zone) Le ferrovie sono fondamentali per la crescita del paese, visto che nascono nuove importanti imprese per la costruzione di materiale rotabile, locomotori e vagoni. Nei primi anni il materiale necessario proviene dall'estero, ma poi nascono imprese meccaniche e siderurgiche nazionali (interruzione del flusso di importazione dall’Inghilterra). Le costruzioni ferroviarie rappresentano i primi esempi di grande impresa americana ehm e necessitano di una struttura organizzativa particolarmente complessa e efficiente → le s.p.a. nascono per riuscire a raccogliere più capitale possibile. Il numero di azionisti però a un certo punto diventa impressionante, diventa quindi necessario attuare una divisione tra proprietà e controllo (Ehi creazione di manager stipendiati con il compito di pensare alla sopravvivenza e alla crescita dell'impresa). Le imprese ferroviarie sono caratterizzate dai caratteri del modello americano di big business → gli azionisti hanno una scelta limitata nella gestione invece posta nelle mani di personale specializzato (i manager all'inizio non hanno la possibilità di detenere azioni proprio per non avere interessi personali). - La quantità di capitali necessari per lo sviluppo delle strutture ferroviarie non può essere soddisfatta dagli istituti banca ri tradizionali; necessario quindi il finanziamento tramite borsa. - 1913 fondazione del Federal Reserve System (sistema di banche federali di emissione) Crescita degli USA - Grande produzione industriale - Dopo pochi anni gli Stati Uniti superano i livelli della produzione inglese di ferro, carbone e acciaio - Al carbone segue il boom del business del petrolio e dei suoi derivati Declino della Gran Bretagna - Svantaggio del first comer → l'apparato industriale inglese non si adegua alle nuove tecnologie - Dipendenza di derrate alimentari e di materie prime dall'estero - Scarsa attenzione agli studi scientifici - Lo stato ha un ruolo meno propulsivo che in altri paesi IL PRIMO NOVECENTO La Prima guerra mondiale può essere descritta come: - Mondiale → hanno partecipato un gran numero di paesi, ma le conseguenze riguardano solo il continente europeo (USA entrano in un secondo momento) - Moderna → si differenzia dalle precedenti per l’uso di tecnologie adottabili (aeroplani, autocarri, ma l’uso di armi di distruzione di massa è ancora limitato – prevalentemente trincea) Durante i conflitti la qualità della vita peggiora; la guerra causa mortalità indiretta nei civili (carestie/malattie invece mortalità diretta). Il maggior numero di morti per via diretta è di soldati, invece la mortalità indiretta di civili è inferiore (Seconda guerra mondiale – esplosione del tasso di mortalità civile). - La domanda bellica fa aumentare la produzione agricola, ma fa aumentare ancor di più la produzione della meccanica, della chimica e della produzione energetica. La guerra non determina arretramento economico, ma un cambiamento del tipo di domanda che sorregge lo sviluppo economico → i paesi europei sviluppano un sistema di produzione sbilanciato per rispondere ad una domanda temporanea. Economia di guerra: mobilitazione di tutte le risorse e di tutte le attività importa dalla necessità di sostenere lo sforzo bellico. - Il conflitto ha fatto crescere a dismisura impianti e capacità produttive (che col dopoguerra devono essere ridimensionati) Guerra termina con il Trattato di Versailles (1919); le decisioni prese hanno conseguenze rilevanti sul futuro: - Atteggiamento punitivo nei confronti dell’impero austriaco e tedesco (ragione per cui dopo si mettono nelle mani del nazismo come unica soluzione per la ripresa del paese) - Sfaldamento dell’impero russo - Abiura totale di quanto stabilito un secolo prima al Congresso di Vienna (1815) - Gli USA sopravvalutano la capacità di riprendersi dell’Europa (pensano che basti qualche aiuto economico per far ripartire il libero mercato – operano quindi un’ipoteca anche sul loro futuro) Il passaggio dalla guerra alla pace è caratterizzato da: - Squilibrio tra la produzione di guerra e la domanda di pace - Altissima inflazione - Precaria condizione finanziaria dei paesi coinvolti - Emergono nuove ideologie e spinte totalitarie - Emergere della superiorità economica degli USA IL FORDISMO Nell’industria bellica inizia a svilupparsi la pratica dell’assemblaggio → produzione pi+ efficiente se le componenti sono standardizzate e fatte in serie. Prima dello scoppio della 1GM gli USA hanno una crescita così sostenuta da creare un’asimmetria di sviluppo tra le aree più avanzate del mondo. Questo fenomeno si spiega con l’avvenire della rivoluzione dei consumi: - Diffusione dell’automobile → Ford è il primo a intuire che la soluzione del problema sociale sta nell'accrescere la capacità di consumo e il benessere delle masse operaie mediante aumenti di salario. - Il fordismo congiunge programmaticamente e inscindibilmente la sfera della produzione a quella del consumo, per farne le fasi di un circolo virtuoso - Scientific management (F.W. Taylor) → sosteneva che per aumentare la produttività bisognasse ridurre la produzione in tante semplici fasi (suddivisione delle singole operazioni di lavoro in una serie predeterminata di gesti elementari) - Creazione della catena di montaggio (nastri trasportatori) → con Ford non c'è l'illusione di insegnare all'operaio l'unico modo di fare il proprio lavoro, bensì disporre le cose in modo tale che possa soltanto lavorare al meglio I risultati conseguiti con la nuova riorganizzazione della produzione furono eccezionali e consentirono una serie impressionante di economie di scala le quali permisero frequenti riduzioni del prezzo del famoso Modello T. L'adozione della catena di montaggio permette a Ford di aumentare la produzione; questo aumento avviene attraverso un aumento della produttività o capacità produttiva. L'automobile è un prodotto standardizzato virgola non c'è nessuna ricercatezza nell'attrarre i consumatori. Per coinvolgere meglio i lavoratori nel nuovo metodo di produzione Ford decide di raddoppiare i salari dei suoi operai → considera i propri dipendenti come dei potenziali consumatori e quindi aumenta il loro potere d'acquisto (sarà così elevati costrinsero i competitors ad adeguarsi a Ford). Il welfare Ford forniva ai suoi lavoratori abitazioni, scuole, spacci aziendali, assistenza ospedaliera secondo un preciso programma di regolazione sociale; ma all'interno della fabbrica razionalizzata non c'era spazio per l'azione sindacale (dovevano bastare gli strumenti di regolazione sociale racchiusi nella sfera aziendale). Da un punto di vista economico sia gli imprenditori (fatturato delle imprese) che gli operai (condizioni di lavoro beneficiano da questo sistema. Ma ci sono alcuni problemi: - Non si possono mantenere livelli di produzione e consumo così elevati per un lungo periodo (negli USA si vive in una bolla d’euforia) - L'adozione della catena di montaggio determina uno scadimento della richiesta di talento (chiunque lo può fare) - Il welfare ricorda il paternalismo di fine ‘800 (è ciò che l'imprenditore concede e non quelle che sono le esigenze degli operai) Dopo la 1GM vi è una spinta generata dai bisogni della ricostruzione e sostenuta da una domanda intensa. Questo rallenta con il 1920 e adesso segue una vera e propria crisi di sovraproduzione. CRISI DEL ‘29 Alla base della crisi il crescente squilibrio nell'economia internazionale, dovuto alla simmetria di sviluppo tra gli Stati Uniti e il resto del mondo. La domanda non tiene il passo con l'impressionante produttività raggiunta dal sistema industriale. (Sovrapproduzione, saturazione dei mercati e speculazione) Gli Stati Uniti vivono una fase di vivace crescita produttiva che determina una vera e propria euforia → convinzione che la fase espansiva non possa conoscere fine. Se il mercato si satura (tutti gli americani hanno quello di cui hanno bisogno), si cerca di collocare l'eccedenza produttiva su mercati esteri - Le grandi imprese americane cominciano ad avere dei residui di magazzino (stock di merce residua e non richiesta) poiché il sistema fordista eccelle nella produttività ma difetta nella flessibilità. La catena di montaggio funziona solo se lavora a un ritmo continuo e sostenuto perché i costi di spegnere gli impianti e riattivarli sono insostenibili. Conseguenze foriere di potenziali pericolose ripercussioni economiche: - Sopravvalutazione del valore dei titoli azionari - Frenetica ricerca di vantaggi finanziari da parte degli investitori - Irrazionale corso all'acquisto di titoli - Capitalizzazione esagerata dell'imprese la popolazione non ha nessun sentore della crisi; la frenata dell'economia europee e ancor più l'incapacità dell'economia statunitense di crescere ai livelli degli anni precedenti dai il via al disastro. Si comincia ad avvertire l'enorme squilibrio creatosi tra il valore reale delle imprese e il valore quotato → incontrollata paura che porta la massiccia vendita di titoli. - Fallimento di centinaia di imprese - Chiusura degli impianti di produzione e disoccupazione dilagante - Crollo dei risparmi e crollo quasi totale dei consumi - Diminuzione del commercio mondiale di oltre il 20% - Contagio della crisi nei paesi europei inizialmente si cerca di far fronte al disastro ricorrendo ai pensieri classici del pensiero economico liberale: bilanci in ordine, tagli alle spese, deflazione. Il presidente statunitense Hoover tiene una linea di condotta che anziché risolvere la situazione la aggrava ulteriormente, inducendo deflazione e austerità. - Hoover reagisce non toccando il debito pubblico ma cerca di operare mettendo in sicurezza i conti, dando vita a una politica deflazionistica che però deprime ulteriormente la crisi Il cambiamento radicale si ha con il presidente Roosevelt (1932) il quale è convinto dell'importanza dello Stato nell'economia senza però intaccare il valore sociale ed economico della proprietà privata. Durante il suo mandato la crisi viene affrontata adottando i metodi keynesiani → effetto moltiplicatore della spesa pubblica, ruolo attivo dello Stato come regolatore del mercato, stimolo alle attività tramite gli investimenti. - Dare reddito a chi lo aveva perso genera un circolo virtuoso perché torna ad avere potere d'acquisto e a poter consumare Prima della crisi si pensava che lo stato dovesse stare fuori dall'economia, adesso si sceglie che lo stato può avere un ruolo di intervento attivo nell'economia – stato imprenditore. È necessario porre regolamentazioni ferree: - In ambito bancario-creditizio-finanziario → sotto vigilanza pubblica - In campo agricolo → assegnazione di sussidi agli agricoltori in cambio di una limitazione delle superfici coltivate - In campo industriale - Lo stato interviene definendo dei sussidi per i disoccupati Biennio 1933-34 → serie di provvedimenti di carattere sociale messi in atto al fine di occupare e dare reddito alla popolazione, che permise anche la costruzione di opere infrastrutturali di grande rilevanza anche per il futuro. Il New Deal incise in maniera sensibile su molti aspetti della struttura economica e sociale degli Stati Uniti, ma non riuscì a risolvere completamente le conseguenze della crisi del ’29 (i disoccupati rimangono molti e sale a dismisura il debito pubblico) - solo con la 2GM il sistema economico statunitense giunge alla definitiva ripresa La crisi postbellica, il disgregarsi del commercio internazionale le conseguenze politiche delle pesanti riparazioni chieste algli sconfitti hanno favorito il diffondersi dei totalitarismi. Italia e Germania sono accomunate dal ritiro dei capitali statunitensi con pesanti conseguenze sulle economie nazionali: - In Germania - l'obiettivo di Hitler era di abbattere la disoccupazione e limitare la povertà per dare fiducia alla popolazione (questo avviene tramite importanti opere pubbliche senza preoccuparsi dell'indebitamento dello Stato). Lo scopo finale era quello di armare in paese in modo da essere pronti a scatenare una guerra. Il debito dello Stato cresceva ma secondo la concezione politica di Hitler il deficit dello Stato sarebbe stato pagato dai paesi occupati dalla Germania nella conquista dello “spazio vitale”. - In Italia - deciso aumento della spesa pubblica volto a migliorare la realizzazione di opere pubbliche che si accompagnano a una decisa penalizzazione dei consumi utilizzata da Mussolini per educare gli italiani alla sobrietà e al sacrificio per il bene collettivo. Istituzione dell'IRI, fornendo i capitali per salvare le banche, acquisendone le azioni e le proprietà industriali. L'attacco all’Etiopia comporto sanzioni contro l'Italia e la risposta di Mussolini fu il lancio di un piano per attuare l'autarchia, che rafforzò il controllo pubblico in ambito economico anche nelle relazioni internazionali. In Germania che in Italia ci si trova davanti a una messa in pratica militare del pensiero keynesiano. Sia in Italia, che in Germania, che in Giappone (e nell’URSS) allo stato viene dato un ruolo importante nell'economia. Nella Germania nazista e nell’Italia fascista, l'idea dello Stato imprenditore serve per sostenere i settori ritenuti strategici (industria bellica); nella visione sovietica e un cambiamento radicale: lo stato indirizza totalmente l'economia. - L'Italia fascista non cresce rispetto alla situazione preesistente - La Germania nazista torna a essere una delle potenze mondiali - Il Giappone non è ancora in grado di competere Fattori fondamentali per il Giappone: - Forte crescita della popolazione - popolazione giovane - Accetta le regole del sistema capitalistico sempre preservando la sua anima da Estremo Oriente nella società e nelle istituzio ni - Cerca di estendere la sua area di influenza nelle aree limitrofe (conquista della Manciuria, della corea e di Taiwan - creazione di un blocco economico dell'asia orientale giapponese) LA RUSSIA ZARISTA La Russia a metà 800 è un paese arretrato con una organizzazione sociale feudale e riesce ad avviare un processo di modernizzazione grazie all'intervento dello Stato. Il mondo agricolo ricorre ampiamente alla servitù della gleba (questi coltivano le terre comuni alle quali sono ancorati, fornendo in cambio ai proprietari il lavoro gratuito o canoni in denaro). Emancipazione dei servi in Russia → lo zar Alessandro II decreta l'emancipazione dei servi e finanzia in larga misura il loro riscatto. Le terre vengono assegnate alla comunità di villaggio. Nel corso del secolo la popolazione russa cresce. Una rivolta cruenta nel 1905 porta lo stato a varare una riforma agraria per creare una classe di piccoli proprietari a salvaguardia della stabilità sociale - nasce però una nuova classe di contadini ricchi, i kulaki, che riesce ad acquistare terre dai nobili o dagli altri contadini impoveriti. Industrializzazione della Russia zarista: - L'avvio dell'industrializzazione in Russia si ha dagli anni 70 del XIX secolo (grande impulso esercitato dallo stato e dalle banche che attirano capitali stranieri fornendo garanzie elevate) - Il paese ricco di materie prime (ferro, carbone, petrolio) - Il cotonificio, i cantieri navali e l'industria metallurgica e meccanica, il comparto alimentare, la produzione di carta e la lavorazione del cuoio sono i settori principali della modernizzazione - Lo stato favorisce la costruzione della rete ferroviaria - Partendo da un livello manifatturiero molto basso la crescita raggiunge tassi molto elevati ma la Russia non è in grado di competere con i paesi più avanzati nei settori più moderni Rivoluzione Russa (1917) → tentativo di realizzare quello che era il socialismo utopistico virgola che però si realizza in modo degenerato. Si distinguono tre periodi: - Economia comunista di guerra (1917-21) - La NEP (concede maggiore autonomia in tutti i settori) - Primo programma di pianificazione sovietica (1928-29) I tre elementi chiave del comunismo sono la negazione della proprietà privata, il ruolo preminente dello Stato sull'economia e la pianificazione scientifica degli investimenti economici. IL SECONDO DOPOGUERRA La 2GM si combatte anche in aree esterne all’Europa e vengono utilizzati un gran numero di armi di distruzioni di massa (i morti civili superano i morti militari). La guerra determinò morte, distruzione poi forte inflazione e disoccupazione in Europa, ma non altrettanto negli Stati Uniti. Il PIL dei paesi belligeranti vittoriosi crescono, mentre i paesi belligeranti vinti hanno perdite pesanti (i paesi neutrali crescono). Dopo la guerra cambiano le priorità: - necessità di evitare gli stessi errori - diventa cruciale la piena occupazione - aumento del potere economico statunitense (dovuta al fatto che una parte cospicua dell'industria americana era libera di investire e svilupparsi senza preoccuparsi di quanto avvenisse in Europa) → Gli Stati Uniti sono destinati a dominare il mondo post bellico Vengono messe in atto misure volte a evitare quanto era accaduto dopo la 1GM; si interviene soprattutto nel campo finanziario e commerciale, con gli accordi di Bretton Woods (1944) che sancirono la superiorità raggiunta dall'economia americana. Ehi nascono due importanti istituzioni finanziarie internazionali: il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Internazionale per la Ricostruzione e Sviluppo (BIRS), poi Banca Mondiale (destinata a investimenti a lungo termine). Ehi a tali istituzioni si aggiunge il General Agreement on Tariffs and Trade (GATT), Ehi divenuto poi World Trade Organization (WTO), per evitare che il protezionismo possa nuovamente ostacolare la libera circolazione dei beni. - Si stabilisce di porre in essere la parità fissa tra le diverse monete → gli accordi del 1944 furono strumento di stabilizzazione che contribuì a evitare che gli effetti delle distruzioni dello sconvolgimento dei mercati potessero innestare la crisi dei paesi vincitori a seguito della crisi dei paesi vinti. IL PIANO MARSHALL (1947) La ricostruzione post bellica (1945-48) richiede uno sforzo eccezionale. La finalità è quella di dare nuova linfa a paesi in estrema difficoltà dopo la fine del conflitto mondiale. Nel dopoguerra sono gli Stati Uniti a fabbricare i prodotti che il resto del mondo voleva comprare (vogliono recuperare i livelli economici pre crisi del 29 poiché il New Deal non aveva permesso una ripresa completa). I paesi distrutti non hanno beni o servizi adeguati da scambiare e questo determina un deterioramento della qualità della loro dieta. - Dietro al piano Marshall vi è un interesse economico → Gli Stati Uniti capiscono che, se non aiutano i paesi che hanno subito danni della guerra, l'industria e l'occupazione statunitensi rischiano un effetto recessivo e una nuova crisi - Gli Stati Uniti temono che i paesi che hanno adottato il modello dell'economia pianificata possano essere un ostacolo in questa operazione virgola in particolare Francia e Italia - In vista del pericolo comunista il piano contrasta efficacemente l'influenza dei partiti comunisti nell’Europa occidentale - Il piano Marshall mette a disposizione all’Europa 13 miliardi di dollari - La scelta dei fondi da destinare e proporzionata al coinvolgimento negli affari economici con gli Stati Uniti Inizialmente vengono coinvolti anche paesi dell'est e in particolare l'URSS, ma il tentativo fallisce poiché i sovietici vogliono accettare solo aiuti non condizionati e gli Stati Uniti temono che i fondi erogati possano essere utilizzati per rafforzare i governi comunisti. Quando si trova diviso in due blocchi contrapposti: la sfera di influenza degli USA e quella dell'URSS - I paesi europei che subiscono influenza sovietica adottano, da un punto di vista economico, il modello dell'economia pianificata - I paesi dell’Europa occidentale, alleati con gli Stati Uniti, adottano un modello di sviluppo basato sul libero mercato e sulla democrazia parlamentare Le nazioni uscite sconfitte dalla guerra colmano il loro ritardo in 10 anni, per poi diventare le forze trainanti del commercio mondiale. Per segnare l'inizio e la fine della cosiddetta “età dell'oro” si prendono due date: - La morte di Stalin (1953) - la guerra dello Yom Kippur e la crisi petrolifera (1973) - si abbandonano le teorie keynesiane e si abbracciano una visione liberista che darà il via alla Deregulation in questo periodo si assiste a una forte espansione dell'economia globale; Ehi gli Stati garantiscono l'occupazione e partecipano attivamente alla crescita economica, gli investimenti statali si sommano a quelli privati e la crescita è direttamente collegata a forme di cooperazione internazionale. - Spinta del “ripartire da zero” dovuta alla crescita demografica e ai progressi dell'economia - Avanzamento tecnico-scientifico - Formazione del capitale umano tramite la scolarizzazione e la scomparsa dell'analfabetismo - Disponibilità di capitali e il sistema di cambi fissi - I bassi prezzi delle materie prime e i bassi salari garantiti dalla crescita della popolazione Ehi vi sono altri fattori, molti dei quali non hanno eguale nella storia: - Aumento della disponibilità di risorse - Crescita del rendimento dei terreni agricoli (coltivazione di prodotti di nicchia) - Relativa stabilità dei prezzi (prezzo del petrolio sotto controllo) - Intensità della domanda per la ricostruzione - Capacità di creare e mantenere lavoro (aumento della produttività) - Boom demografico e nascita del fenomeno del consumo di massa fuori dagli Stati Uniti La crescita degli anni 50 e 60 avviene grazie a una particolare interpretazione della messa in pratica delle teorie keynesiane - lo stato si fa imprenditore. In Europa si diffonde l'idea che lo stato debba intervenire per alcuni settori ritenuti strategici per garantire parità di co ndizioni a tutti → Monopoli di Stato. I principali settori nazionalizzati sono le telecomunicazioni, l'aviazione e il controllo delle principali fonti di energia ( il sistema degenera negli anni 70 e negli anni 80 c'è un boom di privatizzazioni). - La caratteristica del capitalismo europeo è fornita dalla compresenza di grandi imprese controllate da organismi pubblici e di un'ampia schiera di industrie private I servizi sociali diventano più abbondanti e cercano di fornire a tutti i cittadini condizioni di benessere e in qualche misura di redistribuzione del reddito. Ehi i principali interventi riguardano l'ambito previdenziale, sanitario e pensionistico (sistema retributivo e non contributivo). - Nasce un'economia sociale di mercato che, pur aderendo al modello capitalista tempera gli eccessi della ricerca di profitto prestando attenzione al più vasto complesso sociale Tra il 1950 e il 1973, il pil pro capite cresce in tutti i paesi europei. Il balzo in avanti è reso possibile da una crescita della produttività soprattutto nel settore manifatturiero e industriale. - Cresce anche il reddito → maggiore potere d'acquisto → più consumi (con gli anni 50-60 la rivoluzione dei consumi di massa comincia a riguardare anche l'Europa). Una fetta sempre maggiore di popolazione può permettersi di comprare beni di consumo e la condizione di vita media va sempre migliorando. - I settori trainanti si focalizzano negli investimenti immobiliari, nel settore automobilistico, nella diffusione dei mezzi di comunicazione di massa e degli elettrodomestici La crescita economica passa anche attraverso la ricerca scientifica (la leadership tecnologica è americana, tuttavia emergerà un paese capace di migliorare le invenzioni altrui: il Giappone). Nella ricerca tecnico-scientifica quasi tutti i settori vengono coinvolti. - L'invenzione di maggiore impatto sul futuro e l'invenzione dei transistor, a cui fa seguito quella dei microprocessori con cui si dà vita alla rivoluzione micro elettronica. Ehi con questa innovazione l'elettronica diventa democratica, perché rende gli oggetti elettronici più accessibili il miracolo economico italiano si verifica negli anni 1958-1963. L'arretratezza nello sviluppo economico fa sì che ogni novità determini una crescita del benessere. Il paese è ancora fortemente agricolo, ma poi negli anni 60 diventa un paese fortemente industrializzato (processo di meccanizzazione e di modernizzazione). - Tra gli effetti della crescita economica si trova ancora il fenomeno dell'emigrazione, soprattutto dal sud al nord industrializzato, ma anche verso paesi più o meno lontani Le cause del miracolo economico furono gli aiuti americani: - Apertura dell'economia orientata all'esportazione - Disponibilità di manodopera a basso costo - Bassi prezzi delle materie prime e delle fonti energetiche - Lo stato finanzia la crescita infrastrutturale - Solido sistema bancario L'unico sistema economico che riesce a competere come alternativa del capitalismo e l'economia pianificata. L'unione sovietica consolida il suo dominio sui paesi che aveva liberato nell'est Europa. Il comunismo si diffonde in Corea del Nord, in Vietnam e in Cina. La Guerra Fredda → lotta tra due sistemi sociali, politici ed economici incompatibili e rivali. Il confronto tra Stati Uniti e URSS, pur senza mai sfociare in una guerra aperta, porta a una notevole diminuzione degli scambi commerciali tra i paesi dell'est e dell'ovest. Gli altalenanti rapporti tra le due superpotenze hanno configurato diverse situazioni strategiche e diplomatiche rese sempre più complesse dalla diffusione degli armamenti nucleari. Già durante la guerra alcune colonie asiatiche avevano proclamato la loro indipendenza, sulla base della autodeterminazione i popoli e della libertà inclusi nella Carta delle Nazioni Unite (1945). I paesi coloniali europei non sono disposti a cedere ma non hanno più la stessa forza di prima. Gli Stati Uniti sono contrari al colonialismo europeo e appoggiano l'indipendenza dei paesi soggetti. - I paesi vinti (Germania, Italia e Giappone) perdono le loro colonie Dopo la 2GM, l’URSS si avvia a diventare la seconda potenza al mondo grazie soprattutto alle immense disponibilità di materie prime; inoltre condiziona per diversi anni lo sviluppo economico dei paesi dell’Europa orientale, applicando ad essi le medesimi scelte di pianificazione socialista. - L’URSS chiede considerevoli riparazioni di guerra ai paesi sconfitti (modo per appropriarsi di una porzione cospicua di quelli che diventeranno dei paesi satellite) COMECON (1949) → consiglio di mutua assistenza economica. Comprende una serie di stati satellite che sono politicamente indipendenti ma dipendenti dalla linea politico-economica dettata dall’URSS. Questi paesi hanno un proprio governo, ma le scelte strategiche vengono fatte dall’URSS. Il sistema sovietico non riconosce le regole di mercato che reggono il capitalismo; l’URSS rimane fortemente arretrata nella produzione di beni di consumo, mentre raggiunge straordinari primati nei settori industriali (anche i paesi satelliti). - Sia con Stalin che con Kruscev, i paesi dell'est sono caratterizzati da basso tenore di vita, mancanza delle più elementari libertà politiche e sociali e condanna dell'iniziativa privata Ehi lo stato pianifica con piani quinquennali risorse, consumi e investimenti. Limiti della pianificazione: - Difficoltà del coordinamento tra le diverse fabbriche - Scarsa valutazione delle quantità di beni da produrre - Poca aderenza dei prezzi ai costi di produzione - Bassissima produttività del lavoro, ma assenza di disoccupazione - Scarsa capacità di introdurre innovazioni tecnologiche (causata dagli scarsi stimoli offerti ai tecnici) Questo sistema economico sembra poter competere con quello capitalistico fino agli anni 70, decennio in cui il sistema economico occidentale sembra avere delle crepe. Il sistema sovietico avrebbe potuto sfruttare la debolezza dell'occidente proponendosi come paese fornitore di energia, ma non accetta ancora di aprirsi al commercio. GLI ANNI ’70, ’80 E ’90 DEL XX SECOLO Anni ’70 → la grande crescita degli anni 50 e 60 si interrompe in maniera drastica. Perde importanza il settore industriale e ne acquisisce sempre di più quello finanziario. La maggior parte delle economie non riesce più a mantenere la combinazione tra bassa inflazione e bassa disoccupazione. Ci si trova di fronte a una depressione mondiale determinata dalle politiche restrittive volte a dare più importanza all'obiettivo del contenimento dell'inflazione che a quello dell'aumento dell'occupazione. I paesi più sviluppati vedono un rallentamento deciso della crescita economica. Tre fenomeni: - Inflazione a doppia cifra - Rallentamento della crescita economica - Aumento evidente della disoccupazione Per uscire dalla crisi il sistema capitalistico occidentale si avvia verso una polarizzazione della ricchezza (aumenta il divario tra ricchi e poveri). Comincia un rifiuto da parte della società: movimenti studenteschi, scioperi e proteste. Gli studenti universitari fanno fatica a essere neutrali; inizia il decennio dell'ideologia. LA STAGFLAZIONE La recessione economica richiedeva l'adozione di misure espansive per combattere la stagnazione ma queste innestavano l'aumento dell'inflazione. La lotta all'inflazione necessitava di misure deflazionistiche, ma questo riduceva le disponibilità monetarie e provocava difficoltà per imprese e per i consumatori rifornirsi di capitale. I paesi europei avevano sottovalutato le conseguenze di alcune scelte assunte dopo la 2GM. Da un lato si riesce a mettere in sicurezza la finanza internazionale, dall'altro la scelta di appoggiare nel 1948 la nascita dello Stato di Israele apre un nuovo fronte di difficoltà politica. - Negli anni 70 la questione medio orientale e la disponibilità di fonti energetiche convergono in un'unica problematica Perché si manifesta la stagflazione? A causa di tre guerre petrolifere: 1. 1973-74: guerra dello Yom Kippur Egitto e Siria attaccano Israele, ma quest'ultimo con l'appoggio dei paesi occidentali ha la meglio. I paesi arabi, dopo la sconfitta da parte dei paesi occidentali, decidono di ridurre la produzione di barili di petrolio, cioè riducono unilateralmente l'estrazione e l'offerta del prodotto più importante per sprigionare energia, in un momento in cui la domanda è elevatissima. - Questo innesta una fase di profonda stagnazione in paesi dipendenti dagli approvvigionamenti di petrolio - Non c'è alternativa ai giacimenti petroliferi medio-orientali (il prezzo del petrolio decuplica, aumenta la disoccupazione e inizia una fase di forte inflazione) 2. 1978-80: guerra Iran-Iraq Lo scià di Persia viene scacciato dall’Iran dagli integralisti islamici. L'Iran attacca l'Iraq per il controllo dei pozzi petroliferi. Il mondo occidentale appoggia l'Iraq. La guerra termina in una situazione di sostanziale parità, ma la crisi petrolifera tocca il suo vertice. I paesi più colpiti furono l'Italia (non riesce a rendersi indipendente), il Regno Unito (trova nuovi giacimenti nel Mar del nord) e il Giappone (punta sul nucleare). 3. 1986 Il petrolio crolla a 9 dollari. Ne soffrono i paesi produttori, ma le borse occidentali festeggiano fino al nuovo aumento nel settembre del 1990. È un anno in cui c'è sovrabbondanza di petrolio. In assenza di petrolio: - Le imprese chiudono, generando disoccupazione → recessione economica → la popolazione perde il potere d’acquisto - Chi resta sul mercato, sostiene l'eccezionale aumento del costo della bolletta scaricandolo sul prezzo finale del prodotto fabbricato → inflazione galoppante Alcuni paesi reagiscono adattando la scala mobile: si adeguano i livelli dei salari al tasso di inflazione. Inoltre si cercano alternative ai combustibili fossili. Le crisi petrolifere mettono in evidenza il nervo scoperto del capitalismo occidentale, il primo allarme della perdita di vigore della grande divergenza (le altre parti del mondo capiscono come colpire l'occidente). Anni ’80 → le sfide sono migliorare la produttività, stabilità dei prezzi, piena occupazione e distruzione dell'ambiente. Disparità fra la crescita dei leader tecnologici mondiali (USA, Giappone e Unione Europea) e le economie arretrate (America Latina e Africa). La divergenza sempre più accentuata tra economie pianificate e economie di mercato all'avanguardia → crollo del blocco sovietico (1989-91). LA DEREGULATION Proposta da Margaret Thatcher in Inghilterra e Ronald Reagan negli Stati Uniti. Propongono programmi volti a superare le precedenti politiche keynesiane ritenute poco efficaci. Il nuovo modello economico prevede di lasciare che l'economia si espleti in totale libertà, senza un controllo dello Stato. Negli Stati Uniti le scelte fatte non trasformano radicalmente l'economia. Invece le decisioni del governo Thatcher trasformano la base economica dell’Inghilterra → da emblema dell'industrializzazione a simbolo della finanziarizzazione (le scelte vincenti sono quelle di puntare sulla finanza e liberarsi dei rami secchi). Punti cardine del programma: - Riduzione della pressione fiscale - tagli alle imposte sul reddito e alle spese pubbliche per incrementare i consumi (disimpegno politico) - Incentivi alle forze di mercato con la riduzione dei vincoli e una maggiore libertà d'azione, con abolizione dei controlli sui prezzi, privatizzazioni di imprese nazionalizzate, liberalizzazioni dei servizi e detassazione sui dividendi (l'industria diffonde benefici a tutti generando occupazione mentre il mondo della finanza favorisce con chi vi partecipa attivamente). Il successo di queste politiche si basa anche su un fattore psicologico: l'idea di liberalizzare trova terreno fertile soprattutto tra le generazioni più giovani. Conseguenze del programma della Thatcher: - Perdita di competitività delle imprese - Decisa deindustrializzazione in vari settori produttivi non ritenuti competitivi - Aumento deciso della disoccupazione (dovuta alla chiusura di moltissime imprese) Si assiste a una progressiva liberalizzazione finanziaria che determina la fine definitiva del sistema di Bretton Woods e il nuovo regime dei cambi fluttuanti. I mercati finanziari diventano il primo e più importante mercato globale; il tutto è frutto di un deciso limite posto alle regolamentazioni preesistenti che porta al successo della deregulation finanziaria. USA e Giappone Negli anni 70 e 80 il Giappone cresce sempre di più - le quote di mercato perse dagli Stati Uniti sono acquisite dal Giappone. I prodotti giapponesi oltre alla qualità e all'alto livello tecnologico hanno il vantaggio di essere più convenienti anche perché lo yen è sottovalutato rispetto al dollaro. (principali articoli di successo sono acciaio, automobili, macchinari industriali, ma anche videoregistratori) - i giapponesi riescono a imporsi nel mercato internazionale del settore automobilistico poiché offrono tipologie di macchine che hanno ottime rese su strada e basso consumo; inoltre competono sul segmento delle macchine di medie dimensioni, introducendo il cambio automatico, e introducono un modello di auto mai visto: il fuoristrada. Queste innovazioni sono possibili grazie alla rivoluzione del sistema di produzione: - Adozione del just in time posto alla base del toyotismo, a superamento dell'organizzazione fordista → si produce solo ciò che è stato venduto o che si prevede di vendere in tempi brevi - Il sistema giapponese consente notevoli economie di scala - Stati Uniti, Europa e Giappone ora finiscono per condividere le medesime tecnologie - quello che cambia è la capacità di trarre vantaggio dalla forza tecnologica Gli Stati Uniti cominciano a porre dazi molto elevati sulla produzione giapponese, ma non sulla componentistica (i giapponesi producono le componenti in Giappone e poi l'assemblano negli Stati Uniti). Nel 1990 il mercato finanziario smette di crescere a causa dello scoppio della bolla speculativa (crescita giapponese troppo repentina). Negli anni successivi molte banche falliscono, portando alla crisi anche un'importante numero di aziende medio piccole e ridimensionando i gruppi più ampi. - Un'altra problematica è stata l'aver vissuto un boom demografico anticipato rispetto al mondo occidentale (da un lato c'è un'aspettativa di vita molto elevata ma dall'altro una popolazione anziana non è in grado di intercettare l'innovazione) La produttività statunitense tra gli anni 80 e 90 conosce una fase di crescita più rallentata (con un leader ma con un potere non più indiscusso). Si tratta però di una fase transitoria: a partire dal 1996 diventano palesi i progressi industriali statunitensi a livello di efficienza produttiva e competitività dovuti in larga misura agli investimenti. La fase espansiva tuttavia non è destinata a durare a lungo, anche per la comparsa di nuovi competitors. Negli altri paesi asiatici, crescono soprattutto le cosiddette “quattro piccole tigri”: Taiwan, Corea del Sud, Singapore e Hong Kong. La crescita avviene grazie agli aiuti del dopoguerra, il superamento del vecchio ordine politico, la presenza di una forza lavoro ben istruita e le necessità economiche di un colosso quale è diventato il Giappone. Il crollo delle economie pianificate è dovuto inizialmente a sbagliate strategie economiche. Queste economie sono poco influenzate dalle oscillazioni dei prezzi - si è in presenza di scambi commerciali caratterizzati da prezzi irragionevoli. La mancanza di prezzi capaci a riflettere i costi creano molte difficoltà agli scambi nell'area comunista. Questi scambi sono animati non da obiettivi economici, ma prevalentemente da obiettivi politici. - Le economie pianificate si trovano a divergere di molto dai risultati ottenuti dalle economie di mercato (aumento della divergenza rispetto al mondo occidentale, aggravata dall'incapacità di capire che il sistema economico così impostato non avrebbe mai potuto competere con quello dell'occidente) La non crescita economica, la mancanza di una qualunque libertà politica e la sempre maggior percezione della popolazione dei paesi dell'est che a ovest si vive in tutt'altro modo sono alcuni dei fattori che determinano il crollo del sistema sovietico. - Fino agli anni 80 la questione ambientale non è al centro dell'agenda di nessun paese, ma avvicinandosi agli anni 90 si determina la necessità di avviare una decisa politica di protezione delle risorse internazionali comuni (problemi connessi con eccesso di caccia e di pesca, surriscaldamento del globo e lo sfruttamento delle acque) Anni ’90 → trionfo di un sistema di sviluppo basato sull'espansione della finanza e dei consumi, causa e effetto dell'espansione delle g randi Corporation globali. Nasce Internet e si assiste allo sviluppo della New Economy. Emergono nuovi protagonisti: Cina, India e altri paesi dell’Asia. Le grandi banche di Stati Uniti, Europa e Giappone gestiscono la grande maggioranza del sistema finanziario. La City di Londra acquisisce il ruolo di grande centro finanziario mondiale, preceduta solo da New York. Nella produzione si afferma un nuovo modello che unisce al sistema just in time il decentramento produttivo e la delocalizzazione. Nascono inoltre molte piccole-medie imprese. Le modalità lavorative cambiano: hai lavoratori è richiesto di operare in gruppo o di svolgere più mansioni; ma diminuiscono le tutele relative al mantenimento del posto di lavoro. Dopo la 2GM la Germania è divisa in Repubblica Federale Tedesca e Repubblica Democratica Tedesca. Gli aiuti statunitensi alla RFT hanno consentito una crescita notevole dopo la guerra. Con la caduta del muro di Berlino (1989), Ehi molto rapidamente le due Germanie sono state riunite. - Il costo dell'operazione è stato elevato. I sacrifici richiesti ai tedeschi dell'ovest e dell'est sono stati notevoli (innalzamento delle imposte ai primi, privatizzazione delle imprese e disoccupazione ai secondi) In Italia le crisi petrolifere portano ad un brusco crollo della crescita. Dagli anni 80 fino ai primi del XXI secolo inizia un processo di privatizzazione di imprese e banche. Diminuisce l'importanza delle grandi industrie, crescono le piccole e le medie imprese e si rafforzano i distretti industriali. - I settori più rilevanti sono la meccanica è il cosiddetto made in Italy - Si attua la crescita del terziario con il 70% degli occupati totali nel 2016 IL XXI SECOLO E LA GLOBALIZZAZIONE – CONVERGENZA ECONOMICA La Globalizzazione Dopo il crollo dell'economia pianificata, Gli Stati sovietici accettano il siste