Psicologia dello Sviluppo, dell'Educazione e dell'Istruzione: Modelli di Apprendimento PDF
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Università degli Studi di Ferrara
Damiano Menin
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Questi appunti presentano un'introduzione alla psicologia dello sviluppo, all'educazione e all'istruzione, con l'obiettivo di illustrare modelli di apprendimento. L'approfondimento include teorie dello sviluppo, metodi di studio, e le origini storiche e sociali di questa disciplina.
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Psicologia dello sviluppo, dell’educazione e dell’istruzione: modelli di apprendimento Prof. Damiano Menin Corso di formazione per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità Introd...
Psicologia dello sviluppo, dell’educazione e dell’istruzione: modelli di apprendimento Prof. Damiano Menin Corso di formazione per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità Introduzione al corso Psicologia dello sviluppo e dell’educazione: perché dovrebbe interessarmi? Perché studia bambini/adolescenti? Anche... Perché studia (anche) educazione e altre cose che accadono a scuola Perché studia il cambiamento psicologico Informazioni su processi e tappe di sviluppo Strumenti metodologici per misurare e analizzare ➔ Costrutti psicologici ➔ Cambiamento Teorie dello sviluppo... Introduzione al corso Cos’è una teoria dello sviluppo? Più o meno formalizzata Quadro di riferimento che si propone di spiegare processi sottostanti a cambiamento psicologico Descrive cambiamenti (in diverse aree e nella loro relazione) Spiega cambiamenti Organizza informazioni Orienta la ricerca Che tu ne sia o meno consapevole, anche tu hai una teoria, più o meno ingenua, dello sviluppo! … e può fare la differenza (anche) nelle pratiche educative Introduzione al corso Questioni principali: Qual è la natura di base dell’uomo? Lo sviluppo è qualitativo o quantitativo? In che modo natura e cultura/esperienza contribuiscono allo sviluppo? Che cosa si sviluppa? Introduzione al corso Qual è la natura di base dell’uomo? ✔ Approccio meccanicistico → uomo (e mondo) come insieme di processi causali deterministici ✔ Approccio organismico → auto-organizzazione, totalità>parti, ruolo attivo dell’individuo ✔ Approccio contestualistico → centralità del contesto, no leggi universali Introduzione al corso ➔ Materiali per approfondire in piattaforma ➔ 4 lezioni in modalità sincrona 1)Teorie dello sviluppo 2)Metodi per studiare lo sviluppo 3)Psicologia dell’educazione: bullismo e relazioni tra pari, Social and Emotional Learning, agency e voce dei giovani 4)…? Lezione 1 Psicologia dello sviluppo Definizione campo di indagine e metodologie Origini storiche e scientifiche Piaget, Vygotskij e Bowlby: grandi costruzioni teoriche nella psicologia dello sviluppo del ‘900 Cos’è la psicologia dello sviluppo? Scienza che studia i cambiamenti che si verificano nel comportamento e nelle attività psicologiche in funzione del tempo Metodo specifico di indagine scientifica: focus su stabilità e cambiamento Cos’è la psicologia dello sviluppo? Grande interesse per infanzia, ma studia tutto l’arco di vita (dal periodo embrionale alla vecchiaia) Due approcci/livelli esplicativi: processi biologici processi sociali/culturali Psicologia dello sviluppo: le origini storiche e sociali della disciplina Interesse per lo sviluppo umano ha origini molto antiche, ma il suo studio sistematico riguarda gli ultimi due secoli: Rivoluzione industriale (XIX sec.): inurbamento, lavoro in fabbrica necessaria alfabetizzazione, conoscenze aritmetiche obbligo istruzione elementare maggiore ricchezza, igiene e controllo malattie infantili impulso a studiare lo sviluppo infantile Psicologia dello sviluppo: le origini storiche e sociali della disciplina Adolescenza: oggetto di studio specifico solo a partire dal XX secolo società occidentali più agiate bambini e adolescenti liberi da responsabilità economiche periodo più lungo dedicato all’istruzione Psicologia dello sviluppo: le origini storiche e sociali della disciplina Sviluppo nell’intero arco di vita: a partire dalla seconda metà del XX secolo cambiamenti sociali, progressi delle scienze mediche aumento della vita media psicologia dell’invecchiamento (problemi e capacità degli anziani) I precursori: tra fattori biologici e culturali Sviluppo: da sempre fenomeno interessante per i filosofi Spiegazioni “ingenue”: generali e spesso normative, dibattito natura-cultura (già dalla Grecia classica) John Locke (1632-1704): empirista, bambino come “tabula rasa”, enfasi su fattori ambientali Jean Jacques Rousseau (1712-1778): predisposizione naturale, lettura morale Oltre la contrapposizione natura-cultura Superamento teorico (cfr. Merleau Ponty, 1996; Tomasello, 2005 -> cultura come nicchia ontogenetica) Indagine sistematica, scientifica (psicologia dello sviluppo) sottoposta a revisione empirica metodi rigorosi quantitativi qualitativi Oltre la contrapposizione natura-cultura Metodo scientifico Concettualizzare il problema Raccogliere dati Analizzare dati Trarre conclusioni Rivedere i risultati della ricerca e la teoria Charles Darwin: primo psicologo dello sviluppo Le origini scientifiche Charles Darwin (1809-1882) 1877: articolo sullo sviluppo del figlio Doddy focus su espressione delle emozioni comunicazione Le origini scientifiche Charles Darwin (1809-1882) contributi fondamentali sviluppo come progressivo adattamento all’ambiente metodi sistematici (osservazione) origini biologiche della natura umana relazione ontogenesi- filogenesi Le prime “scuole” (1914-1927) Comportamentismo (John Watson, 1878-1957) teoria dell’apprendimento cultura >> natura concezione estrema dell’estensione della plasticità umana grande influenza, in particolare negli USA applicazioni per problemi dello sviluppo (es. fobie, paure, dominanza manuale, enuresi) implicazioni educative: importanza dell’educazione visione semplicistica applicazione a fenomeni limitati Le prime “scuole” (1914-1927) Pavlov: condizionamento classico Le prime “scuole” (1914-1927) Maturazionismo (Arnold Gesell, 1880-1961) centralità dei processi di crescita biologica natura >> cultura capacità di spiegare i processi di sviluppo percettivo e motorio (es. coordinazione occhio-mano, locomozione) riconoscimento variabilità individuale implicazioni educative: maturazione come condizione necessaria per l’apprendimento visione limitata, ancora legata alla dicotomia natura- cultura La sintesi moderna Teorie dominanti nella seconda metà del ‘900: natura-cultura in relazione influenza teorie biologiche ed evoluzionistiche teorie generali di ampio respiro (ora più circoscritte) La sintesi moderna Tre figure decisive: Jean Piaget (1896-1980) Lev Vygotskij (1896-1934) John Bowlby (1907-1990) Jean Piaget Profonda influenza sulla psicologia dello sviluppo contemporanea (tuttora molto discusso) Eco darwiniane: nuove forme di conoscenza emergono in quanto più adattive lessico biologico assimilazione informazioni analoga a nutrizione acquisizione della conoscenza come processo di equilibrazione con l’ambiente (accomodamento) Jean Piaget Sviluppo dell’intelligenza (strutture cognitive) come processo evolutivo organizzato per stadi cambiamenti qualitativi transizione: effetto diffuso in più dominii transizione rapida (John Flavell, 1985) Jean Piaget Metafora del paesaggio epigenetico (interazione geni-ambiente->fenotipo, C.H. Waddington) Jean Piaget Metafora del paesaggio epigenetico (interazione geni-ambiente->fenotipo, C.H. Waddington) punto di transizione/critico Jean Piaget Metafora del paesaggio epigenetico (interazione geni-ambiente->fenotipo, C.H. Waddington) Valle: canalizzazione Equifinalità Jean Piaget operazioni mentali compaiono sotto forma di azioni elementari, che possono essere integrate costituendo una rete progressiva interiorizzazione (rappresentazione) delle azioni conduce a reversibilità necessità logica Jean Piaget 4 stadi principali dello sviluppo dell’intelligenza: sensomotorio (0-2 anni): il bambino conosce il mondo attraverso le azioni che può compiere preoperatorio (2-7 anni): pensiero logico non ancora pienamente formato operatorio concreto (7-12 anni): reversibilità e necessità logica ma pensiero vincolato al “qui e ora” operatorio formale (dai 12 anni): solo nelle società “più evolute”: ragionamento ipotetico- deduttivo La teoria dello sviluppo cognitivo di Piaget Teoria di Piaget Obiettivo: spiegazione dello sviluppo ontogenetico della conoscenza negli esseri umani HP: origine cognizione nelle attività sensomotorie – percezione strutturata da schemi di azione (assunto discusso, vedi sviluppo percettivo) La teoria dello sviluppo cognitivo di Piaget Processi di sviluppo – Invarianti funzionali: meccanismi biologicamente predeterminati di funzionamento generale dell’organismo. 1) Sviluppo mentale implica modificazione continua che assolve a bisogni nuovi o esistenti ma applicati a condizioni mutate; assimilazione: integrazione informazioni in schemi esistenti accomodamento: modifica schemi su base assimilazione 2) Organizzazione: raggruppamento di comportamenti isolati in sistemi cognitivi di ordine superiore; organismo si struttura come totalità>parti La teoria dello sviluppo cognitivo di Piaget quattro stadi dello sviluppo cognitivo: sensomotorio preoperatorio operatorio concreto delle operazioni formali Stadio sensomotorio (dalla nascita fino a 2 anni circa): i bambini costruiscono una comprensione del mondo coordinando esperienze sensoriali con azioni motorie. Comprende sei sottostadi → dagli schemi riflessi alla rappresentazione La teoria dello sviluppo cognitivo di Piaget Permanenza dell’oggetto: una delle conquiste più importanti per un infante (prima invariante del pensiero) → gli oggetti e gli eventi continuano ad esistere anche quando non possono essere rilevati dagli organi di senso. Verso la fine del periodo sensomotorio gli oggetti sono permanenti. prima degli 8 mesi (inizio coordinazione reazioni circolari secondarie): no permanenza dell’oggetto 8-12 mesi: errori di perseveranza (errore A non B) comprensione completa verso i 18 mesi (anche spostamenti non osservati) Sviluppo cognitivo: dopo Piaget Bower (1971): bambini di 3 mesi sorpresi se oggetto visto passare dietro schermo non ricompariva alla sua rimozione (frequenza cardiaca) Bower (1982): consapevolezza scomparsa oggetto (suzione condizionata) Wood & Eillatts (1986): dopo spegnimento luce, bambini aggrappamento) qualità dell’attaccamento predice comportamenti esplorativi (base sicura) rottura o compromissione del legame di attaccamento può far sorgere disturbi mentali (ma possibile compensazione) numerose applicazioni (es. pratiche ospedaliere, evitare separazione, educazione...) Bowlby (1969): modello mentale della figura genitoriale (già consolidato a 8 mesi→ paura dell’estraneo), costruito a partire da interazioni regolari, è alla base del legame di attaccamento Maccoby (1980): 4 indici di attaccamento a partire da 8 mesi, b.ni ricercano vicinanza del/la caregiver e, se separati, tornano periodicamente da lui/ei mostrano segni di disagio quando ne sono allontanati sono contenti quando si riuniscono con lui/lei guidano il proprio comportamento rivolgendogli/le periodicamente lo sguardo Bowlby: contro l’approccio freudiano, origini dell’attaccamento: senso di sicurezza e protezione (influenza etologia, imprinting) in ogni specie: formazione legame attaccamento fondamentale per la sopravvivenza modalità dell’attaccamento si evolvono con le competenze del bambino (attaccamento come concetto dinamico e radicato nel contesto socioculturale) conseguenze negative di attaccamento non funzionale/interrotto: reversibili (fattori di rischio e protezione) Ainsworth e Bell (1970): Strange Situation Test Test per valutare la qualità dell’attaccamento, intorno all’anno d’età. Osservazione delle reazioni del bambino esplorazione libera in presenza della madre con estraneo in presenza della madre con estraneo da solo ricongiungimento Ainsworth e Bell (1970): Strange Situation Test 4 schemi di reazione: attaccamento sicuro (>2/3 popolazione): esplorano tranquillamente sia in presenza della madre che dell’estraneo, al ricongiungimento le si avvicinano, si calmano rapidamente e riprendono gioco/esplorazione attaccamento insicuro evitante: non ricercano vicinanza della madre in nessuna fase, non reagiscono molto alla presenza dell’estraneo. attaccamento insicuro ambivalente: cercano contatto con la madre, non si consolano con l’estraneo, al ricongiungimento cercano contatto ma rifiutano conforto attaccamento insicuro disorganizzato: movimenti “congelati o stereotipati al ricongiungimento Cosa determina lo stile di attaccamento? Stili di attaccamento: legati all’interazione stili parentali temperamento del bambino altri fattori (culturali, ambientali) Fattori parentali: coerenza e sensibilità/sincronia → attaccamento sicuro Temperamento: non determinante in sè, ma in interazione con stili parentali e altre esperienze, ma… Prudenza nell’ ”incolpare” genitori Altri legami affettivi del caregiver e del bambino Stili relazionali: soggetti a cambiamenti nel corso del tempo Riferimenti aggiuntivi Merleau-Ponty, M., Séglard, D., Carbone, M., & Mazzocut-Mis, M. (1996). La natura: lezioni al College de France 1956-1960. R. Cortina. Babbie E. The practice of social research. 4th Ed. Belmont: Wadsworth Publishing Company; 1986. Tomasello, M. (2005). Le origini culturali della cognizione umana. Il Mulino, Bologna. Video paesaggio epigenetico, canale “amalabgenetics”, url: https://www.youtube.com/watch?v=KUvuv74_E1U lezione 3 – parte 1 Riferimenti aggiuntivi Donaldson, M. (1978). Children's minds (Vol. 5287). London: Fontana. Vygotskij, L. S. (2014). Pensiero e linguaggio: ricerche psicologiche. Fabbri.