Economia Delle Imprese E Dei Mercati PDF
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Summary
Questi appunti trattano i fondamenti di microeconomia e macroeconomia, con particolare attenzione all'analisi del comportamento dei singoli agenti economici e al funzionamento del sistema economico nel suo complesso. Vengono inoltre trattate le politiche industriali e le teorie di impresa, con un'attenzione particolare alla prospettiva neoclassica.
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LEZIONE 1 12/11/2024 ETIMOLOGIA DI ‘’ECONOMIA’’ Economia: dal greco Oiko/nomos ➔ Oiko: dimora ➔ Nomos: amministra la casa, ovvero colui che amministra la casa L'economia è lo studio del modo in cui la società gestisce le proprie risorse scarse (limitate) 3 scuole di pen...
LEZIONE 1 12/11/2024 ETIMOLOGIA DI ‘’ECONOMIA’’ Economia: dal greco Oiko/nomos ➔ Oiko: dimora ➔ Nomos: amministra la casa, ovvero colui che amministra la casa L'economia è lo studio del modo in cui la società gestisce le proprie risorse scarse (limitate) 3 scuole di pensiero: 1. Politiche keynesiane 2. Monetario scuola di Chicago 3. Scuola economica austriaca (Tom Mise e Von Hayek) FONDAMENTI DI MICROECONOMIA DIFFERENZE TRA MICROECONOMIA E MACROECONOMIA Gli argomenti studiati dall'economia possono essere analizzati da due pov: 1. Microeconomia (mikròs in grego vuol dire piccolo): si concentra sul comportamento sui singoli soggetti economici, i due principali soggetti sono: il consumatore e l’imprenditore. ❖ Il CONSUMATORE: decide di effettuare un acquisto per soddisfare un bisogno, lo soddisfa tramite l'utilità del bene che acquista. Es. Studia perché un consumatore sceglie un bene in particolare oppure perché un imprenditore vende e produce un bene Prima del denaro si usava il Baratto ma non soddisfava la ‘’doppia coincidenza bisogni e desideri’’ se produco un qualsiasi bene che non serve al consumatore non può esserci lo scambio equo, i soldi sono uno scambio indiretto Prima si usavano solo monete d’oro e poi sono state invitate le banconote (‘’ nota di banco’’ ). - Le prime banche sono nate in Italia a Firenze, le monete d’oro venivano depositate e rilasciate queste ‘’note di banco’’ per affermare la quantità d’oro depositata. Diritto commerciale: ovvero codice civile del compratore 1865 prima versione, 1942 seconda versione ❖ IMPRENDITORE: parliamo di diritto commerciale (diritto civile) art. 2082 chi esercita in modo professionale l'attività di impresa e ricava dei profitti attraverso l’azienda tramite l’input di come dovrà produrre due output (Q=F(KL) (Q: output F:funzione K: capitale e L: lavoro ) che tra di loro differiscono ❖ AZIENDA: quel complesso di beni materiali o immateriali in cui l’imprenditore svolge l'attività di impresa. 2. Macroeconomia (màkros: grande) : si concentra sul funzionamento del sistema economico nel suo complesso dei singoli stati soprattutto del PIL es. Studio del volume globale dei consumi e risparmi, livello generale di occupazione e l’equilibrio della bilancia pagamenti in un paese per vedere cosa esperta mente quello che importa di più Bilancia pagamenti: Esportazioni- Importazioni Italia sia esportatore che importatore I METODI DI ANALISI DELLE SCIENZE ECONOMICHE L’economia non è una scienza esatta. Si utilizzano due metodi principali per osservare: 1. Metodo induttivo: dal particolare al generale si raccolgono dati e comportamenti reali e da lì si arriva a una teoria 2. Metodo deduttivo: dal generale al particolare, si parte delle teorie economiche, si formulano delle ipotesi e si testano e poi si osserva il comportamento della società per provare la teoria. ANALISI POSITIVA E NORMATIVA Le analisi economiche sono di due tipi: 1. Analisi positiva: economista osserva e descrive la realtà per com’è si limita a riportare i dati raccolti senza entrare nel merito del provvedimento, quando accade un evento analizza la causa e l’effetto (senza dare giudizi personali) es. Istat fa questa analisi 2. Analisi normativa: l’economista non si limita a raccogliere dati e a osservare la realtà ma esprime dei giudizi per raggiungere il bene collettivo per accrescere il benessere della collettività. E’ volta a individuare le scelte migliori per la società. Es. Banca d'Italia. COSA SI INTENDE L’ECONOMIA INDUSTRIALE La disciplina che si interroga sulle possibili regole di buona gestione delle ‘’Industry’’ (esprime il concetto di mercato nel complesso non solo le imprese) Si occupa del funzionamento dei mercati e dei settori industriali e in particolare le imprese il modo esse competono tra di loro. ‘’Abuso di potere di mercato’’: quando non c’è competizione spesso c'è un’industria che detiene molto più potere di altre. Si focalizza in particolare sul comportamento dei singoli attori e la loro interdipendenza, studiando come esse evolvono nel tempo, trasformando la struttura dell’industria, dell’economia e della società. POLITICA INDUSTRIALE (POLITICHE PUBBLICHE) Nell'economia industriale hanno un ruolo cruciale per evitare di conseguenze negative derivanti dalla detenzione di potere di mercato da parte delle imprese Sono suddivise in due grandi categorie: 1. Regolamentazione:Stato interviene per andare a regolamentare le inefficienze di un determinato mercato es. Price up aumento prezzi per determinati beni lo stato interviene per alzare i prezzi per regolamentare quel mercato usato in america con il New Deal 2. Antitrust (Politica della concorrenza): autorità presenti in ogni paese è garante della concorrenza di mercato (A.G.C.M. Autorità Garante della concorrenza e del mercato (Italia) Le Regolamentazioni e Antitrust possono essere adottate politiche mirate a particolari imprese o gruppi di imprese. Le norme rientrano nelle etichette di ‘’Politica industriale’’ il cui scopo finale è di rafforzare la posizione di mercato di un'impresa o settore in particolare nei confronti di imprese estere. In Europa vige il ‘’Patto di stabilità’’ vincola i singoli paesi a non spendere più di un tot ogni anno quando i paesi vanno a legiferare la legge di mercato (Il rapporto deficit non può superare il 2%) l'Europa impedisce i salvataggi di stato (ma da dei prestiti ponte) La politica industriale non è ben vista dagli economisti in quanto è l’intervento statale a decretare il successo di alcune imprese o interi settori industriali. La scuola economica austriaca non legittima l'intervento dello Stato perché i mercati raggiungono la loro efficienza da soli (domanda e offerta) non serve un intervento statale perché si regalano da soli. La legge fallimentare entra in gioco quando le imprese diventano insolventi, ovvero non riescono più a soddisfare le proprie obbligazioni. PARADIGMA STRUTTURA-COMPORTAMENTO-PERFORMANCE (SCP) Gli economisti analizzano la struttura del mercato: Strutture di mercato: 1. Concorrenza perfetta (sono due estremi con monopolio) 2. Monopolio 3. Oligopolio 4. Concorrenza monopolistica Secondo questo paradigma la struttura del mercato influenza il comportamento delle imprese che influenzano le performance delle imprese Stigler (1968) riteneva che tale paradigma proponesse di indagare la struttura dimensionale delle imprese Indicatori sono due: 1. Grado di concentrazione: quante imprese sono concentrate in quel determinato mercato 2. Quota di mercato: la quota di mercato che ogni impresa ha mercati contendibili (entrate e uscite uguali) La struttura di mercato influenza i comportamenti: ➔ Gli obiettivi economici, ➔ La politica di prezzo, ➔ Design prodotto, ➔ La collusione, ➔ La fusione e la pubblicità. Ciò influenza il risultato economico e il progresso tecnologico (esso va ad influenzare le condizioni di offerta e le condizioni di domanda) Cuneo fiscale: la differenza tra quanto costa un lavoratore e il salario che poi il lavoratore percepisce realmente. Tutto ciò può essere influenzato dalle politiche pubbliche. STRATEGIC MANAGEMENT: IL MODELLO DELLE 5 FORZE DI PORTER Ha contribuito alle teorie del management di impresa, in particolare alla disciplina della gestione strategica di impresa. DIAMANTE DI PORTER (1980) va a definire le 5 forze riguardante l’ambiente competitivo delle imprese (l’impresa deve creare valore per tutti i suoi stakeholders (portatori di interesse), che possono essere interni all’azienda o esterni(ambiente competitivo) L’impresa per creare valore deve quindi creare competizione e rivalità Cosa influenza l’ambiente competitivo? I concorrenti nel settore: potenziali rivali, compratori, succedanei (beni differenti che vanno a soddisfare i bisogni del consumatore), fornitori INTRODUZIONE E CONTESTO GENERALE LE TEORIE DI IMPRESA: LA TEORIA NEOCLASSICA Definizione di impresa: istituzione economica che si occupa di produzione e scambio di beni e servizi, attraverso le proprie componenti organizzative interne e attraverso i suoi legami con l’esterno. La teoria neoclassica dell’impresa, intende spiegare la determinazione del prezzo e della quantità di prodotto offerto sulla base dell’ipotesi di massimizzazione del profitto. ❖ Adam Smith: economista inglese ➔ 1700 prima rivoluzione industriale (passaggio da agricolo all'industria con macchina a vapore) ➔ Considerato ‘’Padre dell’economia moderna" ha teorizzato per primo ‘’teoria neoclassica dell’impresa’’, con il suo libro “La ricchezza delle nazioni” (1776). ➔ Si domandava da cosa dipende la ricchezza di un paese, ovvero dalla capacità di organizzare il lavoro e l’offerta produttiva. ➔ Attraverso lo studio della trasformazione della società inglese e dell’economia, evidenzia come la divisione del lavoro (ovvero la sua organizzazione secondo una logica di specializzazione*) e l’estensione del mercato (ovvero la possibilità di scambiare beni e servizi) fossero gli aspetti più rilevanti di questo cambiamento. ★ *La divisione del lavoro permette di aumentare la produttività grazie alla maggior abilità e capacità di giudizio che i lavoratori acquisiscono specializzandosi nelle varie fasi del processo produttivo. Per Smith l’impresa sostiene dei costi e tenendo conto dei costi fissa un profitto che possa remunerare il proprietario, di conseguenza stabilisce un prezzo di vendita. La determinazione del prezzo è dunque tutta in capo al produttore e dipende quindi dall’offerta. ❖ William Jevons: 1800 al contrario di Smith sostiene che il valore di un bene deriva dalla soddisfazione del consumatore nell’uso di un bene, è considerato economista ‘’marginalista’’in microeconomia utilità marginale è tutto quello che deriva da una unità aggiuntiva (in eccesso) di uno stesso bene. ❖ Il costo marginale (costo dell'unità aggiuntiva prodotta) viene definito [C’] ➔ La determinazione del prezzo dipende fondamentalmente dalla domanda espressa dai consumatori Es. Ho bisogno di 1kg di farina prima ne ho 200g, 300… quando ne ho 1kg ho soddisfatto un bisogno quando però aumenta troppo 1.10kg non è più utile Costi totali: costi fissi+ variabili Costi marginali: [C’] ❖ Infine Alfed Marshall, economista inglese che insegnava a Cambridge, nella seconda metà del 1800 e teorizza ‘’La legge della domanda e dell’offerta’’, con cui dice il prezzo e l’equilibrio deriva dall’incrocio tra le curve di domanda (inclinata negativamente) e di offerta (inclinata positivamente). ➔ Questa sarebbe la condizione ideale per i mercati, in realtà accade molto raramente. Scrive l’opera ‘’Principal of Economics’’ ➔ Integra le due prospettive precedenti e sviluppa quello che viene definito lo schema di ‘’Domanda e Offerta’’. Il prezzo e la quantità sono determinati in maniera congiunta dal comportamento di imprese e consumatori. Per Marshall, risulta essere centrale il concetto di interazione tra domanda e offerta (mette d’accordo tutti) ➔ La teoria Neoclassica considera l’impresa come una ‘’black box’’(ignorando la sua complessità) al tempo era importante solo capire il valore del bene attraverso il prezzo e la quantità di esso. ➔ Per i neoclassici non c’è differenza tra imprenditore e impresa, ➔ Condizione di economicità: l’imprenditore decide quanti e quali input usare per produrre il suo ouput, lo scopo ultimo è massimizzare i profitti, che devono essere superiori ai costi. Nel contesto neoclassico l’impresa è rappresentata come una funzione di produzione che trasforma input in output: Y = f(X) (Y: quantità in funzione di X il prezzo) Il prezzo di un bene è determinato dall'offerta. CRITICHE ALLA TEORIA NEOCLASSICA Herbert Simon, premio nobel per l’economia nel 1978 e ‘’Padre dell’economia comportamentale’’, mosse alcune critiche alla teoria neoclassica, sostenendo che mostrava un’attenzione sproporzionata all’analisi degli scambi, piuttosto che all’analisi dell’impresa. ❖ Economia comportamentale: studia come l'investitore agisce in base a quanto disposto ad assumersi rischi (avversione o propensione al rischio) Informazione imperfetta o asimmetria informativa : compratore o venditore(impresa che produce un bene) non hanno le stesse info per fare uno scambio, di solito hanno più info i venditori. es. Auto usata il venditore dichiara meno chilometri di quello che ha fatto La lacuna principale da lui sostenuta, si basava sull’assunto che la teoria neoclassica non entra nel dettaglio del funzionamento delle imprese (le considera come black box). In particolare non vengono approfonditi: 1. Gli obiettivi che guidano le attività delle imprese 2. La complessità dell’organizzazione interna delle imprese 3. L’incertezza e l’informazione imperfetta in cui operano le imprese 4. Come nella realtà le imprese assumono le proprie decisioni. SVILUPPI DELLA TEORIA DI IMPRESA: IL CASO AMERICANO La teoria di impresa si è evoluta nel tempo, cercando di inseguire i cambiamenti osservati nella realtà. Alcuni degli sviluppi si ispirano all’esperienza americana In America nel 1900 il modello economico si differenzia l’influenza che l’economia e la produzione americana iniziano ad esercitare a livello globale. molto da quello inglese del 1700 questo per la nascita di modelli come il Fordismo (produzione organizzata secondo una catena di montaggio) e del Taylorismo (mette al centro dell'organizzazione scientifica del lavoro, per questo Taylormade significa ‘’fatto su misura’’ il ciclo produttivo viene riorganizzato secondo i piani di ottimizzazione economica). Progressiva spaccatura tra proprietà e management ❖ Integrazione verticale: in ambito manageriale utilizzata dall’impresa quando vogliono ottenere il controllo e accorciare la ‘’filiera produttiva’’ (ridurre gli attori) ➔ Filiera produttiva: tutto ciò che un'impresa ha bisogno: A monte fornitori delle materie prime e a valle distributori richiedono l’ausilio dell'utilizzo di distributori (non direttamente) ❖ Integrazione orizzontale: serve all'impresa grandi per acquisire dei possibili competitor che possono sottrarre delle quote di mercato es. Facebook acquista WhatsApp e Instagram ➔ Le imprese detenute da proprietari azionisti così il management ha più potere es. Fiat morto il proprietario Giovanni Agnelli dovevano passare il testimone al figlio (impreparato) poi formato e ha preso il comando dell’attività. (fusione con altre aziende) TEORIA MANAGERIALI Al centro il ruolo del manager dentro l’impresa, le sue relazioni con la proprietà e le possibili strategie per promuovere un allineamento degli obiettivi di queste due componenti dell’impresa. ➔ La spaccatura progressiva tra proprietà e management, tra i proprietari iniziano ad esserci più azionisti, il capitale inizia quindi ad essere posseduto da più individui, perciò il management prende molto più potere. A inizio Novecento, le imprese più grandi e di successo sono diventate organizzazioni molto complesse dove risulta sempre più difficile il controllo di un’unica persona( l’imprenditore/proprietario), dunque il controllo inizia ad essere progressivamente frammentato in diverse figure manageriali e la proprietà dispersa tra azionisti individuali e istituzionali. Le imprese guidate e controllate da un imprenditore-manager hanno lasciato lo spazio a una nuova forma di impresa moderna, in cui la proprietà è diffusa (e di fatto inattiva) e il cui controllo è passato ai manager. La proprietà divorzia dall’effettivo controllo. TEORIE COMPORTAMENTALI Ipotesi che le imprese non abbiano obiettivi precisi. ➔ Le decisioni di un’impresa emergono dalla contrattazione tra una pluralità di gruppi e individui (stakeholder: portatori di interesse di un’azienda) che perseguono una molteplicità di obiettivi spesso in conflitto. Il comportamento finale tenuto dall’impresa sarà quindi il risultato di questi conflitti, negoziazioni e interazioni. La teoria comportamentale riconosce che ogni processo decisionale ha luogo in situazioni di incertezza o comunque razionalità limitata. LA TEORIA DEI COSTI DI TRANSAZIONE Nasce nel 1930, in quanto sulla scia dell’esperienza americana alcuni studiosi cercano di chiarire le ragioni della nascita stessa delle imprese e della loro crescita. ➔ Mette al centro dell’analisi le relazioni che si instaurano all’interno delle imprese e sui mercati. Il maggior esponente è Ronald Coase (1937), premio Nobel per l’economia nel 1991, secondo il quale i costi di transazione sorgono a fronte di una transazione di mercato. Costo transazione classico: tempo che due parti ci mettono a decidere un prezzo oppure i valutare i vari prezzi in caso di scambio. ➔ Tratta tutti quei costi che possono nascere prima o dopo un’ipotesi di scambio tra due o più soggetti, esistono perché i contratti incompleti per concludere una transazione di mercato, serve un accordo tra le due parti. ➔ Coase ipotizza che organizzare il lavoro attraverso contratti potesse minimizzare i costi e le incertezze negoziare prima di fare il contratto di lavoro invece che dopo. ➔ Deriva dalla teoria dell’agenzia,che è composta dall'asimmetria informativa (info incomplete) e dall’azzardo morale (comportamento opportunistico del singolo soggetto es. polizza auto) IL MERCATO: LA FUNZIONE DI DOMANDA Mercato: in economia con questa parola si intende un'istituzione, ovvero un insieme di regole che definiscono il perimetro entro il quale avvengono gli scambi di beni e servizi. Nel mercato si incrociano domanda e offerta, ovvero dove compratore e venditore raggiungono un accordo su uno scambio reciproco. Raggiungono idealmente una condizione di equilibrio. La funzione (curva) della domanda di mercato per un bene mostra la relazione tra prezzo di mercato e numero delle unità di prodotto che i consumatori desiderano acquistare a quel prezzo. La quantità di prodotto che i consumatori desiderano acquistare dipende da una serie di fattori tra cui: Il prezzo del bene stesso Il prezzo di altri beni Il reddito del consumatore Altri elementi ( fattori ambientali o preferenze dei consumatori) ➔ La curva di domanda: essa è inclinata negativamente, perché quanto minore è il prezzo di un bene, tanto maggiore sarà la quantità domandata. ➔ Noi siamo propensi ad acquisire un bene grazie al prezzo che esso possiede. ➔ C'è uno spostamento lungo la curva di domanda quando il prezzo dipende dal bene stesso o da altri beni. ====> PREZZO DEL BENE STESSO La quantità: dipende da quanto ogni consumatore vorrebbe acquistare per un prodotto è il suo stesso prezzo. Più un bene costa meno e maggiore è la domanda Se il prezzo aumenta nessun consumatore razionale aumenterà la quantità da acquistare viceversa se il prezzo diminuisce. Ogni individuo ha la propria curva di domanda (domanda individuale) e la somma di esse dà origine alla ‘’domanda aggregata di mercato’’ per un determinato bene o servizio. ====> PREZZO CHE DIPENDONO DA ALTRI BENI La quantità che si desidera acquistare di un determinato bene, può anche dipendere da altri beni, in base alla relazione che li lega. 1. Beni indipendenti: la variazione del prezzo del primo non avrà effetto sulla quantità domandata del secondo es. il pezzo del pane non avrà effetto sulla quantità domandata di sigarette 2. Beni complementari: sono consumati insieme, un aumento nel prezzo del primo bene genererà sia una diminuzione della domanda del bene stesso e anche un calo nella domanda del secondo bene es. le scarpe me ne serve una destra e una sinistra 3. Beni sostituti: un bene è alternativo all’altro, un aumento del prezzo del primo bene determinerà una diminuzione della sua ‘’domanda’’ e un incremento della quantità del secondo bene. es. Coca cola e Pepsi ====> IL REDDITO DEL CONSUMATORE La quantità domandata di un bene dipende dal reddito degli individui e dalla sua variazione. ➔ La relazione tra reddito e quantità domandata è rappresentata dalla ‘’curva di Engel’’, introducendo il concetto di beni normali e beni inferiori Man mano che il nostro reddito aumenta, la domanda del bene che ci interessa acquistare aumenterà di conseguenza. Ad un certo punto il reddito continuerà ad aumentare, ma la quantità di domanda rimarrà costante, perché il bene soddisferà a pieno i nostri bisogni (bene normale). Quando un bene va a massimizzare il suo bisogno, si va a acquistare beni di qualità superiore. Perciò il bene che prima acquistavano diventa un bene inferiore, malgrado prima fosse considerato un bene normale. FUNZIONE DI DOMANDA ED ELASTICITA’ Elasticità della domanda rispetto al prezzo Elasticità della domanda: la quantità domandata di beni può avere una sensibilità diversa rispetto a variazioni di prezzo. ➔ Il concetto di elasticità è legato alla pendenza della curva di domanda; la quantità domandata è più sensibile a variazioni di prezzo per beni considerati frivoli o di lusso, che presentano curve di domanda più “piatte”, al contrario di beni che vengono considerati come necessari che tendono ad avere curve di domanda più inclinate. ELASTICITA’ DELLA DOMANDA RISPETTO AL PREZZO L’elasticità si indica con la lettera greca epsilon(Y). L’elasticità è la sensibilità della domanda rispetto alla variazione percentuale del prezzo. L'elasticità è il rapporto tra la variazione percentuale della domanda e la variazione percentuale del prezzo. Il concetto di elasticità è legato alla pendenza della curva di domanda es. se il prezzo del pane aumenta dell’1%, di quanto aumenterà la domanda? ❖ Dati ΔP, ovvero la variazione del prezzo tra due punti della curva di domanda del mercato e ΔQ, ovvero la variazione corrispondente della quantità domandata, la variazione percentuale della quantità domandata è ΔQ/Q e la variazione percentuale del prezzo è ΔP/P ➔ E=VAR. % QUANTITA’ ( ΔQ /Q)/ VAR % PREZZO (ΔP / P)= VALORE FINALE - VALORE INIZIALE fratto VALORE INIZIALE ❖ Per capire l’elasticità in un punto specifico della curva di domanda: ====> TIPOLOGIE DI CURVE Le curve più rigide sono per beni considerati necessari. La quantità domandata non varierà di molto se il prezzo di un bene necessario cambia. Per i beni frivoli, di lusso, la curva di domanda sarà leggermente più piatta, perché la variazione del prezzo farà variare la variazione della domanda. 1. Elasticità: valore 1 il quale tipicamente è al centro della curva. 2. Anelastica: inferiore a 1, perciò se tende a zero non importa quanto il prezzo aumenta, la quantità di domanda rimane costante. 3. Completamente anelastica: curva pari a zero 4. Completamente/Perfettamente elastica: tende a infinito (determinazione a spendere un determinato prezzo per un determinato servizio. Se il prezzo aumenta o diminuisce, la domanda si annulla. LA TEORIA DEL COMPORTAMENTO DEL CONSUMATORE Descrive come i consumatori distribuiscono i propri redditi tra differenti beni e servizi per massimizzare il proprio benessere. Viene suddivisa in tre passaggi: 1. Preferenze del consumatore: le ragioni per cui le persone preferiscono un bene a un altro. 2. Vincoli di bilancio: i consumatori valutano anche i prezzi, disponendo di redditi limitati che implicano un tetto alla quantità di beni che essi possono acquistare. 3. Scelte del consumatore: date le loro preferenze e i loro redditi limitati, i consumatori scelgono di acquistare combinazioni di beni che massimizzano la loro soddisfazione. Queste combinazioni dipendono dai prezzi dei diversi beni, quindi comprendere le scelte dei consumatori aiuta a comprendere la domanda. L’IMPRESA IL MERCATO: LA FUNZIONE DI OFFERTA Indica le quantità di beni o servizi che le imprese sono disposte a offrire in rapporto a una serie di fattori tra cui: ➔ Il prezzo dei beni stessi (P); ➔ I fattori produttivi (F); ➔ Altri elementi (E) La curva di offerta rappresenta graficamente la relazione fra il prezzo di un bene o servizio e la quantità che le imprese sono disposte a offrire per ogni livello di prezzo, a parità di altre condizioni. La relazione tra prezzo e quantità è positiva. La quantità offerta dipende anche dal prezzo dei fattori produttivi, Es. Prezzo energia per gli impianti e lavoratori dei processi produttivi. Se il prezzo dei fattori produttivi (ovvero i costi di produzione) diminuisce, a parità di altre condizioni, l’impresa sarà disposta a offrire maggiori quantità di bene per ogni livello di prezzo (la curva di offerta si sposta verso destra). Possono influire tutti i restanti fattori (E), tra cui possiamo trovare: ➔ Obiettivi dell’impresa ➔ Tecnologia ➔ Prezzo dei beni correlati ➔ Aspettative ➔ Altri fattori particolari. SURPLUS DEL CONSUMATORE E SURPLUS DEL PRODUTTORE Come visto prima, il mercato si può considerare il luogo in cui avviene l’incontro tra domanda e offerta, in cui compratori e venditori raggiungono un accordo sullo scambio di uno specifico prodotto, determinandone il prezzo. La curva di domanda identifica la massima disponibilità a pagare dei consumatori per ciascuna quantità di prodotto. La curva di offerta indica il prezzo minimo a cui le imprese sono disposte a offrire ciascun livello di output. ‘’Prezzo di equilibrio’’: quel prezzo a cui corrisponde la quantità domandata è uguale alla quantità offerta (quantità di equilibrio). Il mercato tende al prezzo di equilibrio tramite meccanismi di aggiustamento dei comportamenti dei venditori e degli acquirenti. ‘’Surplus del consumatore’’: differenza tra disponibilità massima a pagare e il prezzo ‘’Surplus del produttore’’: al prezzo di equilibrio tutte le imprese offrono un prezzo superiore rispetto quello minimo indicato dalla curva di offerta. LE CURVE DI COSTO E LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO Il profitto* è dato dalla differenza tra ricavo totale e costo totale: *indicato con la lettera greca Π(pi) ❖ Π = (p x q) – (c x q) ➔ P è il prezzo unitario, ➔ Q è la quantità ➔ C è il costo unitario di produzione. I profitti vengono massimizzati quando: ★ Da un lato si riescono a minimizzare i costi e ★ Dall’altro a massimizzare i ricavi. La quantità ottimale di bene da produrre corrisponde al livello di output che minimizza i costi. Individuarla: identificare come varia l’output prodotto in relazione alla quantità di input, riferibili a due grandi categorie: 1. Il lavoro L (il numero di operai e di manager ecc..) 2. Il capitale K (macchinari, fabbricati, terreni ecc..) Funzione di produzione: la relazione tecnologica tra gli input utilizzati e gli output ottenuti in un determinato arco di tempo: ➔ q = g (L, K) Per aumentare la quantità prodotta: l’impresa deve aumentare la quantità di input impiegati utilizzando al meglio gli impianti esistenti, o dotandosi di nuovi impianti o introducendo nuove tecnologie. Tre scenari: 1) Breve periodo: l’impresa può variare solo la quantità di lavoro e non il capitale (Da 1 a 3 anni) 2) Lungo periodo: l’impresa può variare le quantità di entrambi i fattori produttivi (Da 3 a 5 anni) 3) Lunghissimo periodo: l’impresa può modificare anche la tecnologia adottata (Oltre 5 anni) 1. IL BREVE PERIODO ===> LE QUANTITA’ L’impresa non può modificare il capitale impiegato Può SOLO decidere quale quantità ottimale di lavoro da usare Tre grandezze fondamentali: 1. Il prodotto totale (PT): la quantità prodotta durante un certo intervallo di tempo usando tutti gli input 2. Il prodotto medio (PM): la quantità di prodotto realizzato in media da ogni unità di lavoro impiegato es: un’ora o un lavoratore 3. Il prodotto marginale (P’): la variazione del prodotto totale corrispondente all’utilizzo di un'unità addizionale dell’input variabile. La quantità di lavoro per utilizzare in maniera ottimale gli impianti esistenti è quella che massimizza il prodotto medio, ovvero le curve di prodotto medio e prodotto marginale si incontrano. Legge dei rendimenti decrescenti: dato un input fisso (il capitale) aggiungendo un’unità aggiuntiva di lavoro, accadrà che la quantità di produzione ed ogni unità aggiuntiva renderà la produzione meno ottimale. ➔ La produttività totale diminuirà, vale sia per il prodotto medio che per il prodotto marginale. ➔ All’impresa interessa qual è il punto in cui riesce a massimizzare l'efficienza degli impianti produttivi al costo minore possibile. ===> I COSTI Costo: si riferisce al costo opportunità che include tutto a cui si rinuncia per via di una determinata decisione (POV economico) Costo economico = Costo opportunità Tre grandezze fondamentali: 1. Il costo totale (CT): il costo sostenuto per produrre una determinata quantità di prodotto in una data unità di tempo. ➔ I costi sono variabili o fissi 2. Il costo medio totale (CMT): il costo totale da sostenere per produrre una data quantità di prodotto diviso per il numero di unità prodotte (costo unitario) 3. Il costo marginale (C’): l’aumento di costo che deriva dall’aumento di una unità di quantità prodotta. La capacità produttiva ottimale nel breve periodo è il livello di produzione che corrisponde al livello minimo del costo medio totale di breve periodo, ovvero dove il costo medio totale interseca il costo marginale. 2. LE CURVE DI COSTO: IL LUNGO PERIODO Tutti i fattori produttivi sono variabili. (2 decisioni importanti) 1. Principio della minimizzazione del costo: l’impresa deve prendere è identificare quale sia la combinazione ottimale di lavoro e capitale, sostenendo il costo più basso possibile 2. Scala efficiente minima: identificazione della quantità ottimale da produrre sulla base dei costi. Il loro andamento si legge sulla curva di costo medio di lungo periodo (CMLP), la quale indica i costi unitari più bassi a i quali è possibile produrre. 3. Rendimenti di scala: forma ad U che caratterizza la curva di costo medio di lungo periodo, ovvero alla relazione esistente tra la variazione degli input e la corrispondente variazione degli output. Si distinguono in: ★ Economie di scala: una quantità di prodotto in più ad un costo inferiore (ottimale per le aziende) ★ Diseconomia di scala: divisioni delle aziende per assenza di comunicazione aumentano il costo dei prodotti ma la quantità dei prodotti diminuisce. LA CONDIZIONE DI MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO Relazione tra ricavo marginale (R’) e costo marginale (C’): R’ = C’ ❖ Ricavo marginale: ricavo che l’azienda ottiene da un’unità di prodotto marginale, è diverso dal prezzo eccetto nei mercati marginali ❖ Curva del Costo marginale: indica se l’impresa produce troppo o troppo poco facendo si che l’impresa aumenta o diminuisca fino a quando le due curve non si intrecciano. ===> RICAVI Il profitto di una azienda si trova quando il ricavo marginale (ricavo aggiuntivo che l’impresa ottiene andando a vendere beni aggiuntivi) è uguale al costo marginale. ➔ Se il ricavo è superiore al costo, l’impresa deve andare a diminuire la sua quantità ➔ Invece se il prezzo si abbassa, il ricavo marginale sarà sempre meno. ★ Bisogna trovare l’equilibrio e il punto in cui il costo e il ricavo si incontrano. CONCORRENZA, EQUILIBRIO ED EFFICIENZA LE TIPOLOGIE DI FORME DI MERCATO La struttura di mercato: è l’insieme di caratteristiche che determinano il comportamento e le performance di acquirenti e venditori. La teoria neoclassica dell’impresa considera le seguenti tipologie di forme di mercato: 1. La concorrenza perfetta: un numero elevato di imprese, piccole e omogenee. ➔ I prodotti sono o identici o molto simili tra loro, perché il consumatore non è disposto a pagare di più per un bene uguale ad un altro. Es. I prodotti agricoli. 2. Il monopolio: Solo un’impresa e il prodotto ha una differenziazione completa. ➔ Concorrenza perfetta e Monopolio sono agli estremi poiché avvengono molto raramente. 3. La concorrenza imperfetta, suddivisa in: I. Oligopolio II. Concorrenza monopolistica. ===> SCHEMA RIASSUNTIVO N. imprese Condizioni di entrata Differenziazione del prodotto Concorrenza Perfetta Molte Entrata Libera Prodotti identici Concorrenza imperfetta Concorrenza Molte Entrata Libera Differenziazione Monopolistica Oligopolio Poche Barriera all’entrata Differenziazione Monopolio Una Nessuna entrata Differenziazione completa LA CONCORRENZA PERFETTA Struttura di mercato caratterizzata dal contemporaneo verificarsi di tutte le seguenti condizioni: 1. Sul mercato operano numerosi consumatori 2. Sul mercato operano numerose piccole imprese dette ‘’Price Taker’’ (imprese che non influiscono sul prezzo) 3. Il prodotto è standardizzato o indifferenziato 4. Vi è simmetria tecnologica: info uguali 5. Gli acquirenti hanno a disposizione tutte le info necessarie per valutare le caratteristiche del prodotto 6. Non esistono barriere in entrata o in uscita. ➔ Barriere di ingresso: è un costo di produzione molto basso rispetto ai propri concorrenti (es. Ikea) ➔ Barriera di uscite: l’impresa andrà a vendere i propri impianti di produzione senza successo, perciò non si riesce a uscire dal mercato La singola impresa è Price Taker: non riesce da sola a influenzare il prezzo del bene/servizio offerto ➔ Determinato unicamente dall’interazione tra domanda e offerta di mercato. ➔ L’impresa fronteggia una ‘’domanda orizzontale’’. IL BREVE PERIODO IN CONCORRENZA PERFETTA La condizione che deve essere rispettata per massimizzare il profitto è la seguente: ➔ R’ = C’ ➔ Solo in concorrenza perfetta per l’impresa il prezzo e il ricavo marginale sono costanti e uguali La quantità ottimale sarà nell’intersezione tra prezzo, ricavo marginale e costo marginale. ( P = R’ = C’) ➔ Se in corrispondenza di tale quantità il prezzo determinato dal mercato sarà superiore al costo medio l’impresa otterrà dei profitti, viceversa otterrà delle perdite. Imprese entrano in concorrenza: il prezzo dell’impresa si abbassa perché c’è un eccesso di domanda Calo di imprese in concorrenza: si va a ridurre l’offerta e il prodotto sarà scarso. Il prezzo tenderà nel lungo periodo a tornare in equilibrio. IL LUNGO PERIODO IN CONCORRENZA PERFETTA In entrambe le situazioni di breve periodo, gli spostamenti previsti determineranno il raggiungimento di un equilibrio di lungo periodo in cui le imprese realizzano profitti nulli. ( Il prezzo sarà uguale al costo medio) ‘’Profitto nullo": concetto di profitto economico, tiene conto anche dei costi opportunità Es: la remunerazione dell’imprenditore) Costi opportunità: l’opportunità che si tralascia in seguito a scelte imprenditoriali. EQUILIBRIO IN CONCORRENZA PERFETTA In un’economia concorrenziale, attraverso il meccanismo dei prezzi che segnala: ➔ La scarsità o l’eccessiva disponibilità di beni sul mercato, ➔ Le azioni dei singoli dirette a massimizzare il proprio interesse personale Consentono di raggiungere il massimo benessere sociale complessivo. Concorrenza perfetta si raggiunge il massimo benessere sociale complessivo ed è la struttura di mercato più efficiente in quanto massimizza il surplus di consumatore e produttore. Tuttavia, la concorrenza perfetta è una struttura di mercato che si riscontra molto raramente nella realtà IL MONOPOLIO Ci sono molti consumatori e un solo produttore Elevate barriere all’ingresso di concorrenti potenziali, ossia il mercato si dice non contendibile (difficoltà nell’entrare e uscire) Tipologie di monopolio: 1. Monopolio legale: Monopolio che per legge è dato a una determinata impresa. Es. Sigarette/ Imprese farmaceutiche 2. Monopolio tecnologico: un'impresa ha una tecnologia in grado di monopolizzare un settore. ➔ Non sempre questa tecnologia è più performante di altre imprese. ➔ Esternalità di rete: non avendo a disposizione la tecnologia migliore, chi entra per primo in un determinato mercato ha una domanda maggiore Es. Microsoft 3. Monopolio naturale: tutti quei servizi di pubblica utilità, si riescono a sostenere prezzi inferiori malgrado le “concorrenze” Es. Servizi energetici MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO NEL MONOPOLIO In un mercato che si trova in una condizione di monopolio ➔ Price Maker: il monopolista ha il massimo livello di potere di mercato ed è quindi in grado di fissare il prezzo del proprio prodotto Nel monopolio il prezzo dipende dalla quantità e viceversa. L’impresa deve capire quanta quantità deve produrre, perciò si preoccupa a trovare la quantità ottimale l’incrocio tra costo marginale e ricavo marginale ➔ Il profitto minimo corrisponde al costo medio EFFICIENZA: MERCATO CONCORRENZIALE VS MONOPOLIO Il monopolio presenta alcuni limiti. Il surplus del produttore aumenta a discapito del surplus del consumatore per via della produzione di beni in quantità minore e aumenta il prezzo del bene perché non ha concorrenza. Perdita secca: inefficienza allocativa in quanto il benessere totale risulta ridotto rispetto alla concorrenza perfetta ➔ Perdita di efficienza economica che non va a beneficio né dei consumatori, né del produttore. Assenza di competizione fa sì che il monopolista può avere profitti superiori rispetto a una concorrenza perfetta e i profitti fanno si che mantenga il proprio potere nel mercato e la ricerca di rendita Ricerca di rendita o ‘’Rent Seeking’’: l’atto di accrescere la propria ricchezza esistente manipolando l’ambiente sociale o politico senza creare nuova ricchezza. LA CONCORRENZA MONOPOLISTICA Caratteristiche della concorrenza perfetta: ➔ Elevato numero di produttori sul mercato ➔ Basse barriere all’entrata o all’uscita ➔ Obiettivo delle imprese è massimizzare il profitto. La concorrenza perfetta e la concorrenza monopolistica sono molto simili, la grande differenza riguarda il prodotto: ★ Concorrenza perfetta: prodotto ‘’indifferenziato’’ ★ Concorrenza monopolistica: il prodotto ‘’differenziato’’ ➔ I prodotti di base possono essere simili, però può avere delle caratteristiche tecniche diverse ➔ I prodotti con differenze di assistenza tecnica, ovvero periodo di assistenza oppure no. Però i beni offerti dai diversi produttori non sono perfettamente omogenei, ma godono di un certo grado di differenziazione che consente alle imprese di applicare un prezzo diverso da quello dei concorrenti. ➔ La differenziazione del prodotto permette di agire sul prezzo, l’impresa applica un prezzo diversi (rispetto ai concorrenti nel breve periodo) ➔ Markup:applica un ‘’rincaro’’ ai propri costi, senza temere un annullamento delle proprie vendite. ➔ L’equilibrio di lungo periodo è caratterizzato da profitti nulli, non ci sono ‘’barriere d'ingresso" e tutti gli ‘’extra profitti" che ricavano ‘’ingolosiscono’’ le altre imprese e vorranno entrare nel mercato. Capacità produttiva in eccesso: Un eccesso di offerta, i costi diminuiranno e la curva di domanda sarà discendente. Dovranno produrre una quantità inferiore rispetto alla quantità ottimale dei propri impianti (Es. come i ristoranti, i parrucchieri). In concorrenza monopolistica, nel lungo periodo, se l’impresa per rimanere nel mercato deve diminuire la propria quantità, ciò che produce costerà di più. ➔ Nei mercati la capacità produttiva in eccesso viene utilizzata per andare a guadagnare delle quote di mercato leggermente superiori rispetto ai concorrenti. ➔ Il livello di costo medio è superiore nella concorrenza monopolistica rispetto di quello nella concorrenza perfetta. Nella realtà i mercati in concorrenza monopolistica sono probabilmente i più diffusi (ad esempio i ristoranti). L’OLIGOPOLIO Caratterizzato dalla presenza di un numero limitato di imprese che offrono prodotti simili tra loro. (Es. Coca Cola e Pepsi) L’elemento caratterizzante: le imprese sono consapevoli di operare in condizioni di interdipendenza con i concorrenti. Quantità ottimale: per trarre i massimi profitti deve tenere conto delle mosse del concorrente Interdipendenti: dipendono le une dalle altre e le loro azioni sono collegate. Non c’è un ‘’numero stabilito’’ di imprese per formare un oligopolio, ma tale numero permette alle imprese di sapere quali sono quelle rivali e il collegamento ad altre imprese. Determinare il proprio livello di prezzo e di output le imprese fanno delle ipotesi circa le possibili reazioni dei rivali a fronte delle proprie decisioni. ➔ Variazioni congetturali: per identificare le assunzioni fatte da un’impresa in base alle possibili reazioni dei rivali rispetto alle proprie azioni. Le imprese devono decidere se vogliono competere con i rivali o se invece preferiscono attuare forme di collusione (accordi fra imprese che vanno a stabilire il livello del prezzo) ottenendo situazioni di simil-monopolio. Le pratiche collusive: le imprese concludono accordi denominati ‘’cartelli’’ (Es. mercato farmaceutico) e sono considerati pratiche per la maggior parte illegali, sanzionate in maniera decisa dalle Autorità Antitrust. A volte sono le stesse imprese del cartello a rompere l’accordo e si dice che ‘’scartella’’, solo per avere più quote di mercato. IL CASO OPEC OPEC: Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio Se di solito i cartelli sono definiti da singole imprese, l’OPEC è un accordo tra stati. ➔ Essendo un accordo tra stati non ci sono entità sovranazionali che possono impedirlo. L’OPEC: decide la produzione di barili di petrolio e va a fissarne il prezzo. ➔ I vari paesi membri a volte decidono di tagliare la produzione di petrolio affinché il prezzo dei barili rimanenti aumenti OLIGOPOLIO COOPERATIVO E OLIGOPOLIO NON-COOPERATIVO ===> OLIGOPOLIO COOPERATIVO: Le aziende fanno degli accordi tra le aziende per mantenere alto il prezzo del prodotto di quelle due aziende. Le aziende possono rompere questo cartello se la domanda è abbastanza rigida per offrire un prezzo inferiore ai consumatori per accaparrarsi acquirenti delle altre aziende produttrici. ===> OLIGOPOLIO NON-COOPERATIVO: ➔ Si suddivide in diverse categorie: 1. Duopolio di Caurwot 2. Duopolio di Stackenberg ➔ Vantaggio della prima mossa: Si basano sull'impresa che vuole avere un vantaggio sui concorrenti e agisce sulla quantità 3. Duopolio di Bertrand: le imprese devono agire sul prezzo del prodotto. CENNI DI TEORIA DEI GIOCHI LA TEORIA DEI GIOCHI Un insieme di modelli formali per l’analisi di situazioni di conflitto o interazione strategica tra diversi soggetti: ➔ ‘’Giocatori’’: prendono decisioni interdipendenti, ossia tenendo conto delle possibili azioni a reazioni degli altri giocatori. ➔ Quando si parla di ‘’Teoria dei giochi" ci riferiamo all’Oligopolio Non-cooperativo. Le scelte delle imprese che operano in condizioni di interdipendenza e interazioni con altri attori economici sono state ampiamente studiate dalla ’’teoria dei giochi’’, che negli ultimi anni è diventata uno strumento molto utilizzato dell’analisi economica. ★ Il gioco è una situazione di interdipendenza dove il risultato di un giocatore dipende dalle scelte e dalle mosse di se stesso e degli altri giocatori. ===> DEFINIZIONI 1. Gioco: Situazione di interdipendenza strategica dove il risultato dipende dalle decisioni del giocatore stesso e dalle scelte degli altri. 2. Payoff: Valore associato a un possibile risultato. Utilità/Profitto. 3. Strategia: Regola o piano d’azione per partecipare a un gioco che ci fa ottimizare l’utilità attesa di un giocatore, massimizzando il Payoff. 4. Strategia ottimale: Strategia che massimizza il payoff atteso di un giocatore. ➔ Determinare le strategie ottimali può essere difficile anche in condizione di completa simmetria e informazione perfetta. Le due diverse tipologie di gioco sono: ➔ Sequenziale: il giocatore si muove per primo ➔ Simultaneo: i due giocatori si muovono contemporaneamente. GIOCHI ECONOMICI COOPERATIVI O NON-COOPERATIVI La differenza fondamentale tra le due tipologie sta nella possibilità di sottoscrivere accordi vincolanti. ➔ Giochi cooperativi:è possibile ➔ Giochi non-cooperativi: no. I giochi economici sono cooperativi e non cooperativi: 1. il Duopolio di Carnot: tipologia di gioco simultaneo perché le due imprese decidono simultaneamente la quantità da produrre per massimizzare il proprio profitto. 2. Il Duopolio di Stackenberg: gioco sequenziale l’impresa che fa la prima mossa e condiziona le mosse dell’altra impresa stabilendo il prezzo del profitto. 3. Il Duopolio di Bertrand: bisogna agire sul prezzo e non sulla quantità da produrre. Allo stesso modo le imprese in oligopolio scelgono di prendere le proprie decisioni in maniera indipendente rispetto ai rivali (oligopolio non cooperativo). E’ fondamentale per le decisioni strategiche, a prescindere dalla tipologia di gioco, capire il pov del proprio avversario e dedurre le sue probabili risposte alle nostre azioni. STRATEGIE DOMINANTI E’ stata teorizzata da Adam Smith e John Nash: ➔ L’impresa contribuisce a massimizzare il benessere collettivo scegliendo la strategia migliore per se’ indipendentemente dalle scelte delle altre imprese. Una strategia dominante: si verifica quando un giocatore ha una strategia che è strettamente migliore di ogni altra, indipendentemente dalle scelte strategiche dell’altro giocatore. ➔ Fornisce al giocatore che la possiede il payoff ottimale (più alto), indipendentemente dal comportamento dei rivali. Fare pubblicità è una strategia dominante per l’impresa A. Lo stesso vale per l’impresa B: a prescindere dal comportamento di A, l’impresa B ottiene il risultato migliore con la pubblicità. A sinistra il guadagno dell’impresa A e a destra il guadagno dell’impresa B e viceversa. Perciò, ipotizzando che entrambe le imprese siano razionali, sappiamo che il risultato di questo gioco è che entrambe le imprese faranno pubblicità. Per entrambe le imprese le strategie che massimizzano indipendentemente della scelta dell’impresa rivale e assume scelte razionali e la strategia si denomina con equilibrio in strategie dominanti. ===> EQUILIBRIO IN STRATEGIE DOMINANTI: Risultato di un gioco in cui ogni impresa ha una strategia dominante e la adotta. ➔ Sfortunatamente non in tutti i giochi esiste una strategia dominante per ciascun giocatore, perché il comportamento di un’azienda dipende dalle scelte e dalle decisioni dell’altra azienda. Ora l’impresa A non ha una strategia dominante. La sua decisione ottimale dipende dal comportamento dell’impresa B. Se l’impresa B fa pubblicità, l’impresa A ottiene il risultato migliore facendo pubblicità; se invece l’impresa B non fa pubblicità, l’impresa A ottiene il risultato migliore non facendola. Ci sono strategie che massimizzano l’utilità dell’azienda indipendentemente delle altre imprese e dalle loro scelte che non sono dipendenti tra di loro. EQUILIBRIO DI NASH: IL DILEMMA DEL PRIGIONIERO Uno dei giochi più utilizzati per spiegare le scelte in ambito oligopolistico è il cosiddetto ‘’dilemma del prigioniero.’’ Il concetto fu spiegato per la prima volta dal matematico John Nash nel 1951, detto ‘’equilibrio di Nash’’, durante il Collage migliora la teoria di Smith sostenendo che l’impresa contribuisce a massimizzare il benessere collettivo scegliendo la strategia migliore per sé tenendo conto delle scelte e delle strategie adottate dagli altri concorrenti. ➔ Nell’oligopolio, ogni impresa è motivata a operare al meglio delle proprie possibilità dato il comportamento delle imprese concorrenti. ➔ Ciascuna impresa prende in considerazione i suoi concorrenti e ipotizza che essi facciano altrettanto. ===> IL DILEMMA DEL PRIGIONIERO e L’EQUILIBRIO DI NASH I due imputati, che non possono parlare, devono scegliere se confessare o meno il reato fatto e se entrambi confessano il reato avranno 4 anni di reclusione, se invece entrambi non confessano il reato si prendono 2 anni. Equilibrio di Nash: Se si potessero parlare entrambi non confesserebbero e il confessare risolve il nostro gioco visto che non si possono parlare. Se il prigioniero A non confessa, corre il rischio che il suo complice tenti di trarne vantaggio. Dopotutto, indipendentemente dalla scelta del prigioniero A, per il prigioniero B è sempre conveniente confessare e viceversa. Le imprese di un oligopolio spesso si trovano in una situazione analoga a quella dei due prigionieri. L’utilità viene massimizzata in base alle scelte altrui. Alle volte può essere dominante o no. Alle volte l’equilibrio di Nash può essere dominante. IL CASO PROCTER & GAMBLE P&G dovrebbe aspettarsi che i suoi concorrenti scelgano il prezzo di $1,40, e che dovrebbe anch’essa fare la stessa scelta. Ma P&G si troverebbe nella situazione più vantaggiosa scegliendo, assieme ai concorrenti, il prezzo di $1,50. Le imprese si trovano di fronte al dilemma del prigioniero. Qualsiasi siano le scelte di Unilever e Kao, P&G ottiene risultati migliori scegliendo $1,40. La strategia dominante per ottenere il massimo profitto raggiungibile per entrambe le imprese scegliendo il prezzo di 1,40. ➔ Le aziende si possono mettere assieme per fare un cartello per stabilire un determinato prezzo anche se le aziende tendono a scartellare. ➔ Se l’azienda collude si guadagna di meno se una delle due scartella e guadagna più di un azienda che rimane fedele al cartello. CONSIDERAZIONI L’equilibrio di Nash: è di tipo non-cooperativo, in quanto ogni impresa sceglie l’opzione che gli garantisce il maggior profitto possibile, date le azioni dei concorrenti. ➔ Il profitto realizzato da ciascuna impresa è maggiore di quello che otterrebbe in condizioni di concorrenza perfetta, ma minore di quello garantito da un accordo collusivo. Quindi il dilemma del prigioniero costringe le imprese di un oligopolio alla concorrenza aggressiva e a profitti bassi? Non necessariamente. Il nostro prigioniero immaginario ha una sola opportunità per decidere se confessare o meno Un’impresa di solito può tornare più volte sulle proprie scelte di quantità e prezzo, osservando con continuità il comportamento dei concorrenti e regolando il proprio di conseguenza. ➔ Ciò fa sì che le imprese possano costruirsi una “reputazione”, sulla base della quale ottenere la fiducia dei concorrenti. Grazie a questo, talvolta, negli oligopoli prevalgono coordinamento e cooperazione. Per reggere un’impresa dovrebbe fidarsi del cartello stabilito dall’altra impresa e per questo viene scelto un prezzo più basso per tutte le imprese, così che un’impresa non guadagni di più dell’altra ‘’scartellando’’ e sciogliendo il cartello. ➔ Quando entrambi i giocatori non possono migliorare il proprio benessere senza peggiorare quello dell’altro si dice anche un ottimo paretiano o di Pareto Efficienza, derivante dall’economista Vilfredo Pareto. ECONOMIA COMPORTAMENTALE O ILLUSIONE PROBABILISTICA IL PARADOSSO DI MONTY HALL Gioco che deriva dalla probabilità o dalla percentuale dove all’inizio abbiamo il 33,3% di possibilità di azzeccare la scelta corretta ➔ Scegliendo ad eliminandone una, di conseguenza c’è un cambio di variabile ➔ La scelta giusta passa ora ad avere il 67% di possibilità di essere azzeccata ➔ Se si cambia scelta si ha una grossa probabilità (2 volte su 3) di azzeccare la scelta. Questa è un’illusione probabilistica controintuitiva per il nostro cervello che non è abituato a questa variazione di probabilità. IL MERCATO RILEVANTE E LE MISURE DI CONCENTRAZIONE Al fine di valutare il livello di concorrenza che caratterizza un certo mercato è importante identificare l’ampiezza del mercato rilevante I confini entro i quali operano le imprese in concorrenza tra loro e si distinguono dalle imprese che offrono beni o servizi che non entrano in competizione in un dato mercato. Determinate imprese (regime) concorrenza monopolistica, per valutare la concorrenza di un determinato ‘’mercato’’ è importante capire i confini in cui operano le aziende concorrenti di una certa struttura di mercato che non entrano in conflitto con le altre aziende che geograficamente non sono nelle loro vicinanze e si cerca di abolire la distanza tra le varie attività. ❖ Per definirli le Autorità Antitrust utilizzano generalmente un test denominato SSNIP (Small but Significant and Non-transitory Increase in Price). ❖ ‘’TEST DEL MONOPOLISTA IPOTETICO’’: ➔ Ipotizzano che una delle due imprese aumenti il prezzo del proprio prodotto di un valore tra il 5% e il 10% massimo ➔ Se la domanda non diminuisce: il prodotto non ha concorrenti e non ha sostituti sul mercato. Determinata l’ampiezza del mercato: ★ Il livello di concorrenza di un mercato può essere valutato osservando il livello di concentrazione dei venditori (numerosità e distribuzione per dimensione) e la produzione di un bene o servizio è nelle mani di poche e grandi imprese. I principali indicatori di concentrazione sono: 1. Il rapporto di concentrazione per le prime “n” imprese (Cn): la quota di mercato detenuta dalle ‘’n’’ imprese più grandi rispetto alla dimensione totale dell’industria. ➔ Questo rapporto si ottiene sommando le quote di mercato all’interno dello stesso mercato e il risultato è ‘’S’’. 2. L’indice di Herfindhal-Hirschman (HH): la somma dei quadrati delle quote di mercato di tutte le imprese del settore (situazione di monopolio). ➔ Valore massimo HH = 1, vi è una situazione di monopolio (una sola impresa detiene l’intero mercato). ➔ Valore minimo HH = 1/N, vi è una situazione in cui tutte le imprese dell’industria detengono uguali quote di mercato e bisogna accedere a dati aggiuntivi (Es. fatturato delle aziende). FONDAMENTI DI POLITICA DELLA CONCORRENZA FALLIMENTI DEL MERCATO E REGOLAMENTAZIONE ====> I FALLIMENTI DEL MERCATO Uno primo intervento di politica industriale è legato ai fallimenti di mercato. ➔ Quando i mercati falliscono l’equilibrio che si raggiunge non è il migliore per la società. I mercati falliscono in presenza di: 1. Esternalità 2. Beni pubblici 3. Asimmetria informativa 4. Mercati non competitivi. I governi attraverso la regolamentazione: la produzione diretta e interventi a sostegno degli attori economici Gli approcci di ‘’market failure": condividono il presupposto che le forze di mercato siano in grado di produrre risultati dal POV economico e di garantire l’efficienza. ❖ Per il concetto di Pareto efficienza si parte dalla teoria di Adam Smith: l’imprese considera cosa è meglio per sè e definisce il benessere collettivo generale (mano invisibile =invisible hand) ➔ Automaticamente si compie l’azione migliore per l’impresa e si aumenta il benessere collettivo raggiungendo l’ottimo pareggiano. ★ Concetto di Pareto Efficienza: un mercato è efficiente quando le imprese sono Price taker. ★ Ottimo paretiano: non è possibile migliorare le condizioni di un soggetto senza peggiorare quelle di un altro. ❖ Il mercato: macchina per l’elaborazione delle info di altri soggetti dove i prezzi guidano l’economia. ➔ Il produttore andrà ad elaborare le info disponibili sui propri consumatori o potenziali consumatori In particolari circostanze i meccanismi di mercato possono incepparsi (fallire). Solo in questi casi il governo potrebbe occuparsi di rimediare a tali fallimenti promuovendo interventi di politica industriale. ➔ La politica industriale: è considerata come uno strumento che i governi potrebbero decidere di promuovere per correggere il mercato nel momento in cui fallisce. ESTERNALITA’ L’attività di un individuo genera ricadute (spill-overs) che in maniera non intenzionale possono avere un effetto positivo o negativo sul produttore e consumatore e su i soggetti terzi non coinvolti nello scambio. ➔ Le esternalità negative hanno un costo sociale, ovvero l’inquinamento TASSONOMIA DI ESTERNALITA’ (8 TIPOLOGIE) 1. Negativa, produttore-produttore: l’attività di un produttore ha ricadute negative su quella di un altro senza che il primo paghi per il danno arrecato. Es: inquinamento atmosferico e reputazione. 2. Positiva, produttore-produttore: l’attività di un produttore ha ricadute positive su altri produttori, senza che il primo sia ricompensato. Es: programmi di formazione, attività di ricerca e sviluppo. 3. Negativa, produttore-consumatore: l’attività di un produttore ha ricadute negative sui consumatori. Es: discoteche all’aperto inquinamento acustico. 4. Positiva, produttore-consumatore: l’attività di un produttore genera benefici sui consumatori senza che si possa obbligarli a pagarne il prezzo. Es: wi-fi gratis 5. Negativa, consumatore-consumatore: il comportamento scorretto di un consumatore genera un costo ad altri consumatori che non sono in grado di pagare per intero a chi li ha causati. Es: fake news. 6. Positiva, consumatore-consumatore: l’attività di un consumatore ha ricadute positive su altri consumatori. Es: volontariato. 7. Positiva, consumatore-produttore: poco frequenti i casi in cui è il comportamento del consumatore a determinare ricadute positive sul produttore. Es: recensioni su prodotti o servizi. 8. Negativa, consumatore-produttore: comportamenti privati che causano un danno ad attività produttive senza che il ‘’colpevole’’ venga chiamato a rispondere. Es: raccolta differenziata non correttamente eseguita. I COSTI SOCIALI DELLE ESTERNALITA’ In assenza di un intervento pubblico: ➔ Esternalità positive non vengono remunerate ➔ Esternalità negative: difficilmente si paga un costo per produzione ❖ Conseguenza: è la sovrapproduzione di esternalità negative e la sottoproduzione di esternalità positive. ➔ Il costo sociale legato alla presenza di esternalità positive e negative può essere rappresentato graficamente. Nel caso di esternalità: dei fallimenti del mercato legittimano il soggetto pubblico a intervenire per garantire che le esternalità positive e negative vengano prodotte in quantità socialmente ottimali e desiderabili, attraverso: 1. Supporto a chi genera esternalità positive: tutela i diritti Es. tramite sussidi/ scoraggiare chi produce esternalità negative, attraverso tasse e/o sanzioni. 2. Politiche in zone di particolare interesse: come interventi in favore della ricerca e dell’innovazione o interventi di natura ambientale che mirano a ridurre l’inquinamento. ===> Grafico ‘’I costi sociali delle esternalità negative’’ Equilibrio di mercato in presenza di un’impresa che attraverso la sua produzione crea inquinamento. ➔ Non crea ottimo sociale ma crea un ‘’costo sociale’’introduce le tasse per chi inquina = nuovo equilibrio in un punto di quantità ottima che l’impresa dovrebbe produrre. Es. Terra dei fuochi: il governo dopo anni di versamenti illegali nel terreno ha deciso di intervenire imponendo un costo sia per le aziende che producono in quel territorio ma anche per chi andava a versare contenuti illegali. Tasse sanzioni o politiche in settori come ‘’ricerca e sviluppo’’ riducono l’inquinamento. ===> Grafico ‘’I costi sociali delle esternalità positive’’ ➔ Un’impresa che va a generare un’esternalità positiva. ➔ Non sussidiata: ricevere sussidi per una produzione maggiore che aumenti il benessere collettivo o sgravi fiscali. REGOLAMENTAZIONE I governi intervengono attraverso la regolamentazione: ➔ Fissare un tetto massimo alla produzione di quelle imprese che utilizzano prodotti inquinanti (pratica:complicato definire il livello di produzione per ogni impresa) ➔ Limiti all’emissione di sostanze dannose nei processi produttivi. ★ Libertà all’azienda per gestire questi limiti, investendo in tecnologie per prevenire oppure per ripulire l’ambiente. ===> Protocollo di Kyoto Basato su 3 assunti: 1) Introduzione di meccanismi per andare a ridurre le emissioni 2) Gli Stati con emissioni in eccesso potevano donare parte delle emissioni a chi era sotto soglia 3) Operare in maniera congiunta per trovare meccanismi alternativi all’emissione di CO2 ➔ Nel 2015 è stato sostituito dagli ‘’Accordi di Parigi’’ ===>Caso Ilva (Ex Ilva Taranto) Fino al 1992 l’Ilva apparteneva all’IRI (Istituto di Riconversione Industriale) ➔ Conglomerato: una holding che all’interno ha diverse divisioni a cui appartengono diversi settori). In Italia iniziano grandi privatizzazioni, e iniziano i primi problemi: l’Ilva inizia a cumulare debiti. ➔ Nel 2012 per questioni ambientali degli altiforni vengono fermati. Le grandi aziende per produrre devono avere un’autorizzazione del VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale) rilasciata dal ministero dell’ambiente. (Diventa poi insolvente) ❖ Nel 2017 si decide di fare un bando per andare a vendere l’ILVA, che viene vinto dal Gruppo ArcelorMittal. ➔ Non si è mai presentato un piano industriale degno di nota, anzi si è indebitata ulteriormente oltre a non tenere fede agli impegni ambientali presi ➔ Lo Stato è solo per amministrazione straordinaria, nuovo bando per proposte concrete dell’acquisizione. IMPOSTE PIGOUVIANE Economista Arthur Pigou che per primo le ha teorizzate e proposte. Per limitare l’inquinamento il soggetto pubblico può inoltre intervenire attraverso la tassazione. ➔ Esternalità negative: imposte spingono il costo privato verso l’alto avvicinandolo a quello sociale ➔ Esternalità positive: sussidi ai produttori Duplice effetto: 1. Incentivano il produttore a limitare l’esternalità negativa prodotta 2. Generano un gettito fiscale per l’autorità pubblica. Rischio: le imprese potrebbero decidere di scaricare parte di quest’onere sul consumatore finale. (lobbying) Es. Plastic Tax BENI PUBBLICI I beni (e i servizi) vengono normalmente suddivisi in due grandi categorie: 1) Beni privati: un bene per cui si paga un prezzo 2) Beni pubblici: tipicamente è gratuito si differenzia dal privato perché: ➔ Non rivale:il consumo di un bene da parte di un soggetto non esclude il consumo dello stesso da parte di un altro soggetto. Es. Istruzione ➔ Non escludibile: il consumo di un bene è consentito ad un soggetto, ma non è possibile o conveniente impedire che altri consumino lo stesso bene. es. aula troppo piena, alcuni devono tornare a casa ★ Bene pubblico Puro: le due condizioni sono entrambe pienamente soddisfatte siamo di fronte a un bene Es: un faro. ★ Beni misti: non soddisfano le due condizioni, suddivisi: ➔ Beni club: escludibile non rivale Es. Troppi in un aula lezione inDAD, alcuni possono non avere internet o pc e viene escluso ➔ Beni comuni: non escludibile rivale Es. Prato in cui pascolano gli animali (tutti vanno) ma l’erba finirà (rivale) ❖ Quando si tratta di beni misti o pubblici esiste un concetto: Free riding: la simultanea presenza delle condizioni di non rivalità e non escludibilità può dare origine a comportamenti opportunistici. In tale situazione, chi produce il bene pubblico può stancarsi di non potere escludere consumatori opportunisti (cosiddetti free-riders). Il risultato sarà quello di scoraggiare produzione e consumo, conducendo verso situazioni in cui i mercati non offriranno l’ammontare ottimale e socialmente desiderabile di beni e servizi pubblici. ❖ La tragedia dei beni comuni: in caso di libero ed eccessivo sfruttamento di un bene da parte di una comunità, prima o poi tutta la comunità sarà danneggiata. ASIMMETRIA INFORMATICA Insieme all’azzardo morale è una delle due problematiche chiave relative alla teoria dell’agenzia. Al centro di tale teoria vi è il rapporto principale-agente, ossia un tipo di relazione: ➔ L’agente: si trova ad operare in favore del principale, ma gli interessi dei due possono risultare conflittuali o divergenti ➔ Il principale: non ha possibilità di conoscere o controllare direttamente l’operato dell’agente. Problemi legati all’informazione: presenza di info nascosta, perché con i beni scambiati è difficile avere tutte le info su compratore e venditore. ➔ Una delle due parti ha più info dell’altra riguardo alle caratteristiche del bene In presenza di incompletezza di info:i prezzi non riflettono tutte le differenze di qualità e caratteristiche tra beni. ➔ Processo di selezione avversa: causano una incompleta circolazione delle info nel mercato e risultati non socialmente desiderabili. ❖ Intervento pubblico auspicabile: 1) Introdurre regole sulle modalità con cui il consumatore è informato circa le caratteristiche dei prodotti 2) Rispetto di criteri di completezza, chiarezza e veridicità ❖ Nel caso dell’azzardo morale è l’azione nascosta (più che l’informazione) a essere rilevante, nella circostanza in cui l’agente operi in maniera opportunistica contro l’interesse del principale. Es. Assicurazioni ===> Mercato delle auto usate, Grameen Bank Nata in Bangladesh, negli anni ’70 ci fu una grave carestia, nei villaggi locali, in particolare modo le donne non potevano avere accesso al credito per avviare le proprie attività, producevano oggetti di bambù. ➔ Vengono finanziate avviano l’attività in proprio ➔ Nasce ‘’Micro-credito’’: finanzia coloro che vogliono aprire un’attività. Nel ‘83 viene creata la Grameen Bank perché coloro che venivano da villaggi potessero ottenere più facilmente presti Vince nel 2006 il Nobel per la pace. Nazionalizzata dallo Stato del Bangladesh. POLITICA DELLA CONCORRENZA E NORMATIVA LE AREE DI INTERVENTO DELLA POLITICA DELLA CONCORRENZA ===> TRUST ★ In diritto: istituto di diritto anglosassone basato sul "Common Law" ★ In Europa invece viene applicata la ‘’Civil Law’’. ➔ Il TRUST : metodologia per andare ad effettuare pianificazioni successorie o gestioni patrimoniali. ★ In economia: ➔ TRUST: come una concentrazione ➔ ANTI-TRUST: normative anti-concentrazione in un settore per evitare che una o poche imprese abbiano un elevato grado di concentrazione in quel settore, quindi un elevato potere di mercato. ANTITRUST ❖ Garantisce che ci sia abbastanza concorrenza in un mercato ➔ In caso contrario: deve mitigare gli effetti di una posizione monopolistica ➔ Va a contrastare i tentativi di monopolizzazione o di abusi di posizione dominante. ❖ Prima deve analizzare la ‘’concorrenza’’ del mercato: ➔ In base ai risultati devono capire se è conveniente o meno. Alcuni paesi sono stati tolleranti nei riguardi delle concentrazioni di potere economico come in USA inizio ‘900 ➔ Formazione di veri e propri monopoli in determinati settori (Es. petrolifero, tabacchi) ➔ Non curanza degli effetti scarsi sia di prezzi sia di consumi. Gli interventi hanno l’obbiettivo di favorire la nascita di: ➔ Campioni nazionali: imprese sufficientemente grandi ed efficienti che possano far fronte alla competizione internazionale e rappresentare l’interesse di un paese a essere presente sui mercati ➔ Monopolio naturale: circostanza in cui la maggiore efficienza produttiva è garantita da unico produttore che soddisfa l’intera domanda di mercato. ❖ L’autorità antitrust è incaricata di: Valutare attentamente le questioni legate alla determinazione del mercato rilevante ➔ Confini geografici in cui opera l’impresa ➔ I due dati che evidenziano se un'impresa ha una posizione dominante sono: 1) Grado di concentrazione: prime 4 imprese di quel settore >60%, se il valore è maggiore vi è una posizione dominante di una o più imprese. 2) Quota di mercato:ogni singola impresa >30% Misurazione dell’effettiva concentrazione di mercato Considerare l’esistenza di possibili monopoli naturali. Dopo aver accertato la presenza di concorrenzialità di un mercato, le Anti-Trust sono chiamate a valutare gli interventi correttivi di tre aree: 1. L’abuso del potere di mercato (o di posizione dominante) 2. Le fusioni e le acquisizioni 3. Le pratiche restrittive della concorrenza. (tra imprese) L’ABUSO DI POTERE DI MERCATO Le imprese sono giunte indipendente dalla loro diretta volontà ad occupare nel mercato una posizione dominante. ❖ Conseguenze: ➔ Possibilità di fissare un prezzo di vendita del proprio prodotto superiore al costo marginale ➔ Vantaggio competitivo: concorrenza pari a 0 Le autorità determinano se nel mercato vi sia un livello di beni sufficiente ad un prezzo considerato ‘’giusto’’ (per non influire sulla profittabilità dell’azienda.) ➔ Spesso le Autorità antitrust si pongono l’obiettivo di valutare e promuovere la presenza di un livello di concorrenza sostenibile (workable competition). Esempi: Alibaba & Facebook (multate) ===> ALIBABA Fondato da Jack Ma, società controllata Ant-Group, multata pari al 4% dei propri ricavi nel 2019 per abuso. Mette dei paletti ai propri rivenditori, doveva scegliere solo un e-commerce, piattaforma nota e affermata per massimizzare il profitto. ===> FACEBOOK (IRELAND) Le multinazionali non europee hanno una sede in Europa quasi sempre in Irlanda perché permette alle aziende di pagare meno tasse, regime fiscale favorevole per le aziende. Nel 2018 è stata multata perché quando si va a creare l’account è tutto gratis, l’utente non era a conoscenza del fatto che i loro dati potessero essere usati a fini commerciali senza che l’utente stesso lo sapesse. Multata sia dalla GCM sia a livello europeo. Multa di 10 milioni. LE FUSIONI E LE ACQUISIZIONI Prevenire che le fusioni di due o più aziende possa creare posizioni di dominio oppure ridurre la concorrenza L’effetto delle fusioni possono essere: 1. Orizzontale: inglobano imprese più piccole che producono un prodotto simile o più performante della principale, diminuzione dei profitti e guadagnando quote di mercato (più comuni) ➔ Anti-trust: verifica se le fusioni causano un dominio che diminuisce la competitività 2. Verticale Esempi: Amazon, Apple, Google, Facebook ===> APPLE Nasce negli anni ’70 da Steve Jobs, le sue acquisizioni si suddividono a partire dal lancio del primo iPhone (2007), vengono infatti intensificate: SIRI ===>GOOGLE Nasce nel ‘98, acquisisce nel 2005 Android: primo caso in cui internet di sposta da un pc ad una connessione mobile. Nel 2006 acquisisce YouTube per 1miliardo di dollari, oggi genera 1 miliardo e mezzo in un mese. ===> FACEBOOK 2015 acquista Whatsapp per 19 miliardi di dollari, al tempo aveva 55 dipendenti (startup) e stava facendo concorrenza a Facebook e Instagram (acquisita l’anno prima) Integrazione orizzontale più costosa della storia. LE PRATICHE RESTRITTIVE DELLA CONCORRENZA ❖ Quando produttori attuano pratiche coordinate o intese per incrementare i propri profitti a danno dei consumatori, Tali accordi possono essere: 1. Orizzontali: Imprese della stessa industria alleggeriscono la pressione concorrenziale evitando forme dirette di concorrenza di prezzo (Oligopolio/politiche comuni di prezzo) oppure attuano concorrenza non di prezzo (collaborando per portare avanti progetti di R&D) 2. Verticali: Produttori dello stesso processo produttivo che riducono il livello di concorrenza creando barriere d’ingresso tramite: ➔ Contratti di vendita esclusivi ➔ Accordi esclusivi territoriali ➔ Tasse d’ingresso. NORMATIVA ANTITRUST NEGLI STATI UNITI Caratterizzata da una lunga tradizione in materia di normativa antitrust. ❖ Le leggi principali su cui ancora oggi si fonda il quadro normativo: 1) Lo Sherman Antitrust Act del 1890: più antica legge antitrust del mondo moderno Suddivisa in due sezioni: I. Politiche restrittive per la concorrenza: le imprese non possono prendere accordi tra loro per evitare il libero commercio con imprese di uno stesso stato o estere II. Le posizioni di monopolio: il raggiungimento in maniera illegale di una posizione monopolistica è vietata. (Tollerata solo quando è merito dell’impresa. ★ Il primo ad utilizzarlo fu ROOSEVELT per smembrare la principale compagnia petrolifera del tempo STANDARD OIL monopolista nel 1911, uno degli Stati ha impugnato questa legge contro la società e venne smembrata in 6 diverse società: ➔ EXON+ MOBILE = fuse in EXONMOBILE ➔ AMERICAN TOBACCO:smembrata in 4 compagnie oligopolistiche. 2) Il Clayton Antitrust Act del 1914: regola le fusioni e le acquisizioni. Per ampliare le altre piccole norme escluse dalla Sherman Antitrust. Es. Accordi di vendita in esclusiva e discriminaziome di prezzo 3) Il Federal Trade Commission Act del 1914: Poteri simili alla nostra antitrust. Si occupa: ➔ Di controllare il livello di concorrenza nel mercato. ➔ Opera su richiesta delle singole imprese o in base ad eventuali inchieste giornalistiche. (Opera ancora oggi.) Ha istituito la Federal Trade Commission (FTC) un'agenzia incaricata di: ➔ Vigilare ➔ Valutare ➔ Intervenire nei casi di adozione di pratiche restrittive della concorrenza. ➔ Tutela dei consumatori e dei casi di pubblicità ingannevole. Dagli anni ‘70 è emerso un approccio volto alla riduzione del ruolo pubblico nelle dinamiche produttive, giustificato sulla base di un approccio neoliberista che iniziò in quegli anni. Tale approccio ha avuto ripercussioni anche sull’applicazione della normativa antitrust americana, divenuta più tollerante nei riguardi delle concentrazioni di potere economico. NORMATIVA ANTITRUST IN EUROPA E IN ITALIA ===> EUROPA ❖ Atteggiamento nei confronti delle concentrazioni di potere di mercato diverse rispetto agli USA. ❖ Durante la prima metà del 20°secolo, le economie europee erano chiuse dentro i confini nazionali, con barriere commerciali non si era ancora sviluppato un mercato unico. ➔ I governi europei adottano politiche nazionali che non ostacolasse la crescita dimensionale delle imprese, ma che lo favorisse il beneficio dei campioni nazionali ❖ Negli anni ‘50 insieme all’inizio dei processi di integrazione economica e di creazione di mercato unico la normativa Antitrust ha iniziato a diventare come il modello Americano: ➔ Obiettivo: favorire competizione nel Mercato Unico Europeo (MUE) ❖ Non c’è una antitrust autonoma e indipendente: la normativa viene fatta rispettare dalla Direzione Generale della Concorrenza della Commissione Europea ➔ Applicata solo alle imprese con sede in Stati membri che hanno relazioni commerciali con stati dell’UE. ➔ Le imprese che operano solo nei confini nazionali si applicano le specifiche norme di antitrust nazionali ❖ Le norme fondamentali sono contenute nel Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) nato grazie al Trattato di Lisbona nel 2007 ❖ Gli articoli delineano il quadro normativo per la tutela della concorrenza Europea: 1. Art. 101: disciplina gli accordi e le associazioni tra imprese, vietando gli accordi che limitano il commercio e la concorrenza nel Mercato Unico. 2. Art. 102: vieta l’abuso di posizione dominante 3. Art. 107 e 108: tematica degli aiuti di Stato in particolare: ➔ Art. 107: vieta gli aiuti di Stato verso le proprie imprese perché va a limitare/annullare la concorrenza nel settore ➔ Art. 108: la Commissione Europea decide gli aiuti di stato. ===> ITALIA ❖ Prima normativa antitrust nel 1990 ❖ Nel secondo dopoguerra in Italia si considerava il Governo molto forte in campo economico e voleva sostenere lo sviluppo del sistema industriale tramite imprese di proprietà pubblica in molteplici settori. ➔ La politica industriale era a favore della nascita di grandi imprese nazionali e rese incompatibile l’applicazione di una politica antitrust per contrastare i monopoli. ❖ Alla fine degli anni ‘80 con l’integrazione dell’Italia nel mercato europeo si ha la necessità di una normativa antitrust italiana ➔ Istituita dalla legge n.287/1990 «Norme per la tutela della concorrenza e del mercato». Applicata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) : organo collegiale autonomo e indipendente dal giudizio e dalla valutazione (Art. 10) e 3 membri scelti dal Parlamento per 7 anni. La legge si ispira alla normativa antitrust europea applicata in casi di: ➔ Intese ➔ Abusi di posizione dominante ➔ Concentrazioni di imprese (Art. 1). ❖ Gli articoli della normativa sono: 1) Art. 2: disciplina l’intesa tra le imprese, vietati accordi che possano ostacolare il libero commercio 2) Art. 3: vieta l’abuso di posizione dominante (monopolio) 3) Art. 4: regola la concorrenza a seguito di intese tra imprese 4) Art. 5-6: disciplinano le concentrazioni post acquisizioni/fusioni e la pubblicità ingannevole Es. Caso balocco “Limitato considerevolmente la libertà di scelta dei consumatori” Accordo transattivo: multa inferiore e chiusura accordo. LE STRATEGIE DI PREZZO La teoria neoclassica identifica nell’uguaglianza tra costo marginale e ricavo marginale la regola per determinare il livello di prezzo che massimizza i profitti ➔ A prescindere dalla struttura di mercato in cui opera l’impresa. ❖ Nella realtà i processi decisionali all’interno dell’impresa sono molto più complessi rispetto dalla teoria neoclassica ➔ La complessità che spesso non viene sintetizzata in maniera efficace dalla sola regola di massimizzazione del profitto. ➔ Ci sono delle specifiche situazioni in cui le scelte legate al prezzo non rispettano la teoria neoclassica IL COST PLUS PRICING ❖ Un’impresa con potere di mercato spesso ha difficoltà a reperire le info per la funzione di domanda utilizzando metodi alternativi per determinare il prezzo dei prodotti Il Cost Plus Pricing: Determina il prezzo di un prodotto partendo dal costo totale, a cui è aggiunta una percentuale per coprire dei costi fissi e del margine di profitto detta Markup VANTAGGI: ➔ Attuazione di pratica semplice ➔ Richiede un numero limitato di info legate al livello dei costi ➔ Permette di raggiungere una relativa stabilità dei prezzi ➔ Aumento accessibilità dell’impresa sotto il profilo sociale SVANTAGGI: ➔ Una corretta imputazione dei costi ➔ Il costo medio varia in base alla quantità di output (in funzione della domanda) ➔ Imprese multi-prodotto ➔ Concorrenza LA DISCRIMIAZIONE DI PREZZO ➔ Vendere lo stesso prodotto (identico) a un prezzo diverso rispetto un’altra azienda, in base a chi lo acquista e alla quantità acquistata ➔ Non c’è ‘’discriminazione di prezzo’’: se i prodotti non sono identici e la differenza di prezzo è giustificata da caratteristiche diverse. Es. Olio di semi e Olio EVO Accade in specifiche condizioni: ➔ Prezzo netto: il costo per unità di prodotto uguale ➔ Certo grado di potere di mercato ➔ Impossibile praticare l’Arbitraggio ➔ Identificare all’interno della domanda i segmenti di clienti ➔ Indurre i clienti all’auto-selezione: identificare il proprio segmento di riferimento Tipologie di discriminazione di prezzo: ★ Discriminazione di prezzo di 1° grado: ➔ ‘’Discirminazione personalizzata o perfetta’’ ogni cliente paga un prezzo diverso corrispondente alla sua massima disponibilità a pagare. ➔ Facile applicazione se l’impresa ha: ⇒ Rapporto personale con ciascun cliente (Es. Banche o Assicurazioni) ⇒ E’ in grado di definire accordi specifici per ogni transazione dopo aver raccolto info sulla capacità di spesa del cliente (Es. vendita immobile) ⇒ Numero limitato di cliente: opera su commissione Genera il surplus del consumatore che acquista fino alla sua massima disponibilità d’acquisto. ➔ Più si va verso il basso e più perdiamo la nostra efficienza In alcuni casi il prezzo del prodotto può non avere il surplus del produttore e del consumatore (acquista la massima disponibilità a pagare) ➔ Non vi è una perdita secca Es. Banche che conoscono la situazione economica dei clienti e offrono sconti ★ Discriminazione di prezzo di 2° grado: ➔ ‘’Di gruppo’’: applicazione di prezzo unitario diverso in base alla quantità acquistata Es. Impresa offre un ‘’menù’’ i clienti scelgono i prodotti, se prendono la stessa quantità il prezzo è uguale. Le tessere di fedeltà o raccolte punti/buoni Applicazione di una tariffa in due o più parti (Es. gas e luce) ★ Discriminazione di prezzo di 3° grado: Prezzo diverso in base alle caratteristiche del cliente, a prescindere dalla quantità acquistata (più diffusa) L’azienda è consapevole dell’esistenza di gruppi di consumatori con diversa elasticità di domanda e anche di disponibilità massima a pagare ➔ Conveniente suddivisione in due o più gruppi applicazione di prezzo diverso Modalità di attuazione: ⇒ Intertemporale: con i clienti che comprano subito, gli altri aspettano che il prezzo si abbassi oppure che esca il successivo con beni durevoli e non Es. Chi acquista prima i biglietti gli paga meno, dopo li paga di più e rivendita illegale di biglietti a prezzi molto alti (Illegale in Italia) ⇒ Differenti marche vendono un prodotto identico con una differenza di prezzo (prodotto nella stessa azienda) Es. Riso Scotti e Riso Selex ⇒ Coupon e Buoni sconto: acquisto di un determinato numero di prodotti (spesa) con un determinato sconto su dei buoni ⇒ Building (Vendite abbinate/collegate): vendere un prodotto e ‘’farlo pagare di più’’ per avere ulteriori vantaggi. Es: Assicurazione auto PREZZO E COMPORTAMENTO COMPETITIVO ❖ Situazioni in cui il prezzo è determinato al fine di evitare nuovi concorrenti o di far uscire dal mercato dei rivali. ❖ L’impresa nel breve periodo avrà una forte riduzione del profitto o temporanea perdita Strategie di prezzo aggressive giustificate dalla presenza di elevate barriere d’uscita che rendono difficile l’uscita dal mercato delle imprese esistenti, molto agguerrite nei confronti dei concorrenti. STRATEGIE: 1) Prezzi predatori: riduzione del prezzo anche inferiore ai propri costi medi, per eliminare concorrenti per uscire dal mercato o scoraggiare l’entrata di nuovi. ➔ Raggiunto l'obiettivo si rialza il prezzo. ➔ Possibile solo se l’azienda è sufficientemente forte e aggressiva ➔ Leggi antitrust vietano le politiche di prezzi predatori, però non è semplice identificare perché non c’è un accordo sulla metodologia da usare I prezzi sono inferiori al costo marginale di breve periodo (definiti predatori) perché l’impresa vuole recuperare eventuali perdite di breve periodo (rispetto alla massimizzazione del profitto nel lungo periodo) I concorrenti stringono accordi per stabilire un prezzo predatorio con i vari clienti (il monopolista non vuole trattare.) Antitrust è difficile capire se è un prezzo predatorio che è inferiore ad un costo marginale in un breve periodo per mantenere la sua posizione di monopolio. 2) I prezzi limite: impresa fissa il prezzo più alto per evitare l’entrata di nuove imprese, rinunciando a una parte di extra profitto. (appena sotto al punto minimo della curva di costi medi del concorrente/ non conveniente entrare) Impresa deve avere un vantaggio di costo sulle nuove Non sempre serve l’aumento dei prezzi per l’ottenere l'obiettivo ma basta solo ma ‘’minaccia di metterle in atto’’. I PREZZI REGOLATI DALLO STATO: I PREZZI MASSIMI ❖ I prezzi non vengono sempre fissati liberamente in base alle proprie strategie ➔ Situazioni in cui i prezzi sono applicati o regolati dallo Stato ⇒ prezzo massimo/calmieramento Accade in due situazioni: 1. Riduzione dell’offerta della quantità prodotta 2. Aumento della domanda a causa di eventi esogeni (Es. guerra ) ➔ Curva di offerta si sposta verso sinistra e ha una diminuzione di beni e offerta ➔ I prezzi aumentano da P0 a P1, lo Stato interviene per riportali a P0 ➔ Aumento della domanda e l'impresa produce beni diversi o riceve un sussidio Viceversa ci sono casi di necessità di un determinato bene per i consumatori ➔ I prezzi passano da P0 a P1 e si aumenta di poco la quantità e gli Stati riportano i prezzi a P0 ➔ Aumenta la richiesta di beni: Eccesso di domanda dei consumatori ❖ I prezzi minimi: Equilibri in E0 se non ci sono barriere di ingresso, però ci sono in uscita. ➔ I livelli di costo sono superiori ai costi di produzione ➔ I prezzi più elevati e causano un eccesso di offerta, genera una diminuzione della domanda da parte dei consumatori e si acquistano quote di eccessi di prodotto. ECONOMIA DELLA CONCORRENZA FUSIONI E ACQUISIZIONI ❖ Due o più imprese giuridicamente separate giungono a formare un unico soggetto economico. ➔ Strategie d’impresa con lo specifico scopo di influenzare la performance aziendale e la posizione competitiva nei confronti dei concorrenti. ➔ La fusione detta anche integrazione o consolidamento Fusioni fatte da due diverse imprese giuridiche che hanno lo stesso oggetto di mercato e vogliono guadagnare potere acquisitivo dei mercati. L'acquisizione: avviene quando un’impresa acquista un numero di azioni di un’altra impresa sufficiente ad esercitare su di essa un’influenza dominante (Incorporante e incorporata) e nell’acquisizione un azienda detiene il controllo di determinate azioni di una determinata azienda. ➔ L’Impresa acquirente acquista una società in cui l’azionariato è detenuto da diversi soggetti. ❖ Una fusione può configurarsi come una scalata ( o take-over), nel caso in cui un’unica impresa acquisisca la proprietà di una società a proprietà diffusa, ovvero controllata da diversi proprietari. ➔ La prassi prevede che all’inizio viene siglato il ‘’memorandum of understanding’’ affinché nessuna delle due società si possa tirare indietro e il progetto va vagliato e approvato dai vari consigli di amministrazione e poi il progetto passa alle assemblee dei soci delle varie aziende che lo devono approvare. Sulla base del prodotto offerto dalle imprese che realizzano la fusione è possibile riconoscere tre tipologie principali di fusioni: 1. Orizzontale 2. Verticale 3. Conglomerale. LE FUSIONI ORIZZONTALI ❖ Coinvolge imprese che producono gli stessi prodotti e/o servizi. Tale tipologia può avere un impatto sia sulla struttura e il livello di concorrenzialità del mercato ➔ Riduce il numero di imprese che vi operano, sia sulla struttura dei costi delle imprese coinvolte, le quali possono trovare nella fusione dei guadagni in termini di efficienza. Le fusioni orizzontali hanno effetti diretti in due ambiti principali: ★ Concorrenzialità del mercato 1) Riduzione del numero di imprese in un mercato 2) Aumento della concentrazione del mercato 3) Maggiore potere di mercato per la nuova impresa. ★ Efficienza produttiva 1) Miglioramento del livello di efficienza produttiva delle imprese coinvolte; 2) Riduzioni di costo dovute a: razionalizzazione degli impianti produttivi ed economie di scala. ❖ Si può creare una situazione non diversa dal monopolio e il mercato di riferimento diventa molto più concentrato e le imprese hanno una maggiore produzione di mercato ➔ Si razionalizzano gli impianti, si mettono a disposizione delle condizioni già scelte e si creano le teorie di scala vendendo le unità di prodotto in più ad un unità di costo in meno LA FUSIONE TRA IL GRUPPO FCA E IL GRUPPO PSA-PEUGEOT ❖ La fusione tra i due grandi gruppi si completa il 16 gennaio del 2021. La tipologia di operazione è considerata come una fusione alla pari. ➔ Si cerca un partner che lo potesse aiutare al passaggio verso il motore elettrico (inizialmente la fusione si doveva fare con Renault che però fu bloccato dal governo francese perché Renault ha una tecnologia superiore di Peugeot perché fornisce motori ad alcune delle scuderie di F1 come l’Alpine) ★ POV contabile, il gruppo PSA è stato considerato l’acquirente e il gruppo FCA l’acquisito. ➔ Essendo stata un’operazione destinata a modificare gli equilibri competitivi del settore e potenzialmente idonea a determinare una posizione dominante, è stato necessario ottenere l’approvazione da parte dei tre paesi interessati (Italia, Francia, Stati Uniti) e dalla Commissione Europea. In particolare quest’ultima ha posto condizioni affinché sia garantita la libera concorrenza. Garanzie: non chiudere delle concessionarie e permettere il libero mercato (la libera concorrenza) e non chiudere gli stabilimenti ★ POV legale invece, è avvenuto il contrario in quanto è stato il gruppo FCA a cambiare ragione sociale in Stellantis. ❖ La nuova società è quotata sia alla Borsa di Parigi, sia alla Borsa di Milano ed infine alla Borsa di New York. ➔ Il governo francese detiene il 6% di Stellantis e non può detenere un diritto di voto in assemblea ➔ Exor detiene il 14% e PSA detiene il 6% ➔ Dongfeng detiene il 4,5% Il CDA di Stellantis è composto da 11 membri di cui 5 membri tra i quali l’amministratore delegato sono stati espressione di PSA. LE FUSIONI VERTICALI ❖ Imprese che operano in fasi diverse dello stesso processo produttivo. In questo caso il vantaggio principale ricercato dalle imprese è quello relativo alla riduzione dei costi di produzione. La maggiore efficienza si ottiene svolgendo all’interno dell’impresa particolari fasi del processo produttivo piuttosto che ricorrere a transazioni di mercato (make or buy). ➔ Gli effetti sul livello di concorrenza del mercato, in caso di fusioni verticali sono più difficili da valutare. ❖ L’impresa formata dopo la fusione controlla internamente fasi successive dello stesso processo produttivo. ★ La catena del valore: il processo produttivo una sequenza di attività che descrive l’insieme delle operazioni necessarie alla creazione e commercializzazione di un prodotto Le fasi iniziali sono dette attività a monte (attività upstream) ➔ Materie prime se non si hanno Le fasi finali sono dette attività a valle (attività downstream) ➔ Commercializzato ➔ Canali distributivi interni e esterni ===> ESEMPIO DI FUSIONE VERTICALE SPACEX ❖ SpaceX attraverso l’integrazione verticale ha perseguito una riduzione dei costi dei propri prodotti, andando a internalizzare ovvero a produrre internamente la maggior parte dei suoi componenti, riducendo i costi rispetto al principale concorrente, United Space Alliance. (fusione tra Boing + locked martin). Tramite il perseguimento di tale strategia è riuscita a ottenere un vantaggio competitivo di costo rispetto a United Space Alliance, quest’ultima infatti risultava avere una maggiore frammentazione della catena di fornitura, in cui i vari fornitori producevano ad un costo più alto, con un conseguente prezzo di circa 460 milioni di dollari per lancio. ➔ SpaceX è riuscita invece a ottimizzare i costi per singolo lancio a “soli” 90 milioni di dollari. TIPOLOGIE DI FUSIONI VERTICALI 1. Integrazione a monte (o all’indietro): circostanza in cui un’impresa realizza una fusione con un’impresa operante in fasi precedenti del ciclo produttivo, ottenendo quindi il controllo interno dei propri input. 2. Integrazione a valle (o in avanti): circostanza in cui un’impresa realizza una fusione con un’impresa operante in fasi successive del ciclo produttivo, controllando internamente un’attività basata sull’utilizzo dei propri prodotti. 3. Sbilanciata: quando le capacità produttive delle imprese operanti in fasi diverse non si eguagliano e l’impresa ha necessità di ricorrere a transazioni esterne per reperire i fattori produttivi. ➔ La produzione di materie prime è sbilanciata nelle imprese e deve intervenire nel mercato durante la produzione del prodotto per reperire gli input mancanti. 4. Bilanciata: le capacità produttive delle imprese operanti in fasi diverse si eguagliano e l’impresa non ha alcuna necessità di ricorrere a transazioni esterne per reperire i fattori produttivi. ➔ Non deve andare a reperire gli input mancanti. ❖ Gli incentivi della fusione verticale sono l’utilizzo di una tecnologia già esistente in una delle due aziende o in entrambe ➔ Si riduce l’incertezza della curva di domanda ➔ I beni capitali specialistici sono beni d’ acquistare da determinate società che vendono questi prodotti a delle determinate aziende a cui serve questa unica tipologia di bene prodotto e in questo caso il costo del prodotto è maggiore ed è un incentivo all’integrazione verticale ➔ Soggetto beneficiato da fusione o da integrazione verticale ➔ Se produco internamente un determinato bene pago meno imposte rispetto a comprarlo da un’altra azienda. ❖ I principali fattori che possono permettere di ridurre i costi ricorrendo ad una fusione verticale sono: 1. Interdipendenza tecnologica tra fasi del processo produttivo 2. Incertezza 3. Beni capitali specialistici 4. Esternalità 5. Imposte e controllo pubblico dei prezzi di vendita. LE FUSIONI CONGLOMERALI ❖ Tra imprese che producono beni sostanzialmente differenti. Questo tipo di fusione è spesso motivato da opportunità di profitto che un’impresa intravede nei settori produttivi coinvolti dall’operazione. ➔ Tali opportunità derivano dallo sfruttamento di economie di produzione congiunta (o economie di scopo), le quali consentono la riduzione dei costi di produzione e il miglioramento della posizione competitiva dell’impresa. ➔ Contro le economie di scala. ❖ Il soggetto che nasce dalla fusione conglomerale è un’impresa diversificata (o conglomerale), contraddistinta dal fatto di essere multi-prodotto. Vi sono tre diverse tipologie di diversificazione: 1. Diversificazione orizzontale: l’impresa decide di produrre nuovi beni realizzando una produzione diversa, ma continua a rivolgersi allo stesso mercato e stessi clienti (collegata nella domanda) 2. Diversificazione correlata: l’impresa realizza un nuovo prodotto mediante un processo produttivo che utilizza una tecnologia già presente nell’impresa stessa (collegata nell’offerta) 3. Diversificazione conglomerata pura: vengono realizzati prodotti nuovi che non sono apparentemente collegati né nella domanda né nell’offerta. ★ Imprese avviano la produzione in settori ormai maturi, in cui la pressione concorrenziale è più elevata e la domanda di mercato è stagnante, potrebbero più facilmente ampliare la gamma dei beni e servizi offerti mediante fusioni conglomerali. ❖ I principali vantaggi della diversificazione risultano essere i seguenti: 1) La riduzione della concorrenza di mercato (ricorrendo a sussidi incrociati) ➔ Sussidi incrociati: prodotti diversi che operano in diversi mercati e attraverso i ‘’guadagni’’ in un mercato in cui è ‘’Leader’’ può sussidiare = aiutare un altro prodotto che fatica in un mercato ‘’non leader’’ e un terzo prodotto a cui non punta. 2) L’efficienza produttiva (attraverso economie di scopo) 3) La riduzione dei costi di transazione 4) Il miglioramento della posizione dei manager (attenzione al fenomeno noto come “la maledizione del vincitore”) ➔ Produrre beni nuovi nel mercato ➔ Attenzione alla ‘’maledizione del vincitore’’: pagare di più un bene in un singolo mercato e deve gestire l’azienda ‘’nata’’. ALLEANZE STRATEGICHE E RESTRIZIONI VERTICALI LE ALLEANZA STRATEGICHE ❖ Vantaggi simili a quelli generati da fusioni e acquisizioni possono essere ricercati attraverso altre strategie d’impresa, le quali consentono di mantenere separata la proprietà delle imprese coinvolte. Le alleanze strategiche: accordi di cooperazione tra imprese autonome finalizzati allo sfruttamento di specifiche sinergie (Es. cooperazione su progetti di ricerca e sviluppo). ❖ Tipologie di sinergie che possono essere realizzate: 1. Sinergie modulari: una delle due aziende sviluppa una fase del processo produttivo da sola (la prima fase del processo produttivo) ➔ Attraverso le sue tecnologie e le altre aziende poi sviluppano assieme il processo produttivo