Umanesimo, Rinascimento, Machiavelli e Guicciardini PDF

Summary

Questo documento tratta i periodi storici dell'Umanesimo e del Rinascimento, soffermandosi sulle figure di Machiavelli e Guicciardini, con particolare attenzione al loro impatto sulla storia italiana. Analizza le caratteristiche distintive di questi importanti periodi e individua le principali figure chiave.

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PERIODI RINASCIMENTO (1525-1563). Termina con il concilio di Trento e la controriforma. Lutero pubblica le sue 95 tesi denunciando la chiesa. Avviene una rinascita e si usa la lingua volgare. Il termine viene coniato da uno st...

PERIODI RINASCIMENTO (1525-1563). Termina con il concilio di Trento e la controriforma. Lutero pubblica le sue 95 tesi denunciando la chiesa. Avviene una rinascita e si usa la lingua volgare. Il termine viene coniato da uno storico tedesco. Si raggiunge la massima espressione dell’arte italiana, quindi avviene una rinascita. MANIERISMO (1563-1595). Termine coniato da Giorgio Vasari. Termina con la morte di tasso, il massimo esponente. Deriva dal termine “arte di maniera”, ovvero un’arte che imita un’altra arte. UMANESIMO (1400-1525) è preceduto dal preumanesimo (1360-1400), di cui i principali esponenti sono Boccaccio e Petrarca: si commentavano manoscritti e si scrivevano opere latine. Vengono riscoperti i grandi classici, perché secondo gli umanisti le opere classiche contenevano un insegnamento. Si ritorna alla lingua latina. Viene scoperta l’America nel 1492. Si manifesta soprattutto in Italia. Si verifica l’antropocentrismo, ovvero la letteratura è incentrata sull’uomo. Si divide in filologico, civile, filosofico, artistico e cortigiano. Nel 1525 Pietro Bembo pubblica “prose della volgar lingua”, dando inizio a Rinascimento e sostenendo l’uso del volgare. 1. UMANESIMO CORTIGIANO Nasce nelle corti, ovvero Casate che gestiscono la politica della città. Gli umanisti lavorano per questi signori: artisti cortigiani. Si sviluppa il mecenatismo: un signore offre protezione all’artista che in cambio crea opere su di lui. Nasce nel 1454 con la pace di Lodi: un accordo tra Venezia e Milano che porta la pace in Italia. 2. UMANESIMO CIVILE Si possono ricavare esempi per la politica dagli autori classici. Si sviluppa a Firenze. I massimi esponenti sono Vittorino da Feltre e Guarino veronese. i giovani venivano istruiti dai testi classici per ricavare insegnamenti utili nella vita. 3. UMANESIMO ARTISTICO E viene scoperta la prospettiva, con cui si rappresenta la tridimensionalità. 4. UMANESIMO FILOSOFICO Viene ripreso la filosofia di Platone: neoplatonismo. Questa ripresa avviene nel 1462 e quando Marsilio Ficino fondò una scuola filosofica. Secondo il neoplatonismo la natura aveva una grande anima in contatto con quella degli uomini. L’uomo diventa così artefice della propria felicità, che quindi non dipende da Dio. Viene considerato anche il corpo. I principali temi sono l’ermetismo, da Ermete che afferma che la natura conteneva legami conoscibili solo da alcuni uomini, E il cabalismo: corrente di pensiero secondo cui la realtà è determinata da numeri. Si affermano l’alchimia e l’astrologia. 5. UMANESIMO FILOLOGICO E vengono studiati, commentati e tradotti i testi classici. Veniva commentato il contenuto linguistico e stilistico individuando gli errori. Nel 400 vengono fatte assemblee religiose nei monasteri, soprattutto in Germania. Si discutevano i problemi della chiesa e venivano scoperti testi latini nascosti perché non in linea con il cristianesimo. Il massimo esponente è Lorenzo Valla che nel 1440 dimostra la falsità della donazione di Costantino nell’opera “sulla donazione di Costantino”. Documento stabiliva che l’imperatore Costantino aveva ceduto a uno dei primi papi i territori di Roma perché guarì Costantino dalla lebbra e perché in una battaglia Costantino aveva sognato lo stemma della croce con scritto “in questo simbolo vincerà”. Il giorno dopo vinse la battaglia e si convertì al cristianesimo. Il testo non era autentico perché il latino non risaliva all’epoca di Costantino e perché c’erano anacronismi: fatti che non possono essere capitati in quell’età. Possiamo concludere che questo documento risale a un funzionario della Magna curia di Carlo Magno che risale al IX secolo. IL RINASCIMENTO Questa corrente inizia nel 1525 e termina nel 1563. Avveniva l’imitazione dei classici e si stabiliscono delle regole per permetterla. Le opere più imitate sono “poetica” di Aristotele” e “Ars poetica” di orazio. Avviene la clerizzazione della cultura: i letterati per avere un’entrata fissa entravano nel clero. Avviene la questione della lingua: ci si chiedeva quale lingua usare nella letteratura. Nel 500 infatti torno al dibattito sull’uso del volgare perché morirono i grandi umanisti del 400. La cultura era legata alla corte ma con la stampa i libri erano più accessibili quindi i testi volgari erano privilegiati per il pubblico più ampio. Il latino era la lingua della cultura. Nasce la grammatica per porre regole uguali per tutti. Pietro Bembo scrive opere in latino poi in volgare, nel 1525 pubblica le prose della volgar lingua: un trattato in forma di dialogo dove si discutono le norme della lingua italiana. Bembo nasce a Venezia nel 1570: lavora filologicamente sui testi e li scrive. Sosteneva il bisogno di una lingua comune per la letteratura: lingua di koinè: una lingua artificiale che imita due modelli: poesie di Petrarca per il monolinguismo e la prosa di Boccaccio per il Decameron. Baldassarre Castiglione sostiene che ogni corte debba usare la propria lingua. Giangiorgio sostiene il primato della lingua fiorentina. Machiavelli scrive “discorso intorno alla nostra lingua” dove difende la lingua fiorentina. IL PETRARCHISMO Viene imitato il modello poetico di Petrarca. Petrarchesco è tutto ciò che riguarda Petrarca, petrarchista è l’imitazione di Petrarca. Viene ripreso il modello di Petrarca con cui ritorna il tema dell’amore tramite sonetti con uno stile accurato. Gli autori petrarchisti hanno uno scopo artistico. Ci sono limitati descrizioni delle figure femminili e vengono usate rime come titoli per le opere. Molto raramente le donne scrivevano riguardo al petrarchismo. Michelangelo scriveva versi riguardo al petrarchismo. Si afferma l’antipetrarchismo: rovesciamento del modello petrarchista, vengono fatte parodie; tra i massimi esponenti ci sono Francesco Berni e Pietro aretino. Matteo Maria Boiardo scrive l’opera: “amorium libri tres” in volgare dedicandola a una donna e parla della sua formazione umanistica. NICCOLO’ MACHIAVELLI VITA Nasce a Firenze nel 1469 Durante l’umanesimo da una famiglia borghese. Riceve una formazione umanistica: studia la lingua e la letteratura latina ma non approfondisce il greco. Studia in particolare Tito Livio. Nelle sue opere trattava di politica, tattica militare, teatro e scrive una raccolta di lettere. Fonda la scienza politica: per studiare la politica era necessario un metodo: guardare all’esperienza, ovvero la verità effettuale. Ha ruoli politici come funzionario e come ambasciatore. Nel 1512 è costretto a ritirarsi dalla vita politica perché viene accusato di congiura contro i Medici che non lo mandano in carcere ma in “esilio” in campagna in un podere albergaccio. Nelle sue lettere descrive queste giornate: la mattina parlava con artigiani locali, frequentava le osterie e le persone umili, a contrario di come faceva a Firenze; durante il pomeriggio e la sera studiava i classici latini e italiani. Durante questo periodo scrive “il principe” e lo dice in una lettera a Francesco Vettori, un ambasciatore che lavorava per il papa e nelle lettere dei due si vede la chiara differenza tra gli stili di vita. Si riavvicina a Firenze partecipando a un circolo letterario: “gli orti Oricellari” perché venivano ospitati nel giardino di Cosimo Rucellari. Inizia scrivere “i discorsi sopra la prima deca di Tito Livio”: riflessioni dagli appunti sulla prima decade dell’opera di Tito Livio “Ab Urbe condita” dove raccontava la storia di Roma. Scrive una commedia: “la mandragola” di cinque atti dove fa una parodia sulla società del tempo che è più attenta al denaro che alla sostanza. Nel 1520 torna al servizio dei medici e scrive “l’arte della guerra”: un trattato che parla di tattiche militari. Per Machiavelli uno Stato doveva avere un esercito formato da cittadini che dovevano essere in grado di combattere. L’obiettivo è mostrare ai medici la soluzione al problema dell’esercito che era formato da mercenari che lavoravano per soldi ed erano poco fedeli, invece un esercito composto cittadini che combatteva per la patria era più affidabile. Scrive anche “Istoria di Firenze”: un trattato della storia della città di Firenze e sull’ascesa dei medici dove Machiavelli insiste sulla necessità di un personaggio che riporti alla fondazione della Repubblica Fiorentina. Machiavelli muore durante il sacco di Roma. Un altro aspetto che rende la politica la scienza è il rapporto tra politica e morale, per Machiavelli non è importante capire cosa è giusto e cosa non perché la morale non deve intervenire nelle questioni di Stato: tutto ciò viene visto in maniera negativa perché si pensava gli uomini fossero pregiudicati. A Machiavelli viene attribuita la frase “il fine giustifica i mezzi” perché non gli importava come si raggiungeva l’obiettivo finale ossia il bene dello Stato. Machiavelli smentisce ciò affermando la frase “si guarda al fine”. Machiavelli è una versione negativa dell’uomo che guarda più all’apparenza che alla sostanza e per rimediare a ciò si può usare la forza ma bisogna avere una valida ragione. Infine secondo Machiavelli la religione è uno strumento di potere e ha una visione laica. I DISCORSI (SOPRA LA PRIMA DECA DI TITO LIVIO) Vengono scritti quando Machiavelli torna in contatto con Firenze. Sono riflessioni che derivano dagli appunti presi sulla prima decade dell’opera di Tito Livio “Ab Urbe condita”. Quest’opera era divisa in 142 libri e l’obiettivo era raccontare la storia di Roma dalla sua fondazione fino ai giorni dell’autore. È stata perlopiù perduta. Il primo libro parla di politica esterna, il secondo libro parla di politica interna e il terzo libro dà spazio alle azioni dei cittadini. È un’opera di riflessione nella quale Machiavelli fa capire la sua idea di organizzazione politica: sostiene l’idea di creazione della Repubblica ma c’era bisogno di un principe. Infatti in Italia non c’era unità di Stato, c’erano parecchie lotte, non c’era un esercito e non c’erano valori civili. IL PRINCIPE (DE PRINCIBUS) Scritto nel 1513 quando pratica ozio letterario in esilio. Viene pubblicato nel 1532. Sono presenti diverse lettere per Francesco vettori. È composto da 26 capitoli: 1-25 lettere argomentative dove afferma che per stabilizzare la politica dell’Italia è necessario un principe proveniente dalla famiglia di medici; 26: lettere esortative nelle quali invita un capo a guidare l’esercito. Cita dei versi della canzone all’Italia di Petrarca. CAP 1-11àanalizza i tipi di principati CAP 12-14àparla degli eserciti: ausiliari (mandati per aiutare altri eserciti), cittadini (combattere per la propria citta, è il migliore), mercenari (combattono per soldi) CAP 15-24àindividua le caratteristiche del principe ideale: sa imitare gli esempi del passato, bravo nella gestione politica, bravo a comandare l’esercito, controlla il rapporto tra fortuna e virtù, non ha vincoli morali o religiosi, deve essere centauro (uomo (usa la ragione)+animale (volpe astuta e leone forte)), deve essere bravo simulatore e dissimulatore Cap 25àrapporto tra fortuna e virtù devono essere ugualmente importanti. Fa una similitudine dove il fiume rappresenta la fortuna e gli argini la virtù. Il principe è un trattato, per il tono argomentativo e un saggio, per il carattere espositivo. Lo stile è semplice e dilemmatico, ossia nelle frasi ci sono coppie di fatti, eventi e parole in modo alternato e usa la congiunzione o…o. Doveva essere dedicato a Giuliano de’ medici ma muore, dunque lo dedica a Lorenzo il magnifico con l’obiettivo di guadagnarsi il favore dei medici. FRANCESCO GUICCIARDINI Nasce e muore a Firenze. È di famiglia aristocratica e studia legge e diritto grazie a cui svolge il lavoro di avvocato. È legato alla famiglia dei medici per cui fa diverse missioni diplomatiche. Viene spedito in Spagna da Ferdinando il cattolico. Papa Leone X lo nomina governatore di Modena, diventando l’uomo più importante per i medici. Nel 1526 partecipa alla lega di cognac: accordo tra papato, Francia e città italiane del centro Nord per bloccare Carlo d’Asburgo. Nonostante ciò Carlo scende in Italia, fa il sacco di Roma, i medici vengono cacciati e viene instaurata una Repubblica. Guicciardini si ritira a vita privata e inizia scrivere. COSE FIORENTINE Opera incompleta sulla storia di Firenze dalla fine del trecento alla contemporaneità dell’autore. scritta tra il 1528 e il 1530. LE CONSIDERAZIONI (SOPRA I DISCORSI DI MACCHIAVELLI) Pubblica quest’opera nel 1529. Presenta una delle differenze più grandi degli autori: la concezione della storia. Secondo Machiavelli la storia è ciclica e ritornano sempre gli stessi eventi: ha un valore e modelli da imitare o non. Per Guicciardini la storia è lineare e le situazioni cambiano: non offre esempi. I RICORDI È la sua opera più importante e la scrive nel corso della sua vita. Inizia scriverlo nel 1510. Il titolo viene dato dopo e deriva dal francese “memories”, che fa pensare che l’autore scrive a tutto ciò che pensava. È una raccolta non organica di riflessioni su diversi temi con lo scopo di proporre riflessioni derivate dall’esperienza. Le storie sono 121 e vengono messe in ordine cronologico. Sono scritte in prosa e la sintassi è semplice. Emerge la visione della realtà dell’autore: nel rapporto tra virtù e fortuna prevale la fortuna, in quanto la realtà è caotica e disordinata; l’uomo è propenso al bene ma è fragile e deve usare la discrezione (capacità di valutare le situazioni scegliendo la strada migliore) e l’uomo favorisce il suo particolare (mantiene il buon nome). Guicciardini teneva alla sua buona visione mentre Machiavelli metteva in evidenza le sue cattive condizioni di vita. Infine ritiene che la conoscenza derivi dall’esperienza. LA STORIA D’ITALIA Scritta tra il 1537 e il 1540. Si divide in 20 macro capitoli. L’autore cerca di individuare le cause della crisi politica in Italia. Si sofferma sul periodo tra il 1494 e il 1534 ossia l’ascesa dei medici e il sacco di Roma. Nonostante il titolo racconta degli scontri dei regni d’Italia con i popoli europei. Usa un tono tragico e drammatico con uno stile complesso è un’impostazione annalistica. GUICCIARDINI VS MACHIAVELLI MACHIAVELLI GUICCIARDINI ORIGINI Medio-borghese Aristocratico VISIONE DELLO STATO IDEALE Voleva una repubblica ma l’Italia Voleva un’oligarchia (governo di richiedeva una monarchia pochi) VISIONE DELLA STORIA Ciclica ed esemplare Lineare e non ci sono modelli VISIONE DELL’UOMO L’uomo è malvagio ed egoista L’uomo è fragile e debole e preserva il particolare RAPPORTO VIRTU’-FORTUNA Ruolo di uguale proporzione (50- Prevale la fortuna 50) VISIONE DELLA RELIGIONE Stessa opinione: la religione è uno strumento di potere VISIONE DELLA CONOSCENZA Stessa opinione: l’uomo conosce solo ciò che vede e importa la realtà IL PRINCIPE CAP 7 È il più lungo. Il protagonista è Cesare Borgia, fratello di Lucrezia Borgia, figlio di Papa Alessandro VI. Lucrezia era conosciuta per le sue numerose relazioni e Cesare grazie al padre crea uno Stato tra l’Emilia-Romagna e le Marche. In questo capitolo si parla degli Stati nuovi che sono facili da conquistare ma difficili da mantenere. Cesare nonostante l’aiuto del padre usava la violenza e alla morte del padre Cesare non riuscì ad eleggere un successore a lui vicino e venne eletto Giulio secondo di una famiglia rivale. È legato al capitolo precedente dove si parlava delle cose avute con la virtù propria. IL PRINCIPE CAP 18 Machiavelli parla dei caratteri del principe che deve essere centauro: uomo quindi razionale e animale: volpe astuta e leone forte. Il titolo è “in che modo la realtà deve essere mantenuta dai principi”. RICORDI 15 È simile al 39. Nella prima parte viene fatto una riflessione e nella seconda parte si capovolge quello che è appena stato detto tramite la parola nondimeno. L’argomento è il senso della vita. RICORDI 28 E è tra i più lunghi dei ricordi. Il tema è importante ed è il particolare e il rapporto con gli uomini di chiesa in chiave soggettiva. Si conclude con un apprezzamento verso Martin Lutero. RICORDI 30 Guicciardini parla del tema della fortuna che secondo lui prevale sulla virtù, al contrario di come pensava Machiavelli RICORDI 6 Ritorna al tema della discrezione che non si impara con i libri: gli eventi sono troppo diversi l’uno dall’altro per poter essere affrontati con lo stesso giudizio

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