Appunti di Storia della Pedagogia PDF

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Questi appunti trattano la storia della pedagogia, suddividendola in quattro ambiti principali. Essi analizzano il passaggio da una storia di pensiero educativo filosofica a una storia dell'educazione, sottolineando l'importanza di una prospettiva interdisciplinare. Vengono discusse le rivoluzioni storiografiche, come quelle marxista, annales, e psicoanalitica, e le diverse correnti di pensiero che hanno influenzato la storia dell'educazione. Gli appunti includono anche una riflessione sulla paideia.

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STORIA DELLA PEDAGOGIA SECONDA LEZIONE La pedagogia si divide in 4 ambiti: - Ped 01: pedagogia generale - Ped 02: storia della pedagogia - Ped 03: pedagogia generale e speciale - Ped 04: pedagogia sperimentale La storia della pedagogia è studiata in chiave diacronica.Franco cambi : storico e filoso...

STORIA DELLA PEDAGOGIA SECONDA LEZIONE La pedagogia si divide in 4 ambiti: - Ped 01: pedagogia generale - Ped 02: storia della pedagogia - Ped 03: pedagogia generale e speciale - Ped 04: pedagogia sperimentale La storia della pedagogia è studiata in chiave diacronica.Franco cambi : storico e filosofo dell’educazione, appartenente alla scuola fiorentina. Ha scritto il manuale con un intento ovvero offrire un rapido sguardo su tutta la storia della pedagogia occidentale. INTRODUZIONE Negli ultimi trent’anni avviene il passaggio da una storia di pensiero educativo filosofica (pedagogia) ad una storia dell’educazione, dando spazio ad aspetti più concreti, facendo trasparire la storia delle idee pedagogiche e le problematiche dell’educazione nelle diverse società. Prima di tutto perdeva la sua totale connotazione filosofica rivelandosi come un sapere interdisciplinare. La pedagogia ruotava attorno ad un ruolo, ovvero di formare l’individuo socializzato e di attuare questa formazione attraverso più tecniche. Si parla quindi di rivoluzione storiografica e del passaggio di fare storia da un modo chiuso ad uno aperto. Articola questo passaggio ricordando che “pedagogia” in italiano significa “riflessione teorica”. Le parole e le traduzioni portano significati diversi educazione ≠ education; pedagogia ≠ pedagogy.Ad esempio l’Emilio lo traduciamo come “Emilio” ma in realtà il titolo completo è “Emilio o l’educazione” se fosse stato in italiano sarebbe stato l’“Emilio e la pedagogia”. Pedagogia poiché non è un manuale per educare qualcuno ma è una riflessione utopica a tratti distopica che immagina una possibile educazione contraria alla società; si tratta quindi di una riflessione teorica. NASCITA La storia della pedagogia è nata tra ‘700 e ‘800 come indagine svolta dagli uomini di scuola che valorizzava la continuità dei principi e degli ideali Tutti questi aspetti si sono definiti nel tempo, perché non c’era un’autonomia del pensiero pedagogico, quindi nessuno si definiva pedagogista (uomo o donna che si occupa di riflettere soltanto sull’educazione); il pedagogo erano coloro che accompagnavano i giovani nelle istruzioni delle diverse epoche. L’educazione faceva parte della filosofia e della politica era quindi normata dalle costituzioni delle diverse realtà politico-istituzionali che si sono succedute nel tempo. Le riflessioni pedagogiche di Aristotele si trovano nella politica in due capitoli dedicati alla pedagogia.La storia della pedagogia richiede flessibilità mentale quindi allentare ciò che noi diamo per scontato nella nostra epoca, è quindi importante non giudicare le epoche passate con i nostri parametri.Il sistema di istruzione ha una forza di inerzia spiccata, lo scollamento tra la riflessione teorica e ciò che è dato per acquisito di quest’ultima ha difficoltà ad entrare nel sistema educativo.Nel secondo paragrafo vengono illustrate le 3 rivoluzioni in storiografia.Storiografia e storia indicano 2 ambiti di riflessione diversa: Storiografia= è una cornice teorica ed epistemologica con cui guardiamo i fatti e le cause Storia= studio dei fatti e delle cause LE 3 RIVOLUZIONI DELLA STORIOGRAFIA Non riguardano un evento o un momento della storia, ma riguardano quella cornice con cui guarderò la storia e sono dovute a 4 orientamenti: Marxismo= un marxista tenderà a intendere la sovrastruttura come idea integrante della struttura quindi spiegherà le idee pedagogiche a partire dalle condizioni socio-economiche che le hanno prodotte; questo è un classico pensiero marxista contrapposto ad un periodo caratterizzato da un profondo idealismo. Ha invitato a studiare le mediazioni che legano insieme economia e politica, politica e cultura, cultura e società. Per Hegel sono le idee che formano il mondo e se comprendo le idee comprendo il mondo, mentre Marx dice che per capire le idee devi conoscere il mondo perché la struttura sociale politica ed economica genera quelle idee. Marx per il suo pensiero viene definito uno dei padri del materialismo. Annales= si è aspirata al Marxismo e sono una scuola di storici che hanno ampliato quello che veniva studiato in ambito storico. Prima lo studio della storia era dei grandi eventi e dei grandi personaggi, mentre gli Annales comprendono nella storia della civiltà anche elementi che erano periferici come la quotidianità o i generi.L’ampliamento delle fonti storiche ci permette di avere uno sguardo più ampio e anche contraddittorio intendendo quindi un “pluralismo della ricerca storica”. Apporto della psicoanalisi alla ricerca storica= la psico-storia è lo studio delle mentalità collettive e individuali. Si punta lo sguardo sulla famiglia nel suo ruolo di connettivo nelle diverse società. Lo strutturalismo e le indagini quantitative= si basano su ciò che è impersonale nella storia, sulle strutture che regolano i comportamenti individuali leggendole come variabili quantitative sottoponibili ad analisi sociali e a ricostruzioni statistiche. LE TRE RIVOLUZIONI STORIOGRAFICHE Rivoluzione dei metodi = ha messo in luce il loro pluralismo; il fare storia si attua attorno a molteplici metodologie. Ha implicato una trasformazione dei metodi che ne mettesse in rilievo il complesso gioco reciproco. Rivoluzione del tempo= (articolazione delle epoche). Braudel mostra come il tempo storico sia diverso rispetto a quello artificiale; specifica che esistono 3 tempi: 1) Storia-narrazione: avvenimenti vicino al vissuto, si tratta di un tempo frantumato. 2) Storia-spiegazione: connesso a strutture politiche, si tratta delle brevi-durate. 3)Storia-interpretazione: coglie le permanenze profonde e le strutture quasi invarianti, si tratta delle lunghe-durate.Queste temporalità sono fondamentali per comprendere la storia e vanno fatte incastrare l’una nell’altra. Rivoluzione dei documenti = la memoria collettiva si valorizza e come secondo aspetto troviamo quello del pluralismo dei documenti, ci sono dei documenti che vengono o inclusi o esclusi dalla ricerca. Assistiamo quindi alla fine del documento inteso come classe di documenti ufficiali per dare spazio a nuove serie documentarie che dilatano la nostra conoscenza degli eventi. LA PLURALITÀ Non c’è una sola storia dell’educazione ma ce ne sono tante interconnesse, in particolare l’aspetto della pluralità delle storie. Se dovessimo indicare le diverse storie sarebbero diversi ambiti autonomi: teorie = sono le filosofie, le concezioni del mondo e le scienze che guidano la ricerca. istituzioni= le istituzioni educative sono: la scuola, la famiglia, la “bottega”, la fabbrica e le organizzazioni rivolte al tempo libero. Si tratta di istituzioni a cui è affidato un preciso ruolo formativo nelle società. politiche= gli oggetti d’indagine sono progetti collettivi di conformazione e alfabetizzazione. Tendono a rendere più compatta e omogenea la vita sociale. Le politiche educative sono prodotte da più agenti: stato, chiesa, partiti, gruppi sociali e culturali, professioni etc. storia sociale=si tratta di pratiche formative che agiscono da modelli inconsci nell’ambito di una società, ma che sono sempre prodotti storici. Questi metodi devono permettere il raggiungimento di eventi sfuggenti che coinvolgono aspetti dell’inconscio collettivo; vanno dallo statistico al narrativo per coprire la complessità dei fenomeni.Il quadro della storia sociale è aperto e problematico ma ben delineato. immaginario= si tratta di un settore che ha un ruolo importante nelle indagini sul Moderno e sul Contemporaneo. È stata scarsissima la ricaduta in ambito educativo nonostante molta parte dell’educazione passa attraverso l’immaginario. RICERCA STORICO-EDUCATIVA : Ciò che emerge come carattere strutturale della ricerca storico-educativa è la sua interna discontinuità che si attiva sul pluralismo dei fronti della ricerca e sulla conflittualità. Pluralismo e conflittualità, indecisione e ipoteticità sono caratteri fondamentali del fare storia oggi.La storia è l’esercizio della memoria che però condiziona il presente. La memoria diventa la categoria portante del fare storia, esercitarla significa immergersi in un lavoro di tipo ermeneutico=interpretativo. Applicare la memoria al passato significa riconoscere tutte le forme di vita che lo hanno popolato con lo scopo di ripopolarlo. Attraverso il passato, il presente si apre al futuro. L’esercizio della memoria deve verificarsi nel passato di cui il presente è figlio.Nella storia si è sempre cercato di racchiudere una parte di storia in un periodo (‘700 = illuminismo, in realtà nel ‘700 ci sono state tante altre cose). Memoria (base non scientifica) ≠ storia (base scientifica e provata). La memoria è un contributo personale ad un evento storico, si tratta di una testimonianza soggettiva su cui si può però avviare una ricerca di natura storica, ma si tratta di memoria orale. La storia è un organismo: quello che sta prima condiziona quello che viene dopo.L’antichità ci consegna le sue strutture più profonde: l’identità della famiglia, l’organizzazione dello stato, l’istituzione-scuola, miti educativi e riti di passaggio.Con la rivoluzione cristiana si opera una radicale rimessa a punto dei principi educativi: la paideia si organizza in senso religioso basandosi sui saperi della fede e sulla figura di Cristo. La modernità è l’interlocutore diretto della contemporaneità.L’età moderna è una rottura rispetto al Medioevo, si definisce solo per astrazione e implica trasformazioni radicali tra cui la riorganizzazione del potere, ma è anche nascita di un sistema organizzativo sociale che si fonda sull’individuo. IL MONDO ANTICO COMPRENDE La Grecia: a) Arcaica b) Classica c) ellenistica La cultura latina : Roma e la latinità Il cristianesimo : Le trasformazioni avute con la diffusione e il consolidamento della religione cristiana come religione dell’impero romano Questi 3 momenti sono visti dall’autore soprattutto per quanto riguarda le implicazioni educative. Questo periodo ha una collocazione geografica molto limitata ovvero il Mediterraneo; per via delle difficoltà di trasporti, di comunicazione tra realtà separate. Quindi c’è una grande differenza tra regioni molto vicine; ciò permise lo sviluppo di culture diverse come Sparta e Atene (costituzione e aspetti educativi totalmente diversi). Il mediterraneo, per molti secoli non è stato pensato come una divisione, infatti i continenti come l’africa erano considerati Europa. Per tutti gli autori che vedremo, è considerata in realtà una zona di passaggio, nella quale le culture si interfacciano; infatti buona parte del medioevo ha una storia Araba e non cristiana, anche se quando si parla di medioevo l’impronta culturale è prettamente cristiana.Il tipo di educazione, diversamente dalla Grecia da Roma e dal cristianesimo, è rivolta a pochi e i destinatari sono una piccola fetta della società. Le cose cambiano dal punto di vista concettuale con l’avvento del cristianesimo, quest’ultimo rappresenta una prima aspirazione universale nei fatti. La base del pensiero cristiano è “siamo tutti figli di Dio quindi ci riconosciamo una dignità di base” nelle culture classiche non riconoscevano una dignità di base ma la acquisivi con lo studio, il lavoro o le guerre. Questi modelli formativi hanno prodotto dei “frutti” che riteniamo indispensabili per pensare l’educazione occidentale. LA PAIDEIA Un’idea, un concetto, un evento o un’istituzione si definisce di lunga durata quando attraversa le epoche trasformandosi ma richiamando nelle sue trasformazioni un qualcosa che è alle sue spalle. La Paideia (elaborato in ambito greco) = è un modello fortissimo e in storia viene considerato un modello di lunga durata. Esistono: Idee di lunga durata Idee di breve durata Eventi di lunga durata Eventi di breve durata Una figura significativa è quella del pedagogo ovvero accompagnatore del bambino che verrà posto al centro del mondo antico. C’è un richiamo alla società come società statica; la maggior parte di queste proposte pedagogiche, non contempla una reale possibilità di miglioramento della classe sociale. La società è organizzata in una certa maniera, ognuno ha il suo posto e il compito di ciascuno è vivere adeguatamente al suo ruolo. L’educazione è quindi differenziata per classi, ruoli, funzioni sociali e per gruppi sociali di appartenenza. Se si è aristocratici si riceve un’educazione aristocratica quindi da un ambito non si passa ad un altro. Il caso Grecia è il più emblematico: si tratta della contrapposizione tra aristoi (eccellenti) e demos (popolo); tra dominanti e dominati. Questa immagine della società rimarrà per molti anni. Fino al basso medioevo, l’uomo non veniva educato in quanto tale, ma in base al suo ruolo all’interno della società. Questa società statica fornì una prima riflessione educativa, su come l’educazione dovesse adeguarsi alle condizioni sociali. Per poi arrivare, nella modernità, all’esaltazione dell’homo Faber come protagonista del mondo moderno. LA GRECIA VIENE DIVISA IN TRE MOMENTI DIVERSI: Grecia arcaica = Grecia fondata precedentemente al 500 A.C. ed è una Grecia in cui l’educazione era veicolata dalla cultura orale e dai grandi poemi mitologici.L’educazione veniva presentata come esempio, si doveva imitare i grandi modelli (tipico delle culture arcaiche). Si tratta di una cultura mitica, dove tutto ciò che non è spiegabile è rimandato all’influenza di forze che non sono sotto il controllo dell’uomo (gli dei). È un’educazione che risponde ai grandi modelli educativi che si sviluppano nella Grecia arcaica ovvero Sparta e Atene. Da un lato una cultura democratica di Atene, basato sull’idea della paideia e dall’altro una cultura più guerresca e tirannica di Sparta, sono modelli educativi diversi: quello di Atene è basato su una formazione del discorso rimandata al privato e non al pubblico, mentre la cultura spartana era basata sulla costituzione la cui scrittura era attribuita alla figura del tiranno ed era comunitaria i bambini venivano presi ed educati in comunità. Grecia classica Grecia ellenistica SOCRATE : Una delle maggiori conseguenze dell’apertura dell’educazione di Atene. fu Socrate che applica il principio di interrogazione e a lui dobbiamo l’invenzione del concetto. Per la prima volta una cultura inizia a pensare che le parole possano indicare dei concetti astratti che fungano da strumento per pensare in senso generale e critico. Il greco si inventa delle forme verbali e di pensiero grazie alla quale si riesce a tenere insieme il generale e il particolare, il dato singolo e l’universale. L’elemento educativo più forte che ci viene tramandato da Socrate è un cambio radicale dell’immagine di educazione. QUARTA LEZIONE - PAIDEIA, GRANDI MODELLI E ELLENISMO La Paideia è un modello educativo che comprende la persona e l’uomo in quanto tale, è un modello che unisce alcune discipline ed è basato tra il rapporto tra allievo e maestro costruito tramite il dialogo. Attraversa diversi momenti e diverse letture.Ci fu poi l’avvento della scuola filosofica dei sofisti che indicano una doppia svolta nella cultura greca: 1. Attenzione quasi esclusiva all’uomo e ai suoi problemi 2. La cultura tradizionale e religiosa sottoposta ad una dura critica; Paideia dei sofisti= molto tecnica. Nasce una cultura diversa, fatta di conoscenze e capacità distinte dalla sapienza del sacerdote, dello scienziato e del tecnico specialista. Questa trasformazione mette in crisi l'ethos tradizionale della polis greca. Se i sofisti semplificano la svolta antropologica dell’educazione sarà Socrate a mostrare la drammaticità e l’universalità di questo processo. Si tratta di un ideale di formazione umana “essa non muove dal singolo ma dall’idea”.L’educazione passa da un’aderenza ad un modello sociale ma ad una interrogazione intorno a questo modello sociale ed è il motivo per la quale lo strumento educativo pensato da Socrate è quello del dialogo e della conversazione: un maestro che conversa con il suo allievo “sei sicuro di quello che dici? Sei sicuro che regge questa spiegazione”. UN’EDUCAZIONE MAIEUTICA Si trattava quindi di tirar fuori il pensiero e radicalizzare il pensiero del singolo. La cultura socratica si scontra contro i miti perché non fanno parte dell’uomo ed è una cosa che la società non prende bene. Quest’ultima gli dà una scelta o la morte o l’esilio. Socrate sceglie la morte perché il suo pensiero era della polis di Atene e solo lì avrebbe avuto senso.Alcuni dei sofisti di cui ci sono arrivati frammenti di opere sono Protagora e Gorgia, sono autori dirompenti della polis di Atene poiché sottolineano un aspetto opposto alla mitologia che aveva formato la precedente educazione. Protagora: l’uomo è la misura di tutte le cose; quindi la cultura che i sofisti trasmettono è basata sui limiti propri dell’essere umano. Significa pensare ad un’educazione che tiene conto solo di quello che può comprendere l’uomo.Per i sofisti ha importanza la padronanza delle arti del discorso; centrarono il loro insegnamento sul permettere agli individui nel destreggiarsi nell’ Agorà cioè la piazza pubblica in cui i greci disputavano questioni civili e individuali. Si tratta della nascita della figura dell’oratore, modello educativo specifico fino ai modelli latini Cicerone e Quintiliani. Padroneggiare le arti del discorso voleva dire potere aver ragione, poter piegare l’opinione del pubblico che ascoltava e di chi doveva prendere delle decisioni. Questo tipo di proposta era radicata all’interno di un perimetro culturale cioè quello della polis. Questo tipo di attitudine lo ritroviamo in Socrate, in Platone, Aristotele e Isocrate. Hanno un’idea centrale che è quella dell’educare il cittadino ad una piena funzione dei suoi diritti. Si tratta di un modello (Socrate e Platone) basato soltanto sulla conversazione. Socrate non ha scritto nulla, mentre Platone si, tra i suoi testi troviamo degli attacchi alla scrittura ripresi da Socrate, perché il rapporto educativo filosofico (philia e sophia= amicizia per il sapere) viene declinato unicamente attraverso il rapporto tra allievo e maestro. L’allievo chiede al maestro e quest’ultimo stimola l’apprendimento e il ragionamento dell’allievo e lo fa individualmente, non attraverso un testo poiché è uguale per tutti. Per Socrate l’unico elemento educativo è quello della conversazione viva. Questa convinzione ci arriva attraverso i dialoghi di Platone messi per iscritto, Platone con Aristotele fonda l’accademia, ovvero un’istituzione per apprendere il sapere e formare gli individui, quindi i testi che Platone propone “dialoghi”che servivano ad invogliare il pubblico ad andare in accademia. C’è, per la prima volta, una differenza tra insegnamento esplicito(dei testi, essoterico) e quello esoterico, riservato agli adepti dell’accademia. LA PAIDEIA DI SOCRATE (470-399 a,C.), raccontata da Platone, si configura come un’azione che il maestro esercita sull’allievo che prende il nome di azione maieutica. È quell’atto attraverso il quale il maestro fa nascere le idee e la conoscenza dall’allievo stesso; il termine proviene dalle ostetriche, che fanno nascere i bambini dalle donne che hanno “generato” il bambino. Si tratta di una pedagogia della coscienza individuale, guidata dalla filosofia. Questo tipo di insegnamento contrappone due elementi: Le opinioni : per Socrate il popolo ha delle idee che non sono idee confermate e che non sono passate nel setaccio della ragione. Il termine greco che le indica è Doxa (opinione). La verità o le idee : per Socrate viene messa in discussione l’opinione ricevuta e tramite il ragionamento si può sovvertire quest’ultima per questo il suo insegnamento per l’opinione pubblica era un insegnamento anarchico (poneva i figli contro i padri=i figli hanno una cultura che metteva in discussione ciò che i padri avevano creduto e su cui si erano basati per creare la polis). PLATONE (427- 347 a.C.), elabora un sistema filosofico che riprende i problemi metafisici, etici, politici e logico-gnoseologici. Con lui questi aspetti si ritrovano nei dialoghi che hanno come scopo la formazione di un vero cittadino critico; sono dialoghi che riguardano la ragione il discorso l’amore e che compongono un corpus di dialoghi (Fedone, Fedro). Offrono una serie di prospettive, per pensare all’individuo, all’educazione e alla società. Un altro corpus è rappresentato da quei testi che non guardano tanto all’individuo quanto alla società (la repubblica e le leggi). FISSA DUE TIPI DI PAIDEIA: 1. Socratica (singola persona): connessa alla formazione dell’anima individuale.Questo modello di formazione, legato alla condizione dell’uomo, del corpo e della doxa (opinione), accentua la drammaticità e l’individualità della paideia; l'obiettivo è quello di riconoscere la spiritualità dell’anima. 2. Politica (società): legata ai ruoli sociali dei soggetti in relazione alle qualità intrinseche della loro natura. Platone scrive La Repubblica è un testo utopico (u-topia=senza luogo) ossia qualcosa che scrivo o immagino, non perché sia realizzata, ma per indicare un ideale che, anche se non realizzabile, sia qualcosa a cui tendere. LA REPUBBLICA è la prima volta in cui un filosofo immagina una società ideale divisa in 3 classi, in cui ognuno ha una funzione: Governanti= aurei e razionali (potere legislativo) Custodi= argentei e coraggiosi (forze dell’ordine) Produttori= ferrei e attivi (chi produce le merci) CON 3 TIPI DI EDUCAZIONE: Formazione speculativa attraverso la dialettica (governanti). Formazione rivolta a favorire lo sviluppo del coraggio e della moderazione. In questa educazione si richiama all’educazione musicale ovvero letteraria e musicale. La loro educazione è in comune sia uomini che donne (custodi). Formazione che avviene sul luogo di lavoro come apprendimento tecnico (governanti). Platone dà la responsabilità di governare ai filosofi, poiché il filosofo è colui che riesce a ragionare razionalmente e a non seguire le opinioni ma immagina cosa sia meglio per ognuno. IL LICEO Platone è anche un precettore, è un elemento che rimarrà nella storia pedagogica; anche Platone educa. Aristotele (384-322 a.C.) fonda un’istituzione educativa: il Liceo(il momento in cui si diventa cittadini= esame di maturità). Si tratta di una scuola di formazione scientifica e filosofica per la quale scrive le sue opere più importanti che sono organizzate in un’enciclopedia del sapere che si apre con l’Organon (testi di logica); si articola in: Metafisica Fisica Anima Politica Poetica Etica LA PEDAGOGIA VIENE RICONFERMATA COME DISCIPLINA FORMATRICE DELL’ANIMA E COME AZIONE CIVILE Vediamo 2 aspetti in questi scritti 1. Trattati sull’anima e l’etica= l’elemento intellettivo è posto al centro della vita psichica e morale: l’uomo deve realizzarsi secondo la propria forma. 2. La politica= l’uomo è sociale, è proprio la politica ad illuminare la posizione aristotelica. La sua concezione dello stato non è utopica ma realistica: non guarda la forma perfetta ma si concentra sul qui ed ora. Compone quindi opere di diverso tipo (lo definiamo grafomane) e le divide in: Opere dedicate ai singoli individui (1) Opere dedicate alla formazione in senso ampio di un contesto civile e politico (2) “L’ETICA NICOMACHEA” Una delle opere più famose dal punto di vista di formazione è si tratta di un testo che si rivolge ad un individuo che è libero, che non è in un regime di schiavitù ed è ricco (non deve lavorare per vivere); la maggior parte delle opere pedagogiche erano opere dedicate a persone. Nella Grecia di Aristotele, gli aristoi/ gli aristocratici, erano unapiccola parte dell’educazione che aveva a disposizione molte persone in situazione di schiavitù; questa condizione permetteva loro di interrogarsi in maniera più distesa sulla vita e su come immaginare un’etica più accettabile. L’Etica Nicomachea sistematizza le virtù dando particolare valore al tema dell’amicizia, che non è un sentimento spontaneo ma che ha delle regole; l’idea che la società si regga anche grazie all’amicizia tra uomini eccellenti attraversa almeno 2000 anni di storia. Aristotele propone una sorta di affresco meno ideale di “repubblica” (nel suo caso è più una sorta di oligarchia), in un testo che si chiama “la Politica”. IL MODELLO ARISTOTELICO non è troppo lontano da quello platonico anche se più realistico e pragmatico. Qual è una differenza netta tra Aristotele e Platone e Socrate? Platone guarda al mondo come ad una rappresentazione dell'iperuranio (idee che sono altrove) = tendenza trascendente (che tende ad andare verso l’alto, verso qualcosa che non è qui presente). Aristotele è razionale e la sua politica parte dalla polis, non immagina una repubblica divisa in 3 categorie, ma immagina un qualcosa di “qui” ed “ora” per gestire quello che vede, la realtà che lo circonda. Il suo stato non è egualitario, distingue il popolo dai notabili che vivono “secondo ragione nell’agio”; si lega quindi ad una società regolarmente divisa in classi.Come Platone, anche Aristotele, fu un precettore; un suo allievo fu Alessandro Magno.Nella visione di Aristotele il tipo di società immaginata si regge sui pilastri di virtù individuale molto forti e su una costituzione della polis in cui vengono trattati tutti gli elementi che servono per il buon funzionamento della società che Aristotele immaginava. UNA PARTE IMPORTANTE DELLA “POLITICA”, L’8° E IL 9° LIBRO, SONO DEDICATI ALL’EDUCAZIONE; IN PARTICOLARE ALL’EDUCAZIONE LIBERALE: ossia quel tipo di educazione che inizia a configurarsi con Platone e Aristotele (Aristotele sistematizza molto di più il modello). Si chiama così perché rivolta ad esseri umani liberi ma che possa essere allo stesso tempo veicolo della libertà. Per i greci l’educazione non serviva per dare delle competenze professionali (acquisite tramite la pratica in bottega). Per l’ambito legislativo e per la teologia assieme alla letteratura (grammatica e dialettica) erano ambiti che richiedevano uno studio “non servile”. Non servile= Non servivano a qualcosa di esterno alla materia ad esempio studiare la dialettica non, mi rende un buon avvocato ma mi rende uomo. LA SUA PAIDEIA È LA CORREZIONE EMPIRICA DEL MODELLO PLATONICO. Sono chiamate arti liberali per il loro valore intrinseco di umanità ovvero di rendere l’essere umano più essere umano.La musica ha un ruolo educativo enorme, il modello coreutico sposa l’attività fisica e la musica. È anche argomento di tutto un libro de “la politica” di Aristotele; poiché non erano materie astratte ma fungevano a formare i cittadini. Le arti liberali sono 7 sono divise in: Trivio= è l’ambito delle discipline umanistiche (grammatica, retorica e dialettica). Ha delle regole che possono essere apprese in materia teorica ma devono essere confrontate con la realtà. Quadrivio= è l’ambito delle discipline scientifiche(aritmetica, geometria, astronomia e musica). Posso sapere se un’operazione è giusta perché mi basta il puro ragionamento; non serve confrontarle con la realtà, non serve una prova pratica. ISOCRATE (46-338 a.C.), si contrappone al modello socratico e platonico, di ispirazione retorico-oratoria e grammatico-letteraria. Nella sua scuola la formazione dell’oratore durava 4 anni e comprendeva l’insegnamento della dizione, dello stile e di una “filosofia della vita pratica” che lo allontanava dai sofisti. Si fissa l’organizzazione del discorso in 4 parti: 1. Proemio 2. Narrazione 3. Dimostrazione 4. Perorazione LA PAIDEIA ISOCRATICA è una paideia del logos come “parola creatrice di cultura”; il suo modello sarà famoso nell’ellenismo.Isocrate ebbe più influenza rispetto agli altri, anche nel contesto latino. Si inserisce in una tradizione composita che deriva dai sofisti, anche se ne offre una lettura diversa tanto da arrivare a scrivere contro i sofisti stessi. Il suo modello è quindi basato sulle arti del discorso, i sofisti prevedono una pura tecnica delle arti del discorso, il problema di questo metodo è che rimaneva fuori l’etica. Per Isocrate chi apprende le arti del discorso deve seguire un percorso di formazione sull’etica e la morale; quindi di esplicitare i propri convincimenti, con lo scopo di convincere, ma di farlo attraverso principi morali. Questo modello verrà codificato in epoca romana in un’espressione celebre “vir bonus vicendi peritus” = l’uomo buono è esperto nel parlare Vir e non omo perché in accezione latina si intende “uomo virtuoso”.Questo modello educativo fu quello utilizzato per pensare l’educazione nell’età latina. LE DUE OPERE PIÙ IMPORTANTI DI CICERONE furono dedicate alla figura dell’oratore, ovvero al personaggio che doveva essere lo snodo dell’attività politico-legislativa dell’impero romano. Uno dei primi trattati pedagogici della nostra tradizione è quello di Quintiliano intitolato “istituzione oratoria” ovvero la formazione dell’oratore.Queste 3 opere: 1. Istituzione oratoria (Quintiliano) 2. Orator(Cicerone) 3. De oratore (Cicerone) riprendono il modello Isocrateo lo adattano al contesto latino e ne fanno un’elevazione a potenza, cioè li rendono modelli molto ampi e cercano di comprendere gli elementi che servivano sia da un punto di vista educativo sia per un punto di vista didattico; introducendo anche un elemento ovvero la tradizione di un luogo comune.I luoghi comuni erano quei presupposti attraverso i quali conoscevo la società alla quale mi rivolgevo. Grazie a questi autori che questa tradizione prende corpo diventando la tradizione pedagogica per eccellenza della formazione degli aristocratici, fino all’umanesimo e il rinascimento.Socrate, Platone, Aristotele e Isocrate hanno un altro modello ovvero quello di Ippocrate, il padre della medicina. IPPOCRATE (V sec a.C.) propone anche lui un’educazione basata sulla dimensione del corpo, però fu importante perché con il riferimento ad Ippocrate nei secoli permise di arrivare all’espressione latina “men sana in corpore sano” = mente sana in un corpo sano ossia era importante curare il corpo al fine di avere un intelletto allenato. Si tratta di un aspetto che si oppone al logos metafisico e si richiama al principio della metis.Questa tradizione non era presente in Platone. LA PAIDEIA DIVENTA UN PROCESSO IN CUI L'INTERVENTO DEL SOGGETTO UMANO È GUIDATO DA RAZIONALITÀ Tutti questi modelli erano pensati per il contesto della polis, dallo sviluppo di questi autori (V-IV sec. A.C.) subito dopo avviene l’espansione dell’impero dell’ellenismo, grazie alle conquiste di Alessandro Magno (Grecia Ellenica). L’ELLENISMO coincide con il periodo di sviluppo dell’egemonia della cultura greca in cui nasce e si afferma un modello di cultura fondato sull’Humanitas (valorizzazione dell’umanità attraverso l’assimilazione della cultura) età in cui si delinea una cultura scientifica periodo in cui si vede un netto declino della polis e la nascita di monarchie territoriali burocratiche si attua anche l’affermazione dell’individualità di un soggetto che si riconosce come uomo e non più come cittadino. In campo filosofico si delinea una stagione che elabora un pensiero di impianto antropologico scandito in logica, fisica, etica e ricerca della “vita buona” (indicata nella figura del “saggio”: colui che limita i propri bisogni esercita una meditazione costante e ricerca la felicità attraverso l’ascesi.Cambia tutto, poiché il contesto a cui si riferiscono gli autori non è più quello di Atene bensì di un impero che necessita di altri strumenti per educare popolazioni distanti tra loro, il modello non può essere del perfetto cittadino dell’Atene quando i possedimenti arrivano dall’africa alla parte superiore dell’Europa. PER QUESTO NASCONO SCUOLE EDUCATIVE CHE PREVEDONO UN TIPO DI ATTEGGIAMENTO COMPLETAMENTE DIVERSO: Stoicismo/ Epicureismo = nasce l’idea di cosmopolitismo.Uno degli insegnamenti più noti dello stoicismo è la capacità del distinguere le cose che dipendono da noi da quelle che non dipendono da noi. Cosa dobbiamo fare per vivere bene? Viltà= Non preoccuparsi delle cose che non dipendono da noi Follia= Preoccuparci delle cose che dipendono da noi Scetticismo = il padre fu Pirrone di Elide e questo autore raccomanda come virtù della sua scuola l’epochè ovvero la sospensione del giudizio. La virtù non è più trovare la verità ma accettare e avere la forza di rimanere in dubbio. Lo scetticismo mette in crisi ogni ricerca della verità esaltando la “sospensione di giudizio” e l’afasia. L’aspetto più importante è che tutte e 3 le scuole pensano a un soggetto che oramai è cosmopolita, che può vivere quindi ovunque e non più solo nella polis; prevedono una duttilità dell’individuo maggiore. QUESTE SCUOLE FILOSOFICHE CERCANO DI IMMAGINARE UN’EDUCAZIONE CHE FU DEFINITA “INDIVIDUALISTA” : Pensata per i soggetti che non sanno qual è il contesto politico in cui andranno a vivere, devono poter essere cittadini del mondo (cosmopolitismo). LA PAIDEIA VIENE INTESA COME COSTRUZIONE DI “UNO SPIRITO COMPLETAMENTE SVILUPPATO”, CHE SI FA “PERSONA”: Al centro dell’itinerario pedagogico ellenistico si colloca la formazione etica e del carattere quindi qualunque individuo appartiene ad un contesto ma non è detto che quel contesto sia quello a cui lui debba far riferimento in tutta la sua vita. Questa evoluzione di pensiero permise alla cultura romana di evolversi dalla Roma arcaica a quella classica. QUINTA LEZIONE - ROMA E L’EDUCAZIONE, IL CRISTIANESIMO C’è un processo importante da ricordare quando si pensa a Roma: “Roma conquistando la Grecia è stata conquistata”. Attraverso questo contatto, Roma entrò nell’orbita dell’ellenismo e su quel modello di saperi e arti riorganizzò la propria identità culturale. Nel momento in cui Roma si espande la cultura greca entra nella mentalità romana e diventa il punto di distinzione tra: - Romani colti - Romani incolti LA PEDAGOGIA CON LA NOZIONE DI HUMANITAS Gioca un ruolo di centro ottico della cultura; già a partire da Cicerone si ha la nascita di una pedagogia in senso proprio. Varrone interpreta il sapere liberale come un’enciclopedia, Quintiliano assegna il ruolo formativo alla retorica, Epitteto, Seneca e Marco Aurelio delineano un modello di pedagogia stoica che culmina in un processo di autoeducazione etica. MARCO TERENZIO VARRONE (116-27 d.C.) è importante perché è l’autore di “Disciplinarum libri novem”; in questo testo viene codificata la divisione tra Trivio e Quadrivio. Il suo era un modello di educazione erudita. PLINIO IL VECCHIO (I sec d.C.) autore di “Naturalis Historia” è importante perche è uno dei primi testi che cerca di spiegare/ classificare il mondo naturale con spiegazioni a volte fantastiche o poco scientifiche. L’idea era quella di fare una prima enciclopedia della natura. In più afferma anche il valore dell’osservazione e della raccolta delle diverse fonti. Avrà un’influenza enorme fino al 1600. MARCO FLAVIO QUINTILIANI (35-95 d.C.) è l’autore di "Institutio Oratoria" è un testo fondamentale perché è una delle prime volte che l’autore, doveva immaginare l’educazione di una figura specifica come l’oratore, decide di procedere non solo per grandi principi ma anche con un approccio didattico; con l’idea di poter educare a seconda dei momenti della vita strutturando l’educazione in maniera sistematica e progressiva. Sono 12 i libri dell’“Institutio Oratoria” la maggior parte dei quali tratta l’insegnamento della retorica e gli altri l’educazione in generale. Richiamando a Cicerone, viene tracciato quel modello importante del “vir bonus, dicendi peritus” cioè la figura dell’oratore esperto nell’argomentare, a questo punto all’interno del Foro e non più nell’ Agora, ma allo stesso tempo formato anche nella virtù. Questa tradizione si accompagna alla tradizione stoica che ebbe successo a Roma (il primo autore che viene in mente è Seneca). EPITTETO (50-138 d.C.) è autore di “manuale” in cui elabora un percorso per permettere all’uomo inoltre si trova la distinzione tra ciò che dipende o meno da noi. I manuali erano quei testi che bisognava tenere sempre sotto mano, non ero pensati per essere letti e “dimenticati”. Il contenuto non era riassumibile in un solo concetto, ma era un testo a cui si ricorreva in contesti di incertezza. Il termine manuale dipende dall’idea di averlo sempre a disposizione. LUCIO ANNEO SENECA (4 a.C.- 65 d.C.) autore di “Epistulae ad Lucilium-le lettere a Lucilio” si tratta di un percorso di educazione “a distanza” poiché basato sull’invio di lettere a Lucilio (il figlio)da Seneca come maestro. Sono lettere che trattano momenti dell’esistenza di Lucilio, dei sui problemi da affrontare: problemi etici e culturali. Si trovano delle metafore educative come quella delle api la “mielificazione”.Mielificazione (metafora delle api) = si tratta del processo con il quale le api fanno il miele. Lucilio non sapeva scegliere quale stile adottare nella scrittura e a quali autori riferirsi. Seneca gli dice “devi imitare le api”: le api vanno di fiore in fiore, prendono il polline, lo mangiano, lo digeriscono e fanno qualcosa di completamente diverso da quello che avevano preso, ovvero il miele. Lui doveva fare la stessa cosa, nutrirsi di elementi differenti, trasformandoli in cose diverse da dare al mondo, perché altrimenti non sarebbe stata educazione.A questa metafora si contrappone quella degli uccellini: per dar da mangiare ai piccoli prendono i semini e li portano così come sono. (qui non avviene l’interiorizzazione delle informazioni). MARCO AURELIO (121-180 d.C.) imperatore romano ma grande autore dell’opera di una vita “le memorie o i ricordi” scritta in Greco (per via della potenza della cultura greca grazie al quale si può dire “la Grecia sconfitta sconfisse Roma).Manifesta la sensibilità di un individuo inquieto e profondo, che scandaglia sé stesso alla ricerca dell’equilibrio e della saggezza, di cui è maestra la filosofia. Attraverso questo testo l’autore si auto educa.Questi autori trasformano la paideia greca in qualcosa di molto diverso, cioè nell’ “humanitas” l’idea di cultura dell’animo e dell’essere umano in senso ampio che si ottiene attraverso varie discipline facendo retrocedere l’ethos. Quelli che erano gli studi liberali greci diventano “studia humaniora”. LO SPIRITO PRATICO DELLA CULTURA ROMANA LI PORTÒ AD UNA SISTEMATICA ORGANIZZAZIONE DELLE SCUOLE, DIVISE PER GRADI: 1. Elementari= rivolte a dare l’alfabetizzazione primaria con la lettura, la scrittura e con il calcolo. 2. Secondarie/di grammatica= si apprendeva la cultura nelle sue diverse forme: musica, geometria, astronomia etc. 3. Scuole di retorica= che coltivavano lo studio dei testi letterari. Nella cultura greca le attività manuali erano viste con grande sospetto, anche se di grande pregio come gli scultori; a Roma questo atteggiamento è stato modificato anche se erano comunquedi minore importanza rispetto le altre attività. Fondarono quindi la prima scuola professionale che mira alla specializzazione soprattutto della medicina.Uno stigma che rimane però per molto tempo che si abbandona a Roma (lettere di Michelangelo “io non sono uno scultore, perché loro si stancano, sudano e questo è poco nobile; io sono molto bravo nel fare le statue ma non perché le faccio ma perché le penso, cioè il vero atto creativo è immaginare ciò che tirerò fuori dal marmo). Istituirono poi i collegi o corpora che formavano i nuovi maestri, scuole come le caste sacerdotali o quelle dell’esercito: - Casta sacerdotale= dove si formava il sacerdote avviandolo a un ruolo di mediatore sociale del sacro. - Collegium= dove si formavano i soldati addestrandoli al mestiere delle armi. Si trattava di un mondo chiuso e isolato, a volte per necessità, che elabora un proprio linguaggio: sermo militaris La diffusione del modello latino e una mancanza di appartenenza. MARZIANO CAPELLA (prima metà del V sec d.C.) autore di “De nuptiis philologia et Mercurii” (le nozze filologia e Mercurio) che celebra le arti liberali, non più legate all’idea di essere umano ma erano fatte con il convincimento che potessero aiutarci a vivere, non erano formali.La filologia è la disciplina relativa alla ricostruzione e alla corretta interpretazione dei documenti letterari di una determinata cultura. CON IL TEMPO LE DISCIPLINE COMINCIANO A DIVENTARE PRETTAMENTE FORMALI L’arrivo del cristianesimo fu una vera e propria rivoluzione, la cultura cristiana si costituisce come frattura nella storia dell’Europa. Si tratta dell’affermazione di un nuovo “tipo” di uomo, che modella la visione della società e i comportamenti collettivi reinventando: La famiglia (fondata ora sull’amore) Il lavoro (abolizione del disprezzo per i lavori “bassi” o manuali La politica (si ispira a valori etico-sociali di egualianza; vedendo il dovrano come un padre) Nasce un nuovo modello di società ispirata e sorretta dai valori del vangelo che trova nella Chiesa il suo ideale-guida (si tratta quindi di una società basata su rapporti di fratellanza e di civiltà oltre che di eguaglianza). Si configura come rivoluzione culturale a partire da una situazione di minorità, significa che il cristianesimo prima era una religione contestata e perseguitata dall’impero (politeista), era quindi una religione militante; cosa che si nota nei testi. Tutto ciò stabilì una rottura con il mondo antico e questo è un altro aspetto che ebbe un forte impatto; ovvero quello della volontà sistematica di invertire alcuni dei valori della civiltà classica, greca e romana, che avevano come punti di riferimento degli aspetti prossimi a dei valori guerreschi (coraggio, vendetta, l’idea di eros come specchio di quello che gli dei facevano, non di religione). Nel cristianesimo dei vangeli, più che il quello del vecchio testamento, questi valori furono specularmente ribaltati; se da un lato c’era un culto della forza e della vendetta il cristianesimo contrappone a questo il “porgi l’altra guancia”, “ama il tuo prossimo come te stesso”. Si pensa già inizialmente come universale, parla all’essere umano in quanto tale, ma in realtà solo sulla carta perché esiste anche l’infedele; sulla carta siamo tutti figli di Dio. Anche l’amore cambia, non è più qualcosa di soltanto umano, ma è specchio dell’amore di Dio: “amatevi come io vi amo”.Tutti questi aspetti, portano a riscattare la figura dell'infanzia perché si possono trovare anche in quest’ultima, a differenza di quelli greci perché trattava soprattutto la maturità. Sarai veramente cristiano se accetterai la tua sofferenza perché c’è un altro regno in cui tu sarai premiato. Ha un’influenza potentissima nell’educazione (l’ingentilimento dei costumi).Il primo aspetto più evidente del vecchio testamento: o si va all’inferno o al paradiso non esisteva una via di mezzo come il purgatorio. Bastava un solo peccato capitale per andare all’inferno e per andare in paradiso bisognava aspettare l’apocalisse ovvero il ritorno di dio Sulla terra, che avrebbe salvato le anime dei peccatori.Perché questa visione? Perché si pensava che la fine del mondo era vicina almeno fino agli anni mille (millenarismo). Questa visione della religione che riassume educazione e cultura era una novità per la cultura Europea. I miti non ci dicevano come scrivere mentre la religione cristiana sì. La riduzione delle arti alla teologia= tutte le arti viste finora venivano trasportate nella cornice teologica: si apprende sui testi sacri quel po' che serve di ogni arte liberale nella misura in cui ci fanno capire i testi sacri. È NECESSARIO SOFFERMARSI SU 4 TESTI: I vangeli=sono evidenti alcuni aspetti fondamentali dell’educazione cristiana: a) Guidata da un maestro-profeta (Cristo). b) La comunità (apostoli e discepoli) che caratterizza la formazione del cristiano. c) L’amore diventa il centro di tutta l’educazione; l’amore verso Dio e verso il prossimo, sentito come “sé stesso”. Concetto che oltrepassa le due concezioni classiche dell’amore come eros e filia. Le lettere di San Paolo= documento cofondatore del cristianesimo. Importante perché sono un tentativo di educare le comunità distanti attraverso parole molto dure, combattive (poca tolleranza per gli infedeli). Qui appare un’altra visione del messaggio cristiano: più drammatica, più inquieta, passata attraverso il filtro della cultura ebraica. Emergono 3 aspetti: 1. Dualismo anima/corpo 2. Condanna della corporeità 3. Si nota anche l’esaltazione del Cristo come modello dell’uomo rigenerato dalla Buona Novella. L’apocalisse di Giovanni= importante perché avvicina l’importanza della fine dei tempi come prossima. Tutto ciò spinge il cristiano ad andare contro ed oltre il tempo storico. Gli atti degli apostoli= pone al centro l’azione educativa delle prime comunità cristiane: la rigenerazione interiore, la carità/solidarietà, l’eguaglianza. IL MAESTRO Una figura che rivoluziona è quella del maestro, per il cristianesimo il primo maestro è cristo (pastore di anime) ha un sintagma “ad immagine di Cristo”. Il maestro è buono, dolce, prima il maestro poteva umiliare i suoi allievi. Nel periodo che va dalla morte di cristo all’epoca costantiniana la chiesa organizza le proprie pratiche educative; sono i primi gruppi cristiani a fissare i riti della preghiera in comune. La chiesa svolge anche un’azione educativa su tutta la comunità, sostituendo sempre di più il potere civile, prima affiancandosi ad esso, poi prendendone il posto e giocando il ruolo di regolatore formativo e amministrativo. Tutto ciò porta la chiesa di Roma a delineare la propria supremazia sulle altre chiese anche per via del legame con il centro dell’impero. SANT’AGOSTINO: il suo pensiero fu una sintesi organica della patristica e un punto di continuità tra cultura antica, pensiero greco e Cristianesimo. Nacque nel 354 d.C. e morì nel 430 d.C. nasce da un padre pagano e da una madre cristiana, figlio di due culture diverse. Educato all’inizio dalla cultura classica e grazie all’influenza della madre si converte e questa conversione viene narrato in prima persona. Non si tratta più di un semplice obbligo “nasco in Grecia e ho una cultura classica”, ma sento in me un’aspirazione attraverso il contatto con la cultura di mia madre, non dimentico ciò che ho appreso ma porto le due radici culturali dentro me stesso. Si appropria della cultura classica e la innesta in quella cristiana.Una delle opere più imponente è “decilitate dei” visione utopica che riprende le idee della civiltà di Platone sotto lo sguardo di dio, un’altra opera è il "de magistro".Questo tipo di unione comporta anche un convincimento che non era quello del primo cristianesimo: l’idea che un’interrogazione di un individuo rispetto alla propria interiorità ci potesse consentire di trovare la verità (idea socratica e platonica). Agostino invece dell’idea dell'iperuranio, al nostro interno se scrutiamo con attenzione troviamo dio, noi conteniamo dio, la scintilla di verità che è l’influenza divina. Non è fede ma Dio. “non andare fuori di te, devi rimanere in te stesso”. Questo nuovo modo di guardare gli esseri umani caratterizzò almeno 1200 anni della nostra cultura, perche per la prima volta, l’Europa e tutto l’impero romano aveva una stessa religione e una stessa lingua. L’universalità Greca era collocata in una città, mentre quella cristiana in un impero. SESTA LEZIONE - INGRESSO NELL'ETÀ MEDIEVALE Il termine “Alto Medioevo” si riferisce alla prima fase di questo periodo storico, iniziato convenzionalmente nel 476 d.C. con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Da questa data si snoda un millennio complesso, che durerà fino al XV secolo circa, quando la scoperta dell’America segna un cambiamento radicale nel mondo. L’età medievale è comunemente suddivisa in due grandi fasi: l’Alto e il Basso Medioevo. L’Alto Medioevo rappresenta l’epoca più remota e drammatica, caratterizzata dalla fine dell’unità politica romana e dall’avvento delle invasioni barbariche. Questo periodo di 1000 anni segna una profonda trasformazione culturale, sociale e, soprattutto, educativa. IL MEDIOEVO COME SNODO EDUCATIVO PER L’EUROPA Dal punto di vista educativo, il Medioevo è uno snodo fondamentale nella storia europea, in cui si gettano le basi di molte delle istituzioni educative che influenzeranno la pedagogia per secoli. In questo contesto, l’educazione viene principalmente controllata dalla Chiesa, che detiene il potere spirituale e temporale. La Chiesa, dunque, non solo cura la formazione del clero ma anche quella della classe dirigente, esercitando così un’influenza determinante sulla struttura educativa. LA RES PUBLICA CHRISTIANA E L’UNITÀ CULTURALE Il Medioevo è caratterizzato dalla costruzione della “res publica christiana”, o Repubblica cristiana, che trasforma l’Europa in una comunità politica e territoriale unita dalla religione cristiana. La religione monoteistica non si limita più a essere una scelta personale delle prime comunità cristiane, ma diventa il centro del potere, con la Chiesa che si fa portatrice di autorità sia temporale che spirituale. Questo influenza ogni aspetto della vita, inclusa l’educazione, imponendo una forte matrice cristiana. L’EDUCAZIONE NELLA SOCIETÀ FEUDALE Nel corso dell’Alto Medioevo si assiste a un ripiegamento culturale e alla nascita della società feudale, segnata da lunghi periodi di crisi, invasioni barbariche e carestie. Questo porta a un generale arretramento culturale e a una condizione di chiusura che si riflette anche nel campo educativo. L’uso del termine “medievale” in senso dispregiativo nasce proprio dalla percezione di un’epoca oscura e involutiva, nonostante la complessità e la varietà che contraddistinguono questo lungo periodo. LA FRATTURA LINGUISTICA E CULTURALE TRA ORIENTE E OCCIDENTE Con l’Alto Medioevo si verifica l’interruzione dello studio di altre lingue che non siano il latino. In particolare, vengono abbandonate le lingue greca e araba, un tempo studiate nelle aree colte dell’Impero Romano. Questo cambiamento produce una frattura culturale tra Oriente e Occidente che prima non esisteva. Fino alla diffusione del cristianesimo, infatti, i letterati conoscevano non solo il latino ma anche il greco. Con la progressiva ascesa del cristianesimo, tutto ciò che non apparteneva strettamente alla sfera latina e religiosa cominciò a essere rifiutato, fino a cadere nell’oblio. Un ulteriore cambiamento significativo riguarda i supporti per la cultura. Durante l’Alto Medioevo, si passa gradualmente dalle pergamene alla carta, anche se quest’ultima è costosa e disponibile quasi esclusivamente nei monasteri e nelle abbazie, unici luoghi dove si conservava il sapere. Gli amanuensi, spesso non istruiti nel greco e in altre lingue antiche, copiando i testi lavoravano meccanicamente come “fotocopie umane”. Questa situazione portava a omettere e saltare parti dei testi, specialmente quelle in greco, che non riuscivano a trascrivere e comprendevano con difficoltà. In alcuni casi, per colmare queste lacune interpretative, si forzava un’interpretazione cristiana dei testi antichi. IL MILLENARISMO Durante l’Alto Medioevo, il livello culturale del clero subì un drastico abbassamento. Questo periodo fu caratterizzato anche dal diffondersi del millenarismo, una credenza secondo cui il mondo sarebbe giunto alla fine nell’anno 1000. Tale convinzione, molto radicata e pervasiva, influenzò ampi strati della popolazione. Intere regioni venivano abbandonate a se stesse, poiché si pensava che il mondo sarebbe presto scomparso. Questa paura venne superata solo con il superamento stesso dell’anno 1000, quando il mondo non finì, come molti avevano temuto. Con il nuovo millennio si chiuse l’epoca del millenarismo e iniziò invece una fase di rinnovamento culturale, anche grazie a condizioni climatiche migliori e alla fine delle grandi invasioni barbariche. IL RINASCIMENTO CAROLINGIO E LA RIFORMA EDUCATIVA Dall’anno 1000, si apre un periodo di “rinascita anticipata” conosciuto come Rinascimento carolingio, un processo di rinnovamento culturale e sociale promosso da Carlo Magno. Questo rinnovamento influì fortemente sull’educazione: Carlo Magno impose che i membri del clero dovessero almeno saper leggere e scrivere, una rivoluzione culturale che cambiò profondamente la società. La conoscenza non era più ristretta a pochi eletti, ma cominciava a diffondersi tra coloro che detenevano potere e responsabilità. L’AFFERMAZIONE DELLA BORGHESIA Nel Basso Medioevo, periodo che va dal 1000 fino al 1492 (data della scoperta dell’America), la società europea assistette alla nascita e all’affermarsi di una nuova classe sociale: la borghesia. Questa nuova classe, basata sull’attività mercantile e sul miglioramento della propria condizione, necessitava di un tipo di educazione pratica e tecnica per sostenere le proprie ambizioni. A differenza delle classi statiche del clero e dell’aristocrazia, la borghesia rappresentava una classe dinamica, capace di cambiare il proprio status attraverso intraprendenza e competenze pratiche. L’espansione del commercio e la necessità di gestire attività economiche richiedevano competenze in ambito matematico, economico e legale. Per soddisfare questa nuova esigenza formativa si avvertì il bisogno di una struttura istituzionale in grado di trasmettere tali conoscenze. LA NASCITA DELL’UNIVERSITÀ Le prime università nacquero nel corso dell’XI secolo come risposta al bisogno di una formazione tecnica e professionale. La loro istituzione non derivava da un decreto papale o imperiale, ma nasceva spontaneamente nelle città, su iniziativa dei cittadini stessi. Le università si sostenevano attraverso le tasse degli studenti, a differenza delle università moderne. Queste istituzioni erano indipendenti e il loro funzionamento si basava unicamente sui contributi economici degli studenti. Le prime università offrivano tre facoltà principali, corrispondenti alle professioni più richieste: medicina, legge e teologia. Per accedere all’università, gli studenti dovevano frequentare prima un ciclo di studi preparatori nelle “arti liberali”. Al termine degli studi, si otteneva la laurea; per insegnare in università era invece richiesto il dottorato. Le università europee, pur con le loro specificità locali, condividevano gli stessi programmi e testi, favorendo una cultura omogenea a livello continentale. METODO DI INSEGNAMENTO Poiché i testi scritti erano rari, l’insegnamento si svolgeva principalmente in forma orale. Il maestro leggeva e commentava i testi a tre livelli: letterale, interpretativo e teologico. Seguiva una sessione di "quaestiones" con domande predefinite per stimolare la riflessione. Gli studenti, spesso più ricchi dei docenti, appartenevano agli strati più alti della società, e ciò contribuì alla nascita di una cultura universitaria caratterizzata anche da un certo spirito critico e satirico nei confronti dei docenti. L’organizzazione degli studi prevedeva corsi ordinari obbligatori e corsi straordinari a scelta, per i quali gli studenti pagavano singolarmente. Gli studenti si raggruppavano in “nationes”, ovvero comunità basate sulla provenienza geografica, ciascuna con un proprio rettore. L’università non rappresentava solo la trasmissione del sapere, ma anche l’autorità culturale e morale della Chiesa, in un rapporto di sostegno reciproco. Il termine “università” indicava non solo l’universalità del sapere insegnato, ma anche il riconoscimento dell’istituzione come soggetta a un’autorità universale, ovvero la Chiesa o l’Impero. Ogni università, per essere legittimata, necessitava di una bolla pontificia o imperiale. Col passare del tempo, tuttavia, iniziò a emergere una sensibilità critica che portò studiosi e docenti a interrogarsi sui testi e a mettere in discussione le autorità, promuovendo un ambiente intellettuale meno dogmatico e più aperto al pensiero indipendente. LA SCOLASTICA: UN MOVIMENTO CULTURALE FONDAMENTALE La scolastica fu un movimento culturale di grande importanza, spesso riassunto con l’espressione “nani sulle spalle dei giganti.” Questo concetto rifletteva l’idea di autorità e la riverenza verso il sapere del passato. Affermare che siamo nani sulle spalle dei giganti significava riconoscere la grandezza degli autori antichi, ammirarne la sapienza, e riconoscere che, stando sulle loro spalle, potevamo vedere più lontano. Questo atteggiamento verso il passato non era solo un omaggio, ma un invito a sviluppare una prospettiva culturale che permettesse di crescere attraverso lo studio.La scolastica fu sostenuta dai “clerici vagantes”, studenti che, nel percorso per ottenere il dottorato, si spostavano tra le università europee. Nonostante i pericoli del viaggio, come la presenza di briganti, si percepiva l’Europa come uno spazio uniforme per lingua e religione, che permetteva il confronto e la circolazione delle idee. Questa libertà di movimento contribuì a diffondere innovazioni culturali e intellettuali, arricchendo il sapere comune. La scolastica si sviluppò come un metodo di analisi rigorosa dei testi della tradizione, strutturando un sistema di interrogazione che mirava a comprendere le fonti con un approccio, potremmo dire, disincantato. Uno dei suoi elementi caratterizzanti fu l’uso delle fonti arabe per interpretare la filosofia greca, specialmente Aristotele. Non solo i testi arabi erano fondamentali per accedere al sapere greco, ma si sviluppò anche un metodo di recupero rispettoso del pensiero pagano, integrandolo nel cristianesimo senza stravolgerlo. Tommaso d’Aquino, con la sua “Summa Theologica”, rappresenta uno degli esempi più alti di questa integrazione: un’opera monumentale che commenta Aristotele, senza forzare il pensiero dell’autore greco ma cercando di capirlo nel suo contesto originario. IL PASSAGGIO DALLA SOCIETÀ FEUDALE ALLA SOCIETÀ COMUNALE Con autori come i maestri di Chartres e Giovanni di Salisbury, si diffonde la metafora dei “nani sulle spalle dei giganti.” Questo periodo storico corrisponde alla trasformazione della società da feudale a comunale. Le città cominciavano a essere centri di opportunità economiche, attraendo popolazioni dalle campagne e offrendo la possibilità di migliorare la propria condizione sociale. Si sviluppò così una cultura cittadina che richiedeva nuove conoscenze e una diversa educazione, preparando il terreno per il Rinascimento del XIV secolo. L’EREDITÀ DI AGOSTINO E L’INTERROGAZIONE DEI TESTI SACRI Autori come Agostino, che con il suo “De Magistro” aveva esplorato tematiche complesse, influenzarono profondamente la cultura del periodo. Nell’università, il ritorno di una cultura critica e di interrogazione dei testi divenne sempre più evidente, mettendo in discussione le autorità tradizionali e favorendo un risveglio intellettuale. L’Italia, a partire dal XIV secolo, vide un’accelerazione culturale senza precedenti, divenendo il cuore pulsante della cultura europea, grazie anche alla possibilità di interrogare i grandi testi delle autorità con maggiore libertà. LA TRASFORMAZIONE DELLA CHIESA E IL GIUBILEO DEL 1300 Un altro cambiamento significativo si verificò nel 1300 con il primo Giubileo, che segnò una trasformazione della Chiesa. Questo evento era importante anche dal punto di vista educativo, poiché permetteva di ottenere indulgenze attraverso specifiche pratiche religiose. Nacque così il Purgatorio, un concetto che rifletteva una mentalità ormai radicata in una visione mercantile e associata al commercio delle indulgenze. “Lucrare le indulgenze” significava ottenere una riduzione delle pene in Purgatorio tramite preghiere, opere di carità o donazioni. Questo sistema avrebbe portato, nel tempo, a una crescente critica da parte dei fedeli e fu uno dei motivi della Riforma protestante di Martin Lutero nel 1517.Questa stagione vide anche l’emergere di sensibilità verso forme eterodosse di fede, che divennero note come “le grandi eresie”. Diverse interpretazioni dei testi sacri cominciarono a diffondersi, suscitando reazioni da parte della Chiesa che si troverà, all’inizio del Cinquecento, a fronteggiare il fenomeno della Riforma protestante. LE TRE CORONE FIORENTINE: DANTE, PETRARCA E BOCCACCIO La nuova stagione culturale fu simboleggiata dalle tre grandi corone fiorentine: Dante, Petrarca e Boccaccio. Dante, con la “Divina Commedia”, rimane l’autore più noto, ma scrisse anche opere altrettanto importanti come il “Convivio”. Quest’opera riprende la tradizione del simposio platonico, proponendo una riflessione su temi etici, servendosi della filosofia aristotelica, trasmessa attraverso Tommaso d’Aquino. Dante, infatti, per spiegare le virtù che riteneva essenziali per una società ideale, non si basa solo sulla Bibbia, ma su Aristotele, elencando dodici virtù che vengono adattate al contesto medievale, trasformando la nobiltà e la conversazione della polis greca nei valori propri del Comune e della corte.Tutte queste trasformazioni culturali segnarono profondamente la sensibilità e l’educazione del periodo. Dante rappresenta un esempio straordinario di come la costruzione di un’identità colta potesse essere realizzata attraverso l’interazione con testi classici e medievali, con una visione in cui si cercava di definire la società ideale attraverso l’educazione e la trasmissione dei saperi. Il suo “Convivio” è emblematico di questa visione: un’opera che, pur radicata nel cristianesimo, si rivolge all’etica di Aristotele come guida per delineare le virtù necessarie per la vita civile, ponendo le basi per una concezione di educazione che guardava al passato con rispetto ma con un occhio rivolto al futuro. I PROTO-UMANISTI Petrarca è considerato uno dei primi proto-umanisti insieme a Dante, ossia un umanista ancor prima che l’umanesimo si fosse realmente sviluppato. Questa posizione implica non solo un differente rapporto con la cultura classica, ma anche un nuovo approccio verso i testi antichi. Petrarca fu uno dei pionieri nella riscoperta dei codici antichi, avviando un lavoro di recupero dei testi originali dalle abbazie. In un certo senso, questi intellettuali agivano come archeologi: si addentravano nei sotterranei delle abbazie alla ricerca dei codici originali. Un esempio importante è il ritrovamento da parte di Petrarca delle lettere ad Attico di Cicerone, che trascrisse e diffuse per corrispondenza. Fu proprio a imitazione di Cicerone che Petrarca scrisse le sue “Lettere familiari” e “Lettere senili”, con una prefazione che richiamava quella dell’autore romano. Egli stesso si definiva il padre dell’umanesimo. Petrarca riprese vari stilemi della cultura classica nelle sue opere, tra cui il “Secretum,” ispirato a Sant’Agostino. Qui affronta il tema dell’ascesi spirituale e della giusta religione, concludendo che, in quanto uomo, non può raggiungere certezze assolute. La sensibilità di Petrarca influenzò anche Boccaccio, che ne condivise alcune tematiche nel "Decameron". Il “Decameron” è strutturato come un banchetto in cui si raccontano storie, ambientato in un raffinato contesto di corte. Boccaccio e Petrarca erano amici, e Boccaccio scrisse anche un’opera sulle divinità pagane e i loro vizi e virtù, allontanandosi dall’impegno civile che invece caratterizzava Dante e Boccaccio stessi. Diversamente da loro, infatti, Petrarca rifiutò sempre l’impegno politico e sviluppò una visione secondo cui era necessario un imperatore ideale, ma non volle mai farsi coinvolgere direttamente. UMANESIMO CIVILE Dante e Boccaccio sono spesso considerati i padri dell’umanesimo civile, oltre che intellettuale. La riscoperta dei classici ebbe un enorme impatto sulla pedagogia e sugli studi dell’epoca. I testi antichi iniziarono a circolare più ampiamente, facilitati dalla leggera diminuzione del costo della carta. Questo impulso favorì un numero sempre maggiore di scoperte e ricerche, incoraggiando studiosi e appassionati a recuperare il sapere del passato. LA DIFFUSIONE DELLE LINGUE CLASSICHE E LA STAMPA Dal 1400 in poi, si diffuse l’interesse per le lingue classiche, anche perché grandi autori come Petrarca, Boccaccio e Dante non conoscevano il greco. La necessità di comprendere testi greci portò alla creazione delle prime cattedre di greco in Europa: un insegnante greco, invitato a Firenze, istituì la prima cattedra di lingua greca, da cui l’insegnamento si diffuse progressivamente, includendo anche lo studio dell’ebraico per l’interpretazione della Bibbia. Questo processo di apprendimento delle lingue antiche richiese oltre 150 anni e trasformò profondamente l’approccio alla cultura in Europa.Fu in questo periodo che Gutenberg inventò la stampa, una rivoluzione che accelerò enormemente la diffusione delle interpretazioni e delle critiche dei testi antichi. L’editoria prese così slancio, e Aldo Manuzio introdusse il formato tascabile, un’invenzione che rese i libri più accessibili e portatili, ampliando la diffusione del sapere. SETTIMA LEZIONE - LA MODERNITÀ COME RIVOLUZIONE PEDAGOGICA Nel contesto del Mondo Arabo, la caduta dell'Impero Romano d'Oriente nel 1492 ha avuto ripercussioni significative. Le costruzioni del quindicesimo secolo devono molto agli architetti arabi, e il sistema di numerazione che utilizziamo oggi è basato sui numeri arabi. Tuttavia, la separazione tra le culture araba ed europea fu drammatica, come dimostrano le cronache dell'epoca che evidenziano la tendenza della storia a ripetersi. Un episodio emblematico di questa separazione è la cacciata dei Mori, che furono costretti a lasciare il territorio andaluso. Molti di loro cercarono un porto sicuro, come Venezia, dove inizialmente non furono riconosciuti come Mori e contribuirono alla ricchezza della città. Questo periodo vide anche un forte stigma su tutto ciò che non era considerato europeo, dando il via a invasioni da est, in particolare da parte dei Turchi. Costantinopoli, ad esempio, fu sconfitta dai Veneziani, segnando una rottura nel concetto di Mediterraneo come territorio comune. La regione divenne meno sicura e più diversificata, e la ricchezza cominciò a spostarsi verso Spagna, Francia, Inghilterra e Portogallo, avviando così una lunga stagione coloniale. EPOCA PROTESTANTE La Riforma di Martin Lutero, iniziata nel 1517, fu preparata da dinamiche legate all'umanesimo, che fiorì tra il 1400 e il 1500. L'umanesimo è un movimento culturale che enfatizza il valore e la dignità dell'individuo, ponendo l'accento sull'importanza della ragione e dell'educazione. Gli umanisti cercavano interpretazioni autentiche dei testi, inclusi quelli sacri, dando vita alla filologia, una disciplina che studia i testi antichi per recuperare il loro significato originario. Lorenzo Valla, ad esempio, dimostrò che la "Donazione di Costantino" era un falso, utilizzando un latino che non corrispondeva a quello del IV secolo. Questo documento, considerato un fondamento del potere della Chiesa, fu smentito e ciò contribuì a minare l'autorità ecclesiastica. Allo stesso modo, Erasmo da Rotterdam analizzò i Vangeli, sostenendo che la corretta interpretazione dei testi sacri era fondamentale per la fede. Lutero si avvicinò alla Riforma attraverso lo studio dei testi sacri, promuovendo l'idea che la salvezza si ottiene tramite la fede e non le opere. Un punto cruciale della Riforma era la questione della transustanziazione, che indica la trasformazione del pane e del vino nel corpo e sangue di Cristo durante la celebrazione eucaristica. Per il protestantesimo, questo non avveniva, sottolineando la differenza fondamentale con il cattolicesimo. Lutero considerava blasfema la rappresentazione dei santi e criticava l'uso della musica nella Chiesa. Con la Riforma, la lettura del testo sacro non era più mediata dal sacerdote; tutti dovevano saper leggere, e ciò portò a un aumento dell'alfabetizzazione nei paesi protestanti. Lutero tradusse l'Antico e il Nuovo Testamento, rendendo la lettura un elemento fondamentale per la fede. LE GUERRE DI RELIGIONE che seguirono, a partire dal 1562, rappresentarono un fenomeno senza precedenti in Europa. Prima di allora, vi erano state persecuzioni di cristiani, ma non conflitti aperti tra diverse religioni. Con l'avvento del protestantesimo e la conseguente divisione, si iniziò a riconoscere gli "eretici" in modo sistematico, dando vita a una violenza che coinvolse tutte le parti in causa. Le guerre di religione si caratterizzarono per il loro aspetto brutale e furono un'espressione della crisi di identità religiosa dell'epoca. IL CONCILIO DI TRENTO, che si svolse tra il 1545 e il 1563, cercò di affrontare queste sfide e creò ordini religiosi per diffondere e proteggere il cattolicesimo. Questo concilio fu un'importante risposta della Chiesa cattolica alle sfide della Riforma protestante e alle critiche sollevate dagli umanisti. Durante questo periodo, si decisero importanti questioni, come la rappresentazione di immagini sacre e l'uso della musica, che vennero considerati strumenti utili per avvicinare i fedeli a Dio. Questo portò molti pittori a lavorare per la Chiesa, dando vita a opere artistiche significative, come la chiesa di Santa Maria in Vallicella. I GESUITI DI LOYOLA In questo contesto, nacquero anche i Gesuiti, fondati da Ignazio di Loyola nel 1534. Originariamente un conquistador, Loyola si distinse per la sua proposta di un'educazione laica e di un approccio missionario attivo. I Gesuiti aprirono scuole e collegi, rivolgendo la loro attenzione ai laici per la prima volta, un'innovazione rispetto agli ordini religiosi precedenti. La loro educazione, rigorosa e strutturata, si basava sulla "Ratio Studiorum", un documento che stabiliva le linee guida per l'istruzione gesuita e influenzò l'educazione della classe dirigente per circa due secoli. Tuttavia, il loro potere e influenza portarono a conflitti con le autorità laiche, e furono infine sciolti, anche se successivamente ripristinati. L'UMANESIMO DEL 1400 Portò alla riscoperta di valori come gentilezza e dolcezza nell'educazione. Figuri come Vittorino da Feltre fondarono la "casa giocosa", un'istituzione educativa che enfatizzava l'importanza dell'attività fisica e del benessere olistico degli studenti. Erasmo da Rotterdam, con il suo trattato sull'infanzia, criticò l'educazione violenta, sostenendo che gli esseri umani nascono con potenzialità che vanno coltivate con approcci gentili.La sua visione educativa contribuì a legittimare una nuova cultura educativa, basata sul dialogo e sulla sensibilità, unendo le tradizioni classiche e cristiane. Leon Battista Alberti, nel suo "Libri della Famiglia", propose un'educazione che unisse l'amore paterno a una cultura esigente, riflettendo così i cambiamenti del tempo. SETTIMA LEZIONE 2 - LA TRASFORMAZIONE DELLA PEDAGOGIA NELL’ETÀ MODERNA Stiamo analizzando la trasformazione della storia della pedagogia all’ingresso nell’età moderna, con particolare attenzione alla prima parte di questa epoca, definita umanesimo e Rinascimento. Questo periodo segna un cambiamento profondo rispetto ai presupposti medievali, anche quelli più avanzati come quelli del Rinascimento carolingio e del basso Medioevo (dal 1000 al 1400). La datazione di questi cambiamenti può variare, ma sono significativi in tutta Europa, in particolare nella Repubblica cristiana. Un evento dirompente che ha avuto un grande impatto su questi cambiamenti è stato quello della Riforma e della Controriforma, con la nascita degli ordini religiosi, come i Gesuiti, che hanno influenzato l’educazione in modo radicale. LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA E IL NUOVO APPROCCIO EDUCATIVO Accanto alla filologia, che era in fase di rinnovamento, si sviluppò anche un altro aspetto fondamentale della prima modernità: la rivoluzione scientifica. Questo fenomeno, che ebbe il suo apice tra il 1500 e il 1600, fu rappresentato da figure come Galileo Galilei e, in un contesto più ampio, da filosofi come Cartesio e Bacone. La rivoluzione scientifica pose nuove basi per l’approccio alla conoscenza e alla verità, separando il sapere dall’autorità tradizionale. LA RAGION DI STATO E IL CAMBIAMENTO POLITICO In questo periodo, accanto alla filologia che indagava i testi con un approccio disincantato, emergeva anche una nuova sensibilità politica, che si discostava dai principi morali tradizionali. Nasce in questo contesto il concetto di “ragion di Stato”, che si sviluppa da Machiavelli fino a Giovanni Botero, nel periodo tra il 1500 e il 1600. La ragion di Stato rappresenta un nuovo modo di affrontare i problemi politici, incentrato sull’efficacia delle soluzioni piuttosto che sulla loro correttezza morale. Cos’è la “ragion di Stato”? Si tratta di un approccio che considera l’efficacia delle soluzioni politiche, anche se queste si discostano dai principi morali tradizionali. Ad esempio, in un caso come la conquista di Pisa da parte di Firenze, Guicciardini, nel suo Dialogo sul reggimento di Firenze, si domanda come trattare i Pisani dopo la vittoria. Se seguiamo la morale, dovremmo trattarli con rispetto, ma se seguiamo la ragion di Stato, potremmo decidere di eliminarli o castrare i maschi per evitare che si riproducano e minaccino la stabilità di Firenze. Un approccio che appare estremo, ma che ha come obiettivo la stabilità politica, a prescindere dai principi morali. MACHIAVELLI E LA RAGION DI STATO Un altro esempio significativo è il Principe di Machiavelli, che si allontana dalla visione morale e propone una riflessione sulle dinamiche politiche e sulle modalità di mantenimento del potere. La ragion di Stato è un concetto che può entrare in contrasto con l’etica e la morale, e come tale venne condannato dalla Chiesa, tanto che Machiavelli fu rappresentato successivamente come una figura luciferina, con corna e coda. IL METODO SCIENTIFICO E LA CONDANNA DALLA CHIESA Nel contesto della rivoluzione scientifica, Galileo Galilei sviluppa il metodo scientifico, che si distingue dal pensiero medievale per l’approccio matematico e razionale. Galileo afferma che la Bibbia ci insegna come raggiungere il Regno dei Cieli, mentre la scienza ci insegna come funzionano i fenomeni naturali, come il moto degli astri. La Chiesa, però, non accettò questa distinzione e condannò Galileo, costringendolo ad abiurare le sue teorie. Questo episodio segna un punto di frizione tra la fede religiosa e la scienza, che diventerà uno dei temi centrali nell’educazione moderna.La prima modernità ha segnato un cambiamento radicale nel modo in cui l’educazione veniva concepita e praticata. L’approccio alla conoscenza è stato riformulato attraverso il metodo scientifico, la ragion di Stato e una visione più razionale e disincantata della politica e della società. Questo periodo di trasformazione ha influenzato profondamente non solo la pedagogia, ma anche la struttura e le dinamiche sociali ed educative dei secoli successivi. LA POSIZIONE DELLA CHIESA SULLA DIVISIONE TRA SCIENZA E RELIGIONE La Chiesa non accetta la divisione proposta tra scienza e fede. Nonostante la formula sia attraente, la Chiesa sostiene che la Bibbia non solo spiega come raggiungere il cielo, ma anche come funziona, perché ogni parola scritta è verità divina. Le controversie che ne derivano sono state molto accese, come nel caso di Galileo Galilei, che fu costretto ad abiurare e confinato a casa sua nonostante la sua importanza nel campo del sapere. Queste dispute riguardano numerosi ambiti, come la filologia, la morale, la scienza, la matematica e la natura. Dalla fine del 400 fino al 600, la cultura europea attraversa un periodo di crisi, ma è anche un tempo ricco di nuove riflessioni sul pensiero umano e sulla natura. LA LETTERA DI MACHIAVELLI Un esempio significativo della riflessione di questo periodo si trova in una lettera di Machiavelli a Francesco Vettori, scritta durante il suo esilio da Firenze. Machiavelli descrive la sua vita in esilio con una sensibilità che risente della sua esperienza teatrale e politica. La lettera, scritta nel dicembre del 1513, rivela il suo stato d’animo e il suo rapporto con la tradizione classica. Machiavelli si confronta con i poeti dell’antichità, come Dante e Petrarca, trovando conforto nelle loro opere. Descrive la sua giornata, che inizia nel bosco leggendo i poeti, per poi proseguire tra conversazioni con i contadini e i passanti, dove nota le diversità nelle opinioni e nei gusti. La sua riflessione sul rapporto con la tradizione classica è evidente quando afferma che si immerge nei testi antichi come se entrasse in una corte di uomini illustri, trovando in loro risposte alle domande sulla ragione delle azioni umane.In questa lettera, Machiavelli annuncia anche di aver scritto Il Principe (titolo originariamente De Principatibus), un’opera che riflette sul potere e sulla politica, ispirata dalle sue riflessioni sulla storia e sugli antichi. L’educazione, per Machiavelli, è un mezzo per comprendere il presente attraverso l’analisi del passato, confermando l’importanza della storia come maestra di vita. LE TRASFORMAZIONI PEDAGOGICHE NELL’EPOCA DELLA CONTRORIFORMA Nel contesto della Controriforma, l’educazione assume un carattere più competitivo, soprattutto con l’emergere del protestantesimo. In questo periodo, gli ordini religiosi, come i gesuiti, si impegnano a educare in modo sistematico e rigoroso, spesso con un approccio religioso molto forte. Dall’altro lato, si sviluppa anche una pedagogia laica, come quella che emerge nelle corti e nelle aristocrazie, con opere come Il Cortegiano di Baldassarre Castiglione e La Civil Conversazione di Stefano Watson, che diventano influenti nella formazione di un uomo di cultura e potere. In questo periodo, si contrappongono due visioni educative: quella fortemente religiosa dei gesuiti e quella laica, influenzata dalla cultura di corte e dai modelli umanistici. Queste due educazioni si confrontano e talvolta si scontrano, influenzando la società e la cultura del tempo. Questo confronto prosegue nel 600, con la Rivoluzione Borghese, che porta a una trasformazione sociale e culturale significativa. LA PEDAGOGIA NEL 600 E LA FIGURA DI COMENIO Nel 600, la pedagogia subisce una trasformazione importante, come evidenziato dalla figura di Comenio, il quale promuove un modello di educazione universale. Comenio, vissuto dal 1592 al 1670, sviluppa un’idea di educazione che si rivolge a tutti, con un approccio enciclopedico. La sua visione dell’educazione è strettamente legata agli ideali filosofici e politico-religiosi del tempo, e l’educazione universale che propone segna una novità, portando l’idea che tutti possano essere educati in modo simile, senza distinzioni sociali. COMENIO E LA RIVOLUZIONE PEDAGOGICA Comenio rappresenta un punto di svolta nella pedagogia, poiché sostiene che l’educazione debba essere impartita a tutti e che il sapere debba essere accessibile a ogni individuo. La sua visione è fondamentale per comprendere le trasformazioni pedagogiche del Seicento, periodo in cui si pongono le basi per un’educazione più democratica e inclusiva. Fino ad allora, l’educazione era riservata a pochi, con la maggior parte degli individui destinati a imparare un mestiere in base alla loro condizione sociale. Comenio compie una rivoluzione gigantesca, proponendo che l’educazione debba essere universale, e la sua concezione passa attraverso un principio religioso fondamentale: gli uomini sono uguali in quanto figli di Dio. Pertanto, tutti dovrebbero ricevere la stessa educazione. Comenio non si ferma a questo principio, ma sviluppa una riflessione su come educare tutti, ponendo l’accento sulla didattica come modalità concreta di trasmissione del sapere. La sua opera Didattica Magna è la prima a trattare esplicitamente questo aspetto, proponendo un sistema didattico universale. L’UMANESIMO CRISTIANO E LA RIFORMA EDUCATIVA Le parole d’ordine di Comenio sono in parte influenzate dalla sua forte concezione religiosa, in cui l’uomo e la natura sono visti come manifestazioni di un disegno divino. Dio è al centro della vita dell’uomo, e su questa base si sviluppa il suo progetto educativo, che mira a formare un uomo virtuoso, capace di riformare la società e i costumi.Comenio è il primo pedagogista a sistematizzare organicamente la riflessione sull’educazione, connettendo aspetti tecnici e filosofici. L’INIZIO DELL’EDUCAZIONE: ETÀ E METODO Comenio afferma che la formazione deve cominciare sin dalla più tenera età, quando la mente è ancora “pura” e non influenzata da pensieri mondani. L’educazione non deve essere un atto privato e individuale come nel caso del precettore che educa un giovane nobile, ma deve avvenire in un contesto istituzionale, come la scuola. Mentre Erasmo vede i “costumi mondani” come una risorsa educativa, Comenio propone di allontanare i bambini da influenze esterne, offrendo loro una scuola ben ordinata dove imparano in modo sistematico, senza severità e con dolcezza. L’educazione deve essere accessibile e non faticosa, orientata a una cultura solida e concreta. IL PRINCIPIO PANSOFICO Uno dei concetti chiave del pensiero di Comenio è il principio pansofico, che significa “tutta la sapienza” o “tutta la conoscenza”. Comenio crede che sia fondamentale insegnare a tutti i fondamenti e le ragioni di tutte le cose, ma non è necessario conoscere ogni dettaglio di ciascun campo. La sua idea di “pansofia” non è un enciclopedismo, ma una visione che si propone di formare una conoscenza generale, che può poi essere approfondita in base alle inclinazioni individuali. EDUCAZIONE UNIVERSALE E INCLUSIVA Comenio sostiene un’educazione universale che prescinde dal sesso, dalla classe sociale e dall’età. Questo approccio è innovativo per l’epoca, quando l’educazione era spesso limitata a classi privilegiate e gioventù aristocratica. Comenio si prefigge di educare non solo i bambini, ma tutti gli individui, indipendentemente dall’età, ed è il primo a parlare dell’importanza dell’educazione per gli adulti.La sua visione è una delle prime in assoluto che concepisce un’educazione completa e inclusiva per tutta la società. Ciò si manifesta nel principio che tutti devono ricevere “tutto a tutti”, che non si limita solo ai giovani, ma si estende a tutte le età. Comenio ha elaborato diverse opere, tra cui la Consultatio Catholica e Rerum Humanorum Emendatio, che riprendono e sviluppano i temi della Didattica Magna. In queste opere, espone i mezzi e i metodi per raggiungere il fine ultimo dell’educazione: la formazione universale di tutto il genere umano. La sua pedagogia implica una riorganizzazione delle scuole, con un metodo completo che utilizzi tanto l’analisi quanto la sintesi per comprendere l’armonia del sapere. LA NASCITA DELLA SCUOLA MODERNA Il pensiero di Comenio segna l’inizio di una nuova era nella pedagogia, che si sviluppa durante il Seicento e contribuisce alla nascita di quella che verrà definita scuola moderna. L’educazione non è più vista come un privilegio di pochi, ma come un diritto universale. Questa trasformazione si riflette anche nei cambiamenti nella concezione dell’infanzia, che comincia a essere vista come una fase della vita dotata di proprie peculiarità, non solo come una fase incompleta dell’adulto. Un importante testo che evidenzia questi cambiamenti è “Padri e figli nell’Europa medievale e moderna” di Philippe Ariès. Ariès osserva che per secoli i bambini venivano rappresentati nei dipinti come adulti in miniatura, un concetto che cambia nel Seicento, quando l’infanzia comincia ad essere riconosciuta come una fase della vita distinta, con proprie caratteristiche e bisogni. JOHN LOCKE E L’INNOVAZIONE NELL’EDUCAZIONE Nel contesto del cambiamento delle prospettive pedagogiche, uno dei grandi pensatori dell’epoca fu John Locke, figura fondamentale nella riflessione sull’educazione.Locke, come Montaigne e Comenio, è un filosofo dell’educazione, ovvero una persona che riflette su come dovrebbe essere l’educazione, ma anche un filosofo nel senso stretto del termine. Locke non si limita a scrivere sulla tolleranza, ma soprattutto sviluppa un modello educativo basato sulla sua concezione dell’intelletto umano. EMPIRISMO E IL SAGGIO SULL’INTELLETTO UMANO L’opera più famosa di Locke è Il Saggio sull’intelletto umano, dove egli sostiene che la mente umana non possiede concetti innati, ma si forma attraverso l’esperienza. Questo concetto di empirismo si oppone all’innatismo, che ritiene che i concetti siano già presenti nella mente umana sin dalla nascita. Locke, invece, considera la mente come una tabula rasa, una superficie vuota che si riempie con le esperienze sensoriali.Così, secondo Locke, tutto ciò che possediamo nell’intelletto proviene dall’esperienza diretta con il mondo esterno.Questo approccio cambia radicalmente il ruolo dell’educazione. Poiché la mente è una tabula rasa, è l’educazione che forma l’intelletto attraverso esperienze ordinate e graduali. Per Locke, le esperienze educative sono fondamentali per lo sviluppo dell’individuo. Senza un’educazione adeguata, l’intelletto non si sviluppa. L’EDUCAZIONE DEL GENTILUOMO E IL CORPO Nel suo testo Pensieri sull’educazione, Locke si concentra sull’educazione del “gentleman”, un uomo che non appartiene all’aristocrazia di sangue, ma che possiede le capacità di interagire con l’alta società. In questo contesto, Locke dedica una grande importanza all’educazione fisica. Per il gentleman, infatti, è essenziale prendersi cura del corpo prima ancora che della mente. Solo con un corpo sano si possono sviluppare sensi acuti e una mente pronta all’apprendimento. La sua famosa massima Mens sana in corpore sano riassume questa visione. La cura del corpo, per Locke, è fondamentale per garantire che la mente possa concentrarsi sull’apprendimento e non sia distratta dalle debolezze fisiche. L’educazione del gentleman rappresenta un’eredità dell’educazione dell’ancien régime, un’epoca in cui la società era ancora fortemente gerarchica e aristocratica. L’idea di una società basata su una distinzione tra nobili e non nobili stava tuttavia per essere messa in discussione dalla Rivoluzione francese, che segnò un punto di svolta nella storia europea. Locke scrive in un periodo in cui l’Inghilterra era una potenza mondiale, ma la società era ancora profondamente segnata da un sistema di classi. L’educazione del gentleman riflette questa situazione sociale, ma con uno spunto innovativo: sebbene derivante da un contesto aristocratico, l’educazione del gentleman è rivolta a un individuo della borghesia che aspira a far parte di un ordine sociale basato sul merito. Locke è influenzato dal clima culturale della rivoluzione scientifica del Seicento, che sottolinea l’importanza dell’esperienza diretta come mezzo per conoscere la realtà. La sua visione dell’intelletto umano e della pedagogia si inserisce in questo contesto scientifico, dove l’idea di apprendere tramite l’esperienza diventa centrale. VERSO IL SETTECENTO: L’ILLUMINISMO E LA LAICIZZAZIONE DELL’EDUCAZIONE Il Settecento, secolo dell’Illuminismo, segna un cambiamento significativo nella riflessione pedagogica. L’educazione si sposta verso un approccio razionale, laico, e meno legato ai presupposti aristocratici e religiosi che ancora caratterizzavano l’epoca precedente. La Rivoluzione francese, in particolare, con la sua affermazione dei principi di uguaglianza e libertà, segna la fine di un’epoca dominata dalle gerarchie sociali tradizionali e promuove un nuovo concetto di educazione, basato sulla razionalità e sull’emancipazione dell’individuo. JOHN LOCKE E L’EMPIRISMO EDUCATIVO John Locke, attraverso la sua riflessione sull’intelletto e l’educazione, offre una visione della formazione umana che valorizza l’esperienza come fondamento dell’apprendimento. Sebbene le sue idee siano radicate in un contesto aristocratico, la sua concezione dell’educazione è destinata a influenzare profondamente le trasformazioni pedagogiche che seguiranno nel corso dei secoli, in particolare con l’avvento dell’Illuminismo e della rivoluzione pedagogica del Settecento. LA RAGIONE E L’EDUCAZIONE NELL’ILLUMINISMO Nel periodo dell’Illuminismo, si sviluppa un ampio movimento che pone la ragione come un punto di riferimento fondamentale. Il concetto di ragione diventa un elemento centrale per cambiare le visioni dell’educazione e della società, segnando una delle prime volte in cui educazione e società sono direttamente legate. Gli ideali illuministici prevedono infatti una promozione universale dell’educazione, che coinvolge anche le donne, le quali, per la prima volta, vengono pensate come pari agli uomini, soprattutto per quanto riguarda l’educazione. La ragione, già enfatizzata da Locke, diventa in questo contesto il “grimaldello” che permette di rompere il recinto della tradizione. Il postulato che la ragione sia una dote universale permette di immaginare una cultura, come quella di Comenio, fondata sull’aspetto razionale. Così, si costruisce un ordine sociale nuovo, basato su ciò che accomuna gli esseri umani: la ragione. KANT : “SAPERE AUDE” Un autore chiave dell’Illuminismo, Immanuel Kant, riprende una massima di Orazio, “Sapere aude” (Osa sapere), per esprimere l’idea che l’essere umano deve emanciparsi dall’ignoranza e dal ruolo di minorità. Kant invita a liberarsi dalle catene dell’ignoranza, con l’aspirazione a una società illuminata dalla luce della ragione. Sebbene l’Illuminismo fosse principalmente un movimento di élite, costituito da nobili e borghesi, la sua influenza nel ridefinire la cultura e l’educazione è stata dirompente. L’ENCICLOPEDIA: DEMOCRATIZZAZIONE DEL SAPERE Uno degli aspetti più rilevanti dell’Illuminismo fu l’ambizione di sistematizzare il sapere, con la creazione dell’Enciclopedia degli illuministi francesi (Diderot, d’Alembert, Lamettrie). Questo progetto editoriale mirava a raccogliere e rendere accessibili tutti i saperi, mettendo insieme teologia, scienze naturali, filosofia, moralità, ecc., senza più gerarchizzare le discipline. Il sapere non era più riservato alle élite, ma diventava patrimonio comune di tutta la società.L’Enciclopedia non solo ha contribuito alla democratizzazione del sapere, ma ha anche reso possibile un accesso universale a tutte le informazioni contenute, ponendo la cultura alla portata di tutti, anche di chi tradizionalmente non ne avrebbe avuto accesso, come i preti e i monasteri. Questo processo è simile a quello che oggi associamo a Internet: la diffusione della conoscenza senza barriere. La visione sistematica proposta dall’Enciclopedia rappresenta un cambiamento radicale rispetto al passato. Prima di essa, i vari saperi erano separati e gerarchizzati. Oggi, la conoscenza è trattata come un insieme interconnesso, ma nel contesto dell’Illuminismo, quest’idea rappresentava una novità assoluta. L’Enciclopedia, con il suo tentativo di sistematizzare il sapere e diffonderlo in modo uguale per tutti, ha avuto un impatto duraturo sulla società e sull’educazione. OTTAVA LEZIONE - ILLUMINISMI EUROPEI : DALLA FRANCIA ALLA GERMANIA,ALL’ITALIA Due figure, del contesto napoletano, importanti per lo sviluppo dell’illuminismo in Italia sono: Antonio Genovesi e Gaetano Filangieri. Nel ‘700 uno degli aspetti importanti per comprendere l’educazione della popolazione è la nascita dei giornali che per l’epoca furono un veicolo eccezionale di educazione del pensiero e della cittadinanza (caffè- Milano). Leopardi utilizzerà un autore che fa parte dello sviluppo dell’illuminismo, Gaspare Gozzi. Leopardi fu anche un curatore di antologie e fece due antologie: della prosa e uno della poesia. Nella prima troviamo citato appunto Gaspare Gozzi. ROUSSEAU Rousseau è un personaggio complesso e controverso perché ha una biografia problematica per via della figura paterna e i suoi figli non furono al centro del suo pensiero ma come intellettuale dell’epoca ricoprì una posizione di riferimento e una delle sue capacità fu quella di attraversare molti ambiti della cultura dell’epoca. In realtà lui era svizzero e calvinista non francese. Nel 1750 vinse il premio dell’accademia di Digione per i discorsi riguardanti le arti “discorso sulle origini dell’ineguaglianza”; colloca le origini dell’ineguaglianza tra gli uomini in tratti propri della società dell’epoca. Per Rousseau gli uomini nascono tutti uguali e poi la società in maniera errata crea le condizioni affinché gli uomini si differenzino e si creino delle ineguaglianze che sono sintomo di sopraffazione e violenza. Non era solo l’introduzione dell’“Emilio” ma anche un’accettazione della sensibilità dell’illuminismo che porterà alla Rivoluzione francese. Dopo pochi anni pubblica la “Nuova Eloisa” e nel 1762 pubblica sia l’“Emilio” sia “Il contratto sociale”. Queste due opere sono molto diverse tra loro, da un lato sottolineano l’ampiezza di pensiero di Rousseau e dall’altro rendono complessa l’interpretazione dell’Emilio. (pag. 153) PER ROUSSEAU IL TERMINE NATURA ASSUME ALMENO TRE SIGNIFICATI DIVERSI: Come opposizione a ciò che è sociale. Torna il discorso dell’ineguaglianza; se la società fa nascere l’ineguaglianza il ritorno alla natura è anche il ritorno all’uguaglianza. Come valorizzazione dei bisogni spontanei dei fanciulli e dei liberi processi di crescita. Come esigenza di un continuo contatto con un ambiente fisico non urbano e quindi considerato più genuino VANNO SOTTOLINEATI TRE ASPETTI POICHÉ COSTITUISCONO LE INTUIZIONI PIÙ FOLGORANTI DEL CONTRIBUTO ROUSSEAUIANO ALLA PEDAGOGIA: 1.La scoperta dell’infanzia “come età autonoma e dotata di caratteri e finalità specifiche, assai diversi da quelli propri dell’età adulta”. 2.Il legame tra motivazione e apprendimento messo al centro della formazione intellettuale e morale di Emilio e che esige di muovere sempre, nell’insegnamento di ogni nozione, dalla sua utilità per il fanciullo e da un preciso riferimento alla sua esperienza concreta; tale principio pedagogico rousseauiano è stato largamente ripreso nella pedagogia romantica e, ancor più in alcune correnti pedagogiche del 900, in particolare dall' “attivismo” difensore Del puerocentrismo il legato ad atteggiamenti pragmatisti. 3.L'attenzione rivolta all’antinomicità e alla contraddittorietà del rapporto educativo, visto da Rousseau ora come orientato decisamente verso l'antinomia ora come necessariamente condizionato dall'eteronomia; tra libertà e autorità, nell'atto educativo, non c'è esclusione, ma piuttosto una sottile e anche paradossale dialettica; anche di questo aspetto “drammatico” dell'educazione Rousseau fu sagace interprete come tutto il rapporto ambiguo tra Emilio e il precettore viene ad illustrare. LA TERZA INTUIZIONE proposta si tratta di una coesistenza nel rapporto educativo, tensione non risolta da Rousseau, tra controllo e autonomia. Tutto l’Emilio è incentrato nel seguire i ritmi naturali, l’educazione è pensata negativa poiché non impongo dei contenuti ma li faccio scoprire secondo le esigenze del fanciullo, l’utilità e l’interesse come strumento per far passare le nozioni. Tutto ciò è mirato all’autonomia del soggetto ma preparato fin dai minimi dettagli dal precettore; la libertà sembra essere una “libertà sotto condizione”. Si tratta di un’illusione di libertà del fanciullo che porterà poi ad una libertà effettiva in età adulta. Emilio deve avere l’impressione di essere libero nonostante sia costantemente controllato. Questo è un aspetto della pedagogia in generale non solo dell’Emilio e Rousseau è il primo a tematizzarlo; lo vede e lo comprende. PER ROUSSEAU, A DIFFERENZA DI MONTAGNE, LO SLANCIO È UTOPICO Il terzo libro è indicativo per la proposta culturale di Rousseau e di una generale tempera culturale. (pag. 156) siamo in un periodo in cui le discipline umanistiche sono integrate con quelle scientifiche anche se con alcune problematiche. La distanza che Rousseau pone tra sé ed i suoi predecessori diventa eclatante se si parla dei libri; la maggior parte delle educazioni precedenti non bandivano i libri, mentre Rousseau ribadisce che le nozioni si possono dare senza libri e tramite le esperienze poiché i libri sono il prodotto di una società che crea ineguaglianza (ad esempio le dittature appena entrano in un paese riscrivono i testi). Il suo unico libro infatti sarà il “Robinson Crusoe” poiché nel libro c’è il buon selvaggio e perché al suo centro ha una metafora pedagogica per eccellenza (dopo il naufragio Robinson non è lontano dalla sua nave, lui è arrivato sull’isola sa che la nave affonderà e che può prendere delle cose da quella nave) “qualunque epoca non può portare tutto il passato in quella successiva, ma deve selezionare elementi per garantire la sopra

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