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JubilantHeliotrope9794

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Federico II

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storia moderna storia periodizzazione storia europea

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Il documento fornisce uno sguardo d'insieme sulla storia moderna, con particolare attenzione alla periodizzazione e alle interpretazioni storiografiche. Esplora il passaggio dall'età medievale a quella moderna, analizzando i significati del termine "moderno" e gli eventi che hanno caratterizzato questo periodo. Il documento evidenzia anche la prospettiva degli storici e il loro ruolo nell'interpretazione dei fatti storici, con un'analisi delle relazioni tra storia e storiografia.

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La storia moderna Storia e storiografia La storia moderna Nei programmi dei corsi universitari e della scuola secondaria si fissa l'inizio della Storia moderna (termine a quo) al 1492, anno del primo viaggio di Cristoforo Colombo verso il Nuovo Mond...

La storia moderna Storia e storiografia La storia moderna Nei programmi dei corsi universitari e della scuola secondaria si fissa l'inizio della Storia moderna (termine a quo) al 1492, anno del primo viaggio di Cristoforo Colombo verso il Nuovo Mondo.  Alcuni storici indicano invece il 1350 (fine della peste) o il 1454 (caduta di Costantinopoli) o ancora il 1517 (inizio della riforma protestante). Il termine ad quem viene invece indicato, almeno per l'Italia, nel 1815 (Congresso di Vienna), termine cronologico da cui si fa iniziare la storia contemporanea, più per esigenze didattiche che per una corretta periodizzazione. Significato di periodizzazione ► Nelle discipline di tipo storico si intende per periodizzazione un arco temporale ben delimitato, contraddistinto da una serie di caratteri originali tali da renderlo individuabile rispetto alle fasi storiche immediatamente precedenti e successive. Le periodizzazioni non sono mai univoche, né tanto meno definitive. Preferire una determinata periodizzazione piuttosto che un'altra significa interpretare il corso degli eventi in modo differente. In ogni caso, nonostante il suo carattere complesso e inevitabilmente semplificatorio, quella della periodizzazione resta un'operazione di importanza fondamentale nelle discipline storiche, dal momento che consente di "pensare" in termini schematici il passato. Ragioni della periodizzazione 1492-1815 Queste date non rappresentano uno spartiacque, ma un semplice punto di riferimento di eventi e processi molteplici che si sono avviati o evidenziati intorno a tali termini cronologici: - la formazione del sistema moderno delle potenze europee - il crollo dell’unità della Res publica christiana con la riforma protestante - l'apogeo e la crisi della cultura rinascimentale - gli effetti sull'economia Tali processi conferiscono alla scoperta del Nuovo Mondo un valore emblematico per l'inizio dell'età moderna. Il significato di “moderno” ► La denominazione moderna (dall'avverbio latino modo = ora) indicava ciò che era più recente rispetto a quanto era accaduto precedentemente. In questo senso il termine, apparso già nel XII e XIII secolo, in seguito è via via diventato una categoria di giudizio: - le generazioni quattro-cinquecentesche, grazie alle innovazioni tecniche, alla nuova visione dl mondo, maturarono un senso di superiorità - anche rispetto agli Antichi, stimati e amati, esse ritenevano di non essere inferiori, ma anzi di averli uguagliati e superati Mantenuta alta la stima dell'antichità e della modernità, nel mezzo si aprirebbe il periodo "buio" del Medioevo, termine tardivo, apparso nella seconda metà del XVII secolo. L’Historia universalis di K. Keller ► Il termine viene utilizzato da Kristoph Keller nella Historia universalis (1696) divisa in tre volumi: Historia Antiqua Historia Medii Aevi Historia Nova sive moderna  In questo caso l’ Historia moderna, storia della rigenerazione spirituale dell’Europa della riforma protestante, è contrapposta al medioevo, età di decadenza e degenerazione della Chiesa cattolica. Moderno e post-moderno L'aggettivo moderno, usato in contrapposizione a quello di antico o medievale, privilegia tutto ciò che si afferma come particolarità dei tempi nuovi.  In genere nell'opinione comune erroneamente si associa al moderno un giudizio di positività.  Vero è che nell'età della cosiddetta "società post- industriale" anche l'insieme delle caratteristiche proprie della "società moderna" appare subire una radicale modifica.  Con il termine post-moderno si intende il superamento di un sistema di valori, di un patrimonio storico, culturale e mentale di cui sono ormai evidenti anche i limiti Età moderna o Antico regime? ► Gli storici della società europea impiegano abitualmente la categoria storiografica di “antico regime” (=ancien régime) per distinguere il modello sociale prevalente in Europa nell’epoca compresa tra XVI e XVIII secolo. Questo modello sociale presenta elementi di crisi e di conflitto che ne segnano tutta la storia, ma che si fanno dirompenti solo con il XVIII secolo (rivoluzione industriale; sviluppo del mercato; crescita dei ceti borghesi; accentuazione della mobilità sociale; crisi dell’assolutismo; laicizzazione della cultura; illuminismo) culminando con la Rivoluzione francese (1789-1799). Paradossalmente la nascita della categoria storiografica di “antico regime” rappresenta l’atto di morte di quella società si tratta di un’etichetta postuma Che cos’è la storia? ► La parola "storia" deriva dal greco "istorìa“ = ricerca, investigazione. In italiano, l'uso corrente di questa parola ha determinato una sua ambigua interpretazione: - "storia" come l'insieme degli avvenimenti, «dei fatti umani accaduti nel tempo» (res gestae) - "storia" come racconto e interpretazione dei fatti umani accaduti nel tempo (historia rerum gestarum) In questo secondo caso si dovrebbe usare il termine "storiografia“ = la scienza che studia la storia, cioè gli avvenimenti umani succedutisi nel tempo. Marc Bloch: la «storia è la scienza degli uomini nel tempo»  lo scopo della storia è esclusivamente conoscitivo. Essa è dinamica: studia l'evoluzione, i nessi fra i fenomeni, le cause e le conseguenza degli stessi. Come e perché un fatto diventa storico ►Quale è il criterio per distinguere un fatto storico dagli altri fatti verificatisi nel passato? Secondo E. H. Carr: i fatti non parlano da soli, è lo storico che decide quali fatti, in che ordine ed in quale contesto vanno presi in considerazione: “i fatti storici riguardano i rapporti che legano, gli uni agli altri, gli individui viventi in società, e le forze sociali che, dalle varie azioni individuali, sviluppano effetti spesso diversi, e non di rado opposti, ai risultati che gli individui si proponevano di raggiungere”. (Sei lezioni sulla storia, p. 57) → Non ogni evento può essere classificato come fatto storico: sono fatti storici quelli capaci di produrre degli effetti, di essere causa di altri fatti, di influenzare i comportamenti e le opinioni dei contemporanei. La storia è interpretazione: fatti e documenti sono indispensabili, ma da soli non fanno una storia. La storia è un continuo processo di interazione tra lo storico e i fatti storici, un dialogo senza fine tra il presente e il passato. Il rapporto tra storia e storiografia 1/2 Possiamo riprendere la lezione di Benedetto Croce per considerare il rapporto tra storia e storiografia, tra i fatti storici narrati come essi si sono succeduti nel tempo e l’interpretazione che dei fatti fornisce lo studioso:  ogni storia è «storia contemporanea» perché «per remoti e remotissimi che sembrino cronologicamente i fatti che vi entrano, essa è, in realtà, storia riferita sempre al bisogno e alla situazione presente, nella quale quei fatti propagano le loro vibrazioni» (La storia come pensiero e come azione, Bari, 1938, p. 5) Il rapporto tra storia e storiografia 2/2 La storia è dialogo continuo fra società presente e società passata: «il passato è comprensibile per noi soltanto alla luce del presente, e possiamo comprendere pienamente il presente unicamente alla luce del passato» (Carr).  La storia ha una duplice funzione: - 1) capire le società del passato - 2) aumentare il nostro dominio su quella presente  richiede comparazioni e l'utilizzo di termini non assoluti ma comparativi, nulla è dato mai per sempre senza possibilità di revisione critica. L’interpretazione e l’obiettività nella storia 1/2 Ha senso parlare di obiettività storiografica?  Se i fatti storici sono tali solo grazie al significato che lo storico attribuisce loro, allora l’obiettività nella storia può valere soltanto come criterio riferito al rapporto tra fatti e interpretazione. Lo storico deve essere obiettivo nel senso di attenersi nel suo lavoro alle regole proprie della disciplina → è possibile l’oggettività della storia (perseguita attraverso le regole di un metodo acquisito e riconosciuto universalmente) Lo storico deve possedere la consapevolezza del grado di condizionamento che gli deriva dall’essere comunque parte integrante di un determinato contesto sociale e culturale. L’interpretazione e l’obiettività nella storia 2/2 L’obiettività dello studioso consiste nella sua capacità «di sollevarsi al di sopra della visione limitata propria della sua situazione storico- sociale» (dipende dalla capacità di ammettere il proprio coinvolgimento, CARR) → l’obiettività assoluta è impossibile in quanto il lavoro dello storico è inevitabilmente “contaminato” dalla soggetività dell’uomo. ►La storia è il rapporto fra il presente dello storico (con la sua umanità, con la sua cultura, con i suoi problemi) e il documento che lo riporta al passato. L’Europa agli inizi dell’età moderna L’Europa agli inizi dell’età moderna Dalla fine del ‘400 alla prima metà del ‘500 si verificarono profondi mutamenti, basilari per il passaggio alla modernità. Si trattò di un periodo decisivo per la costruzione del mondo globalizzato nel quale oggi, più che nel passato, siamo coscienti di vivere.  Con le esplorazioni geografiche e la scoperta dell’America si aprirono nuovi orizzonti per la vecchia Europa, attraversata da radicali mutamenti tanto da poter parlare di un’età di “rivoluzioni” nei differenti settori della cultura, della religione, della politica e dell’economia. Un’età di “rivoluzioni” 1/2 - Cultura La scoperta dell’esistenza di popoli estranea alla narrazione biblica determinò una grave crisi nella coscienza europea. L’invenzione e la diffusione della stampa, “rivoluzione inavvertita” (Eisenstein, 1995), offrirono lo strumento per moltiplicare gli effetti dirompenti di una più ampia circolazione delle idee. - Religione La fine della unità religiosa e culturale realizzata con la riforma protestante comportò una rivoluzione della fede e della morale individuale che coinvolse grandi masse della popolazione e disegnò i caratteri peculiari tuttora evidenti nel nostro continente. Un’età di “rivoluzioni” 2/2 - Politica Con il tramonto degli ideali universalistici e la crisi di Impero e Papato si affermò il rafforzamento delle monarchie nazionali e degli Stati territoriali regionali, determinando un nuovo equilibrio europeo e una generale tendenza all’accentramento del potere anche grazie alla formazione di eserciti e burocrazie moderne. Con una progressiva erosione dell’autorità e la spoliazione dei beni ecclesiastici si avviò il fenomeno della secolarizzazione. - Economia L’individualismo sconvolse i rapporti sociali ed influenzò l’evoluzione economica ► Le scoperte geografiche aprirono nuovi orizzonti commerciali, senza eliminare il persistente eurocentrismo Umanesimo e Rinascimento 1/4 Il problema storiografico: opposizione o continuità con il Medio Evo? Gli studiosi hanno evidenziato non tanto l’antitesi fra uomo “medievale” e “rinascimentale”, ma permanenze e differenze dovute alla “rinascita” dello spirito dell’età classica che comportò: Nuova concezione del mondo con la scoperta del valore dell’uomo e della sua natura mondana b) Nuova concezione della storia, della politica e dei rapporti fra gli uomini con la scoperta della storicità del mondo umano e l’elaborazione di principi di tolleranza religiosa. c) Origini della scienza moderna con il progressivo affermarsi del metodo sperimentale Umanesimo e Rinascimento 2/4 Nuova concezione del mondo con la scoperta del valore dell’uomo e della sua natura mondana ► Si afferma il riconoscimento dell’uomo come essere inserito nel mondo della natura, della società e della storia, artefice del proprio destino, grazie alle prime esperienze verificatesi in città che furono la culla dell’ umanesimo (Firenze). ►All’ascetismo medievale si contrappone il riconoscimento del valore del piacere, l’esaltazione della vita attiva rispetto a quella speculativa e della filosofia morale rispetto alla metafisica. Contro la mistica della povertà si afferma la positività della ricchezza, segno di intelligenza e perseguibile con la virtù. Umanesimo e Rinascimento 3/4 Nuova concezione della storia, della politica e dei rapporti fra gli uomini con la scoperta della storicità del mondo umano ► Rispetto al Medioevo che conosceva e utilizzava la cultura classica, assimilandola a sé, ai propri valori, in una sfera senza tempo, l’umanesimo avverte la necessità di riconoscere la dimensione storica degli eventi, realizzando il distacco dell’oggetto storico dal presente storiografico.  Matura, con il ritorno agli antichi e con una nuova esigenza filologica, l’aspirazione al pacifismo e alla tolleranza. Umanesimo e Rinascimento 4/4 c) Origini della scienza moderna con il progressivo affermarsi del metodo sperimentale ► Il riconoscimento del carattere determinante del rapporto uomo/natura costituisce la premessa dell’indagine sperimentale moderna, fondata sull’osservazione e sulla scoperta che la natura è scritta in caratteri matematici. Per una definizione di Rinascimento Con Rinascimento si intende il movimento letterario, artistico e filosofico cha va dalla fine del sec. XIV alla fine del secolo XVI e che si diffuse dall’Italia agli altri paesi d’Europa. La parola ed il concetto hanno origini religiose: rinascita è la seconda nascita, la nascita dell’uomo nuovo o spirituale di cui parlano l’Evangelo di S. Giovanni e le Lettere di S. Paolo. A partire dal sec. XV il termine è usato per indicare un rinnovamento morale intellettuale e politico ottenuto attraverso il ritorno ai valori della civiltà greco- romana. ► Un complesso sistema di rotture e continuità con l’esperienza della civiltà dell’Europa cristiana medievale  Il Rinascimento fu, pertanto, portato a sottolineare polemicamente la differenza di orientamento rispetto all’età medievale. In realtà molti dei problemi affrontati da umanisti e filosofi del Rinascimento sono gli stessi dibattuti nel Medio Evo, come sono le stesse anche alcune soluzioni. La vita economica 1/4 L’aumento demografico ► Per l’età moderna disponiamo di studi abbastanza attendibili sulla popolazione: quella europea cresce allo stesso ritmo di quella asiatica, mentre quella americana ha un tracollo. dopo la peste del 1348 si ha una progressiva crescita e, dal 1450 in poi, una fase di espansione demografica determinata da molteplici fattori su cui è ancora aperto il dibattito storiografico: - diminuzione della mortalità ( si riducono gli effetti di guerre e malattie endemiche) - miglioramento del clima con minore incidenza sulle carestie - aumento dei tassi di natalità e di nuzialità ma permanenza di una mortalità infantile elevata. Le fonti della storia della famiglia documentano situazioni diverse tra il Nord e il Sud dell’Europa ed una sostanziale continuità nelle caratteristiche della vita quotidiana almeno fino al XVIII sec. La famiglia dal punto di vista economico costituisce un’unità di consumo e di produzione. La popolazione nell'età moderna La popolazione europea in età moderna La popolazione di una città europea in età moderna La vita economica 2/4 La rivoluzione dei prezzi Una tendenza all’aumento dei prezzi fu registrata già alla fine del ‘400: l’instabilità finanziaria portò allo svilimento dei coni e all’ inflazione. Il fenomeno, imprevisto e non sincronico, interessò tutta l’Europa e fu evidente soprattutto in Spagna. Jean Bodin (1568) lo collegò con l’afflusso dei metalli preziosi dal Nuovo Mondo, influenzando la storiografia che oggi valuta la rivoluzione dei prezzi come un indice di molteplici trasformazioni in atto nell’economia tra ‘400 e ‘500: - aumento demografico - crescita della domanda di generi alimentari e sviluppo dell’agricoltura - crescita della domanda di prodotti manifatturieri e sviluppo della pro-toindustria - inurbamento e nuova organizzazione del lavoro Importazioni spagnole di argento e oro Aumento percentuale dei prezzi di alcuni beni a Pavia (1548-80) [Fonte: Cipolla, p.281] Affermare che tra il 1500 e il 1620 il livello medio dei prezzi in Europa aumentò del 300-400 per cento è fuorviante ed ha scarso valore scientifico. Il “livello medio dei prezzi“ è un’astrazione statistica. Esso varia a seconda dei prezzi che si considerano.  La tabella fornisce un esempio del fatto che su uno stesso mercato i prezzi dei vari prodotti si mossero in maniera diversa a seconda del livello della domanda o dell’esistenza di strozzature nei vari settori produttivi. La vita economica 3/4 Ripercussioni sociali della rivoluzione dei prezzi In Europa lo sviluppo economico presenta una geografia molto diversificata, è comunque possibile individuare alcune tendenze di fondo tra i ceti sociali: - i mercanti e produttori di manufatti se ne avvantaggiarono e la sostennero - i salariati subirono la crisi per il graduale declino dei salari reali - la nobiltà feudale, pur conservando la giurisdizione, per fronteggiare la crisi fu costretta a cedere terre ai nuovi ricchi e a spezzettare la riserva signorile tra famiglie coloniche. ► I contadini dovevano censi e diritti al signore /allo stato/alla chiesa.  Usufruivano di usi civici (diritti di pascolo e di far legna) riconosciuti in un “sistema comunitario” (che scoraggiava gli investimenti). Nel Cinquecento si verificò un forte aumento delle rese dei cereali (del rapporto tra la quantità di cereali prodotta e quella seminata). Ma la produttività agricola non aumentò rispetto ai secoli precedenti  aumentò soltanto la superficie coltivata (colture estensive e non intensive) → verso l’uniformità cerealicola anziché verso la varietà delle colture. ► Significativa eccezione i Paesi Bassi La vita economica 4/4 L’espansione dei traffici L’aumento della domanda e il conseguente aumento della produzione proto- industriale inducono una notevole espansione dei traffici marittimi in cui si distinguono gli olandesi. Le Fiere testimoniano la trasformazione dell’economia da cittadina a nazionale: la concorrenza si svolge in spazi di mercato più ampi. Lo sviluppo dei traffici internazionali favorisce la formazione di nuovi capitali e rapporti di interesse tra banchieri e governi. Centralità dei Paesi Bassi nell’avvento del capitalismo commerciale e dell’internazionalismo finanziario: nel 1532 viene istituita la Borsa di Amsterdam. La società 1/4 La stratificazione sociale in età moderna continua ad essere fortemente gerarchizzata, basata su differenze, disuguaglianze, distinzioni, privilegi. ► La società è divisa in ORDINI o STATUS - ORDINE è l’insieme di persone che, per la comune condizione in cui si trovano, godono della medesima posizione in quanto ai diritti e ai doveri politici, elaborano e praticano forme di gestione della loro posizione comunitaria e forme di rappresentazione. - Gli individui vengono assegnati agli ordini con meccanismi di natura ascrittiva: società fondata su sistema ereditario di trasmissione di caratteri. (Nei meccanismi di natura acquisitiva sono importanti le capacità, a prescindere dal ruolo sociale, anche se clientele e possibili favoritismi persistono). La società 2/4 ► Il concetto di CLASSE distingue un gruppo sociale per la sua posizione economica all’interno del processo produttivo (es.: la borghesia, il proletariato) ►Il concetto di CETO distingue un insieme di individui per la posizione di “status” occupata all’interno della gerarchia sociale  I ceti si distinguono dalle classi perché il discrimine non è fondato sul reddito, sulla ricchezza, ma sulla posizione occupata all’interno di una gerarchia sociale prestabilita e sul modo in cui sono percepiti dagli altri attori sociali La società 3/4 ► Riprendendo la distinzione medioevale (orantes/ pugnantes/ laborantes) la società resta divisa fondamentalmente negli stessi tre ordini: CLERO - secolare (sacerdoti) o regolare (ordini religiosi) - alto o basso in relazione alle cariche e alle ricchezze Gli ecclesiastici curano culto, predicazione, assistenza, carità, insegnamento NOBILITÀ - di spada fa risalire le origini agli antichi conquistatori del paese (in Francia con la venalità degli uffici e la tassa della Paulette si crea anche una nuova nobiltà di toga) ▪ I nobili che posseggono feudi esercitano la giurisdizione feudale (proprietà e gestione del potere giuridico, economico e politico) TERZO STATO - Comprende tutti coloro che non sono nobili né ecclesiastici: Mercanti/Professionisti/Artigiani/Commercia nti/Co ntadini La società 4/4 Il problema dei poveri nel ‘500 assume nuova rilevanza e l’assistenza esce dalla sfera ecclesiastica. → Con l’affermazione di una nuova etica del lavoro e della produttività, i poveri vengono visti come una minaccia sociale, non più come fratelli da aiutare nella comunità. Alcune Città adottano specifici provvedimenti: - Londra decide di concedere delle licenze di accattonaggio per zone stabilite e predispone segni di riconoscimento per autorizzati a chiedere la carità con misure severe, dalla schiavitù alla morte, per i disobbedienti. - In alcuni luoghi (Lione, 1533; Londra, 1544; Parigi, 1554) vengono create istituzioni come Ospedali (ricoveri per invalidi senza risorse) e Ospizi (ricoveri per mendicanti sani). Le scoperte geografiche Le scoperte geografiche ►Le esplorazioni geografiche e la scoperta del nuovo mondo rivestono una importanza capitale, sempre più evidente nel corso dei secoli, non solo sul piano economico ma anche come scoperta della complessità e ribaltamento nella “cognizione della terra” (F. Guicciardini) L’economia europea incominciò ad assumere una dimensione platenaria-globale le cui ripercussioni si sentirono anche negli equilibri e nelle lotte per l’egemonia nel vecchio continente. Allora ebbe inizio il mondo globalizzato di cui oggi è più forte la percezione. I presupposti delle scoperte geografiche 1/2 Le scoperte geografiche furono rese possibili alla fine del XV secolo dai contatti sempre più frequenti degli Europei con altri continenti e da una complessa serie di fattori: Economici - L’accresciuta domanda di oro spinge alla esplorazione delle coste africane da cui si prelevano anche avorio e, sempre più numerosi, gli schiavi. - La necessità di trovare nuove vie per il commercio delle spezie con l’Oriente diventa più urgente con il logorarsi dei rapporti con la dinastia Ming in Cina. - La presenza dei Turchi ostacola i traffici nel Mediterraneo. Politici - L’unificazione territoriale e la formazione degli Stati moderni rendono possibili investimenti a lunga scadenza e l’adozione di una politica mercantilistica delle monarchie europee (es. finanziamento Colombo dopo presa di Granada). I presupposti delle scoperte geografiche 2/2 Culturali - Il progressivo affermarsi dell’ipotesi eliocentrica, nonostante le resistenze della cultura ufficiale - Paolo Toscanelli, geografo fiorentino, sostenitore della sfericità della terra e della possibilità di raggiungere le Indie dalle coste atlantiche dell’Europa, attraversando l’oceano, era corrispondente di Cristoforo Colombo, cui fornisce fin dal 1474 una carta nautica. Tecnici -Le conoscenze tecniche, anche quelle della vita marittima, si sviluppavano fuori del sapere universitario: i marinai possedevano strumenti empirici per la navigazione come bussola, quadrante nautico, balestrigia, che facilitavano il calcolo della latitudine in mare. -Già prima che apparisse la caravella (barca che rispondeva alle esigenze della navigazione oceanica) in Spagna e in Portogallo si erano preparate le condizioni per le esplorazioni geografiche. Caravella del XV secolo Nave a scafo snello e maneggevole, con due o tre alberi quasi sempre con vele latine (triangolari). Di origine portoghese, fu usata soprattutto nei viaggi di esplorazione del sec. XV Le conseguenze delle scoperte geografiche 1/2 Politiche: La costruzione degli imperi coloniali diventa terreno di scontro tra le potenze europee Differenti modelli di colonizzazione Economiche: Si apre un ciclo economico nuovo caratterizzato da: a) afflusso di oro e di argento nella madrepatria b) tendenza a spostare il centro di gravità dei traffici dal Mediterraneo all’oceano c) monopolio regio del commercio d) importazione di prodotti in Europa (mais, patate) e conseguente trasformazione delle abitudini alimentari e) organizzazione del sistema creditizio e bancario f) incremento del commercio degli schiavi Le conseguenze delle scoperte geografiche 2/2 Culturali e religiose Crisi dell’identità culturale dell’Europa che interviene nelle interpretazioni dei fatti nuovi: reagendo ad essi “l’Europa scopre se stessa” (Elliott) Origine del mito del buon selvaggio (settecentesco). Colombo descrive i selvaggi miti, belli, facili da convertire  Nella cultura occidentale si incomincia ad associare a questi l’idea di rappresentare l’immaginario stato di natura. Evangelizzazione attraverso l’opera dei missionari e dell’istituzione del requerimiento nei possedimenti spagnoli. (ingiunzione=dichiarazione di sovranità letta dai conquistadores agli indigeni) Il colonialismo portoghese 1/4 Presupposti Il Portogallo costituisce il primo grande impero coloniale grazie ad alcuni fattori determinanti: posizione geografica di avamposto sull’Atlantico precoce unità nazionale, già realizzata nel XIII secolo la dinastia Aviz, in particolare il re Enrico detto il Navigatore, sensibile alle esigenze dei ceti mercantili, adotta una politica di potenziamento del settore navale e crea una scuola specializzata per piloti e navigatori. presenza di una forte tradizione di riconquista: lotta ai mori l’insufficienza delle risorse agricole e la ricerca di oro e merci, potenti spinte alle esplorazioni geografiche Il colonialismo portoghese 2/4 Esplorazioni geografiche Principali tappe: 1420 ricognizione delle coste africane e inizio tratta degli schiavi 1445 scoperta delle Isole di Capoverde 1472 Ferdinando Po raggiunge il golfo di Guinea 1487 Bartolomeo Diaz doppia il Capo di Buona Speranza (circumnavigazione dell’Africa) 1497-98 Vasco de Gama arriva in India e torna con un ricco carico di spezie 1530 primi insediamenti in Brasile Il colonialismo portoghese 3/4 Caratteri della colonizzazione Impero eterogeneo costruito grazie alla superiorità navale e militare e ad una popolazione abituata a vivere nelle città della costa, legata alle attività marinaresche, con una nobiltà desiderosa di conquiste Sfruttamento a fini commerciali delle vie marittime con costruzione di porti e fortezze in punti strategici per gli scambi Creazione di empori come snodi di una rete monopolistica di gestione del commercio Modello istituzionale duttile che applica le leggi della madrepatria attraverso governatori: creazione in Brasile di dodici Capitanerie affidate ai donatarios con compiti di governo e di difesa militare del territorio, affiancati dalle missione gesuitiche Il colonialismo portoghese 4/4 Limiti dell’imperialismo portoghese incapacità di coordinare politicamente grandi terre investimenti dei profitti del lucroso traffico delle spezie prevalentemente nella difesa e nel mantenimento dell’impero afro-asiatico incapacità di controllare il Mar Rosso: il mercato europeo resta diviso con Venezia assenza di un programma per monopolizzare i traffici inter-asiatici come avrebbero fatto Olanda ed Inghilterra Il colonialismo spagnolo 1/7 Presupposti matrimonio di Isabella e Ferdinando (1469) e unificazione territoriale (1479) fine della guerra contro gli arabi con la presa di Granada (1492) stretto legame tra religione/ politica/ economia nella concezione dei sovrani aumento demografico, sovrappopolazione delle zone più fertili, fame di terre necessità di metalli preziosi per acquistare merci e manufatti ricerca di una nuova via per raggiungere le Indie Il colonialismo spagnolo 2/7 Viaggi di Colombo 1. Il re del Portogallo, Giovanni II, non finanzia il progetto presentatogli da Cristoforo Colombo, non persuaso della fondatezza e disinteressato ad investimenti al di fuori della strategia di espansione africana 2. Isabella di Castiglia e Ferdinando il Cattolico approvano la proposta di Colombo e gli concedono il titolo di ammiraglio, viceré e governatore delle terre eventualmente scoperte: la capitolazione di Santa Fé del 17 aprile 1492 rivendica allo Stato la legittimità della spedizione 3. Prima spedizione con tre caravelle: approdo a San Salvador il 12 ottobre 1492 (è la scoperta dell’«Otro Mundo») 4. Le tre spedizioni successive (1493, 1498, 1502) consentono agli spagnoli di raggiungere il Messico, le coste dell’America Latina, l’Honduras. Ad accompagnare Colombo nei suoi viaggi sono molti Hidalgos (cavalieri senza titolo di nobiltà che avevano partecipato alla Reconquista), contadini ed artigiani convinti a partecipare dalla speranza di arricchirsi rapidamente e di mutare il proprio status sociale, diventando signori delle nuove terre I viaggi di Cristoforo Colombo Il colonialismo spagnolo 3/7 La spartizione del globo Con la Bolla Inter coetera (1493) il papa Alessandro VI Borgia legittima la conquista spagnola, ma il Portogallo non accetta i termini della decisione papale e avvia negoziati volti a garantire l’espansione portoghese Il Trattato di Tordesillas (1494) stabilisce la spartizione dell’ecumene extra europeo, per mezzo di un meridiano (la rraya), in 2 zone: spagnola (ovest) e portoghese (est) e evidenzia la crisi del papato e l’ascesa del prestigio delle monarchie. Il colonialismo spagnolo 4/7 Le tappe della conquista 1492-1520 conquiste caraibiche della Giamaica, Portorico e Cuba; esplorazione dello Yucatán; iniziative volte al consolidamento dei diritti della Corona (Casa de contractaciòn, 1503) 1519 Spedizione di Cortés in Messico (sottomette gli Aztechi) 1522 Spedizione di Pizarro in Perù (1533: conquista di Cuzco, capitale dell’Impero Inca) 1540 Conquista del Cile 1550 Conquista della Bolivia e della regione del Rio de la Plata Il colonialismo spagnolo 5/7 Caratteri della colonizzazione Controllo militare ed economico grazie alla fondazione di città Genocidi e sfruttamento delle popolazioni indigene con la conseguente distruzione delle loro identità La presenza tra i Conquistadores di soldati, avventurieri, agricoltori, attirati dal miraggio dell’oro e di missionari spinti alla conquista delle anime influenzò la colonizzazione Furono favorite le immigrazioni dall’Europa e si fece ricorso alla deportazione di schiavi dall’Africa Il colonialismo spagnolo 6/7 Il governo delle colonie Modello istituzionale articolato con la creazione di organismi che affiancavano il sovrano nel governo delle colonie: - In Spagna: Consiglio delle Indie, Casa di Contractaciòn a Siviglia (cause civili e penali per commercio e controllo navigazione) - Nelle colonie: i vicereami della Nuova Spagna e del Perù - giudici per le circoscrizioni giudiziarie (= audiencias) - vescovi (22 diocesi) e prelati Creazione dell’encomienda: adattamento di un istituto spagnolo simile al feudo, ma non ereditario. Le terre venivano date in commenda (godimento) ad un colono che esigeva tributi e prestazioni in danaro, assicurando difesa e conversione Diffusione delle missioni e stabile residenza di ordini regolari Il colonialismo spagnolo 7/7 Cause della rapida distruzione delle popolazioni autoctone Notevole superiorità tecnologica degli europei dotati di armi da fuoco, balestre, corazze impenetrabili per le armi in dotazione agli indigeni e cavalli che consentivano una potenza e una mobilità sconosciute agli eserciti locali Assenza di anticorpi contro le malattie portate dai conquistadores Distruzione del sistema economico e culturale realizzata tramite la sottomissione e il brutale sfruttamento delle popolazioni autoctone Limiti dell’imperialismo spagnolo La Spagna sceglie la via della rendita coloniale I ceti dirigenti appaiono restii agli investimenti ed orientati verso gli impieghi nella burocrazia e nell’esercito.  nascita del fenomeno della disoccupazione intellettuale che colpiva soprattutto i letrados (giuristi) rifiuto della produttività agricola, artigiana, manifatturiera e conseguente dipendenza dalle importazioni L’America e la coscienza europea del Cinquecento 1/2 ► La conquista del nuovo mondo innescò un ampio dibattito negli ambienti colti del vecchio continente, investendo in pieno la coscienza europea, al di là delle differenze di accentuazione tra paese e paese. Juan Gines de Sepulveda sostenne in un’opera del 1547 la tesi dell’esistenza di uomini schiavi per natura, giustificando in tal senso tutto l’operato dei conquistadores. Bartolomeo de Las Casas, dopo esser stato un conquistador, tornato in patria ed entrato nell’ordine dei Domenicani, prese posizione in difesa degli indigeni d’America, riconoscendo la validità dei loro ordinamenti economici e politici, del modello di società e delle loro virtù morali (Brevissima relazione sulla distruzione delle Indie). - Las Casas si scagliò contro il sistema dell’encomienda considerato il perno dello sfruttamento e del dominio imposto dagli spagnoli, incrociando il punto di vista della monarchia contraria all’eccessiva autonomia degli encomenderos e desiderosa di mantenere un saldo controllo sulle colonie. L’America e la coscienza europea del Cinquecento 2/2 Le denunce di Las Casas contribuirono a far mutare almeno parzialmente la politica di conquista del governo spagnolo, inducendo Carlo V ad emanare le Nuevas leyes (1542) che sancivano alcuni diritti fondamentali degli indios e ne vietavano la riduzione in schiavitù. Si cercò anche di far mutare il linguaggio corrente: con le Ordenanzas sobre descobrimiento (1573) si vietava di parlare di conquista, bisognava utilizzare il termine “descobrimiento” Le Ordenanzas vietavano la violenza fisica sugli indigeni e la spoliazione delle loro proprietà (consentivano lo scambio) ma nella prassi tali leggi furono scarsamente applicate La formazione dello Stato moderno Il processo di formazione La formazione dello stato moderno è uno dei processi più importanti della storia europea e si presenta come il risultato di una serie di tentativi di integrazione politica di territori diversi. Implica un continuo processo squilibrante e/o la ricerca di un equilibrio dinamico Lo stato moderno rappresenta la forma storicamente determinata di un ordinamento politico, sorta in Europa dal XIII-XIX, per poi estendersi in tutto il mondo civilizzato E’ caratterizzato dalla funzione di normalizzazione dei rapporti politici nell’ambito di un territorio unificato  Questa normalizzazione è compiuta con strumenti amministrativi, con la costruzione di una rete di uffici e di competenze accentrate Si tratta di un processo che provoca resistenze sia da parte dell’antica società per ceti, sia dalla nuova società borghese in formazione. Le fasi storiche Nel ‘500: accentuato carattere di dualismo costituzionale, giocato tra il principe titolare dell’istanza unitaria e accentratrice e i ceti portatori di interessi peculiari dell’antica forma di organizzazione della società, ma già con nuovi interessi  lo Stato si impone gradualmente rivendicando la sua potenza all’esterno e all’interno → il sovrano difende il territorio unificando il comando e riduce l’opposizione delle autorità locali 2)Nella prima metà del ‘600: tendenza dei principi a consolidare il monopolio del potere legittimo (assolutismo), con esiti diversificati 3)Tra la seconda metà del ‘600 e la prima metà del ‘700: crisi del monopolio del potere e ricerca di un nuovo equilibrio tra la tendenza all’accentramento del potere e la richiesta di partecipazione Lo Stato moderno come forma storica determinata 1/2 In questa accezione lo stato moderno non è concetto universale ma serve a identificare l’organizzazione del potere in un singolo territorio Elemento caratterizzante questa forma è il progressivo accentramento del potere secondo un’istanza sempre più ampia che finisce col comprendere l’intero ambito dei rapporti politici L’accentramento si fonda sul principio della territorialità dell’obbligazione politica e sulla progressiva acquisizione della impersonalità del comando politico, attraverso l’evoluzione del concetto di officium:  Si afferma la tendenza alla riunificazione del potere nella persona del principe sorretto da un apparato amministrativo efficiente e funzionale agli interessi degli strati sociali preminenti.  Prevale una visione tecnica del potere, visto come ordine esterno capace di garantire sicurezza ai sudditi Lo Stato moderno come forma storica determinata 2/2 Dal sistema policentrico e complesso delle signorie di origine feudale si giunge allo Stato Territoriale accentrato e unitario attraverso una razionalizzazione del potere dettata dall’evolversi delle condizioni storiche materiali La storia della nascita dello Stato moderno è la storia di una tensione tra policentrismo e accentramento del potere. ► Un ruolo fondamentale è giocato dal modo di intendere la legge:  in Occidente essa era considerata un patrimonio ereditato dal passato e regolato da una serie di consuetudini, perciò plurale e da non alterare, a tutela delle prerogative di ogni corpo o comunità. Stato moderno e lotte di religione La transizione allo Stato moderno non fu indolore, ma si verificò su un terreno insanguinato dalle guerre di religione. → L’esperienza dei conflitti all’interno del cristianesimo spinse al superamento di ogni pretesa di fondare il potere su una fede religiosa.  L’aspirazione alla pace favorì come necessità la fondazione politica del potere. Lo stato apparato o stato macchina si presenta come organizzazione dei rapporti sociali (potere) attraverso procedure tecniche stabilite (istituzioni) utili alla prevenzione e superamento dei conflitti e al raggiungimento di fini terreni. A seconda di come le forze sociali nei singoli paesi si sono collocate rispetto a questo problema, si sono sviluppati modelli diversi di Stato. L’azione del sovrano tra limiti e legittimazione 1/2 Limiti: Impero: con la crisi delle pretese di potere sovranazionale e universale dell’imperatore, i sovrani avanzano pretese di un potere assoluto, sostenuti da giuristi che offrono nuove forme di legittimazione. Papato: la crisi del papato costretto a nuovi patti con i sovrani e la progressiva distinzione tra la sfera spirituale e quella temporale aprono nuove possibilità di rivendicare all’ambito statale il potere temporale. Feudalità: il patto di fedeltà tra il feudatario e i vassalli rappresenta una resistenza alla piena affermazione del potere del sovrano. Centri urbani: si inseriscono a fatica nel nuovo sistema di potere perché il loro sviluppo era avvenuto con frammentazione politica opposta allo stato moderno. Lo Stato moderno nasce più facilmente in aree rurali dove più facili sono i processi di unificazione. L’azione del sovrano tra limiti e legittimazione 2/2 Legittimazione: L’affermazione della sovranità viene ricercata con la forza della dinastia e il prestigio carismatico del re, utilizzando nuovi strumenti di propaganda: - Si valorizza il potere taumaturgico del re, secondo la cultura popolare unto del Signore e guaritore della scrofola - Cerimoniale di corte e rituali finalizzati a colpire la sensibilità collettiva ► Politica di rivendicazione dinastica → monarchia perno della società  il re può imporre tributi perché dispensa benefici Le assemblee dei ceti ►Le assemblee in cui si riuniscono i rappresentanti dei vari ordini sociali hanno una funzione interlocutoria nei confronti del potere regio. Esse hanno origine contrattuale: il re per ottenere il riconoscimento della supremazia politica territoriale deve riconoscere privilegi e consuetudini che finiscono per essere limiti alla supremazia regale. Nei singoli Stati denominazioni e caratteri diversi (Commons, Etats, Cortes, Parlamenti o Senati). Le assemblee sono generalmente (tranne in Inghilterra) controllate da ceti esenti dal pagamento dei tributi o interessati a esercitare più potere in periferia. La fiscalità L’idea che dovesse essere la monarchia dal centro a garantire la sicurezza e ad amministrare la giustizia richiedeva notevoli risorse. Settore nevralgico nella vita dello Stato, diventa terreno di scontro tra il potere centrale e le richieste delle assemblee dei ceti e risente dei differenti rapporti di forza tra Stato e società. Presenta mancanza di uniformità, con diversità di regimi fiscali, città privilegiate a danno delle campagne, con imposte dirette ed indirette (per es. in Francia: stabilizzazione della taille, imposta diretta che gravava esclusivamente sui contadini e gabella del sale) L’esazione fiscale, come nel caso francese, è affidata alle autorità periferiche che l’hanno approvata e che ne sono esenti: la monarchia, concedendo benefici, ottiene un gettito fiscale per un potere lontano, ricorrendo alla mediazione delle assemblee provinciali. La storia della fiscalità ecclesiastica è legata a quella della diversa presenza della Chiesa nei singoli paesi europei. Il problema della giustizia L’estensione della giustizia regia nella periferia non comporta il controllo della giustizia di I istanza che ha sede in sfere politiche e sociali quasi del tutto autonome rispetto all’autorità sovrana: signorie rurali, magistrature ecclesiastiche, magistrature urbane. La giurisdizione del sovrano è riservata alla giustizia di appello che nella sua espansione ricorre all’istituto della delega nei confronti delle autorità periferiche. La prevalenza della SFERA GIURISDIZIONALE invade anche l’AMMINISTRAZIONE (confusione fra le due sfere: l’amministratore è anche giudice) → In questa situazione (giustizia delegata di I grado, accentrata nei gradi alti) il potere regio ha scarsa efficacia periferica Sistemi e geografia del potere All’inizio dell’età moderna si evidenziano alcune linee di tendenza che è possibile sintetizzare: 1) tramonto degli ideali di potere universalistici 2) unificazione territoriale 3) affermazione dei concetti di utilità e sicurezza (interna e esterna) 4) accentramento e burocrazia contro ordini privilegiati e forze centrifughe 5) idea di servizio contro gli ideali della nobiltà di sangue 6) mobilità sociale contro le antiche gerarchie 7) uniformità della giustizia contro le giurisdizioni particolari 8) intervento dello Stato nell’economia (mercantilismo) L’Europa alla fine del Medioevo L’area germanica 1/2 ► I paesi tedeschi nel XVI secolo non presentano un’entità politica unitaria: lo sviluppo statuale è avvenuto sul piano dell’impero e su quello degli stati territoriali (Mosaico di Stati) Le singole unità territoriali si sono trasformate in “Stati patrimoniali”: una sorta di proprietà personali quali somme di beni posseduti dai loro signori.  in tal senso un ruolo fondamentale rivestivano i matrimoni con i quali le spose portavano in dote territori che si sommavano a quelli dei mariti per incrementare “patrimoni” che poi entravano in linea ereditaria. L’area germanica 2/2 Imperatore, carica elettiva, con pretesa universalistica solo formale Dieta (assemblea degli Stati) o Reichstag, convocata con frequenza del tutto irregolare e divisa in 3 ordini: principi elettori, aristocrazia, città: a) elettori: 3 arcivescovi (Colonia, Treviri e Magonza); 4 laici (Boemia, Palatinato, Sassonia, Brandeburgo) b) aristocrazia: rappresentati da 120 prelati, 30 principi, 140 signori c) città (85): rappresentate dai borgomastri Vani si rivelano i tentativi dell’imperatore Massimiliano (1493-1519) di far accettare ai principi le riforme attuate in Austria e di avviare l’unificazione territoriale La Francia 1/2 ► Dopo aver raggiunto l’unità geo-politica (con la conquista della Borgogna tolta a Carlo il Temerario a Nancy, 1477), il regno di Francia risultava un coacervo di possedimenti diversi, con principati feudali dotati di parlamenti e stati provinciali propri. Il sovrano era affiancato da un Consiglio del re, formato dai pari di Francia e dai grandi dignitari e da un Consiglio ristretto. Collaboravano circa 12000 ufficiali, alcuni nominati dal re → per la maggior parte essi avevano acquistato le cariche attraverso il sistema della venalità degli uffici. La Francia 2/2 La giustizia era esercitata dal Consiglio, da 7 Parlamenti (Parigi, Tolosa, Besançon, Grenoble, Digione, Bordeaux, Aix) e da 80 tribunali provinciali.  I Parlamenti erano corti giudiziarie dotate anche di compiti amministrativi (non organi di rappresentanza): - Rivendicavano una loro partecipazione nel processo legislativo. - Registravano le ordinanze reali e potevano esercitare il diritto di rimostranza. Gli Stati Generali (assemblea rappresentativa degli ordini cetuali) avevano competenze soprattutto in materia fiscale, ma vennero esautorati progressivamente dalla monarchia assoluta: dal 1614 al 1789 non furono mai convocati. L’Inghilterra 1/2 ► Dopo l’ unità del paese, conseguita da Enrico VII Tudor (1485-1509), e la conseguente crisi del potere feudale, si presentava con un peculiare assetto istituzionale: Il re era affiancato da un Consiglio formato da un cancelliere, un tesoriere e alcuni dignitari. Mancava un corpo di funzionari e di ufficiali rappresentanti il potere sovrano nelle circoscrizioni e nelle contee. Le Contee erano governate da sceriffi (funzionari regi che amministravano la giustizia) e da giudici di pace, scelti fra la nobiltà locale. L’Inghilterra 2/2 La giustizia era esercitata, sotto il controllo del Consiglio, attraverso tre grandi tribunali (civile, criminale, finanziario) cui si affiancava la Camera Stellata che giudicava i tumulti, sorvegliava gli sceriffi e avocava i casi con risvolti politici. La rappresentanza dei gruppi sociali era affidata al Parlamento diviso in 2 Camere: - dei Lords ereditaria - dei Comuni elettiva Caratteristiche del sistema politico inglese: - separazione del potere giudiziario da quello legislativo - affermazione di una legge comune indipendente dal sovrano - tendenza all’assolutismo coesistente con autogoverno delle contee. La Spagna La reconquista del territorio contribuì al superamento dell’aspetto “patrimoniale” e favorì il carattere nazionale, centralizzatore e protettivo del dominio politico. ► Dopo le nozze di Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia (1469) si realizzò la ristrutturazione amministrativa con uno Stato burocratico polisinodale (1479) I Consigli spagnoli erano insieme: organi di consulta, corti di giustizia, tribunali amministrativi e si distinguevano: - su base territoriale (Consiglio superiore di Castiglia, Aragona, Indie, etc.) - per competenze (finanze, guerra, ordini) Particolare rilievo ebbe il Consiglio della Suprema Inquisizione spagnola, tribunale temutissimo e strumento dell’assolutismo. Le rappresentanze degli ordini (le Cortes), nonostante l’unificazione territoriale, rimasero divise e sempre meno consultate.  Rispetto per l’autonomia dei Reinos, tutela del pluralismo delle unità istituzionali e degli ordinamenti giuridici particolari L’Inquisizione spagnola Nel 1478 la monarchia spagnola istituì il tribunale della Suprema Inquisizione quale strumento politico- giudiziario per rafforzare l’unità del paese e le istituzioni statali: il fine: difendere l’ortodossia religiosa la novità: pur essendo affidata a giudici ecclesiastici, al vertice dipendeva dalla Corona  si trattò di un formidabile strumento politico di controllo sull’identità collettiva, funzionale a produrre una cultura dell’uniformità e dell’ortodossia ► Un’istituzione dotata di una struttura rigidamente gerarchica: Il re nominava un “grande inquisitore” a capo del “Consiglio della Suprema e Generale Inquisizione”, che a sua volta nominava gli inquisitori nei diversi regni della corona spagnola e controllava tutti i processi  una sorta di ministero per sorvegliare le coscienze, uno strumento amministrativo e di controllo sociale a disposizione della monarchia. La via italiana allo Stato moderno La penisola italiana tra XV e XVI secolo 1/2 ► La penisola italiana scontava un marcato ritardo politico che si concretizzava nell’incapacità di dotarsi di strumenti istituzionali e militari, come invece stavano facendo le grandi monarchie europee. ► Una certa unità linguistica e il sentimento della comune eredità di Roma non costituivano fattori sufficienti ad avviare un percorso di formazione statuale unitaria né rappresentavano elementi idonei a garantire il delinearsi di una comune identità nazionale.  Le realtà geo-politiche italiane del tempo si caratterizzavano per: - Accesa rivalità tra di loro - Permanenza di più antiche e recenti lotte tra fazioni politiche al loro interno (guelfi/ghibellini) - Ricorso ad eserciti mercenari per le guerre - Assenza di prerogative mistiche che legittimassero i principi italiani  Potere mantenuto con la forza delle armi e con il danaro (Machiavelli acuto testimone) Fragilità strutturale della politica come costante di lungo periodo della penisola italiana La penisola italiana tra XV e XVI secolo 2/2 Dalla fine del ‘300 al 1454 si era realizzata una progressiva definizione dello spazio politico italiano con gli Stati regionali ► Periodizzazione definita dagli storici: 1- Dopo la Pace di Lodi (1454) gli Stati della penisola italiana non potevano seguire la via dell’unificazione territoriale con la prevalenza di uno stato regionale, né quella di una confederazione di Stati. L’unica via perseguibile restava la ricerca di una politica di equilibrio tra le molteplici esperienze italiane. 2- Tra il 1494 e il 1559 si consumò quella che è stata definita “la tragedia della libertà italiana”(intesa come autonomia del paese nel quadro europeo) e il passaggio della penisola sotto la corona spagnola. 3- Nei primi decenni del ‘500 Spagna e Francia aspiravano al predominio sull’Italia in quanto esso assicurava il predominio in Europa. → Due obiettivi: Milano (snodo centrale delle comunicazioni tra Spagna e Impero) e il Regno di Napoli La penisola italiana tra Medioevo ed età moderna Le guerre d’Italia Carlo VIII di Valois (re di Francia, 1483-1498) discesa in Italia nel 1494 Rapida e facile, favorita da: 1) appoggio di un principe italiano Ducato di Milano – 1476 Galeazzo Maria Sforza ucciso in una congiura. Governa il figlio Gian Galeazzo II (1476-94). Lo zio Ludovico Sforza detto il Moro lo fa uccidere e si proclama Duca (1494). La vedova di GianGaleazzo era figlia del Re di Napoli Ferrante d’Aragona. Per far fronte alla minaccia aragonese il Moro chiama Carlo VIII e lo invita a far valere le pretese angioine sul Regno di Napoli. 2) preparazione politico-diplomatica Carlo VIII si assicura la neutralità di Spagna e Inghilterra con cessioni. A favore dell’impero rinunciò ai feudi imperiali della Franca Contea e dell’Artois. 3) appoggio di un partito aristocratico filofrancese Alessandro VI Borgia voleva per il figlio Cesare un forte Stato nell’Italia centrale. Venezia aspirava a nuove conquiste nella pianura padana. A Napoli cospicua fazione filofrancese e antiaragonese dopo fallimento della Congiura dei Baroni (1485) 4) preparazione militare Superiorità dell’apparato militare: moderno e con un’efficiente artiglieria. Le tappe della discesa di Carlo VIII 1/4 1494 agosto: Carlo VIII è ad Asti Novembre: a Firenze. Il successore di Lorenzo, Piero de’Medici (1492-94), troppo soggetto ai francesi provoca la ribellione  è costituita la repubblica (1494) Girolamo Savonarola teorizza una radicale «renovatio» cristiana e lotta contro il potere temporale dei papi: a) costituzione semidemocratica b) abolizione delle imposte c) Monte di Pietà per l’assistenza ai bisognosi → Profonde divisioni nella città: PIAGNONI: sostenitori di Savanarola; PALLESCHI: fautori della restaurazione dei Medici; ARRABBIATI: favorevoli ad un sistema di potere aristocratico. Alleanza tra oppositori di Savonarola e scomunica del papa  il frate viene giustiziato in Piazza della Signoria 23-5-1498 Le tappe della discesa di Carlo VIII 2/4 1494 Dicembre: Carlo VIII è a Roma Nel laboratorio politico italiano si avvia il progetto di Cesare Borgia Tentativo di formare un vasto Stato inglobando la Toscana orientale, le Marche e la Romagna, formalmente annesse allo Stato della Chiesa ma in realtà dominio personale del Duca Valentino che: - nel 1499 conquista Imola, Forlì, Rimini, Pesaro - nel 1502 Urbino e Senigallia La morte di Alessandro VI (1503) interrompe la congiuntura favorevole: C. Borgia non riesce ad «acquistare tanto imperio, avanti che il papa morissi» (Machiavelli) GIULIO II della Rovere (1503-13), nemico dei Borgia - consolidamento monarchia papale e politica di centralizzazione del potere -politica estera aggressiva e costruzione intorno al papa di un ampio sistema di alleanze Le tappe della discesa di Carlo VIII 3/4 1495 Febbraio: Carlo VIII è a Napoli Il Regno napoletano era formalmente vassallo del Papato: necessaria la consacrazione del re da parte del pontefice ed omaggio della Chinea. Dopo l’abdicazione di Alfonso d’Aragona, che aveva tentato di contrastare diplomaticamente e militarmente i progetti d’invasione, il figlio Ferrandino rimane re per un mese. Carlo VIII entra con l’appoggio dei Baroni e del patriziato della capitale e, seppure per un periodo di tempo molto limitato, adotta una serie di misure politiche: - premia il consenso degli strati artigiani e borghesi di Napoli con la conferma dei privilegi corporativi - allarga i poteri della rappresentanza popolare nel governo cittadino - nuove tasse che però gli alienano il sostegno dei «popolari» e del «popolo minuto» Le tappe della discesa di Carlo VIII 4/4 31 marzo 1495 Lega antifrancese: VENEZIA, ROMA, MILANO (voltafaccia) IMPERO, FERRANDINO (fuggito da Napoli), SPAGNA  6 luglio 1495 battaglia di Fornovo per tentare di impedire la ritirata di Carlo  fine della spedizione in Italia 7 luglio restaurazione aragonese a Napoli, ma aspre lotte tra le fazioni aristocratiche Nel mese di ottobre muore Ferrandino, erede al trono è lo zio Federico  Inizia nuovo corso politico: - ridimensionamento dei «popolari» - compromesso di interessi tra Corona e feudalità - governo dei Seggi a Napoli Itinerario di Carlo VIII Luigi XII e la penisola italiana 1/2 1498 Muore Carlo VIII Luigi XII, della famiglia ORLEANS, ribalta le alleanze: la Francia si allea con Venezia e con Roma Il nuovo sovrano rivendica titoli legittimi su Milano per la discendenza dai Visconti - 1499 conquista Milano 1500 Trattato di Granada: accordo Francia-Spagna per la spartizione del Mezzogiorno: - alla Francia: Napoli e la parte settentrionale del regno già aragonese - alla Spagna: le Puglie e la Calabria Precario equilibrio  1502 riprendono le ostilità - Battaglia di Cerignola (1502): sconfitta francese ad opera della fanteria spagnola (il Tercio) - dicembre 1503 gli Spagnoli conquistano Napoli: inizia la lunga dominazione spagnola sul regno di Napoli (fino al 1707) 1504 Trattato di Lione - Milano alla Francia - Napoli, Sicilia e Sardegna alla Spagna Luigi XII e la penisola italiana 2/2 Venezia: dopo la fine dell’esperienza di Cesare Borgia, cerca di espandersi a danno dello Stato della Chiesa: Reazione papale  1508 - Lega di Cambrai tra ROMA – IMPERO – FRANCIA – SPAGNA contro Venezia 14.05.1509 disfatta veneziana ad Agnadello ► Resta il problema politico della supremazia Francese nel Nord Italia  Giulio II nel 1512 promuove la Lega Santa contro la Francia: si alleano PAPA, SPAGNA, VENEZIA, SVIZZERA  Sconfitta francese e conseguente ritorno degli Sforza a Milano e dei Medici a Firenze Permanenze nel sistema degli Stati italiani: lo Stato della Chiesa e Venezia gli elementi più forti  ricorso a prassi dell’equilibrio e all’appoggio della Francia per bilanciare supremazia spagnola Con l’aiuto di Venezia Francesco I nel 1515 a Marignano sconfigge svizzeri e milanesi e occupa MILANO  l’Italia è divisa in due sfere d’influenza: al Nord, i Francesi; al Sud, gli Spagnoli 1/2 Carlo V e la penisola italiana ► L’ascesa di Carlo V imperatore cambia lo scenario: le guerre d’Italia entrano in un contesto più ampio, europeo, segnato da alcuni processi di notevole rilevanza: RIFORMA; SCOPERTE GEOGRAFICHE e CONQUISTA NUOVO MONDO; FORMAZIONE IMPERI COLONIALI Il conflitto tra Spagna e Francia conosce nuove tappe: - 1525 Francesco I è catturato a Pavia e resta prigioniero per 1 anno rinuncia a Milano e stipula una pace con Carlo V - 1527 (6 maggio) Sacco di Roma da parte dei lanzichenecchi  si tratta di un evento dal grande valore simbolico: la Nuova Babilonia sconfitta dai riformati Obiettivi di Carlo V: rompere la logica dell’equilibrio che ancora tiene in piedi il sistema di alleanze tra Stati italiani e potenze straniere 2. imporre il riconoscimento dell’egemonia spagnola in Italia Carlo V e la penisola italiana 2/2 Il papa ha bisogno della protezione imperiale in funzione anti-veneziana. Genova nel 1528 abbandona l’alleanza con la Francia ed entra nell’orbita imperiale finanzia la politica di Carlo V Fallisce il tentativo dei Francesi di conquistare NAPOLI con l’aiuto dei baroni (Lautrec sconfitto da Andrea Doria, 1528) → Carlo V punisce l’aristocrazia filofrancese: confisca beni dei ribelli e premia i baroni fedeli. 1529 a Firenze l’imperatore e il papa Clemente VII restaurano i Medici: inizia la fase del principato dinastico 1529 si stipula la PACE di CAMBRAI o delle Due Dame (Luisa di Savoia e Margherita d’Austria): - Milano, Napoli, Asti a Carlo V - Genova nell’orbita spagnola - Piemonte sabaudo occupato dai francesi 1530 CarloV incoronato re di Napoli e imperatore del Sacro Romano Impero → Gli Stati minori riconoscono il predominio spagnolo nella penisola 1/2 La pace di Cateau-Cambrésis Francesco I contesta il primato spagnolo → riarmo e politica di nuove alleanze, si allea con: - i Turchi, guidati da Solimano il Magnifico. - i principi luterani della Germania Nel 1535 riprendono le ostilità e nel 1544 Pace di Crépy che non modifica una situazione ormai consolidata e vede sorgere il Ducato di Parma e Piacenza assegnato a Pierluigi, figlio del pontefice Paolo III Farnese. 1547-59 a Francesco I succede il figlio Enrico II che continua la politica di riarmo e di alleanze del padre Notevoli difficoltà per Carlo V nei paesi tedeschi (pace Augusta) ma la Francia non riesce ad approfittare della situazione, anzi perde il Piemonte che torna ai Savoia La pace di Cateau-Cambrésis 2/2 3 aprile 1559 PACE di CATEAU- CAMBRÉSIS 1) Predominio spagnolo in Italia La Spagna conserva il Ducato di Milano; il Regno di Napoli, la Sicilia e la Sardegna, ottiene lo Stato dei Presidi. 2) Integrità degli Stati nazionali (la Francia stabilizza i suoi confini) 3) Fine dell’idea dell’impero universale Filippo II lascia le Fiandre e torna in Castiglia: è il simbolo della svolta → da un impero con dinastia fiamminga a base continentale si passa ad un impero spagnolo a base atlantica L’Italia dopo Cateau-Cambrésis La via italiana alla formazione dello Stato moderno 1/2 La storiografia romantica ha esaltato l’età dei liberi comuni con la partecipazione dei cittadini al governo delle città:  il passaggio alla Signoria è stato considerato come la fine dell’esperienza democratica e l’avvio della dipendenza da potenze straniere La storiografia più recente ha riconosciuto una continuità evolutiva tra Signoria-Principato-Stato moderno quale caratteristica della via italiana allo stato moderno e considera i singoli principati, peculiare espressione dello Stato centralizzato e burocratico → Nell’Italia del ‘400 e ‘500 non si realizza uno stato nazionale ma si ha lo sviluppo dello Stato Rinascimentale con una sua propria organizzazione amministrativa, finanziaria e giudiziaria. La via italiana alla formazione dello Stato moderno 2/2 Dopo Cateau-Cambrésis nella penisola restano profonde differenze. Occorre considerare diversi piani: 1) Stati indipendenti/sovrani e Stati non indipendenti integrati nella Corona spagnola 2) Stati a base cittadina (Venezia, Genova, Firenze, Milano, Lucca) e Stati monarchici con forte caratterizzazione feudale (Ducato di Savoia, Roma, Napoli) ma con profonde differenze in relazione agli ordinamenti politico-amministrativi e al rapporto fra capitale e territorio 3) Repubbliche (Genova, Venezia, Lucca, Siena) e Principati La crisi religiosa del Cinquecento La crisi religiosa del Cinquecento 1/2 Tra XIV e XV secolo il sistema di poteri politici, economico-sociali e culturali, identificato nella Chiesa di Roma mostra gravi sintomi di crisi. ► Crisi politica Chiesa sempre più chiusa nella difesa del proprio dominio temporale  prevalenza dello Stato della Chiesa sulla dimensione religiosa e sull’ecumenismo L’interlocutore laico del papa non è più solo l’imperatore ma i principi, le città-stato  regionalizzazione dei rapporti politici: diminuisce la carica universalistica e scade il prestigio dei Pontefici La crisi religiosa del Cinquecento 2/2 ► Crisi economico-sociale la Chiesa rimane, soprattutto in Italia, il più grande proprietario terriero permane un legame profondo tra la Chiesa e le aristocrazie europee ma i nuovi sovrani contrastano il drenaggio di risorse verso Roma ► Crisi culturale Messa in discussione dell’egemonia culturale della Chiesa nella respublica christiana La sfera laica e quella religiosa continuano ad essere compenetrate, ma emergono contrasti tra l’armatura culturale del passato e i nuovi interessi individuali e collettivi. Esigenza di una riforma religiosa ► L’esigenza di una riforma religiosa era avvertita fin dall’XI secolo In particolare, nei secoli successivi si era delineato un forte richiamo ad un cristianesimo primitivo contro la mondanità ed il potere ecclesiastico, la rilassatezza dei costumi, la confusione tra sacro e profano, l’esteriorità religiosa, l’eccessivo superstizioso ricorso ai santi. Erasmo da Rotterdam è il maggiore esponente dell’umanesimo cristiano ed è in contatto con i fratelli della Devotio moderna. - Canonico agostiniano, filologo classico e profondo conoscitore della Bibbia, viaggia a lungo in Europa studiando a Parigi, Oxford, Lovanio, Torino, Bologna e Roma - La polemica contro la cultura teologica medievale trova spazio nell’Elogio della pazzia (1511), apologo satirico contro la teologia scolastica, le superstizioni del clero,i comportamenti falsamente cristiani delle autorità → per riproporre l’essenza autentica del cristianesimo e della filosofia di Cristo (intesa come prassi della carità e dell’amore, ricerca della concordia e del dialogo fondata sui valori della civiltà umanistica). La religiosità di Lutero 1/3 La storia dei primi anni della riforma coincide con la biografia di Martin Lutero (nato nel 1483 e morto nel 1546) L. Febvre (1927) invitava a valutare la vicenda interiore e la tormentata evoluzione della religiosità di Lutero La storiografia più recente pone attenzione a: la vita e la formazione del teologo la ricostruzione dei contesti in cui evolve e matura la dottrina luterana il confronto tra Lutero ed Erasmo il rapporto tra Lutero e il mondo germanico ► In preda a scrupoli religiosi e per ottemperare ad un voto fatto per ringraziare di essersi salvato da un fulmine, nel 1505 entra nel convento dei frati Agostiniani di Erfurt. Dotato di una sensibilità esasperata, oscilla tra paura e speranza si mostra lontano dalla cultura rinascimentale. La religiosità di Lutero 2/3 ► Vie indicate dalla Chiesa per la salvezza: 1. Monastero → Non dona serenità a Lutero: ha paura del giudizio di fronte alla grandezza di Dio. Lutero si impone rigori insostenibili rovinandosi la salute. 2. Sacramenti e confessione: contrizione, confessione, soddisfazione. A giudizio di Lutero la soddisfazione è impossibile per la miseria dell’uomo. L’uomo spesso non si riconosce peccatore → come si può essere certi di una vera contrizione? 3. Misticismo: l’uomo si abbandona a Dio La concezione di Dio propria di Lutero rende impraticabile questa via. Compie un viaggio a Roma dove entra in contatto con lo sfarzo e la corruzione della corte pontificia Il confessore lo esorta ad impegnarsi nell’insegnamento 1513-15 si dedica alle lezioni di teologia La religiosità di Lutero 3/3 ► Lutero realizza la sua personale ricerca sull’essenza della fede con: un coinvolgimento totale dell’esistenza stretto contatto con la Bibbia Il problema centrale è la giustizia di Dio reso drammatico dalla distanza incolmabile che separa la perfezione divina dalla condizione umana macchiata dall’ineliminabile peccato originale  Da questa constatazione scaturiscono due conseguenze: → assoluta dipendenza dell’uomo da Dio → inutilità delle opere dell’uomo La questione delle indulgenze 1/2 ► Alberto di Brandeburgo (Hohenzollern), già titolare di 2 diocesi, per divenire arcivescovo di Magonza paga la dispensa papale con un prestito dei Fugger. Per l’estinzione del debito il papa concede di proclamare nei suoi territori un’indulgenza e lo nomina nel 1515 Commissario delle indulgenze in tutti i territori dell’Impero: incassa 30.000 ducati per pagare il suo debito:  le indulgenze consentivano di rimettere i peccati attraverso il versamento di denaro «Le indulgenze si erano trasformate in oggetto di scambio per un colossale commercio» (Lortz-Iserloh) La questione delle indulgenze 2/2 ► Lutero il 31. 10. 1517 affigge le 95 tesi a Wittemberg → avvio del movimento riformatore protestante 1) si appella al sentimento nazionale tedesco offeso dallo sfruttamento papale 2) nega la giurisdizione del papa sul purgatorio 3) nota che le indulgenze favoriscono uno stato d’animo falso inducendo l’uomo alla rilassatezza. - Non si scandalizzava per il “commercio delle indulgenze”, ma per la dottrina che prevedeva la possibilità per gli uomini “santi” di accumulare “meriti”. - Non aveva ancora tratto le estreme conseguenze del suo sistema teologico, era convinto che le critiche restassero nell’ambito della Chiesa. - Non si proponeva un’azione rivoluzionaria. Intendeva dare voce all’insoddisfazione del popolo tedesco. La dottrina di Lutero Tra il 1517 e il 1518 le tesi sono stampate in molte città europee → enorme risonanza  Gli scritti del 1520 dimostrano che la Riforma non fu protesta contro l’immoralità della Chiesa di Roma, ma contro il cattolicesimo. In tre opere sono contenuti i cardini della dottrina luterana: ► Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca sulla riforma della società cristiana Lutero contesta: La pretesa superiorità del papa sul potere civile Il magistero della Chiesa nell’interpretazione delle scritture La superiorità del papa sui concili ► La cattività babilonese della chiesa - Tratta dei sacramenti che riduce a due: Battesimo che dona la grazia attraverso la fede Eucaristia, memoria del sacrificio della croce ma senza transustanziazione Proclama il sacerdozio universale. ► La libertà del cristiano - L’uomo è destinato alla perdizione: solo la fede può salvarlo giustificazione per sola fede Svalutazione delle opere ai fini della salvezza: «Le opere buone non fanno l’uomo buono, ma l’uomo buono fa opere buone». Le opere sono necessarie per la disciplina, non per garantirsi la salvezza. Il cristiano deve restare fedele alle autorità, deve restare sottomesso, obbedire alle leggi. La reazione della Chiesa di Roma 1517 – Alberto di Magonza accusa Lutero di eresia 1519 – a Roma viene istruito il processo contro Lutero - Il Papa Leone X, dopo aver fatto esaminare le 95 tesi, chiede a Lutero di rinnegarle, imponendogli di recarsi a Roma per domandare perdono. Federico il Saggio, Elettore di Sassonia, difende Lutero. 1519 – Elezione di Carlo V imperatore 1520 – Bolla Exsurge Domine contro Lutero che brucia la bolla. 1521 – Lutero è dichiarato eretico 1521 – Federico ottiene per Lutero un’udienza alla Dieta di Worms convocata per conferire con Carlo neoeletto imperatore. - La Chiesa lo scomunica (1521) - Federico di Sassonia inscena un falso rapimento e fa condurre Lutero in salvo nel Castello di Wartburg (10 mesi) dove inizia la traduzione della Bibbia in tedesco: contributo determinante alla formazione dell’unità linguistica del popolo tedesco. Ampia diffusione del testo grazie all’utilizzo della stampa. Erasmo e Lutero 1/2 ► I percorsi di Erasmo e di Lutero si incrociano e sono caratterizzati da tratti comuni: - Erasmo vuole evitare che la reazione cattolica combatta anche i movimenti moderati: lo raccomanda a Federico di Sassonia e scrive al papa ritenendo la scomunica una misura affrettata. Erasmo gode di grande prestigio e Lutero si considera, come tanti, suo allievo, ma invita il maestro a tener più in conto il peccato originale. ► Il problema della salvezza non induce angoscia: l’essenziale è agire rettamente ed è importante la serietà della vita La «bona conscientia» assicura la tranquillità di fronte alla morte dopo una vita virtuosa. Il programma dell’umanesimo erasmiano prevede una riforma pacifica del cristianesimo, ma tutta all’interno delle istituzioni ecclesiastiche: a) lotta al potere temporale della chiesa b) contrapposizione all’esteriorità del culto in favore di una religione interiore c) denuncia della scolastica e del dogmatismo  Scelta di tolleranza verso eretici, turchi, pagani Erasmo e Lutero 2/2 ► Due risposte alternative alla crisi religiosa del Cinquecento Sett. 1524 – Erasmo pubblica il De libero arbitrio → esaltazione della religione naturale a) unità e pacificazione tra i cristiani attraverso la tolleranza b) dubbio sistematico come metodo intellettuale c)primato della volontà dell’uomo di fare il bene ed evitare il male → Erasmo valorizza l’impegno terreno, il compito temporale dell’uomo  Cala il prestigio di Erasmo presso i riformatori ► 1525 ・ Lutero risponde con il De servo arbitrio → esaltazione della religione soprannaturale assoluta certezza delle Sacre Scritture salvezza attraverso la sola fede assoluta impotenza della volontà umana totale divergenza tra fede e ragione Riforma e tensioni socio-politiche nel mondo tedesco 1/2 ► 1522-23: rivolta dei cavalieri L’aspettativa della reformatio si coniuga con le aspirazioni dei ceti a modificare i rapporti esistenti in un contesto di forte conflittualità caratterizzato dal rafforzamento dei principati territoriali. Esaltato dalle nuove idee di Lutero, un piccolo esercito di cavalieri (esponenti della nobiltà minore), guidato da Franz von Sickingen e Ulrich von Hutten, attacca le terre del principe-vescovo di Treviri, affermando la fine della proprietà ecclesiastica e la propria autonomia dai signori, ma viene subito schiacciato dalle truppe dei principi protestanti e cattolici. La rivolta dei cavalieri consente ai principi di rafforzare il loro potere sul territorio. Riforma e tensioni socio-politiche nel mondo tedesco 2/2 ► 1524-25: guerra dei contadini In tutta la Germania si manifestano focolai di rivolta contadina. I contadini, guidati da predicatori radicali, usano le idee della Riforma per far valere i loro diritti. - Alle origini della protesta è la situazione sociale nelle campagne tedesche - la moderna storiografia preferisce parlare di rivoluzione dell’uomo comune che ha come obiettivi: 1. abbattere la struttura per ceti 2. formare una federazione di leghe su base corporativa e ispirate al Vangelo 3. sottrarre prerogative politiche alla nobiltà 4. espropriare i grandi proprietari ecclesiastici Il programma dei rivoltosi è nei Dodici articoli di Memmingen ► Lutero si schiera contro i contadini ed esorta i principi ad intervenire per schiacciare la rivolta. - Dopo una guerra breve, ma durissima e sanguinosa, nel maggio 1525 i ribelli sono sconfitti a Frankenhausen dall’armata dei principi guidata dal luterano Filippo d’Assia. La riforma in Svizzera Diffusione e radicamento della riforma sono strettamente legati alla struttura politica delle aree in cui si sviluppa il protestantesimo La riforma delle comunità attecchisce soprattutto nella Confederazione Svizzera Zurigo 1525 con Zwingli (1484-1531) Berna 1528 Basilea 1536 con Johannes Oekolampad (Ecolampadio, 1482-1531) Ginevra 1536-41 con Guillaume Farel e Giovanni Calvino San Gallo 1538 Strasburgo 1538 con Martin Butzer (Bucero, 1491-1551) La riforma a Zurigo ► Huldrych Zwingli aderisce alla Riforma che diffonde a Zurigo a partire dal 1518. Nel 1525 il Consiglio municipale dichiara realizzata la Riforma della chiesa cristiana. Promotore della Riforma non è un singolo, ma la comunità attraverso l’amministrazione cittadina forte compenetrazione tra religione e politica Obiettivi di Zwingli sono: La riforma della comunità ecclesiastica La vita collettiva e la sua organizzazione ► Fondamenti della dottrina di Zwingli (differenze con quella luterana) - Il Battesimo dimostra che il bambino appartiene a una Comunità - L’Eucaristia è una commemorazione in assenza (Cristo è presente in spirito; non c’è consustanziazione: presenza reale di Cristo) - La Santa Cena si celebra tre o quattro volte l’anno; non è più il centro del rito cristiano  Zwingli muore nel 1531 nella battaglia di Kappel contro i cantoni cattolici appoggiati dall’Imperatore La riforma a Ginevra 1/6 Governata da un principe vescovo infeudato ai duchi di Savoia, la città di Ginevra si rende indipendente nel 1535, dopo aver aderito alla Riforma sul modello di Zurigo. ► GIOVANNI CALVINO (1509-1564) – nasce a Noyon - Borghese, figlio di un uomo d’affari, intellettuale umanista formato alla Sorbona e laureatosi in diritto a Orléans e a Bourges, aderisce alla Riforma nel 1533. - Lasciata la Francia nel 1534, si rifugia prima a Strasburgo e poi a Basilea, da dove parte nel 1536 per un viaggio in Italia. La riforma a Ginevra 2/6 A Basilea avviene una svolta  Calvino scopre: 1) L’importanza della chiesa visibile organizzata 2) La necessità di una disciplina ecclesiastica 3) L’avversione per le iniziative dello Stato in questo campo 4) I vantaggi del Concistoro (assemblea di laici ed ecclesiastici) - Sulla via del ritorno, nell’agosto 1536, Calvino si ferma a Ginevra, appena resasi indipendente, dove la Riforma si sta affermando per iniziativa del governo cittadino. - Nominato pastore della chiesa riformata di Ginevra e lettore della Bibbia, Calvino propone un modello ecclesiale molto rigoroso rifiutato dal Consiglio cittadino. - Nel 1541 viene richiamato formalmente dal Consiglio cittadino e accetta di tornare solo se sono accolti il catechismo e la disciplina. - Vi rimane per oltre vent’anni esercitando un ruolo incontrastato di guida spirituale. La riforma a Ginevra 3/6 ► La chiesa di Calvino è organizzata sulla base delle ORDONNANCES ECCLESIASTIQUES che, con leggere modifiche, diventano il codice morale e legale di Ginevra per due secoli.  Organizzazione della città cristiana all’insegna di una forte compenetrazione tra religione, politica, istituzioni locali. Città sperimentale: nuova Israele. Sono previste 4 istituzioni: PASTORI (Cui spetta annunciare la parola di Dio per indottrinare, ammonire, esortare e riprendere, tanto in pubblico come in privato, amministrare i sacramenti e impartire i rimproveri solenni d’accordo con gli anziani). DOTTORI (Devono istruire i fedeli nella santa dottrina)  La scuola è compito affidato alla Chiesa ANZIANI (Laici che vigilano sulla condotta di ciascuno, aiutati da collaboratori incaricati di sorvegliare i cittadini in ciascun quartiere, si occupano della disciplina comunitaria) DIACONI (Devono provvedere all’assistenza di poveri ed ammalati) La riforma a Ginevra 4/6 L’istituzione in cui si realizza la simbiosi tra religione e politica è il CONCISTORO (assemblea di 12 anziani e 10 pastori) ► Calvino conferisce alla chiesa di Ginevra una rigida struttura: non si tratta di una libera comunità, ma di un’organizzazione obbligatoria nella quale devono integrarsi tutti gli abitanti della città, secondo un criterio selettivo che espelle i cattolici e accoglie i profughi. Si crea una sorta di teocrazia, in cui lo Stato realizza la sua vocazione divina di educazione cristiana sotto la sorveglianza del clero. Il rigore del modello calvinista è garantito dalla sua base biblica (bibliocrazia). La riforma a Ginevra 5/6 La dottrina calvinista ► Il peccato originale ha scavato un abisso tra uomo e Dio → La salvezza avviene solo per fede (anche Calvino svaluta le opere) ► Calvino accentua la dipendenza dell’uomo da Dio con la dottrina della predestinazione: «Dio non crea tutti gli uomini nella stessa condizione, ma destina gli uni alla vita eterna, gli altri all’eterna dannazione» La salvezza dell’anima non dev’essere la principale preoccupazione del cristiano, ma la glorificazione di Dio  deve servire Dio nel mondo. L’uomo non solo può, ma deve agire nella storia. La riforma a Ginevra 6/6 La Chiesa non è garante dell’ordinamento divino, ma solo di quello terreno: essa è la “compagnia dei fedeli” entro la quale ciascuno deve spendere al meglio i talenti ricevuti da Dio.  Da ciò deriva l’attivismo calvinista, l’impegno nel lavoro: il successo potrebbe essere il segno di essere fra gli eletti. → in tal modo si affermano nuovi fondamenti etici del lavoro Tutta l’attività umana deve essere vissuta dal calvinista come realizzazione della VOCAZIONE: «Dio comanda a ciascuno di noi di considerare la propria vocazione in ciascuno degli atti della propria vita. Poiché egli sa bene quanto l’intelletto dell’uomo è impaziente ……. Distinguendo gli stati e i modi di vita, ha ordinato a ciascuno ciò che avrebbe dovuto fare. E affinché nessuno oltrepassasse leggermente i suoi limiti, egli ha chiamato vocazioni tutte le maniere di vivere». Calvino nega efficacia alla mediazione ecclesiastica: la chiesa non conduce alla salvezza, ma in quanto comunità di fedeli e di santi, essa rivela il verbo, la parola di Dio attraverso le Scritture A differenza di Lutero, non può esistere una chiesa di Stato ma chiesa e Stato sono asserviti alle Sacre Scritture La riforma radicale e popolare ► Gli storici tendono a distinguere una riforma radicale da quella guidata da Lutero, Zwingli e Calvino. Le posizioni radicali non hanno rapporti stabili con il potere politico Antesignano di queste posizioni può considerarsi Thomas Müntzer, protagonista della guerra dei contadini e già collaboratore di Lutero, il quale organizza in Sassonia una Lega degli Eletti decisa a distruggere il potere dei nobili. Il nuovo movimento religioso prenderà il nome di Anabattisti (= i ribattezzati). Catturato nella battaglia di Frankenhausen, Müntzer viene giustiziato nel 1525. Il movimento anabattista, risorto dopo la sconfitta del 1525, ripropone i cardini della propria esperienza religiosa: - carattere volontario della professione di fede attraverso il battesimo degli adulti - pratica degli ideali di uguaglianza e giustizia sociale tratti dalle Scritture - concezione della chiesa come libera comunità di fedeli ► Gli anabattisti riescono nel 1534 ad occupare la citt ・ vescovile di Münster, in Westfalia, e a proclamarla «Regno di Dio».  Dopo 16 mesi di assedio da parte delle truppe imperiali, la città viene espugnata e i ribelli trucidati. Politica e religione nell’Impero 1/4 Possiamo distinguere 4 fasi ► I fase (1519-21): Carlo V giura la Costituzione imperiale in base a cui nessuno può essere messo al bando dall’Impero senza processo L’imperatore è impegnato a: - non radicalizzare lo scontro con i principi territoriali - difendere l’unità religiosa Da tale compromesso → Editto di Worms (1521):  Lutero condannato come eretico ma soluzione definitiva demandata alla convocazione del concilio Carlo persegue una riforma interna della Chiesa, funzionale al disegno di impero universale. L’auspicio sembra potersi realizzare con il pontificato di Adriano VI, già precettore dell’imperatore Politica e religione nell’Impero 2/4 ► II fase (1525-30): è il tempo dell’organizzazione politica della Riforma nei territori tedeschi. Alleanza tra principi cattolici, cui si contrappone un’alleanza tra principi protestanti  I e II Dieta di Spira (1526 e1529): situazione congelata, si attende il concilio. I principi protestanti «protestano»  Germania spaccata in due fronti Tentativo di ricomposizione: Dieta di Augusta (1530) ma deliberazioni assunte in assenza dei rappresentanti protestanti e quindi di problematica attuazione → Confessione augustana redatta da Filippo Melantone per definire l’autentica dottrina luterana nei confronti della Chiesa cattolica e dei riformatori radicali. Politica e religione nell’Impero 3/4 ► III fase (1531-42) Aspetti fondamentali: 1) fine dell’ipotesi di riconciliazione tra cattolici e protestanti e all’interno del mondo riformato 2) articolazione del protestantesimo in 3 diverse confessioni (Lutero, Zwingli e, poi, Calvino) 3) divisione religiosa della Germania  Lega di Smalcalda (1531) tra i principi e le città protestanti: alleanza anti-asburgica che stringe relazioni con Francia e Inghilterra 1542: Dieta di Spira  richiesta dei principi tedeschi all’imperatore per ottenere il riconoscimento ufficiale della loro posizione. A tale riconoscimento condizionano il loro aiuto militare e finanziario contro i Turchi  la crisi è irreversibile Politica e religione nell’Impero 4/4 ► IV fase (1546-55) Guerra tra Lega di Smalcalda e imperatore: a Muhlberg (1547) sconfitta dei principi protestanti ma, successivamente, gravi problemi e sconfitte ad opera dei Turchi, dei Francesi e dei protestanti costringono Carlo V alla pace religiosa di Augusta (1555) «ubi unus dominus, ibi una sit religio» principio del «cuius regio, eius religio» → libera scelta confessionale solo per gli stati imperiali e per i principi → i sudditi devono sottostare al principio «un solo signore, una sola religione». Possono comunque emigrare se non accettano la scelta confessionale del principe  Con la pace di Augusta non si mirava ad un accordo sulla dottrina ma soltanto a conseguire una pace politica duratura tra i territori dell’Impero di diversa confessione [Lortz-Iserloh]  protestantesimo accettato come parte integrante dell’Impero e ai principi protestanti venivano riconosciuti gli stessi diritti dei principi cattolici. Scisma anglicano 1/4 ► Il re d’Inghilterra Enrico VIII Tudor (1509-47) era stato definito nei 1521 “defensor fidei” da Leone X. Occorre distinguere l’occasione dalle ragioni determinanti: ► Desiderio del re di avere un erede maschio che non era venuto dal matrimonio con Caterina d但ragona (nata solo Maria Tudor):  L’erede donna non assicurava la successione e indeboliva il prestigio dei Tudor  legame con Anna Bolena e richiesta dell’annullamento del matrimonio  segue un processo molto complesso che anche per l’intervento di Carlo V (nipote di Caterina) fu spostato a Roma. Il papa Clemente VII (suggeriva la bigamia), tergiversava e non emetteva la sentenza → si preparava lo scisma ► Ragioni determinanti: La riforma fu una soluzione politica a carattere territoriale determinata dagli interessi della società civile e dalla logica dello Stato moderno e con il consenso dell’opinione pubblica Dal ‘400 il sovrano inglese era considerato l’unica fonte del diritto e i suoi ministri codificavano questa tendenza Scisma anglicano 2/4 L’arcivescovo di Canterbury, Thomas Cranmer, dichiara nullo il matrimonio → scomunica di Enrico VIII ► Nel 1534 il Parlamento approva l’Atto di supremazia con il quale il re rompe con la Chiesa di Roma, proclamandosi «unico capo supremo della Anglicana Ecclesia», con diritto di reprimere l’eresia e di scomunicare: - viene meno la distinzione tra sovranità temporale e spirituale (affermare che il re fosse eretico, scismatico o tiranno era considerato tradimento) - abolizione della giurisdizione papale in quanto è il re la fonte della giurisdizione temporale e di quella spirituale - l’Inghilterra si libera dall’obbedienza spirituale nei confronti di una potenza straniera (giuramento al Re e non ad autorità straniere) Conseguenze dell’Atto di supremazia: 1) rottura tra il re e coloro che rifiutano di giurare fedeltà al nuovo assetto costituzionale: il vescovo John Fisher e l’ex cancelliere Tommaso Moro 2) il primo ministro Thomas Cromwell avvia riforme economiche: confisca dei beni di conventi ed istituti religiosi; incameramento decime pontificie  consenso di ampia parte dei ceti sociali (nobili, mercanti, piccoli proprietari) che partecipano alla redistribuzione delle terre confiscate: → aumento numero dei proprietari Scisma anglicano 3/4 Enrico VIII aveva promosso una riforma politico- costituzionale che intaccava il primato pontificio ma senza aderire al luteranesimo → scisma non eresia: ERESIA (dal greco airesis = dissenso) - Viene dichiarato eretico chi contesta la dottrina ufficiale della Chiesa. - Il dissenso si manifesta sul piano teologico e dottrinale, non è detto che dia luogo ad una nuova Chiesa. SCISMA (dal greco skizomai = mi separo) - Viene dichiarato scismatico chi si separa sul piano istituzionale dalla Chiesa. - La rottura si manifesta sul piano ecclesiale e organizzativo e non comporta necessariamente una nuova dottrina. Con l’adozione dei Sei articoli nel 1539 si realizza un irrigidimento delle posizioni dogmatiche non dissimili dal cattolicesimo: 1) Rogo per chi negava la transustanziazione 2) Inutile ai laici la comunione sotto le due specie 3-4) Proibizione del matrimonio per preti e monaci 5) Mantenimento in vigore delle messe private 6) Mantenimento in vigore della confessione auricolare Scisma anglicano 4/4 Enrico VIII ebbe 6 mogli. Nel 1536 fece condannare Anna Bolena per adulterio. 1547- Succede al trono Edoardo VI di 9 anni Periodo di Protettori - duca di Somerset (1547-49): influenza del luteranesimo: → si aboliscono i 6 articoli; sono accolti i protestanti - conte di Warwick (1549-1553): influenza di Ginevra Solo in un secondo tempo la scismatica Chiesa Anglicana avrebbe accolto la teologia della Riforma protestante grazie ad Edoardo VI (1547-53) e al Book of Common Prayer (Libro della preghiera comune, 1549) che: - riconosceva due soli sacramenti, Battesimo ed Eucarestia - sopprimeva il carattere di sacrificio della messa - aboliva il celibato ecclesiastico  Attraverso la professione di fede ufficiale (1553) imposta a tutti i sudditi, l’anglicanesimo diveniva religione di Stato, mentre: - La Scozia aderiva al Calvinismo grazie all’opera di John Knox - L’Irlanda assumeva connotazione marcatamente cattolica, in chiave anti-inglese La Chiesa della Controriforma Riforma cattolica o controriforma? 1/2 Il termine Controriforma compare per la prima volta nel 1770 nel manuale di storia tedesca di Johann Stephan Pütter, giurista dell’università di Göttingen, ad indicare il “ripristino dell’obbedienza confessionale” nel Sacro romano impero tra il 1555 e il 1648. Il termine si afferma definitivamente a metà ottocento grazie allo storico protestante Leopold von Ranke, autore di una celebre Storia dei Papi. Per la storiografia del XIX secolo, Controriforma indicava una reazione complessa e a più livelli: Repressione antiprotestante Consolidamento dei dogmi e delle strutture ecclesiastiche Riorganizzazione interna della Chiesa cattolica Riforma cattolica o controriforma? 2/2 Ad esso si contrappone il concetto di Riforma cattolica, introdotto a fine Ottocento dagli storici cattolici tedeschi (Ludwig von Pastor, 1886) e sancito nel 1949 con l’opera dello storico della chiesa Hubert Jedin:  “Riflessione su di sé attuata dalla Chiesa in ordine all’ideale di vita cattolica raggiungibile mediante un rinnovamento interno” In questa prospettiva non si tratta solo di una reazione contro la Riforma, ma di un’autonoma e spontanea spinta riformatrice nata all’interno della Chiesa e culminata con le grandi riforme post- tridentine. Si sottolinea: a) il rinnovamento religioso che investe la Chiesa tra XV e XVII sec. e l’azione sui fedeli e sugli uomini, non tanto quella sulle strutture. b) diffusione del movimento della Devotio moderna; dei cenacoli erasmiani; dell’attività assistenziale e d’istruzione ad opera di nuovi ordini (Minimi, Teatini, Filippini, Barnabiti) e delle confraternite laicali; della nuova religiosità promossa dal Concilio tridentino. Storiografia contemporanea e Controriforma ► La storiografia recente ha superato la contrapposizione tra “Riforma cattolica” e “Controriforma” per insistere sulla interdipendenza e la connessione: → si tratta di due tendenze del Cattolicesimo convergenti per una sua più solida affermazione. D. Cantimori ha proposto una possibile periodizzazione: Controriforma per indicare il periodo 1580-1640 (repressione della riforma protestante e delle spinte di rinnovamento interne) Significato attuale di “Controriforma”: 1) processo di cristallizzazione delle confessioni religiose tra la metà del XVI secolo e la metà del successivo 2) nuovo sistema giuridico della Chiesa cattolica con il Papa all’apice 3) prassi pastorale per riconquistare le masse 4) teologia tridentina dalla forte carica riformatrice 5) abusi ed intolleranza che caratterizzarono l’utilizzo di nuove istituzioni 6) alleanza tra il trono e l’altare nei paesi cattolici Il Concilio di Trento 1/5 L’esigenza di un concilio Per lungo tempo si rinnovano appelli alla convocazione di un Concilio per arginare la corruzione nella Chiesa - Clemente VII Medici (1523-34), privilegia il consolidamento dello spazio politico all’interno del sistema degli Stati italiani e teme il concilio quale occasione di messa in discussione dell’autorità papale - Paolo III Farnese (1534-49) si rende conto della crisi, anche per l’acutizzarsi dello scontro tra imperatore e principi protestanti  si fa avanti tra i cardinali del Sacro Collegio un progetto di riforma della Chiesa → Consilium de emendanda ecclesia (1537) Nel 1541 promuove il Colloquio di Ratisbona per tentare l’ultima mediazione prima di convocare il Concilio le continue convocazioni del papa (1536, 1537, 1538, 1542) falliscono per: congiu

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