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Summary

These notes discuss childhood learning through the lens of psychology. They explore stages of development and concepts like the different aspects of children's drawings. The document focuses on theoretical foundations of early childhood development.

Full Transcript

LO SCARABOCCHIO INFANTILE 1. Nel primo periodo di vita, i bambini vivono una continuità psicologica (continuum psicologico) con i propri genitori, percependosi come un tutt'uno. Questa percezione è qualcosa anche i genitori alimentano perché sono pronti a soddisfare ogni bisogno...

LO SCARABOCCHIO INFANTILE 1. Nel primo periodo di vita, i bambini vivono una continuità psicologica (continuum psicologico) con i propri genitori, percependosi come un tutt'uno. Questa percezione è qualcosa anche i genitori alimentano perché sono pronti a soddisfare ogni bisogno e desiderio del proprio figlio, anche anticipandolo prima che lui stesso lo esprima. 2. Intorno al 18esimo mese di vita (anche 12 mesi se circondato costantemente da stimoli in famiglia), per un fatto casuale, il movimento lascia il segno ed il bambino inizia ad osservare. Tra il 18esimo ed i 24 mesi, il bambino non ha compreso il nesso tra il movimento del braccio e del segno, e così in questi 6 mesi si esercita. 3. Perché è così significativo? Avviene casualmente ma serve anche per scaricare l'energia. Il segno che rimane sul foglio è una acquisizione di me come persona, che comincia a percepirsi separata dai suoi genitori: prende coscienza di sé. 4. Il primo periodo dello scarabocchio avviene durante lo sviluppo neurologico: segni grossolani, molto ampi perché non riesce a muoversi armonicamente. 5. Dopo 6 mesi inizia a comprendere la corrispondenza: il foglio per il bambino è il mondo, e comincia a scoprire. Gli adulti spesso non danno una corretta considerazione dello scarabocchio, sminuendolo, ma in realtà ci permette di avere tante informazioni, sul piano emotivo: il bambino è avaro nel darci informazioni su se stesso, cioè se vive momenti di disagio lo esprime attraverso lo scarabocchio ed il disegno, e successivamente test per recepire informazioni. Se una maestra a scuola nota delle difficoltà in un bambino, vengono somministrati vari test come quelli dell'albero, della famiglia, eccetera. Quando il bambino inizia a disegnare la famiglia, da cui può emergere di tutto. 6. Lo scarabocchio va dai 18 mesi ai 4 anni.Dopo i 4 anni compaiono le prime figure e le case, gli omini… Poi inizia ad evolversi, riuscendo a rappresentare la realtà. 7. Dalla traccia poi si avvia verso due strade: la rappresentazione grafica e la scrittura. Nello sviluppo grafico, lui attraversa due periodi: REALISMO INTELLETTIVO Dai 5 ai 10 anni è un periodo puro, originale, spontaneo, creativo del bambino. - Gli artisti delle Avanguardie, infatti, nella loro poetica hanno attinto a quel mondo. In questo periodo di vita e di evoluzione del grafismo del bambino, lui rappresenta la realtà per come la conosce, perché sta iniziando a scoprire il mondo. Attua Il fenomeno della trasparenza, modalità operativa del bambino: ostenta quello che della realtà conosce, sa quello che c'è e lo mette in evidenza (disegna le radici dell’albero anche se non si vedono). - Poi rappresenta anche gli oggetti e le persone a cui è più legato grandissimi, e al contrario ciò che per lui non conta è più piccolo, o non lo disegna proprio, o appare tratteggiato, evanescente. REALISMO VISIVO La maestra si accorge che il bambino non può disegnare ciò che vuole, ciò che non si vede. Gli fa conoscere la prospettiva, la profondità, perché “ciò che fa lui è sbagliato”, ma in realtà lo è. Però, a un certo punto, ci adeguiamo perché gli adulti ci indirizzano verso quella strada: non permettono ai bambini di rappresentare la realtà in modo diverso, e la etichettano come sbagliata. COS'È LA DIDATTICA? - Prima le scienze umane facevano parte della filosofia, erano dei corsi. Poi negli anni 60 hanno acquisito autonomia, con un proprio campo pratico e teorico. La didattica, come teoria dell'insegnamento, vuole capire e favorire l'apprendimento dell'alunno. Educare = insegnare; insegnare = fare didattica. La didattica è la scienza della comunicazione tra i soggetti (che prendono parte alla formazione) e le proposte ad elargire la comunicazione (le sedi istituzionali). Una comunicazione che si concretizza in un rapporto insegnamento-apprendimento. Didattica: è ogni gesto e azione finalizzata alla conoscenza. COS'È LA PEDAGOGIA? Pedagogia: la scienza dell'educazione, che studia strategie per migliorare un percorso di educazione dell'uomo. Tutti gli uomini si educano. Vuole migliorare le abilità con cui l'uomo cresce e si forma. La pedagogia si accompagna alla didattica. Educazione (dal latino educere, tirare fuori. Socrate: la verità è dentro di noi e bisogna tirarla fuori). Ognuno di noi ha le capacità e potenzialità e io, sistema scolastico, devo permettere che ciò accada, che l'individuo sviluppi la propria crescita. Aiuto il ragazzo durante la sua fase di sviluppo a tirare fuori qualcosa che ha già dentro di sé. La Pedagogia è una scienza umana. - Dal greco: paidos (fanciullo), ago (conduco) L'educazione è un fatto, qualcosa di concreto che avviene. Esiste da tempi immemori, sin dall'uomo delle caverne. La pedagogia nasce dopo. - Nell'antica Grecia, il pedagogo era lo schiavo greco che accompagnava i bambini a scuola o in palestra. Con l'occupazione dei romani, il pedagogo insegnava anche la lingua, e da qui questa parola diventa insegnante. Studia come l'educazione avviene e ci dice come possiamo rinnovare e modificare il nostro intervento educativo, volto a migliorare le nostre azioni. Svolge ricerca in due direzioni: 1. SCIENTIFICA: studia l'educazione, fa una ricognizione dei fatti. Ci permette di capire come si è evoluto il pensiero pedagogico nel tempo, offrendoci nuove strategie sul piano metodologico e didattico. 2. FILOSOFICA: affronta il tema dell'educazione da un punto di vista totale. Si interroga su quale sia il fine per cui ci attiviamo e impegniamo nel migliorare il nostro intervento educativo, aspirazione verso qualcosa di favorevole alla nostra crescita. - L'educazione implica la capacità di costruire il soggetto con una propria identità e capacità critiche. La pedagogia dovrebbe aiutarmi a diventare una persona libera. Ma, di fatto, noi otteniamo la libertà grazie ad un'educazione che ci permette di discernere? O siamo comunque condizionati, nonostante la libertà di pensiero? L'arte è il materiale privilegiato con cui possiamo strutturare un percorso che permette la costruzione del sé, della personalità e delle capacità critiche. Dobbiamo costruire il soggetto, che è ancora immaturo. È dovere e compito delle persone adulte, mature, conseguire questo percorso di crescita. Gli esseri umani, a differenza degli altri mammiferi, nascono con un patrimonio genetico non sufficiente a consentirgli di realizzare pienamente se stessi. L'essere umano giunge alla compiutezza della sua formazione con un contributo culturale e simbolico. - La competenza simbolica è la capacità di comprendere e usare i linguaggi, gli alfabeti, per relazionarsi con gli altri; la capacità di elaborare i pensieri e percepire la realtà del mondo. DIFFERENZA TRA PEDAGOGIA E DIDATTICA Entrambe trovano nell'arte un materiale culturale e didattico privilegiato attraverso cui favorire lo sviluppo del soggetto, tramite l’educazione. La «differenza» tra Pedagogia e Didattica non comporta l’attribuzione del sapere teorico alla Pedagogia e di quello pratico alla Didattica. E’ data dal punto di vista sia teorico sia pratico con cui ognuna di essa guarda, seleziona, affronta ambiti comuni della formazione, della trasmissione culturale e della ricerca. PEDAGOGIA: scienza della formazione dell’uomo; formazione che tiene conto di: 1. La diversità e molteplicità dei soggetti della formazione (differenze sociali e culturali); 2. La pluralità dei tempi della formazione (infanzia, giovinezza, età adulta, vecchiaia); 3. I diversi luoghi della formazione (la famiglia, la scuola, il tempo libero). DIDATTICA: scienza della comunicazione, intesa come: 1. Come comunicazione tra soggetti della formazione (gli uomini e le donne in diverse età della loro vita) e le sedi istituzionali della formazione (famiglia, scuola, enti locali); 2. Come comunicazione tra i soggetti che partecipano ai processi di insegnamento-apprendimento: tra genitori e figli, tra insegnanti e allievi, tra gruppi; 3. Come comunicazione tra i soggetti della formazione (nelle loro differenze culturali, di intelligenza, delle strategie di apprendimento) e gli oggetti della cultura (conoscenze formali e informali, i saperi organizzati e non, le discipline umanistiche e scientifiche). OBIETTIVO DELLA PEDAGOGIA DELL’ARTE - (Maria Montessori): siamo tutti embrioni scritturali, siamo tutti dei capolavori → un'opera d'arte, qualcosa di irripetibile ed originale. - Le differenze sono un arricchimento, e non dovrebbero portare ad emarginazione. Dallari nel 1998, insieme alla Francucci, attuale direttrice dell’AbaBo, pubblica L'esperienza pedagogica dell'arte, un saggio in cui sottolinea la necessità di utilizzare l'arte non come testo ma come pretesto all'interno del processo educativo. - Per me l'arte è un pretesto, l'occasione ed il modo attraverso cui invento modalità allegre con cui faccio innamorare di questa disciplina, importante dal punto di vista educativo per formare il soggetto. L'arte come pretesto implica l’uso di un processo attivo per la comprensione ed individuazione del senso. - testo implica la mera spiegazione. Alla parola spiegazione (TESTO), il bambino predilige la comprensione (PRETESTO), un processo attivo in cui lui è partecipe e coinvolto e attivo (con il corpo e con i sensi), dando un proprio contributo, perché l'obiettivo della pedagogia è affrontare l'identità, la personalità, cioè la mia capacità di avere un pensiero autonomo, di possedere le capacità critiche. L'arte va vissuta, un'esperienza che si traduce in qualcosa di significativo per il bambino. L'arte non è solo visione ma esperienza vissuta: - Quando è vissuta? Quando quello che vivo, quelle azioni che mi coinvolgono lasciano una traccia a livello emotivo ed intellettivo, e quella traccia modifica il mio modo di essere. - Perché mi formo? Perché la conoscenza che interiorizzo mi apre mondi, mi permette di pensare e riflettere, di correggere, modificare il mio modo di agire… mi cambia. Implica una trasformazione del soggetto in termini di crescita. Io educatore NON mi prefiggo di spargere nozioni di storia dell'arte MA propongo del materiale e dei testi concernenti vari artisti, accompagnando il bambino che sta crescendo nella formazione di un'identità personale, il suo essere originale. Quando propongo l'arte ai bambini, non devo partire con lo spiegare (parola odiata da Dallari) perché è un processo in cui il fruitore riceve le informazioni passivamente, e la nostra testa non è un vaso da riempire di conoscenze, ma deve crescere in termini di capacità critiche affinché acquisisca la capacità di operare scelte, senza limitarsi a seguire la strada convenzionale, scontata, le scelte facili, che mi portano da A a B. Il sapere deve tradursi in saper vivere (vivere bene) devo mettere in pratica quello che apprendo e vivere nel mondo. - Comprendere = prendere da sé, coinvolgere il cuore, a livello affettivo. OBIETTIVO: educare all'arte perché l'arte ha un valore educativo, e per questo è significativa. NON un'arte romantica e crociana da contemplare ma l’arte dal dopoguerra in poi, dove l'arte diventa un'esperienza accessibile a tutti, non elitaria. DUE MODI PER INTENDERE L’ARTE (DALLARI) L’arte è la capacità dell'uomo di esprimersi e comunicare, un linguaggio alternativo a quello verbale. L'opera d'arte è tale in base alla critica ed alla storia, che le danno quel valore. 1. L'arte (crociana) è una verità che non posso mettere in discussione: il significato delle opere è una realtà che dobbiamo accettare per fede. 2. Arte come fenomeno di relazioni complesse: comunicazione fra chi emette e chi riceve il messaggio, in un “farsi“ continuo in cui avviene il processo circolare. L’ARTE ROMANTICA, CONTEMPLATIVA Secondo questa arte, l'artista nasce con il dono dello Spirito, artisti si nasce. Il fruitore (colto) incontra l’arte contemplandola, un'arte compiuta, finita, dove si può solo intuire il messaggio dell'artista: NON si può fare esperienza. - Con l’arte romantica non si può avviare un progetto educativo. Il progetto funziona perché si allontana da questa concezione: ai bambini non puoi mettere davanti un'opera e chiedergli di contemplarla. Bisogna rendere l'arte interattiva. Le regole sono umane, scaturiscono dalle riflessioni, dalle ricerche di chi pratica l'arte. L’ARTE DAL DOPOGUERRA IN POI Dagli anni 50 in poi, con i pensieri degli estetologi postcrociani, non c'è più un incontro tra soggetto e opera d'arte, dove il soggetto adora e contempla. Si ritiene ora che l'arte si collochi in un processo circolare (concezione rivoluzionaria): 1. l'artista è importante perché realizza l'opera, offrendo la sua arte al fruitore; 2. il fruitore incontra l'opera, cioè attiva un processo di comprensione (non solo di contemplazione) che implica l'interpretazione dell'opera; 3. dal fruitore parte un feedback (positivo o negativo), una restituzione all'artista; 4. grazie a questa risposta, l'artista prosegue la sua ricerca all’interno del suo lavoro. L’artista ha una funzione pedagogica: provoca nel fruitore (quando il messaggio riesce) processi mentali autonomi rispetto a quelli dell’artista. L'artista è il ruolo principale ma non l'unico, perché chi produce il messaggio artistico non esisterebbe senza il suo fruitore. L’arte del dopoguerra affianca il dinamismo dell'esistenza umana, attraverso scoperte di linguaggi dell'arte che si evolvono e modificano nel tempo (compito dell’artista). L’arte è fare, un'attività concreta, è azione, utilizzare in maniera sempre nuova i materiali, ideare i nuovi linguaggi, nuove tecniche, inventare e riutilizzare creativamente = fare arte. Essendo l'arte come la vita, cioè che diviene costantemente e si modifica, lo stesso è per le regole del fare artistico (dette istituzioni da Anceschi): le regole appartenenti ad una certa epoca di una certa realtà, valgono in quel contesto storico preciso finché poi non decadono, non valgono più e si modificano. Le regole NON sono eterne ed immutabili. L'ARTE CONTEMPORANEA - L’ARTE A SCUOLA 1. È il periodo in cui il bambino sta vivendo adesso. Gli artisti di oggi usano oggetti e materiali che il bambino conosce mentre in passato c'era tutta un'altra mentalità, adatta ai bambini dell'epoca. - Iniziare i bambini all’arte contemporanea gli permetterà di apprendere e di usare tecniche espressive che fanno parte delle logiche culturali dei suoi tempi. Io non porto il bambino davanti ad un'opera e gliela spiego, è diseducativo. Il bambino deve sentirsi collegato all'esperienza dell'opera: devo favorire l'incontro ed il dialogo tra il bambino e l'opera, cercare un legame, in modo da incuriosire il bambino, affinché sia lui ad avere l'iniziativa per una SUA comprensione e capacità di interfacciarsi. La scelta delle opere è basilare per strutturare il mio percorso di didattica dell'arte: opere più in sintonia con la mia sensibilità, avendo emozionato me, essendo io il mezzo del dialogo tra il bambino e l'opera, è più alta la capacità di emozionare e coinvolgere i bambini, fargli CAPIRE cosa vede. 2. Non è storicizzata, a differenza dell'arte del passato che studiamo sui manuali. Esige una personale interpretazione, si deve contribuire a darle un senso. L’arte va sempre riletta e reinterpretata. Quando il soggetto deve andare a comprendere l'opera e capirla, aumenta le sue capacità cognitive. - L'arte del passato non la si può proporre? Sì, pur essendo più cupa e meno colorata. ARTE BIZANTINA: un'arte sacra, priva di regole prospettiche… Il bambino riesce a comprenderla più facilmente, perché anche lui ingigantisce le persone che considera importanti (realismo intellettivo). Critica la scuola dell'obbligo, perché insegna l'arte del passato e perché parte dal significato delle opere e non dal significante, cioè la parola, frase o segno attraverso cui veicolo un contenuto, un messaggio. - Significante: è il segno o il segnale con cui si esprime qualcosa; è la parola. “Casa”. - Significato: ciò a cui il significante mi rimanda, quello che con casa esprimo. Oggi l’arte moderna e contemporanea dovrebbe diventare materia di studio alle elementari. L’arte si usa come illustrazione per testimoniare le vicende storiche, in mancanza di altro tipo di immagini (fotografie). Perché abbiamo difficoltà ad interfacciarci al presente? Perché, da sempre, la scuola ci educa e ci interfaccia a conoscere il passato. Perché il bambino è più propenso ad apprendere l'arte contemporanea rispetto all’adulto? - PASSATO: si usava l'arte per avvicinare a Dio, specie chi era ignorante. L'adulto la apprezza perché è figurativa, verosimiglianza, riuscendo a leggere qualcosa al suo interno, pur non conoscendone la storia. L'arte del passato privilegia la vista. - PRESENTE: l'arte contemporanea provoca, fa porre tantissimi quesiti ma coinvolge l'essere umano nella sua sinestesia, coinvolge tutti i sensi perché le opere sono interattive. Non è solo l'arte che vediamo. Dallari: il contemporaneo è più intuitivo; per parlare dell'arte passata devo introdurre la persona a diversi codici per far capire cosa sta guardando (l'arte sacra e bizantina). Come accade nel disegno infantile, con la tecnica psicologica della prospettiva sentimentale: spiega qualcosa a loro vicino, permette ai bambini di farsi un’idea dei costumi dell’epoca, della grammatica e della sintassi del linguaggio artistico. Ma senza spiegare queste cose, se usiamo termini come sublime, poetico o bello, attuiamo un’operazione inutile e conformista. Il bambino che si sente dire “bello”, ci crede per la fiducia nell’adulto. E, dato che quel “bello” non è vicino al suo “bello”, il bambino si farà un’idea sbagliata sia dell’opera d’arte sia della storia che l’opera rappresenta. Perderà l’interesse perché le vedrà estranee alla sua comprensione e identificazione. CHE COS'È LA BELLEZZA? E’ un concetto, un'idea che io mi costruisco sulla base di comparare. - ADULTO: ciò che è essenziale, base, minimal. - BAMBINO: ciò che è stravagante, kitsch, eccessivo e allegro. Bello e buono vanno di pari passo (ES. l'ovetto Kinder: è buono e hai la sorpresa). L'idea (processo astratto) arriva intorno ai 12 anni, perciò, nel frattempo, il bimbo non la comprenderà mai. Per il bambino il bello deve essere tangibile, si accompagna al buono. Cos'è il bello per il bambino? L'esperienza dell'arte che lo coinvolge con la mente, il corpo e le emozioni, con attività e laboratori, lasciando il segno: il bambino vive ricordi di felicità ed è libero di sperimentare, fare ciò che vuole. Bellezza = esperienza tangibile. ATTEGGIAMENTO (APPROCCIO) ESTETICO Quando incontro l'opera d'arte, la osservo partendo dai miei sensi, da ciò che scatena in me. Rielaboro, attuo una valutazione di giudizio estetico, di apprezzamento o meno. Incontro l'opera e cerco un significato: questo modus operandi diventa educativo perché, una volta che lo interiorizzo e che diventa parte di me, io lo rivolgo verso il mondo. Quando devo comprendere il senso di una situazione, lo faccio sapendo che posso darle un senso, perché lo costruisco io, stabilendo la mia scala di valori, non perché me l’ha detto qualcuno. Devo prima comprendere il mio valore e capire quanto importante sia percepire, elaborare e cercare un significato (nell'arte): il mondo e la vita lo costruisco io, alla luce di come mi sono formato. Estetica e pedagogia, perciò, vanno a braccetto. Dopo il gioco, interviene il laboratorio. I bambini rielaborano, non copiano (tranne se è insicuro e riconosce la bravura del compagno), ma comunque reinterpreta: è un momento importante, dal pov educativo, perché il bambino si rende conto del suo valore, e così interviene sulla realtà che lui ha visto in maniera creativa e critica: deve tornare a casa con il progetto per creare un ricordo. Ricordo dopo ricordo favorisce una interiorizzazione e genera un vissuto estetico, questa sensibilità che vogliamo che nasca nel bambino. L'arte non si identifica con il bello ma si incontra con il bello. L'atteggiamento estetico è contrapposto a quello culturale, perché con quest’ultimo ci approcciamo al mondo ma con conoscenze pregresse, condizionamenti dati dalla società. ESPERIENZA ESTETICA E BELLO La dimensione estetica della conoscenza è: - fisica, riferita ai sensi e alla percezione; - dall’altro lato, riguarda la sensibilità, la possibilità, cioè di esprimere giudizi sui fatti e sulle cose sulla base della reazione emotiva che succede alla percezione. La sensibilità va coltivata, alimentata perché per suo tramite noi entriamo in relazione con il mondo e con il nostro universo interiore. Dallari afferma come l’esperienza estetica sia sempre uno shock collegato alle categorie di vertigine e rischio che proviamo non solo quando siamo coinvolti fisicamente ma anche quando ci troviamo di fronte a qualcosa di misterioso. Tutto ciò ci stupisce, genera in noi meraviglia e ci porta ad estraniarci dalla percezione della realtà. Anche il bello può essere straniante: genera uno stupore ed uno straniamento che non è improvviso ma lento e rompe il flusso percettivo della realtà. Questo tipo di stupore necessita però di una maturità, non possiamo presentarlo al bambino come se fosse l’unica chiave di accesso nell’incontro con l’opera d’arte, perché non capirebbe. - Il bello non è l’essenza dell’esperienza estetica ma è la soluzione positiva di quello stupore che ci fa proseguire verso altre esp. estetiche; non è obbligatorio. Ma come la visione di una mostra si trasforma in vissuto estetico? L'approccio estetico riguarda i sentimenti, l’indefinito, ciò che è estetico è indefinito. La scuola italiana però lo trascura preferendo l’approccio filologico. Il tema dello stupore, del silenzio di fronte all’opera d’arte “L’intervallo perduto” di cui parla Gillo Dorfles nel suo libro è un tema centrale nell’educazione estetica; preoccuparsi dello stupore è il contrario di preoccuparsi della spiegazione che, invece, vuole annullare lo stupore. Il compito della spiegazione è raffreddare il rapporto con l’oggetto che è un incontro caldo ed emozionale. - L’approccio estetico è anche al brutto, al mostruoso, al curioso, all’inquietante, al perturbante di Freud. Lo stupore è un’esperienza che rompe il flusso. Gillo Dorfles in “L’intervallo perduto” ricorda che nell’incontro con l’opera si possa perdere tempo, si possa tornare indietro o magari consumarlo in fretta per poterla ripensare. Quando parliamo di tempo non è sempre “tanto”, può essere anche un istante. E’ un tempo che ha bisogno di un silenzio interiore, l’adulto deve stare zitto mentre il bambino pensa, deve stare sullo sfondo senza togliere al bambino il suo sforzo profondo. L’educazione estetica non è l’educazione al bello. Caravaggio rappresenta uno degli esempi di come l’arte, almeno inizialmente, non incontra il bello. Le sue opere, se pensiamo alla “Morte della Vergine” rappresentata con i piedi sporchi, il ventre rigonfio, non si rifanno all’idea di bello condiviso, di purezza, di bellezza e di canoni classici. Scandalizzò i contemporanei e l’opera venne rifiutata dai frati. Nessuno oggi si permetterebbe di non identificare le opere del Caravaggio con la categoria del bello. LA SENSIBILITÀ e METODO MONTESSORI Come con l'arte educa il mio sentire personale? Cos'è la sensibilità? Cos'è l’insensibilità? La sensibilità ha a che fare con la empatia (pathos), con i sensi, ed i sensi con l'estetica. - Il sensibile è una persona profonda, ti comprende, ti percepisce e vive insieme a te quel momento di smarrimento o di gioia, una persona su cui puoi contare. Estetica: rapportarsi alle cose attraverso i sensi, quindi al mondo. - Gli insensibili, invece, hanno una chiusura di sensi che li porta a non percepire se stessi ed il mondo. Sono persone negative, tossiche. L'artista deve essere una persona sensibile. La pedagogica montessoriana riprende e comprende l'importanza dei sensi. Maria Montessori fu la prima donna medico incaricata di seguire dei bambini con ritardi intellettivi. Inventa questo materiale didattico, che porta i bambini a risvegliare i loro sensi: lavora con i colori, con il tatto, con l'udito (metodo Montessori). I sensi sono importantissimi nella nostra vita. Oggi viviamo in un tempo in cui i nostri sensi sono anestetizzati, viviamo come automi, una routine, siamo abituati. Pensiamo di conoscere la strada che percorriamo, perché ormai abbiamo osservato tutto, niente ci attrae e niente ci interessa. Abbiamo lo sguardo apatico. La TV ha solo notizie negative, e non ci tocca più. Abbiamo perso i valori, la solidarietà. - Ma io devo credere in un mondo nuovo. C'è un gap generazionale tra bambini e genitori. Gli adulti accusano i bambini ma loro hanno portato la tecnologia.. L'arte mi educa alla sensibilità, mi collega ai miei sensi, mi fa capire che da solo non posso andare da nessuna parte. L'altro, per me, è il soggetto in cui mi specchio e lo riconosco come parte di me, risveglia i miei sensi. Potendo io osservare, l'arte mi dà la capacità di avere un nuovo sguardo, una nuova ottica. E così, per strada, mi guardo intorno, creando un interesse che riesce a meravigliarmi ed a stupirmi. Dobbiamo risvegliare il fanciullino che c'è in noi. Quando il bambino nasce viene investito da suoni, rumori… I sensi ci aiutano a scoprire il mondo. La scoperta è meraviglia, nel bambino è stupore. Perché lo stupore poi sparisce? Perché interviene l'adulto, le regole prospettiche, e conduce il bambino da quello che è un mondo libero, di fantasia e privo di condizionamenti, ad un discorso logico, razionale, tenendolo con i piedi per terra. Ogni cosa diventa un tassello che deve rientrare nel suo posto. La spiegazione spegne lo stupore perché lascia il mistero e l'intrigo. Non ci deve essere sempre una spiegazione per tutto. L'arte rieduca i miei sensi, li risveglia perché mi rende in grado e capace di osservare con più attenzione. L'esperienza dell'arte ci fa acquisire l’atteggiamento estetico. LA SCUOLA OGGI - Famiglia, scuola e società: prima, seconda e terza agenzia educativa. Cosa significa INSEGNARE oggi, in una SCUOLA formata da classi “complesse”? - Complesse = compresenza di alunni/studenti, portatore di BES, dal 2012: 1. disabili (riconosciuti dalla legge 104/92); 2. DSA (dislessia, discalculia, disortografia, disgrafia) e ADHD (Iperattività, deficit del linguaggio) - (legge 70/2010); - Sono modalità differenti di funzionamento del nostro cervello. - Processo di lateralizzazione: dai 6 mesi ai 4 anni circa. C'è chi inizia dopo e finisce prima. Il bambino sceglie l'emisfero (destro o sinistro) per il quale è più propenso. 3. svantaggio socio-economico e linguistico culturale, con disagio comportamentale. Oggi, l'insegnante deve essere un esperto in eterogeneità educativa e bravo a realizzare, all'interno della classe, generando un armonico disordine, di cui lui è direttore d'orchestra dove gli studenti sono tante tessere diverse ed irregolari, che non vanno appiattite. La scuola educa. Deve formare il futuro cittadino, e deve stare al passo con la società. - Il legislatore l’ha obbligata ad attrezzarsi per far superare i disagi agli studenti. - 3^ articolo del diritto allo studio: la scuola deve permettere il successo scolastico. SOCIETÀ DELLA CONOSCENZA: una delle caratteristiche del sistema economico e produttivo contemporaneo, cioè la società odierna. Il SAPERE, invece dei beni materiali, diventa risorsa indispensabile per la produzione e per lo sviluppo del sistema economico: è diventato esso stesso un bene nel sistema. Oggi contano il sapere e le conoscenze, che permettono di acquisire competenze, mi aiutano a propormi sul mercato. SCHWARTZ Noi esseri umani ci educhiamo costantemente durante tutta la nostra esistenza. Bernard Schwartz (1972, uomo d’affari americano) lo chiama apprendimento permanente: 1. La scuola ci dà solo conoscenze parziali, in un periodo specifico dell’esistenza. Non ci accompagna e non ci fornisce tutte le conoscenze necessarie. 2. La scuola forma il futuro cittadino, ma la società è troppo veloce e non sta al passo. 3. Perciò la società oggi diventa società educante: la società educa se stessa. Non è più solo la scuola a detenere il monopolio delle conoscenze. - Sapere formale: tratta dai libri di testo, scandito da diversi passaggi. - Sapere informale: in un museo, tra amici, tutte le più disparate iniziative. Tre sono i pilastri della Formazione: - SAPERE → conoscenza; - SAPER FARE → livello di conoscenza e quindi abilità; - SAPER ESSERE → competenza generalizzare in altri contesti le conoscenze acquisite; COS'È L’APPRENDIMENTO? Apprendimento: capacità di me soggetto, che mi sto educando e sto crescendo, di modificare il mio comportamento per acquisire conoscenze e saperi da cui traggo profitto dall'esperienza intorno a me, migliorando le mie capacità. Il vissuto è qualcosa che noi interiorizziamo, che lascia il segno e che modifica il nostro modo di essere. L'apprendimento ha carattere adattivo, resta dentro di noi. 1. ASSOCIATIVO O MNEMONICO - Per condizionamento (apprendimento indotto): studiato dal medico e scrittore sovietico Pavlov, un etologo (l'etologia è la scienza che studia il comportamento degli animali). Esperimento del cane e della campanella → concetto di stimolo-risposta → apprendimento come risposta ad una sollecitazione; - Apprendimento strumentale: prove ed errori → abilità pratiche (es. andare in bici) 2. COMPRENSIVO O COGNITIVO - Per comprensione: ci sono dei numeri in successione e devo memorizzarli. Posso ripartirli in gruppo di tre e a mo' di filastrocca. Questo non è imparare a memoria ma è creare e comprendere il meccanismo, che mi permette di riprodurlo quante volte voglio, per memorizzare la sequenza. 3. ZONA DI SVILUPPO PROSSIMALE (ZSP, di Vygotskij, uno psicologo sovietico rimasto sconosciuto all'occidente fino al 1960, Il linguaggio e il pensiero). Evidenzia: - ciò che il bambino sa fare da solo a quell'età (livello di sviluppo effettivo); - ciò che saprebbe fare a quell'età ma affiancato da una persona adulta o competente (livello di sviluppo potenziale). REALTÀ E IMMAGINAZIONE L’arte a cosa serve alla formazione dell'uomo? Partiamo con una “dicotomia” tra due mondi, percepiti come separati ma che, in realtà, spesso interferiscono tra loro: - REALTÀ: mondo oggettivo e concreto; il mondo delle cose, la realtà con le sue leggi; - IMMAGINARIO: irreale, inconsistente, quel mondo fatto di desideri, quelle cose che nella realtà non si realizzano, il mondo delle rappresentazioni immaginarie. Se in teoria è facile distinguere questi due mondi, in pratica è difficile definire dove finisce il reale e dove comincia l’immaginario. Dallari ci dà degli esempi per capire meglio: - SOGNO: va oltre il principio di realtà: accadono cose che in realtà non avvengono; - MAGIA: fa vivere nel reale le dimensioni dell’immaginario, la “strega” e il “sacerdote” parlano con la voce del morto.I magi erano esperti di culto, astrologi. La magia mi mette in comunione con l'aldilà, mi fa vivere nella realtà un mondo che reale non è. - RELIGIONI: ammettono il principio della realtà: vivono nel “fisico” ma lo vedono dominato dal metafisico. La religione è un atto di fede. Il mondo in cui vivo è emanazione di un mondo ultraterreno. Entrambi sono presenti nella nostra vita. Gli invasori di spazi del reale e dell’immaginario, coloro che li collegano, esistono gli artisti e, da minore tempo, i tecnici della comunicazione di massa: il mediatore, un medium. - Anche il poeta, quindi tutta l'arte: mi fa partire dal mondo reale con i suoi scritti e mi incammina in un mondo fantastico. Con le sue fantasie, io interpreto la realtà in cui vivo. Mi fa uscire dal quotidiano per allargare lo sguardo verso l'immaginario. Ciascuno di noi, dopo essere passato da un bagno dell’arte (metafora di Dallari per spiegare l’importanza dell’arte nella vita), riesce a guardare il mondo con occhi nuovi, resi più vigili e fantastici da chi ci ha offerto le chiavi della sua fantasia, del sogno fatto segno. Riscoprendo la realtà, colgo stupore e meraviglia. I mediatori non pensano che le proprie capacità provengano da un Dio che li trascende, ma sono legate a doti umane. - Per questo motivo, i poeti e gli artisti sono i più onesti. - Artisti si nasce o si diventa? Nasci col dono? L'uomo si educa, l'educazione costruisce l'uomo. L'uomo diventa potenzialmente artista. Poi comunque ciascuno di noi ha in sé una particolare dote e talento, che dà una marcia in più. - Artisti e poeti sono il risultato dell'educazione delle nostre capacità umane e intellettive. Le capacità non sono il risultato di un'ispirazione religiosa. L’ARTE È AMBIGUA L'arte è un messaggio ambiguo. Non ha un significato negativo (es. non sincerità, non mi fido). Qui l'arte è seducente, intrigante, ha pathos e fascino. L’arte non si offre mai del tutto, non dice mai le cose fino in fondo. - Umberto Eco: l'arte non è mai vera, non perché non contiene elementi di verità ma perché ognuno, quando la incontra, si mette in gioco e la interpreta. Chi decide di mettersi in relazione con l'opera d'arte ha la possibilità-necessità di dialogare con essa, interpretarla, accettarla o rifiutarla e contribuire personalmente alla costruzione del senso del messaggio, di identificarsi emotivamente, trovare il senso. - Significante: con la parola casa, posso riferirmi a tante cose, mi permette di interpretare. Il quadro è un significante, perché l'arte è indeterminata: chi la guarda attua un processo di comprensione che porta all'interpretazione. Per stabilire l'incontro, devo sentirla, capire che ha suscitato in me emozioni che io provo. Perché l'arte mi permette di scoprire il valore di me e a costruirmi come identità personale? - Perché il soggetto, partendo dai sensi (approccio estetico), dialoga con l'opera d'arte cercando di comprenderla, attivando osservazione, memoria e analisi. L'esperienza dell'arte non è unica e non si ripete una volta l'anno ma la porto ovunque nelle mostre, nei musei (modus operandi formamenti). Interpreto me ed il mondo intorno a me, così, con la percentuale di interpretazione, so che valore voglio dare alla mia vita, e lo scopro perché sono io a scoprirlo e non è qualcun altro a dirmi cosa fare. Ecco perché l'arte, con la sua esperienza, mi fa interfacciare partendo dal mio sentire, dai miei sensi, che tutti abbiamo ma che bisogna alimentare, come la creatività: nessuno è privo di creatività, in quanto già da subito noi costruiamo noi stessi, ci creiamo come soggetti ed individui. Non solo l'artista è creativo: se lui fa le opere e le dà ad un fruitore che non crede creativo, come fa il ricevente a dialogare con le opere? CREATIVITÀ E INTELLIGENZA La persona creativa non si abbatte di fronte alle difficoltà della vita ma le affronta (ottimismo esistenziale). Ogni esperienza ci insegna qualcosa, nel bene e nel male, e bisogna cogliere l'aspetto positivo anche dell'esperienza che ci provoca dolore. Dunque, il futuro angosciante, l'ignoto, l'imprevedibile ci porta ad essere incapaci di gestire le situazioni, e noi ci blocchiamo. Dallari, perciò, dice che non dobbiamo fornire strumenti intellettivi di fantasia, di adattamento creativo ma dobbiamo coglierli. - La creatività è in ognuno di noi e siamo artefici nel momento in cui costruiamo la nostra identità, ma va alimentata e cresciuta. - Come diceva Munari, la persona creativa è quella persona che prende e dona cultura agli altri, facendo crescere se stesso e gli altri. Jean Piaget: è il più alto grado di intelligenza dell'uomo, e se l'uomo non avesse la capacità di adattarsi alla realtà circostante e al contesto in cui vive, sarebbe morto. Dobbiamo allenare la mente del bambino all'adattamento creativo: cogliere gli aspetti positivi dell'esperienza, sapendo che non saremo mai la persona che eravamo prima. FENOMENOLOGIA ESTETICA - HUSSERL Ricezione estetica: estetica = conoscenza attraverso i sensi, quello che percepisco lo elaboro e lo esprimo, esprimo un giudizio di valore o meno. - Questi due momenti si completano: dopo l'offerta dell'opera, l'artista si aspetta una sua restituzione, con la quale progredisce la sua ricerca nel mondo dell'arte. Senza fruitore, non ha senso realizzare l'opera d'arte, se non può incontrare nessuno. Questa fenomenologia ci aiuta a comprendere il valore di noi stessi, che ci occupiamo di educazione e formazione dell'oggetto. - La fenomenologia non è una scuola ma uno stile di pensiero significativo del 1900. Husserl respinge la visione della civiltà occidentale, che reputava superiore la ragione astratta, eliminando la dimensione soggettiva. - Questa ragione aveva la sua superiorità circa la conoscenza e niente era tenuto in considerazione: questo è un errore della civiltà occidentale, secondo lui influenzata dalle scoperte di Galileo Galilei. Il mondo delle sensazioni non si deve tradurre in termini numerici, non era importante nella conoscenza scientifica. - La fenomenologia rivaluta il ruolo e la funzione che il soggetto ha nell'attribuzione di senso al mondo. Il mondo esiste come realtà data. - Gli oggetti non hanno senso in sé ma lo acquisiscono tenendo conto delle sue caratteristiche e delle informazioni che mi fornisce, di quello che l'oggetto significa per me, alla persona verso cui è indirizzata. Viene recuperato il valore e la funzione del soggetto, nell'attribuzione di senso alla realtà. Due categorie della fenomenologia, dove ogni cosa diventa oggetto di conoscenza culturale: - INTENZIONALITÀ: la realtà acquista senso nel momento in cui la intenziono. - INTERSOGGETTIVITÀ: al pari di me esistono altri soggetti che incontrano le cose e gli danno senso. Qual è il senso delle cose? Scaturisce da una convergenza di sensi: la realtà e il senso delle cose non è mai assoluto ma c'è sempre un cambiamento, un’evoluzione attraverso il senso delle cose. IL BAMBINO DELLA RAGIONE I programmi degli anni 50 erano laici: c’era il fanciullo di derivazione idealistica e religiosa. Quelli degli anni 85 parlano del bambino della ragione: dalla concezione di bambino tutto spontaneità e sentimento, si è passati a quella di un bambino nuovo in grado di apprendere. Il rischio è che si pensi al bambino della ragione come al trionfo del razionalismo, facendo passare in secondo piano il non “provabile” ed il non “verificabile scientificamente”. - Il bambino della ragione rischia di poter essere il bambino che impara la scienza, quello che diventerà uomo della verità provata, per cui il reale è fisica e matematica. Dallari non accetta il razionalismo, cioè che si prediliga il sapere scientifico. Nella vita servono anche emozioni, stupori che fanno parte della nostra esistenza e che non vengono considerati. Il razionalismo fa sì che a scuola il ragazzo viene definito da delle schede (schematismo, sul piano didattico). Noi esseri umani non possiamo essere ingabbiati in delle schede: Dallari non predilige i saperi scientifici. LYOTARD: IL SAPERE SCIENTIFICO E IL SAPERE NARRATIVO Che cosa si intende oggi con il termine “sapere”? Secondo Lyotard, che noi accettiamo: Il sapere racchiude tutte quelle conoscenze ed esperienze ed informazioni grazie alle quali l'essere umano può vivere la sua vita da protagonista, ed è ciò che serve per vivere, senza essere passivi o disadattati all'interno della società. Il sapere è un insieme di norme e di informazioni, che gli uomini si trasmettono, soprattutto da adulti a bambini, attraverso diverse forme di linguaggi e di codici. - I produttori di sapere, come li chiama Lyotard, coloro cioè che inventano comportamenti, fanno scoperte scientifiche, ogni volta che devono trasmettere questo sapere agli utenti devono utilizzare un sistema di segni che faccia “imparare” loro ciò che hanno “scoperto”. - Il linguaggio, cioè il modo attraverso il quale il sapere viene comunicato, influisce sul sapere stesso, poiché una notizia acquisterà significato diverso, in base al modo e al codice/i con cui quel sapere viene trasmesso. - Questo avviene in maniera più significativa nella socio-cultura occidentale (società della conoscenza), dove il sapere viene prodotto per diventare merce di vendita e di scambio e per essere usato all’interno del sistema di mercato e di produzione. Lyotard distingue due modi, attraverso cui l’uomo persegue e trasmette il sapere. I due saperi hanno bisogno di un linguaggio per essere comunicati: - denotativo (il significante mi rimanda al significato senza discussione); - connotativo (più letture e interpretazioni, metafore ed esempi, libertà assoluta). 1. SAPERE SCIENTIFICO: linguaggio denotativo. La denotazione descrive. Il significante mi rimanda al preciso significato, quello e solo quello. Non si mette in discussione (2+2=4), non può essere nessuna altra cosa. Linguaggio univoco. Il sapere scientifico è nemico dell’eterogeneità dei giochi linguistici, poiché la scelta denotativa impone un solo linguaggio, quello “giusto“, che coincide con il referente (contenuto). L’unica invenzione in questo sapere è l’intuizione anticipatrice di ciò che deve essere poi dimostrato, e non l’invenzione (creativa). 2. SAPERE NARRATIVO: non ha a che fare con la logica e le verifiche ma la sua esistenza si tramanda da persona a persona, e viene creduto perché quello che mi viene riportato e riferito, è qualcosa che riscontro nella mia vita, che è accaduto anche a me → processi di identificazione, mi ci riconosco. - Questo sapere è ciò che è la narrazione, le storie, il mito, le favole; quel sapere che trasmetteva più valori che informazioni. Mi fa acquisire norme di comportamento. - Mi dà una libertà di interpretazione. Usa un linguaggio connotativo, NON univoco, ambiguo, intrigante e misterioso: il ricevente deve reinterpretare e ricostruire il discorso, diventando protagonista della propria storia che può adattare in base alle proprie esigenze, con una pluralità dei significati. - Mentre il portatore di sapere scientifico trasmette la verità "scientifica" contenuta negli enunciati, il narratore trasmette il suo sapere dichiarandosene competente solo per avere egli stesso ascoltato ciò che va raccontando. Il destinatario del racconto acquista così, ricevendo la narrazione, la stessa autorità. Lyotard: il sapere da dare al bambino non può essere solo quello scientifico. Il sapere in generale non si riduce alla scienza e nemmeno alla conoscenza ma si intende il saper fare, il saper ascoltare, il saper vivere; formare l'essere umano in identità personale, con una sua sensibilità e pensiero. Chi guida le mie scelte sono i principi radicati in me. - Rischieremmo di trasformare quel fanciullo spontaneo (che vogliamo superare) in una macchina per apprendere. Ciò significherebbe essere certi di sapere cosa servirà domani al bambino mentre di fronte all’ignoto, angosciante, del futuro, è meglio fornire buoni strumenti di fantasia e di adattamento creativo piuttosto che competenze tecniche e “certezze” la cui utilità è incerta. Narrazione e scienze li distinguiamo in teoria ma di fatto non è così: - il sapere scientifico diventa interessante sulla base di come noi educatori lo forniamo. - il sapere narrativo trasmette più valori e principi, modi di vivere. EDUCAZIONE AFFETTIVA Cos'è che genera in noi una predilezione verso un insegnamento piuttosto che un altro? Cosa ci attrae? Cos'è che ci fa sentire “portati per”? La risposta alla domanda dipenderà dai processi identificatori o affettivi costituiti dal contesto narrativo in cui la disciplina è stata presentata al bambino. - L’insegnante come persona, il modo di porsi, di parlare, di vestire, il rapporto affettivo che instaura con il bambino, le gratificazioni o le frustrazioni. Questo induce bambini, insegnanti, genitori, ad autoconvincersi di predisposizioni innate che sono il fascino subito dalla narrazione. Platone sostiene che l'apprendimento avviene in via erotica. A scuola, gli adolescenti devono essere coinvolti a livello emotivo, altrimenti la loro mente non si raggiunge, e come afferma il filosofo Galimberti: bisogna catturare il loro cuore. L'uomo si educa dal primo giorno in cui viene al mondo, fino alla sua morte. Dunque, non nasciamo imparati, non riceviamo un dono da un Dio ma tutto dipende dall'ambiente in cui viviamo e dalla nostra capacità intellettiva. Noi costruiamo noi stessi, giorno dopo giorno. Pur non essendo consapevoli di cosa ci ha influenzati davvero. - Effetto pigmalione: sentirsi apprezzato, riconosciuto. Il bambino riceve delle aspettative e lui è più motivato. D’altra parte, c’è anche un effetto negativo. La narrazione contemporanea è rappresentata dai mezzi di comunicazione di massa, il grande narratore cosmico odierno. Questi mezzi propongono un pensiero unico, massificando tutto quanto, impedendo di costruire una vera identità ed un pensiero autonomo. Gli studiosi però considerano solo gli aspetti negativi del fenomeno. Scuola parallela: attraverso questi strumenti il bambino apprende tante cose. Ma il bambino non ha gli strumenti intellettivi per trarre le sue conclusioni, perciò nasce il problema: la tv diventa la nuova babysitter, ma il bambino non può starci davanti a lungo, perché lo schermo non corrisponde alla realtà, ma il bambino non lo sa. E’ importante educare il bambino ad esporsi a queste cose correttamente, ed ecco che l'adulto lo aiuta a comprendere. Se non educassimo il bambino, Dallari dice che si genererebbe una confusione tra finzione e realtà, nel bambino (bambino che si lancia dalla finestra). Questa è l'intrusione dell'immaginario nel reale a cui il bambino può essere sottoposto oggi. Al bambino della ragione devono essere impartite le capacità di vivere il suo tempo che riguardano però i suoi rapporti con il mondo del sapere narrativo contemporaneo che, al contrario di quanto dice Lyotard, è più presente rispetto al passato. Il sapere narrativo contemporaneo è rappresentato dal mondo della multimedialità e dalla comunicazione massmediologica. Risulta lontano, alienante perché portatrice di valori univoci, di comportamenti eterodiretti (cioè condizionati da stimoli esterni). - Questi strumenti sono dannosi perché sono unidirezionali: trasmettono solo un tipo di comunicazione e non permettono a un bambino di spaziare oltre. L’importanza di questo tipo di comunicazione non è tanto la funzione che ha l’immagine all’interno di essa, ma è il fatto di costituire nella società contemporanea la trasmissione orale del sapere: i mezzi di comunicazione di massa rappresentano il nuovo narratore (il grande narratore cosmico). E’ necessario consentire al bambino della ragione acquisire gli strumenti per entrare nella dimensione del sapere narrativo del suo tempo. Il problema dell’intrusione è reso dal sapere narrativo e dal sapere scientifico. - Il sapere scientifico bandisce l’immaginario, a meno che non porti alla prosecuzione di un discorso che sarà poi dimostrato razionalmente. Ma sappiamo che ciò è impossibile, e nella cultura infantile, oltre che in quella adulta, le intrusioni dell’immaginario nella dimensione del reale sono ogni giorno. Se noi pensassimo ad un bambino della ragione come modello di sapere scientifico, non si avrebbe una crisi dell’immaginario, ma una serie di intrusioni incontrollate dell’immaginario nella vita di tutti i giorni. - Il controllo del sapere narrativo del nostro tempo, da parte del bambino, è la condizione perché l’intrusione dell’immaginario nel reale sia a sua volta controllata, e non costituisca fonte di suggestione, ma sapere. Il bambino che si gettò dalla finestra è l’emblema della confusione a cui può essere sottoposto un bambino d’oggi. La cultura narrata che usciva dal televisore era incontrollata. Insegnare al bambino della ragione a gestire le intrusioni del fantastico nel reale attraverso la rottura del principio di realtà (tipico dell’arte) è la condizione necessaria perché impari a vivere la sua dimensione esistenziale. - Duchamp invita gli artisti a rivoluzionare e cambiare il loro linguaggio: l'artista deve stupire, meravigliare, provocare e deve sempre inventarsi i linguaggi dell'arte. - Lanceschi: le regole per fare arte non vengono da un mondo che ci trascende ma fanno parte della realtà sociale e di quegli uomini e di quel momento. - Dallari: possiamo riconoscere l'eternità all’opera? La Monnalisa è eterna? Nell’arte il potenziale simbolico ed emotivo rimane sempre (eternità): nel presente i soggetti sono diversi ma l'impatto è quello. Ciascuno di noi dà una lettura personale in base a quanto colpisce i miei sensi. L'artista muore ma l'arte no. DINO FORMAGGIO E JOHN DEWEY La definizione di arte di Dallari attinge a: DINO FORMAGGIO: estetologo e storico dell'arte 1. Arte è tutto ciò che nei diversi momenti storici l'uomo ha definito arte. - Definizione provocatoria: non ci sono criteri statici, eterni, con cui possiamo decidere noi cosa sia e non sia arte. Le regole cambiano sempre. L’arte è dinamica, si affianca alla vita, diviene e si trasforma. - L’arte è tutto ciò che viene usato come arte nel momento in cui viene prodotto, o, per il passato, nel momento in cui viene reinterpretato, poiché la singola opera trae la sua longevità e il suo valore dal fatto di poter cambiare in rapporto alla storia che, passando, la rilegge e la reinterpreta, pur lasciandone intatto il suo valore. - Un’arte in continuo “farsi” e “rifarsi” nell’impatto con gli uomini nel tempo. JOHN DEWEY: attivista americano, esponente dell'attivismo pedagogico. 2. L'apprendimento è più efficace se si impara facendo. - L'arte come esperienza (1934). C'è sempre un'esperienza all'origine dell'arte, ma quale? L'esperienza dell'incontro tra uomo ed ambiente circostante, il mondo. - Dewey non identifica l'arte con l'oggetto ma con il suo essere esperienza. L'incontro con l'arte è esperienza a cui lui attribuisce la qualità estetica. L'arte arricchisce, mi fa scoprire mondi ed emozioni. L'arte deve essere esperienza, esperienza estetica, non è sublime: non è tale se non ti fa provare qualcosa. - L'esperienza estetica che ci dà l'arte non deve essere legata solo all'arte ma dobbiamo viverla quotidianamente, quando qualcosa rompe la nostra routine. - Cos'è l'esperienza comune? È caratterizzata dalla ripetitività di gesti, comportamenti. L'esperienza estetica è un trauma, uno choc, dice Dallari. Non vuol dire che quello che vedo lo trovo automaticamente bello. Esperienza estetica = novità. - L'arte ha origine dall'esperienza umana. C’è esperienza con l’interazione tra uomo e ambiente circostante, armonia tra loro. - Quando l'arte può diventare esperienza per un bambino? Quando, dopo la visione delle opere, lui può rielaborare fisicamente, rievocarle con un racconto; è educativa quando, significativa, lascia una traccia cognitiva, lo trasforma. - L'esperienza non è solo pratica ma segue una riflessione sulla esperienza, su quello che ho fatto. L’esperienza estetica si differenzia da un’esperienza comune quando alla ripetitività dei gesti e azioni subentra il desiderio di ricercare nuovi comportamenti e nuove emozioni. - Cos'è? Aiutare a scoprire qualcosa che ormai diamo tutto per scontato, riuscire a cogliere la novità in quello che pensiamo già di conoscere. Questa è l’esperienza estetica: lo choc, la rottura della monotonia e della routine. - È il fare che chiude il cerchio della conoscenza: fare arte, per l'arte, sull'arte. - Per Dewey l'esperienza è un processo e non il risultato statico e determinato di un accumulo di sensazioni o informazioni acquisite. Nel processo non si può distinguere fra soggetto dell'esperienza e oggetto esperito. DEWEY DI NUOVO L’abitudine ci porta ad utilizzare cose ed oggetti meccanicamente, a chiudere i ricettori sensoriali verso l’anestesia, totale annullamento delle facoltà percettive. L’esperienza estetica si differenzia da un’esperienza comune quando invece di una ripetitività di gesti c’è la volontà di ricercare nuovi comportamenti e nuove emozioni. L’arte si avvicina alla vita ed è motore rigeneratore, fonte da cui ricavare energia per i sensi. Il gesto creativo dell’artista ci aiuta a riguardare la nostra vita e a scoprire cose dimenticate. - Christo quando impacchetta costruzioni, copre paesaggi, modifica il nostro rapporto con ciò che ci circonda , impedisce ai nostri occhi di vedere e poi … improvvisamente svela ciò che aveva nascosto e il vecchio paesaggio ci appare nuovo. Compito dell’educatore è quello di costruire la continuità tra le opere d’arte e i fatti, le azioni e le passioni di tutti i giorni. NON educazione artistica ma educazione estetica: educazione alla sensorialità, cioè alla capacità di sentire, un allenamento ad utilizzare i sensi e le emozioni nella percezione. L’ARTE COME ESPERIENZA “L’arte come esperienza” costituisce un manifesto pedagogico che, non solo si lega ad un suo corretto utilizzo in campo educativo, ma contiene anche la testimonianza di come il “vivere l’arte” non sia solo prerogativa dell’artista, ma sia atteggiamento esistenziale. Per “vivere l’arte” occorre superare l’univocità del procedere scientifico e affidarsi all’intuizione e all’impressione. Per Dewey queste doti sono lontane dall’essere considerate innatistico-idealista: sono il risultato di una “ginnastica della mente” che nasce da una corretta stimolazione, da un progetto educativo scientificamente fondato. L’opera d’arte ha un doppio valore: - quello datole dalla sua presenza nei secoli: questo resta. - quello di essere stimolo e segno culturale: questo cambia e non perché, col tempo, si sia sminuito il valore dell’opera e dell’artista, ma per la capacità che ha l’opera di adeguarsi nei diversi momenti storici e nei diversi processi culturali in cui si inserisce. Il significato dell’arte in generale e della singola opera in particolare, cambia nel tempo e col tempo, in rapporto alle persone nei diversi momenti storici. L’occhio critico è, secondo Ballo, la capacità di accostarsi all’opera d’arte con il rispetto che essa richiede ma anche con l’intenzione aperta di ridefinirne storicamente i significati, in rapporto alle cose che avvengono, al di fuori ed intorno all’opera d’arte stessa, sia questa nata nel passato o sia essa generata nel presente in cui viene commentata ed osservata. Se non possiamo assegnare ad un’opera d’arte il compito di mantenere intatto il suo significato, con soggetti ed epoche diverse, lo stesso si può affermare in relazione a individui che pur vivendo lo stesso periodo storico hanno età diverse e perciò si accosteranno all’opera d’arte in base al diverso patrimonio culturale. - Un bambino ha una storia ed una cultura diverse da quelle di un adulto anche se è il suo educatore, e l’adulto non deve sovrapporre il suo giudizio estetico sull’opera, che gli deriva dal suo vissuto, alla cultura ed all’età del bimbo. Ecco perché Dallari suggerisce che il bambino venga accostato al mondo dell’arte (figurativa) privilegiando l’arte del tempo in cui vive, a patto che l’adulto riesca a farli conoscere in maniera corretta. L’arte contemporanea esige un rapporto multisensoriale a cui l’adulto si sottrae ma che, invece, il bambino accoglie, specie con opere interattive. - Di fronte a Blu Placebo di Gonzàlez i bambini prendevano le caramelle e i coriandoli dei cannoni di Lara Favaretto, erano i soli a godere giocosamente dell’esperienza. L’arte contemporanea è una novità, “mistero”, il desiderio di scoprire elementi gli oscuri che le opere nascondono. Più gli “oggetti” sono insoliti, fuori dalla norma, tanto più attirano la loro attenzione: guida i bambini a cogliere nell’opera gli aspetti che si legano alla sua esperienza quotidiana per cogliere nella novità una parte di sé. Il bambino prima fa, riflette su quello che fa e comprende. Il fare non lo si limita solo all'azione ma anche al momento della riflessione e rievocazione. Impara ad agire e comportarsi diversamente grazie a ciò che l'esperienza dell'arte gli offre. - Direzioni di senso: non spiego l'opera ma individuo strade che avvicinano il bambino all'opera, per catturare la sua attenzione. Dallari dice che dobbiamo partire facendo conoscere ai bambini i materiali. - La scoperta del tatto, primo organo che a 7 mesi si forma nel grembo materno (per Kant è importante perché legato alle terminazioni nervose del nostro cervello). Con Lyotard si parla di un sapere che si tramuta in saper vivere: le nostre conoscenze devono avere applicazione concreta nella nostra vita, rendendo noi persone protagoniste e attori della propria vita. Vogliamo costruire soggetti pensanti creativi. Dallari ci propone il progetto di lavorare con i bambini e di proporsi in maniera giocosa. Ciò si colloca in una geometria fenomenologica, che si rifà ad Husserl, che con il suo pensiero recupera il valore del mondo dei sentimenti. Al contrario della realtà oggettiva e scientifica, questo mondo non può essere tradotto in numeri e formule. Galileo Galilei diceva che la conoscenza, gli oggetti e la realtà sono esatti a patto che possano essere trasformati in numeri ed equazioni. Ma le emozioni sono così tante che sono incontenibili, non possono essere tradotte e per questo vengono ignorate e non inserite in una scienza conoscibile. Ed ecco che Husserl ci dice che gli oggetti esistono come realtà, la realtà intorno a noi esiste come dato oggettivo, ma il senso di ciò che accade intorno a noi lo costruiamo noi come soggetti ed il senso del mondo scaturisce dalla nostra interazione con esso. - Incontro tra soggetto e opera d'arte. La pedagogia fenomenologica recupera il valore e il ruolo della realtà soggettiva: il soggetto dà senso al mondo grazie ai sentimenti, un significato che nasce dalla sua relazione con esso. Perché l'arte mi permette di alimentare le mie capacità critiche? Perché è intrigante, non la si comprende subito ed ecco che ci si mette in gioco e ci si chiede cosa si percepisce a livello di sensazioni e percezioni, grazie alla mia sensibilità e patrimonio culturale. 1997: Munari propone per primo i laboratori Giocare con l'arte a Brera, progetto riconosciuto poi come valido a livello europeo. La qualità delle cose che vediamo determina la qualità della nostra vita. È importante quello che vediamo ed anche essere capaci di riflettere e discernere. GRAFFITISMO Il graffitismo è facilmente accessibile ai bambini perché consente di usare come strada e direzione di senso del linguaggio il fumetto. Una forma d’arte “popolare” iniziata nei più poveri quartieri newyorkesi dove venivano eseguite pitture murali sulle pareti delle povere case e sui vagoni delle metropolitane con bombolette spray, non con l’intento dei murales tipici delle culture rivoluzionarie e marxiste sudamericane, ma con l’intento meno politico e più soggettivo di testimoniare la propria presenza individuale, e quindi di lasciare traccia di sé nel mondo alienante delle periferie metropolitane. Le opere dei graffitisti (Keith Haring) dalle pareti del Bronx e dai vagoni si sono trasferite su enormi tele che oggi invadono importanti mostre d’Europa e d’Italia, la presenza del linguaggio del fumetto → ciò consentirà ai bambini agganci con le loro più dirette fonti di informazione culturale, poiché il fumetto è parte del loro vissuto. L’arte consente una rielaborazione ed una appropriazione del “fare arte”, che sarebbe molto cara a Dewey, e che permette di essere attivamente dentro il processo di acquisizione della conoscenza artistica. Keith Haring, nelle sue opere pubbliche più grandi, si faceva aiutare a colorare dai bambini e dai ragazzi. Haring lascia volutamente innominate tutte le sue opere, al fine di permettere a tutti di cogliere i riferimenti presenti, ma anche per far interpretare al pubblico ciò che una linea può suscitare, singolarmente e personalmente. - Haring, famoso a livello mondiale, cerca di realizzare solo opere pubbliche. CUBISMO, SURREALISMO E ASTRATTISMO Rappresentano alcune modalità attraverso le quali l’arte moderna e contemporanea può diventare patrimonio del conoscere e del fare dei bambini del nostro tempo. CUBISMO - Realismo intellettivo e realismo visivo: differenza importante. Lo scarabocchio è importante, il bambino riporta tutto sul foglio: il disegno non è solo dimostrazione della realtà ma scoperta; fenomeno della trasparenza. La rappresentazione dei disegni dei bambini è molto vicina al cubismo. Disegna la casa vedendola nella totalità. - Picasso rappresenta la realtà non per come si vede ma per come è. - Picasso, Kandinsky che volevano rinnovarsi e distanziarsi dall'accademismo, cioè la realtà visibile, guardano i disegni del figlio e disegnano come i bambini. C’è chi pensa che il cubismo non abbia a che fare col reale; a scuola per disegnare in modo realistico ci si rifà alla tecnica figurativa prospettica, rinascimentale. Ciò non è corretto. E’ sbagliato considerare in maniera univoca il modo in cui il pensiero realistico può esprimersi nella pittura e nel disegno. Ma solo chi ha un pensiero realistico ben strutturato può dare vita ad una molteplicità di modi di esprimersi. Il cubismo è forse la scelta estetico-pittorica più “realistica” che gli artisti dell’epoca moderna abbiano fatto. La scelta prospettica presuppone che il mondo sia visto da un punto che è quello dell’artista. Ecco perché la prospettiva rinascimentale viene considerata come l’unico modo di rappresentare realisticamente la realtà, proprio perché si avvicina in qualche modo all’ottica fotografica. E’ il concetto di vedere da un punto in maniera univoca che contraddice il realismo. - Chi ama la montagna, cambiando direzione, vede il panorama cambiare totalmente. - Nella logica di prospettiva rinascimentale, cos’è quella montagna? Posso scegliere il punto che più mi piace, ma così compio una “violenza” soggettiva: lo scorcio che scelgo è un’allusione metaforica al tutto che è rappresentato dal panorama montano. I cubisti girano attorno all’oggetto, nell’aprirlo, nel prescindere dal punto di vista soggettivo dell’osservatore, e rappresentare ciò che si vuole, nella sua totalità. 1. Braque e Picasso disegnano il reale come bambini dai cinque-sei anni in poi: disegnano ciò che simbolicamente include un interno ed esclude un esterno. 2. Dopodiché, il bambino attua una rappresentazione sempre più realistica dell’oggetto in sé e delle parti che compongono la realtà. 3. Fra il quinto e il settimo anno di età, il bambino quando disegna una casa, appone sul fianco di questa il lato destro, terminando il disegno non con le linee parallele a quelle del tetto, ma con un unico segno verticale. In realtà il bambino non sta sbagliando, ma sta facendo un’operazione simile al cubismo. Quando aumenta la capacità descrittiva della realtà, il bambino disegna in trasparenza, per descriverne l’interno. Se lo spazio non è sufficiente, una stanza viene “tirata fuori”, applicata su un lato del tetto o della parete. La prospettiva rinascimentale è rimossa per dare una descrizione precisa delle cose. SURREALISMO Il surrealismo riguarda la dimensione onirica, il sonno. Nasce da André Breton, dopo aver letto di Freud sull'interpretazione dei sogni, da cui capisce che si è data poca importanza al sogno e all'inconscio. Movimento artistico e letterario. - Si fonda sull'automatismo psichico: il nostro inconscio emerge sotto forma di sogno, anche quando siamo svegli, producendo libere associazioni tra pensiero, parole e immagini. Qui i pensieri si esprimono senza il controllo della ragione. - Si usa il trompe l’oeil (inganna l’occhio, affreschi barocchi): si crea l’impressione di una realtà che, vista da lontano, viene letta in un modo e, vista da vicino, cambia aspetto. - Si fonda sulla tecnica dell’estraniamento, lo spaesamento: decontestualizzare qualcosa dal suo ambito convenzionale e abituale: rappresentano la realtà per come è, oggetti in maniera realistica li collocano in ambienti non propri. Un'immagine che provoca spaesamento crea ansia, agitazione, attiva la mente in un processo di ricerca e di esplorazione. Questo processo ci fa capire come siamo abituati a leggere la realtà in maniera superficiale e convenzionale. Mi sollecita e mi spinge ad andare oltre, come se ci fosse qualcosa di nascosto e misterioso. - Dallari: lo spaesamento si avvicina all'idea di confine perché è come se sconfinassimo. Ci insegna a camminare in due strade che segnano i confini tra convenzione e trasgressione, ragione e non ragione, realtà e sogno. Dalì NON rispecchia sia la realtà sia i concetti fondamentali della storia umana. Realizzare un orologio ipnologico è già qualcosa che mette in discussione il concetto di tempo, ma realizzarlo in pasta di pane schiaffeggia simbolicamente il concetto di durata, di eternità. Dalì ricorda che “il cubismo è basato sulla teoria che le cose sono come sono e non come noi le vediamo”. - Orologi che si sciolgono = riflettere sul valore del tempo. Quanto differisca il significato di un'ora per uomo, animali, vegetali, minerali. Attraverso il valore del tempo, attribuisce o dà speranza di vita. Ognuno ha il suo modo di vivere. Il surrealismo può essere “materiale didattico” stimolante perché l’interferenza tra realtà e immaginario, l’invasione del sogno e del reale, della fantasia e della realtà fanno parte della cultura infantile. Il gioco surrealista serve a definire meglio la conquista del reale e del pensiero realistico da parte del bambino, senza portare a una perdita del fantastico. Il bambino che ha un buon rapporto con il principio di realtà può esplorare il surreale. - Il gioco di estraniamento fantastico è possibili solo attraverso il “contratto di finzione” (Dallari) tra chi gioca quel gioco: permette al bambino di sperimentare varie tecniche (collage, fotografia, pittura ecc. ) e di vedere come gli artisti hanno usato queste stesse tecniche favorendo un rapporto consapevole tra realtà e finzione. - De Chirico è considerato all’origine di questa corrente. Il lavoro poetico di Duchamp consiste nel cambiare di luogo e di funzione gli oggetti: mette l’oggetto in un posto non suo; cambia così funzione e valore, diventa oggetto estetico perché non nasce “per”, ma esiste come fine a se stesso o come metafora di qualcos’altro. - Marc Chagall, artista surrealista dove i personaggi volano. Un bimbo che non sa qual è la linea di base e del cielo, rappresenta le persone come nello spazio. - Magritte nel 1950 ci dà la sua L’empire des lumières in cui sono raffigurati il giorno e la notte che appaiono simultaneamente nel paesaggio. - Gianni Rodari da grande intellettuale e da osservatore del pensiero infantile, ci dà, nella Grammatica della fantasia, un esempio di traduzione didattica delle tecniche surrealiste. Suggerisce di stimolare la fantasia dei bambini inserendo, in un contesto conosciuto e reale , un elemento fantastico o magico, o, al contrario porre un elemento contemporaneo e conosciuto come portatore di un significato scientifico e tecnologico in una fiaba. MARCEL DUCHAMP Trasgressivo e incomprensibile, riflette sullo statuto dell’opera d’arte. Ha usato gli oggetti comuni (già fatti) come opere, determinando un cambiamento: dall’arte all’estetica. - C’è arte quando si fabbricano oggetti visibili, concreti. Sposta gli oggetti da un luogo usuale ad un luogo inusuale, privi della loro funzione: lo percepisco ora come altro e si potenziano le mie capacità sensoriali. - C’è estetica quando ci si limita a potenziare le capacità sensoriali. Quindi uno scolabottiglie, una ruota di bicicletta o un orinatoio, collocati in un museo, perdono le funzioni per cui sono stati realizzati e acquistano un nuovo valore estetico. Rapportarsi alle cose attraverso i sensi. Quando l'opera diventa tale rischia di essere ingabbiata nella categoria di bellezza: ormai è bella e quindi ci abituiamo. L'artista deve continuare la sua ricerca e modificare il suo linguaggio, deve essere rivoluzionario. Duchamp parla del rapporto tra artista e istituzioni d'arte (il fare arte, le regole). L'arte mi aiuta a crescere in quanto mi educa. L'arte è una forma di comunicazione. L'arte, quando la incontro, genera in me dei processi mentali, intellettivi, che vanno oltre il significato. Trovo strade diverse dal messaggio dell'artista. L'arte ci accompagna durante la nostra esistenza, non è distante, è un linguaggio che fa parlare del nostro mondo interiore, per il quale non bastano le parole per fare capire il nostro sentimento. MATISSE Matisse: la creazione comincia dalla visione. Vedere è già un’operazione creativa ed esige uno sforzo. Tutto quello che vediamo nella vita subisce la deformazione generata dalle abitudini acquisite; forse è più evidente nella nostra epoca dove cinema, pubblicità, ci impongono immagini belle. Lo sforzo per liberarsene esige coraggio: l’artista deve vedere tutte le cose come se le vedesse per la prima volta: bisogna vedere la vita come quando si era bambini, altrimenti non ci si può esprimere in modo originale. Troppe immagini, il bombardamento dei mezzi di comunicazione ci portano ad un sentire impersonale, stiamo perdendo la capacità di un sentire interiore e soggettivo. Un’esperienza legata ai sensi fa scaturire emozioni e sentimenti con riflessioni personali e ci guidano lontano da un procedere stereotipato, verso un’autonomia di giudizio. - L’insegnante coinvolgerà il proprio interlocutore con meccanismi di seduzione. Si tratta di creare attorno a ciò che vorremmo trasformare in oggetto di esperienza estetica meccanismi di stupore, di mistero che permettano all’oggetto non solo di essere osservato esteticamente o fruito ma anche di essere trasformato in vissuto estetico. Davanti all’opera dobbiamo stimolare la creazione di una propria esperienza i cui processi devono essere affini a quelli dell’artista che l’ha creata. A partire dalle Avanguardie del Novecento, dal Dadaismo, l’arte ha sempre più utilizzato una pluralità di linguaggi e di mezzi extra artistici. Da una percezione visiva si è passati a esperienze artistiche che coinvolgono il fruitore in una esperienza plurisensoriale e globale. Il laboratorio diventerà una palestra estetica, non rivolta alla bellezza del corpo ma finalizzata a stimolare i sensi, un luogo dove rivivere l’esperienza dell’artista e i processi della sua creazione. I bambini non avranno a loro disposizione solo gli strumenti e le tecniche utilizzate dall’artista per tradurre le sue opere, ma potranno rivivere le sue visioni. Come in tutte le esperienze estetiche, al contrario di quelle comuni o scientifiche, il risultato finale avrà un’importanza relativa rispetto al vivere intensamente ogni momento del percorso. Il lavoro finale sarà il risultato di un sentire … non solo del fare. DALLARI E I TAGLI DI LUCIO FONTANA Dallari, Arte dei sassi. Qui fa l'esempio dei tagli di Lucio Fontana, un'artista che fino agli anni 50 non era conosciuto. Lui voleva essere libero dal circuito del mercato dell'arte, non voleva sottostare alle sue regole, non voleva stare appresso a galleristi e collezionisti. Perciò, spesso, le sue opere le regalava. Fontana è stato un artista di successo, che ha scandalizzato. Era definito “incantatore” perché aveva il potere di catalizzare l'attenzione delle persone, stando loro vicino soprattutto sul piano umano. Dallari definisce i suoi tagli una sineddoche (uso una parte per il tutto). I tagli di Fontana sono il massimo della dilatazione e della concentrazione. Da loro osservo la complessità del mondo, facendo comprendere il concetto di dentro e fuori. Quanti tagli ci sono in Natura? Il suo autorigenerarsi. Spaccature dei frutti maturi, fessure dei tronchi degli alberi. La mia bocca, i miei occhi, la porta socchiusa. La direzione di senso deve consentirmi di legare l'opera ad un contesto più ampio dentro ciò quel taglio e quell'opera diventa paradigma di senso, modello grazie al quale comprendo il mondo. Dall'opera al contesto. E quindi l'opera, in particolare il taglio, diventa modello. I bambini giungono a definire il confine tra ciò che è reale e ciò che è fantastico. - Principio di piacere: regola il comportamento del bambino quando viene al mondo, che piange quando non lo curiamo, per mandarci i segnali. È egocentrico, ha una visione univoca e ciò che pensa è condiviso dagli altri. Poi, il suo egocentrismo si abbatte quando a scuola divide i suoi giocattoli con gli altri (gioco surrealista). - Principio di realtà: segue al principio di piacere. È il momento in cui capiamo che la vita è fatta di regole, norme e comportamenti. Nasce quando ci identifichiamo nei nostri genitori all'interno di un contesto sociale di cui facciamo parte.

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