Riassunto "I nuovi cittadini dell'arte" PDF

Summary

Questo documento riassume il libro "I nuovi cittadini dell'arte", discutendo la definizione di beni culturali e le loro diverse categorie. Esplora i significati impliciti e il valore di questi beni, nonché il loro ruolo come patrimonio dell'umanità. Il testo approfondisce inoltre il concetto di valore come elemento soggettivo e variabile nel tempo e nello spazio, evidenziando la diversità delle culture e dei periodi storici.

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Riassunto ‘’I nuovi cittadini dell’arte’’ Capitolo 1 – Beni culturali Beni culturali: una prima definizione: ‘’Sono beni culturali quelli di interesse storico, archeologico, artistico, ambientale, archivistico, libraio, nonché, più in generale, qualsiasi altro bene che costituisca una testimonianza...

Riassunto ‘’I nuovi cittadini dell’arte’’ Capitolo 1 – Beni culturali Beni culturali: una prima definizione: ‘’Sono beni culturali quelli di interesse storico, archeologico, artistico, ambientale, archivistico, libraio, nonché, più in generale, qualsiasi altro bene che costituisca una testimonianza materiale avente valore di civiltà.’’ →definizione del 1964, elaborata dalla Commissione Franceschini. In questa definizione il concetto di ‘’bene culturale’’ non è più legato a ‘’qualcosa di bello’’, un giudizio estetico, ma diventa un’espressione con una precisa valenza giuridica. Questa definizione e altre proposte formulate dalla commissione Franceschini, ha portato alla costituzione del Ministero per i Beni culturali e ambientali. Durante il corso degli anni, la definizione di ‘’beni culturali’’ si è modificata, acquisendo molte sfumature. Oggi, possiamo definirla così: > Differenze con il passato: Sono considerati beni culturali anche quei beni immateriali (intangibili: tradizioni umane e sociali, cultura teatrale, cultura popolare…) I beni culturali non solo come un semplice lascito del passato, ma un’eredità per il futuro. (perché sia consegnata alla generazione presenti e perché sia riletta e riattualizzata, in modo tale che anche le future generazioni possano riconoscersi in esso. →motore per la creatività e per l’innovazione. Significato di una definizione La definizione di bene culturale della Commissione Franceschini pone l’accento sul concetto di ‘’bene’’, nel quale è implicito anche quello di ‘’valore’’. Il concetto di valore è però un termine soggettivo, variabile nel tempo e nello spazio. →Ogni cultura, paese, ed epoca storica lo concepisce in un modo particolare: La relatività del tempo: Gli edifici costruiti negli ultimi due secoli raramente sono considerati beni culturali. La relatività dello spazio: In Giappone i tempi vengono ricostruiti ogni 20 anni in nome di un rituale. Al contrario ad esempio di una cultura occidentale. (le chiese non vengono rifatte ogni 20 anni) I beni culturali come patrimonio dell’umanità CODICE LIEBER (1863): codice per la conduzione delle operazioni militari nella guerra civile americana, contiene norme che riguardano la protezione dei beni culturali durante la guerra. Obiettivo: necessità di preservare dalla distruzione beni di interesse storico, pubblici e privati, anche se appartenenti al nemico. A questo codice seguirono altre convenzioni tra Stati, orientate a formalizzare leggi per i tempi di guerra, come ad esempio: CONVENZIONE DELL’AJA (1954) Primo documento che propone una concezione moderna dei beni culturali a livello europeo e internazionale. Obiettivo: protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, perché: ‘’I danni arrecati ai beni culturali, a qualsiasi popolo appartengano, costituiscono un danno al patrimonio culturale dell’umanità intera, perché ogni popolo contribuisce alla cultura mondiale’’ →Principio rivoluzionario: i beni culturali appartengono alla comunità intera. Le categorie PATRIMONIO CULTURALE: insieme di beni culturali, variabile e complesso. Suddividiamo i beni in categorie: BENI PAESAGGISTICI: Paesaggi, territori, coste, montagne, panorami e bellezze naturali sono un bene comune che deve essere tutelato da distruzioni o trasformazioni che li possono snaturare. BENI CULTURALI: tutte le testimonianze che esprimono al meglio le civiltà che le hanno prodotte. Si suddividono in: ▪ Beni materiali: manufatto, oggetto tangibile che esprime una cultura. Possono essere: Mobili: manufatti o oggetti che possono essere spostati, senza danneggiarli. (una tela, una statua, un antico manoscritto…) Immobili: beni che non possono essere trasportati senza essere snaturati o trasformati. (una biblioteca, una chiesa, un sito archeologico…) Possiamo effettuare un’ulteriore classificazione: Beni storico-artistici Beni archeologici Beni architettonici Beni archivistici Beni librari Beni demoetnoantropologici (una casa-museo testimonianza del modo di vivere contadino) ▪ Beni immateriali: le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, il know how, che le comunità riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale. (tecniche artigianali, complesso di danze folcloristiche come la pizzica…) A cosa servono i beni culturali? A cosa serve aver stabilito una categorizzazione dei beni culturali? Serve a individuare una ricchezza, una risorsa, economica e sociale, che possa essere una forza trainante per il futuro. Come tutte le ricchezze, anche i beni culturali hanno valore solo se vengono utilizzati come investimento per il futuro. Patrimonio culturale = patrimonio in denaro → deve essere investito, nessun patrimonio è fatto per stare fermo in banca. Ma come facciamo a utilizzare questa ricchezza? Dobbiamo: PRESERVARE (CONSERVARE): Ciò che viene identificato come bene culturale (grazie alla categorizzazione) sarà tutelato dalla legge, che non può essere usato e consumato a proprio piacimento. Poiché essi devono continuare ad essere un’eredità per le generazioni future, essi devono essere conservati attraverso metodi di conservazione scientifica e riconosciuta. VALORIZZARE: come un capitale, perché il valore rimanga tale deve essere periodicamente investito così che non perda di valore e si svaluti. →la conservazione non è quindi sufficiente, è necessario che il bene culturale sia valorizzato, messo nelle condizioni di continuare a trasmettere al meglio il suo valore. Esistono tanti modi di valorizzare un bene culturale: ◦ Restauro: il restauro di un oggetto ha in sé una piccola parte di valorizzazione, come ad esempio integrare le lacune di un’opera danneggiata e renderle omogenee con le parti originali (es. un affresco) →sono tutti metodi che facilitano la lettura dell’opera e quindi potranno continuare a trasmettere il loro messaggio alle generazioni future. ◦ Musei: ha lo scopo di coinvolgere il pubblico. È una forma di valorizzazione. ◦ Manifestazioni: le manifestazioni nei luoghi che sono ‘’contenitori’’ di beni culturali, valorizzano quest’ultimi. Capitolo 2 – Dal ‘’bene’’ al ‘’Patrimonio’’ culturale Il patrimonio culturale siamo noi Alla definizione di beni culturali, oggi viene preferita quella più sconfinata di ‘’patrimonio culturale’’. Per quanto ricchi e mutevoli possono essere i beni culturali, non basta: Dividerli in categorie Introdurre la dimensione immateriale del bene Non bastano norme e leggi a garantire la conservazione del bene culturale. Perché la sopravvivenza dei beni culturali dipende dal modo di pensare della società. → il patrimonio culturale si incontra nel mondo che viviamo ogni giorno, che è parte del nostro stile di vita, che è intrecciato con la storia di ciascuno di noi, in una parola con noi. →Infatti, possiamo parlare delle relazioni tra uomini e luoghi: la chiesetta dove da piccolo giocavo a calcio, la piazzetta dove stavo con gli amici, la fontana che diventava luogo di raccolta…) Intorno a questi luoghi, si formano comunità che si riconosce in quel luogo. Le persone sono fatte di luoghi. I luoghi del cuore del FAI: FAI: Fondo Ambiente Italiano. Da 10 anni indice un censimento annuale dei ‘’luoghi del cuore’’, ovvero dei luoghi che d’Italia che non andrebbero dimenticati. Il FAI, quindi, indice un sondaggio dove i cittadini votano i luoghi che amano di più. (esercizio di cittadinanza attiva) I luoghi più votati divengono oggetto di interventi di tutela e valorizzazione. Un luogo è solo un luogo? Abbiamo tutti un ‘’luogo del cuore’’, un luogo che sentiamo nostro e di cui ci sentiamo responsabili. → Questo è il ‘’senso di appartenenza’’ che si accende dentro di noi, anche se quei luoghi non sono propriamente nostri. E se proviamo questo senso di appartenenza per luoghi vicini a noi, è possibile provarlo anche per tutti i luoghi che assumono un significato e un valore per noi, ovunque essi si trovino. Appartenenza → Multiappartenenza La convenzione di Faro CONVENZIONE DI FARO (2005) →È una convenzione nazionale Approccio al patrimonio culturale totalmente rinnovato: la persona e i valori umani sono diventati il cuore della riflessione. Necessità di mettere la persona al centro di un’idea ampia e interdisciplinare di patrimonio culturale. Quest’ultimo è usato saggiamente come risorsa per lo sviluppo sostenibile e per la qualità della vita. →Individui: coinvolti nel processo continuo di definizione e di gestione del patrimonio culturale. Persone = più importanti degli ‘’addetti ai lavori’’, che hanno il dovere di agevolare gli individui nella relazione con il patrimonio culturale. La conservazione del patrimonio culturale e il suo uso sostenibile hanno come obiettivo lo sviluppo umano e la qualità della vita. IDENTIFICA: Il patrimonio culturale: come un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà, come riflesso ed espressione dei loro valori, delle credenze, conoscenze e tradizioni in continua evoluzione. MA ANCHE La comunità di patrimonio: un insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici del patrimonio culturale, e che desidera nel quadro di un’azione pubblica, sostenerli e trasmetterli alle generazioni future. Comunità = parte integrante del patrimonio culturale →Soggetto con ruolo attivo: chiunque ha diritto a contribuire all’arricchimento del patrimonio culturale. →Non si limita a usufruire passivamente dell’eredità culturale, ma partecipa a tutte le fasi e a tutti i livelli nei processi decisionali. (ovviamente senza compromettere il patrimonio naturale.) BOX: ‘’Le convenzioni internazionali (in tempo di pace)’’ Convenzioni internazionali: accordi fra Stati, adottati sotto l’egida dell’UNESCO e altre organizzazioni internazionali. Sono soggette a ratifica, accettazione o adesione da parte dei singoli Stati. Definiscono regole condivise che gli Stati si impegnano a rispettare. L’esigenza di dare vita a una normativa speciale internazionale a tutela del patrimonio mondiale nacque in tempo di guerra. (Codice Lieber) 1945: Agenzia delle Nazioni Unite di Londra si iniziò ad occupare della cooperazione tra le Nazioni per considerare la tutela dei beni culturali →una questione di rilevanza sovranazionale. Un esempio dell’importanza della cooperazione tra Stati per la tutela dei beni culturali: →Si affronta la questione della costruzione della diga di Assuan, in Egitto. Si voleva salvaguardare il patrimonio archeologico della regione della Nubia, che sarebbe rimasto sommerso. Alcuni tempi (tempio di Abu Simbel) vennero quindi smontati e rimontati in posizioni diverse. Si diffusero così le convenzioni internazionali costituite in tempo di pace per affrontare problemi che minacciavano il patrimonio culturale mondiale. Come: Convenzione di Parigi del 14 novembre 1970: per vietare e impedire l’esportazione e il trasferimento di proprietà illeciti di beni culturali, per arginare il traffico illegale delle opere d’arte da un paese all’altro. Convenzione di Parigi del 16 novembre 1972: nata proprio in seguito all’esperienza del tempio di Abu Simbel con lo scopo di identificare e mantenere la lista di quei luoghi che rappresentano delle particolarità di eccezionale importanza dal punto di vista culturale e naturale. Il rovesciamento delle logiche La convenzione di Faro è una vera e propria rivoluzione copernicana, perché: Le persone si sostituiscono alle cose: In questo passaggio è evidente la differenza con il Codice dei Beni culturali del 2004, dove si ha una visione del patrimonio come un insieme di ‘’cose’’ immobili e mobili. Invece, nella convenzione di Faro: Patrimonio = insieme di risorse per le persone + insieme di persone Il nostro Codice del 2004 è ancora rimasto ancorato alla definizione di bene ‘’materiale’’, risalente alla Legge del 1939. L’autorità che identifica il patrimonio culturale è quella delle persone: Non c’è un’autorità superiore a stabilire cosa è patrimonio culturale, ma sono le popolazioni ad identificare il patrimonio. ‘’Un insieme di risorse che le popolazioni identificano.’’ E’ centrale la relazione e l’interazione delle persone con le cose e i luoghi: Il valore culturale di un luogo non è più affidato esclusivamente all’importanza delle sue evidenze materiali, ma al fatto che una comunità lo riconosce come tale. →Il patrimonio culturale = comprende tutti gli aspetti dell’ambiente che sono il risultato dell’interazione nel corso del tempo fra popolazioni e luoghi. Il fulcro non è il patrimonio, ma la comunità di patrimonio: La comunità, per usufruire di un bene culturale deve essere inclusa e partecipare alle pratiche di valorizzazione. Rovesciamento della logica: bene tutelato → bene sottoposto ad un vincolo che limita la relazione con quell’ambiente. (approccio ‘’sacrale’’, beni blindati, inseriti in ‘’gabbie d’oro’’ severamente gestiti dalla pubblica amministrazione, circondati da divieti) Con questo nuovo approccio, al ‘’valore in sé’’ si sostituisce un ‘’valore d’uso’’ Valore d’uso: valore generato da come le comunità vivono il patrimonio, da come lo utilizzano e se ne avvantaggiano. Box: ‘’Dal divieto di fotografare a Scene da un patrimonio’’ Il diritto a scattare fotografie nei musei è una conquista molto recente! Fino a poco tempo fa all’interno dei musei era vietato fotografare le opere d’arte. Divieto di fotografare = trasmissione di un senso di sacralità, inviolabilità, lo rende inaccessibile. Successivamente: Legge ‘’Artbonus’’ del 2014: nei musei è consentito scattare fotografie rispettando alcuni limiti ragionevoli, si suggerisce di utilizzare le foto per la divulgazione del patrimonio culturale. →Il visitatore non è più l’intruso, ma è parte attiva. Partecipazione Quindi, com’è possibile rendere operativi e concreti i principi della Convenzione del Faro, in modo che non restino solo una dichiarazione di principi e di intenti? Sicuramente spetta agli esperti trovare e utilizzare tutti gli strumenti perché cresca la consapevolezza del patrimonio culturale e di tutti i benefici che la società può trarne dalla relazione con essi. Si deve: Abbattere le barriere esistenti tra società e ricerca specialistica. Trasformare il ruolo dello studio e della formazione. →Per il quale non è solo il punto di partenza di un percorso che continua con la tutela e finisce con la valorizzazione, ma devono divenire parte di un processo più articolato, in cui intere comunità possono prendere parte attivamente alle fasi di identificazione, studio, interpretazione, protezione, conservazione e presentazione del patrimonio culturale. Box: ‘’perché Matera è stata Capitale Europea della cultura 2019?’’ Il modello proposto da Matera punta ad integrare patrimonio culturale, linguaggi contemporanei, creatività, coinvolgimento, inclusione e accessibilità. →Il criterio di scelta è stata la partecipazione della città e dei cittadini. Filosofia che sembra cogliere a pieno quella proposta dalla Convenzione di Faro. Capitolo 4 – Il paesaggio: città, territorio e ambiente Ogni bene culturale, tengibile e intagibile, trova il suo profondo significato in un quadro più ampio: il paesaggio: Paesaggio: contesto in cui i beni culturali esprimono il loro più profondo valore di testimonianze dell’umanità. →superamento della visione focalizzata sul singolo oggetto. Ambiente: è lo spazio che circonda una cosa o una persona, ovvero tutti i fattori che favoriscono la vita degli esseri viventi Ambiente = totalità delle relazioni che si instaurano tra una cosa o una persona e il contesto nel quale si sviluppa. Il paesaggio, quindi, è qualcosa di complesso: la dimensione antropica (l’urbanizzazione, lo sfruttamento delle risorse, la dimensione culturale, caratterizzano origine, storia ed evoluzione del paesaggio. QUINDI: Sistema paesaggio: quel complesso che integra l’ambiente naturale con azioni di antropizzazione succedersi nel tempo, come contenitore di tutte le testimonianze e le tracce dell’azione umana. →Il paesaggio, quindi, permette di acquisire una visione olistica, globale, che aiuta ad inquadrare i beni culturali da un punto di osservazione più lontano, dall’alto, generando una visione complessiva. →Ampliamento degli orizzonti geografici: l’interesse non è più riservato solo all’antico ma esteso fino all’età moderna →L’attenzione alle scienze archeometriche e allo studio della materia: che conferisce pari dignità a tutti i prodotti del lavoro e non più esclusivamente alle manifestazioni artistiche. →L’approccio olistico e globale alla conoscenza: superando le visioni specialistiche chiuse. Dove lo studio di ongi singola opera d’arte o quella di un sito archeologico non hanno più importanza solo nella loro unicità, ma sono considerati come parte integrante di un paesaggio. Box: ‘’Il paesaggio: da ‘’cosa’’ a percezione Il paesaggio non va identificato con ‘’bel paesaggio’’ (estremamente soggettivo), ma come complesso scenario fatto di relazioni tra uomo e uomo e fra uomo e ambiente. Il paesaggio nel quale viviamo deriva dallo stretto rapporto tra componente naturale e opera dell’uomo e si carica di significati per chi lo vive. →Dunque si pone l’accento sulla componente uomo, ci avviciniamo sempre di più a quei principi cardine della Convenzione Faro. 1999: idea di paesaggio come ‘’bellezza panoramica’’ (visione estetizzante) Bellezze panoramiche come quadri →paragonate quindi a beni materiali, sottoposti a valutazione estetica. →Si trova nel testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali del 1999 2000: Convenzione Europea del Paesaggio Paesaggio = una determinata parte del territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interazioni. →Ogni paesaggio, dunque, custodisce significati percepiti, indipendentemente da giudizi di valore. Con la Convenzione Faro, si ampia la visione di paesaggio (oltre che quella di patrimonio culturale) Patrimonio paesaggistico: non è più affiancato a quello di patrimonio culturale ma ne è parte integrante. Il patrimonio è infatti: una risorsa che comprende tutti gli aspetti dell’ambiente che sono il risultato dell’interazione tra l’uomo e i luoghi nel corso del tempo. Il paesaggio è costituito quindi da tre dimensioni: Materiale: dei manufatti/ecofatti presenti in esso. Immateriale: idee e significati ad esso attribuiti Identitaria: vede il paesaggio come ‘’scatola’’ di memorie La città Città: è una delle forme in cui l’uomo può abitare il territorio → forma di insediamento stabile. →Sede dell’autorità politica, punto nevralgico per gli scambi commerciali, centro della vita pubblica, religiosa e culturale. →Centro di una comunità che si distribuisce sui territori circostanti e che gravitano nella sua area di influenza. Breve storia della città Alle orgini della nascita della città abbiamo la Mesopotamia del III millennio a. C. Sicuramente è possibile riconoscere le prime città intese come forme di insediamento che proliferano nella realtà delle Poleis dell’Antica Grecia Poleis: Centro religioso: Acropoli Piazza principale: Agorà Inoltre, la città era suddivisa per la specializzazione di diverse aree: Centro politico, zona residenziale, zona produttiva. Città moderne: sviluppate spesso intorno al centro storico (nucleo più antico) 800 e 900: si sviluppa l’urbanesimo→aumento della popolazione urbana. Il fenomeno dell’urbanesimo continua tutt’oggi. Città e territorio: la tutela del paesaggio Come abbiamo già detto: Paesaggio: sistema complesso, intreccio particolare di natura, relazioni create dall’uomo con essa. →Luogo di accumulo e stratificazione di tracce millenarie, generate dal rapporto tra uomo e natura. Anche il patrimonio paesaggistico deve essere Tutelato: si tende a superare quella visione selettiva del bene culturale in una dimensione più ampia e territoriale. Valorizzato: si cerca di uscire da quell’idea di considerare i musei, monumenti, parchi archeologici come entità a sé stanti, promuovendo una rete territoriale. La legislazione italiana sul paesaggio La tutela del valore paesaggistico è affidata in prima battuta all’ARTICOLO 9 DELLA COSTITUZIONE: ‘’La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio artistico della Nazione.’’ →Paesaggio e patrimonio storico e artistico vengono posti sullo stesso piano. Ma facciamo un passo indietro: Legge 1939: prima legge che prese in considerazione il paesaggio come bene culturale. →Ma si assimilava il concetto di paesaggio a quello di bellezza naturale. Bellezza = criterio soggettivo LEGGE GALASSO 1985: normativa di riferimento in ambito paesaggistico Principali innovazioni: La tutela del paesaggio viene estesa a intere categorie individuate e indicate nel testo della legge diventando così più forte e efficace. L’azione di tutela non si focalizza solo su specifici beni ma risponde alle esigenze territoriali su ampie zone del paese. L’introduzione della logica del paesaggio come = bene naturale e storico antropico →In gradi di poter accogliere anche quelle categorie di beni archeologici, architettonici, storico artistici. L’introduzione del Piano Territoriale Paesaggistico Regionale: Strumento obbligatorio che le regioni sono chiamate a produrre →Strumento di pianificazione attraverso cui vengono disciplinate le modalità di gestione del paesaggio, indicando le relative azioni volte alla conservazione, alla valorizzazione, al ripristino e alla creazione di paesaggi. Contiene le disposizioni per gli usi compatibili e quelli incompatibili per il bene paesaggistico. La legislazione europea sul paesaggio A livello sovranazionale troviamo i punti di riferimento che hanno costituito la base per lo sviluppo della nuova concezione di paesaggio: I rapporti della commissione europea ‘’Europa 2000’’ e ‘’Europa 2000+’’ →Documenti base per lo sviluppo delle politiche del territorio europeo. S.S.S.E. Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo → documento che fornisce orientamenti in materia di sviluppo territoriale, finalizzato a definire in modo concreto, obiettivi e principi generali di uno sviluppo sostenibile dello spazio europeo. La tutela del paesaggio nel codice Tutela: insieme delle azioni esercitate dallo Stato per preservare il patrimonio culturale per trasmetterlo alle generazioni future →Questo viene svolto attraverso le leggi: Il Nuovo codice dei Beni Culturali del 2004 ma ultimamente aggiornato con l’assimilazione concettuale del bene paesaggistico e del bene culturale (tradizionalmente separati) La lista del patrimonio mondiale dell’umanità Obiettivo dell’UNESCO: identificazione, protezione, tutela ma anche trasmissione alle generazioni future i patrimoni culturali e paesaggistici di tutto il mondo. →per fare questo l’UNESCO ha bisogno di redigere una lista: un elenco sempre aggiornato che comprende siti di interesse naturalistico e di interesse culturale. Italia: la nazione che insieme alla Repubblica Popolare Cinese che detiene il maggior numero di patrimoni naturali e culturali. Le capitali europee della cultura Idea di base: mettere la città vincitrice al centro della vita culturale e artistica europea per migliorarne la qualità della vita. →Questo porta a un riconoscimento internazionale (quindi anche un aumento di visitatori) Anche se questo potrebbe incoraggiare la rivalità tra le città europee, il vero obiettivo è quello di intensificare il significato di comunità europea e accrescere così il senso di appartenenza europeo. Per candidarsi le città devono seguire un iter molto lungo in quanto è necessario largo anticipo per preparare un evento di tale complessità: Le città si candidano 6 anni prima della nomina Avviene una prima selezione Avviene una seconda selezione Viene scelta la città quattro anni prima della nomina. Ricordiamo che Matera è stata nominata capitale europea della cultura nel 2019. Capitolo 5: i luoghi del patrimonio culturale: i musei Museo: Luogo in cui il patrimonio culturale prodotto dagli uomini del passato viene trasmesso agli uomini del presente e preservato per quelli del futuro. ‘’Luogo della memoria umana’’ ‘’Contenitore di beni culturali’’ → ma non nell’accezione negativa del termine ma come luogo di trasmissione al presente e al futuro di idee, di tradizioni, talenti artistici, di altri luoghi e altri tempi, di altre persone… Ponte tra passato e presente (e futuro) e per farlo utilizza diversi strumenti di comunicazione. Definizione istituzionale: ‘’Istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che acquisisce, conserva, ricerca, comunica ed espone il suo patrimonio materiale e immateriale dell’umanità e del suo ambiente per fini di educazione, di studio e di diletto.’’ *Istituzione permanente: ogni museo contiene una sua specifica collezione che è permanente, non cambia. E’ possibile che il museo ospiti una collezione momentanea, in quel caso sarà possibile visitare sia la collezione permanente che quella momentanea. *Senza scopo di lucro, al servizio delle società e del suo sviluppo, aperta al pubblico: in questa espressione si riconosce la grande conquista del concetto di bene culturale come patrimonio dell’umanità intera (e non solo della comunità che lo ha prodotto), in quanto ha un valore per l’intera comunità mondiale e per questo va protetta attraverso la dimensione pubblica del museo (quindi deve essere accessibile a tutti). Il museo non ha scopo di lucro, ma come ogni servizio pubblico, comporta costi di gestione che sono sostenuti attraverso un biglietto di ingresso. *Patrimonio materiale e immateriale: vengono prese in considerazione le componenti immateriali. *Acquisisce, conserva, comunica ed espone: la funzione del museo si è arricchita nel tempo, prima la componente principale era quella della ricerca, ora ne vediamo altre. Breve storia del museo Il nome ‘’Museo’’ deriva dall’antica Grecia: dalle Muse, protrettrici delle arti e delle scienze, figlie di Zeus e di Mnemosine, dea della memoria. Il ‘’museion’’, era il luogo dove gli intellettuali si incontravano. La storia del museo si rifà a una dimensione pubblica e privata. 1) Museo di Alessandria d’Egitto : uno dei primi esempi di museo pubblico→ voluto dai sovrani egizi con l’intento di diffondere e rendere più accessibile la cultura 2) ‘400: riapparve il termine ‘’museo’’ per dare un nome ai luoghi sempre più numerosi a Roma dove i principi e uomini di chiesa, collezionavano opere d’arte e antichità. 3) ‘700: con l’Illuminismo si segnò il passaggio dalla dimensione privata a quella pubblica di museo→l’arte, la cultura, la conoscenza, assunsero il fondamentale ruolo di educare le nuove generazioni. 4) 18° e 19° secolo: il museo diventò un’istituzione pienamente pubblica→le collezioni private confluirono nei musei pubblici. Es: Louvre, Museo capitolino a Roma, primo nucleo della Galleria degli Uffizi a Firenze, il British museum… 5) 20° secolo: secolo in cui si mette in dubbio il valore del museo →Filippo Marinetti con il Manifesto del Futurismo definisce il museo: ‘’cimitero statico degli oggetti’’. Questo perché la diffusione dei movimenti artistici dell’avanguardia misero in discussione il fatto che il museo potesse accogliere le innovazioni di questo secolo. →Il manifesto futurista segno l’inizio del processo di trasformazione verso il museo contemporaneo Oltre il contenuto: breve storia del contenitore Il museo non è fatto solo di contenuti e collezioni ma anche di contenitori: le strutture architettoniche che ospitano il museo e accolgono le collezioni Gli edifici sono la conseguenza dell’evoluzione della concezione del museo nel corso del tempo. Diffusione del collezionismo: prime tipologie museali→spazi ricavati all’interno dei palazzi nobiliari per l’esposizione delle collezioni private. Es. studiolo (una piccola stanza appartata, la galleria (un ambiente di passaggio), la wunderkammer (la stanza delle meraviglie), dove si espongono oggetti rari. Avvento delle idee illuministe: esigenza di un’architettura espressamente dedicata al museo, improntata al modello del neoclassicismo Novecento: il museo diventa un edificio multiuso la cui pianta tende ad essere libera e flessibile. Secondo dopo guerra: l’architettura del museo diventa un contenitore dl tratto architettonico irripetibile e immediatamente riconoscibile→in grado di trasmettere al pubblico già dall’esterno quello che ospita al suo interno. Le funzioni del museo Acquisire: raccogliere e incrementare la collezione in modo dinamico, acquistando, ricevendo in dono o scambiando opere. Eccezione: le case museo, devono rimanere ‘’uguali’’ perché possano essere la fotografia di una casa in un preciso momento della sua storia. Conservare: garantire la conservazione del materiale nel lungo periodo attraverso: o Garantire la sicurezza: installare webcam, vigilanza per controllare il comportamento dei visitatori o Strategie di conservazione dei materiali Ricercare: studiare la propria collezione (il museo non è solo un archivio, deve condurre continui studi e indagini, per elaborare un catalogo che permette di dare senso all’intera collezione). Comunicare ed esporre: gli oggetti da soli, risultano ‘’muti’’. Per questo il museo deve avvalersi di strumenti di comunicazione che rendano espliciti i contenuti (video, immagini, descrizioni, animazioni…) →Questo evidenzia come il museo sia cambiato nel tempo: prima riservato solo agli esperti o comunque ad un pubblico ‘’sensibile’’, ora un luogo aperto ad un pubblico più ampio e differenziato. Gli strumenti di comunicazione servono a rendere più accattivanti i contenuti per il pubblico. Il museo: dalla collezione al racconto Coinvolgimento del pubblico: Importantissimo→Il museo deve svolgere un ruolo attivo e integrato con la società, in quanto: Patrimonio culturale: capitale che società deve utilizzare i termini di valorizzazione, per poter generare valore da esso. L’esposizione può essere: Permanente: fissa, quando il museo presenta stabilmente la sua collezione, completa o frutto di una selezione. Temporanea: di durata limitata, può coinvolgere oggetti che possono essere di proprietà del museo ma non abitualmente esposti, oppure presi in prestito. Comunicare: è diventato l’aspetto principale della gestione museale, per raggiungere questo scopo l’esposizione deve seguire delle scelte precise, come: L’ORDINAMENTO: selezione e osservazione degli oggetti da esporre. o Ogni museo ha un suo nucleo fondamentale sempre esposto, mentre l’altra parte è soggetta a rotazione. o L’organizzazione della collezione può seguire un criterio: -Cronologico: dagli oggetti più antichi a quelli più moderni. -Geografico: oggetti suddivisi in base al luogo di provenienza. -Tematico/narrativo: dalla suddivisione per artisti, per soggetti o argomenti affrontati, per movimenti culturali… - L’ALLESTIMENTO: La scelta di come presentare e disporre gli oggetti esposti. (luci e colori, arredi di allestimento, le vetrine, i pannelli esplicativi… → Il tutto concorre alla qualità dell’esperienza complessiva. PERCORSI DI VISITA: Gli spazi che il visitatore deve percorrere nel museo seguendo il filo logico dell’allestimento. (di solito l’ordine e la sequenza degli oggetti assecondano la pianta dell’edificio. →I percorsi sono studiati in modo tale da trasmettere i significati della collezione ma anche da rendere la visita il meno faticosa possibile. Il museo accoglie Per far si che i visitatori vivano in modo completo l’esperienza museale, devono essere garantiti questi aspetti: Accesso: Tutti devono avere la possibilità di accedere al museo →tutte le barriere architettoniche devono essere rimosse, ma anche quelle economiche (costi di accesso troppo alti per le classi sociali svantaggiate), e barriere culturali (il linguaggio, l’accessibilità dei contenuti per tutte le categorie sociali.) Partecipazione: Il pubblico non è soltanto un destinatario ma può essere coinvolto nel processo creativo o attivo. (dalla compilazione di questionari all’uscita del museo, fino alla possibilità di intervenire nella creazione dei contenuti attraverso laboratori o tecnologie informatiche. Rappresentazione: Ampliare il rapporto con i diversi pubblici. La collezione museale può essere rappresentata in più modalità che consentono a tutti di entrarci in contatto. Es: strumento di sostegno alla comprensione dell’arte agli ipovedenti. Box viola: Un eccellente esempio di accoglienza museale Museo ‘’Vasa Museet’’ di Stoccolma è pienamente accessibile a tutti. →Accoglie il ‘’Vasa’’ uno dei vascelli più importanti della marina svedese che rimase sott’acqua per 333 anni. Questo museo non ha limitazioni fisiche (ogni livello è accessibile tramite ascensori), percettive (sostegno a persone con disabilità visive) e alimentari (il ristorante del museo offre alimenti adatti a chi ha bisogni specifici) La comunicazione museale A CHI COMUNICARE: Il visitatore = centro dell’attività del museo →Deve saper comunicare a tutti i tipi di pubblico (soggetto attivo non passivo) Non solo i turisti ma anche i residenti, che possono trovare nel museo luogo di formazione, educazione e divertimento. COSA COMUNICARE: Un tempo le informazioni che accompagnavano gli oggetti di una collezione erano scarne, inoltre i visitatori erano più che altro ‘’esperti’’. Oggi con l’ampliamento del pubblico il museo deve aumentare i testi, le immagini e i contenuti che aiutano il pubblico a comprendere i significati. (visto che l’opera esposta è decontestualizzata dal suo contesto. DOVE COMUNICARE: Attraverso i supporti informativi posizionati in punti strategici. La posizione di quest’ultimi deve essere ragionata in base all’esposizione. COME COMUNICARE: I media, cioè i mezzi di comunicazione a cui sono affidate le informazioni sono diversi. Didascalie e pannelli: preferiti dai musei più tradizionali Comunicazione multimediale: come brevi filmati o animazioni, applicazioni per pc, tablet e smartphone (sostituiscono con uno strumento la visita guidata con spiegazioni, disegni ricostruttivi…) ma anche attraverso web e social network→consente di mantenere un rapporto con il visitatore nel tempo. Il museo si racconta: lo storytelling STORYTELLING: l’arte di scrivere o raccontare una storia catturando l’attenzione e l’interesse del pubblico Sfrutta la naturale propensione dell’uomo ad ascoltare storie. Strumento malleabile che il museo può utilizzare per: aiutare a rendere gli oggetti e i contenuti della collezione protagonisti di racconti e narrazioni che accorciano la distanza con il visitatore. Il museo può raccontarsi in: Modo diretto: attraverso un personaggio che guida il visitatore a scoprire e ascoltare le storie custodite dalla collezione. Modo indiretto: attraverso i racconti dei visitatori delle loro esperienze. Storytelling partecipato: che combina le due modalità descritte sopra. Oggi si parla soprattutto di Digital storytelling→ un racconto che si avvale delle strategie narrative delle tecnologie digitali. Una forma di digital storytelling è il ‘’living history’’ che si mette in scena attraverso: Reenactment: forma di teatro dove i rievocatori ricostruiscono il mondo legato a un evento o a un periodo storico all’interno di uno scenario arredato oggetti fedeli a quelli autentici →Gli attori raccontano storie e interagiscono in diretta: ripropongono fedelmente l’epoca di riferimento attraverso il modo di parlare e di comportarsi. Live role playing: un gioco di ruolo dove ogni giocatore assume i ruoli di un personaggio per tutta la durata del gioco. Box viola: ‘’Un originale esempio di storytelling’’ Il Museo archeologico Nazionale delle Marche di Ancona ha realizzato un progetto di storytelling: Oggetti parlanti: dove i reperti raccontano la propria storia in prima persona. Racconti in prima e terza persona: Interviste fittizie: si elaborano incontri fittizi con personaggi che sono in grado di raccontarci la storia di un reperto. Scritti parlanti: scritti fittizi che ci raccontano la storia di un reperto. Dal museo ai musei Tipologie di museo: Museo scientifico: dedicato ai saperi scientifici (storia naturale, botanica, geologia, scienze applicate (arte e mestieri, industria), di scienza e tecnica. Museo storico: relativi ad un periodo storico specifico (musei di guerra). Museo archeologico: raccoglie i reperti e conoscenze acquisiti tramite indagine archeologica in un luogo specifico. Museo territoriale: raccoglie la documentazione e i materiali relativi a quel territorio (storia, cultura, etnica, ecologia…) Museo antropologico, etnografico e demologico: custodisce le testimonianze legate ad una specifica cultura umana (es: casa-museo contadina) Museo specialistico: dedicato ad un settore particolare (es. giocattoli o museo aziendale, che racconta la storia e lo sviluppo di una specifica azienda.) Museo d’arte: specializzati per periodi storici, si differenziano per arte antica, medievale, moderna e contemporanea. I musei possono differenziarsi sulla tipologia di oggetti conservati: Galleria: struttura in cui sono esposte al pubblico opere d’arte di vario genere (quadri, sculture, installazioni video…) Pinacoteca: espone e conserva quadri. Gipsoteca: espone e conserva le opere in gesso Gabinetto: ospita raccolte di opere specialistiche (disegni, stampe, monete antiche, gemme e pietre preziose.) Accademia: edificio nato come scuola d’arte, successivamente trasformato in un museo. Palazzo-museo, casa-museo, museo-atelier: abitazioni private trasformate in musei per far conoscere l’ambiente e lo spazio di vita di grandi personaggi. Di chi sono i musei? I musei possono essere di: Proprietà pubblica: amministrati dallo stato italiano (museo nazionale, regionale, provinciale e comunale.) Proprietà ecclesiastica: di proprietà della Chiesa Proprietà privata: appartengono a singoli privati o ad associazioni, società, ONLUS. →Le finalità di acquisizione, acquisizione e trasmissione al pubblico rimangono gli stessi per tutti i musei. Negli ultimi anni la netta distinzione tra pubblico e privato tende a sfumare. Troviamo infatti sempre più spesso delle situazioni intermedie, come innestare degli elementi privati in musei pubblici. I musei oggi Oggi nuove tipologie di museo si sono aggiunte alle tradizionali. Piccoli musei: realtà diffusissima in Italia. E’ un museo più radicato nel territorio con un forte legame con la comunità locale. Musei virtuali: sfruttano le potenzialità delle tecniche di comunicazione multimediale e delle ricostruzioni tridimensionali. Il visitatore virtuale si immerge nello scenario espositivo, interagisce con gli oggetti esposti, personalizza il proprio itinerario. Musei narranti: realizzati con l’utilizzo di mezzi tecnologici e multimediali che consentono al museo di raccontarsi. Ecomusei: museo diffuso, non si concentra su un unico luogo. Presenta uno spazio all’aperto e uno al chiuso. →Composto da dei ‘’capoluoghi’’ dove trovano sede le strutture principali e da una serie di percorsi che comprendono la segnalazione e la spiegazione dei diversi elementi dislocati sul territorio. Parchi: comprendono complessi naturali, cittadine o altri elementi costruiti dall’uomo. Sono tutelati. →La tutela si affronta in modo complessivo e integrato Es. Parchi archeologici: riescono a cogliere le relazioni tra paesaggio naturale e culturale. →Parchi archeologici = ‘’musei all’aperto’’ dove si aggiunge anche la realtà, oltre ai percorsi di visita dei musei. Le ‘’comunità di patrimonio’’ Concetto di ‘’comunità di patrimonio’’ della Convenzione di Faro →pone l’attenzione sulla relazione tra comunità e luoghi del patrimonio (inteso come patrimonio stesso) →depotenzia in modo sensibile diverse connotazioni del patrimonio: Connotazione materiale: evitando di identificare il patrimonio solo con le ‘’cose’’. Qualitativa: distaccando il patrimonio da ogni giudizio di valore (‘’bello’’) Cronologica: non è più l’antico a creare valore, ma la relazione tra una comunità con un luogo e una tradizione. Esempio: la comunità locale Essa sviluppa verso i luoghi in cui vive e le cose che la circondano un legame intangibile, creando un senso di appartenenza. Ma le comunità locali potrebbero dare una visione più riduttiva e dare luogo a ‘’divisioni’’. →Ricordiamo il concetto di ‘’multi-appartenenza’’: in quanto tutte le comunità agiscono per creare una ‘’cultura mondiale’’. Infatti, è la relazione il concetto fondamentale (io posso creare una relazione anche con un luogo molto lontano in cui non sono mai stata). Quindi, un manufatto, un sito, una leggenda, è da valutare come esito di una relazione umana del passato (delle persone che usavano, frequentavano e raccontavano) del presente (delle persone che oggi interagiscono, frequentano o vogliono raccontare) e del futuro (di come sarà percepito, frequentato e raccontato dalle generazioni dei nostri figli) →L’indagine storica, archeologica, geografica, artistica, sarà soprattutto incentrata sul mettere in luce il rapporto tra cosa/luogo/paesaggio e persone. Box azzurro: una comunità di patrimonio oltre i confini geografici Esempio di comunità di patrimonio mondiale: Associazione campo 65 →Deriva dalla riscoperta di un campo di prigionieri di guerra ubicato in Puglia, risalente alle Seconda guerra mondiale. Da un post pubblicato su Facebook inerente alla pubblicazione di un libro da parte di un ex prigioniero di guerra, transitato al Campo 65 prima di essere trasferito a Auschwitz, che ha incuriosito un cittadino di Altamura, si è creata una comunità di patrimonio mondiale. →Dal coinvolgimento dei parenti degli ex prigionieri fino ad arrivare al coinvolgimento di studiosi. Le mappe di comunità Mappa di comunità: ‘’mappe percettive’’, ‘’mappe mentali’’, in cui le comunità possono delineare gli elementi di un territorio che definiscono un’identità collettiva di un patrimonio materiale e immateriale. →Percezione di un determinato luogo, che hanno le persone che vi abitano o che vi hanno sviluppato un legame specifico. = è la mappa del patrimonio, del paesaggio in cui le persone si riconoscono. →Viene realizzata nell’ambito di un percorso di costruzione culturale partecipata collettiva. Vengono coinvolte: le comunità che si riconoscono in un determinato territorio e un facilitatore che aiuta le comunità a portare alla luce i vissuti, le tradizioni, le peculiarità, le memorie… →Quest’ultime vengono fatte confluire in mappe fatte di luoghi e di elementi ritenuti significativi dalla popolazione. → In una mappa di comunità, il concetto di territorio cambia, per diventare NON il luogo dei confini politici e delle attività produttive ma quello della rete di relazioni fra le persone con il territorio stesso. Box: ‘’Il non-sense’’ della mappa fisica, da un’intervista di Francesco Farinelli Franco Farinelli: geografo che ha rivoluzionato il modo di concepire la geografia e lo studio del mondo. Dice che la mappa non è la copia di ciò che esiste, anzi. Box ‘’la definizione di ecomuseo’’ ECOMUSEO = Museo ‘’esploso’’, senza muri, interdisciplinare, che mostra l’uomo nel tempo e nello spazio, nel suo ambiente naturale e culturale, invitando l’intera popolazione a partecipare al proprio sviluppo con vari mezzi di espressione, basati essenzialmente sulla realtà dei luoghi, degli edifici, degli oggetti, delle cose reali che esprimono più delle parole o delle immagini che invadono la nostra vita. È uno specchio in cui la popolazione locale si vede per scoprire la propria immagine. È uno specchio che la popolazione locale regge per i suoi visitatori in modo che possa essere meglio compresa da essi e in modo che la sua industria, i suoi costumi e la sua identità possano ispirare rispetto. È un laboratorio È un centro di osservazione È una scuola Box ‘’Microstorie da un patrimonio’’ Le tantissime e diversissime esperienze di tutela, manutenzione, valorizzazione, e gestione in atto che hanno il merito non solo di restituire un frammento di patrimonio culturale ma anche di attivare forme di microeconomia in aree abbandonate, emarginate o difficili, ma anche di recuperare soggetti a rischio reinserendoli nella società. Degli esempi sono: Riabilitazione carceraria attraverso l’archeologia e il museo dei villaggi abbandonati della Sardegna (VEDI ITINERARIO) Un gruppo di detenuti è stato coinvolto per delle indagini storico-archeologiche a Mont’ e Parma. Prima i detenuti sono stati formati, successivamente hanno collaborato con gli studenti, infine sono riusciti a creare una squadra autonoma in grado di collaborare attivamente con i responsabili. →patrimonio come quella cosa che rende possibile l’unione tra comunità totalmente diverse che altrimenti non si sarebbero mai incontrate. Il museo civico di Biddas Museo dedicato al tema dello spopolamento. Obiettivo: aprire un dialogo con la società e con le istituzioni, puntando il dito contro le iniziative che possono accelerare il processo di spopolamento. Museo aperto, privo di divieti, che incoraggia il visitatore a toccare, fotografare e a scaricare contenuti. Percorsi bioGrafici di una piccola comunità: l’esperienza di Manforte San Giorgio Progetto di valorizzazione del comune siciliano, marginalizzato ed escluso dai flussi turistici. Cooperativa ‘’La paranza’’ a Rione Sanità a Napoli Grazie a questa cooperativa si è puntato al recupero del patrimonio archeologico e culturale del territorio per segnare il proprio riscatto sociale e costruire un destino alternativo per quei ragazzi in situazioni di degrado. Dalle mappe di comunità agli ecomusei Mappe di comunità: indispensabili per la creazione degli ecomusei. ECOMUSEO: Nasce infatti dall’idea della pluralità delle storie di luogo e di una comunità che si riconosce in quel luogo. Avvicina i residenti locali alla terra sulla quale vivono: →obiettivo principale: rendere la comunità che promuove il territorio consapevole della propria identità e fornirla degli strumenti funzionali a diventare dei cittadini attivi, capaci di farsi promotori della propria identità. →L’ecomuseo abbraccia un territorio intero e comprende tutto quello che si trova al suo interno, compresa la popolazione che ci vive e tutti i suoi significati. Museo del territorio: che raccoglie e mette in luce le interazioni tra risorse ambientali e presenza antropica. Museo nel territorio: radicato in specifiche realtà geografiche e storiche, articolato per luoghi, itinerari e sistemi. Museo per il territorio: finalizzato alla sua tutela e valorizzazione. Box ‘’memoria e terremoto’’ Il Grande Cretto: Opera costruita ricoprendo le macerie di una cittadina siciliana con una colata di cemento bianco. Segnata da spaccature (crettature) che sono la materializzazione visiva delle ferite profonde. Capitolo 7 – Archeologia Archeologia: una scienza che ricostruisce le storie degli uomini del passato attraverso lo studio delle tracce materiali della loro esistenza. Parola composta da: Archaios = antico Logos = discorso, studio →Un racconto che riguarda il passato Attraverso un rigoroso metodo scientifico gli archeologi utilizzano un’ampia gamma di tecniche d’indagine per studiare i residui delle attività umane e degli oggetti che gli uomini hanno prodotto. A cosa serve l’archeologia? L’indagine archeologica può trasformare le testimonianze materiali del passato in conoscenze nuove e utilizzarle per ricostruire e scrivere storie. →Non sempre le tracce parlano di avvenimenti importanti, ma anche (e soprattutto) di fatti comuni. Le archeologie vengono suddivise in base al periodo storico: Archeologia classica, Archeologia medievale, Archeologia preistorica… Oppure vengono suddivise in base alla tecnica di indagine: Archeologia subacquea, Archeologia dei paesaggi, Archeologia della produzione… Pur rimanendo formalmente le suddivisioni fra diversi profili specialistici, si preferisce parlare di archeologia globale: disciplina che punta all’obiettivo di ricostruire la storia di un territorio e degli uomini che lo hanno vissuto senza prediligere un momento storico, un tipo di studio o una tecnica di indagine. Le fonti dell’archeologia L’archeologia è ovunque, soprattutto in un paese come l’Italia. Il passato si rivela a noi attraverso: Tracce: oggetti, rovine di monumenti, un filare di alberi che può ricordare una strada, i nomi dei luoghi (toponimi) Fonti materiali: manufatti (prodotti dall’uomo) e ecofatti (oggetti non realizzati dall’uomo ma che costituiscono indizi delle attività umane, come tutto ciò che resta dell’alimentazione: ossa, semi, conchiglie…) →Entrambi si chiamano REPERTI Fonti volontarie e involontarie: volontarie come un edificio monumentale, involontarie come le tracce lasciate da ogni attività umana (come possono essere gli utensili da cucina) →I reperti da soli non sono in grado di dare molte informazioni se sono privi del contesto in cui sono stati rinvenuti. I metodi dell’archeologia Per dare voce a oggetti e tracce apparentemente muti, nel corso del tempo si sono sviluppate numerose tecniche di indagine, che possono essere divise in due grandi categorie: 1) I metodi per la ricerca sul campo: Scavo stratigrafico Ricognizione topografica (non distruttiva) Altri metodi non distruttivi, impiegati per individuare siti archeologici senza intervenire direttamente sul terreno. 2) I metodi per lo studio dei reperti: Studio tipologico (dei tipi e delle varianti dello stesso oggetto) Studio iconografico (delle immagini) Studio attraverso l’applicazione di metodi delle scienze naturali e l’archeometria. I metodi per la ricerca sul campo: Lo scavo stratigrafico Scavo stratigrafico: tecnica di indagine utilizzata dagli archeologi per individuare tutte le tracce possibili delle attività passate, attraverso il riconoscimento e il progressivo smontaggio della stratigrafia = sovrapposizione degli strati di terra che si sono accumulati nel corso del tempo. →Solo in questo modo è possibile recuperare tutte le informazioni possibili su tutti gli avvenimenti che si sono avvicendati nel tempo nello stesso luogo (opere umane, eventi naturali). La vita dell’uomo e della natura produce sempre dei cambiamenti le cui tracce si sedimentano in strati sovrapposti. Tracce e sovrapposizione di tracce Qualunque azione, naturale o umana, lascia delle tracce che si accumulano nel terreno, che gli archeologi chiamano strato. = una dimensione fisica di ogni azione e l’unità minima riconoscibile durante uno scavo archeologico → viene chiamato Unità Stratigrafica →Azione dopo azione, si forma una sovrapposizione di queste tracce, ovvero una stratigrafia. Dalle informazioni tratte dalla stratigrafia e dei reperti che contiene l’archeologo inizia un processo di sintesi: 1) Raggruppamento delle azioni in attività: La realizzazione di un pavimento o di uno scavo (azioni) fa parte di un’attività comune più grande (attività) 2) Raggruppamento delle attività in periodi: Con lo stesso processo di sintesi le attività diventeranno periodi→momenti definiti della vita di un sito. AZIONI → ATTIVITÀ → PERIODI Facciamo un ragionamento: ‘’Per comprendere l’archeologo deve distruggere’’ →Infatti l’archeologo deve distruggere lo strato più in superficie per accedere agli strati sottostanti. Lo strato che si trova più in basso è sempre più antico di quello situato in alto. Quindi dobbiamo aver presente che il ‘’libro della terra’’ si legge a partire dalla fine, perché si dovrà partire dagli ultimi strati riconosciuti (scavati) Alla fine, si produrrà una documentazione = carta d’identità di ogni Unità Stratigrafica, riflette analiticamente tutte le tracce. Tipologie di documentazione: Documentazione scritta: schede su cui è possibile riportare, all’interno di specifiche griglie. Documentazione grafica: piante, prospetti, sezioni in scala che riproducono una o più Unità Stratigrafiche. Documentazione fotografica: fotografie delle Unità Stratigrafiche e immagini panoramiche dall’alto. REPERTO E STRATO: Ogni reperto è parte integrante dello strato in cui è stato trovato. →Senza la contestualizzazione dello strato, il reperto fornisce poche informazioni. → reperto e strato si completano a vicenda. Box: ‘’lo scavo archeologico fra tecnologie e innovazione’’ Sviluppo di tecnologie → facilitano l’elaborazione della documentazione. Box: ‘’Dove e perché cominciare a scavare?’’ Si parte da: Una preesistenza (residui, resti di strutture…) Luoghi che sono menzionati in fonti scritte In occasione di interventi edilizi o creazione di infrastrutture La ricerca sul campo: ricognizione topografica e archeologica dei paesaggi. Ci sono altre tecniche di indagine, che anche se non offrono la possibilità di indagare analiticamente singoli insediamenti, permettono tuttavia di esaminare anche territori molto ampi. Ricognizione topografica: studio di ampie porzioni di territorio, che con tecniche metodologie specifiche, controlla in modo uniforme e sistematico un’ampia zona di territorio, fermandosi alla superficie. (non si prevede che si intacchi il terreno) →Operazione non distruttiva →Si individuano così le Unità Topografiche = zone di concentrazione di tracce o reperti identificate durante la ricognizione) Altri metodi di indagine non distruttivi Ogni attività archeologica è sempre accompagnata prima, durante e dopo da diversi metodi di indagine: L’indagine preliminare può avvenire attraverso diversi tipi di tecniche e di strumenti: Studio delle fonti storiche: che documentano la storia del territorio, gli avvenimenti principali, l’esistenza di insediamenti scomparsi…documenti scritti e fonti letterarie affidabili. Telerilevamento: Interpretazione di immagini realizzate a distanza, tramite aereo o satellite di un territorio. Indagine geofisica: tecniche fisiche che sfruttano diversi principi (geoelettrico, geomagnetico, ecc…) per rilevare la presenza di depositi archeologici sepolti, per determinare le potenzialità archeologiche di una zona. Metodi per lo studio dei reperti L’archeologo recupera tutti i reperti suddividendoli a seconda della provenienza. (Unità topografiche e Unità stratigrafiche) I reperti sono imballati in sacchetti, posizionati in cassette e infine portati in laboratorio. Lo studio dei manufatti Ceramica: fossile guida →il reperto che guida l’archeologo nella costruzione delle cronologie proprio perché intensamente studiato Prime operazioni per il riconoscimento: o La prima pulitura: rapida e grossolana, ha la funzione di eliminare la terra aderente al reperto e consentirne il riconoscimento. o Siglatura: segna in modo durevole la carta d’identità sulla superficie del reperto (con una sigla si indica sito, anno e unità stratigrafica) o Ricomposizione dei reperti frammentari: dopo essere stati lavati, siglati, i reperti vengono suddivisi in maniera più precisa rispetto a quanto fatto sul campo. Quindi si passa alla ricomposizione. Il riconoscimento, la classificazione e l’eventuale ricomposizione permettono di acquisire una serie di informazioni fondamentali, ad esempio, sulla funzione dei manufatti: Uso comune: bicchieri, bottiglie, pentole… Commercio, trasporto, stoccaggio. (come i grandi contenitori da trasporto come le anfore) Corredo funerario: manufatti preziosi, simboli di appartenenza sociale… Elementi architettonici: statue, architravi, metope… Oggetti rituali: vassoi per offerte… Manufatti artistici Giocattoli Strumenti di lavoro. Come si fa a datare i reperti? Come in tutti i prodotti della vita umana, spazio e tempo determinano le differenze significative nelle caratteristiche degli oggetti di uso comune, es: box viola ‘’Cronotipologia dei nostri giorni’’ →Gli oggetti che usiamo hanno sempre le stesse caratteristiche legate alla loro funzione (le biciclette hanno due ruote, i freni…), ma in base alle specifiche produzioni nel corso degli anni, possiamo individuare l’epoca di quando è stata prodotta. Quindi: L’osservazione di caratteristiche specifiche dei manufatti: forma, colore, tecnica esecutiva →permette una classificazione cronotipologica ES: una categoria di manufatti è sempre divisa in numerosi tipi Come un’anfora (una categoria) ha sempre alcuni elementi ricorrenti legati alla sua funzione, ma questi cambiano a livello estetico negli anni generando numerosi tipi. E’ anche possibile trovare sui reperti delle epigrafi: inscrizioni, insegne, targhe, che forniscono la datazione precisa dell’anno. Lo studio degli ecofatti ECOFATTI: reperti organici, resti vegetali e animali, nonché i sedimenti e i suoli. Lo studio di questa particolare classe di reperti è compito della bioarcheologia. → si stabilisce il rapporto che l’uomo ha stabilito con l’ambiente naturale e la costruzione di quest’ultimo. La metodologia di indagine prevede: 1) Il recupero: dei reperti sul campo 2) L’analisi in laboratorio 3) La quantificazione dei materiali, per sviluppare la ricostruzione su base statistica La bioarcheologia è articolata a sua volta in specifici settori specializzati: - ARCHEOBOTANICA: specializzata nello studio di resti vegetali - ARCHEOZOOLOGIA: specializzata nello studio di resti animali - ARCHEOANTROPOLOGIA: specializzata nello studio dei resti umani (da qui si possono vedere le abitudini alimentari, l’appartenenza etnica, se il soggetto svolgeva un lavoro usurante a livello fisico. L’archeometria ARCHEOMETRIA: scienza che misura ciò che è antico e consente di acquisire a partire da un reperto, attraverso varie tipologie di analisi, informazioni riguardanti la sua cronologia assoluta (la sua datazione), sulla sua tecnica esecutiva, e lo stato di conservazione. Fra le analisi più utilizzate per acquisire informazioni circa la cronologia assoluta abbiamo: - Metodo del carbonio 14: rende possibile la datazione dei reperti organici attraverso il calcolo di un particolare tipo di carbonio (isotopo 14), presente in questi reperti, la cui quantità diminuisce con il passare del tempo. - Metodo dendrocronologico: consente la datazione dei reperti lignei a partire dall’analisi degli anelli di accrescimento degli alberi. - Termoluminescenza: misura la quantità di energia accumulata da un reperto con l’irraggiamento del sole. - Archeomagnetismo: ricava la datazione elaborando informazioni relative al magnetismo insito in alcuni materiali. Dalla pagina strappata alla pagina scritta Scopo del lavoro dell’archeologo: la ricostruzione storica Tutto lascia una traccia: anche la vita comune. →indizi che l’archeologo deve riconoscere, recuperare, mettere in relazione. Collegando tracce alle azioni e le azioni con gli uomini, riesce a rivelarne le intenzioni, le finalità, e il modo stesso di essere e di pensare di una comunità umana. L’archeologia pubblica Rischio dell’archeologia: Restare isolata, essere considerata elitaria, sganciata dalla contemporaneità, non entrare in relazione con i cittadini che considerano quest’ultima inaccessibile. Tuttavia, oggi il patrimonio culturale in ogni suo aspetto, va considerato come relazione con le persone. In questo senso, l’archeologia pubblica: - Ripensa al ruolo e alle responsabilità che gli archeologi devono assumere di fronte alla cittadinanza - Deve entrare in contatto con le persone, deve ascoltarle, coinvolgerle, metterle in relazione con il loro passato. Archeologia pubblica = operazione culturale complessa che prevede il coinvolgimento dei cittadini in tutte le fasi di ricerca (indagine, studio, valorizzazione) in modo che il progetto di indagine non abbia uno scopo puramente scientifico, ma serva a mettere in contatto le comunità con il proprio comune passato, a far crescere il senso della propria identità, a stabilire dei punti di contatto fra il passato e la contemporaneità. La Convenzione di Faro si ritrova in questo ragionamento che mette al centro la relazione con i cittadini. - Rapporto tra archeologia e il pubblico→perno intorno al quale vengono costruite le diverse linee guida in un progetto di archeologia pubblica. Tante strade per un solo obiettivo Trasformare l’archeologia in una scienza sociale, ovvero, messa a servizio della società è un obiettivo ambizioso. Non esistono ricette standard per raggiungere questo obiettivo. - Fare archeologia pubblica significa: innescare un rapporto diretto fra archeologia e pubblico, attraverso un’archeologia partecipata = con un coinvolgimento di tutti i pubblici possibili (cittadini, turisti, bambini, anziani, ecc…) nei processi di comprensione, tutela, gestione e infine di sviluppo economico legati al patrimonio archeologico. L’archeologia pubblica tende a scardinare l’idea che esista una contrapposizione o un’incompatibilità fra la cultura e l’economia. →Ma è proprio grazie all’archeologia pubblica che si stanno costruendo micro-economia attorno al patrimonio archeologico = attivando circoli virtuosi di indagini, gestione, tutela, attività didattiche, comunicazione, coinvolgendo anche i turisti. (si costruiscono anche attività di lavoro.) Per fare questo è necessario agire sulle strategie di comunicazione: è necessario rendere semplice e immediata la comunicazione anche all’interno dei musei: si sta superando sempre di più l’idea che la visita a un museo debba essere scandita da lunghi pannelli descrittivi→ per rendere tutto accessibile anche ai ‘’non addetti ai lavori’’ - Esempio del museo Salinas di Palermo: i social media rappresentano un’ottima strategia di comunicazione a distanza, e il museo di Salinas lo ha dimostrato approdando su Twitter. Nuovi orizzonti: l’archeologia del passato contemporaneo Fino a quando gli strumenti dell’archeologo sono in grado di aiutarci a ricostruire la storia? Fino a quando si può parlare di archeologia? Non si parla solo dell’archeologia medievale, post-medievale, ma anche di archeologia industriale, della modernità, e dell’archeologia del passato contemporaneo. →L’archeologia quindi si occupa anche di periodi molto vicini a noi, come il Novecento. Si occupa di luoghi della nostra epoca, come: fabbriche, stazioni, quartieri abbandonati, delle tracce dei tanti conflitti che anche oggi si stanno svolgendo (non solo prima e Seconda guerra mondiale) QUINDI: Archeologia = è un modo di leggere la realtà, non può essere circoscritta a un particolare periodo del passato, ma che serve a capire e a spiegare anche il passato vicino a noi. - Obiettivo: mantenere intatti i resti, a memoria delle generazioni future. L’antico, il bello, lo straordinario: oltre gli stereotipi Grazie a progetti provocatori come il Garbage project (Il progetto spazzatura), l’archeologia viene liberata dalla da barriere cronologiche e topografiche, mette alla prova la sua capacità di studiare luoghi senza monumenti e soprattutto senza (apparentemente) un passato degno di questo nome. →Ci mostra la differenza tra le rovine del passato e quelle del presente. Ma allora, che cosa rende la rovina di un monumento antico affascinante e invece cosa ci spinge a considerare come degrado un edificio abbandonato? - Come facciamo a distinguere fra patrimonio e degrado? Il patrimonio è lo specchio della società che lo esprime, dove ‘’antico’’, ‘’bello’’, ‘’straordinario’’, non servono più, perché non si tratta di rimettere in sesto oggetti preziosi o vagheggiare un antico splendore di luoghi e monumenti… Ma piuttosto identificare luoghi o resti come parte di un valore e di una memoria comuni. Box viola: ‘’Garbage project, il progetto spazzatura’’ Progetto condotto in Arizona, dove analizzando con una precisa metodologia archeologica i rifiuti di un quartiere di Tucson, ha dimostrato per la prima volta come sia possibile leggere una società moderna attraverso i suoi rifiuti. Infatti: Archeologia = lo studio dell’interazione tra cultura materiale e comportamento umano, indipendente dal tempo o dallo spazio. Infatti, la spazzatura: - Ha una sua consistenza tangibile - È frutto di un processo di accumulo (es: in una discarica in fondo troviamo rifiuti più vecchi e in superficie quelli più nuovi.) - Ha a che fare con la vita quotidiana (analizzando il cestino della spazzatura di una casa, di una scuola o di un ufficio si può ricostruire facilmente cosa mangia, dove compra le cose, quali attività svolge, ecc…

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