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Università di Bologna

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Italian Cultural Heritage Cultural Policy History of Italian Culture Cultural Studies

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This document discusses the Italian cultural heritage, focusing on the need for protection and how cultural goods and activities are overseen. It also touches on different historical periods of Italian culture, discussing policies. It highlights the importance of preserving both material and immaterial cultural assets for future generations.

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I BENI CULTURALI CAP. 21 NECESSITÀ DI TUTELARE I BENI CULTURALI Esigenza di tutelare i beni culturali. Il codice italiano tutela solo i beni materiali, mentre l'Unesco anche quelli immateriali. Necessità di far fruire i beni culturali a tutte le persone. La proprietà non è necessariamente pu...

I BENI CULTURALI CAP. 21 NECESSITÀ DI TUTELARE I BENI CULTURALI Esigenza di tutelare i beni culturali. Il codice italiano tutela solo i beni materiali, mentre l'Unesco anche quelli immateriali. Necessità di far fruire i beni culturali a tutte le persone. La proprietà non è necessariamente pubblica, non hanno solo valore economico, ma anche culturale e devono essere conservate per far sì che le generazioni future ne fruiscano. Attività culturali: sono per natura cose evanescenti, dietro cui c'è un'attività di produzione (es: cinema, spettacolo teatrale) NECESSITÀ DI TUTELARE I BENI CULTURALI Dunque, da una parte ci sono i beni dall'altra eventi e attività (per natura evanescenti, precari). In Italia le abbiamo considerate separate per molto tempo. Lo spettacolo andava sotto un ministero del turismo e dello spettacolo. Solo recentemente sono stati riuniti perché nel ‘98 è stato creato il ministero MIBAC (ministero dei beni e delle attività culturali ---> oggi MIC, ministero della cultura). Questo perché si è capito due cose: - È vero che i beni richiedono attenzione per la protezione e valorizzazione, mentre le attività richiedono promozione per aiutare a far creare nuove cose. Tuttavia, senza creazione non ci sono nuovi beni culturali; pertanto, attività e beni sono legati - Inoltre, in entrambi i casi noi diamo valore al valore culturale. L'Italia, insieme alla Cina, è il paese che possiede più beni culturali. Per entrare nella lista bisogna rispondere ad almeno uno dei dieci criteri. Tuttavia, l'Italia non sfrutta molto questo aspetto. Settore che occupa un sacco di persone. ETÀ LIBERALE Nello statuto albertino non sono previsti i diritti culturali, che invece ritroviamo nella costituzione. Quel paese era fortemente influenzato da un'ideologia liberale ---> nessuna protezione del patrimonio perché è nelle mani private. Nessuno voleva mettere dei vincoli. All'epoca gli artisti non avevano diritti particolari, non ricevevano un supporto, c'erano interventi sporadici di sostegno: - Maggioranza sul biglietto il cui importo andava a enti o associazioni locali che gestissero teatri lirici di rilievo nazionale - Estensione alla prosa Dunque, per la manutenzione dei teatri, i biglietti costavano un po' di più. Inoltre, all'epoca c'era l'idea che la cultura fosse qualcosa che solo alcuni potessero raggiungere e che le vette alte della cultura fossero riservate a pochi. Frutto di una costruzione lenta e faticosa che non tutti raggiungevano. Infatti, anche la scuola non era obbligatoria. ETÀ LIBERALE I musei erano ritenuti luoghi per studiosi e per attirare il popolo ad entrare si mise un biglietto per entrare agli Uffizi, per dare l'idea che dentro ci fosse qualcosa di prezioso. Questa prima fase è di assoluta libertà. Era tutto nelle mani dei privati. C'era una completa mancanza di attenzione per l'attività di creazione artistica e culturale, poco sostegno. C'erano più forme di controllo sul teatro e l'editoria. Il mercato reagisce. In quell'epoca esistono tre libri di grande successo dell'infanzia e questi editori hanno l'idea di iniziare a fare libri non solo per gli intellettuali, ovvero Pinocchio, Cuore e Gian Burrasca. A fronte di grande offerta culturale, il mercato reagisce e gli editori iniziano a fare libri per bambini, casalinghe, impiegati. inizia la letteratura rosa. i giornali iniziano a mettere ricette di cucina (piccola cronaca locale) e il teatro inizia ad avere il varietà. ETÀ LIBERALE Di conseguenza, la classe al potere inizia a preoccuparsi. Coscienza che libri e teatro scaldano gli animi, le emozioni possono essere molto forti. La prima legislazione, quindi, non è di sostegno, bensì di controllo di tre tipi sugli spettacoli (leggi di PS, di pubblica sicurezza): - Controlli sulla sicurezza del luogo (estintori, uscite di sicurezza) - controlli sullo spettacolo (animali, fiamme) - Controlli sul contenuto, non si potevano fare spettacoli che insultassero il re o il papa, che minacciassero i valori della famiglia ---> Poco sostegno e inizio di controlli ETÀ FASCISTA Reazione contro le politiche precedenti. Il popolo nell'idea fascista è una cosa positiva, è il risultato della grande tradizione latina e romana. Grande orgoglio e rivalutazione dell'idea di popolo, a differenza di massa che è indistinta e incontrollabile. Inoltre, si ritrova tre straordinarie invenzioni tecnologiche nel giro di pochi anni: - Radio - Cinema - Telefono Atteggiamento diverso rispetto alle élite, capiscono l'importanza della cultura e la governano. Mette in piedi una struttura che abbiamo ancora oggi, in cui noi con i nostri soldi sosteniamo la cultura e lo spettacolo. ETÀ FASCISTA Il fascismo capisce l'importanza del cinema e che bisogna farla crescere; perciò, costruisce subito cinecittà, i secondi studi più grandi al mondo dopo Hollywood. Da una parte si inizia la tutela dei beni culturali, dall'altra le funzioni di controllo sui contenuti rimangono e diventano sempre più potenti. Bisognava mandare il copione al ministero per la cultura popolare e poi far vedere prima a loro i film per approvarli. Tuttavia, nascono anche le politiche di sostengo. Il sostegno del cinema e del teatro è di due tipi: ETÀ FASCISTA INTERVENTO DIRETTO si chiama diretto perché c'è un'entrata diretta dello stato in questi mercati, attraverso degli enti nella produzione cinematografica. Viene creato l'istituto Luce per esportare i film all'estero, realizzare documentari, importare film stranieri. È un istituto pubblico. La biennale di Venezia serve per promuovere i nostri film. Viene istituita una scuola pubblica, il centro sperimentale di cinematografia o dall'accademia di arte drammatica. Il fascismo crea scuole pubbliche. Intervento diretto in queste filiere: serve a supplire alle mancanze del mercato assumendo in mano pubblica attività, servizi e compiti che i privati trascurano o a svolgere attività che la politica culturale fascista intende curare senza intermediazioni ETÀ FASCISTA INTERVENTO INDIRETTO intervento di tipo economico. Aiuto sotto il profilo economico la produzione di spettacoli, opere, film. Questo avviene dando dei soldi e facendo avere un mutuo agevolato, senza pagare interessi. Si chiede prestito alle banche a interessi molto bassi. Un'altra forma di sostegno economico è l'abbassamento delle spese, i costi fissi delle materie prime. ETÀ FASCISTA Molti teatri diventano pubblici. Problema: l'opera lirica viene ritenuta uno dei prodotti italiani più importanti. Quindi, il fascismo prende i teatri privati e li fa diventare pubblici. Ogni ente lirico viene immaginato come capace di costruire da zero ogni spettacolo (truccatori, parrucchieri, falegnami...). Autarchia: saper fare tutto da sé, logica fascista. Per quanto riguarda i sistemi di controllo, indurimento di controllo sui contenuti. Ad esempio, programmazione obbligatoria: ogni cinema deve proiettare per un periodo del mese solo film italiani. Un'altra forma è il doppiaggio: la grande scuola di doppiatori italiani nasce in quel periodo. I film stranieri che vengono portati in Italia devono pagare la tassa del doppiaggio. Era un modo per fare soldi che rimettevano nel sistema cinematografico e per far crescere gli attori. Prima non c'erano sostegni per le compagnie e la produzione cinematografica, mentre col fascismo ci sono. ETÀ FASCISTA Vengono creati enti importanti (intervento diretto): - Eist (ente italiano per gli scambi teatrali) - Eti (ente teatro italiano) - Inda (istituto nazionale del dramma antico) - Accademia di arte drammatica In maniera di cinema: - Luce - Cinecittà - Enic - Centro sperimentale per la cinematografia Si dà molta importanza al cinema perché è appena nato. LA LIBERTÀ DELL’ESPRESSIONE ARTISTICA E DELLA CULTURA Con la fine del fascismo, ci sono anni di transizione. La repubblica italiana non smonta il sistema di questi enti cinematografici, toglie qualunque connotazione ideologica e qualunque forma di controllo politico dei contenuti, ma le forme di sostegno diretto e indiretto restano. Non si ha più l'obiettivo di promuovere il fascismo e la figura del duce, però tutte quelle forme di sostegno restano. Qui la tutela dei beni e le attività culturali prendono due forme diverse: - Ministero per la pubblica istruzione si occupa della tutela dei beni - Il ministero per il turismo e lo spettacolo si occupa delle attività culturali LA LIBERTÀ DELL’ESPRESSIONE ARTISTICA E DELLA CULTURA Di cultura si occupano due norme nella nostra costituzione: - Art 33: "l'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento". Legato all'articolo 21, più specifico - Art 9: "la repubblica promuove lo sviluppo della cultura" e "tutela il patrimonio storico e artistico della nazione" (uno dei principi fondamentali della costituzione, uno degli articoli che definiscono il DNA essenziale del nostro ordinamento) L'articolo 9 rivela due prospettive corrispondenti ai suoi due diversi commi: - Il primo comma si incentra sulla funzione promozionale cui la repubblica s'impegna per sviluppare la cultura e la ricerca scientifica e tecnica - Il secondo comma sembra alludere a una logica conservativa, ponendo l'obbligo di tutelare il paesaggio e il patrimonio storico-artistico nazionale LA LIBERTÀ DELL’ESPRESSIONE ARTISTICA E DELLA CULTURA Come fa la cultura ad essere libera se è sostenuta dal denaro pubblico? Come si fa a garantire una equità dallo stato e dal comune rimanendo libero? Per risolvere la convivenza obbligatoria di un'attività di sostegno al cinema e al teatro e la piena libertà della cultura c'è bisogno di neutralità attiva: non giudico l'opera o il film nel merito, ma mantengo le mie opere di sostegno. Non ci deve essere uno stato che dice cos'è buona o cattiva cultura; quindi, il giudizio viene fatto su criteri oggettivi e non soggettivi. Ti finanzio in base a quante serate fai, se fai lavorare in pari misura uomini e donne... Applico un criterio di uguaglianza: se devo progettare l'intervento pubblico di sostegno, esso deve essere pensato in favore delle forme espressive più deboli, quelle innovative che non vanno contro il grande pubblico. Do sostegno alle forme espressive non mainstream LA LIBERTÀ DELL’ESPRESSIONE ARTISTICA E DELLA CULTURA Sul cinema si era inventato il merit system: ti finanzio in base a chi assumi. L'effetto è che in questo modo si tagliavano fuori i giovani. Bisogna aiutare distribuzione, produzione e vendita. Ultima regola di questa neutralità attiva: non puoi finanziare progetti culturali che si pongono come obiettivo la soppressione degli altri, la messa a tacere delle altre voci, la supremazia di quella idea sulle altre. Non si pagano con denaro pubblico perché contro i principi costituzionali. Non si può parlare di politica culturale, perché la cultura va dove vuole. Non dice dove si sviluppa, non indirizza la creazione. È una politica per la cultura. Sostiene la produzione culturale senza mai entrare nel merito. LE POLITICHE DI SOSTEGNO Intervento indiretto: previsione di una serie di misure di natura economica che possono consistere sostanzialmente in: Erogazione di contributi Accesso agevolato al credito bancario Controllo dei prezzi di beni essenziali alla produzione La riduzione di tariffe La diminuzione della tassazione sui prodotti culturali Questo tipo di intervento non sempre esiste anche in altri paesi. Es: in America una casa cinematografica sopravvive in base a quanto vende. In Italia, invece, con l’articolo 9 c’è il dovere di far sopravvivere la cultura. LE POLITICHE DI SOSTEGNO 2 problemi: - Si deve pagare la cultura? - Come valutare ciò che dobbiamo e non dobbiamo pagare? Possiamo distinguere tre fasi: - In una prima fase abbiamo iniziato a sottoporre a delle commissioni la valutazione dei film. Costituzionalmente era ingiusto rimettere al gusto delle persone cosa sostanziare e cosa no. Questa valutazione soggettiva, perciò, ha avuto molte critiche - Poi si è passati al “reference system”: non bastava avere una caratteristica di nazionalità italiana (come invece accadeva nella prima fase della riforma del cinema), ma si è passati a questo sistema in cui la commissione rimaneva e veniva affiancata a una serie di criteri oggettivi: - I membri della commissione dovevano essere personalità eccellenti del mondo del cinema - Produttori solidi ed affidabili, figura centrale - Squadre di professionisti eccellenti Tuttavia, con questo sistema lavoravano solo figure eccellenti LE POLITICHE DI SOSTEGNO Nel frattempo, nasce l’idea di un Fondo unico per lo spettacolo (FUS). Nel 1985 si mette un po’ d’ordine: tutto il denaro che si spendeva in diverse forme finiva in questo fondo unico. Questo fondo unico, che assorbe tutto quello che c’era prima, lavora per quote. 50% va alle fondazioni lirico-sinfoniche teatro, 30% al cinema, 15% al teatro di prosa. Questo ha generato due problemi: - Lo stanziamento iniziale dell’85 è crollato in termini assoluti e di crescita dei costi, di inflazione. - Sistemi di valutazione: a chi li do? Di conseguenza, si sono adottate alcune misure di aggiustamento: LE POLITICHE DI SOSTEGNO Nel 2016 il cinema è stato tolto dal FUS ed è stato spostato sul Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo. In effetti, il cinema è un’attività molto più industriale. Comprende anche il settore in grande crescita dell’audiovisivo. Nella creazione di questo nuovo fondo vengono dati dei contributi in modo automatico: raggiungendo certi requisiti ti pago la terza fase si basa su criteri oggettivi. Il fatto di legarsi a criteri oggettivi ha avuto due effetti positivi: - tolgo sempre di più dalla valutazione di persone e mi baso sempre di più su dati, su numeri oggettivi. Questo consente ai produttori di fare un preventivo (algoritmo) - in questo modo vanno in sala (prima venivano fermati dal FUS) per il cinema, per legge, annualmente non si può avere uno stanziamento inferiore a 640 milioni. COME SI ALIMENTA IL FONDO? - Distribuzione cinematografica di video e di programmi selettivi, proiezione cinematografica - Programmi e trasmissioni televisive - Erogazione di servizi di accesso a internet - Telecomunicazioni fisse e mobili Tutte queste aziende pagano una quota del loro profitto per far sì che vada in questo fondo di 640 milioni. Queste aziende, infatti, vivono di cinema e audiovisivo. COME SI ALIMENTA IL FONDO? Oggi nel cinema la determinazione del finanziamento viene diviso per gran parte su criteri oggettivi, tenendo conto di risultati economici, artistici e di diffusione, dei premi ricevuti... solo una parte minima è lasciata alla valutazione soggettiva di 15 esperti che intervengono sulle debolezze del mercato (sono altri sostegni dati per aiutare quella parte di produzione cinematografica e audiovisiva che da sola non ce la fa: opere realizzate da giovani autori, film difficili realizzati con modeste risorse finanziarie, opere di particolare qualità artistica, nonché opere sostenute da contributi provenienti da più aziende). Film condition: commissioni istituite dalle regioni che servono ad attirare sul territorio le troupe cinematografiche. Si preparano dei dépliant dei luoghi in cui si potrebbero girare i film. La parte più interessante è che alla notizia di una troupe che sta venendo a girare sul territorio, gli organizza la permanenza. COME SI ALIMENTA IL FONDO? Anche nel teatro (tranne la lirica) ci si lega sempre di più a valori oggettivi: - Importanza culturale della produzione svolta - Livelli quantitativi (quante serate, quanti teatri, quanti attori) - Indici di affluenza del pubblico - Regolarità gestionale degli organismi Anche in questo caso funziona il sistema dell’algoritmo. Con il covid sono aumentate le retribuzioni: è stato dato lo stesso finanziamento dell’anno precedente anche se le sale non erano aperte; il ministro ha aumentato il numero di soggetti da tenere in considerazione con questi finanziamenti. COME SI ALIMENTA IL FONDO? Qualche anno fa è stato creato l’art bonus, che dà un credito d’imposta pari al 65% a favore di alcune istituzioni culturali. Gli interventi possono essere su: - Manutenzione delle strutture - Attività - Progetti misti

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