Riassunto Economia Aziendale 1 PDF

Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...

Summary

Questo documento riassume il capitolo 1 di Economia Aziendale, che introduce i concetti fondamentali di azienda e di economia aziendale. Vengono discusse le attività economiche, i sistemi aziendali, la struttura delle aziende e le diverse specie di aziende, nonché le aziende di erogazione e le aziende di produzione per lo scambio di mercato.

Full Transcript

CAPITOLO 1: L’AZIENDA E L’ECONOMIA AZIENDALE 1.1 CENNI INTRODUTTIVI L’Economia Aziendale studia le condizioni e le modalità di svolgimento dei processi di produzione economica, osserva e interpreta le condizioni di vita e di sviluppo delle unità aziendali proponendo soluzioni coerenti con i fini d...

CAPITOLO 1: L’AZIENDA E L’ECONOMIA AZIENDALE 1.1 CENNI INTRODUTTIVI L’Economia Aziendale studia le condizioni e le modalità di svolgimento dei processi di produzione economica, osserva e interpreta le condizioni di vita e di sviluppo delle unità aziendali proponendo soluzioni coerenti con i fini dell’azienda. Essa, intesa come scienza autonoma e unitaria, ha le radici negli studi di ragioneria ed ha origine nel 1926 con Gino Zappa e il suo testo “Tendenze nuove negli studi di ragioneria”. La svolta fondamentale che dà avvio all’Economia Aziendale è la visione di essa come una scienza costituita da 3 momenti fondamentali, in cui la Ragioneria viene concepita soltanto come un momento dell’amministrazione economica dell’azienda: Gestione. Organizzazione. Rilevazione (informazione e controllo). Ci sono stati progressi nell’evoluzione delle dottrine economico-aziendali, conseguenti al mutato contesto economico e alle differenti modalità operative, i quali hanno richiesto ricerche per delineare i nuovi paradigmi e fornire risposte efficaci; da qui è nata la necessità di una specializzazione settoriale e perciò si sono sviluppate discipline che affrontano in modo specifico tematiche connesse all’amministrazione economica, ma ogni area specialistica deve essere inquadrata nel contesto unitario dell’analisi economico-aziendale, senza tralasciare i nessi di complementarietà e interdipendenza. 1.2 L’AZIENDA E LA SUA ATTIVIT À ECONOMICA Nelle attività che caratterizzano la vita delle persone si assiste alla formazione degli istituti sociali, i quali mirano a rispondere a varie esigenze e la cui partecipazione è caratterizzata dal fatto che, attraverso essi, possono essere perseguiti obiettivi che non si sarebbero potuti perseguire singolarmente. Un istituto è un complesso di elementi e di fattori, di energie e di risorse personali e materiali, è duraturo, dinamico, ordinato secondo proprie leggi e orientato alla realizzazione di un comune insieme di fini. La sua attività è condizionata da regole del diritto positivo, che formano un reticolo di norme atte a dare stabilità ai rapporti e a regolare i diritti e le obbligazioni delle persone che partecipano all’istituto. L’azienda può essere definita “istituto sociale colto nell’aspetto economico” o “ordine strettamente economico di un istituto”, perciò è l’insieme degli accadimenti economici che incidono sulla vita e sullo sviluppo degli istituti sociali. Essi possono avere due tipologie di fini: quelli immediati (incremento della ricchezza) e quelli ultimi (soddisfacimento dei bisogni umani…), i quali nelle famiglie coincidono. Inoltre l’azienda può essere definita “coordinazione economica istituita e retta per il soddisfacimento dei bisogni umani”, ma anche “istituto economico destinato a perdurare che, per il soddisfacimento dei bisogni umani, ordina e svolge la produzione o il procacciamento e il consumo della ricchezza”. Da quest’ultima affermazione si possono chiarire i tratti distintivi dell’azienda, legati da nessi di complementarietà: Unicità: ogni azienda è un fenomeno unico e irripetibile poiché le operazioni svolte dalle persone trovano ragione soltanto nello specifico contesto economico. Unità economica: l’azienda è composta da una molteplicità di elementi avvinti da relazioni di interdipendenza, complementarietà e connessione. Essa opera per un fine comune, che però si differenzia dai fini particolari delle persone. Autonomia economica: la gestione aziendale è indirizzata al perseguimento di fini determinati in autonomia dal soggetto economico nonostante le influenze dell’ambiente; inoltre l’azienda deve sviluppare la propria attività economica in misura autosufficiente, ovvero senza il ricorso patologico a terze economie. Durabilità: le aziende sono atte a perdurare e la loro formazione è finalizzata al raggiungimento di obiettivi non effimeri. L’azione delle aziende riguarda l’ottenimento e l’impiego di risorse economiche, le quali possono essere personali (lavoro) o non personali (risorse materiali, beni o servizi…), perciò, in ambito aziendale, per bisogni bisogna intendere quelli soddisfacibili mediante risorse economiche. Mentre i beni di cui si tratta vengono definiti “beni economici” in quanto la loro disponibilità limitata in natura assegna loro un valore; esso può essere: Valore di scambio: equilibrio tra le esigenze dell’acquirente e quelle del venditore. Valore d’uso: attribuito in funzione al suo utilizzo. Valore di produzione: costo necessario per l’allestimento di un bene. Inoltre vi sono due connessioni tra i bisogni e l’attività economica svolta per il loro soddisfacimento: Impiego delle risorse in via indiretta: l’attività economica si definisce “produzione”, attraverso la produzione e la successiva cessione di risorse. Impiego delle risorse in via diretta: l’attività economica si definisce “consumo”, attraverso l’acquisizione delle risorse e l’ottenimento dei mezzi monetari per acquisirle. 1.3 IL SISTEMA AZIENDALE Le aziende possono essere studiate mediante vari approcci, ma uno fondamentale è quello della logica sistemica, il quale interpreta il fenomeno aziendale in base ai vincoli di interdipendenza e complementarietà che legano gli elementi. Infatti un sistema è una unità in cui ogni elemento non ha significato a sé, ma solo nel complesso, ovvero nelle relazioni con gli altri elementi. Il sistema aziendale ha alcuni caratteri generali: È sociale: il ruolo centrale è assunto dalle persone e dal soddisfacimento dei loro bisogni, perciò l’azienda è orientata alla realizzazione del bene comune. È aperto: opera attraverso le operazioni di scambio con l’ambiente economico, ricevendo input e offrendo output. È complesso: composto da una molteplicità di elementi combinati tra loro mediante relazioni non riconducibili a rapporti di causa-effetto; ciò induce a scomporre il sistema in sotto-insiemi per comprenderlo più agevolmente, ma l’interpretazione è possibile solo con la ricomposizione unitaria del complesso. È dinamico: evolve incessantemente. È finalistico: elementi che lo compongono sono correlati e indipendenti rispetto al fine aziendale che perseguono. L’analisi delle caratteristiche delle attività è più agevole attraverso la scomposizione in sotto-sistemi che presentano relativa autonomia, ma presentano nessi di interdipendenza; alcuni esempi di sotto-sistemi sono: Ripartizione che distingue 3 momenti nell’ambito dell’amministrazione economica: o Gestione: insieme delle operazioni aziendali e i processi di produzione economica. o Organizzazione: affronta le problematiche relative alla suddivisione dei compiti tra le persone. o Rilevazione: insieme dei processi di informazione e controllo relativi agli accadimenti aziendali. Suddivisione in base alle aree di management, in cui l’attività aziendale viene osservata attraverso le funzioni specialistiche degli organi aziendali. o Aree in cui si svolgono le operazioni caratteristiche, ovvero i processi di produzione economica (funzioni di ricerca e sviluppo, di produzione, di marketing…). o Aree in cui si svolgono le operazioni integrative a quelle caratteristiche, le quali individuano funzioni di supporto per lo svolgimento dell’attività ma non sono coinvolte nei processi di produzione (funzione di organizzazione e amministrazione…). o Aree di controllo e informazione: offrono al management gli strumenti finalizzati al governo dell’azienda (funzione di gestione, di progettazione…). 1.4 LA STRUTTURA DELLE AZIENDE L’insieme delle energie personali formano l’organismo personale, mentre le diverse categorie di beni economici di cui l’azienda si avvale configurano il patrimonio; essi perciò sono i fattori primi dell’azienda, cioè i mezzi indispensabili per il suo operare. L’attività economica si sviluppa mediante la realizzazione di combinazioni economiche, ovvero l’insieme delle operazioni svolte attraverso l’impiego delle risorse economiche; il loro compimento dipende dalla composizione dei fattori primi aziendali e dal loro combinarsi. Infatti per la loro realizzazione sono utilizzate risorse economiche di varia specie; in particolare l’azienda è dotata di un patrimonio, ovvero l’insieme delle condizioni di produzione e/o di consumo, mentre con riferimento alle persone si possono osservare diversi elementi, legati da nessi di interdipendenza e complementarietà: 1. Assetto istituzionale: insieme delle persone che compongono il soggetto economico, dei fini, delle prerogative e delle modalità di esercizio a cui fanno capo. 2. Organismo personale: insieme delle persone che, con il proprio lavoro, partecipa direttamente all’attività aziendale. 3. Assetto organizzativo: combinazione della struttura organizzativa (modalità di distribuzione dei compiti e delle responsabilità) e dei sistemi operativi (meccanismi che governano la dinamica operativa e l’assegnazione degli obiettivi e delle risorse disponibili). Inoltre l’azienda, dato la sua caratteristica di essere un sistema aperto, trae dall’ambiente le condizioni produttive per lo svolgimento della propria attività (input) e, trasformandoli e ordinandoli, produce risultati di varia specie (output); dall’analisi di questi ultimi si verificano fenomeni di retroazione, di tipo feed-back o feed-forward, che modificano sia l’ambiente, sia il sistema aziendale. 1.5 LE DIVERSE SPECIE DI AZIENDE Tutte le aziende si configurano come processi di produzione economica infatti, essendo l’azienda definibile come ordine economico di un istituto, l’attività si configura come atto di produzione di valore e utilità economiche a vantaggio dei membri dell’istituto. 1.5.1 LE AZIENDE SECONDO IL LORO OGGETTO: AZIENDE DI EROGAZIONE, AZIENDE DI PRODUZIONE PER LO SCAMBIO DI MERCATO, AZIENDE COMPOSTE Le aziende sono distinguibili secondo il loro soggetto economico: Aziende di erogazione (di consumo): in esse la produzione economica è orientata al soddisfacimento diretto dei bisogni, perciò si parla di processi di consumo, i quali sono alimentati dall’impiego di risorse economiche acquisite dall’azienda mediante il contributo diretto o indiretto dei soggetti che le compongono. Oltre l’attività di consumo si manifesta la funzione del risparmio, ovvero dell’accantonamento delle risorse economiche eccedenti le necessità di consumo; si manifesta anche l’attività di investimento del risparmio, dal quale derivano redditi; infine l’azienda può fare ricorso all’indebitamento (va rimborsato in tempi successivi) nel caso in cui si trovi temporaneamente a non poter soddisfare i bisogni mediante le risorse a sua disposizione. Le classi di aziende che si collocano in questo ambito sono: o Famiglie: l’attività economica si realizza mediante il consumo delle risorse apportate dai componenti (redditi da lavoro e redditi da investimenti patrimoniali) e si manifesta attraverso l’acquisizione di beni e servizi. o Associazioni: le risorse sono apportate prevalentemente dalle persone che compongono l’associazione stessa. o Fondazioni: traggono i redditi necessari per il soddisfacimento dei bisogni mediante l’impiego del patrimonio alla base della sua costituzione. o Enti e istituzioni pubbliche: i bisogni espressi da una comunità sono soddisfatti mediante l’utilizzo di risorse messe a disposizione dalla comunità stessa (tributi e imposte); se ad esse si affianca la produzione per il mercato si parla di aziende composte pubbliche. Aziende di produzione per lo scambio di mercato (imprese): in esse la produzione economica si esplica mediante i processi di approvvigionamento dei fattori e delle condizioni produttive, di trasformazione di essi e di cessione a terze economie mediante la vendita. L’oggetto perciò è la produzione di redditi da assegnare ai portatori di interessi istituzionali, ovvero i detentori del capitale di rischio e i prestatori di lavoro. I processi di trasformazione possono essere di specie diversa: o Trasformazione fisica: quando si ha una trasformazione fisico-tecnica dei fattori produttivi al fine di ottenere nuovi beni e servizi; per esempio riguarda le imprese manifatturiere, le quali producono beni trasformando le materie prime in prodotti finiti. o Trasformazione economica: quando i beni non vengono modificati, ma acquisiscono un valore superiori perché sono stato resi disponibili nei tempi e nei luoghi funzionali; per esempio le imprese commerciali, le quali distribuiscono e commercializzano i beni. Inoltre una peculiarità dell’attività economica è la distinzione tra fattori di produzione e condizioni di produzione: o Fattori: sono costituiti da tutte le risorse economiche nel processo di produzione economica. o Condizioni: sono costituite da tutti gli elementi o le circostanze che contribuiscono a rendere possibile la produzione economica. Un ruolo di primo piano è assunto dal lavoro e dal capitale: ▪ Lavoro: forme di collaborazione prestate dalle persone che dedicano all’impresa la propria attività lavorativa. ▪ Capitale: risorse conferite all’impresa che prevedono una remunerazione non fissata a priori, ma sulla base dei risultati economici dell’impresa, ovvero il capitale di rischio. Classificazione delle imprese in base alla forma giuridica: o Imprese individuali: gestite e amministrate da un unico individuo, il quale si assume i diritti e le obbligazioni nei confronti di terzi. o Società di persone: S.n.c. (Società in nome collettivo), S.a.s. (Società in accomandita semplice), nelle quali i soggetti assumono una responsabilità solidale, poiché ogni socio deve rispondere nei confronti di terzi anche per conto degli altri soci, e illimitata, poiché ogni socio deve attingere al proprio patrimonio personale se quello della società non è sufficiente. In particolare nelle S.a.s. vi sono due tipologie di soci: accomandatari (assumono responsabilità illimitata) e accomandanti (responsabilità limitata al capitale conferito). o Società di capitali: S.r.l. (Società a responsabilità limitata), S.p.A. (Società per Azioni), S.a.p.A. (Società in accomandita per Azioni), la cui caratteristica è che la responsabilità dei soci nei confronti di terzi è limitata al capitale conferito, infatti basano il contratto sociale sui capitali conferiti dai soggetti; la personalità giuridica della società è distinta da quella dei soci. In alcuni casi la base sociale potrebbe essere formata da un numero di soci elevato, perciò si delega la gestione della società ad amministratori, non necessariamente soci. Inoltre nelle S.p.A. e nelle S.a.p.A. le quote del capitale conferite dai soci sono rappresentate da titoli (azioni) che permettono il loro trasferimento in maniera più agevole. Nelle S.p.A. una parte delle azioni potrebbe essere quotata nei mercati borsistici. o Società cooperative e mutue assicuratrici: hanno lo scopo di assicurare ai soci condizioni di lavoro, di acquisizione dei beni o possibilità di vendita più vantaggiose rispetto a quelle del mercato. I soci possono avere sia responsabilità limitata che illimitata e si tende ad una più ampia partecipazione di tutti i soci, infatti ognuno può disporre di un solo voto, indipendentemente dalla quota di capitale conferito. Aziende composte: quando i processi di consumo sono congiunti a quelli di produzione di beni e servizi, ma il fine rimane il diretto soddisfacimento dei bisogni umani. Alcuni esempi sono: le aziende che appartengono alla Stato, in cui oltre alla produzione di servizi pubblici per soddisfare le necessità, si affiancano le produzioni destinate ad essere cedute sul mercato; oppure le aziende e le fondazioni. 1.5.2 LE AZIENDE SECONDO IL LORO SOGGETTO ECONOMICO: AZIENDE PUBBLICHE E AZIENDE PRIVATE Le aziende sono distinguibili secondo il loro oggetto economico: Aziende pubbliche: il fine è il soddisfacimento di bisogni pubblici, ovvero esigenze manifestate da una comunità. Dato che perseguono finalità pubbliche, allora il comando è esercitato da un soggetto economico pubblico e la scelta dei soggetti che compongono il management avvengono mediante processi di nomina affidati alle rappresentanze politiche e amministrative. Aziende private: vivono e operano per il soddisfacimento di bisogni di gruppi sociali privati e perciò sono rette da un soggetto economico privato (famiglie, imprese private…) e non hanno scopo di lucro. All’interno di esse vi è una categoria rilevante, ovvero le aziende non profit, le quali si qualificano come forme organizzate dell’attività umana la cui motivazione è trasformare la ricchezza (può essere esterna o prodotta dall’azienda stessa) in benessere sociale di particolari gruppi sociali, ma anche di trasformare i valori individuali in valori economici e sociali. Inoltre vi sono numerose tipologie di aziende a seconda di: o Specie di attività svolta (istruzione, sanità, settore sportivo…). o Fonti di copertura dei costi (ricavi di vendita o liberalità). o Soggetti che esercitano l’attività decisionale (donatori o altri). o Forma giuridica (associazioni, società cooperative, fondazioni…). CAPITOLO 2: ASSETTO ISTITUZIONALE, SOGGET TO ECONOMICO E STRUTTURE DI GOVERNO DELLE AZIENDE 2.1 SOGGETTI AZIENDALI, FINALIT À, INTERESSI E TUTELE L’azienda è un insieme di soggetti (stakeholder) portatori di interessi prevalentemente economici, ma non solo, le relazioni che si instaurano, i loro contributi e le loro aspettative. Il suo governo deve essere definito e deve essere chiaramente individuabile chi compie scelte e decisioni, ovvero il soggetto che deve farsi carico delle istanze di tutti. Tra i soggetti d’azienda devono instaurarsi rapporti di collaborazione stabile e solida per perseguire finalità comuni che sono la premessa per il soddisfacimento delle persone che investono nell’azienda. L’assetto istituzionale definisce tutti gli elementi fondamentali che danno origine all’azienda, tra cui vi è il soggetto d’istituto che individua le persone nel cui interesse primario l’azienda si forma e opera, ovvero il soggetto economico; questo interesse è prevalentemente economico (non è l’unico) e perciò viene detto “istituzionale”, dato che è quello prevalente. 2.1.1 L’ASSETTO ISTITUZIONALE DELLE IMPRESE Le condizioni primarie di produzione o fattori primi dell’azienda sono il lavoro, ovvero l’attività di persone prestata all’impresa, e il capitale, cioè l’apporto di mezzi conferiti a titolo di rischio, i quali sono essenziali e generatori di interessi economici fondamentali. Perciò i conferenti lavoro e i conferenti capitale sono i soggetti che danno vita all’azienda e ne determinano la continuità e la permanenza. Gli elementi rilevanti della struttura aziendale sono: Assetto istituzionale. Combinazioni economiche. Organismo personale. Patrimonio. Assetto organizzativo. L’analisi delle modalità con cui le imprese definiscono cosa, quando e come realizzare la propria attività è l’oggetto delle ricerche con cui si ottengono informazioni su un sistema economico o un settore e si arriva a generalizzare un modello gestionale di successo. L’esame delle caratteristiche del soggetto economico dell’impresa è fondamentale per la comprensione delle dinamiche gestionali e tra queste si hanno: I contributi che il soggetto economico apporta all’azienda. Le ricompense e le remunerazioni che il soggetto economico si aspetta. Le prerogative di governo riconosciute al soggetto economico. Le relazioni tra le persone che formano il soggetto economico definiscono chi esercita il diritto-dovere di governare l’impresa, trovando un equilibrio tra contributi e ricompense. I portatori di interessi istituzionali sono identificabili attraverso due criteri: Persone aggregate nell’impresa per realizzare un fine comune non ottenibile in altro modo. Persone le cui economie sono collegate e condizionate dall’impresa. Essi sono accomunati dalla finalità di ottenere remunerazioni congrue, ma i loro interessi non sono solamente di tipo economico, infatti ogni stakeholder ha i propri; quelli economici si basano su adeguate remunerazioni rispetto alla propria attività, al capitale conferito… mentre quelli non economici sono: Conferenti lavoro: condizioni di lavoro idonee e sicure e creazione di relazioni sociali stabili. Conferenti capitale (titolari e soci): esercitare il controllo e il governo d’impresa, soddisfazioni reputazionali. Clienti: qualità, affidabilità e convenienza. Fornitori: solvibilità e continuità del rapporto. Finanziatori: principalmente interessi economici, ovvero il rimborso dei finanziamenti. Stato e enti pubblici: principalmente interessi economici, ovvero il prelievo fiscale o la condivisione dei costi di gestione di servizi pubblici locali. Collettività: esigenze di consumo, fabbisogni occupazionali, sviluppo e crescita dei territori. Un’attenzione generale alle attese di tutti gli stakeholder consente una stabile generazione di ricchezza basata su economicità e autonomia. Questo modello di società viene definito “società benefit”, in cui vengono perseguiti le finalità e i benefici di interesse comune; perciò si richiede il bilanciamento tra l’interesse particolare dei soci e l’interesse generale del bene comune. 2.1.2 L’ASSETTO ISTITUZIONALE DELLE AZIENDE DI CONSUMO FAMIGLIARE L’interesse economico prevalente è quello manifestato dai componenti della famiglia e i portatori di interessi istituzionali sono i membri formalmente e giuridicamente riconosciuti che compongono l’istituto; mentre il soggetto economico è chi assume decisioni (adulti, capo-famiglia…) Gli interessi economici non sono prevalenti, infatti le principali finalità sono le relazioni sociali, l’affettività e la procreazione; mentre gli interessi economici si trovano nella necessità di soddisfare i bisogni attraverso il consumo di beni e servizi e per garantirli è richiesta la disponibilità di mezzi economici, i quali sono conseguibili attraverso la cessione di risorse lavorative (produce redditi) o attraverso la gestione dei risparmi. Inoltre vi sono interessi economici non istituzionali portati da altre aziende famigliari, con le quali si instaurano rapporti di sostegno o di supporto, oppure da imprese che contano sulla famiglia come cliente finale a cui indirizzare i propri prodotti. 2.1.3 L’ASSETTO ISTITUZIONALE DELLE AZIENDE COMPOSTE PUBBLICHE (STATO) Nello Stato gli interessi istituzionali sono espressi dai cittadini attraverso la manifestazione di bisogni che possono essere soddisfatti con il ricorso a beni o servizi pubblici, la cui erogazione è possibile dal prelievo di ricchezza degli stessi cittadini sotto forma di imposte e tributi. Inoltre i cittadini possono esprimere interessi economici nei confronti dello Stato poiché investono nei titoli del debito pubblico e perciò attendono adeguate remunerazioni; però la sottoscrizione di titoli del debito pubblico di uno Stato può essere effettuato anche da soggetti diversi dai propri cittadini e quindi essi entrano nel soggetto d’istituto pur appartenendo a comunità politiche e territoriali differenti. Altri interessi economici sono manifestati dalle persone che prestano la loro attività lavorativa come dipendenti e collaboratori. Il soggetto economico dello Stato è rappresentato dall’insieme di persone che detiene il comando ed esercita i meccanismi di rappresentanza della cittadinanza (come Governo, Parlamento, Sindaco…). 2.2 IL SOGGETTO ECONOMICO DELLE IMPRESE Il soggetto economico è formato dall’insieme di persone nel cui interesse primario (o istituzionale) l’impresa è creata e gestita, ovvero da chi la governa e la controlla. Si formano due concetti distinti che non sempre coincidono: Rappresentato dalle persone che beneficiano dell’attività d’azienda. Rappresentato dalle persone che controllano l’attività d’azienda. Nonostante ciò il soggetto economico, anche se formato da più persone, è un organismo unitario data la caratteristica di unitarietà dei processi aziendali e delle finalità. Ad esso fanno capo le prerogative di governo aziendali, dalla sua costituzione al funzionamento. Se le persone che detengono il diritto-dovere di governare sono troppo numerose bisogna individuare, attraverso la delega, un organismo amministrativo, come il consiglio di amministrazione. Però può anche accadere che il soggetto economico sia improprio, ovvero quando non tutti i componenti nominali esercitano le proprie prerogative di governo, per esempio nel caso dei soci silenti, i quali, in mancanza di volontà o possibilità di partecipare alla vita dell’impresa, si spogliano del proprio diritto attribuendolo al consiglio di amministrazione. Il soggetto economico può essere identificato in relazione alle diverse forme con cui è consentito l’esercizio dell’attività d’impresa: Nelle imprese individuali: il proprietario imprenditore coincide con il titolare dell’attività che conferisce i mezzi patrimoniali e le prestazioni lavorative, perciò coincide anche con il soggetto economico. Nelle società: il soggetto economico non coincide necessariamente con i proprietari, inoltre molto spesso il fattore lavoro non trova espressione e rappresentanza all’interno di esso; oppure può accadere il contrario, ovvero quando i manager e i dirigenti non soci (conferenti lavoro), scelti con la delega a causa della spogliazione dei diritti di governo dei proprietari (conferenti capitale), possono sostituire completamente i soci-proprietari nella conduzione d’impresa. 2.3 IL SOGGETTO GIURIDICO Il soggetto giuridico è l’insieme delle persone che assume i diritti e risponde alle obbligazioni aziendali, esso può essere identificato nelle diverse forme di esercizio dell’impresa: Imprese individuali: il titolare è il soggetto giuridico e perciò assume le responsabilità giuridiche nei confronti di terzi con l’intero patrimonio personale. Società: separazione tra patrimonio personale e quello dei singoli soci, perciò si ha un’autonomia patrimoniale e il soggetto giuridico è rappresentato dal patrimonio sociale; l’autonomia patrimoniale può avere vari gradi e quindi si crea una distinzione tra: o Società di persone: autonomia debole, in quanto se il patrimonio sociale non è sufficiente per rispondere agli interessi di terzi, i soci devono mettere a disposizione il proprio patrimonio personale e devono rispondere in modo illimitato e solidale. Perciò il soggetto giuridico coincide con i soci. o Società di capitali: autonomia perfetta, infatti il capitale sociale è lo strumento di garanzia nei confronti di terzi e il patrimonio personale dei soci rimane escluso. In questo caso il soggetto giuridico è la società stessa che opera attraverso un rappresentante legale. Società cooperative: operano con una specifica e principale finalità; sono rivolte alla creazione di condizioni favorevoli per le esigenze dei soci (cooperative di consumo) e formati da attività lavorativa (cooperative di produzione e lavoro, di solidarietà sociale) o da fattori produttivi (cooperative di trasformazione e produzione). Esse possono assumere alternativamente una responsabilità limitata al patrimonio sociale (soggetto giuridico = società) o illimitata (soggetto giuridico = soci). Ente pubblico economico: il soggetto giuridico coincide con la società stessa poiché ha piena personalità giuridica per l’attività economica e ha autonomia patrimoniale. Associazione: persegue scopi di natura assistenziale e volontaria e può essere: o Riconosciuta: il soggetto giuridico è la società stessa poiché è dotata di personalità giuridica. Per esempio le ONLUS (Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale). o Non riconosciuta: il soggetto giuridico è l’insieme degli associati. Fondazione: soggetti di diritto privato che destinano un patrimonio al perseguimento di un fine di natura solidaristica; essi hanno piena personalità giuridica e autonomia patrimoniale, perciò il soggetto giuridico è la fondazione stessa. Aziende di consumo familiare: il soggetto giuridico è dato dai componenti del nucleo in pieno possesso della capacità di agire. Le aziende possono collaborare tra loro e rinunciare progressivamente alla propria autonomia per perseguire un fine comune; nei gruppi aziendali la rinuncia all’autonomia è completa, perciò il soggetto economico della singola società coincide con quello della capogruppo, mentre le singole società mantengono la propria autonomia giuridica e perciò il soggetto giuridico coincide con esse. In questo caso si assiste alla formazione di un unico soggetto economico, ma molteplici soggetti giuridici. 2.4 IL CONTRIBUTO DEGLI STUDI DI CORPORATE GOVERNANCE Con corporate governance si identificano le relazioni tra strutture d’impresa e assetti proprietari, cioè tra i diversi soggetti che operano nelle società per azioni (azionisti, consiglieri di amministrazione e manager) e gli strumenti con cui i conferenti capitale si assicurano un ritorno sui propri investimenti. Nel caso di azionariato diffuso, la principale conseguenza della separazione tra proprietà e controllo è l’attribuzione di potere ad un manager; questa situazione può condurre ad effetti negativi e gli studi di corporate governance mirano a contenerli. Da ciò nasce il cosiddetto “rapporto di agenzia” (Jensen, Meckling), ovvero le relazioni tra un soggetto, il principale (ovvero gli azionisti), che delega l’utilizzo di risorse ad un altro soggetto, l’agente (ovvero il manager/gli amministratori), che detiene il potere di controllo; in questo rapporto si determinano alcune criticità: Gli interessi dell’agente e del principale non coincidono. La propensione al rischio è differente tra agente e principale. Asimmetria informativa: le informazioni di cui dispone l’agente sono superiori rispetto a quelle del principale. Adverse selection: la scelta dell’agente non è proficua agli interessi del principale. Moral hazard: l’agente può avere comportamenti sleali. Le leve su cui il principale-azionista può agire per garantire il massimo rendimento e ridurre i comportamenti opportunistici dell’agente-manager, che possono portare ad un deterioramento dell’intero sistema di interessi degli stakeholder, sono: Sistemi di controllo e incentivazione dell’operato dei manager-agenti. Disponibilità di sistemi informativi affidabili e trasparenti. CAPITOLO 3: I GRUPPI E LE ALTRE AGGREGAZIONI AZIENDALI 3.1 CENNI INTRODUTTIVI Le aziende sono sistemi aperti che hanno relazioni di interdipendenza con l’ambiente, esse possono essere di due tipi: Concorrenza: o Stimola le aziende all’efficienza e all’efficacia. o Assicura ai consumatori e ai clienti le migliori condizioni d’acquisto. o È favorita dalla globalizzazione e dalla liberalizzazione. o Tutelata dalle autorità antitrust, le quali puniscono i comportamenti volti al perseguimento di posizioni dominanti sul mercato. Collaborazione: o Tende a limitare la concorrenza. o Migliora la posizione competitiva dell’azienda. o Permette una migliore realizzazione degli obiettivi. o Riduce i costi di produzione e perciò migliora la produttività. o Porta alla formazione di aggregazioni aziendali. 3.2 IL PRINCIPIO DELL’AUTONOMIA AZIENDALE Un’azienda è autonoma se può essere costituita, gestita e liquidata in piena libertà dal soggetto economico compatibilmente con l’ordinamento giuridico, inoltre deve essere caratterizzata dall’esistenza di un patrimonio proprio e dalla capacità di conseguire i propri fini. Tuttavia l’autonomia è un concetto relativo, poiché l’ambiente impone all’azienda dei vincoli (di mercato, di finanziamento…), i quali possono limitare l’autonomia delle decisioni. I differenti gradi di intensità e le vari forme che può assumere l’autonomia aziendale conducono a diverse situazioni: 1. L’autonomia formale viene smentita dalla dipendenza da altre istituzioni (per indebitamenti…). 2. L’autonomia delle singole società dipende dal loro potere contrattuale, infatti appaiono formalmente autonome, ma in realtà sono vincolate. 3. L’autonomia può essere compromessa da condizionamenti e influenze esterne. 4. L’autonomia limitata dal controllo della società promotrice. Proprio in base al principio di autonomia è possibile analizzare le varie forme di aggregazione aziendale. 3.3 LE AGGREGAZIONI TRA AZIENDE AUTONOME In cui ogni azienda conserva la propria indipendenza economica e finanziaria, infatti mantiene piena autonomia decisionale e gestionale; le aziende aderiscono ai processi aggregativi per ottenere vantaggi. Queste aggregazioni possono essere classificate secondo alcuni criteri come: Grado di formalizzazione: formali o informali. Oggetto: combinazione intera o parziale. Durata: temporanee o durature. Grado di trasparenza: palesi o occulte. Strumenti per realizzarle: contratti o partecipazioni al patrimonio. Tipo di adesione: volontaria o obbligatoria. 3.3.1 LE AGGREGAZIONI INFORMALI Sono realizzate tra aziende che conservano la propria autonomia senza il ricorso a documenti contrattuali o legislativi; proprio per questo sono spesso temporanee, occulte al mercato e non è facile individuarle e classificarle. Alcuni esempi sono: Intese informali: accordi o alleanze tra aziende operanti negli stessi mercati allo scopo di disciplinare la concorrenza attraverso la definizione comune di prezzi di vendita, volumi di produzione… Spesso sono al limite della legalità perché possono infrangere le norme antitrust che tutelano la concorrenza a favore della riduzione dei prezzi. Infatti le intese informali non sono rese note al mercato, non hanno una durata prestabilita ma bisogna aggiornarle per seguire le tendenze dei mercati. Questi accordi, se accettati dalla legge, vengono denominati “Cartelli”. Aggregazioni di natura finanziaria: indica la compartecipazione al rischio d’impresa dei conferenti capitali di prestito e può condurre alla perdita totale dell’autonomia se le banche decidono di subentrare al soggetto economico. Inoltre trovano varie giustificazioni: o Scarsa propensione da parte degli imprenditori a effettuare investimenti a titolo di capitale di rischio. o Le banche e gli intermediari finanziari che finanziano le imprese per realizzare redditi, ma devono monitorare il rischio di credito. 3.3.2 LE AGGREGAZIONI FORMALI Sono disciplinate dall’ordinamento giuridico e vengono formalizzate con un contratto; gli strumenti sono stabiliti dall’ordinamento giuridico oppure sono fondati sulla partecipazione al capitale dell’azienda aderente. Alcuni esempi sono: Franchising: affiliazione commerciale tra due soggetti (economicamente e giuridicamente indipendenti), in cui una il produttore (franchisor) concede al commerciante (franchisee), in cambio di corrispettivo, il diritto di vendere i propri prodotti, inserendo l’affiliato in un sistema di pluralità di affiliati il cui scopo è commercializzare beni o servizi. Il produttore trae benefici (evita i costi connessi alla rete di vendita e riceve un corrispettivo) e il commerciante ha l’opportunità di vendere prodotti affermati sul mercato. Unioni volontarie: l’offerta di prodotti da parte del grossista ai dettaglianti a condizioni di convenienza reciproca, basandosi su un contratto. Gruppi di acquisto: coinvolgono soltanto le imprese al dettaglio, le quali realizzano una comune attività di approvvigionamento a migliori condizioni di mercato; infatti dato il grande volume di ordini (somma degli acquisti di tutti i dettaglianti) si ha una riduzione dei prezzi di acquisto. Associazioni di categoria: promuovono la fornitura di servizi di comune interesse a favore degli associati, i quali attraverso il pagamento di una quota annua associativa ricevono servizi; ognuna è associata ad una determinata categoria d’impresa, per esempio: o Imprese cooperative: Legacoop (Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue), AGCI (Associazione Generale Cooperative Italiane) … o Imprese agricole: Coldiretti, Unione Agricoltori, Confagricoltura… o Imprese commerciali: Confcommercio, Confesercenti… Associazione in partecipazione: l’associante attribuisce all’associato una partecipazione agli utili della sua impresa in cambio di un corrispettivo (capitale, lavoro o misto capitale/lavoro), ma il rischio è che si realizzino perdite oltre che a utili. La gestione dell’affare è una prerogativa dell’associante, ma si possono dividere i poteri. Associazione temporanea d’impresa (ATI): più imprese si uniscono per la realizzazione di un progetto specifico in modo tale che vengano garantiti la flessibilità e i costi contenuti, per esempio le gare d’appalto. Le imprese restano giuridicamente indipendenti, ma una capofila presenta l’offerta e gestisce i rapporti con il committente (tranne quelli amministrativi). Joint Venture (società a controllo congiunto): permette alle imprese di acquisire più rapidamente nuove tecnologie o nuovi mercati e di beneficiare di economie di scala nelle attività di ricerca e sviluppo. Esse si possono formare secondo due strutture: o Alleanze strategiche: non comportano la formazione di una nuova impresa e perciò sono più flessibili, lo scopo realizzare più efficacemente gli obiettivi aziendali pur mantenendo la propria autonomia e indipendenza. o Costituzione di nuove imprese a controllo congiunto (Joint Venture): possono essere assimilate a una forma evoluta di ATI. Consorzi: più imprenditori istituiscono un’organizzazione comune per lo svolgimento di determinate fasi delle rispettive imprese, sono presenti in molteplici settori e possono avere adesione volontaria o obbligatoria (con pagamento di contributi). Un esempio è la GEIE (Gruppo Europeo di Interesse Economico), ovvero una cooperazione tra imprese che favorisce l’integrazione economica dell’Unione Europea, però l’attuazione disomogenea ha compromesso la sua efficacia. Affitto d’azienda: il concedente trasferisce all’affittuario il diritto di godimento dell’azienda a fronte del pagamento di un canone periodico. Perciò il concedente deve conservare l’azienda destinata all’utilizzo concordato e ha il divieto di concorrenza per tutta la durata dell’affitto; mentre l’affittuario deve gestirla conservando il nome e senza modificarne la destinazione. Contratto di subfornitura: un imprenditore effettua, per conto di un’impresa committente, lavorazioni su materie prima (anche fornite dalla committente) oppure fornisce all’impresa prodotti o servizi destinati all’attività economica della richiedente. Esistono due fattispecie: o Subfornitura congiunturale: quando il committente è in grado di produrre autonomamente il bene, ma si avvale de subfornitore in momenti in cui il lavoro è particolarmente intenso. o Subfornitura strutturale: quando il committente non è in grado di produrre autonomamente il bene e perciò si affida al subfornitore. Le reti di subfornitura si realizzano quando un’impresa cede all’esterno (outsourcing) la realizzazione di fasi del processo di produzione economica; questo genera una limitazione dell’autonomia di quelle imprese che dipendono totalmente dal loro principale o unico cliente. Cartelli: intese e accordi tra imprese al fine di limitare la concorrenza attraverso la definizione di prezzi di acquisto e vendita, quantità da produrre, mercati in cui operare… gli accordi, a differenza delle intese informali, sono formalizzati con un contratto e vi sono sanzioni in caso di mancato rispetto. Generalmente essi sono vietati dalle leggi antitrust (per effetti negativi sulla concorrenza e danni ai consumatori), ma fa eccezione l’OPEC (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio) che comprende 12 Paesi riuniti in un cartello per negoziare con le compagnie petrolifere gli aspetti di produzione e vendita del petrolio. Distretti industriali: aree territoriali locali caratterizzate da un’elevata concentrazione di imprese in rapporto con la popolazione; l’individuazione deve essere fatta dalle Regioni secondo alcuni criteri: o Indice di industrializzazione manifatturiera > del 30% del dato nazionale o regionale. o Densità imprenditoriale manifatturiera superiore alla media nazionale. o Indice di specializzazione produttiva > del 30% del dato nazionale. o Settore di specializzazione produttiva > del 30%. o Piccole e medie imprese nel settore di specializzazione > del 50%. In seguito è stata introdotta una semplificazione di tali criteri, in cui vengono definiti i distretti industriali come sistemi produttivi locali (contesti produttivi omogenei) con un’elevata concentrazione di imprese industriali e un’elevata specializzazione produttiva. Reti d’impresa: forma di collaborazione e di aggregazione tra imprese con l’obiettivo di migliorare la capacità innovativa e la competitività, perseguendo un programma comune (il singolo imprenditore deve realizzare almeno un’attività): o Collaborazione in ambiti attinenti alle imprese. o Scambio di informazioni. o Scambio di prestazioni. o Esercizio in comune di attività nell’oggetto della propria impresa. In base all’oggetto dell’attività si possono distinguere vaie tipologie di reti: o Reti del sapere: scambio di conoscenze e informazioni per un vantaggio competitivo. o Reti del fare: scambio di prestazioni. o Reti del fare insieme: progetti d’investimento comuni. 3.4. I GRUPPI AZIENDALI I gruppi aziendali sono aggregazioni che fanno perdere l’autonomia delle aziende. 3.4.1 DEFINIZIONE Un’azienda con unità economiche giuridicamente indipendenti, i cui principali aspetti sono: Il gruppo è un’azienda, caratterizzata dai principi costitutivi delle aziende, e non può corrispondere ad un insieme di aziende, perché ciò porterebbe ad una aggregazione di aziende autonome; invece nel gruppo le società non sono autonome dal punto di vista della gestione, ma dipendono dalla direzione unitaria del gruppo. Il gruppo è formato da unità economiche e sono spesso società commerciali (di persone, di capitali, ma anche imprenditori individuali. Le unità economiche sono giuridicamente indipendenti (propria ragione sociale, proprio patrimonio…), ma economicamente controllate dall’unitario soggetto economico del gruppo (chi controlla). 3.4.2 MODALITÀ DI FORMAZIONE I gruppi si formano attraverso due strumenti: Lo sviluppo esterno: attraverso l’acquisizione di aziende già presenti sul mercato con l’acquisto di azioni o quote sociali di maggioranza che permettano di dominare la società. Le ragioni sono: o Rapidità e tempi ristretti per l’acquisizione, incrementi del fatturato e del patrimonio amministrato. o Obiettivi di eliminazione di un concorrente. o Investimenti inferiori rispetto allo sviluppo interno, poiché il controllo avviene con partecipazioni di maggioranza relativa. Lo sviluppo interno che può avvenire secondo due modalità: o Attraverso la costituzione di nuove società, per esempio se si creano filiali estere per penetrare nei mercati internazionali. o Attraverso lo scorporo di rami d’azienda, in cui ad una nuova società vengono conferiti determinate aree d’affari, filiali o stabilimenti produttivi in cambio della partecipazione totale al capitale netto. 3.4.3 VANTAGGI Vantaggi comuni a tutte le aggregazioni aziendali: o Sviluppo e crescita dimensionale. o Limitazione della concorrenza. o Realizzazione di economie di scala o vantaggi competitivi. Vantaggi peculiari al gruppo aziendale: o Frazionamento e limitazione dei rischi attraverso la loro scissione e l’attribuzione a società giuridicamente indipendenti, oltre al fatto che i rischi patrimoniali sono limitati al capitale conferito da ogni soggetto giuridico indipendente. Inoltre il rischio di perdita del capitale conferito dal socio che controlla il gruppo è limitato a quello della società capogruppo. o Vantaggi finanziari: ▪ Leva azionaria, ovvero il rapporto tra il capitale netto di terzi e quello della società capogruppo, che esprime la capacità di quest’ultima di attrarre capitale di rischio di minoranza. ▪ Il controllo delle società con partecipazioni di maggioranza relativa limita i propri investimenti e massimizza quelli degli investitori di minoranza. ▪ Maggiori vie di accesso ai capitali di prestito, poiché attraverso le singole società si è in grado di ottenere migliori finanziamenti. ▪ La gestione accentrata della tesoreria consente di razionalizzare le risorse finanziarie alle società indirizzandole dalle società in surplus a quelle in deficit (ridurre l’indebitamento). o Vantaggi economici, ossia l’opportunità di realizzare livelli di reddito e creazione di valore migliori, migliori condizioni gestionali, la formazione di economie di scala e vantaggi competitivi. Ma ciò potrebbe trasformare l’eccesso di delega in una struttura inefficiente che comporterebbe alla perdita dei vantaggi economici. 3.4.4 CLASSIFICAZIONI I gruppi aziendali sono classificati secondo criteri comuni (piccole, medie o grandi dimensioni, pubblici o privati…) e secondo criteri peculiari: Attraverso gli strumenti di controllo delle società: Se esercitato con partecipazione al patrimonio netto: o In base al saggio di partecipazione: ▪ Partecipazioni totali: 100% delle azioni o quote sociali. ▪ Partecipazioni di maggioranza assoluta: 50% + 1 dei diritti di voto. ▪ Partecipazioni di maggioranza relativa: diritti di voi < 50%, ma tali da garantire un’influenza dominante nelle assemblee. o In base alle relazioni che legano le società: ▪ Partecipazioni dirette: le azioni o quote sociale sono detenute direttamente. ▪ Partecipazioni indirette: se il controllo è ottenuto attraverso la partecipazione al patrimonio netto di un’altra società che a sua volta controlla la prima. ▪ Partecipazioni reciproche: attraverso investimenti di capitali reciproci tra le società, ma ciò potrebbe comportare l’annullamenti del capitale e quindi per evitarlo esistono precisi limiti e divieti (Codice Civile). o In base alla specie di soggetto controllante: ▪ Partecipazioni a controllo unitario: se è esercitato da un solo soggetto o società (direzione unitaria). ▪ Partecipazioni a controllo congiunto: se è esercitato su base paritetica da più soggetti o società. ▪ Partecipazioni non di controllo: se è esercitato da terzi soci o azionisti (partecipazioni di minoranza). Se esercitato con strumenti alternativi: ovvero con strumenti svincolati dal capitale sociale, per esempio la possibilità di nomina di amministratori di fiducia, contratti o accordi che assicurano il dominio… Attraverso le relazioni di collaborazione e complementarietà tra le società: Gruppi economici o omogenei, in cui le società sono legate da vincoli di specie tecnica oltre che economica; l’omogeneità delle produzioni permette di disaggregare le fasi della catena del valore (approvvigionamento, produzione e distribuzione) e le funzioni aziendali (ricerca sviluppo…). L’integrazione tra le attività economiche si può realizzare in vari gruppi: o Orizzontali: società operano nello stesso settore, svolgono processi produttivi simili e distribuiscono prodotti o servizi simili. o Verticali: società caratterizzate da processi produttivi disomogenei ma che collegati rappresentano le fasi di un unitario ciclo di produzione. o Misti: hanno caratteristiche sia dei gruppi verticali sia dei gruppi orizzontali. Gruppi finanziari o disomogenei, in cui le società sono legate da vincoli di specie economico-finanziaria; le produzioni sono disomogenee e perciò si ha scarsa complementarietà sotto il profilo tecnico. La società capogruppo detiene la direzione finanziaria del gruppo e delega alle singole società gli aspetti operativi. Gruppi misti, in cui le società hanno caratteristiche sia dei gruppi economici sia dei gruppi finanziari e sono quelli maggiormente diffusi. 3.4.5 STRUTTURE La struttura è definita dalla presenza di: Società capogruppo (holding), che può essere direttamente coinvolta nei processi di produzione economica (holding mista) oppure può limitarsi all’attività di direzione (holding pura). Società sottocapogruppo (subholding), che gestiscono le aree d’affari omogenee del gruppo. Società controllate, che possono avere un’articolazione differenziata in base alla dimensione, al settore di appartenenza… In base alle principali strutture i gruppi si classificano in: Struttura semplice (un solo livello societario): partecipazioni dirette tra la società capogruppo e le società controllate e ciò porta alla trasparenza nei rapporti. Struttura complessa (numerosi livelli societari): società ordinate in via gerarchica e ciò impone l’impiego di partecipazioni dirette e indirette per il controllo del gruppo. In questo ambito si trova il gruppo piramidale, utilizzato per massimizzare l’effetto della leva azionaria e ridurre i rischi del capitale di comando. Struttura a catena: società legate da partecipazioni reciproche, sia tra due società sia tra molteplici società. CAPITOLO 4: I RAPPORTI TRA AZIENDA E AMBIENTE 4.1 IL “SISTEMA AMBIENTE”: DEFINIZIONE Azienda come sistema aperto implica l’analisi delle relazioni con il contesto ambientale. L’ambiente è l’insieme delle condizioni, delle circostanze o dei fenomeni esterni all’azienda, le quali influenzano la sua struttura e la sua dinamica. Esso si riferisce innanzitutto al contesto in cui l’azienda è inserita e perciò, in base al grado di influenza dell’ambiente, quest’ultimo può assumere una duplice prospettiva: Ambiente generale o macroambiente, che si riferisce al contesto ampio e generale in cui l’azienda svolge la propria attività, ed è comune ad altre a seconda dell’ambito geografico più o meno ampio. Ambiente specifico o microambiente, ovvero il contesto particolare e ristretto costituito dai gruppi sociali ed economici con cui l’azienda ha rapporti, il quale si concretizza nei mercati e nei settori economici delle singole imprese. Inoltre l’ambiente si può distinguere in: Ambiente economico composto da: o Mercati (insiemi omogenei di negoziazioni di beni, rischi e crediti). o Domanda e offerta di lavoro, il capitale e i beni pubblici. o Settori (imprese che operano negli stessi mercati). o Politiche economiche, monetarie e finanziarie. Ambiente non economico, il quale fa riferimento a variabili (collettività, normativa giuridica, scienza, tecnica, configurazione del territorio…) 4.1.2 LE CARATTERISTICHE L’ambiente è caratterizzato da: Dinamismo, ovvero la continua variabilità che provoca la bassa prevedibilità del futuro; esso riguarda gli aspetti economici, di mercato, politici e legislativi, culturali e sociali e tecnologici (strutture flessibili e poco standardizzate). Complessità, ovvero il grado di sviluppo tecnologico di un settore (influenza il decentramento, ovvero il meccanismo di delega. Diversità, costituita dall’eterogeneità (numerosità e varietà) dei mercati di sbocco. Ostilità in funzione alla difficoltà di un’impresa a svolgere i processi operativi e ad avere rapporti con altri soggetti (influenza l’organizzazione, che limita eventi che ne minacciano la sopravvivenza). 4.1.3 I SUB-SISTEMI AMBIENTALI L’ambiente può essere interpretato come il risultato di una combinazione di più elementi: i sub-sistemi o sotto-sistemi che, considerati nel macroambiente, sono: Fisico-naturale: aspetti geografici e demografici che possono influenzare le scelte operative e strategiche (trasporti, comunicazione e caratteristiche della popolazione). Politico-legislativo o istituzionale: modalità con cui gli organi del potere esercitano la loro attività e anche le leggi, i regolamenti che definiscono il contesto normativo; alcune variabili sono: Il ruolo che le forme di governo e gli organi pubblici esercitano sul contesto sociale. Le norme che regolamentano lo svolgimento dell’attività economica, la concorrenza e il funzionamento dei mercati. Forme giuridiche, i livelli di potere e le responsabilità. Economico generale: modalità con cui è organizzata la vita economica dello Stato (modello di sistema economico, reddito pro-capite, andamenti dei prezzi, tasso d’inflazione…), la quale influenza il funzionamento dei mercati e perciò la struttura di domanda e offerta. Culturale: conoscenze, valori e ideologie che caratterizzano in contesto sociale (atteggiamenti verso le imprese e verso i consumi, il grado di istruzione e di preparazione professionale, tasso di analfabetismo…). Tecnologico: conoscenza tecnico-scientifica in ambito produttivo, in cui l’autonomia nella produzione, i sistemi informativi e di comunicazione rappresentano grandi opportunità. Sociale: correlato all’ambiente politico e culturale, per esempio la mobilità sociale, la suddivisione in classi sociali, le organizzazioni di categoria… Ma esistono anche i sub-sistemi considerati nell’ambiente specifico e le principali dimensioni che lo compongono sono: Mercato di approvvigionamento, in cui l’impresa acquista materie prime, energia, lavoro, capitali… Mercato di sbocco, in cui l’impresa colloca la propria produzione. L’ambiente specifico individua il sistema competitivo dell’impresa, ovvero lo spazio economico popolato da clienti (destinatari dei prodotti e dei servizi oggetto di produzione nell’impresa), fornitori (aziende produttrici di beni o servizi acquistati dall’impresa per i processi di produzione) e concorrenti, produttori di prodotti sostitutivi e potenziali nuovi entranti (aziende che offrono prodotti e servizi sostitutivi dei beni venduti dall’impresa) in cui l’impresa si presenta. Inoltre il sistema ambiente può essere scomposto in 3 sub-sistemi, i quali si classificano di 1°,2° o 3° livello: Mercati (di capitali, di fattori della produzione – materie prime, lavoro, impianti e servizi – e di prodotti finiti). Progresso tecnologico. Stato e Istituzioni (del regime politico e dell’ordinamento legislativo). 4.2 IL RAPPORTO AZIENDA-AMBIENTE Il rapporto tra azienda e ambiente si esplica attraverso scambi che si concretizzano in elementi che influenzano l’attività dell’azienda (input) e, viceversa, l’ambiente (output). I primi sono riconducibili a condizioni ambientali che si classificano in: Opportunità: vantaggi soprattutto di tipo economico. Vincoli: limitano la libertà di scelta e di decisione. Risorse: necessarie a svolgere l’attività di produzione. Mentre gli output sono riconducibili alle influenze che l’azienda emana verso l’ambiente e si concretizzano nei prodotti o servizi offerti e nei comportamenti. Le relazioni tra l’impresa e i sub-sistemi dell’ambiente generale (macroambiente) sono: Fisico-naturale: o Input: influenzano la localizzazione dell’impresa, e si concretizzano in vincoli legati alla salvaguardia dell’ambiente, la disponibilità delle risorse, le vie di comunicazione, i trasporti… oppure si concretizzano in opportunità come lo sfruttamento delle risorse disponibili… o Output: urbanesimo, immigrazione, costruzione di infrastrutture, ma anche inquinamento… Politico-legislativo o istituzionale: o Input: modello di regime politico che può compiere azioni volte a limitare l’intervento delle imprese nei settori e agevolarne altri, ordinamento giuridico che emana il sistema legislativo, clima politico-sociale… o Output: azienda influenza il contesto politico in cui opera. Economico generale: o Input: viene condizionato il funzionamento dei mercati, la struttura di domanda e offerta con il reddito pro-capite, il tasso d’inflazione, l’occupazione, il debito pubblico… o Output: comportamento concorrenziale delle imprese, le loro dimensioni, la tipologia… Culturale: o Input: l’etica religiosa (impiego risorsa umana, consumo…), le ideologie socio-economiche (produzione, distribuzione e consumo della ricchezza), il grado di istruzione e la competenza professionale (qualità delle risorse umane), la cultura del management (modelli decisionali). o Output: condizionati i gusti e i valori del contesto sociale. Tecnologico: o Input: tecniche di produzione più avanzate, lancio di nuovi prodotti… o Output: l’impresa produce innovazione sotto forma di know-how (licenze, brevetti…) e la trasferisce nell’ambiente. Sociale: o Input: influenza delle condizioni quantitativo-qualitative della domanda e dell’offerta, l’influenza sulla ripartizione delle funzioni e delle posizioni di potere, la costituzione di organizzazioni rappresentative delle imprese; essi sono caratterizzati da problemi etici, stratificazione sociale e la qualità delle relazioni industriali. o Output: urbanesimo, costituzione di movimenti sociali, qualità della vita… Le relazioni tra l’impresa e i sub-sistemi dell’ambiente specifico (microambiente) sono: Input: o Influenze sul profilo strutturale: ▪ Le persone (attributi psico-fisici). ▪ Gli organi aziendali che caratterizzano la struttura formale. ▪ I mezzi, ovvero i fattori produttivi materiali e immateriali; anche i mezzi monetari provenienti dal mercato dei capitali. o Influenze sul profilo comportamentistico: ▪ Dirette: norme di legge che impongono scelte e decisioni. ▪ Indirette: riguardano le persone oggetto di decisioni nell’ambito di processi di produzione. Output: o Prodotti: beni e servizi collocati nei mercati di sbocco. o Flussi di ritorno: innovazione tecnologica, potere, cultura, ma anche i mezzi finanziari da restituire ai mercati di approvvigionamento e dei capitali. 4.3 LA RESPONSABILIT À SOCIALE D’IMPRESA: PREMESSA Gli studi di Economia Aziendale hanno sempre messo in luce il ruolo sociale connesso all’attività aziendale, il quale si riscontra già nella sua finalità prima: il soddisfacimento di bisogni umani e il benessere degli individui; perciò le aziende si trovano all’interno di una prospettiva che riguarda gli aspetti economico-finanziari, ma anche i riflessi ambientali, sociali e di sostenibilità. La Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI) o Sostenibilità Sociale è intesa come l’assunzione di responsabilità dell’azienda nei confronti di tutti gli interlocutori, ovvero gli stakeholder; contempera gli interessi di tutti i soggetti coinvolti e valuta le attese di diversa natura e i vari livelli di partecipazione di essi. Un ruolo fondamentale è assunto dagli strumenti di comunicazione della RSI, i quali consentono una corretta informazione, che è un’importante condizione di sviluppo, poiché permette di diffondere la conoscenza dei risultati raggiunti e attraverso quali modalità. 4.3.1 COME DEFINIRE LA RSI La volontarietà: la RSI rappresenta l’assunzione volontaria di responsabilità nei confronti di tutti i portatori di interesse, gli stakeholder. Il Libro Verde del 2001 della Commissione Europea la definisce come integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei rapporti con le parti interessate, inoltre si dovrebbe investire maggiormente nel capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti. Questo perciò implica un governo aziendale basato su un approccio multistakeholder, il quale deve considerare le diverse aspettative di tutti i soggetti coinvolti, i quali sono composti da: o I classici interlocutori (lavoratori, clienti e utenti). o Nuove figure (concorrenti, collaboratori, fornitori), i quali hanno maggiore consapevolezza del ruolo da svolgere nella creazione del valore aggiunto manifestando le riflessioni e le aspettative, ma anche le imprese hanno una mutata considerazione nei loro confronti poiché valutano sia i legami tra i soggetti nell’azienda sia la loro partecipazione nel processo di creazione del valore. La volontarietà è frutto di scelte, motivazioni e attitudini dell’azienda e il fatto di adottare un comportamento socialmente responsabili è dato dal binomio tra RSI e sviluppo durevole, infatti essa rappresenta un elemento indispensabile per la crescita e lo sviluppo dell’azienda. La mancanza di vincoli e regole normative rischia di generare indeterminatezza, ma esistono linee guida e modelli predefiniti che guidano, aiutano e assistono le imprese nella gestione degli aspetti legati alla RSI. Le tematiche rilevanti che la RSI implica sono: o I rapporti con il personale dipendente: modalità dell’impresa con cui gestisce i rapporti con i dipendenti, consapevole che i lavoratori sono fondamentali per il benessere dell’azienda. o Gli assetti di corporate governance: in cui si ha una criticità per quanto riguarda la definizione dell’assetto proprietario e degli organi di amministrazione e controllo. o La comunicazione e l’informativa: documenti di report sociale o di sostenibilità tra cui il bilancio sociale, il bilancio ambientale… o I rapporti con i fornitori e i clienti: cioè gli stakeholder esterni con i quali si ha rapporti di natura contrattuale. o I rapporti con le Istituzioni e le comunità di riferimento: le azioni possibili sono varie e molto ampie tra cui le donazioni per il territorio, i progetti culturali o sportivi, l’utilizzo gratuito di risorse umane o tecnologiche per la collettività… o Le politiche ambientali: la riduzione dei consumi di energia, acqua e risorse e delle emissioni inquinanti, la riciclabilità, la promozione di campagne di sensibilizzazione ambientale… Le forze determinanti: rappresentano le forze e gli elementi che diffondono tra le aziende l’assunzione di responsabilità sociale. o Ambito della diffusione della conoscenza: cambiamenti sociali ed economici che sollecitano le imprese ad una lettura consapevole delle problematiche e delle aspettative della RSI. o Ambito culturale e sociale: globalizzazione, disastri ambientali, importanza dei diritti dei lavoratori e del rispetto dei diritti umani… o Ambito economico: l’esigenza di trasparenza delle comunicazioni e dei meccanismi di governance. o Ambito politico-istituzionale: nuove regolazioni e dagli standard prodotti, in cui è significativo il ruolo degli organismi internazionali e dei governi; associazioni di promozione e sviluppo della RSI con campagne di cause related marketing, attestazione di qualità delle politiche sociali e ambientali…; ruolo assunto da impresa e società civile, in cui le prime sono promotrici della responsabilità sociale; organizzazioni non governative, associazioni dei consumatori, gruppi ambientalisti… 4.3.2 GLI STRUMENTI DI ACCOUNTABILITY Si ha la necessità di istituire un sistema di rendicontazione per esprimere gli aspetti della gestione socialmente responsabile delle aziende; infatti una migliore e più ampia informazione permette di attenuare le pressioni esercitate dalle organizzazioni sindacali… con effetti positivi sul mantenimento della legittimazione sociale. Inoltre la rendicontazione sociale, dato che rappresenta la sintesi dei principi morali, delle relazioni ambientali dell’impresa e soprattutto delle azioni intraprese in ambito di RSI, può rafforzare la motivazione e il senso di appartenenza all’azienda e può migliorare la partecipazione alla gestione. Modelli, standard e linee guida aiutano le imprese a gestire, rilevare e comunicare gli aspetti sociali della propria attività economica e inoltre garantiscono trasparenza ai documenti, coerenza ed efficacia; però le aziende devono trovare il giusto equilibrio tra l’utilizzo di standard e linee guida e la ricerca di strumenti personalizzati per garantire l’originalità. Gli strumenti di rendicontazione sono distinguibili in due tipologie: Strumenti di natura comunicativa e informativa (accountability indiretta): finalizzati a fornire informazioni in ambito di scelte e comportamenti etici, come il codice etico. o Codice etico: strumento di governance con il quale l’azienda può precisare e riferire le regole che orientano la sua condotta e anche introdurre meccanismi organizzativi per considerare l’etica degli affari l’elemento fondamentale delle strategie. Esso rappresenta l’insieme di riflessioni morali e filosofiche applicabili alle questioni economiche e può avere differenti livelli di analisi: ▪ A livello istituzionale: regolamenta i comportamenti esplicitando regole e precetti a cui i soggetti devono attenersi. ▪ In una organizzazione: principi e le norme a cui ci si deve ispirare. ▪ Singolo individuo: principi sulle cui basi deve scegliere le proprie azioni. Il codice etico è perciò uno strumento che regola le scelte di vari operatori stabilendo le norme comportamentali, inoltre è il complesso di principi che precisano i diritti e doveri morali di jjjjj ogni partecipante, individuano la condotta da tenere e ostacolano comportamenti illeciti. Strumenti di rendicontazione vera e propria (accountability diretta): rendono conto di quanto fatto in ambito sociale, ambientale e di sostenibilità, come il bilancio sociale. o Bilancio sociale: strumento di rendicontazione con cui l’azienda informa riguardo le relazioni con i propri stakeholder e le performance realizzate sul fronte economico e sociale derivante dallo svolgimento dell’attività. Esso si compone di varie parti per fornire gli elementi utili per la valutazione delle capacità dell’impresa di perseguire i proprio obiettivi: ▪ L’identità aziendale: presenta la realtà aziendale riguardo la storia, il contesto, i valori, l’aspetto istituzionale e organizzativo… ▪ La produzione e la distribuzione del valore aggiunto: misura la ricchezza prodotta attraverso l’attività di acquisto di fattori produttivi, la loro trasformazione e la vendita, e viene indicato come è stato distribuito (come si è creata la ricchezza e la sua ripartizione ad ogni stakeholder); questa parte è quella contabile all’interno del bilancio sociale. ▪ La relazione sociale: rapporti tra l’azienda e i propri interlocutori e in questo spazio vengono descritti qualitativamente e quantitativamente i risultati prodotti per ogni stakeholder, ovvero ciò che ha ricevuto, gli impegni assunti, gli obiettivi, le norme di comportamento… ▪ Gli indicatori chiave (key performance indicators): informazioni su fatti e performance realizzate e vengono espressi attraverso dati numerici (per esempio il numero di ore di lavoro perse senza giusto motivo) e proprio per questo è importante accompagnare il dato ad un’analisi qualitativa, facendo attenzione al contesto e alle situazioni esterne. CAPITOLO 5: LA GESTIONE AZIENDALE E L’ECONOMICIT À 5.1 LA GESTIONE AZIENDALE: CARATTERISTICHE GENERALI La gestione aziendale è l’insieme delle operazioni che l’impresa effettua per realizzare gli obiettivi perseguiti dal soggetto economico, il suo studio ha come oggetto i fatti e gli accadimenti economici ordinati in operazioni, processi e combinazioni economiche. Evento o accadimento economico: fenomeno elementare di base dell’attività imprenditoriale e accoglie sia le operazioni (anche gli scambi) sia i fenomeni significativi per le investigazioni della scienza e della pratica. Inoltre, dato che ogni accadimento condiziona gli altri si ha il sistema degli accadimenti, ovvero l’insieme delle azioni e dei fenomeni che si manifestano nell’azienda e nell’ambiente. Operazioni aziendali: caratterizzate dall’aggregazione di più accadimenti elementari e dal fatto di avere relazioni di interdipendenza (operazioni di acquisto, di vendita…). La classe più ampia degli accadimenti è data dalle operazioni di gestione, ovvero dai fatti o operazioni amministrative. Processi economici: insiemi ordinati di operazioni della stessa specie e dello stesso oggetto, i quali si possono comporre in gruppi di processi. Combinazioni economiche: l’insieme di operazioni, processi, gruppi di processi collegati tra loro per il raggiungimento dei fini aziendali. Coordinazioni economiche parziali: l’insieme in cui si articolano le combinazioni economiche e sono dati da insiemi di processi caratterizzati da una funzione e da competenze specialistiche applicate al loro svolgimento; esse coincidono con le funzioni aziendali e possono essere ricondotte in aggregazioni di operazioni: o Gestione caratteristica: ricerca e sviluppo, approvvigionamento, fabbricazione, commercializzazione e logistica. o Gestione finanziaria: gestione dei capitali di rischio e dei debiti di prestito. o Gestione patrimoniale. o Gestione tributaria. Inoltre la gestione d’impresa può essere distinta in due operazioni: Di esterna gestione: possono essere compiute dall’azienda con il concorso e la collaborazione di altre aziende e le operazioni tra essa e il mercato sono dette scambi di mercato, i quali a loro volta si dividono in: o Scambi che coinvolgono direttamente i trasferimenti di risorse economiche (acquisizione dei fattori di produzione, cessione delle produzioni realizzate…). o Scambi che coinvolgono indirettamente i trasferimenti di risorse, ovvero lo scambio di informazioni che si distinguono in: ▪ Input informativi (dall’ambiente all’azienda): imposizioni di tipo legislativo, pressioni sindacali… ▪ Output informativi (dall’azienda all’ambiente): politiche di comunicazione e marketing, i ritorni degli studi aziendali compiuti… Di interna gestione: possono essere compiute dall’azienda senza la collaborazione di altre, perciò si sviluppano senza scambi di risorse con l’ambiente o con economie terze e le principali operazioni sono le attività di: o Trasformazione fisico-tecnica: per ottenere i prodotti finiti (lavorazione della materia prima, stoccaggio…). o Direzione e controllo dei lavoratori dipendenti (programmazione delle carriere, attribuzione delle mansioni…). o Ricerca e sviluppo (test dei prototipi, sperimentazione di processi produttivi…). o Pianificazione e controllo: rilevazione e valutazione preventiva per ottenere conoscenze utili per la direzione e la gestione futura dell’azienda. Le operazioni di interna ed esterna gestione non si svolgono in maniera distinta, ma riguardano le relazioni che si intrecciano nello svolgersi delle combinazioni e coordinazioni aziendali di gestione, perciò sono due aspetti soltanto astrattamente separabili, poiché sussistono nessi di complementarietà e interdipendenza. 5.2 GLI STRUMENTI CHE QUALIFICANO LA GESTIONE AZIENDALE La gestione può essere studiata anche in base a due aspetti della gestione e ai correlati flussi di uscite ed entrate monetarie (aspetto monetario). Aspetto economico: mira ad ottenere un reddito sufficiente per la remunerazione dei fattori di lavoro e capitale, riguarda i rapporti tra i flussi (movimenti) di costi e ricavi e comprende anche i redditi. Aspetto monetario: riguarda i flussi di uscite ed entrate monetarie, incassi e pagamenti. Nello scambio di mercato la quantificazione delle variazioni negli spetti monetari, consente di misurare oggettivamente l’importo delle variazioni dell’aspetto economico: Nell’acquisto di fattori produttivi si ottiene una quantificazione monetaria, che può assumere la forma di uscita di denaro (in caso di regolamento immediato) oppure la forma di debito di funzionamento (in caso di regolamento differito). Nella cessione dei beni si può avere un’entrata di risorse monetarie (in caso di regolamento immediato) oppure un credito di funzionamento (in casi di regolamento differito). In una gestione equilibrata le entrate monetarie connesse ai ricavi devono coprire le uscite monetarie correlate ai costi. Aspetto finanziario di gestione: consente di indagare e comprendere la dinamica dell’attività d’impresa, il quale, per mezzo di forme di credito attivo e passivo, collega la gestione economica alla gestione monetaria. Inoltre, unitamente agli scambi di valori monetari (debiti e crediti di funzionamento), si sviluppano movimenti di moneta che susseguono al sorgere di debiti e crediti di finanziamento. o Debiti e crediti di funzionamento: scambi di valori monetari collegati alle operazioni del ciclo produttivo, ovvero entrata o uscita di denaro conseguente alla compravendita di beni o servizi. o Debiti e crediti di finanziamento: variazioni monetarie determinatesi per effetto di versamenti di denaro effettuati a titolo di prestito nei confronti di terzi, oppure di incasso di denaro a titolo di finanziamento ricevuto da terzi. Inoltre l’attività di gestione può essere classificata sulla base delle fasi che la compongono: Fase di istituzione (o costituzione): complesso di atti e operazioni indispensabili per dare inizio al processo economico- produttivo, la quale può realizzarsi sia in casi in cui vi sia una costituzione ex-novo dell’azienda, sia in situazioni determinatesi da aziende preesistenti; essa è composta da vari momenti: o Determinazione da parte dei soci fondatori del programma dell’attività e degli affari (capitale da investire, luogo in cui far sorgere l’azienda in merito alle opportunità e ai limiti dell’area…); ovvero il Business Plan, un complesso di elementi congiuntamente valutati nei diversi aspetti della convenienza economica, della compatibilità finanziaria, dell’adeguatezza della struttura amministrativa e della competitività sui mercati. o Definizione dei soggetti interessati economicamente e giuridicamente alle sorti dell’azienda e definizione dell’accordo vincolante tra le persone fisiche e giuridiche. o Scelta della forma giuridica (S.p.a. o s.r.l. …) e compimento delle parti legali e burocratiche relative. o Conferimento dei mezzi economici promessi da parte dei soci, ovvero il reperimento delle risorse iniziali (fattori materiali e immateriali). o Attuazione delle operazioni propedeutiche allo svolgimento dell’attività produttiva (organizzazione dei locali, assunzione dei lavoratori dipendenti…) Fase di funzionamento: di più ampia durata e complessità, in cui si realizzano le operazioni di funzione di produzione economica e lo scambio di mercato, ed è proprio in questa fase che le operazioni di interna ed esterna gestione hanno rapporti di interdipendenza. Ogni azienda ha operazioni diverse in base all’oggetto specifico dell’attività di produzione, ma vi sono elementi comuni alla gestione di ogni azienda e le operazioni che si svolgono sono: o Di finanziamento passivo (esterna gestione): si provvede all’approvvigionamento di capitale di debito da parte di banche o istituti finanziari, con relativo rimborso del medesimo. o Di provvista o approvvigionamento dei fattori produttivi (esterna gestione): ottenimento di materie prime e il loro utilizzo nello svolgimento dei processi produttivi; essi danno origine a valori economici (costi di acquisto) e valori monetari (debiti di funzionamento). o Di pagamento dei fornitori (esterna gestione): consentono di estinguere i debiti di funzionamento. o Di trasformazione produttiva (interna gestione): aziende sviluppano i processi produttivi attraverso le trasformazioni economiche e fisico-tecniche, le quali differiscono per ogni tipologia di azienda. o Di cessione dei beni (esterna gestione): beni e servizi ceduti sul mercato che danno origine a valori economici (ricavi di vendita) e valori monetari (crediti di funzionamento). o Di incasso dai clienti (esterna gestione): consentono di incassare i crediti di funzionamento. o Di investimento o finanziamento attivo (esterna gestione): impiego della liquidità prodotta dalla gestione o ottenuta in forma di debito di finanziamento per l’acquisto di fattori produttivi strutturali o per investimenti finanziari. L’insieme delle operazioni viene raggruppato in cicli: o Ciclo industriale: coincide con l’attività di trasformazione produttiva, inizia con l’utilizzo di materie prime e si conclude con l’allestimento dei prodotti finiti e del loro imballaggio. o Ciclo mercantile: inizia con il costo per l’approvvigionamento dei fattori produttivi fino alla vendita dei prodotti finiti. o Ciclo monetario: inizia dall’uscita monetaria per il pagamento del fornitore fino all’incasso dal cliente del corrispettivo. o Ciclo operativo aziendale: insieme dei cicli; inizia dal costo per l’acquisto delle materie prime fino all’incasso derivante dalla cessione dei beni realizzati. Fase di cessazione: quando l’azienda perde l’operatività e termina la sua esistenza; ciò dipende dalla volontà del soggetto economico, dalla convenienza dell’imprenditore a mutare investimento oppure da difficoltà di funzionamento (disfunzioni aziendali, contrazioni dei mercati di riferimento, impedimenti di legge…). In questa fase si possono individuare due aspetti: o Cessazione assoluta: quando l’azienda cessa di funzionare e si estingue; può avvenire attraverso la liquidazione (obbligatoria o volontaria), ovvero la conversione in denaro del capitale dell’azienda attraverso la vendita dei beni di proprietà e il pagamento dei debiti. Spesso la cessazione viene imposta dall’autorità giudiziaria, come per esempio nel caso dello “stato di insolvenza”, ovvero di crisi, dell’azienda, il quale porta all’avvio delle procedure concorsuali, come quella del fallimento. o Cessazione relativa: quando l’azienda modifica le caratteristiche costitutive o il soggetto economico, ma continuando a funzionare. Alcuni esempi sono: ▪ Cessione: i soggetti economici cedono ad un altro imprenditore il complesso aziendale o un suo ramo ricevendo in cambio denaro. ▪ Fusione: due aziende si sciolgono e vengono incorporate all’interno di un’azienda già esistente (incorporazione) oppure si fondono in un’azienda di nuova costituzione (unione). In entrambi i casi le aziende cessano di esistere individualmente, ma la loro gestione sopravvive e permane all’interno della nuova azienda. ▪ Scissione: una società (scissa) conferisce tutto (scissione totale) o una parte (scissione parziale) del proprio complesso aziendale a una o più differenti società (beneficiarie). Gli intestatari delle azioni delle società beneficiarie sono i vecchi soci della società scissa. ▪ Conferimento: una società conferente cede tutto o una parte del proprio complesso aziendale a un altro soggetto giuridico, ricevendo quote intestate alla società conferente. Il complesso continua a funzionare mediante l’integrazione nella struttura della società conferitaria. ▪ Trasformazione: cambiamento della forma giuridica della società senza effetti sulla gestione economica. 5.3 IL PRINCIPIO DI ECONOMICIT À DELLA GESTIONE L’unico e fondamentale principio grazie a cui le condizioni di funzionamento dell’azienda vengono rispettate è il principio di economicità, attraverso il quale si sintetizza il fatto che la gestione debba volgersi secondo principi e regole che consentano lo sviluppo dell’azienda in modo duraturo e autonomo: Durabilità: l’azienda, per perseguire i propri obiettivi, deve essere duratura, ovvero deve essere caratterizzata da condizioni che le permettano di perdurare nel tempo in un ambiente mutevole; infatti deve possedere la capacità di permanere pur nel dinamismo delle attività, dei soggetti e dell’ambiente. Autonomia: nell’azienda non devono verificarsi ricorsi sistematici a interventi di sostegno (economico o finanziario) e perciò i propri fini devono essere perseguiti senza il ricorso a terze economie. L’economicità è la condizione di vita delle aziende di ogni ordine ed è un principio e un obiettivo di buon governo. Questo principio si traduce nel contemporaneo rispetto di condizioni che permettano all’azienda di svolgersi in modo duraturo e autonomo. Le condizioni di equilibrio generale, il quale è un concetto dinamico che deve tenere conto degli andamenti e delle prospettive evolutive dell’azienda, che garantiscono il perseguimento dei fini, sono indagate attraverso l’analisi di due condizioni: Equilibrio economico (autosufficienza economica): implica che il volume dei ricavi, ricevuti dalla vendita di beni o servizi, debba essere adeguato a fronteggiare i costi sostenuti per l’acquisizione dei fattori produttivi e la loro trasformazione. Questo equilibrio esprime la capacità di remunerare tutti i fattori produttivi, compresi il capitale di rischio e di prestito. Una condizione fondamentale da considerare è il tempo, infatti l’equilibrio economico viene considerato in riferimento a diversi periodi di tempo: breve, medio e lungo; perché ogni iniziativa economica necessita di tempi di attesa più o meno lunghi per conseguire i risultati aspettati. o Può accadere che un’azienda presenti un equilibrio a breve termine, ma senza prospettive a lungo andare e ciò provoca una difficoltà per la sopravvivenza che può portare al dissesto. o Può anche accadere che l’equilibrio di lungo termina venga raggiunto senza equilibri di breve termine, questo poiché i disequilibri sono stati sopportati grazie a prospettive favorevoli di lungo periodo. Equilibrio monetario-finanziario: l’azienda deve essere in grado di far fronte agli impegni di pagamento, cioè le entrate di moneta devono controbilanciare le uscite di moneta; possono sussistere periodi di sfasamenti, ma devono essere compatibili con la possibilità di ricomporre gli equilibri nel lungo andare. L’azienda deve gestire secondo una logica unitaria i flussi monetari o flussi monetario-gestionali (correlati con operazioni di esercizio, investimenti e elementi strutturali) e i flussi finanziari (derivati da debiti/crediti di finanziamento e variazioni di capitale proprio). Tra la dinamica di tipo economico e la dinamica monetario-finanziaria deve esserci una continua interrelazione; infatti in caso di sfavorevoli andamenti tra costi e ricavi, il compito della gestione finanziaria è quello di cercare i fabbisogni di moneta per riportare l’equilibrio, svolgendo così il ruolo di cuscinetto. È opportuno determinare grandezze finanziarie e politiche di gestione in grado di monitorare il perseguimento di un’armonizzazione dei flussi finanziari: Capitale Circolante Netto (CCN): l’insieme dei mezzi finanziari rappresentati in forma liquida o destinati a originare entrate/uscite monetarie entro i 12 mesi successivi. Flusso di Cassa o Cash Flow: indica le variazioni intervenute nella liquidità d’impresa per effetto della gestione; si parte dai valori economici e considerando i flussi monetario-gestionali e finanziari si valorizza il flusso di cassa generato. Per fare ciò si devono eseguire alcuni passaggi: o Calcolare il Reddito Netto Rettificato (RNR): si apportano rettifiche al risultato netto di esercizio inserendo con segno opposto i valori che non hanno suscitato movimenti di moneta e di credito. o Calcolare il Flusso di Cassa generato dalla Gestione Reddituale (FCGR): si apportano rettifiche tenendo conto di incrementi e decrementi avvenuti nella consistenza dei crediti, debiti e rimanenze di esercizio. o Si perviene alla valorizzazione del Flusso di Cassa aggiungendo al FCGR i flussi monetari derivanti dagli investimenti e dai debiti di finanziamento. Inoltre una corretta gestione finanziaria è orientata a garantire una correlazione tra le fonti e gli impieghi di risorse finanziarie. I fabbisogni durevoli devono essere tendenzialmente fronteggiati con fonti aventi pari disponibilità, cioè capitale proprio e capitale di terzi rimborsabile nel lungo termine; inoltre il rapporto tra mezzi propri e indebitamento esterno è importante per due motivi: L’incidenza del capitale proprio sul totale dei mezzi di terzi è la capacità di garantire con i propri mezzi il rimborso dei finanziamenti ottenuti. La dipendenza dell’azienda dai finanziatori esterni è un sintomo della quantità di oneri finanziari che l’azienda deve sostenere a fronte del capitale di terzo a titolo oneroso. La struttura finanziaria può essere esaminata in base a quanto concorre direttamente a determinare il valore di redditività netto; ciò è evidenziato dalla leva finanziaria, la quale pome a confronto il tasso di redditività del capitale investito (ROI, Return On Investment) e il costo del capitale di prestito; essa può avere due effetti: Leva positiva: quando l’azienda riesce a sviluppare un tasso di rendimento del capitale investito maggiore del costo medio dell’indebitamento. Leva negativa: se la redditività è minore dell’indebitamento. Detto ciò il ricorso all’indebitamento non deve essere visto sempre come un effetto negativo, poiché se strutturato correttamente può apportare vantaggi all’azienda. Inoltre bisogna considerare l’economicità super-aziendale, ovvero l’azienda analizzata in strutture economiche più ampie; fra i complessi economici super-aziendali vi sono i gruppi aziendali e, in questo caso, si parla di economicità in funzione del gruppo e ha due significati differenti: Economicità di gruppo: una unità del gruppo raggiunge l’economicità solo all’interno di esso, infatti riesce a conseguire l’autosufficienza economica e l’equilibrio monetario-finanziario, quando al di fuori del gruppo non sopravviverebbe. Economicità super-aziendale di gruppo: una unità del gruppo non raggiunge l’autosufficienza economica e monetario- finanziaria, ma il gruppo ha convenienza a mantenerla in vita. 5.4 EFFICACIA, EFFICIENZA E RISCHI AZIENDALI Per perseguire gli equilibri aziendali bisogna agire secondo economicità, avere le capacità di raggiungere gli obiettivi e realizzare gli equilibri gestionali che rispettino le condizioni di ottimale utilizzo delle risorse; le condizioni sono: Efficienza: capacità di realizzare il livello più conveniente di produzione attraverso il più basso utilizzo possibile di fattori produttivi, ovvero il rapporto tra output realizzati e input impiegati nella produzione; l’obiettivo è massimizzare questo rapporto (riducendo input o aumentando output). 𝑃𝑅𝑂𝐷𝑈𝑍𝐼𝑂𝑁𝐸 𝑅𝐸𝐴𝐿𝐼𝑍𝑍𝐴𝑇𝐴 𝐸𝐹𝐹𝐼𝐶𝐼𝐸𝑁𝑍𝐴 = 𝐹𝐴𝑇𝑇𝑂𝑅𝐼 𝑃𝑅𝑂𝐷𝑈𝑇𝑇𝐼𝑉𝐼 𝐼𝑀𝑃𝐼𝐸𝐺𝐴𝑇𝐼 Trova spiegazione nella produttività aziendale, ovvero nell’attitudine dei processi produttivi di ssssssssutilizzare le risorse senza sprechi. Efficacia: capacità della gestione di conseguire obiettivi programmati prescindendo dalle risorse impiegate. 𝑅𝐼𝑆𝑈𝐿𝑇𝐴𝑇𝑂 𝑂𝑇𝑇𝐸𝑁𝑈𝑇𝑂 𝐸𝐹𝐹𝐼𝐶𝐴𝐶𝐼𝐴 = 𝑅𝐼𝑆𝑈𝐿𝑇𝐴𝑇𝑂 𝑃𝑅𝑂𝐺𝑅𝐴𝑀𝑀𝐴𝑇𝑂 Le diverse variabili interne d’impresa o esterne d’ambiente non sono facilmente prevedibili dal soggetto economico e ciò porta alla creazione di incertezza, la quale è una condizione insita nel sistema aziendale, poiché rappresenta il variabile esito delle operazioni di gestione sui vari aspetti in relazione al diverso manifestarsi delle variabili ambientali e aziendali. Variabili interne (azienda): attività si sviluppano con il concorso di soggetti il cui comportamento non è prevedibile, ma anche i meccanismi aziendali non sono prevedibili (malfunzionamenti…) Variabili esterne (ambiente): in ambito normativo, sociale e eventi naturali che incidono negativamente sull’azienda. Dalle condizioni di incertezza derivano le situazioni di rischio che possono pregiudicare lo svolgimento duraturo e autonomo dell’azienda. Il rischio è una componente ineliminabile del sistema economico e l’assunzione di esso è indispensabile per ritorni di tipo economico e finanziario; per questo si parla di azienda come sistema di rischi, il quale è distinto in: Rischio economico generale: è la configurazione più astratta e generale e interessa la combinazione produttiva d’impresa; l’aumento dell’entità di tale rischio porta alla riduzione del grado di economicità. Esso sintetizza le situazioni di rischiosità specifica che l’azienda deve affrontare in base alle combinazioni economiche e alle circostanze esterne. Inoltre si identifica con gli andamenti essenziali della vita d’azienda ed è ineliminabile. Rischi particolari di impresa: condizionati da fattori di varia natura che, combinati tra loro determinano una configurazione del sistema dei rischi d’azienda e esercitano azione sulle condizioni di equilibrio; essi sono raggruppati in classi: Fenomeni fisici e biologici. Indole delle persone. Azione dei gruppi sociali e dello Stato. Progresso scientifico e tecnico. Politica dell’azienda. Alcune situazioni di rischio possono essere: Rischio di credito: determinato dal mancato incasso di crediti derivanti dalla vendita di beni o servizi. Rischio di cambio: determinato dalle variazioni negative del cambio di valute per le operazioni in cui sono usate monete differenti da quella dell’azienda. Rischio di fornitura: determinato da ritardi nel ricevimento di forniture o da difetti del materiale ricevuto. Rischio di interesse: al momento di finanziamenti che determinano un impatto economico negativo. Rischio Paese: se il debitore estero non adempie alle operazioni internazionali per cause del Paese in cui opera. Per tutte queste considerazioni diviene fondamentale il ruolo della programmazione, della pianificazione e del controllo dell’azienda, grazie alle quali si riesce a influenzare le determinanti del rischio. Vi sono decisioni che condizionano tutte le altre e i cui effetti si estendono nel medio-lungo periodo, esse sono dette strategiche e sono distinte dalle decisioni tattiche, riguardanti l’impiego delle risorse, e dalle decisioni operative, necessarie per procedere all’attuazione. Inoltre l’azienda può operare attraverso politiche di monitoraggio e gestione del rischio, infatti è possibile trasferire nel tempo o nello spazio le conseguenze economiche del fatto dannoso. Trasferimento nello spazio: predisposizione di contratti di assicurazione al fine di fare assumere a terzi il danno. Trasferimento nel tempo: vengono create le condizioni per fronteggiare i rischi futuri attraverso la formazione di fondi rischi, se si ha la disponibilità economica, anticipando l’effetto negativo. CAPITOLO 6: L’ORGANIZZAZIONE DELLE AZIENDE 6.1 CENNI INTRODUTTIVI L’organizzazione è uno dei tre momenti fondamentali nell’Economia Aziendale, insieme alla gestione e alla rivelazione; la qualità delle scelte prese in campo organizzativo determinano i risultati aziendali e la qualità e la motivazione dei lavoratori. Il fenomeno organizzativo ha prospettive multidisciplinari, infatti molteplici discipline sono interessate ad esso, come la psicologia, la sociologia… Con il termine “organizzazione” si fa riferimento a molteplici concetti, infatti, dato che è determinata dalle persone che ne fanno parte, ciascuno interpreta e partecipa secondo i propri punti di vista; inoltre l’organizzazione è analizzabile attraverso le regole di comportamento, le modalità di svolgimento, i risultati attesi e quelli raggiunti. 6.2 ORGANIZZAZI ONE E AZIENDA L’organizzazione deve essere configurata in modo tale che i compiti vengano svolti secondo efficienza ed efficacia, con i massimi livelli di coordinamento e di integrazione e con flessibilità e capacità di fronteggiare il dinamismo ambientale; infatti gli assetti organizzativi mutano continuamente in base ai comportamenti e agli stimoli che riceve. Essa è funzionale all’azienda ed è determinante per l’economicità; inoltre si può notare come la strategia e la gestione aziendale siano condizionate dall’organizzazione, ma a sua volta come la condizionano. Nell’organizzazione si mettono in atto numerosi processi che permettono di determinare: Il numero e le caratteristic

Use Quizgecko on...
Browser
Browser