Psicologia della Comunicazione PDF
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Tania Cerni
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This document explores the psychology of communication, covering various models and approaches. It examines the mathematical model of Shannon and Weaver, focusing on its limitations when applied to interpersonal communication. The semiotic approach is also discussed, highlighting the importance of signs and symbols in constructing meaning.
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Prof. Tania CERNI PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE La comunicazione è un processo essenziale nelle relazioni umane, un mezzo che permette di scambiare informazioni e creare significati condivisi. Questo processo non si limita solo allo scambio verbale, ma include un insieme di simbo...
Prof. Tania CERNI PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE La comunicazione è un processo essenziale nelle relazioni umane, un mezzo che permette di scambiare informazioni e creare significati condivisi. Questo processo non si limita solo allo scambio verbale, ma include un insieme di simboli e regole che guidano le interazioni tra gli individui. Infatti, come suggerito dal sociologo Zygmunt Bauman, il fallimento delle relazioni interpersonali può spesso essere attribuito a una cattiva comunicazione. Etimologicamente, il termine “comunicare” deriva dal latino “communico”, che significa “mettere in comune”. La comunicazione può avvenire in contesti diAerenti, che siano temporali o spaziali, ed è intrinsecamente sociale e relazionale. Tuttavia, non tutte le azioni o i comportamenti umani possono essere considerati comunicazione. Secondo quanto riportato da Anolli, ogni comunicazione è un comportamento, ma non tutti i comportamenti sono comunicazione. Comunicazione = “Scambio interattivo osservabile fra due o più partecipanti, dotati di intenzionalità reciproca e di un certo livello di consapevolezza, in grado di far condividere un significato sulla base di sistemi simbolici e convenzionali di significazione e di segnalazione secondo la cornice culturale di riferimento” Anolli. Approccio matematico: Modello di Shannon e Weaver Uno dei modelli più importanti per spiegare la comunicazione è quello di Shannon e Weaver (1949), che adotta un approccio matematico per descrivere la comunicazione come un processo lineare di trasmissione di informazioni da una fonte a un destinatario. Secondo questo modello, la comunicazione avviene attraverso una serie di elementi chiave: una fonte invia un messaggio a un destinatario tramite un canale, con la possibilità che il messaggio sia influenzato da interferenze o "rumori" esterni o interni. Questo schema ha permesso di comprendere e migliorare l'eAicienza dei sistemi tecnologici di comunicazione come il telegrafo e la radio. Tuttavia, quando questo modello viene applicato alla comunicazione interpersonale, emergono dei limiti significativi. Il modello di Shannon e Weaver, originariamente pensato per sistemi tecnologici, manca di alcuni elementi fondamentali che caratterizzano le interazioni umane. Uno dei principali limiti è l'assenza del feedback, che è essenziale nelle interazioni faccia a faccia. Nella comunicazione umana, infatti, i destinatari non sono solo passivi riceventi, ma rispondono e influenzano attivamente il processo comunicativo. Il feedback consente a mittenti e destinatari di adattarsi reciprocamente e chiarire il 1. Approccio matematico: significato dei messaggi, qualcosa che il modello lineare non considera. Inoltre, questo approccio non tiene conto di aspetti come il contesto sociale e culturale, l'intenzionalità del Modello di Shannon & Weaver mittente, e i segnali non verbali, che giocano un ruolo cruciale nelle(1949) interazioni umane. Il modello si concentra principalmente sulla trasmissione del messaggio attraverso il canale e non su come il messaggio viene interpretato o su come i partecipanti alla comunicazione co-costruiscono il significato durante Comunicazione come trasmissione di informazioni l'interazione. Rumore interno o esterno CODIFICA DECODIFICA Trasmittente Fonte/ / Ricevente Canale / Destinatario Mittente Trasmettitor e Ricevitore Segnale Messaggio Segnale Messaggio ricevuto FEEDBACK 1 In conclusione, mentre il modello di Shannon e Weaver è stato rivoluzionario per la comprensione della comunicazione tecnologica, presenta dei limiti quando applicato alla comunicazione interpersonale, poiché non include elementi fondamentali come il feedback, il contesto e i segnali non verbali, che sono centrali nel processo di interazione umana. Fonte/ - persona o oggetto che ha un messaggio da inviare ad un destinatario. Mittente Esempio: il parlante che fa una chiamata telefonica Trasmittente / - persona o strumento che converte il Messaggio mes (CODIFICA) in Trasmettitor.. Esempio : Il cellulare Segnale e - infrastruttura che veicola il segnale. Esempio : la rete Canale Ricevente - persona o strumento che riceve il segnale e lo interpreta (DECODIFICA). / Ricevitore Esempio : cellulare del destinatario - persona o oggetto che riceve il messaggio. Esempio: chi riceve la Destinatario chiamata - forza qualsiasi che può interferire con la corretta trasmissione del Rumore segnale. Può essere esterno o interno. Esempio: malfunzionamento Approccio semiotico Un altro approccio fondamentale alla comunicazione è quello semiotico, che si concentra sullo studio dei segni e dei simboli. La semiotica analizza come i significati vengono creati, comunicati e interpretati attraverso vari sistemi di segni, che includono il linguaggio, le immagini, i gesti, i suoni e altri mezzi di comunicazione. La comunicazione, secondo questa prospettiva, è possibile attraverso un processo di significazione, ovvero la capacità di generare significati, basata sulla relazione tra la realtà da comunicare e i codici o sistemi con cui viene espressa. Un concetto chiave nella semiotica è il segno o simbolo, che rappresenta qualcosa d'altro. In questo contesto, il triangolo semiotico di Ogden e Richards (1923) oAre un modello utile per comprendere meglio il processo comunicativo. Questo triangolo descrive la relazione tra un simbolo (o segno), la sua referenza (il concetto a cui il segno fa riferimento) e il referente (l'oggetto reale). Il triangolo semiotico evidenzia che il simbolo ha una relazione diretta solo con la referenza, ossia con il concetto astratto, mentre la relazione con il referente, cioè l'oggetto reale, è mediata dalla referenza. Questo implica che la comunicazione non si basa solo su una semplice corrispondenza tra segni e oggetti, ma dipende anche da come i concetti vengono interpretati e condivisi culturalmente. Quindi, mentre il modello di Shannon e Weaver descrive la comunicazione come un processo lineare di trasmissione dell'informazione, l'approccio semiotico pone l'accento sul significato e su come questo venga costruito e interpretato attraverso i segni. La semiotica va oltre la mera trasmissione del messaggio, esplorando le complessità del rapporto tra segni, concetti e oggetti reali, e come queste relazioni siano influenzate dal contesto sociale e culturale. 2 Il triangolo semiotico Ogden e Richards (1923) Rappresentazione mentale (o concetto, idea) corrispondente al simbolo il simbolo ha un rapporto diretto REFERENZA solo con la referenza, non con il referente « cuore » sta per SIMBOLO o SEGNO REFERENTE Sistemi segnici usati Elemento reale (o egli scambi oggetto) a cui si comunicativi. riferisce il simbolo Esempio: la parola Intenzionalità L'intenzionalità, come descritta da Grice (1975), è un concetto centrale nella comunicazione. Secondo Grice, la comunicazione implica che l'emittente manifesti deliberatamente l'intenzione di trasmettere un messaggio al ricevente, e che il significato venga costruito all'interno della relazione interpersonale. L'intenzionalità è definita come la proprietà di un'azione compiuta in modo deliberato, volontario e con uno scopo preciso. In questo contesto, la comunicazione è vista come un atto volontario in cui l'emittente crea un messaggio con l'obiettivo di farlo interpretare correttamente dal destinatario. Lo scambio comunicativo avviene quando il messaggio è prodotto intenzionalmente dall'emittente e viene riconosciuto e interpretato dal destinatario. È questo riconoscimento che distingue la comunicazione come un processo intenzionale e consapevole. Il destinatario, quindi, non si limita a ricevere il messaggio, ma ne comprende anche l'intenzione. Grice distingue la comunicazione dall'informazione: La comunicazione si riferisce allo scambio volontario e consapevole di un messaggio, in cui l'emittente intende trasmettere un'informazione che il destinatario deve interpretare. L'informazione, invece, può essere trasmessa involontariamente, senza che vi sia un'intenzione consapevole da parte dell'emittente. Ad esempio, i segni involontari come il rossore del viso o un'espressione facciale non controllata possono trasmettere informazioni, ma non sono atti comunicativi intenzionali. Livelli di intenzionalità: L'intenzionalità informativa e l'intenzionalità comunicativa sono due sfumature distinte dell'intenzionalità nella comunicazione, entrambe basate sull'idea che l'emittente abbia un obiettivo specifico nel trasmettere un messaggio. Intenzionalità informativa à riguarda la volontà di trasmettere un certo contenuto al destinatario. Qui, l'emittente (A) ha l'obiettivo di comunicare un'informazione che il destinatario (B) non conosce. Questo tipo di intenzionalità si concentra principalmente sul contenuto del messaggio e sulla sua trasmissione, con lo scopo di colmare una lacuna nella conoscenza del destinatario. L'emittente vuole che il destinatario acquisisca una nuova informazione o un nuovo dato di cui prima non era a conoscenza. 3 *Esempio: Se A dice a B che "domani ci sarà un incontro importante", A sta informando B di un evento di cui B non era a conoscenza, con l'intento di fargli acquisire questa informazione. Intenzionalità comunicativa à va oltre la semplice trasmissione di informazioni e si concentra sulla volontà di coinvolgere attivamente il destinatario nel processo comunicativo. In questo caso, A desidera che B non solo riceva l'informazione, ma anche che prenda coscienza di qualcosa di cui prima non era consapevole. Qui, l'obiettivo è creare una connessione interpersonale e condividere un significato, non solo trasmettere un contenuto. *Esempio: Se A dice a B “ti sei mai accorto di quanto sia importante questo incontro per il nostro futuro?”, A non si limita a trasmettere una semplice informazione, ma cerca di rendere B consapevole di un aspetto più profondo legato a quell'incontro, coinvolgendo B nel processo riflessivo. DiAerenza chiave: - Intenzionalità informativa: L'accento è sulla trasmissione di un contenuto che il destinatario non conosce. - Intenzionalità comunicativa: L'accento è sul coinvolgimento del destinatario e sulla creazione di consapevolezza condivisa riguardo a un certo contenuto. A seconda del contesto, lo stesso messaggio può avere significati diversi. Chi comunica utilizza le informazioni del contesto per ridurre le ambiguità e interpretare correttamente il messaggio. Questo avviene attraverso processi inferenziali, ossia la capacità di dedurre informazioni che non sono esplicitamente indicate nel messaggio. Questi processi consistono nel collegare le informazioni tra loro e integrarle con ciò che già si conosce o che si può dedurre dal contesto, facilitando così una comprensione più precisa e completa del messaggio. Gli indizi contestuali aiutano a interpretare un messaggio tenendo conto di elementi che si riferiscono direttamente alla situazione del discorso. - Deissi: Riferimenti che collegano il messaggio al contesto spaziale ("qui", "là"), temporale ("ora", "domani") o di persona ("tu", "io"). - Presupposizione: Informazioni implicite che vengono date per scontate dagli interlocutori e non vengono esplicitamente menzionate nel discorso, ma sono fondamentali per comprenderlo. - Implicatura conversazionale (Grice, 1975): La distinzione tra ciò che viene detto letteralmente e ciò che viene inteso. Gli interlocutori cooperano per integrare il significato esplicito con la loro conoscenza pregressa. Queste implicature sono negoziate e dipendono dal contesto, arricchendo il significato del messaggio. Pragmatica della Comunicazione Il terzo approccio fondamentale è quello pragmatico, che considera la comunicazione come un'azione linguistica. Secondo Austin (1962), “dire qualcosa equivale a fare qualcosa”. Ogni atto comunicativo può essere analizzato attraverso tre livelli distinti, che possono essere modulati con più o meno forza sul piano pragmatico: 1. Atti locutori: Riguardano ciò che viene eAettivamente detto o espresso verbalmente. In questo livello si fa riferimento alle parole pronunciate dal parlante. Questi atti possono essere rinforzati attraverso il tono di voce, influenzando la percezione del messaggio. 2. Atti illocutori: Coinvolgono le intenzioni dietro ciò che viene detto. Questo livello riguarda le intenzioni comunicative del parlante, ossia ciò che si fa nel dire. Ad esempio, la scelta delle parole può modulare la forza dell'intenzione: dire "mi dispiace" è meno forte di "sono desolato", oppure "devi farlo" è più diretto di "potresti farlo". Le parole scelte riflettono l’intenzione e il grado di impegno del parlante. 3. Atti perlocutori: Si riferiscono agli eAetti che le parole hanno sul destinatario. Qui si analizzano i risultati ottenuti sull'interlocutore, che possono variare in base al contesto, alle credenze, allo stato emotivo e alle motivazioni di entrambe le parti. In questo livello, si valuta come le parole influenzano le emozioni, i pensieri o le azioni del destinatario. *EAetti del parlante sull’interlocutore. 4 Atti locutori Atti illocutori Atti perlocutori Atti DI dire qualcosa Atti NEL dire qualcosa Atti CON il dire qualcosa = Ciò che un parlante dice, = Intenzioni comunicative = Gli effetti che la azioni che si compiono per del parlante comunicazione produce il solo fatto di parlare. sull’interlocutore Esempi «Ti chiedo perdono» Ammettere la propria colpa e voler Ottenere il perdono dell’altro fare pace «Ti dichiaro colpevole» Disapprovare l’altro Ottenere che l’altro si scusi o ripari al suo torto «Corri, ché c’è un incendio» Incitare ad evitare il pericolo Fare in modo che l’altro si metta in salvo In sintesi, ogni atto linguistico coinvolge questi tre livelli, e ognuno può essere modulato in intensità a seconda del tono di voce, della scelta delle parole, e del contesto, influenzando la comunicazione e i suoi eAetti sull'interlocutore. Le massime conversazionali di Grice (1975) sono parte del principio di cooperazione, che stabilisce che i partecipanti a una conversazione devono cooperare per garantire uno scambio comunicativo eAicace. Questo principio implica che ciascuno contribuisca alla conversazione in modo appropriato, rispettando le seguenti quattro regole o massime: 1. Massima della quantità: Fornisci le informazioni necessarie per comprendere il messaggio. Evita di dare troppe o troppo poche informazioni rispetto a quanto richiesto dagli scopi della conversazione. 2. Massima della qualità: Il contenuto del messaggio deve essere veritiero e basato su prove adeguate. Non dire ciò che credi essere falso e non aAermare ciò per cui non hai prove suAicienti. 3. Massima della relazione (o della pertinenza): Le informazioni fornite devono essere pertinenti rispetto al contesto e all’argomento della conversazione in corso. 4. Massima di modo (o della maniera): La comunicazione deve essere chiara e non ambigua. Usa un linguaggio semplice, evita espressioni oscure o ambigue, sii breve e ordinato nell’esposizione. Queste massime aiutano a garantire che la comunicazione sia chiara, pertinente e informativa, facilitando l'interazione tra i partecipanti. La pragmatica della comunicazione umana La pragmatica della comunicazione umana, sviluppata da Watzlawick et al. (1971), esplora il ruolo del linguaggio nel comportamento e nelle relazioni interpersonali. Questa teoria mette in evidenza come la comunicazione non solo influenzi le relazioni tra le persone, ma contribuisca anche alla costruzione della loro realtà soggettiva. La teoria si basa su 5 assiomi, che rappresentano le proprietà fondamentali della comunicazione e le regole per garantirne l'eAicacia: 1. Non si può non comunicare: Ogni comportamento, che sia volontario o involontario, è comunicazione. Anche il silenzio o l'inattività trasmettono un messaggio, e ciò avviene ogni volta che una persona è in presenza di altre. 2. Ogni comunicazione ha un contenuto e una relazione: Ogni messaggio trasmette sia un'informazione (contenuto) che un'indicazione sul rapporto tra i partecipanti alla conversazione (relazione). La relazione tra le persone influisce su come il contenuto viene interpretato. 3. La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione: Il modo in cui le persone interpretano la comunicazione dipende dal loro punto di vista e dalla loro esperienza, che costituiscono la "punteggiatura" delle sequenze comunicative. Diverse punteggiature possono portare a interpretazioni diAerenti della stessa situazione comunicativa. 5 4. Gli esseri umani comunicano con modulo digitale e modulo analogico - Modulo digitale: La comunicazione verbale, che usa le parole, è precisa e dettagliata, ed è il mezzo principale per trasmettere il contenuto. - Modulo analogico: La comunicazione non verbale, attraverso gesti, espressioni facciali e movimenti del corpo, veicola emozioni e relazioni in modo immediato, esprimendo aspetti relazionali che le parole non possono sempre trasmettere. 5. Gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari Le interazioni possono essere: - Simmetriche, quando c'è uguaglianza tra i comunicanti. - Complementari, quando c'è una diAerenza di status o ruolo, con uno dei comunicanti in una posizione dominante e l'altro in una subordinata. *In sintesi, la pragmatica della comunicazione mette in luce che ogni atto comunicativo, verbale o non verbale, influenza le relazioni tra le persone e contribuisce alla costruzione della loro realtà condivisa. Competenza Comunicativa La competenza comunicativa si riferisce non solo alla padronanza delle regole grammaticali e alla costruzione di frasi corrette dal punto di vista sintattico, ma anche alla capacità di produrre enunciati adeguati al contesto in cui avviene la comunicazione. Secondo Dell Hymes (1971), questa competenza implica il saper adattare la propria comunicazione alla specifica situazione sociale. Secondo Parks, la competenza comunicativa indica la capacità degli individui di raggiungere e percepire il raggiungimento dei propri obiettivi in una determinata situazione sociale. Per comunicare eAicacemente, è necessaria una certa dose di competenza comunicativa, che si suddivide in tre tipi principali: 1. Competenza sintattica: riguarda la capacità di usare le regole grammaticali per formare e comprendere frasi corrette. Questa competenza fornisce informazioni morfologiche, consentendo di identificare le relazioni tra le parole all'interno di una frase. Una frase grammaticalmente corretta permette di sostituire qualsiasi parola con un'altra della stessa categoria sintattica senza compromettere la correttezza della frase. Comprendere queste relazioni è essenziale per una comunicazione eAicace. 2. Competenza semantica: consiste nel saper associare correttamente le parole agli oggetti o concetti che esse rappresentano. La referenza, ovvero il significato che si attribuisce a una parola, è fondamentale per una comunicazione eAicace, poiché gli interlocutori devono assegnare lo stesso significato alle parole usate. Il contesto spesso gioca un ruolo chiave nell'attribuire il giusto significato alle parole. 3. Competenza pragmatica: implica la capacità di considerare il contesto in cui avviene la comunicazione, sia a livello linguistico che sociale (ad esempio, l'uso della cortesia). Sebbene sia possibile sviluppare la competenza sintattica e semantica, per comunicare eAicacemente è indispensabile possedere una buona competenza pragmatica. È possibile che esista una funzione sintattica senza una funzione semantica, ma per una comunicazione eAicace è necessario integrare tutte e tre le competenze. 6 LA COMUNICAZIONE VERBALE La trasmissione eAiciente delle informazioni è fondamentale all'interno di una comunità ed è uno dei grandi successi evolutivi della specie umana. La comunicazione verbale è quella forma di comunicazione che si avvale del linguaggio, sia scritto che parlato, utilizzando le parole per riferirsi a oggetti, eventi, sentimenti e situazioni. Alla base della comunicazione verbale si trova il linguaggio, che rappresenta il sistema elettivo per la trasmissione di messaggi nella comunicazione umana. Tuttavia, le parole e i concetti espressi non sono isolati, ma collegati tra loro attraverso diverse relazioni che costituiscono la sintassi di una lingua. Il linguaggio non è solo uno strumento di espressione, ma svolge anche una fondamentale funzione cognitiva, consentendo agli individui di acquisire, elaborare e utilizzare una o più lingue. Questo sistema permette di trasformare pensieri e conoscenze in parole, che a loro volta sono collegate attraverso le regole sintattiche. La capacità di utilizzare il linguaggio per riferirsi a oggetti, eventi, sentimenti e situazioni è ciò che rende la comunicazione verbale essenziale per la trasmissione delle informazioni e per il progresso della società umana. - Linguaggio: sistema elettivo di trasmissione di messaggi nella comunicazione umana. ervello Linguaggio e cervello Le funzioni del linguaggio sono distribuite in diverse aree del cervello, ciascuna delle quali svolge un ruolo specifico nel processo comunicativo: - L'area di Broca è responsabile della produzione e dell'articolazione delle parole. Questa regione è fondamentale per la coordinazione dei movimenti necessari alla parola parlata. - L'area di Wernicke è cruciale per la comprensione del linguaggio. Qui avviene l'elaborazione del gio sono distribuite in diverse aree del significato delle parole, permettendo una comunicazione comprensibile. - La corteccia visiva svolge un ruolo essenziale nell'elaborazione di lettere e parole scritte, consentendo la lettura e la decodifica dei simboli visivi. - La corteccia motoria è coinvolta nell'articolazione delle parole, controllando i movimenti dei muscoli necessari alla fonazione e alla produzione del linguaggio parlato. nella Area di Wernicke Corteccia visiva one ale per ggio n ruolo Corteccia motoria Area di Broca e di nvolta 4 7 Lesioni in specifiche aree del cervello possono causare deficit del linguaggio, noti come afasie, che compromettono diverse funzioni linguistiche a seconda della zona colpita: - Afasia di Broca: è causata da lesioni all'area di Broca, situata nel lobo frontale sinistro. Le persone aAette da questa afasia hanno diAicoltà a produrre il linguaggio, con discorsi lenti, frammentati e spesso privi di fluidità. Tuttavia, la comprensione del linguaggio rimane generalmente intatta. Le frasi prodotte sono spesso sintatticamente semplificate e possono mancare parole chiave, rendendo la comunicazione diAicile. - Afasia di Wernicke: è dovuta a danni all'area di Wernicke, situata nel lobo temporale sinistro. Questa forma di afasia provoca gravi diAicoltà nella comprensione del linguaggio. Le persone colpite possono produrre frasi fluenti ma prive di senso, con parole inappropriate o neologismi. Anche se l'articolazione del linguaggio è conservata, la mancanza di comprensione rende il discorso incoerente. In generale, le afasie rappresentano un disturbo grave della capacità di comunicare, influenzando diversi aspetti del linguaggio, a seconda dell'area cerebrale coinvolta. Approccio psicolinguistico Approccio psicolinguistico L'approccio psicolinguistico si concentra sullo studio dei meccanismi di produzione e comprensione del linguaggio umano, esaminando come il cervello elabora e utilizza il linguaggio per comunicare. Questo approccio considera il linguaggio come un sistema di simboli che possono essere combinati secondo regole specifiche, permettendo di generare un numero infinito di messaggi. - Lingua: sistema di simboli combinabili secondo precise regole così da poter generare un numero Studia infinito idimeccanismi possibili messaggi.di produzione e comprensione del linguaggio Il linguaggio viene suddiviso in quattro principali componenti: 1. Semantica: si riferisce al significato delle parole e delle frasi, ossia come attribuiamo senso ai - Lingua: sistema di simboli combinabili secondo precise regole messaggi linguistici. 2. Fonologia: riguarda i suoni associati a lettere, parole e frasi, e studia come questi suoni si così da poter combinano generare per formare unparlato. il linguaggio numero infinito di possibili messaggi 3. Sintassi: si occupa delle regole che governano la combinazione delle parole per creare frasi corrette e grammaticalmente strutturate. 4. Pragmatica: esplora le relazioni tra il linguaggio e il contesto in cui viene usato, e come il linguaggio serve a raggiungere specifici obiettivi comunicativi in situazioni reali. Fonologia Studio del sistema di suoni che costituiscono un linguaggio Semantica Studio del significato delle parole Sintassi Studio delle regole per combinare parole in frasi Pragmatica Studio delle relazioni tra linguaggio e contesto/scopo La distinzione tra comportamento e linguaggio è un argomento studiato dalla neuropsicologia, che indaga come il cervello e la mente influenzano queste due dimensioni. Attraverso lo studio di queste componenti, 6 la neuropsicologia cerca di chiarire come il cervello elabora il linguaggio e come la mente lo usa per influenzare il comportamento. 8 Lingua come struttura piramidale TESTI e DISCORSI FRASI SINTAGMI PAROLE MORFEMI FONEMI e GRAFEMI 7 Fonemi Tutte le lingue possiedono un sistema fonologico. I fonemi sono le unità minime di suono che costituiscono le parole in una lingua parlata. Essi non corrispondono necessariamente alle lettere dell'alfabeto, e la relazione tra fonemi e grafemi varia da lingua a lingua. Ad esempio, in lingue come l'italiano e lo spagnolo, vi La corrispondenza tra fonemi e grafemi (unità grafica minima di è una corrispondenza più trasparente tra i suoni (fonemi) e i simboli scritti (grafemi), mentre in lingue come una lingua) varia da lingua a lingua l'inglese e il francese, tale corrispondenza è più opaca. - Lingue Trasparenti: buona corrispondenza tra grafemi e fonemi (e.g., italiano, tedesco) - Lingue Opache: bassa corrispondenza tra grafemi e fonemi (e.g., inglese, francese) Un fonema è considerato diverso da un altro se, sostituendolo, cambia il significato di una parola. Ad Esempioininglese: esempio, italiano, i suoni /s/ e /t/ formano parole diverse come "sale" e "tale". stesso fonema rappresentato da grafemi diversi Inoltre, esistono varianti di uno stesso fonema, chiamate allofoni, che non cambiano il significato della Green (verde) , field (campo) , people (gente) parola. Ad esempio, nella parola "tendo", il suono /n/ può essere pronunciato come una variante dentale o velare a seconda stesso grafemadel contesto. assume valori fonetici diversi enough (/f/, abbastanza), ghost (/g/, spirito) I bambini, appena nati, hanno la capacità di apprendere qualsiasi lingua, rispondendo a tutte le possibili 9 distinzioni tra i suoni. Tuttavia, con l'esposizione alla lingua madre, cominciano a scartare i suoni che non sono presenti nel loro ambiente linguistico. Questo processo è legato al fenomeno dell'abituazione, ovvero una progressiva diminuzione della risposta a uno stimolo man mano che diventa familiare. Morfemi I morfemi sono le unità linguistiche più piccole dotate di significato. La combinazione di fonemi forma i morfemi, che a loro volta costituiscono le parole in una lingua. Esistono: - morfemi liberi, che possono costituire una parola da soli (ad esempio, parole come "sì", "radio", "spesso") - morfemi legati, che devono essere uniti ad altri morfemi per formare una parola completa. Un esempio di morfema legato è gatt-, che può essere combinato con altri morfemi come -o, -a, - ino, o -accio per formare parole diverse, ma tutte legate al significato di "gatto". Non tutte le combinazioni di suoni formano morfemi validi; ad esempio, combinazioni come Darta (regolari) o Datza (irregolari) possono essere accettabili, mentre combinazioni come Drtzc sono considerate illegali perché non seguono le regole fonologiche di una lingua. 9 Sintagmi I sintagmi rappresentano l'unità minima della catena sintattica, ovvero la struttura con cui le parole vengono disposte all'interno di una frase. Ogni sintagma è costituito da una testa (la parte fondamentale) e dai modificatori (gli altri elementi che arricchiscono o specificano il significato della testa). In base alla natura della testa, i sintagmi si distinguono in diverse categorie: - Sintagmi nominali: hanno come testa un nome. Esempio: "il gatto". - Sintagmi verbali: hanno come testa un verbo. Esempio: "gioca volentieri". - Sintagmi preposizionali: sono costituiti da una preposizione seguita da un complemento. Esempio: "con la lana". Questi sintagmi permettono di costruire frasi complesse, combinando le parole in modo che la frase risulti grammaticalmente corretta e coerente. Frasi La combinazione di parole e sintagmi avviene seguendo precise regole sintattiche. Queste regole sintattiche consentono di unire i simboli del linguaggio, come le parole, per creare strutture più complesse come frasi e discorsi. Le regole definiscono il modo in cui i sintagmi devono essere organizzati per produrre significati chiari e coerenti, permettendo una comunicazione eAicace e articolata. Grazie a queste regole, possiamo trasformare un numero finito di parole e sintagmi in un numero infinito di frasi e testi, ciascuno dotato di un significato diverso e complesso. Le regole sintattiche, dunque, giocano un ruolo fondamentale nel dare ordine e coerenza al linguaggio. Sintassi Secondo Noam Chomsky, uno degli aspetti fondamentali della sua teoria della linguistica è l'idea che la sintassi sia una componente cruciale che permette di proiettare un insieme finito di parole e regole grammaticali in un numero infinito di frasi, conferendo al linguaggio una potenza espressiva unica. Questo concetto è alla base di ciò che viene definito la grammatica generativa, secondo la quale l'essere umano è dotato di una capacità innata di generare e comprendere un numero illimitato di frasi, anche nuove, partendo da un insieme limitato di elementi linguistici. Inoltre, Chomsky aAerma che, nonostante le lingue del mondo possano sembrare molto diverse tra loro in superficie, queste diAerenze sono in realtà di tipo superficiale e non toccano la struttura profonda. Le lingue condividono una serie di caratteristiche comuni, chiamate universali linguistici, che riflettono una struttura mentale innata, comune a tutti gli esseri umani, definita anche come grammatica universale. Secondo questa teoria, tutte le lingue seguono delle regole di base simili, che rispecchiano il modo in cui il cervello umano processa il linguaggio. Questi universali linguistici rappresentano le strutture e i principi fondamentali che governano il linguaggio, dimostrando che, al di là delle diAerenze culturali e lessicali, esiste una base comune condivisa da tutte le lingue. Universali linguistici Gli universali linguistici sono caratteristiche comuni a tutte le lingue, indipendentemente dalla loro struttura o origine. Alcuni dei principali universali linguistici: 1. Numero finito di fonemi: Ogni lingua possiede un insieme limitato di fonemi, ovvero i suoni distintivi che costituiscono le parole. 2. Numero finito di parole: Anche se il numero di parole (lessico) è finito, queste possono essere formate dalla combinazione di un numero finito di fonemi. 3. Relazione arbitraria tra parola e significato: Non esiste una relazione naturale tra una parola e il suo significato; il legame tra di essi è stabilito in modo convenzionale all'interno di una lingua. 4. Produttività linguistica (infinita): Nonostante il numero finito di parole e fonemi, le regole grammaticali di una lingua consentono la produzione di un numero infinito di frasi. Ciò significa che, in qualsiasi lingua, possiamo esprimere un'infinità di pensieri, idee e concetti attraverso la combinazione di parole e sintagmi. 10 Lo sviluppo del linguaggio Lo sviluppo del linguaggio e l'acquisizione della lingua madre sono processi fondamentali che dimostrano quanto l'essere umano sia predisposto ad apprendere il linguaggio in modo naturale e spontaneo. Fin dai primi mesi di vita, i bambini si dimostrano estremamente abili nel comprendere e imparare a parlare, nonostante il linguaggio sia una competenza complessa che coinvolge molteplici processi cognitivi. Il linguaggio è considerato una delle abilità cognitive più complesse che l'essere umano possiede, poiché include processi come la comprensione, la produzione, l'elaborazione e la sintesi delle informazioni. Nonostante questa complessità, i bambini acquisiscono la capacità linguistica senza bisogno di un'istruzione formale o esplicita, grazie alla loro predisposizione innata. I bambini iniziano ad acquisire il linguaggio già nei primissimi mesi di vita. All'inizio comunicano con pianti e balbettamenti, per poi passare rapidamente alla produzione di parole e frasi. Questo sviluppo linguistico avviene attraverso l'esposizione all'ambiente circostante: i bambini ascoltano e imitano i suoni che sentono dagli adulti. Entro i due o tre anni, sono spesso già in grado di formulare frasi complete, seppur con una sintassi semplificata. Nessuna istruzione formale à Una delle caratteristiche più interessanti dell'acquisizione del linguaggio è che non richiede un'istruzione formale. A diAerenza di altre abilità cognitive, come la scrittura o la matematica, il linguaggio si apprende semplicemente grazie all'interazione sociale. I bambini acquisiscono le regole del linguaggio osservando e ascoltando gli altri, senza che qualcuno debba spiegare loro le regole grammaticali in modo esplicito. Acquisizione dei suoni linguistici All'inizio della loro vita, i bambini sono predisposti a distinguere tutti i suoni possibili di qualsiasi lingua. È un’abilità innata che permette loro di rispondere a una vasta gamma di distinzioni fonetiche, indipendentemente dalla lingua a cui sono esposti. Tuttavia, intorno al primo anno di vita, si specializzano nel distinguere i suoni della lingua madre. Questa "specializzazione" è il risultato dell'esposizione continua a una determinata lingua, che porta i bambini a riconoscere e riprodurre i suoni specifici di quel contesto linguistico. Acquisizione delle regole grammaticali Una delle osservazioni più sorprendenti è la velocità con cui i bambini acquisiscono la padronanza del linguaggio, nonostante la sua complessità. I bambini in età prescolare non imparano esplicitamente le regole grammaticali, e gli adulti non li correggono quando commettono errori di grammatica. In genere, i genitori o gli adulti si concentrano a correggere errori semantici o concettuali, lasciando che i bambini apprendano le regole grammaticali in modo spontaneo e graduale, attraverso l'uso del linguaggio stesso. La teoria innatista di Noam Chomsky Secondo Chomsky, i bambini sono predisposti a imparare il linguaggio grazie a un meccanismo innato chiamato Language Acquisition Device (LAD). Questo dispositivo di acquisizione del linguaggio fornisce le basi biologiche per l'apprendimento della grammatica, rendendo possibile per i bambini imparare qualsiasi lingua a cui siano esposti. La teoria di Chomsky si basa sull'idea della grammatica universale, un insieme di regole grammaticali fondamentali che sono comuni a tutte le lingue umane. Questa predisposizione innata permette ai bambini di acquisire inconsciamente le strutture grammaticali della loro lingua madre senza bisogno di un addestramento esplicito o formale. Anche con un'esposizione limitata, i bambini riescono ad apprendere le regole del linguaggio, confermando l'idea di Chomsky che esista un meccanismo biologico universale alla base dell'acquisizione del linguaggio. *In sintesi, lo sviluppo del linguaggio e l'acquisizione della lingua madre dimostrano la complessa interazione tra predisposizione innata e apprendimento ambientale, e la teoria innatista di Chomsky oAre una spiegazione solida per come i bambini riescano ad acquisire questa competenza straordinaria in modo così naturale e rapido. 11 Teorie integrazioniste Le teorie integrazioniste sull'acquisizione del linguaggio pongono l'accento sull'interazione tra le predisposizioni innate dell'individuo e l'ambiente in cui cresce. Secondo queste teorie, l'acquisizione del linguaggio non può essere spiegata unicamente attraverso il solo innatismo o attraverso il solo apprendimento dall'ambiente, ma piuttosto come una combinazione di entrambi i fattori. Interazione tra innatismo ed esperienza à Da una parte, c'è l'idea innatista, sostenuta da Chomsky, secondo la quale i bambini nascono con una predisposizione biologica all'apprendimento del linguaggio, il famoso Language Acquisition Device (LAD). Questa teoria suggerisce che esistano delle basi innate comuni a tutti gli esseri umani, come la grammatica universale, che permettono ai bambini di apprendere qualsiasi lingua in modo relativamente rapido. Dall'altra parte, le teorie integrazioniste sottolineano che l'esposizione all'ambiente linguistico circostante è altrettanto cruciale. Il contesto sociale e le interazioni con le persone che parlano la lingua madre giocano un ruolo determinante nel guidare l'acquisizione del linguaggio. I bambini apprendono osservando e ascoltando il linguaggio parlato dagli adulti, e attraverso il processo di imitazione e partecipazione alle conversazioni. In questa prospettiva, l'apprendimento del linguaggio è visto come un processo dinamico in cui le predisposizioni biologiche si attivano e si sviluppano attraverso l'interazione con l'ambiente linguistico. Quindi, secondo le teorie integrazioniste, l'acquisizione del linguaggio avviene grazie a una stretta collaborazione tra innatismo ed esperienza: l'individuo è predisposto biologicamente all'apprendimento del linguaggio, ma è l'ambiente che fornisce gli stimoli necessari per sviluppare queste capacità. Grammatica Generativo-Trasformazionale La grammatica generativo-trasformazionale è una teoria linguistica proposta da Noam Chomsky negli anni '50, che ha rivoluzionato lo studio del linguaggio umano. Essa mira a spiegare come i parlanti di una lingua siano in grado di generare un numero infinito di frasi corrette e comprendere frasi mai sentite prima, a partire da un insieme finito di regole. La teoria introduce il concetto di struttura profonda e struttura superficiale, dove la struttura profonda rappresenta il significato concettuale di una frase e la struttura superficiale è la sua espressione sintattica. Attraverso un insieme di regole sintattiche, chiamate regole di riscrittura e regole trasformazionali, è possibile derivare strutture complesse a partire da elementi più semplici. La grammatica generativo- trasformazionale si focalizza quindi non solo sulla costruzione delle frasi, ma anche sulle trasformazioni che permettono di modificare le strutture sintattiche mantenendo lo stesso significato, come il passaggio da frasi attive a passive o da aAermative a interrogative. Questa teoria ha avuto un grande impatto non solo sulla linguistica, ma anche su altri campi come la psicologia cognitiva e l'intelligenza artificiale. 1. Regole di Riscrittura Le regole di riscrittura servono per scomporre una frase in componenti più semplici fino a raggiungere elementi che non possono essere ulteriormente scomposti. Queste regole sono fondamentali per capire la struttura delle frasi nelle diverse lingue. - Sintagma Nominale (SN): comprende l’articolo e il nome (es. "il bambino"). - Sintagma Verbale (SV): comprende il verbo e un sintagma nominale (es. "mangia la mela"). - Frase (F): è composta da un Sintagma Nominale e un Sintagma Verbale (es. "Il bambino mangia la mela"). Esempio di riscrittura: - F → SN + SV - SN → Art + N - SV → V + SN Esempio finale: "Il bambino mangia la mela". 12 2. Regole Trasformazionali Le regole trasformazionali agiscono sulla struttura superficiale di una frase e la trasformano in un'altra frase con lo stesso significato, ma con una forma sintattica diversa. Queste trasformazioni permettono di modificare la disposizione degli elementi senza cambiare il contenuto semantico della frase. Caratteristiche delle regole trasformazionali: Agiscono sulla struttura superficiale e producono una frase diversa dalla frase originale. Trasformano frasi in altre frasi con lo stesso significato, ma con una forma sintattica diversa (es. attivo → passivo, aAermativo → interrogativo). Esempio di trasformazione: o Frase attiva: "Il bambino mangia la mela". o Frase passiva: "La mela è mangiata dal bambino". Le regole trasformazionali possono cambiare la forma di una frase in: - Frase passiva Grammatica generativo- - Frase interrogativa trasformazionale - Frase negativa Secondo Chomsky, la Regole di Riscrittura X Y riscrivi X come Y frase attiva è la più semplice da comprendere, e ogni F → SN + SV riscrivi Frase come Sintagma Nominale + Sintagma Verbale trasformazione aggiuntiva SN → Art + N riscrivi Sintagma Nominale come Articolo + Nome richiede un maggiore SV → V + SN riscrivi Sintagma Verbale come Verbo + Sintagma Nominale lavoro cognitivo e tempi di comprensione più lunghi. F SN SV N → bambino, mela V → mangia Art N V SN Art → il, la Art N il bambino mangia la mela 3 La grammatica generativo-trasformazionale, sviluppata da Chomsky, rappresenta una delle teorie più influenti nella linguistica moderna. Secondo questa teoria, le frasi possono essere analizzate a due livelli: la struttura profonda e la struttura superficiale. - La struttura profonda à rappresenta il significato concettuale della frase; - La struttura superficiale à rappresenta la forma sintattica della frase ossia come la frase appare nella sua costruzione. Secondo Chomsky, una frase può subire delle trasformazioni che ne modificano la struttura superficiale (es. da attiva a passiva), ma il significato profondo rimane lo stesso. Le regole trasformazionali consentono di riformulare una frase senza alterarne il significato. Ad esempio, frasi come “Sara ha scritto una poesia” e “Una poesia è stata scritta da Sara” hanno lo stesso significato profondo ma una diversa struttura superficiale. Questo dimostra come le regole trasformazionali agiscano per trasformare una frase attiva in una passiva, o un'aAermazione in una negazione, senza alterare il significato di fondo. 13 Tuttavia, frasi con la stessa struttura superficiale possono avere significati profondi diAerenti, come nell'esempio "La vecchia porta la sbarra". In questo caso, "vecchia" può essere interpretato sia come aggettivo (la vecchia porta) sia come sostantivo (la vecchia), il che porta a una diversa interpretazione semantica della frase, pur mantenendo la stessa costruzione sintattica. Chomsky ha anche evidenziato che le frasi dichiarative attive sono le più semplici da comprendere, mentre ogni trasformazione, come il passaggio a una frase passiva, comporta un maggiore lavoro cognitivo e, di conseguenza, un tempo di elaborazione più lungo. Più una frase viene trasformata, più tempo sarà necessario per la sua comprensione. Questo perché, come dimostrato dalla linguistica sperimentale, i processi cognitivi non osservabili possono essere misurati tramite comportamenti osservabili, come il tempo di reazione: il tempo che intercorre tra uno stimolo e la risposta. Le prime ricerche in questo ambito hanno confermato che le frasi attive sono più semplici da elaborare rispetto a quelle passive e che le frasi negative e passive-negative richiedono ancora più tempo per essere comprese. Esperimento di Slobin (1966) Slobin, con il suo esperimento del 1966, ha messo in luce il ruolo cruciale del significato nella comprensione di frasi che condividono la stessa struttura profonda, ma che presentano una diversa struttura superficiale. Durante l'esperimento, ai partecipanti venivano mostrate frasi attive e passive, come ad esempio: - Frase attiva: “Il cane insegue il gatto”. - Frase passiva: “Il gatto è inseguito dal cane”. Il compito dei partecipanti era quello di giudicare se un disegno corrispondeva al significato della frase associata, rispondendo “vero” o “falso” nel minor tempo possibile. Questo metodo di verifica permetteva di misurare i tempi di reazione dei partecipanti, evidenziando come il significato semantico di una frase influenzi la sua comprensione. L'esperimento dimostrò che, sebbene le frasi avessero significati equivalenti (cioè la stessa struttura profonda), la trasformazione da attiva a passiva (struttura superficiale diversa) influiva sulla velocità di risposta. In particolare, le frasi passive richiedevano più tempo per essere elaborate rispetto a quelle attive, confermando che il carico cognitivo aumenta con la complessità sintattica e con le trasformazioni grammaticali. Inoltre, l'esperimento evidenziò che quando le frasi coinvolgevano un essere animato, i tempi di comprensione delle frasi passive si allungavano ulteriormente. Al contrario, nel caso in cui un essere inanimato interagisse con uno animato, i tempi di risposta tra frasi attive e passive risultavano simili. Questo confermò che il carico cognitivo non dipende solo dalla sintassi, ma anche dalle informazioni semantiche, ovvero il significato delle parole, che forniscono indizi fondamentali per l’elaborazione del linguaggio. *In sintesi, la complessità della comprensione non dipende soltanto dalle trasformazioni sintattiche (ad esempio, da attiva a passiva), ma anche dal significato veicolato dalle parole. Più il significato è complesso o ambiguo, maggiore sarà lo sforzo cognitivo necessario per elaborarlo correttamente. La teoria della grammatica generativo-trasformazionale di Chomsky evidenzia come la nostra capacità di comprendere e produrre frasi sia legata a regole profonde e trasformazioni che coinvolgono sia la sintassi che la semantica. Frasi con strutture superficiali diverse possono condividere la stessa struttura profonda, ma la complessità della loro elaborazione dipende dal numero di trasformazioni applicate e dal significato veicolato. Gli esperimenti di Slobin e altre ricerche hanno confermato che il tempo di reazione aumenta con la complessità della frase e che il significato è un fattore determinante nella comprensione delle frasi trasformate. Questo approccio ha aperto la strada a nuove riflessioni sul funzionamento del linguaggio e sulla sua relazione con i processi cognitivi. 14 EQetto di formulazione delle frasi L'eAetto di formulazione delle frasi riguarda come le trasformazioni sintattiche, come il passaggio da attivo a passivo o da aAermativo a negativo, influenzano la comprensione. Nella grammatica generativo- trasformazionale, si assume che frasi attive e passive veicolino lo stesso significato (stessa struttura profonda), nonostante abbiano una struttura superficiale diversa. Ad esempio: - Attiva: “Il bambino mangia la mela”. - Passiva: “La mela è mangiata dal bambino”. Anche le frasi negative negano il contenuto di quelle aAermative, ma mantengono lo stesso significato di fondo. Il significato, idealmente, dovrebbe essere privo di ambiguità indipendentemente dalla formulazione. La ricerca sull’eXetto delle insinuazioni (Innuendo EAect) di Wegner, WenzlaX, Kerker e Beattie (1981) ha studiato come le insinuazioni prodotte dai mezzi di comunicazione possano influenzare i giudizi e le opinioni delle persone. L'eAetto delle insinuazioni si riferisce a come la formulazione di un'informazione, anche quando non aAermata esplicitamente, possa condizionare negativamente la percezione del soggetto in questione. Nell'esperimento, i partecipanti dovevano esprimere giudizi su un ipotetico candidato politico, Bob Talbert, dopo aver letto diversi titoli fittizi: - AXermativa: “Bob Talbert linked with mafia” (Bob Talbert legato alla mafia). - Interrogativa: “Bob Talbert linked with mafia?” (Bob Talbert è legato alla mafia?). - Negativa: “Bob Talbert not linked with mafia” (Bob Talbert non è legato alla mafia). - Neutra: “Bob Talbert celebrates birthday” (Bob Talbert festeggia il compleanno). I risultati hanno mostrato che anche insinuare un collegamento con la mafia, tramite titoli formulati come domande o negazioni, influenzava negativamente il giudizio dei partecipanti. Nonostante l'informazione non fosse confermata o aAermata esplicitamente, i partecipanti tendevano a sviluppare un'opinione negativa su Bob Talbert. Questo eAetto evidenzia come i mezzi di comunicazione possano condizionare l’opinione pubblica attraverso la forma linguistica utilizzata, anche senza fare dichiarazioni dirette. In questo esperimento, i partecipanti hanno espresso un giudizio su Bob Talbert, un ipotetico candidato politico, utilizzando una scala da 1 a 7, dove un punteggio più alto indica un'opinione più negativa. I risultati mostrano che quando Talbert è collegato alla mafia, il giudizio è piuttosto negativo (punteggio medio 4.25), Innuendo e (Wegner diventa ancora Effect peggiore quando c'è incertezza sul suo legame con la mafia (4.33). Se invece viene chiarito et al., 1981) che non ha legami con la mafia, il giudizio migliora leggermente (3.73). Il giudizio più positivo (3.00) si ottiene quando l'informazione è neutra, come il festeggiamento del suo compleanno. Questo indica che più le accuse sono gravi o ambigue, più la percezione è negativa. GIUDIZIO 4.25 4.33 negativo 4.5 3.73 4 3.5 3.00 AFFERMATIVA 3 INTERROGATIVA 2.5 NEGATIVA 2 NEUTRA 1.5 1 0.5 positivo 0 TIPO DI FRASE 15 Quando i candidati politici erano oggetto di insinuazioni, formulate in forma interrogativa, venivano percepiti in modo altrettanto negativo rispetto a quelli accusati con certezza. Questo fenomeno si lega all'Innuendo eXect, che si basa sui principi di cooperazione nella comunicazione. In particolare, secondo la massima di qualità, chi riceve il messaggio presume che l'informazione fornita sia ragionevole e plausibile. In pratica, c'è una tendenza ad accettare come vera un'asserzione solo per il fatto che viene fatta, anche se espressa sotto forma di dubbio o insinuazione. Tre tipi di elaborazione I tre tipi di elaborazione di una frase sono: 1. Elaborazione fonologica/ortografica: si tratta del riconoscimento dei singoli fonemi (suoni) o grafemi (lettere) che compongono le parole della frase. 2. Elaborazione sintattica: ogni elemento della frase viene assegnato a un ruolo specifico nella struttura sintattica, come soggetto, verbo, oggetto, ecc. 3. Elaborazione semantica: per ciascuna parola della frase viene recuperato il significato corrispondente, consentendo di comprendere il senso complessivo della frase. L'interazione tra sintassi e semantica è fondamentale per comprendere una frase. Comprendere una frase significa costruire una rappresentazione mentale del suo significato, che avviene attraverso due processi principali: - Assegnazione dei ruoli grammaticali: Ogni elemento della frase deve essere collocato correttamente nel suo ruolo sintattico. à Ad esempio, in “Andrea ama Anna”, Andrea è il soggetto, mentre in “Anna ama Andrea”, Anna diventa il soggetto. La sintassi permette di capire chi compie l'azione e chi la riceve. - Recupero del significato: Dalla memoria a lungo termine viene recuperato il significato di ciascuna parola. Solo combinando correttamente la struttura sintattica e il significato delle parole è possibile comprendere il senso della frase. I modelli interattivi e seriali descrivono due approcci diversi alla comprensione delle frasi. Modelli interattivi suggeriscono che sintassi e semantica siano strettamente interconnesse e si influenzino una vicenda durante l'elaborazione. Questo significa che, mentre si analizza la struttura grammaticale di una frase, il significato delle parole contribuisce attivamente a guidare e modificare la comprensione. È come se ogni componente lavorasse in sincronia per costruire un'immagine mentale coerente. I modelli seriali à autonomia e indipendenza tra le componenti e i diversi livelli di elaborazione. Sostiene che la sintassi e la semantica sono processi distinti e autonomi. In questa prospettiva, l'elaborazione sintattica, cioè la costruzione della struttura grammaticale di una frase, avviene per prima. Solo una volta che la struttura sintattica è completamente formata, inizia il processo di elaborazione semantica, ovvero la costruzione del significato. Questi modelli possono ricordare il modo in cui diverse competenze e abilità vengono valutate separatamente prima di essere integrate in un contesto educativo più ampio, come nel caso dello sviluppo emotivo e cognitivo dei bambini ospedalizzati, che potrebbe essere l'oggetto di una riflessione durante un tirocinio o in una tesi. 16 Il linguaggio è ambiguo Il linguaggio è naturalmente ambiguo e può creare diverse interpretazioni a seconda del contesto e del livello a cui l'ambiguità si manifesta: - Ambiguità semantica: alcune parole sono polisemiche, cioè hanno più significati. Ad esempio, nella frase “Bello quel merlo”, “merlo” può riferirsi sia a un uccello che a una persona poco accorta, creando ambiguità nel contesto. - Ambiguità sintattica: riguarda la struttura della frase, dove una costruzione può avere più interpretazioni. Ad esempio, la frase “Il poliziotto insegue il ladro con la pistola” può essere interpretata in due modi: il poliziotto ha la pistola, oppure il ladro ha la pistola. - Ambiguità fonologica: nel parlato, le parole sono un flusso continuo senza pause nette tra una e l'altra. Questo può creare confusione su dove finisce una parola e ne inizia un'altra, come nella frase “Lei è una donna ricca e famosa, Di/Amanti ne ha avuti molti?” dove “Di” e “Amanti” possono essere interpretati in modo diverso a seconda della pausa percepita. Queste ambiguità dimostrano come la comprensione del linguaggio richiesto da un'elaborazione attiva basata sul contesto. L'ambiguità sintattica nella frase “Le hanno assegnato un incarico che svolgerà con grande entusiasmo ieri” deriva dall'uso improprio dell'avverbio “ieri” alla fine della frase. L'avverbio temporale “ieri”, che indica un'azione passata, non è compatibile con il verbo “svolgerà”, che si riferisce a un'azione futura. Questa discrepanza costringe il lettore o ascoltatore a fare una ri-analisi della frase, cercando di capire come risolvere l'incongruenza e riconoscere che la frase necessita di una revisione per essere comprensibile. In questo caso, una possibile correzione potrebbe essere: “Le hanno assegnato ieri un incarico che svolgerà con grande entusiasmo.” Strategie di analisi sintattica Le strategie di analisi sintattica vengono utilizzate per risolvere ambiguità nella struttura di una frase, come nel caso del verbo che può essere interpretato in modi diversi. Un esempio è il verbo "mosse" che può essere ambiguo in quanto: 1. Passato remoto: in questo caso, è il verbo di una frase principale. à Ad esempio, nella frase “Il giocatore mosse le pedine e chiuse la partita”, “mosse” si riferisce a un'azione conclusa nel passato ed è seguito da un'altra azione (“chiuse”) anch'essa al passato. 2. Participio passato: in un'altra interpretazione, “mosse” potrebbe essere letto come il participio passato che introduce una subordinata, creando un'incongruenza senza un chiaro segnale sintattico. à Per esempio, nella frase incompleta “Il giocatore muove le pedine l'avversario”, senza una congiunzione o punteggiatura, risulta diAicile stabilire la struttura della frase e potrebbe richiedere una riorganizzazione per essere compresa correttamente. La strategia dell'attacco minimo si basa sul principio che l'elaboratore sintattico, cioè il sistema cognitivo che analizza la struttura delle frasi, tende a costruire le strutture sintattiche più semplici possibili. In pratica, l'elaboratore sceglie l'interpretazione che richiede meno risorse cognitive e riduce il carico di lavoro della memoria di lavoro (Working Memory). Secondo questa strategia, viene preferita l'analisi sintattica più immediata e diretta, che consente di mantenere meno informazioni attive nella memoria di lavoro mentre la frase viene elaborata. Questo approccio cerca di semplificare l'elaborazione, minimizzando la complessità della frase durante l'analisi iniziale, anche se in alcuni casi potrebbe richiedere una ri-analisi se emergono ambiguità più avanti nella frase. 17 Quando l'elaboratore sintattico incontra una frase ambigua, come nel caso del verbo "mosse", applica inizialmente la strategia dell'attacco minimo, scegliendo l'interpretazione più semplice. Ad esempio, se la frase prosegue con “e chiuse la partita”, l'interpretazione iniziale è confermata e viene mantenuta, poiché la struttura della frase rimane coerente e facilmente elaborabile. Tuttavia, se la frase continua con “guardò l'avversario”, l'interpretazione precedente diventa inadeguata. In questo caso, l'elaboratore sintattico deve tornare indietro al verbo ambiguo ("mosse") e ricominciare l'analisi, cercando di applicare una seconda interpretazione, magari più complessa. Negli esperimenti di Frazer, sono stati analizzati i tempi di lettura ei movimenti oculari per studiare come il cervello aAronta e risolve queste ambiguità sintattiche. In particolare, i movimenti oculari ei tempi di fissazione indicano quanto tempo e sforzo cognitivo sono richiesti per rielaborare una frase quando la prima interpretazione si rivela errata. La strategia della chiusura diXerita è un principio secondo cui, in frasi ambigue con più interpretazioni possibili ma di uguale complessità sintattica, l'elaboratore sintattico tende a "ritardare" la chiusura della struttura sintattica e attacca il materiale successivo al costituente aperto più recente, cioè all'elemento che è ancora in fase di elaborazione. Un esempio classico è la frase: "Marco cercava il libro di Anna che era in cucina”. In questo caso, ci sono due possibili interpretazioni: potrebbe essere Anna a trovarsi in cucina o il libro. Secondo la strategia della chiusura diAerita, l'elaboratore sintattico attacca il materiale nuovo ("che era in cucina") al costituente più vicino, cioè "Anna". Pertanto, si tende a interpretare che Anna sia in cucina, non il libro. Questa strategia viene utilizzata per risolvere ambiguità in modo eAicace, basandosi sulla struttura sintattica senza introdurre nuove complessità o carichi di memoria eccessivi. Cuetos e Mitchell (1988) hanno evidenziato che i parlanti di lingue diverse interpretano le ambiguità sintattiche in modo diAerente. Ad esempio, nella frase "Marco cercava il libro della ragazza che era in cucina”, gli anglofoni tendono a interpretare che sia la ragazza a trovarsi in cucina, mentre gli ispanofoni interpretano che sia il libro a essere in cucina. Questa diAerenza di interpretazione suggerisce che i parlanti di lingue diverse possono utilizzare strategie di elaborazione sintattica diversa, il che porta a una rappresentazione mentale del significato della frase diversa. La sintassi di ogni lingua potrebbe influenzare il modo in cui parlo risolvono le ambiguità, poiché le regole grammaticali e le aspettative linguistiche variano da una lingua all'altra. In sintesi, sì, i parlanti di lingue diverse possono diAerire nel tipo di elaborazione sintattica che adottano, influenzando la comprensione e l'interpretazione delle frasi ambigue, a causa delle caratteristiche specifiche della loro lingua madre. Le ambiguità sintattiche, in alcuni casi, sono facilmente rilevabili perché costringono il lettore o ascoltatore a tornare indietro e ri-analizzare la frase per risolvere l'ambiguità. Questo accade, ad esempio, quando c'è un'incongruenza che rende diAicile comprendere immediatamente il significato della frase. Tuttavia, in molte altre situazioni, le ambiguità passano inosservate, e non si è consapevoli delle possibili diverse interpretazioni. Per esempio, nelle frasi: "Mangio la pizza con la forchetta" → qui "con la forchetta" viene facilmente interpretato come lo strumento usato per mangiare. "Mangio la pizza con la birra" → in questo caso, "con la birra" è interpretato come un complemento di accompagnamento (cosa viene consumato insieme alla pizza). "Mangio la pizza con la zia" → qui "con la zia" indica la persona con cui si sta condividendo il pasto. In ognuno di questi esempi, il complemento "con" può avere significati diversi (strumentale, di accompagnamento, ecc.), ma spesso non ci si rende conto delle ambiguità poiché il contesto guida l'interpretazione in modo automatico, senza bisogno di rielaborare la frase. 18 CODICI VISIVI E CODICI VERBALI Nella comunicazione umana non ci aAidiamo esclusivamente alle parole, ma utilizziamo anche immagini, gesti e simboli per comunicare in modo eAicace. I codici visivi e verbali sono strumenti chiave in questo processo, complementandosi per arricchire il messaggio e renderlo più accessibile. Mentre il codice verbale è eAicace nel descrivere concetti astratti e dettagli complessi, il codice visivo oAre una comunicazione immediata, evocando risposte emotive e percettive che superano le barriere linguistiche. L'integrazione di entrambi i codici permette di trasmettere un messaggio in modo più completo e universale. DiAerenze tra Codice Visivo e Codice Verbale Il linguaggio visivo si distingue per la sua accessibilità universale: è comprensibile da chiunque, indipendentemente dalla lingua parlata, e spesso risulta più intuitivo rispetto al linguaggio verbale. Tuttavia, in alcune circostanze, scegliere quale codice utilizzare è fondamentale per un’eAicace comunicazione. Ad esempio, per salutare qualcuno al telefono, usiamo solo il linguaggio verbale, mentre di persona possiamo utilizzare anche gesti visivi come un cenno della mano. Codice Visivo: Potere Semantico e Universalità Il codice visivo possiede una forza espressiva straordinaria grazie alla sua capacità di rappresentare concetti complessi attraverso immagini. È particolarmente eAicace nel comunicare informazioni spaziali e strutture complesse, come accade nelle mappe geografiche, nei diagrammi anatomici e nelle indicazioni stradali. La sua universalità è un elemento fondamentale: un’immagine può essere compresa anche da persone che non condividono la stessa lingua, basandosi su una somiglianza visiva con la realtà che può essere facilmente riconosciuta. Tuttavia, questa universalità presenta limiti: la comprensione del codice visivo è influenzata dall’esperienza e dalla cultura di ogni individuo, e la sua interpretazione può essere soggetta a incomprensioni quando la relazione tra segno e oggetto è meno evidente. Il linguaggio visivo non cattura tutte le caratteristiche degli oggetti che rappresenta. Anche una fotografia, che sembra rappresentare fedelmente un oggetto, ne mostra solo un aspetto limitato, dipendente dal punto di vista della foto. Inoltre, l’universalità del linguaggio visivo è garantita solo quando i segni mantengono una stretta relazione percettiva con l’oggetto rappresentato. Quando questa relazione si indebolisce, la comprensione del significato diventa meno immediata, aumentando il rischio di fraintendimenti. L'Utilizzo dei Pittogrammi e il Ruolo della Cultura Negli ultimi anni, l’uso dei pittogrammi – disegni schematici spesso impiegati per indicazioni e segnalazioni – si è diAuso in molteplici ambiti. Tuttavia, la loro comprensione non è sempre immediata e richiede un certo grado di apprendimento. Ad esempio, un simbolo apparentemente chiaro come una freccia può risultare ambiguo: una freccia diretta verso l’alto o il basso può indicare un movimento verso un piano diverso o una direzione di proseguimento. In tal senso, l’eAicacia comunicativa dei pittogrammi dipende sia dalla familiarità che gli individui hanno con essi sia dal contesto culturale in cui vengono utilizzati. A diAerenza dei segni, i simboli sono maggiormente soggetti a variazioni culturali. Un simbolo come il crisantemo, ad esempio, rappresenta lutto e commemorazione dei defunti in Occidente, mentre in Oriente è associato alle cerimonie nuziali. Questo evidenzia come l'interpretazione dei simboli possa variare significativamente in base alla cultura e come il loro uso nella comunicazione richieda attenzione per evitare fraintendimenti. Regole di Configurazione Spaziale e Psicologia della Percezione Comprendere come il codice visivo viene interpretato richiede un’analisi delle regole di configurazione spaziale. La Psicologia della Gestalt, per esempio, suggerisce che la percezione visiva non è una ricezione passiva, ma un processo cognitivo attivo e interpretativo. Il cervello umano tende a organizzare automaticamente le informazioni visive, distinguendo figure e sfondi in modo intuitivo. Questa capacità innata di interpretare configurazioni visive ci permette di dare senso alla realtà che ci circonda senza uno sforzo consapevole, rendendo il codice visivo un elemento potente nella comunicazione. 19 Regole di Configurazione Spaziale nel Linguaggio Visivo Il linguaggio visivo è regolato da leggi che determinano la struttura e l’interpretazione delle immagini, influenzate da vari fattori percettivi e cognitivi. Questo processo complesso è dinamico, basato sia sulle caratteristiche intrinseche dell’oggetto percepito sia sui fattori individuali, come l’esperienza passata, la motivazione e l’apprendimento di chi osserva. La percezione visiva inizia con la capacità di distinguere le diverse configurazioni nel campo visivo, tramite il principio di articolazione figura-sfondo. Questo processo fondamentale permette di isolare oggetti significativi, separandoli dallo sfondo e rendendoli facilmente identificabili. Tale distinzione dipende da vari fattori, come forma, margini e dimensione degli oggetti. Un esempio classico di articolazione figura-sfondo è l'illusione ottica del candelabro o dei profili: a seconda di come interpretiamo l’immagine, possiamo vedere un candelabro centrale o due profili umani sui lati. La nostra mente, infatti, non riesce a percepire entrambe le figure contemporaneamente, favorendo una sola configurazione alla volta per risolvere la complessità visiva. La lettura e l’interpretazione di un’immagine sono il risultato di un processo analitico che attribuisce significato all’insieme visivo. Come nella comprensione di una frase verbale, anche la percezione di un’immagine è frutto dell’interazione tra i suoi elementi, le relazioni spaziali, il contesto e la coerenza globale del messaggio. Principi di Organizzazione Percettiva: Le Leggi della Gestalt La psicologia della Gestalt ha formulato alcuni principi chiave per spiegare come il cervello organizza automaticamente gli elementi visivi in configurazioni coerenti. Questi principi di unificazione e raggruppamento visivo sono essenziali per comprendere il linguaggio delle immagini. 1. Principio della Vicinanza: Gli elementi visivi vicini tra loro tendono a essere percepiti come un’unica configurazione. Ad esempio, se osserviamo una serie di punti allineati in colonne o file, li percepiremo come un gruppo unico in base alla loro vicinanza. La vicinanza è spesso sfruttata anche in natura, come nel caso dei branchi di pesci che appaiono come una massa uniforme. 2. Principio della Somiglianza: Elementi simili, per colore, forma o dimensione, vengono percepiti come facenti parte della stessa configurazione. In un mosaico, ad esempio, tessere dello stesso colore tendono a formare motivi riconoscibili, poiché il cervello li raggruppa sulla base della somiglianza. 3. Principio della Buona Continuazione: Gli elementi che seguono una stessa direzione o forma sono percepiti come un insieme continuo. Questo principio viene utilizzato in campi come la segnaletica stradale e la pubblicità per guidare lo sguardo dell’osservatore lungo un percorso visivo predefinito. 4. Principio della Chiusura: Il nostro cervello tende a completare figure incomplete, interpretando elementi parzialmente nascosti come parti di un tutto. Un esempio emblematico è il triangolo di Kanizsa, dove si percepisce un triangolo “completo” anche se esso non è realmente disegnato. 5. Principio dell’Esperienza Passata: Le configurazioni familiari tendono a essere percepite come unitarie in base alla nostra esperienza. Questo principio è alla base della pareidolia, il fenomeno per cui vediamo volti o figure familiari in oggetti inanimati, come nel caso di un volto formato dalle nuvole. 6. Principio della Pertinenza: La nostra mente tende a percepire come un’unica configurazione forme equilibrate, armoniche e coerenti. Questo principio sottolinea la ricerca di una composizione visiva soddisfacente e bilanciata, anche se gli elementi di partenza sono apparentemente caotici. La Complessità del Linguaggio Visivo e il Significato Globale Il significato di un’immagine non deriva solo dai singoli elementi, ma dall’interazione tra di loro e dal contesto. Il processo di percezione visiva, come quello di lettura di un messaggio verbale, coinvolge diversi livelli di analisi e interpretazione, portando alla costruzione di un significato globale. Questa integrazione di elementi visivi, dettata dalle regole della Gestalt e dal principio di articolazione figura-sfondo, permette all’osservatore di elaborare messaggi complessi e significativi, sfruttando la struttura intrinseca delle immagini e la propria esperienza percettiva. 20 DiQerenze Culturali nei Processi Percettivi Sebbene la percezione segua principi universali, ci sono diAerenze culturali nella modalità in cui le persone interpretano gli stimoli visivi. Uno studio di Masuda e Nisbett (2001) ha mostrato che, a seconda della cultura di appartenenza, le persone percepiscono e interpretano in modo diverso le scene visive. 1. Processi Analitici (Culture Occidentali): Le persone appartenenti a culture occidentali tendono a concentrarsi sugli oggetti principali di una scena, analizzandoli indipendentemente dal contesto. In uno studio in cui veniva mostrata l’immagine di un acquario, i partecipanti americani tendevano a descrivere i pesci principali prima dello sfondo. 2. Processi Olistici (Culture Orientali): Nelle culture orientali, la percezione è più olistica e privilegia le relazioni tra gli oggetti, includendo il contesto nella descrizione. Nello stesso studio sull’acquario, i partecipanti giapponesi descrivevano prima gli elementi dello sfondo. Questo dimostra che, pur essendo la percezione visiva universale, essa può essere influenzata da fattori culturali, che orientano le persone verso un approccio analitico o olistico. *In sintesi, i codici visivi e verbali sono strumenti fondamentali nella comunicazione. Il codice visivo, grazie alla sua immediatezza e universalità, è particolarmente eAicace nel comunicare concetti spaziali e relazioni. Tuttavia, per massimizzare la comprensione, l’integrazione con il codice verbale è essenziale. Le regole di configurazione spaziale e i principi di organizzazione percettiva ci mostrano come il nostro cervello elabori automaticamente le informazioni visive, creando strutture che favoriscono la comprensione. Infine, le diAerenze culturali evidenziano come la percezione visiva possa variare, dimostrando che il modo in cui vediamo il mondo non è solo una questione biologica, ma anche Organizzazione della conoscenza culturale. Organizzazione della conoscenza L’organizzazione della conoscenza si riferisce al modo in cui il cervello struttura e gestisce le informazioni attraversoPer diversi sistemi di memoria. comprendere Nello specifico, le come organizziamo possiamo nostre distinguere conoscenze una si classificazione di base in sistemi di memoria a lungo termine, dove le informazioni vengono immagazzinate in modo duraturo, e altri fa riferimento tipi di memoria ai sistemiil dinostro che supportano memoria. modo di interpretare e rispondere agli stimoli. Questa organizzazione permette di accedere in modo eAiciente a una vasta "biblioteca" di conoscenze, includendo sia ricordi personali che conoscenze generali. Comprendere come la memoria è organizzata aiuta a spiegare il funzionamento dei processi Classificazione dicognitivi, base: come il riconoscimento e la categorizzazione delle informazioni, che sono fondamentali per l'elaborazione e la comunicazione di concetti. La memoria a lungo termine - È la nostra vastissima biblioteca di ricordi più duraturi - Ha una capacità di archiviazione illimitata e può avere una durata molto lunga, anche tutta la vita Memoria a lungo termine Holt et al., 2023 3 La memoria a lungo termine è paragonabile a una vasta biblioteca in cui sono conservati i nostri ricordi più duraturi. Questo sistema ha una capacità praticamente illimitata di archiviazione e può mantenere le informazioni per periodi estremamente lunghi, potenzialmente per tutta la vita. La durata e la profondità di questa memoria ci permettono di accedere a conoscenze e esperienze accumulate nel tempo, che influenzano il nostro comportamento, le nostre decisioni e la nostra capacità di apprendimento continuo. 21 Memoria dichiarativa e memoria procedurale La memoria dichiarativa, definita anche come "sapere cosa", riguarda la conoscenza esplicita e consapevole di fatti, significati, simboli e esperienze vissute. Questo tipo di memoria include tutto ciò che possiamo richiamare intenzionalmente, come informazioni apprese e dettagli di eventi passati. Al contrario, la memoria procedurale rappresenta il "sapere come" e include le conoscenze necessarie per eseguire azioni e procedure, come andare in bicicletta o digitare sulla tastiera. Questa è una forma di conoscenza implicita, non consapevole, in quanto viene applicata automaticamente senza bisogno di un richiamo intenzionale. Memoria semantica e memoria episodica La memoria semantica è l’insieme di rappresentazioni mentali a lungo termine relative alla conoscenza generale del mondo, inclusi il significato delle parole, dei concetti e dei simboli, nonché le loro proprietà e relazioni (ad esempio, "Roma è la capitale d’Italia"). Si tratta di conoscenze non legate a un’esperienza personale. D’altra parte, la memoria episodica (o autobiografica) conserva i ricordi specifici di eventi vissuti, con informazioni spazio-temporali che specificano "dove" e "quando" essi sono accaduti (ad esempio, "A Roma ho visitato il Colosseo"). Modelli di organizzazione della conoscenza Per spiegare come la nostra mente organizza e immagazzina le conoscenze, sono stati sviluppati vari modelli teorici, in particolare nell’ambito della memoria semantica. Due sono i principali approcci che descrivono la struttura della memoria semantica: i modelli che prevedono sistemi multipli e indipendenti e quelli che adottano un sistema unico. 1. Modello a sistemi multipli e indipendenti Un esempio di modello a sistemi indipendenti è il modello del doppio codice proposto da Paivio (1971; 1986). Secondo questa teoria, la memoria semantica si suddivide in due sistemi distinti: Sistemio semantici indipendenti Sistema verbale: Responsabile della gestione delle informazioni linguistiche, come parole e frasi, questo sistema è attivo nei processi di produzione e percezione del linguaggio. o Sistema non verbale: Specializzato nell’elaborazione di stimoli visivi e spaziali, si attiva Il modello del doppio codice (Paivio, 1971; 1986) durante compiti che richiedono l’analisi di oggetti, immagini e scene. sedia Stimoli verbali Stimoli non-verbali Questi due sistemi dialogano attraverso Sistema sensoriale connessioni referenziali, che consentono l’integrazione tra informazioni verbali e Logogens Imagens non verbali. Tuttavia, uno dei limiti Sistema connessioni Sistema principali di questo modello risiede nella Verbale referenziali Non ridondanza delle informazioni, poiché un Verbale concetto può essere rappresentato sia nel sistema verbale che in quello non verbale, con possibile duplicazione in più lingue. Risposte verbali Risposte non-verbali 8 2. Modello a sistema unico In contrapposizione al modello del doppio codice, alcuni modelli propongono un sistema semantico unico. In questo caso, la memoria semantica è organizzata in una struttura unitaria che utilizza un codice amodale, ossia astratto e indipendente da specifiche modalità sensoriali o linguistiche. Questo codice unificato permette di rappresentare le informazioni in modo flessibile, senza la necessità di duplicarle in base al tipo di stimolo (come parole o immagini), alla lingua o alla modalità di presentazione (visiva, acustica, tattile). Un sistema unico amodale evita la ridondanza e facilita un’organizzazione centralizzata e integrata delle conoscenze. 22 Questi modelli oArono prospettive diverse sul funzionamento della memoria semantica e sulle modalità di accesso e recupero delle informazioni, influenzando profondamente la comprensione dei processi cognitivi legati all’apprendimento e alla comunicazione. Rete semantica e connessione tra unità concettuali Nella memoria semantica, le conoscenze sono organizzate in una rete semantica che collega diversi concetti attraverso nodi e connessioni. In questo sistema, i nodi rappresentano i concetti stessi, mentre le connessioni tra i nodi indicano le relazioni che intercorrono tra i concetti. Le relazioni possono essere di vari tipi: Relazione categoriale: collega concetti macellaio alimentari appartenenti alla stessa categoria, come "topo" e "leone". mucca yogurt Relazione gerarchica: rappresenta lattaio latte roditore un’organizzazione di tipo gerarchico, come "topo" e "animale",delle Il recupero dove informazioni uno è un sottotipo formaggio dell’altro. dipende dall’attivazione dei nodi concettuali, Relazione tramite associativa: il meccanismo collega concetti che cane topo tigre hannodellaunadiffusione dell’attivazione connessione associativa gatto (Collinscome frequente, e Loftus, 1975) "topo" e "formaggio". coda felino leone baffi Relazione mista: combina diversi tipi di connessioni, ad esempio tra "topo" e "gatto", pesce carne che possono essere sia associati che bistecca categoriali. salmone trota L’attivazione si propaga ai nodi pollo più vicini, e diminuisce di intensità In questaal trascorrere rete semantica,del tempo e tra concetti nello spazio semantico riflette la vicinanza dei loro la vicinanza significati:all’aumentare dellapiù concetti connessi distanza strettamente hanno significati più simili o correlati. Questo tipo di organizzazione permette un accesso più rapido e intuitivo alle informazioni memorizzate, facilitando il richiamo di concetti correlati durante il processo cognitivo. 12 Recupero delle informazioni e diQusione dell’attivazione Il recupero delle informazioni all'interno della rete semantica è governato dal meccanismo della diXusione dell’attivazione, come descritto da Collins e Loftus (1975). Questo processo implica che, una volta attivato un concetto o nodo, l'attivazione si diAonda anche ai nodi vicini all'interno della rete. Tale propagazione facilita il recupero di concetti correlati, migliorando l’accesso alle informazioni semanticamente connesse. L’attivazione non si estende in modo indefinito: diminuisce di intensità sia con il passare del tempo che con l’aumento della distanza tra i concetti nella rete. In altre parole, i concetti strettamente correlati ricevono più facilmente l'attivazione rispetto a quelli più distanti, il che riflette una relazione più debole o meno diretta. Questo meccanismo ottimizza il recupero delle informazioni, permettendo un accesso rapido ai concetti più rilevanti rispetto a quello attivato inizialmente. 23 Effetto priming (Meyer, Schvanenveldt & Ruddy, 1975) EXetto priming Risultati L’eXetto sperimentali priming è un fenomenoapsicologico favore della in cuidiffusione l’esposizionedell’attivazione a uno stimolo, chiamato "prime", facilita il riconoscimento o l’elaborazione di un secondo stimolo correlato, detto "target". Nelle slide, questo eAetto viene illustrato attraverso esperimenti che mostrano come la diAusione dell’attivazione tra concetti semanticamente correlati permetta un recupero delle informazioni più rapido. stimolo stimolo prime target + pane burro SI/NO intervallo intervallo TR *Esempio immagine Compito: identificare se il target è Nella immagine, viene presentata una sequenza unainparola o unauna cui compare non-parola parola "prime" seguita da una seconda «burro» / «burfo» parola "target". L’esperimento è strutturato per osservare se, e come velocemente, le persone riconoscono il target come una parola reale o come una non-parola. Ecco un esempio chiave: Quando la sequenza è congruente (ad esempio "pane" seguito da "burro"), i tempi di reazione per riconoscere il target sono più rapidi, perché "burro" è semanticamente collegato a "pane". Questo significa che l'attivazione della parola "pane" si è diAusa anche a concetti vicini, come "burro", facilitando così il recupero di quest’ultimo. Quando la sequenza è incongruente (ad esempio "cane" seguito da "burro"), il tempo di reazione è più lungo, perché non c’è una connessione diretta o forte tra i due concetti; quindi, l'attivazione non si propaga in modo significativo. stimolo stimolo Condizione congruente prime target + pane burro SI/NO intervallo intervallo TR TR più brevi Condizione incongruente + cane burro SI/NO intervallo intervallo TR 14 In pratica, l'eAetto priming dimostra che i concetti semanticamente correlati sono organizzati nella nostra memoria in modo tale da attivarsi a vicenda, rendendo più veloce il recupero delle informazioni collegate. La diAusione dell’attivazione dipende da quanto i concetti sono correlati: concetti più vicini nello spazio semantico attivano più facilmente quelli connessi. 24 Messaggi persuasivi e stereotipi Un aspetto interessante della comunicazione persuasiva è che, anche quando si cerca di contrastare uno stereotipo, si rischia di rinforzarlo involontariamente. Frasi come “Le persone di colore sono lavoratori tanto quanto i bianchi” possono attivare lo stereotipo stesso, richiamando l’associazione tra "persone di colore" e "pigrizia", anche se l’obiettivo è smentire tale connessione. EXetto controproducente: Richiamare lo stereotipo, anche in forma negativa, attiva i nodi semantici correlati al pregiudizio. Implicazioni pratiche: Per evitare di attivare stereotipi, i messaggi persuasivi dovrebbero essere formulati senza riferimenti diretti al pregiudizio che cercano di contrastare, evitando così di richiamare concetti negativi. Concetti come unità della memoria semantica La memoria semantica organizza i concetti come unità fondamentali, rendendoli accessibili in varie forme. Questi concetti possono essere rappresentati in due modalità principali: Verbale: I concetti possono essere richiamati e rappresentati attraverso il linguaggio, con parole che descrivono direttamente il loro significato (ad esempio, il termine "cane" per indicare l’animale). Visiva: I concetti possono anche avere una rappresentazione visiva o mentale, come immagini o oggetti che evocano l’idea di quel concetto (ad esempio, una foto o un disegno di un cane che rappresenta l’animale). Tipi di relazioni tra i concetti: Arbitraria: La connessione tra il concetto e la parola è stabilita per convenzione linguistica. Ad esempio, la parola "cane" rappresenta l’animale specifico in italiano, mentre in altre lingue il termine può cambiare pur mantenendo lo stesso significato. Non arbitraria: Questa relazione si basa su un legame diretto e intuitivo, come una rappresentazione visiva dell’animale (ad esempio, una foto di un cane che immediatamente richiama alla mente l’animale stesso). I concetti non sono isolati ma collegati tra loro in una rete semantica, dove le relazioni tra concetti simili si attivano per associazione. Ad esempio, "cane" può attivare il concetto di "gatto", un termine semanticamente vicino, creando così una connessione che facilita il recupero di idee correlate. Modello di memoria semantica amodale Il modello amodale della memoria semantica descrive un sistema di rappresentazione delle informazioni che è indipendente dai singoli sensi, utilizzando un codice astratto e unificato. Questo sistema permette di memorizzare e richiamare informazioni senza fare aAidamento su un’unica modalità sensoriale. Il modello si basa su tre componenti principali: 1. Sistema amodale: È la struttura principale che permette di rappresentare informazioni provenienti da vari canali sensoriali (come visivo, auditivo e tattile) attraverso un unico codice astratto, non dipendente da nessuna modalità specifica. Questo permette al sistema di creare rappresentazioni unificate delle conoscenze, che non dipendono dal tipo di stimolo iniziale. 2. Sistemi di accesso e riproduzione: Questi sistemi sono specifici per ciascun tipo di stimolo (scritti, immagini, suoni) e si attivano a seconda della modalità in cui viene presentata l’informazione. Facilitano il richiamo e l’elaborazione dei