Psicologia - Disturbi dello Sviluppo 4.7 PDF
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Questo documento tratta di psicologia dello sviluppo, in particolare dei disturbi dello sviluppo e del concetto di giustizia distributiva. Sono presentati i diversi approcci e teorie, inclusi gli studi di Damon e Turiel sull'argomento.
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Psicologia- disturbi dello sviluppo 4.7 Le ricerche di Damon sullo sviluppo delle conoscenze sulla giustizia distributiva positiva hanno evidenziato diversi criteri che i bambini utilizzano per distribuire i beni e i premi tra pari. Questi criteri includono il merito, l'uguaglianza e la benevolenza....
Psicologia- disturbi dello sviluppo 4.7 Le ricerche di Damon sullo sviluppo delle conoscenze sulla giustizia distributiva positiva hanno evidenziato diversi criteri che i bambini utilizzano per distribuire i beni e i premi tra pari. Questi criteri includono il merito, l'uguaglianza e la benevolenza. Il merito si riferisce all'idea che coloro che sono più bravi o che si sforzano di più meritano di ricevere di più. L'uguaglianza sostiene che ogni individuo dovrebbe ricevere la stessa parte, mentre la benevolenza tiene conto delle circostanze specifiche per evitare di penalizzare coloro che sono svantaggiati per qualche motivo. Attraverso racconti critici e interviste, Damon ha identificato diversi livelli di sviluppo nel ragionamento dei bambini sulla giustizia distributiva positiva. A 4 anni, i bambini sono principalmente orientati dai loro desideri personali. A 5 anni, iniziano a comprendere che le persone diverse hanno desideri diversi e che non è sufficiente volere qualcosa per giustificare una scelta a proprio vantaggio. A 6-7 anni, basano i loro giudizi sul principio dell'uguaglianza, mentre dai 8-9 anni includono il criterio della benevolenza e il concetto di compromesso nelle loro valutazioni di giustizia. Le ricerche di Damon hanno rivelato che i bambini sono più precoci nel loro sviluppo morale rispetto a quanto suggerito dalla teoria di Piaget. Inoltre, ha confermato che lo sviluppo della conoscenza sulla giustizia distributiva positiva, insieme alla comprensione dell'autorità tra pari e delle autorità genitoriali, si sviluppa in parallelo. Damon ha anche evidenziato una relazione più forte tra i giudizi sulla giustizia positiva e quelli sull'autorità tra pari rispetto alle autorità genitoriali. Passando alla teoria di Turiel, egli distingue fin dalle prime fasi di sviluppo tra esperienza morale ed esperienza convenzionale. Nel dominio morale, le azioni hanno conseguenze intrinseche sul benessere delle altre persone, indipendentemente dalle regole sociali. La moralità è basata sui concetti di danno, benessere e giustizia, e le regole morali sono considerate assolute, indipendentemente dal contesto. i comportamenti nei Domini Convenzionali implicano conseguenze interpersonali che non sono intrinseche alle azioni stesse, ma dipendono dalle norme sociali stabilite all'interno di un gruppo. Le regole convenzionali, sebbene possano essere arbitrarie, sono importanti per l'organizzazione e il funzionamento del gruppo sociale. Per distinguere tra moralità e convenzione sociale, diversi criteri vengono presi in considerazione. La generalità della regola morale si riferisce alla sua validità in diversi contesti sociali, mentre l'obiettività morale valuta se gli individui sono considerati obbligati ad aderire a determinate azioni o regole. L'indipendenza dalle regole e dalle autorità viene esaminata osservando se i comportamenti sarebbero considerati sbagliati anche in assenza di regole o se le autorità non sapessero della violazione delle regole. Le giustificazioni date dai bambini per distinguere tra i due domini possono essere divise in giustificazioni morali e socio-convenzionali. Le giustificazioni morali riguardano le conseguenze intrinseche dei comportamenti sul benessere degli altri, inclusi concetti come giustizia, diritti e obblighi. Le giustificazioni socio-convenzionali, d'altra parte, riguardano l'autorità, le aspettative sociali e le regole organizzative dell'ordine sociale. Queste distinzioni aiutano i bambini a comprendere e navigare il complesso panorama delle interazioni sociali e morali. La teoria socio-cognitiva di Bandura fornisce un'analisi dettagliata dei processi mentali e comportamentali coinvolti nella moralità. Bandura distingue tra pensiero morale e azione morale, sottolineando l'importanza dell'interiorizzazione delle norme morali da parte del bambino e dei meccanismi che mediando tra i principi morali interiorizzati e la condotta effettiva. Gli otto meccanismi di disimpegno morale identificati da Bandura servono da ponte tra i principi morali e la condotta non coerente con tali principi. Nel primo tipo di meccanismi, come la giustificazione morale della condotta, l'etichettamento eufemistico e il confronto vantaggioso, si cerca di rendere accettabile o addirittura desiderabile una condotta immorale attraverso la manipolazione del suo significato o il suo confronto con comportamenti ancora più negativi.Il secondo tipo di meccanismi ridimensiona o distorce la relazione causale tra l'attore, l'azione e le sue conseguenze. Il dislocamento di responsabilità, la diffusione di responsabilità e la distorsione delle conseguenze sono esempi di questo tipo di meccanismi, che cercano di ridurre il senso di responsabilità dell'individuo per le proprie azioni. Infine, il terzo tipo di meccanismi si concentra sui destinatari delle azioni morali, influenzando la percezione della vittima da parte dell'attore. La deumanizzazione della vittima e l'attribuzione di colpa sono esempi di come questi meccanismi possano influenzare la percezione della moralità dell'azione. La disumanizzazione della vittima e l'attribuzione di colpa sono due meccanismi che possono influenzare la percezione morale dell'azione negativa da parte dell'attore. Nel primo caso, la vittima viene vista come subumana, privata di sentimenti e diritti, mentre nel secondo caso, l'attore attribuisce la colpa del suo comportamento alla vittima stessa, ritenendo che questa abbia provocato la sua reazione negativa. La valutazione dei comportamenti aggressivi da parte dei bambini può variare a seconda della forma di aggressione. Studi hanno mostrato che i bambini tendono a considerare l'aggressione fisica come più sbagliata e dannosa rispetto all'aggressione verbale. Questo trend è riscontrabile sia nei bambini in età prescolare che in quelli della scuola primaria. In un esperimento condotto su bambini di 9-10 anni, sono stati identificati quattro domini di giustificazione del comportamento: il dominio morale, il dominio delle convenzioni sociali, il dominio personale e il dominio della prudenza. I risultati hanno mostrato che i bambini tendono a valutare il comportamento aggressivo principalmente attraverso il dominio morale, facendo riferimento a concetti di giustizia e benessere generale. Tuttavia, ci sono differenze nella percezione tra aggressione fisica e aggressione relazionale, con un maggiore bias negativo verso l'aggressione fisica. La valutazione del comportamento di esclusione intergruppi riflette processi di pregiudizio e stereotipizzazione sui gruppi, oltre che giudizi riguardanti la giustizia, l'uguaglianza e i diritti. Questi giudizi possono essere concettualmente opposti, evidenziando le complessità nella percezione morale delle azioni sociali. Gli studi condotti da Killen e Stangor hanno evidenziato come i bambini valutino l'esclusione dei pari sulla base del genere o della razza come un comportamento sbagliato per questioni morali. Tuttavia, quando si trovano in situazioni in cui vi è una condizione di disparità tra i gruppi, tendono a utilizzare maggiormente giustificazioni socio-convenzionali anziché ragioni morali. Altri studi hanno rivelato che i ragazzi talvolta considerano l'esclusione come una forma di regolazione sociale accettabile, soprattutto quando un individuo non condivide le norme o i valori del gruppo o potrebbe minacciarne l'identità o il funzionamento. L'esperienza sociale influisce sulla manifestazione degli stereotipi o del ragionamento convenzionale dei bambini nella giustificazione dell'esclusione intergruppi. Le esperienze positive con i pari, specialmente quelli diversi da loro, sembrano facilitare il ragionamento morale sull'esclusione intergruppi e ridurre le aspettative stereotipiche che portano all'approvazione o alla giustificazione dell'esclusione. L'educazione dei bambini è influenzata da molte persone, tra cui i genitori, i fratelli, i nonni, gli educatori dell'asilo nido e della scuola materna. Gli studiosi cercano di comprendere se l'influenza dei genitori sia determinante, valutando sia lo stile educativo utilizzato dai genitori che il livello di sviluppo del giudizio morale dei bambini. Altri indicatori esaminano i sentimenti morali dei bambini e i loro comportamenti effettivi, come la capacità di resistere alla tentazione, la confessione delle colpe e il controllo degli impulsi. I quattro stili educativi individuati quindi includono: lo stile basato sul potere fisico, lo stile basato sulla sottrazione dell'affetto, lo stile induttivo basato sul ragionamento e lo stile induttivo basato sull'empatia. Meriam Hassine Psicologia- disturbi dello sviluppo 4.6 Il secondo anno di vita del bambino è caratterizzato da importanti progressi nel suo sviluppo linguistico. Inizialmente, il bambino produce pochi fonemi ma molte parole, con fonemi italiani precoci come M, P, B, T, N e fonemi tardivi come R, F, S, TS, DZ. Le prime parole sono spesso composte da una sillaba del tipo consonante-vocale, come "mamma" e "papà", per poi evolversi in parole più complesse con tre sillabe. Intorno ai 18 mesi, il bambino inizia a produrre le prime frasi di due parole, utilizzando la fusione simbolica e manifestando intelligenza rappresentativa, gioco simbolico e imitazione differita. Le prime frasi sono collegate a certi oggetti o aspetti di una situazione e il bambino mostra interesse nel sapere il nome di nuovi oggetti, comprendendo l'importanza dei nomi nella sua interazione con il mondo. Dopo i 2 anni, il bambino affronta il compito di imparare le regole morfologiche, come la formazione del maschile e femminile, del singolare e plurale, e la coniugazione dei verbi. Fino ai 3 anni, il bambino ha una percezione del discorso degli adulti e segue istruzioni verbalmente date. A 4-5 anni, il bambino è in grado di articolare la maggior parte dei suoni della propria lingua, con alcune eccezioni. Durante questi anni, il bambino continua a fare progressi sia nel sviluppo morfologico che sintattico. Inizia a produrre frasi sempre più lunghe e articolate, seguendo regole proprie del linguaggio infantile e influenzato anche dall'ambiente culturale circostante. A 6 anni, di solito, il bambino conosce circa mille parole, dimostrando un notevole sviluppo del suo vocabolario e delle sue capacità linguistiche. Piaget ha suddiviso lo sviluppo morale del bambino in tre fasi distintive. La prima è l'anomia, in cui i bambini non hanno ancora una chiara comprensione delle regole morali e tendono a valutare le situazioni in base alle conseguenze esterne piuttosto che alle intenzioni. Ad esempio, considerano più grave un danno materiale causato da un'azione ben intenzionata rispetto a un danno minore causato da un'azione malevola. La seconda fase è la morale eteronoma, in cui i bambini associamo la bugia alla verità del contenuto piuttosto che all'intenzione di ingannare. In questa fase, i bambini temono le punizioni e i giudizi morali sono influenzati dall'autorità degli adulti, considerando le regole morali giuste perché imposte da figure di autorità. Infine, nella terza fase, la morale autonoma, i bambini iniziano a distinguere tra giustizia retributiva e giustizia distributiva. La giustizia retributiva riguarda la proporzione tra l'atto commesso e la punizione o ricompensa, mentre la giustizia distributiva riguarda la distribuzione equa delle risorse tra le persone. I bambini in questa fase iniziano a comprendere l'importanza delle intenzioni e le sanzioni sono collegate logicamente all'atto commesso. Ad esempio, se una persona dice bugie, gli altri potrebbero non credere più a loro. Inoltre, i bambini considerano principi di uguaglianza ed equità nella distribuzione delle risorse, che diventano più evidenti dopo i 12 anni. Nel periodo del realismo morale, che va fino ai 6-7 anni, il bambino adotta una morale eteronoma, dove i principi morali sono validi solo perché promossi dall'autorità. Le regole sono percepite come imposte dagli adulti, e il bambino le rispetta principalmente per evitare le sanzioni. In questa fase, il bambino considera la menzogna come un comportamento sbagliato principalmente in base a quanto si allontana dalla realtà, non tanto dalle intenzioni di chi mente. Si basa sulla logica della Costituzione, dove l'adulto impone le regole e il bambino le segue senza necessariamente comprendere il motivo, agendo per dovere. Nel periodo del relativismo morale, che si estende dagli 8 ai 9 anni, il bambino inizia a considerare le regole come frutto di un consenso reciproco e modificabili. Pur continuando a seguire una morale eteronoma, il bambino inizia a comprendere che le regole sono giuste non solo perché imposte dagli adulti, ma perché funzionali sia per sé che per gli altri. La menzogna è considerata moralmente sbagliata non solo per il suo impatto sulla realtà, ma anche perché danneggia la fiducia reciproca e i rapporti interpersonali. Il bambino inizia a sviluppare concetti di rispetto e giustizia, basandosi sulle leggi della cooperazione e sull'obiettività nel giudicare gli altri e le loro azioni. La teoria di Kohlberg sullo sviluppo morale individua tre livelli che si sviluppano dall'infanzia all'età adulta, ognuno dei quali comprende due stadi. Il primo livello è quello preconvenzionale, in cui il bambino è influenzato principalmente da punizioni e ricompense. Nel primo stadio, il bambino considera un'azione giusta se evita la punizione, dimostrando un rispetto totale per l'autorità. Nel secondo stadio, l'azione giusta è quella che soddisfa le proprie esigenze individuali, occasionalmente tenendo conto delle esigenze degli altri in modo pragmatico e materialistico. Il secondo livello è quello convenzionale, simile alla morale autonoma di Piaget. Qui il bambino cerca di soddisfare le aspettative e rispettare le regole del gruppo di appartenenza, come la famiglia, la nazione o il gruppo di amici. Nel terzo stadio di questa fase, il bambino si sforza di aderire allo stereotipo del "bravo bambino", cercando di comportarsi in modo che piaccia agli altri e sia di aiuto, dimostrando una sensibilità alle buone intenzioni. Il terzo livello è quello post-convenzionale, che pochi raggiungono nell'età adulta. Nel quinto stadio, l'azione giusta è definita in termini di diritti universali e principi accettati dalla società, con una consapevolezza dei valori personali e delle opinioni. Nel sesto stadio, l'individuo si basa sui principi etici autodeterminati e sull'universalità, utilizzando un ragionamento basato sull'intelligenza logica e sulla coerenza. Le ricerche condotte su varie culture confermano che, sebbene l'età in cui i soggetti raggiungono ciascun stadio possa variare, la sequenza di stadi è generalmente la stessa. Meriam Hassine