Prima Parte Dispensa Corso Psicologia 2024 PDF

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This document provides an introduction to psychology, covering its origins, historical context, and the concept of the soul. It explores various perspectives on the soul, ranging from ancient to modern views.

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Assistente Educativo - Corso Psicologia Dott. Domenico Mastroscusa Prima lezione Presentazione corso Psicologia; Cenni di storia della Psicologia e aspetti metodologici nella ricerca L'origine della denominazione “Psicologia” “Psicologia” è un termine che deriva...

Assistente Educativo - Corso Psicologia Dott. Domenico Mastroscusa Prima lezione Presentazione corso Psicologia; Cenni di storia della Psicologia e aspetti metodologici nella ricerca L'origine della denominazione “Psicologia” “Psicologia” è un termine che deriva dal greco, dalle parole psiche - anima e logos – studio, quindi, in teoria, psicologia dovrebbe significare studio dell'anima. Non è ancora certo chi ha coniato il termine psicologia. Le prime origini si fanno risalire ai primi anni del 1500, in una nota bibliografica di un filosofo e scrittore Marulic, di origine dalmata. Da quando esiste la psicologia? Molto probabilmente, la psicologia esiste da quando l'uomo incominciò a domandarsi, a chiedersi i motivi delle proprie paure, dei propri sentimenti e delle proprie azioni e relazioni con gli altri. Da quando esiste l’anima? Sicuramente il concetto di anima, è esistito molto prima della costituzione della scienza psicologica. La psicologia si occupa certamente delle scienze naturali e della religione, infatti tutti i maggiori autori del ‘900 si occuparono dello studio delle religioni. Il concetto di anima Nelle religioni arcaiche non si distingueva corpo ed anima (concezione monistica), non si facevano differenze, anzi si riteneva che l'anima risiedesse in un elemento del corpo: il respiro, il sangue, il midollo. Solo successivamente, s’incominciò a pensare che l'anima avesse una sua centralità, una sua identità, che fosse un’entità distaccata dal corpo. In periodi successivi, in una concezione sociale autoritaria e gerarchia, si riteneva che l'anima fosse immortale, che spettasse soltanto a chi era il detentore del potere. Più tardi si affermò la concezione di un'anima indipendente dal corpo, nascita del dualismo fra corpo ed anima. Comunque, nelle concezioni che dell'anima ha l'uomo primitivo, rintracciamo i primi riflessi sociali. Per es.: il legame con i defunti portava alla credenza secondo cui l'anima migrasse dal parente defunto ai nuovi giovani appartenenti al clan, alla tribù, attraverso il nome. Nelle religioni monoteiste: nel cristianesimo, l'anima si pensa che si formi con la nascita e rimanga eterna fino al Giorno del Giudizio Universale; nel buddismo, invece, si pensa che l'anima sia in costante migrazione fra gli esseri viventi. L’anima secondo Aristotele Aristotele, circa 300 anni prima di Cristo, incominciò a studiare l'anima dandone una triplice definizione come:  principio vivificante (un'anima vitale e nutrice);  principio della sensibilità e dei desideri (un’anima animale e sensitiva);  principio della conoscenza, raziocinante, della volontà, dovuta a riflessione (un'anima spirituale e un'anima motrice). Anima e psicologia Dispensa Corso Psicologia 1 A tutt'oggi, dopo alcuni passaggi storici nella ricerca scientifica psicologica, l'anima non è più considerata. La ricerca, medica - neurologica – neuropsicologica, ha fatto scoprire molte funzioni del cervello e quindi l'anima è stata pian piano dimenticata. Tutti i processi interni alla persona di coordinamento, di armonizzazione e le varie funzioni dell'essere umano, sono stati attribuiti al cervello, facendo dimenticare, o permettendo di omettere il tema dell’anima. Di conseguenza lo studio, la ricerca e il coinvolgimento del concetto di anima nella psicologia, è andato pian piano perdendosi. Dove è finita l’anima in psicologia? La Psicologia, si occupa ormai dei processi osservabili, considerati come funzioni di uno psichico, di contenuti di coscienza (per es. la percezione, il decorso immaginativo del pensiero); dei comportamenti osservabili (per es. movimento, linguaggio, ecc.); dei comportamenti interni (per es. il cambiamento del battito cardiaco, del respiro ecc.). Cenni di storia della psicologia Storicamente la psicologia è sempre stata accoppiata ad altre discipline nell'ambito umanistico, quali prevalentemente la filosofia. la psicologia nasce sostanzialmente con la richiesta dell'uomo di capire se stesso, di capire i suoi funzionamenti e di migliorarli. La prima trattazione psicologica, di cui si è a conoscenza, riguarda il terzo millennio prima di Cristo. È stato ritrovato un papiro nel quale è riportato “il dialogo di un uomo stanco di vivere con la propria anima”. Quindi, la psicologia essendo fondamentalmente una scienza dell'uomo, possiamo ipotizzare che nasce con l'uomo stesso. In Europa la datazione certa e convenzionale come disciplina scientifica autonoma, viene fatta risalire al 1875, in Germania con l'istituzione presso l'Università di Lipsia, del laboratorio di psicologia ad opera di W. Wundt. Nello stesso anno nell’Università di Harvard, anche William James costituì un laboratorio di psicologia con l'obiettivo di mettere in risalto i rapporti reciproci fra filosofia e psicologia stessa. La Francia, invece, istituì nel 1889 il suo primo laboratorio, di cui, dopo qualche anno, ne divenne il responsabile A. Binet. Nel corso dei decenni la psicologia, come tutte le altre scienze, ha risentito dei fattori storici e culturali. Uno per tutti è l'esempio del periodo del nazifascismo. In quel periodo, quando i nazisti ed i fascisti pretendevano di eliminare delle intere popolazioni e di affermare una presunta superiorità di una razza rispetto alle altre, nacque ad opera di Frenkel Brunswitk e Adorno la teoria sulla personalità autoritaria, non a caso gli autori di questa teoria erano degli ebrei. Di fatto, lunghi studi scientifici ci rivelano come ogni autore è chiaramente influenzato dalla sua esperienza di vita, dal contesto sociale nel quale vive e, ovviamente, dai tuoi studi e dalle sue idee e opinioni. Infatti, secondo Hellpach ognuno di noi è limitato: regionalmente, socialmente e storicamente. Teoria ed empiria Empiria significa esperienza, rappresenta sostanzialmente una raccolta di dati, di enunciati sulla base dell'esperienza, del tipo tabelle, misurazioni, stili di vita ed altre cose simili. Invece, con la teoria si esprime una opinione o un modo di considerare un'idea una situazione, separate dall'esperienza. La suddivisione fra teoria ed empiria, soprattutto in psicologia, è molto vantaggiosa, in quanto riesce a dare delle indicazioni sull'uomo, sia suffragate da dati empirici, sia da riflessioni sugli stessi dati. Dispensa Corso Psicologia 2 Il positivismo storicamente ha centrato la sua attenzione sull’empiria, ovvero sulla necessità di raccogliere in teoria soltanto dati rilevati dalle ricerche in modo empirico. Ma, questo comporta alcuni limiti, da un lato il limite dell’intuito dell'essere umano e la possibilità di riflettere sui dati stessi; dall'altro, invece, alcune teorie si sono spinte effettivamente un po' troppo nel non considerare i dati empirici. Dispensa Corso Psicologia 3 Assistente Educativo - Corso Psicologia Dott. Domenico Mastroscusa Seconda lezione Frammentarietà e/o complessità della Psicologia; Introduzione ai maggiori orientamenti teorici; Esercitazione Frammentarietà o complessità A chi non è addentro alle questioni di psicologia, la stessa psicologia appare normalmente come un corpo omogeneo e finalizzato, coerente e sostanzialmente statico sulle tecniche, sulle teorie, sulle conoscenze rispetto l'uomo, al suo comportamento ed al suo dinamismo interiore. In effetti non è così. Potremmo parlare di più psicologie. La stessa psicologia di fatto è frastagliata in tanti ambiti; abbiamo quelli contenutistici o fenomenici. Poi vi sono diversi orientamenti teorici, per esempio psicologia del profondo, il comportamentismo. Ci sono tentativi sistematici, per esempio la psicologia sperimentale, quella ermeneutica; ed anche ambiti applicativi diversi. Inoltre, spesso la psicologia viene suddivisa in autori, in Regioni ed in epoche. Suddivisione della psicologia La psicologia si suddivide in quattro discipline fondamentali e sei ambiti funzionali. Le quattro discipline fondamentali sono la psicologia generale, psicologia dello sviluppo, psicologia della personalità e la psicologia sociale. Invece, gli ambiti funzionali sono sei e si suddividono in percezione, pensiero, apprendimento, emozione, motivazione e azione. Così che ogni funzione può essere esaminata in ogni disciplina fondamentale, ed ogni disciplina fondamentale ha la possibilità di inquadrare nel suo corpus teorico le diverse funzioni. A queste si aggiungono le materie applicative: Psicologia evolutiva, psicologia clinica e psicologia del lavoro e delle organizzazioni. Introduzione ai maggiori orientamenti teorici in Psicologia Il behaviorismo (il comportamentismo) Nel comportamentismo le differenze individuali vengono praticamente annullate la priorità è data all'ambiente sociale e relazionale che l'individuo frequenta attraverso stimoli e risposte l'individuo cercherà di adattarsi all'ambiente. Teorico del comportamentismo fu Watson. I principi ispiratori del comportamentismo sono di natura non teorico –conoscitiva, ovvero essi sono fautori delle ipotesi che tutti e ogni comportamento umano può essere descritto in semplici protocolli. Il behaviorismo affonda le sue origini nel razionalismo e nel positivismo, ritiene d’individuare i nessi che si formano tra stimolo e reazioni. Essa è, quindi, fondamentalmente una teoria dell'apprendimento. Il behaviorismo si appoggiò fortemente negli Stati Uniti alla tradizione filosofica del pragmatismo di Deway che considerava l'esperienza, il pensiero e l'azione in funzione dell'adattamento. Il fine ultimo dell'essere umano è quello di adattarsi al mondo circostante e all'ambiente, pertanto egli si abitua a determinati comportamenti che possono essere rinforzati o estinti. Così i condizionamenti sono considerati come i risultati dell’adattamento avvenuto, ed i rinforzi sono i mezzi di riadatta mento. Dispensa Corso Psicologia 4 In ambito clinico, il mezzo utilizzato è la gratificazione o la punizione/ frustrazione, che sono considerati dei rinforzi per agevolare comportamenti adeguati o per far estinguere comportamenti non adeguati. Bibliografia essenziale di J. B. Watson: Il comportamentismo (1924); La cura psicologica del bambino e del fanciullo (1928) La psicologia cognitiva La psicologia cognitiva ha le sue radici nel razionalismo. Secondo questo pensiero tutto il mondo è regolato da leggi e principi matematici, per cui si ripetono modelli e si possono individuare precise leggi di funzionamento. I cognitivisti, quindi, risultano diretti discendenti dei filosofi razionalisti in quanto ritengono che esiste una spiegazione causale a tutti i comportamenti umani; in tutte le cose vi è un ordine in base a delle leggi precise; la decisione è guidata dalla ragione e l'azione è sempre responsabile. Il cognitivismo, riconosce alle persone capacità di responsabilità, di scelta, di autodeterminazione e ragionamento. La psicologia cognitiva si basa su alcuni principi. Il primo è quello della conoscenza, del conoscere; lo psichico umano è costituito dalla conoscenza. Attraverso la conoscenza del mondo e della propria persona si può rinascere costantemente. Il secondo principio è quello dell’essere consapevole; si attribuisce alla persona la capacità di essere consapevole delle proprie scelte, della propria vita, delle proprie storie. Il terzo principio è quello dell'ordinamento cognitivo; la conoscenza non si esaurisce nel semplice prendere atto di singoli fatti, ma nel riconoscimento di nessi strutturali e funzionali. I nessi strutturali sono detti Insight del tipo testa, tronco, braccia e gambe formano un corpo; i nessi funzionali sono per esempio, l’acqua bolle per mezzo del gas. Altro elemento determinante nel cognitivismo è la capacità di anticipare il futuro, cioè di creare aspettative. In questa anticipazione del futuro si sviluppa la possibilità e la responsabilità di individuare le strategie migliori per perseguire i propri fini, quindi si esprime l'autorealizzazione personale. L'uomo è dotato di un’azione consapevole è, perciò, in grado di perseguire i propri fini attraverso delle strategie che, di volta in volta, dovrà stabilire. In ultimo, vi è il principio della responsabilità di sé e della capacità di autoregolazione; l'uomo è considerato sostanzialmente libero e capace di discernimento e quindi di prendere ed assumere le scelte migliori più protettive per se stesso. Modello cognitivo-comportamentale Il modello trae origine dalla psicologia sperimentale, meglio ancora dalla teoria dell’apprendimento sociale. Alla base di questa teoria (apprendimento sociale) c’è la convinzione che qualsiasi comportamento è influenzato, nel suo mantenimento o cambiamento, dagli eventi ambientali. Come questi eventi esterni influenzino un individuo dipende dagli schemi cognitivi posseduti, che a loro volta dipendono dalle conseguenze socio-ambientali del comportamento. La terapia cognitivo-comportamentale si pone l’obiettivo di individuare e sviluppare metodi che possano modificare il comportamento sottolineando come l’azione dell’individuo e il contesto ambientale siano costantemente dipendenti e influenzati l’uno dall’atro. Nel modello la sofferenza emotiva viene spiegata attraverso l’analisi di una complessa interazione di pensieri, emozioni e comportamenti. Dispensa Corso Psicologia 5 Assistente Educativo - Corso Psicologia Dott. Domenico Mastroscusa Terza lezione I maggiori orientamenti teorici in Psicologia; La Psicologia del profondo; La visione dell'uomo ed il funzionamento dell’essere umano nella psicoanalisi freudiana; Esercitazione La psicologia del profondo Il fondatore della psicologia del profondo è Sigmund Freud, nato a Freiberg in Austria, il 6 maggio 1856, morto a Londra il 23 settembre 1939. Con la psicanalisi di Freud la visione dell'uomo viene completamente ribaltata. Fino ad allora si dava per scontato la volontà e la capacità razionale dell'essere umano, Freud invece, individua delle forze, delle istanze psichiche, che possono agire in modo totalmente inconsapevole. Bibliografia essenziale di Sigmund Freud: L’interpretazione dei sogni (1900); Psicopatologia della vita quotidiana (1901); Tre saggi sulla teoria sessuale (1905); Totem e tabù (1913); Al di là del principio del piacere (1919); Inibizione, sintomo e angoscia (1925); Il disagio della civiltà (1929). La visione dell'uomo secondo Freud La visione dell’uomo, è deterministica, meccanicistica e predeterminata. L'uomo è agito da pulsioni, forze istintuali che si trovano al confine tra biologico e psicologico, esse si nutrono di energia psichica che viene detta libido. L’essere umano è agito da due tendenze fondamentali una verso la vita (Eros) e una verso la morte (Thanatos). Dominatore della vita psichica dell'essere umano è l'inconscio, per definizione inesauribile, sede del rimosso dell’attività psichica. Alcuni Autori hanno ipotizzato che l’inconscio potesse contenere tutta la storia dell'umanità fino a quella determinata persona. L’inconscio può essere interpretato, spiegato, capito attraverso la terapia della parola e l'interpretazione dei sogni, il metodo principe di tutta la psicanalisi. Gli studi di Freud vanno avanti fino alla formulazione della seconda topica, in cui individua tre istanze psichiche: Es (Id), Io e Super Io, che permettono il funzionamento dell’essere umano stesso; rappresentano la matrice fondante della struttura di personalità dell'individuo. L’Es è la sede di tutti gli istinti, risponde al principio del piacere, per cui tende ad evitare la sofferenza e a soddisfare la scarica pulsionale nella ricerca del piacere immediato. L'Io risponde alla logica del principio di realtà, per cui, attraverso i meccanismi di difesa, rimuove i contenuti psichici che possono causare angoscia e dolore alla persona stessa; favorisce l'equilibrio fra le istanze inconsce dell'essere umano e le richieste ambientali. L’Io deve far fronte alle spinte pulsionali che provengono dall’Es e così, permette un accomodamento, un equilibrio della persona al mondo circostante. il Super-Io è formato fondamentalmente da tutti i dettati e tutte le regole educative, comportamentali e insegnamenti ricevuti dai propri genitori durante i primi anni di vita; è l'ultima Istanza psichica a formarsi, rappresenta i valori morali, educativi, le norme sociali che l'individuo nel corso della vita riceve, in modo particolare attraverso l'educazione genitoriale. Freud fu il primo a scoprire l'esistenza di una sessualità infantile, che si manifesta secondo le caratteristiche peculiari delle evoluzioni dei processi pulsionali della Libido. Freud definisce il bambino un "perverso polimorfo"; il bambino in tal senso è “perverso” in quanto ricerca il piacere senza alcuna finalità riproduttiva (è importante notare come questa "perversione" non abbia alcuna valenza morale negativa). È, inoltre, “polimorfo”, poiché ricerca il piacere attraverso vari organi e tramite diverse zone erogene, e riceve gratificazione edonistica sia dal contatto col padre Dispensa Corso Psicologia 6 che con la madre. Il bambino è facilitato in questo dall'assenza di un Super Io e dell'imposizione morale prodotta dall'educazione. Freud suddivise lo sviluppo psicosessuale del bambino in cinque fasi successive; tale modello è divenuto oggetto, nel corso dell'evoluzione del pensiero psicodinamico, delle più svariate integrazioni, modifiche e critiche. Principio del piacere e principio di realtà L’uomo nasce fortemente radicato nel principio del piacere, cioè ricerca la felicità attraverso la scarica pulsionale immediata, evitando così la tensione o il trauma, fonte dell’angoscia umana. Nel corso della vita, in ogni caso, l’uomo deve tendere alla socializzazione e quindi deve, in un certo senso, piegarsi alle regole, alle norme vigenti in quel determinato periodo storico e contesto culturale. Per questo pian piano, si deve piegare al principio di realtà, il cui guardiano è l’Io. L’Io attraverso i meccanismi di difesa, tende a valutare, procrastinare o respingere, in toto o in parte, le istanze pulsionali provenienti dall’Es. In sostanza, l’Io fa il raccordo tra esigenze di realtà, richieste inconsce della persona e norme e valori morali tramandate dai genitori e racchiuse nel Super Io. Questo lavorio svolto dall’Io permette un miglior adattamento dell’essere umano. I contenuti rimossi, però, oltre a generare ansia, angoscia e sensi di colpa, durante il processo di rimozione; tendono a ritornare sotto “mentite spoglie”, ovvero sotto forma di sintomi, che costringono la persona a rituali, stereotipie dal senso incomprensibile (isteria, nevrosi ossessiva, sintomatologia da conversione). Il metodo di cura della psicoanalisi Fin da piccoli siamo animati da forze istintuali, al confine fra lo psichico ed il biologico che tendono alla ricerca del piacere. Normalmente però la cultura dominante, la famiglia, i genitori e le norme sociali impongono di contenere, limitare, gestire e procrastinare la soddisfazione pulsionale. Quindi, in un certo senso, danno una frustrazione all'individuo. Tale frustrazione genera ansia, a volte non sopportabile. Pertanto, l’Io procede attraverso i meccanismi di rimozione, rimandando nell'inconscio la pulsione o parte della pulsione. In ogni caso, questo non va completamente a risolvere la questione, una certa aliquota di ansia, di energia psichica rimane libera e può trasformarsi in sintomi nevrotici, somatizzazione, fobia ecc. La risoluzione del conflitto è, nella tecnica psicoanalitica, attribuibile alla risoluzione del trauma che avviene attraverso il portare alla coscienza e, quindi, consapevolizzare il trauma stesso. Inizialmente Freud utilizzò l'ipnosi regressiva, ma si accorse ben presto che i risultati non erano stabili e durevoli nel tempo. Pertanto, ritenne necessario abbandonare l'ipnosi e cercare di utilizzare il metodo delle libere associazioni e, soprattutto, l’interpretazione dei sogni. In questo modo la consapevolezza del paziente era totale, pertanto, il riportare in modo consapevole il trauma alla memoria, poteva elidere completamente gli effetti del trauma. Dispensa Corso Psicologia 7 Assistente Educativo - Corso Psicologia Dott. Domenico Mastroscusa Quarta lezione Introduzione alle principali teorie evolutive in Psicologia; Lo Sviluppo Umano ed il Ciclo Vitale; Sigmund Freud e lo sviluppo psicosessuale; Esercitazione Lo Sviluppo è stato definito: 1. da Gesell come un “Procedimento strutturante”; 2. dalla psicologia dell’arco vitale, come un “sistema plurimo di forme di cambiamento”; 3. da Bronfenbrenner, come un “processo permanente di modificazione dell’individuo”. Lo sviluppo può essere inteso come un interminabile processo di adattamento e ristrutturazione dell’individuo, che dipende da processi maturativi ed eventi socio-culturali. Solitamente siamo abituati a ragionare in termini di causa–effetto, da questo consegue quest’altro. In effetti, dimentichiamo sovente la complessità dell’essere umano e delle sue relazioni con se stesso e con il mondo che lo circonda (relazioni intra -soggettive e inter - soggettive). Lo sviluppo, quindi, avviene mediante continue interazioni fra organismo ed ambiente circostante. Come un fiume, l’essere umano si modifica costantemente e tuttavia deve sviluppare un senso di Sé e di coerenza di Sé abbastanza stabile, lungo tutto l’arco della vita. Lo sviluppo è un processo complicato che dura tutta la vita, i cui fattori sono riassumibili in quattro grandi categorie: 1. Le proprietà biologiche = patrimonio genetico; temperamento iniziale; tempi di maturazione individuali; fattori fisiologici. 2. L’appartenenza ad un ambiente fisico e sociale = habitat; livello socio culturale; intervallo intergenetico. 3. La propria storia di vita = l’esperienza conscia ed inconscia accumulata; 4. L’hic et nunc = il momento, la situazione che sta vivendo. Lo sviluppo, quindi, è frutto dell’interazione sinergica fra processi maturativi ed apprendimento. Il modello epigenetico Fin dalla nascita ognuno di noi lotta fra appartenenza ed individuazione, ed è costretto costantemente ad affrontare processi di separazione ed individuazione. Il nostro sviluppo è garantito da sottili meccanismi d’identificazione e separazione (per es con il genitore dello stesso sesso), che ci permettono di acquisire l’identità e strutturare un senso coerente di Sé. Alla nascita abbandoniamo l’ambiente del ricambio chimico dell’utero, per inserirci nel sistema dello scambio culturale della nostra società di appartenenza. Questo implica un costante processo di scambio ed accomodamento che traduciamo in “apprendimento”. L’apprendimento si ottiene attraverso l’interazione con l’ambiente e mediante ripetuti scambi. Questo processo, lo sviluppo, è dunque la sintesi fra maturazione ed apprendimento; ed è possibile intanto se esiste un ambiente supportivo, ovvero dei genitori disposti ad educare e viceversa un bambino che educa i genitori. Lo sviluppo si snoda in varie fasi ed in ogni fase è contenuta quella precedente e quella successiva, se la fase viene superata in modo sufficientemente buono, si passa a quella successiva. Le fasi, o stadi sono: Dispensa Corso Psicologia 8  1 anno di vita, età nipiologica  2 e 3 anno, prima infanzia  3 – 6 anno, seconda infanzia o puerizia  6 – 10 anno, terza infanzia o fanciullezza  11 – 12 anno, età pre puberale  12 – 14 anno, età puberale  14 – 18 anno, adolescenza  18 – 23 anno, giovinezza Ogni fase di sviluppo, è caratterizzata da acquisizioni specifiche, da compiti evolutivi, ovvero condotte che si presentano ad un certo punto della vita e la cui esplicazione con successo, mette a proprio agio la persona e gli permette di riuscire in ulteriori condotte ed acquisizioni. Lo sviluppo si realizza secondo alcune linee fondamentali: fisica, affettiva, intellettiva, morale, sociale, estetica. Sigmund Freud e lo sviluppo psicosessuale Freud divise la vita del bambino in cinque fasi di successivo sviluppo psicosessuale. Fase orale Corrisponde al primo anno vita del bambino, ed è la prima fase del suo sviluppo psicosessuale. La durata di questa fase, tuttavia, è variabile in funzione della società e, in definitiva, del tempo dell'allattamento comunemente usato in essa. La relazione fondamentale con il mondo esterno è di tipo nutritivo, con e attraverso la madre. La libido, cioè l'energia sessuale, si concentra nella bocca. Il bambino, tende a portare tutto alla bocca, dal seno della madre agli oggetti che lo circondano. In effetti, la bocca in questo periodo diventa il tramite che lo lega al mondo, alla realtà circostante: tramite questa, il bambino distingue gli oggetti e comincia a capire cosa sono. Fase anale Corrisponde al periodo che va dai 2 ai 3 anni di vita, ed è caratterizzata da Autonomia, Piacere, Sollievo della tensione, Opposizione. Corrisponde allo sviluppo fisico che permette al bambino di controllare le funzioni sfinteriche. Le fissazioni in questa fase (fissazioni anali) sono provocate soprattutto dal modo in cui è stato imposto al bambino l'uso del vasino. Vive un costante conflitto tra la riduzione della tensione con l’espulsione e il ritenere. Fase fallica Si sviluppa tra i 4 ed i 5 anni di vita. In questo periodo il bambino si rende conto della diversità tra i due sessi. In questa fase si generano: nella femmina, l'invidia del pene (si rende conto di non avere il pene e “rimprovera” la madre per questa mancanza); nel maschio, il complesso di castrazione (paura di perdere il pene). In questa stessa fase, si avviano a risoluzione due specifici processi: il complesso di Edipo nei maschi (il padre è vissuto come il rivale con cui competere per ottenere l’amore della madre); il complesso di Elettra nelle femmine. Tali processi, hanno come “obiettivo” l’identificazione con il genitore del proprio sesso, attraverso: a) la “conquista” del genitore del sesso opposto non più cercando di sconfiggere il genitore dello stesso sesso, ma identificandosi con esso; b) l’Identificarsi: prendere su di sé le caratteristiche dell’altra persona e integrarle nel proprio funzionamento; Dispensa Corso Psicologia 9 c) Vengono assunti gran parte dei valori e della morale dei genitori. In questo periodo si forma il Super-Io, “l’erede del complesso edipico”. Un momento determinante per la crescita e lo sviluppo dell'individuo, secondo la psicoanalisi, sono i tre anni, un periodo in cui si deve affrontare e risolvere il complesso edipico, la cui risoluzione permette l’assoggettamento al principio di realtà. Solo tale risoluzione, potrà garantire una vita adulta, psicologica e relazionale, individuale e sociale, sufficientemente sana, equilibrata e integrata. Fase di latenza Tra i 6 anni e i 13 anni. Per quanto Freud non riconosce questa come una fase psicosessuale (perché in essa la libido è dormiente), ne sottolinea l'importanza. Questa fase, è caratterizzata dall’esplorazione del mondo circostante, il bambino sviluppa le sue amicizie con individui dello stesso sesso e focalizza l'attenzione sul proprio sviluppo fisico. Fase genitale Questa fase inizia con la pubertà e si protrae lungo tutto il resto della vita. In questa fase avviene la scoperta dell’oggetto sessuale; l'individuo deve risolvere i conflitti e le fissazioni derivanti dalle fasi precedenti. Dopo questo periodo, si possono individuare due altri momenti nello sviluppo: a) la fase della sperimentazione; b) la fase monogamica, contraddistinta dalla stabilità. Nella teoria freudiana, la fissazione della libido, dà origine alle patologie. In altri termini, è come se la persona non riuscisse ad evolvere e maturare, rimanendo bloccato in una particolare fase dello sviluppo. Dispensa Corso Psicologia 10 Assistente Educativo - Corso Psicologia Dott. Domenico Mastroscusa Quinta lezione Le ricerche di Harlow – Spitz – Lorenz; John Bowlby: la teoria dell’attaccamento; I Modelli Operativi Interni; Esercitazioni Bowlby: Il legame di attaccamento Bowlby è il padre di questa teorizzazione; attraverso la sua esperienza di pediatra, arriva ad una serie di intuizioni derivanti da: a) l’etologia; b) i concetti psicoanalitici; c) l’aspetto cognitivo, cosa una persona impara a pensare di sé, del mondo e di sé in relazione al mondo. Le prime intuizioni che si rifanno all’etologia, sono le più innovative e derivano dall’osservazione di bambini ospedalizzati durante il periodo della guerra, che morivano inspiegabilmente pur essendo curati. L’etologia convalida la rilevanza data alle cure: evoluzionisticamente la specie si propaga al meglio se protegge i suoi cuccioli, quindi, la ricerca di calore e protezione è fondamentale rispetto alla ricerca di nutrimento. Questa prima intuizione rivoluziona tutte le teorie precedenti. Gli studi di Bowlby, sono stati ripresi a partire dagli anni ‘70 e solo oggi abbiamo i risultati sugli studi longitudinali tramite i quali si stanno facendo convalide e invalidazioni. L’attaccamento è definito come l’esperienza individuale che ciascuno fa quando si sente protetto accanto alla FdA (Figura di Attaccamento). Il legame di attaccamento, si stabilisce su una base innata. C’è una predisposizione genetica nel bambino, per cui egli è capace di richiamare l’attenzione della madre; sa piangere, si sa aggrappare ed è dotato di alcune caratteristiche fisiche, date geneticamente, che sollecitano l’accudimento (sorriso, guance paffute, testa tonda, morbidezza). Il bambino è dotato di questo “set” alla nascita e l’adulto è dotato della capacità di rispondere a questo genere di segnali. Il legame di attaccamento, si struttura grazie alla sequenza ripetuta dei comportamenti FdA / bambino: io rispondo a te → tu sei più capace di chiedere→ io sono più capace di rispondere. La sequenza ripetuta e la continuità con cui questi comportamenti si ripetono, dà la possibilità di stabilire un legame. Questo deve succedere in un arco di tempo definito: entro il primo anno di vita. Se ci sono ospedalizzazioni o istituzionalizzazioni o maltrattamenti, i danni possono essere gravi: non sappiamo se nel cento per cento dei casi questo trauma esiterà in una patologia, ma una grande percentuale di situazioni psicopatologiche ha all’origine casi di maltrattamento, abuso, separazioni, lutti e perdite nell’arco del primo anno di vita. Non bisogna pensare in termini deterministici. Bowlby parlava di percorsi di sviluppo: si fanno scelte verso strade più o meno sane e funzionali, ci sono tanti eventi relazionali ed ambientali che possono correggere e integrare gravi traumi e carenze nel legame di attaccamento. Alcune ricerche dimostrano che la FdA può essere sostituita e lo schema comportamentale può essere integrato con schemi più adattivi se intervengono nel corso dell’infanzia delle figure sostitutive positive. Altre variabili che intervengono nella costruzione del legame di attaccamento, sono: 1) Temperamento del bambino (attività/passività; capacità di rispondere a soglie più o meno alte di stimoli che sollecitano in modo diverso le risposte di accudimento dell’adulto). Dispensa Corso Psicologia 11 2) Coerenza tra richieste e risposte. La corrispondenza tra la richiesta del bambino e la risposta della madre fa parte della continuità degli scambi che forniscono coerenza. Se il bambino riceve una risposta coerente costruisce un’idea di se stesso come capace di essere efficace nell’ambiente e, quindi, di autostima, di autoefficacia. La responsività della FdA è predisposta geneticamente, ma per esplicarsi ha bisogno di tutti gli apprendimenti che ci sono stati nella storia della persona. Questa capacità responsiva mette la madre in relazione al bambino, in modo tale da creare nell’ interazione coerenza, stabilità, prevedibilità. La coerenza tra richieste e risposte forma un nucleo di sé molto stabile. La triade di attaccamento:  ricerca della persona preferita  base sicura  protesta per la separazione Modelli Operativi Interni (IWM) Ogni individuo, al momento della nascita, è incapace di provvedere a se stesso. Questa condizione implica la ricerca di una figura di riferimento (pattern "di attaccamento), attraverso la quale, il bambino, riceve le cure e l'amore di cui ha bisogno e gli stimoli necessari per arricchire le conoscenze innate di cui dispone al momento della nascita. Gli studi per comprendere il processo che porta alla costituzione degli Internal Work Modell, si basano: a) sull’osservazione delle modalità interattive che caratterizzano la relazione madre-figlio; b) sull’osservazione dei comportamenti del bambino in assenza della figura materna (Strange Situation); c) sull’osservazione delle modalità interattive che la madre mette in atto nei confronti del bambino, all'interno delle mura domestiche. Questi studi hanno portato alla formulazione di ipotesi sulle modalità di trasmissione transgenerazionale dei modelli di attaccamento; hanno reso possibile l'individuazione dei pattern di attaccamento così classificati: Attaccamento sicuro, Attaccamento Insicuro -Evitante, Attaccamento Insicuro -Ambivalente, Attaccamento Disorganizzato (Ainswort, Main). 1) Attaccamento Sicuro (tipo B): le attese del bambino, riguardo la disponibilità della figura materna, vengono soddisfatte dalla sensibilità che quest'ultima mostra nel rispondere ai segnali del bambino in modo adeguato e tempestivo. Questi genitori si dimostrano autonomi, fiduciosi, tolleranti (nei confronti del bambino, di se stessi e dei propri genitori). Positive le previsioni sull'esito della relazione, poiché, la figura di attaccamento è vissuta come accettante e sicura, in rapporto alla quale il bambino ha una buona visione di sé, caratterizzata dall'amabilità. Le strategie comportamentali che verranno utilizzate, non essendo rigide e/o stereotipate, facilitano l'esplorazione attiva che caratterizza lo stile di conoscenza del bambino. 2) Attaccamento insicuro-evitante (tipo A): le modalità comportamentali di attaccamento che la figura materna (inaccessibile, lontana, disinteressata), mette in atto nei confronti del bambino, sono chiaramente rifiutanti e poco recettive alle sue richieste. Il bambino, verificata l'impossibilità di instaurare un valido rapporto, lo negherà, spostando l’attenzione su di sé, evitando il sostegno altrui e qualsiasi tipo di relazione intima. Le previsioni sull'esito del rapporto sono, dunque, assolutamente negative. Il bambino è certo di essere rifiutato e di non potersi sottrarre ad una situazione così rigidamente predeterminata. Allontanamento e distacco sono le strategie comportamentali privilegiate, attraverso le quali il bambino, paradossalmente, mantiene la vicinanza con la figura materna. Lo stile di conoscenza utilizzato è rappresentato facendogli perdere significato. Dispensa Corso Psicologia 12 3) Attaccamento Insicuro-Ambivalente (tipo C): la figura materna. si mostra insensibile alle richieste, incapace, insicura ed imprevedibile nelle risposte. Nei confronti della madre, capace di protezione e vicinanza, non sempre disposta a concederla, il bambino mette in atto dei meccanismi di difesa, quali l’opposizione comportamentale e la trasformazione dei sentimenti. La separazione dalla madre è vissuta con ansia, così come l'eccessiva vicinanza. Modalità comportamentale, quest'ultima, da lui privilegiata, in relazione alla percezione di inadeguatezza ed incapacità nel gestire tale relazione, che lo portano ad attribuire a se stesso il merito o la colpa di conquistare e/o perdere la vicinanza. L'incertezza sull'esito del rapporto contraddistingue, dunque, questo pattern di attaccamento, caratterizzato, come stile di conoscenza, dall’evitamento delle situazioni che possono invalidare le ipotesi formulate dal bambino. 4) Attaccamento Disorganizzato (tipo D): la figura materna è caratterizzata da una profonda tristezza, preoccupazione e ansia per un qualcosa di non risolto (lutto, violenze, disturbi affettivi, ecc ), che la rende minacciosa e spaventante, in relazione alla quale il bambino valuta la sua abilità (forza/debolezza) nel fronteggiarla. Le previsioni sull'esito del rapporto sono legate a tale minacciosità che rende la relazione pericolosa. Le strategie comportamentali sono caratterizzate dall’allontanamento e dalla vicinanza finalizzata non a mantenere la vicinanza, ma a contenere le minacce, attraverso reazioni come la fuga, l'attacco ed il congelamento dei sentimenti. Dispensa Corso Psicologia 13 Assistente Educativo - Corso Psicologia Dott. Domenico Mastroscusa Sesta lezione D. Winnicott «madre sufficientemente buona»; Le cure materne; Il sistema e le dinamiche familiari; Il ciclo vitale della famiglia; Esercitazione Winnicott e la teoria dello sviluppo Donald W. Winnicott nacque nel 1896 a Plymouth, nel Devon; fu pediatra e psicanalista. I suoi lavori risentirono delle teorie di M. Klein e A. Freud. Winnicott, sviluppò la sua personale teoria sullo sviluppo psichico ed emotivo dell’individuo, a partire dallo studio del rapporto madre- bambino. Teoria dello sviluppo Una volta nato, il bambino sperimenta il cosiddetto holding cioè un atteggiamento di sostegno, contenimento empatico, attivato dalla madre. Passa così da uno stadio di dipendenza totale (in cui vi era completa fusione con la madre), allo stadio d’indipendenza (inizia a interagire con le pressioni dell’ambiente esterno). In questo delicato passaggio il bambino perde la sua onnipotenza soggettiva (egli non è più il creatore della realtà), comincia a intuire che esiste un mondo esterno nel quale l’oggetto (la madre) esiste indipendentemente dal suo volere. Il bambino durante questo passaggio comincia ad utilizzare quello che Winnicott chiama oggetto transizionale, ossia peluche, pezzetti di stoffa, coperte e altri oggetti tattili-pressori, che posseggono la peculiarità di non essere parti del bambino e nemmeno oggetti inseriti totalmente nel mondo esterno. L’oggetto transizionale rappresenta il modo per colmare simbolicamente la distanza con la madre- ambiente, ed ha la funzione di contenere le paure e le angosce del bambino quando la madre si allontana, mantenendo con essa quel legame che lo rasserena. La fase di differenziazione dell’Io avviene quando il bambino può gratificare i propri bisogni, contrari a quelli della madre. A partire dalla differenziazione dell’Io, il bambino inizia a costruire il Vero Sé (capacità di entrare in relazione con gli altri e con se stesso) o il Falso Sé (caratterizzato da un atteggiamento eccessivamente adattivo e compiacente i bisogni della madre), a seconda della relazione che si è instaurata con la madre. Una relazione in cui la madre durante il processo di holding è stata poco presente emotivamente e/o empaticamente, favorirà la nascita di un Falso Sé, in cui i rapporti con l’ambiente e il mondo non saranno reali e autentici. Al contrario, una madre presente e rassicurante permetterà all’Io del bambino di svilupparsi e di creare un Vero Sé capace di relazionarsi in modo gratificante con il mondo. Un elemento molto importante nello sviluppo del bambino è il gioco, esso infatti permette al piccolo di essere creativo, usare la propria fantasia e personalità facilitando, in tal modo, la Dispensa Corso Psicologia 14 conoscenza di se stesso per arrivare a percepirsi come una persona diversa dagli altri eppure in relazione con essi. Bibliografia essenziale di D. Winnicott: “Il bambino e il mondo esterno” (1957); “Sviluppo affettivo e ambiente” (1965); “Gioco e realtà” (1971); “Sulla natura umana” (postumo, 1988). LA FAMIGLIA Con il termine “famiglia” si è soliti indicare tre differenti e distinte realtà: 1) Un gruppo di individui che vivono insieme nella medesima abitazione, le regole con le quali si forma tale gruppo, la sua ampiezza e la sua composizione, le modalità secondo cui si trasforma, si sviluppa e si divide può esser denominato “struttura familiare”; 2) i rapporti (affetto, autorità) esistenti in tale gruppo e le dinamiche con le quali i coresidenti sotto il medesimo tetto interagiscono e le emozioni che provano l’uno per l’altro. Il termine più adatto per indicare questa condizione è “relazioni familiari”; 3) I legami ed i rapporti esistenti tra distinti gruppi di coresidenti tra i quali vi siano dei rapporti di parentela e tutto ciò che intercorre tra loro (aiuto, frequenza degli incontri, ecc.), “Rapporto di parentela” è il termine più esplicito per indicare questa situazione. Struttura familiare Per quanto attiene alla Struttura familiare, bisogna operare un distinguo tra famiglia rurale e famiglia medio - borghese delle aree urbane (mercanti e commercianti). Quanto alla prima va detto che essa ha subito nel corso dei secoli un radicale mutamento per via di un insieme di profonde trasformazioni economiche e sociali delle campagne, ma soprattutto dalla diffusione dell’organizzazione produttiva poderale e dal passaggio della popolazione agricola da un tipo di accentramento prevalentemente accentrato ad uno sparso. Iniziate intorno al 1400, queste trasformazioni avvennero in diverse zone d’Italia e interessarono i secoli successivi. La famiglia delle aree urbane invece vive un andare verso la struttura di tipo nucleare verso il 1800/1900. Ciò fu favorito dai cambiamenti giuridici relativi alla trasmissione della proprietà: l’eredità era sempre più costituita da denaro liquido che poteva essere molto facilmente diviso in più parti senza perdere di valore complessivo. Relazioni familiari Naturalmente questo aspetto evoca consequenziali trasformazioni anche nel secondo aspetto in analisi, cioè quello delle relazioni familiari. Da queste variabili dipendeva ad esempio se i bambini trascorrevano i primi anni di vita con i genitori o unicamente con nonni, zii e cugini e se gli anziani risiedevano da soli o con altri parenti. Elemento presente in tutti i modelli di relazioni domestiche fu il mantenimento fino a tempi molto recenti della superiorità del potere e dell’autorità dell’uomo che generò un tipo di modello di famiglia patriarcale. Nel 1900 tale modello, formato da una totale deferenza da parte dei figli nei confronti del padre, entrò in crisi e si affermò un modello in cui i maschi pur continuando ad avere potere ed autorità assoluta, riducevano di molto la distanza sociale con la moglie ed i figli. Successivamente, in seguito alle grandi rivoluzioni storiche, nasceva un nuovo tipo di famiglia che prima si sviluppò nei ceti più alti e successivamente si estese anche ai ceti meno abbienti e che si sarebbe affermata in modalità e forme diverse fino ai nostri giorni: la famiglia nucleare. Essa mandò in frantumi quella di tipo “esteso” che vide la sua naturale mortificazione con la rivoluzione industriale. Nella società preindustriale le esigenze ed i bisogni dei singoli più deboli venivano assorbiti, soddisfatti e risolti dall’azione dell’intero gruppo familiare in cui il singolo viveva. Dispensa Corso Psicologia 15 Quindi, la massima sicurezza sociale dell’individuo era ben protetta e ben tutelata dall’esistenza di solidi gruppi familiari il più esteso possibile: più una famiglia era ampia e solida più poteva tutelare i propri componenti. La società industriale prevedeva, invece, forme di assistenza non più legate alla propria famiglia d’origine, ma pubblica e/o legata ad associazioni operaie o professionali. Tutti questi elementi condussero a strutture familiari di tipo nucleare. Fino al 1950 ancora comunque esistevano famiglie di operai ex contadini che pur lavorando in fabbrica continuavano a vivere in famiglie patriarcali estese e che una forte mononuclearizzazione si è avuta solo nella seconda metà degli anni 70. La famiglia “moderna” è nata da alcune trasformazioni avvenute nelle relazioni di autorità e di affetto esterne ed interne all’unità coniugale elementare: a) si è liberata a poco a poco dai controlli della comunità e della parentela; b) c’è stato un passaggio dal matrimonio combinato dai genitori, mossi esclusivamente da interessi di tipo economico e sociale, ad uno basato sulla libera scelta dei coniugi, sull’attrazione fisica e sull’amore; c) è mutato il rapporto fra i coniugi. La tradizionale asimmetria di potere fra marito e moglie si è attenuata. La passione erotica ha acquistato un’enorme importanza. Infine, sono cambiate le relazioni tra genitori e figli. Per lungo tempo i padri e le madri hanno avuto un atteggiamento di indifferenza verso i figli. Con la nascita della famiglia moderna essi sono diventati destinatari più diretti delle loro cure e del loro affetto. La famiglia si è resa intima a se stessa, anche nella sua iniziale composizione, nella fase del matrimonio si strutturavano abitudini e riti quali la “luna di miele” che dimostravano più esplicitamente un segno di chiaro distacco dalle famiglie di origine. Però, man mano che la modernizzazione procedeva in tal senso, la famiglia si allontanava dagli affetti parentali che fornivano cura e protezione. Si pensi ai “zitelli” figure di parenti che non avevano contratto nozze e che finivano per rimanere nel nucleo familiare, si pensi ai nonni presenti in modo vivo nel nucleo abitativo; ai legami non consanguinei, ma assunti a rango di parentali, come il “comparaggio” che favoriva legami affettivi forti quanto quelli parentali; lo stesso “vicinato” in qualche modo finiva per essere vicino in modo intimo alla famiglia in sé. Tutte queste forme di legami affettivi, fornivano in maniera diversa protezione, compagnia, affidamento, sostegno psichico ed economico, rocce di sostentamento, bussole di riferimento che l’affermazione della famiglia mononucleare abbandonava. Oggi la famiglia vive una profonda solitudine esistenziale in cui fa fatica a ritrovare se stessa: la donna lavora quanto l’uomo e in casa le normali attitudini quotidiane, nonché la reale cura quotidiana e l’educazione della prole, è affidata a badanti, cameriere ecc. Il nuovo modo di concepire il matrimonio: alle origini della crisi coniugale Muovendo un’indagine di studio che parta da questo secolo, si può affermare che i primi decenni del novecento possono essere considerati come «l'età d'oro della nuzialità». Vi è stata una fase "dell'esplosione dei matrimoni" che però è stata, in effetti, molto breve. A partire dagli anni Sessanta, infatti, nonostante i tassi di nuzialità continuavano a rimanere alti, si iniziava a rilevare in molti paesi, un rallentamento sia nella propensione al matrimonio, sia nell'abbassamento dell'età allo stesso. Questo parziale rovesciamento della tendenza a ridurre l'età al matrimonio avviene contestualmente ad un abbassamento dell'età in cui avvengono i primi rapporti sessuali (tra i 15 e i 17 anni in Italia), sancendo così non solo la separazione tra sessualità e procreazione, ma anche tra sessualità e matrimonio, tra sessualità e status adulto. La netta separazione tra sessualità, matrimonio e procreazione ha sconvolto le sequenze normali e attese venti-trenta anni fa. Da un lato, non è più il matrimonio ad autorizzare la sessualità della Dispensa Corso Psicologia 16 coppia, poiché i giovani tendono ad avere rapporti sessuali nella fase di fidanzamento, dall'altro non basta la procreazione per dare luogo al matrimonio. Dietro questi cambiamenti ci sono diverse cause come: la diffusione in tutti gli strati sociali del complesso dell'amore romantico; una crescente autonomia nei comportamenti e nei consumi delle generazioni più giovani; l'aumento della scolarizzazione, soprattutto per le donne; i processi di emancipazione femminile. L'ideale della parità tra i sessi e l'allargamento delle sfere di azione e delle opportunità aperte alle donne hanno portato a profonde trasformazioni sia nel processo di formazione della coppia che nel modo di concepirla. Il matrimonio ha perso sempre più il suo ruolo di passaggio obbligato per l'esercizio della sessualità, soprattutto femminile. Attualmente è l'amore, o meglio l'innamoramento, da solo a svolgere la funzione di legittimazione della sessualità. In altri termini, oggi, l'amore ed il sesso individuano una coppia ben prima, ed anche a prescindere, del matrimonio. Gli attuali rapporti di coppia si caratterizzano per la loro negoziabilità e reversibilità. In misura crescente la coppia si costituisce in un processo di verifica e negoziazione che comprende anche passaggi (la sessualità, la convivenza temporanea, ecc.) prima autorizzati e messi in moto solo dal matrimonio. Inoltre, sempre meno il matrimonio d'amore è inteso come processo fusionale e asimmetrico, in cui il benessere e la riuscita dell'uomo diventano l'interesse della donna. Al contrario, nei matrimoni contemporanei l'obiettivo di ciascun componente la coppia, e della donna in particolare, è di mantenere la dualità: "non di due fare uno, ma di uno più uno fare due". Irène Thèry (1999) definisce l'attuale istituzione matrimoniale come matrimonio conversazione: in cui il rapporto di coppia coniugale è continuamente costruito e ricostruito. Il matrimonio odierno non si fonda più sull'ethos del sacrificio e dell'aiuto reciproco, bensì sulla spontaneità degli affetti, sull'idea di un innamoramento che dura nel tempo e soprattutto sulla promozione della parità e simmetria tra i due sessi. La coppia rifiuta di fare una scelta definitiva e vincolante per tutta la vita, perché ciò annullerebbe quello spazio di flessibilità e autonomia in cui viene simboleggiata la propria soggettività. La qualità del rapporto diviene, quindi, il criterio fondamentale adottato per decidere di mantenere o sciogliere il vincolo matrimoniale. E ben si comprende come un tale sistema di cose sia molto fragile e soggetto a continue fluttuazioni e di come sia sempre a rischio crisi la famiglia. CICLO VITALE della famiglia Insieme di compiti di sviluppo, cioè di obiettivi finalizzati alla crescita in un determinato periodo della vita della famiglia (Duvall, 1977). EVENTI NODALI Ingresso – uscita di componenti, matrimonio, nascita, pensionamento e morte. Ad ognuno di questi eventi corrisponde un compito di sviluppo la cui soluzione segna il passaggio da uno stadio ad un altro della stessa famiglia. Dispensa Corso Psicologia 17 Assistente Educativo - Corso Psicologia Dott. Domenico Mastroscusa Settima lezione La teoria dello sviluppo cognitivo di Jean Piaget; Esercitazione La teoria dello sviluppo cognitivo di Jean Piaget Secondo Piaget, durante i primi diciotto mesi di vita, i bambini interagiscono con l’ambiente solo mediante la percezione e le azioni, poiché non sono ancora in grado di evocare mediante il ricordo, l’immaginazione, il linguaggio, oggetti o eventi non presenti percettivamente. Quindi, nel primo anno e mezzo di vita, i bambini sanno eseguire solo azioni motorie, poi essi diventano capaci di azioni mentali. Man mano che crescono le loro azioni, sia motorie che mentali, diventano sempre più differenziate e coordinate. Nello sviluppo cognitivo è possibile identificare quattro stadi distinti, qualitativamente diversi: 1. Stadio sensomotorio (dalla nascita a 2 anni circa), le loro azioni si limitano a percezioni ed azioni motorie guidate da schemi sensomotori. Tale periodo è diviso in sei sottostadi. 2. Stadio preoperatorio (2-7 anni), si formano gli schemi mentali; tuttavia vi è un egocentrismo intellettuale, cioè l’incapacità di differenziare il proprio punto di vista da quello degli altri. 3. Stadio operatorio concreto (7-11/12 anni), vi è la coordinazione degli schemi mentali in strutture d’insieme. I bambini sanno ragionare in termini logici quando si trovano di fronte a problemi concreti, cioè riguardanti oggetti visibili e manipolabili, ma commettono errori se i problemi sono presentati solo in forma verbale. 4. Stadio operatorio formale (dopo gli 11-12 anni), è la tappa più avanzata dello sviluppo dell’intelligenza, in cui è possibile risolvere non solo i problemi presentati in forma verbale, ma anche quelli formulati in modo astratto (es algebrici). Ognuno di questi stadi viene costruito utilizzando come materiale le abilità presenti in quello precedente o organizzandole in forme più complesse. Non è perciò possibile che gli stadi si susseguano in una sequenza diversa, o che uno di essi venga saltato per passare a quello successivo. Alla base dei progressi cognitivi ci sono gli invarianti funzionali, cioè le funzioni che caratterizzano la vita stessa, essendo presenti in tutti gli esseri viventi. Essi sono: 1) l’organizzazione riguarda le relazioni tra un organismo e le sue parti; 2) l’adattamento (termine che Piaget usa con un significato molto diverso da quello darwiniano), riguarda le relazioni tra un organismo e l’ambiente e può essere suddiviso in due processi complementari: a) L’assimilazione consiste nell’incorporare qualcosa materialmente o cognitivamente, come avviene quando si applica ad un oggetto uno schema motorio o mentale; b) L’accomodamento riguarda l’azione con cui l’ambiente costringe l’organismo a modificare le azioni ad esso indirizzate, ad es. i movimenti delle dita per prendere un oggetto. Dispensa Corso Psicologia 18 L’adattamento c’è quando assimilazione e accomodamento sono in equilibrio, cioè nessuno dei due predomina sull’altro. Uno dei modi in cui gli invarianti funzionali entrano in azione è la reazione circolare, espressione con cui Piaget designa la ripetizione di un’azione originariamente eseguita per caso e che ha prodotto risultati piacevoli o interessanti. Con le nozioni di organizzazione e adattamento Piaget fornisce una visione dei bambini come attivi costruttori delle proprie conoscenze. Queste informazioni non si imprimono su una tabula rasa, né vengono copiate: esse vengono assimilate, a seconda degli stadi di sviluppo, a schemi d’azione motori o interiorizzati, a concetti e concezioni e questo comporta sempre una trasformazione, un’interpretazione. Anche le interazioni sociali promuovono lo sviluppo cognitivo. Il loro contributo più importante consiste, per Piaget, non tanto nel fornire conoscenze o aiutare a sviluppare nuove abilità, quanto nel costringere i bambini a confrontarsi con desideri e credenze diverse dai propri e quindi a prendere coscienza delle differenze tra il loro punto di vista e quello degli altri, uscendo così dall’egocentrismo intellettuale. Questo confronto avviene più facilmente tra persone che si trovano allo stesso livello di conoscenza, cioè tra pari. Piaget ha perciò richiamato l’attenzione sull’importanza dei rapporti tra i bambini e i loro coetanei. La nostra percezione della realtà è organizzata attraverso le categorie di oggetto, spazio, tempo, causa e attraverso la distinzione tra sé ed il mondo esterno. La nozione di oggetto consiste essenzialmente nella tacita credenza che le nostre percezioni sono originate da entità fuori di noi, dotate di esistenza propria, che si muovono in uno spazio in cui anche noi siamo inseriti, interagiscono casualmente le une con le altre e danno origine a percezioni diverse (tattili, visive, uditive). In conclusione, una varietà di condotte che compaiono dopo i 18 mesi può essere spiegata, secondo Piaget, solo attribuendo a chi le esegue la capacità di evocare mentalmente oggetti o situazioni non presenti e di agire non solo mediante azioni corporee, ma anche attraverso azioni mentali, consistenti nel manipolare delle immagini mentali. Dopo i 18 mesi, la funzione simbolica si manifesta anche nel gioco e nell’imitazione. I bambini diventano capaci di giochi simbolici o di finzione: fingono così di mangiare, bere, dormire, lavarsi. Bibliografia essenziale di J. Piaget: “La rappresentazione del mondo nel fanciullo”; “Il giudizio morale nel fanciullo” Dispensa Corso Psicologia 19 Assistente Educativo - Corso Psicologia Dott. Domenico Mastroscusa Ottava lezione L’intimità e l’amore; il ciclo Vitale della coppia; la scelta del partner; Il mito familiare; i modelli di partner; Esercitazione L’AMORE l’amore è una forte emozione che spinge per esempio al matrimonio, e che serve a creare, mantenere quel clima, quel legame indispensabile alla coppia per la crescita dei figli. Possiamo distinguere tre tipi di amore: 1. l’amore passionale si basa anche sull’attrazione fisica; 2. l’amore materno o paterno: e quello che provano i genitori con i figli; 3. l’amore affettivo: è il classico volersi bene. A questi possiamo aggiungere l’amore di compartecipazione, l’affetto profondo che esiste tra due coniugi da molto tempo sposati. Si possono individuare tre componenti costitutive dell’amore: la passione, l’impegno, l’intimità che possono dar luogo a otto combinazioni: 1. assenza dell’amore, mancano tutte le componenti; 2. solo intimità abbiamo la simpatia; 3. solo impegno, amore vuoto; 4. solo passione, abbiamo l’infatuazione, la cotta; 5. intimità e passione, c’è intesa e attrazione sessuale, ma manca la volontà a stare insieme; 6. passione ed impegno,, danno luogo all’amore fatuo. I due hanno una grande passione, desiderano dare una svolta al loro rapporto, ma hanno un carattere troppo diverso che non permette di andare d’accoro; 7. intimità e impegno, è il cosiddetto sodalizio d’amore. Manca parzialmente o totalmente la passione; 8. l’amore perfetto contiene tutte e tre le dimensioni. L’amore come la maggior parte dei processi inizia con una fase di esplorazione, si passa poi ad una fase d’incantesimo (segnata da uno stato di euforia e di esaltazione), prosegue con una fase più matura e “ragionata”, per arrivare all’amore di compartecipazione. LA COPPIA La coppia è composta di tre parti: due individui ed una relazione, io-tu-noi, ed ognuna ha un significato nella vita di coppia. Qualunque cosa una persona faccia, bisogna che l’altro risponda e questa risposta modella quella persona e parallelamente la risposta dell’altro ne modella il sé. Questa sequenza ripetuta dà origine ad un modello che si traduce in regole per la relazione. Alcune regole di funzionamento – di rapporto tra le due persone - della coppia: 1) La possibilità di formare una coppia sana dipende dalla capacità di avere un senso di eguaglianza rispetto all’altro. 2) Ogni persona contiene parti intuitive e parti cognitive. Per funzionare al meglio queste parti devono essere sviluppate ed integrate. Questo porta al fatto che si richiede al singolo la morte di parti del sé al servizio della sicurezza amorosa. Ed in alcuni casi questo determina effetti collaterali quali senso di colpa, ansia, paura. Dispensa Corso Psicologia 20 3) L’identità è separata dal ruolo. Da sempre il ruolo è stato il fattore più importante della strutturazione dell’identità. I ruoli più pericolosi sono quelli che definiscono uomini e donne. È importante in questo caso imparare a separare il ruolo dall’identità, di modo che il sé abbia l’opportunità di respirare e possa essere liberato dalla prigione costituita dal ruolo. 4) una buona valutazione di se stessi è fondamentale per prendere decisioni su come comportarsi. Spesso le difficoltà all’intero della coppia sono riconducibili alla scarsa stima di sé dei partners. 5) Un’altra grande difficoltà è che i partners possono essere imprigionati l’uno nell’altra in un incastro psicologico che ricorda i loro modelli infantili. Può essere utile in questo caso imparare ad entrare in contatto con i sentimenti nei confronti dei genitori che spesso vengono proiettati sul partner. 6) Le persone sono esseri spirituali. Alcune volte il comportamento dei partners non ha niente ha che fare né con la passione, né con la compassione. Spesso le richieste fatte al partner sono richieste compensatorie, che mirano a riempire bisogni a cui i propri genitori non hanno saputo dare risposta. LA SCELTA DEL PARTNER La scelta del partner si basa su un gioco di vuoti e di pieni e attraverso la loro interazione il rapporto andrà avanti o si bloccherà. Si bloccherà, probabilmente, perché questo conferma lo schema della continua ricerca di qualcosa fortemente idealizzato; e/o perché confermerà lo schema della solitudine, della difficoltà nel raggiungimento della felicità,…. L’incontro è caratterizzato da un’attenzione molto selettiva che consente di mettere in primo piano delle cose e lasciarne per lungo tempo sullo sfondo altre. In questo un ruolo centrale è svolto dagli aspetti storici della vita personale che possiamo individuare nei miti familiari che trasmettono valori e funzioni (processi di unione e separazioni tra i familiari). La costruzione di un legame ha, come punto di partenza, il luogo e il tempo della separazione dalla precedente relazione e va in cerca nel nuovo rapporto di qualcosa che la ricordi e contemporaneamente si differenzia in misura maggiore o minore da essa. Hazan e Shaver dimostrano che ad ogni tipo di attaccamento corrisponde una specifica modalità di vivere l’esperienza amorosa ed il rapporto di coppia: 1. Modello sicuro = capacità di vivere la relazione in affidamento e in modo gratificante. 2. Modello evitante = si ha il timore dell’intimità e l’incapacità di dipendere dall’altro. 3. Modello ansioso-ambivalente = i partner vivono costantemente la paura dell’affidabilità dell’altro e la sua disponibilità a soddisfare le richieste affettive. La scelta del partner è il mezzo con cui si tramanda il mito, si assolve così al mandato familiare (Stierlin), è il risultato di un processo di scelta di tipo triangolare: Io – Tu – Gli Altri. Modelli di partner individuati da Silvia Vegetti Finzi: la moglie come madre, Il marito come padre, La moglie come padre, Il marito come madre, I coniugi come fratelli. 1. La moglie come madre: si ricerca nella moglie la madre idealizzata, quindi poco corrispondente alla realtà. Si fantastica la mitica ricongiunzione nell’intimità infantile. Difatti, spesso questo tipo di moglie viene desiderata, ricercata, ma mai conquistata. 2. Il marito come padre: la donna ricerca nel partner il suo primo oggetto d’amore eterosessuale, il padre. Ma, con minore veemenza dell’uomo perché il primo rapporto d’amore della donna è stata la madre. In ogni caso il marito si troverà costantemente a confrontarsi con modelli paterni fortemente interiorizzati da parte della moglie, come autorità, responsabilità, sicurezza e potere. Il rapporto si trasforma in sfida fra il marito e la figura interiorizzata del suocero, incitato dalla moglie. Dispensa Corso Psicologia 21 3. La moglie come padre: nel tentativo di perpetuare la relazione genitore-figlio, bloccando l’evoluzione in marito – figlio; l’uomo ricerca una donna con caratteristiche di personalità maschili. La sicurezza, il sostentamento economico, la responsabilità della gestione economica della casa, vengono delegate alla donna, sovente con posizione socio- economico-culturale molto più elevata, od anche molto più grande di età. Da un pinto di vista psicologico tale scelta, può spiegarsi in due modi: da un lato il desiderio di non spodestare una madre fortemente idealizzata, dall’altro quello di ricreare una figura paterna altrettanto idealizzata. 4. Il marito come madre: segnala la ricerca ed il bisogno di accoglienza totale da parte della madre. Così si coniugano da un lato una donna fortemente bisognosa di affetto e dipendenza e dall’altra un uomo tendente a svolgere il ruolo materno, probabilmente per una forte invidia repressa nei confronti della madre. 5. I coniugi come fratelli: in questa coppia spesso non si condivide la stanza, il letto, non vi sono forti implicazioni affettive o sessuali, che è agita in modo infantile; al contrario si condivide una passione esterna alla coppia stessa, che costituisce l’elemento unificante della relazione. I motivi possono essere ricondotti ad un complesso edipico non sufficientemente risolto o ad un investimento narcisistico su di sé. LA COSTITUZIONE DIADICA DELLA REALTA’ La stabilità amorosa è diversa da ogni altra relazione, la dimensione storica, la sua continuità la distinguono dall’avventura amorosa. Questa condivisione, questa relazione stretta è all’origine di angoscia di dipendenza e di sentimenti d’impotenza. Nella coppia ognuno ha necessità di ridefinire costantemente ruoli, regole, funzioni, potere. Ciascuno ha il diritto di richiedere in ogni momento che le regole siano discusse in modo serio e chiarite. Spesso questo è fatto in modo implicito attraverso i rituali (pettegolezzo) che hanno come obiettivo rassicurarsi reciprocamente circa la validità delle propri rappresentazioni. Per la costituzione ed il mantenimento delle rappresentazioni comuni sono molto importanti le esperienze emotive intense, il ricordo di queste esperienze rinforza la stabilità dei valori condivisi. Questa costruzione comune se da una parte è normalizzante, dall’altra diminuisce la libertà d‘azione, di pensiero del singolo. L’uno non sarà mai del tutto compatibile con l’altra, ma farà di tutto per esserlo. I partner rendono stabile la loro relazione e normalizzano reciprocamente il loro modo di percepire l’ambiente. Essi stabiliscono per la loro relazione di coppia delle regole che vanno continuamente a confermare il loro impegno nel rapporto. I partner si trovano di fronte al dilemma:  rinuncio alla mia individualità, alla mia costruzione di senso della realtà, con il vantaggio di ottenere il massimo della conferma e della sicurezza da lui, e il rischio che i miei costrutti non siano più miei;  o accetto che il partner costruisca il suo mondo in maniera diversa dal mio con il vantaggio di conservare il mio mondo e lo svantaggio di essere meno confermato e rassicurato. Le coppie funzionali sanno distinguere fra il reale ed il fantasmatico, sono capaci di trovare un ottimale equilibrio fra differenziazione e simbiosi. LA COPPIA UTILE Uno degli obiettivi della relazione di coppia è quello di favorire il processo evolutivo dei singoli. Di conseguenza una coppia sta tanto meglio quanto più riesce ad adattarsi al processo evolutivo dei singoli. Dispensa Corso Psicologia 22 L’innamoramento è il momento in cui uno vede nell’altro quelle polarità di sé che non può vedere in sé. La polarità sessuale opposta… L’innamoramento è la possibilità di amare ciò che in noi stessi non c’è permesso di amare, perché incompatibile con l’immagine di noi che ci eravamo strutturati in precedenza. Spesso ci convinciamo che tra due valenze opposte solo una ci può appartenere, quando invece ambedue sono potenzialmente presenti. Nell’innamoramento questi aspetti che ci appartengono irrompono nella nostra vita e ci sono resi evidenti nel momento in cui inconsapevolmente li proiettiamo sull’altro. L’innamoramento è possibile quando il cuore non è più tanto controllato dalla testa. Testa intesa come possibilità di analisi che ci fornisce una visione limitata della nostra identità, per impedire ad oggetti non ancora integrabili di entrare in contatto tra di loro. Passa l’innamoramento, ritorna stimolato dalla routine il funzionamento psichico abituale. la testa ricominci a funzionare. La vecchia struttura si ripresenta, e si scontra con quegli aspetti che ci avevano inizialmente attratti, perché evidenziati dall’altro. Questo offre la possibilità di un allargamento cosciente della nostra realtà psichica. È l’amore: il cuore resta aperto nonostante la nostra testa continui a funzionare. Scoppia la crisi: la necessità di dover scegliere e scegliere significa separarsi, appunto crisi. Il processo sembra essere unico: riconoscere – acquisire – lasciare. Non si può lasciare qualcosa che non si è mai avuto, o che non si è mai avuto il coraggio di desiderare. In conclusione l’altro offre qualcosa che la persona vuole, di cui ha bisogno; l’altro è percepito come attraente fisicamente e psicologicamente; esiste tra i due una comunicazione ottimale. È molto importante che l’altro varchi la soglia della nostra personalità ed entri nella nostra vita intima e noi nella sua. L’esperienza positiva del rapporto avuto con i nostri genitori, la madre in primo luogo, ci porta a estendere il nostro affetto verso gi altri. Molte persone selezionano il partner perché diverso dal genitore, per poi accorgersi che egli non fa altro che sollevare gli stessi problemi che si cercava di eliminare. Il contratto implicito nella coppia è quello che ciascuno sia / diventi quello che l’altro voleva che fosse. Nella fase dell’amore maturo: il nostro sentimento continua ad essere forte, ma non invadente. Dispensa Corso Psicologia 23

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