Storia della Psicologia I: dai progenitori al Funzionalismo PDF
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Questo documento presenta un'introduzione alla Storia della Psicologia I, focalizzandosi sui progenitori della psicologia e sui concetti di strutturalismo e funzionalismo. L'autore analizza filosofi come Platone e Aristotele, e i loro contributi al pensiero psicologico.
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Pietro Spataro - Storia della Psicologia I: dai progenitori al Funzionalismo Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effe...
Pietro Spataro - Storia della Psicologia I: dai progenitori al Funzionalismo Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 1 di 9 Pietro Spataro - Storia della Psicologia I: dai progenitori al Funzionalismo Indice 1. I PROGENITORI DELLA PSICOLOGIA...................................................................................................... 3 2. DAL CERVELLO ALLA MENTE................................................................................................................... 5 3. STRUTTURALISMO E FUNZIONALISMO..................................................................................................... 7 BIBLIOGRAFIA................................................................................................................................................... 9 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 2 di 9 Pietro Spataro - Storia della Psicologia I: dai progenitori al Funzionalismo 1. I progenitori della psicologia La psicologia può essere definita come lo studio scientifico della mente e del comportamento. Con il termine ‘mente’ ci si riferisce alla nostra personale esperienza interiore, all’incessante flusso di coscienza fatto di percezioni, pensieri, ricordi e sentimenti. Con il termine ‘comportamento’ si fa invece riferimento alle azioni osservabili degli esseri umani, alle cose che facciamo nel mondo, da soli o con altri. La psicologia è dunque il tentativo di usare il metodo scientifico per rispondere agli interrogativi fondamentali che riguardano la mente e il comportamento. Il desiderio di capire chi siamo non è certamente nuovo: le radici della psicologia moderna vanno infatti ricercate nella filosofia di duemila anni fa. I pensatori greci come Platone (428-347 a.C.) ed Aristotele (384-322 a.C.) furono tra i primi a confrontarsi con gli interrogativi fondamentali su come funziona la mente. Questi filosofi esaminarono la maggior parte delle questioni di cui gli psicologi continuano ad occuparsi anche oggi. Ad esempio, le capacità cognitive e le cognizioni sono innate o si acquisiscono con l’esperienza? Platone era un fervido sostenitore dell’innatismo, secondo cui certi tipi di conoscenza sono innati o connaturati. Per esempio, è noto che i bambini di tutte le culture acquisiscono la padronanza degli aspetti fondamentali della lingua molto precocemente, ben prima di ricevere alcuna istruzione formale: essi imparano che i suoni hanno dei significati e che possono essere combinati per formare delle parole, le quali a loro volta possono essere utilizzate per formare delle frasi. In effetti, queste evidenze sembrano indicare che la propensione all’apprendimento di una lingua è come l’hardware di un computer, ossia qualcosa che i bambini possiedono fin dalla nascita. Al contrario, Aristotele era un sostenitore dell’empirismo filosofico, secondo cui tutta la conoscenza si acquisisce mediante l’esperienza. Questo filosofo riteneva che la mente del bambino fosse come una tabula rasa (una lavagna vuota) su cui venivano scritte le esperienze. Secondo tale visione anche la capacità di apprendere una lingua dipende dall’esperienza del Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 3 di 9 Pietro Spataro - Storia della Psicologia I: dai progenitori al Funzionalismo bambino (per esempio, gli psicologi moderni hanno dimostrato che diversi fattori ambientali, tra i quali la presenza di fratelli o sorelle più grandi, possono favorire l’apprendimento linguistico dei bambini). Naturalmente, pochi psicologi moderni credono nella totale fondatezza dell’innatismo o dell’empirismo: tuttavia, la controversia relativa a quanta parte abbiano la ‘natura’ e la ‘cultura’ nello spiegare i comportamenti umani è ancora oggi aperta. Per certi versi, è sorprendente come questi filosofi antichi siano stati in grado di sollevare molte delle questioni fondamentali della psicologia ed offrire intuizioni eccellenti senza avere alcun accesso all’evidenza scientifica. Infatti, le idee di Platone e Aristotele provenivano da osservazioni personali, dall’intuizione e dalla riflessione. Per quanto essi fossero molto bravi ad argomentare gli uni contro gli altri, era impossibile giungere ad una risoluzione delle dispute teoriche in quanto il loro approccio non prevedeva alcun metodo empirico di verifica delle teorie. Oggi, tutti gli studiosi sono d’accordo sul fatto che la capacità di verificare una teoria sul piano empirico (osservativo) costituisce il fondamento dell’approccio scientifico nella psicologia moderna e la base per giungere a conclusioni affidabili. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 4 di 9 Pietro Spataro - Storia della Psicologia I: dai progenitori al Funzionalismo 2. Dal cervello alla mente Tutti concordiamo sul fatto che il cervello e il corpo sono oggetti fisici, mentre i contenuti della mente (le percezioni, i pensieri e le emozioni) non sono osservabili: l’esperienza interiore è perfettamente reale ma dove ha sede? Il filosofo francese Descartes (1596-1650) asseriva che corpo e mente sono cose fondamentalmente diverse: il corpo e il cervello sono fatti di una sostanza materiale, mentre la mente (o anima) è fatta di una sostanza incorporea (spirituale). Ma se la mente e il corpo sono fatti di sostanze diverse, in che modo interagiscono? Questo è l’annoso problema del dualismo – ovvero, il problema di come l’attività mentale possa trovare accordo e coordinazione con il comportamento fisico: come fa la mente a dire al corpo di muovere un piede? Descartes sosteneva che la mente influenza il corpo attraverso una piccola struttura cerebrale, nota come ghiandola pineale. Al contrario, il filosofo inglese Hobbes (1588-1679) asseriva che mente e corpo non sono affatto cose diverse: piuttosto, la mente è ciò che il cervello fa. Anche il medico francese Gall (1758-1828) pensava che cervello e mente fossero collegati. Egli esaminò i cervelli di persone morte e concluse che l’abilità mentale spesso aumentava con l’aumentare delle dimensioni cerebrali, mentre diminuiva se il cervello era danneggiato (questo aspetto dei suoi studi fu ampiamente accettato). Tuttavia, Gall andò molto oltre le evidenze sperimentali e propose una teoria nota come frenologia, secondo cui specifiche abilità e caratteristiche mentali sono localizzate in specifiche aree del cervello. In effetti, l’idea della specializzazione cerebrale si dimostrò corretta. La frenologia, però, spinse questa ipotesi fino a conseguenze estreme ed irragionevoli. Ad esempio, Gall sosteneva che la dimensione delle protuberanze o delle rientranze del cranio rifletteva la dimensione delle aree cerebrali sottostanti e che toccandole si poteva stabilire se una persona era amichevole, prudente, assertiva e così via. La frenologia si basava su prove aneddotiche e osservazioni casuali, e ciò portò al suo rapido abbandono. Tuttavia, altri scienziati cominciarono a collegare mente e cervello in maniera più convincente. Il chirurgo Paul Broca (1825-1880), in particolare, esaminò un paziente che aveva Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 5 di 9 Pietro Spataro - Storia della Psicologia I: dai progenitori al Funzionalismo subito una lesione in una piccola area dell’emisfero sinistro del cervello: egli era del tutto incapace di parlare, anche se capiva perfettamente quello che gli veniva detto ed era in grado di comunicare attraverso i gesti. Broca concluse che il danno di quella particolare area cerebrale intaccava una funzione mentale specifica, il linguaggio espressivo: ciò ebbe un’importanza fondamentale in quanto dimostrava in modo inconfutabile che mente e cervello sono strettamente collegati, in un’epoca in cui molti seguivano ancora le idee di Descartes. Contemporaneamente, la psicologia beneficiò del lavoro di alcuni scienziati tedeschi specializzati nella fisiologia, una disciplina che studia i processi biologici che avvengono nel corpo umano. Tra questi, il contributo più importante fu probabilmente quello di Hermann von Helmholtz (1821-1894), il quale adatto allo studio degli esseri umani un metodo per misurare la velocità degli impulsi nervosi nella zampa delle rane. Egli addestrò i partecipanti a reagire quando veniva somministrato uno stimolo in diverse parti della gamba e trovò che il tempo di reazione ad uno stimolo somministrato all’alluce era più lento del tempo di reazione ad uno stimolo somministrato alla coscia: così facendo, riuscì a misurare il tempo che occorreva ad un impulso nervoso per giungere al cervello. All’epoca, la maggior parte degli scienziati ritenevano che i processi neurologici sottostanti agli eventi mentali dovessero essere istantanei per rendere il comportamento così perfettamente sincronizzato: Helmholtz dimostrò per la prima volta che questo assunto non era vero. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 6 di 9 Pietro Spataro - Storia della Psicologia I: dai progenitori al Funzionalismo 3. Strutturalismo e Funzionalismo Nel 1879, un assistente di Helmholtz, Wilhelm Wundt (1832-1920) aprì il primo laboratorio di psicologia all’Università di Lipsia: secondo gli storici, questo avvenimento segnò la nascita ufficiale della psicologia come campo di studi indipendente. Wundt era convinto che la psicologia dovesse occuparsi dell’analisi della coscienza, intesa come l’esperienza soggettiva che una persona ha del mondo. Per fare ciò, egli adottò un approccio detto strutturalismo, che prevedeva l’analisi degli elementi di base che costituiscono la mente. Come i chimici tentavano di comprendere la struttura della materia scomponendo le sostanze naturali nei loro elementi di base, così l’approccio di Wundt consisteva nello scomporre la coscienza in sensazioni ed emozioni elementari. Il metodo da utilizzare a tale scopo era quello dell’introspezione, che implicava l’osservazione soggettiva della propria esperienza personale. In un tipico esperimento dell’epoca, si presentava agli osservatori uno stimolo (quasi sempre un colore o un suono) e si chiedeva loro di riferire le proprie introspezioni, focalizzandosi sulle esperienze sensoriali ‘nude e crude’ (senza fornire interpretazione soggettive). Utilizzando questa tecnica, Edward Titchener (1867-1927) si concentrò sull’identificazione degli elementi di base della coscienza. Egli addestrò i suoi studenti a fornire descrizioni dettagliate delle proprie immagini e sensazioni soggettive. Come risultato, nel suo manuale (intitolato Aspetti essenziali della psicologia, 1896), elencò più di 44000 qualità elementari dell’esperienza cosciente, per la maggior parte visive o uditive. Nonostante gli sforzi di Titchener, l’interesse per lo strutturalismo diminuì molto rapidamente, fino ad essere completamente abbandonato. La causa di questo fallimento era da ricercare soprattutto nella eccessiva soggettività del metodo introspettivo. Anche osservatori ben addestrati fornivano resoconti contraddittori riguardo alle loro esperienze coscienti, rendendo praticamente impossibile a psicologi diversi concordare sugli elementi di base della coscienza. A molti studiosi era ormai chiaro che la psicologia, in quanto scienza, richiedeva osservazioni replicabili e che l’introspezione non poteva soddisfare tale requisito. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 7 di 9 Pietro Spataro - Storia della Psicologia I: dai progenitori al Funzionalismo William James (1842-1910) concordava con Wundt e Titchener sulla necessità di concentrarsi sull’esperienza immediata, ma, a loro differenza, riteneva che la coscienza non potesse essere scomposta in elementi separati. Egli riteneva che cercare di isolare e analizzare un momento particolare della coscienza distorcesse la natura essenziale della coscienza stessa, la quale era più simile ad un flusso incessante che a un complesso di sensazioni distinte. Queste idee portarono James a sviluppare un approccio completamente diverso noto come funzionalismo, ossia lo studio dello scopo a cui adempiono i processi mentali nel permettere alle persone di adattarsi al proprio ambiente. Il funzionalismo si ispirava al principio della selezione naturale proposto da Darwin nel celeberrimo libro L’origine della specie (1859). Secondo questo principio, le caratteristiche di un organismo utili alla sua sopravvivenza e riproduzione hanno maggiori probabilità, rispetto ad altre caratteristiche, di essere trasmesse alle generazioni successive. Analogamente, James riteneva che le capacità mentali si erano evolute in quanto adattive: esse aiutavano gli esseri umani a risolvere problemi e aumentavano le loro probabilità di sopravvivenza. Pertanto, il compito degli psicologi consisteva nel capire quali fossero le funzioni biologiche e adattive della coscienza. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 8 di 9 Pietro Spataro - Storia della Psicologia I: dai progenitori al Funzionalismo Bibliografia Schacter, D. L., Gilbert, D. T., & Wegner, D. M. (2014). Psicologia generale. Bologna: Zanichelli. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 9 di 9