Metodologia della Ricerca Archeologica, PDF - Anno Accademico 2024/2025
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Università degli Studi di Torino
2025
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Questo documento presenta una panoramica sulla metodologia della ricerca archeologica. Vengono definite le varie scuole di pensiero riguardo l'archeologia, l'importanza della rigorosità scientifica, i metodi analitici (induttivo e deduttivo), e la classificazione dei manufatti archeologici. Vengono illustrati il ruolo della teoria, il confronto con altre discipline, e l'evoluzione del pensiero archeologico nel tempo.
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Università degli studi di Torino Anno 2024/2025 Metodologia della ricerca archeologica 0 "L’archeologia si occupa della ricerca di fatti piuttosto che della verità”. È quindi fondamentale analizzare i reperti con un...
Università degli studi di Torino Anno 2024/2025 Metodologia della ricerca archeologica 0 "L’archeologia si occupa della ricerca di fatti piuttosto che della verità”. È quindi fondamentale analizzare i reperti con un rigoroso metodo scientifico. Definizioni di Archeologia e interpretazione del termine Abbiamo varie definizioni dell’archeologia. Secondo Renfrew e Bahn, l’archeologia è “la scienza che studia le civiltà e le culture umane del passato e le loro interazioni con l’ambiente, attraverso la raccolta, la documentazione e l’analisi delle tracce materiali che hanno lasciato”. Holtorf la descrive come “avventura e scoperta, che comporta esplorazioni in luoghi esotici ed è condotta da detective che scavano”, sottolineando che “probabilmente, nella cultura popolare, il processo di ricerca è stato più importante dei risultati della ricerca stessa”. Trigger sostiene che è “l’unica disciplina che studia il comportamento e il pensiero umano senza aver alcun contatto diretto con essi”. Infine, Crawford definisce l’archeologia come una “branca della scienza che si occupa delle fasi passate della cultura umana”, con particolare interesse per le “fasi preistoriche rispetto a quelle storiche”. Il termine archeologia ha diverse interpretazioni, dovute alla varietà di metodi di ricerca. Negli Stati Uniti, l'archeologia è considerata parte dell'antropologia, mentre in Europa è vista come una disciplina autonoma, influenzando direttamente le tecniche di scavo. La Scienza Archeologica L’archeologia è una scienza rigorosa, che può rientrare nelle scienze sociali e collegarsi a discipline come antropologia, psicologia e sociologia. È anche una scienza storica focalizzata sullo studio dei processi nel tempo. Alcuni sostengono che l’archeologia è veramente scientifica solo quando si basa su analisi chimico-fisiche; in questo contesto, l'archeometria si dedica allo studio scientifico dei reperti archeologici e dei contesti naturali in cui si trovano. Questa scienza incorpora geologia, botanica, antropologia fisica, chimica, fisica, matematica, biologia e geografia fisica. L'Archeologia come Disciplina Ma dove si colloca l’archeologia come disciplina? Secondo l'approccio olistico, è importante considerare i materiali e i reperti sia in un contesto antropologico e paleontologico che in quello storico. Da questo approccio emerge la teoria archeologica, cruciale per riconoscere, spiegare, interpretare e prevedere i fatti. In archeologia, la teoria guida il procedimento, influenzando le motivazioni per cui si scava e come si utilizzano gli oggetti rinvenuti. Teoria e pratica devono essere distinte ma non disgiunte; l'archeologo ha bisogno di entrambe, poiché la sola teoria non può sempre dimostrare l'importanza delle scoperte. Inoltre, l’archeologia adotta metodi da altre discipline come geografia, sociologia, antropologia, economia, religione e storia. Un dibattito ricorrente riguarda la sua dipendenza o indipendenza da queste varie materie. Archeologi "Text Aided" e "Test Free" Esiste anche una suddivisione fra archeologi chiamati "text aided" e "test free". I primi dispongono di fonti scritte, la cui visuale è spesso limitata, mentre i secondi sono più interessati alle teorie interpretative, poiché non hanno accesso a fonti scritte. Molti archeologi ritengono necessaria un'esperienza di indagine multiperiodale per avere una visione culturale più ampia e comprendere meglio le complessità delle esperienze umane. È importante notare che non 1 bisogna distinguere questi due tipi di archeologi esclusivamente in base a “epoca preistorica” ed “epoca storica”, poiché ci sono periodi storici, come il periodo rurale dell’età classica e del medioevo, con poche o addirittura nulle fonti scritte. Approcci Analitici: Induttivo e Deduttivo Ci sono due approcci per analizzare i dati: quello induttivo e quello deduttivo. L'approccio induttivo mira a sviluppare una nuova teoria, mentre il deduttivo verifica una teoria già esistente. L’approccio induttivo si basa su: 1. L’osservazione di un dato (ad esempio, un forte romano si trova su una collina); 2. L’identificazione di un pattern (come cento forti si trovano su delle colline); 3. La formulazione di una teoria (i forti sono costruiti su colline). L'approccio deduttivo, che si applica solo partendo da una teoria derivata da una ricerca induttiva, si divide in cinque fasi: 1. La partenza da una teoria (ad esempio, i forti romani sono collocati sulle colline); 2. La formulazione di un’ipotesi falsificabile (i forti romani sul limes arabico sono sulle sommità delle colline); 3. La raccolta di dati per testare l’ipotesi (dati archeologici sui forti romani); 4. L’analisi dei dati (quasi tutti i forti romani sono collocati su colline, tranne cinque); 5. La decisione di accettare o rigettare l’ipotesi. Questi approcci non si escludono a vicenda; è possibile iniziare con un approccio induttivo e successivamente confermarlo o confutarlo con un approccio deduttivo. Inoltre, la teoria sviluppata attraverso l’approccio induttivo può servire da base per un'analisi deduttiva. Esiste anche un terzo metodo, l’abduzione, utile per valorizzare informazioni sparse o casuali. La Scuola Logistica e i Meccanismi dell’Interpretazione Un grande contributo alla comprensione dei meccanismi del discorso archeologico è stato fornito dalla scuola logistica, riconducibile all’operato di Jean Claude Gradin. Questa scuola evidenzia che il percorso che unisce i dati all’interpretazione non è sempre intuitivo. Gardin ha delineato uno schema tipico di ricerca: 1. Identificazione del manufatto; 2. Riconoscimento di un obiettivo di studio, con una descrizione dell’oggetto e l’indicazione della sua rarità o novità; 3. Descrizione dettagliata dell’oggetto; 4. Collocazione dell’oggetto nell’ambito della disciplina, occupandosi dello stato delle conoscenze; 5. Reinterpretazione di quanto già scritto sull’argomento; 6. Richiamo di argomenti trascurati che possono confermare o suggerire nuove ipotesi e vie di ricerca. La Classificazione dei Manufatti Archeologici Nel 1848, Thomson sviluppa una classificazione dei manufatti archeologici, suddividendoli in tre età: Età della Pietra (Paleolitico e Neolitico), Età del Bronzo e Età del Ferro. Il Neolitico emerge grazie a due processi principali: la rivoluzione agricola e la sedentarizzazione. La cronologia varia a seconda del contesto archeologico (ad esempio, in Italia l'età del Bronzo inizia intorno al 2500 a.C., mentre in Mesopotamia già nel 9000 a.C.). Questa classificazione concettuale fornì un 2 importante strumento per datare i reperti archeologici e, sebbene oggi superata dai metodi di datazione scientifica, rimane una base fondamentale per lo studio archeologico. Gli Inizi dell’Archeologia Moderna L’archeologia moderna si affermò a metà del XIX secolo grazie ai progressi in campo geologico. Il geologo James Hutton, con la sua teoria della stratificazione delle rocce, influenzò i principi dello scavo archeologico. Hutton e Charles Lyell, con la teoria dell’uniformitarianismo, sostennero che i processi geologici attuali sono analoghi a quelli del passato, concetto che si applicò anche allo studio dell’antichità dell’umanità. L’Antichità dell’Umanità Jacques Boucher de Perthes dimostrò che l’essere umano esisteva molto prima del Diluvio Universale grazie al ritrovamento di strumenti in pietra associati a ossa di animali estinti. Questo concetto dell’antichità dell’umanità, inizialmente accolto con scetticismo, fu poi accettato dalla comunità scientifica, segnando un punto di svolta nella storia dell’archeologia e aprendo alla nozione di “preistoria”. Evoluzione Sociale e Archeologia Nel 1859, Darwin pubblica "The Origins of Species", sostenendo che gli individui che si adattano all’ambiente circostante hanno maggiori possibilità di sopravvivere. Questo principio si applica anche all’archeologia, dove le società che si adattano meglio prosperano. Si inizia così a studiare i reperti in base all’evoluzione sociale, sebbene la scala evolutiva possa variare, portando a regressioni o salti di fase, anche a causa di eventi atmosferici. Le idee di Darwin influenzarono figure chiave dell’archeologia come Pitt-Rivers e John Evans, che usarono l’evoluzione per spiegare la progressione tipologica dei manufatti. Inoltre, l’impatto della teoria darwiniana si estese all’antropologia e alle scienze sociali, con pensatori come Karl Marx e Lewis Henry Morgan che esplorarono l’applicazione della teoria evoluzionistica alla società umana. Il Ruolo di Gordon Childe Gordon Childe gioca un ruolo chiave nelle teorie della rivoluzione neolitica e nel pensiero storico-culturale. Prima di lui, l’archeologia era incapace di trovare strade diverse dall’erudizione descrittiva dei reperti e dei monumenti, risultando una materia ausiliaria della storia. Nel 1929, Childe definì il concetto di cultura in modo che fosse ancora oggi in uso: “Noi troviamo certi tipi di resti - case, utensili, ornamenti, riti funerari e tipi di abitazioni - costantemente associati. Definiamo un tale complesso di tratti associati come gruppi culturali o culture”. Questa definizione consentì all’archeologia di attribuire nomi ai popoli preistorici e di confrontarsi con la lingua storica e le fonti antiche. Childe sostiene che i reperti debbano essere raggruppati in base ai contesti culturali; tuttavia, il suo pensiero è influenzato dal nazionalismo del suo tempo. Gli storici culturali enfatizzano il diffusionismo demico, ovvero il movimento di intere popolazioni, ma le critiche a questo approccio riguardano l'equivalenza tra manufatto e cultura, le categorizzazioni rigide, la catalogazione in stadi diacronici e l'approccio descrittivo che ignora le domande archeologiche. Inoltre, non si tiene conto che la cultura di un popolo può essere il risultato di influenze multiple e sinonimo di multietnicità. 3 La New Archaeology La “New Archaeology” è un movimento culturale emerso negli anni '60 nei campus americani, in contrapposizione all'archeologia tradizionale. Il principale esponente di questa corrente è Lewis R. Binford, che ha avviato una nuova teoria nel 1962 con l'articolo “Archaeology as Anthropology". Questo movimento mirava a creare un'archeologia scientifica e antropologica, rifiutando le pratiche del passato. Tuttavia, si è notato che, al di fuori del mondo anglosassone, molti archeologi hanno mantenuto opinioni tradizionali, come se la rivoluzione di Binford fosse stata temporanea e limitata. Alcuni critici hanno esplorato i limiti della New Archaeology e proposto nuove strade. La corrente non era unitaria; i suoi membri spesso polemizzavano tra loro, modificando le proprie opinioni e contaminando le idee iniziali. Nel 1983, Binford riconobbe di aver intrapreso un percorso divergente rispetto alla New Archaeology, evidenziando un ripensamento significativo. Distinse tra due periodi nell'archeologia: il periodo dei cimeli e dei monumenti, incentrato su fossili guida e distribuzioni geografiche, e il periodo del manufatto e della collezione, che esamina l'associazione di reperti alle culture archeologiche. Critiche all'Archeologia Tradizionale I New Archaeologists criticavano l'archeologia tradizionale per la sua incapacità di comprendere il funzionamento delle società passate, limitandosi a descrizioni superficiali. Denunciavano la mancanza di una base teorica solida e l'approccio descrittivo come inadeguato per analizzare i contesti sociali. Questa archeologia tradizionale era vista come un'ancella della storia, spesso confermando opinioni preesistenti anziché testare i dati in modo critico. Binford enfatizzava l'importanza del metodo, dichiarando che il suo lavoro non consisteva nel cercare oggetti mai visti, ma nell'applicare un approccio scientifico. Criticava anche il feticismo per i reperti singoli, illustrando la distruzione di un coccio che aveva entusiasmato uno studente, sottolineando l'importanza di un approccio più significativo. L'Impatto della New Archaeology in Italia In Italia, la comprensione del "mestiere dell'archeologo" rimane complessa, influenzata da un imprinting storico-culturale. I New Archaeologists si ispirarono al filosofo della scienza Carl G. Hempel, sostenendo che fosse possibile formulare leggi generali sul comportamento umano attraverso un metodo ipotetico-deduttivo. Tra le leggi proposte dai New Archaeologists vi sono: la legge del minimo rischio, la legge del minimo sforzo e la legge di proporzionalità. Queste leggi, etichettate come "Mickey Mouse Laws" da Kent Flannery, furono criticate per la loro apparente ovvietà. Con il tempo, si riconosce che l'uso del termine "legge" fu problematico, sia per le critiche suscitate sia perché celava la necessità di comprendere le generalizzazioni storiche. L'Importanza dell'Ambiente Fisico La New Archaeology, o "archeologia processuale", attribuisce grande importanza all'ambiente fisico—risorse, clima e caratteristiche territoriali—sostenendo che questi fattori influenzano non solo le scelte economiche e tecniche, ma anche le ideologie e le strutture sociali. Binford, figura centrale della New Archaeology, definisce la sua visione come "essenzialmente darwiniana", introducendo il concetto di inerzia: le società tendono a mantenere le loro condizioni di vita fino a quando non si presenta un problema. Propone un'evoluzione storica dal semplice al complesso, evidenziando l'importanza di studiare i fattori di cambiamento e rifiutando le spiegazioni storiche tradizionali, come guerre e migrazioni. In questo senso, Binford riassume la sua posizione affermando che "l'archeologia è il passato dell'antropologia", sottolineando l'interconnessione tra queste discipline. 4 Cambiamenti e Limiti della New Archaeology La New Archaeology ha apportato importanti cambiamenti nel campo dell'archeologia, pur riconoscendo i limiti delle metodologie scientifiche. Sebbene l'archeometria, che analizza i materiali chimico-fisici, rappresenti un contributo significativo, non è l'aspetto distintivo della New Archaeology. Questa corrente si è concentrata principalmente su due ambiti: l'etnoarcheologia, che studia società attuali e contesti viventi per comprendere pratiche e comportamenti, e l'archeologia sperimentale, che replica tecniche e processi antichi per verificare teorie. Sebbene utile, l'archeologia sperimentale ha un'importanza teorica limitata, poiché si basa su esperimenti ripetibili con materiali moderni. Binford introduce anche il concetto di archeologia delle zone storiche, che si occupa di ricostruire segmenti del passato attraverso documentazione non archeologica, ma quest'area di ricerca è meno sviluppata e rischia di sovrastimare la validità delle fonti. Dinamiche di Studio e Modelli Binford sottolinea l'importanza dello studio dei processi dinamici nel presente per elaborare teorie di medio livello che possano collegare osservazioni empiriche a teorie più generali. Ad esempio, l'analisi di sepolture infantili con ricchi corredi può suggerire società stratificate. Tuttavia, c'è un rischio insito nell'approccio etnoarcheologico: l'assunzione che i comportamenti attuali siano simili a quelli del passato. Questo vale per i processi chimico-fisici, ma non necessariamente per comportamenti umani complessi. Binford stesso mette in discussione le interpretazioni tradizionali, come nel caso del Musteriano francese, evidenziando la possibilità di fattori non considerati. Modelli e Sistemi nella New Archaeology Con l'emergere della New Archaeology, sono stati introdotti nel linguaggio archeologico concetti come "modelli" e "sistemi". Per i New Archaeologists, la cultura è vista come un sistema di adattamento composto da sottosistemi interconnessi, simile agli ecosistemi. Questi sottosistemi includono fattori ambientali, demografici, tecnologici, economici e sociali, e ogni parte del sistema può essere analizzata attraverso tracce archeologiche. I sistemi possono essere omeostatici, con meccanismi autoregolatori, o dinamici, in continua evoluzione. Possono presentare feedback positivi, dove un cambiamento in un sottosistema rafforza gli altri, o feedback negativi, dove un aumento di popolazione può portare a crisi. La crescita eccessiva di un sottosistema può provocare il collasso dell'intero sistema, come illustrato dalla teoria delle catastrofi. Considerazioni Finali Lo studio dei sistemi archeologici tende a seguire un’impostazione evoluzionista, esaminando i cambiamenti nel lungo periodo e considerando vari fattori, come guerre o acculturazione, piuttosto che eventi isolati. L'architettura di modelli sociali permette di simulare eventi passati, sebbene spesso si faccia riferimento a dati etnografici a causa della scarsità di informazioni archeologiche. Tuttavia, l'approccio ha delle debolezze. È stato criticato per la tendenza a cadere nel funzionalismo, assumendo che un sistema sia valido solo se funziona, e per il rischio di spiegazioni meccanicistiche. Inoltre, i sistemi tendono a trascurare l’imprevedibilità degli individui e le loro differenze culturali. 5 David Clarke e l'Archeologia Analitica David Clarke (1938-1976), spesso associato ai New Archaeologists, ha contribuito in modo distintivo alla disciplina archeologica. Nel suo articolo del 1973, "Archaeology: The Loss of Innocence", sostiene la necessità per l'archeologia di adottare metodi e approcci rigorosi, preferibilmente matematici, evitando termini valutativi. Clarke propone una gerarchia di entità archeologiche, iniziando dall'attributo—un elemento fondamentale di un manufatto—fino a concetti più complessi come cultura e tecnocomplesso. Clarke distingue tra gruppi nomotetici (oggetti simili) e politetici (oggetti con attributi condivisi e differenze), enfatizzando la variabilità dei manufatti e l'importanza delle variabili geografiche. La sua archeologia analitica mira a identificare regolarità e tendenze, riconoscendo che le proposizioni archeologiche hanno valore probabilistico. Il suo lavoro, ispirato da Childe, cerca di superare l'empirismo tradizionale e i determinismi, proponendo un approccio più quantitativo alla definizione delle entità culturali. Michael Brian Schiffer e la Behavioral Archaeology Michael Brian Schiffer, importante autore nel campo della Behavioral Archaeology, si concentra sulla formazione dei depositi archeologici, sostenendo che questi non siano semplici reperti fossilizzati, ma il risultato di trasformazioni culturali (C-transforms) e naturali (N-transforms). A differenza di Binford, Schiffer rifiuta la "Pompeii premise", che considera gli strati d'uso come invariati, sottolineando l'importanza di analizzare le diverse storie di formazione dei depositi. Nel suo approccio, Schiffer distingue tra oggetti scartati, accantonati e riutilizzati, evidenziando che la stratificazione riflette diverse storie e relazioni tra manufatti e comportamenti. Propone un modello processuale che include fasi come acquisizione, uso e riuso dei materiali. La sua "tabella della legge Behavioral" sintetizza l'archeologia come studio delle relazioni tra comportamenti e manufatti, enfatizzando l'importanza di spiegazioni scientifiche sui comportamenti e la distinzione tra contesto sistemico e archeologico. Schiffer identifica quattro tendenze nel suo approccio: un approccio descrittivo, leggi comportamentali specifiche e generali, e studi contemporanei (come il Garbage Project) che utilizzano analogie etnografiche. Ambisce a un'archeologia autonoma, combinando storia e scienze umane, ritenendo che i manufatti riflettano comportamenti complessi, non riducibili a meccanismi puramente fisici. Tuttavia, critica il tentativo di sviluppare una teoria comportamentale della comunicazione, ritenendola poco convincente e sottolineando che la vera forza della Behavioral Archaeology risiede nell'analisi dei processi di formazione stratigrafica. L'Archeologia Postprocessuale e il Cambiamento di Paradigma Thomas Kuhn, nel suo studio sulle rivoluzioni scientifiche, affermava che cambiare paradigma equivale a un profondo riorientamento nel modo di operare. Questo concetto è stato adottato dagli archeologi posprocessuali, che si definiscono in contrapposizione al paradigma processuale. I termini "posprocessuale" e "contestuale" riflettono tale opposizione: il primo evidenzia una critica attiva ai New Archaeologists, mentre il secondo enfatizza un approccio propositivo, emerso soprattutto in Gran Bretagna dagli anni '80, con Ian Hodder come figura di spicco. 6 I postprocessuali si caratterizzano per il loro atteggiamento critico nei confronti della New Archaeology, sottolineando come questa trascuri aspetti fondamentali della condizione umana, come le pratiche artistiche e i comportamenti non razionali. A differenza dei New Archaeologists, che considerano l'archeologia una scienza naturale, i postprocessuali la vedono come una scienza sociale, o addirittura un'arte. Sostengono che il significato degli oggetti non si limiti alla loro funzionalità, ma includa anche valori estetici e simbolici. Il Ruolo del Contesto e delle Interazioni Sociali I postprocessuali criticano la New Archaeology per la sua visione riduttiva dell'essere umano e della cultura, che riduce la complessità culturale a tecniche di sopravvivenza. Propongono invece di focalizzarsi sugli individui e sulle loro interazioni, affermando che la comprensione della società deve passare attraverso lo studio delle esperienze e dei ruoli sociali degli individui. Un concetto chiave nell'archeologia postprocessuale è il "contesto". Hodder sottolinea che il contesto non è solo il luogo di ritrovamento, ma include un insieme complesso di relazioni culturali e sociali. Per i postprocessuali, è fondamentale analizzare come gli oggetti si inseriscono in reti più ampie di significato, che vanno oltre le pratiche utilitaristiche. Ad esempio, un vaso non deve essere analizzato solo in termini di materiali o tecniche di produzione, ma anche in relazione a significati sociali e simbolici, come decorazioni e pratiche rituali. Questa visione implica che il significato degli oggetti è soggettivo e varia in base a chi li interpreta. Hodder e i postprocessuali elogiano le interpretazioni divergenti e incerte, ritenendole segno di una nuova maturità nell'approccio archeologico. Evoluzioni dell'Archeologia Postprocessuale e Gender Archaeology Negli anni, l'archeologia postprocessuale ha evoluto i suoi orientamenti senza abbandonare le sue basi. Inizialmente, la cultura materiale era vista come un "testo" da leggere per estrarne significati contestuali. Tuttavia, a partire dagli anni '90, è emersa una fase interpretativa che riconosce la storicità dei dati archeologici, bilanciando aspetti oggettivi e soggettivi. Hodder, nel 1986, riconosceva che l'archeologia postprocessuale solleva più problemi di quanti ne risolva. Si è iniziato a considerare l'esistenza di leggi storiche universali, e l'individuo è rimasto centrale nella ricerca, ma in un contesto più equilibrato. La cultura materiale è ora vista come pragmatica e funzionale. Durante la fase interpretativa, Hodder sottolinea la difficoltà di studiare le strutture mentali, poiché ogni analisi può essere influenzata da interpretazioni soggettive. Per affrontare questo problema, è necessario storicizzare le questioni e adottare un approccio narrativo, considerando influenze come lo strutturalismo e il neomarxismo. Un'importante evoluzione nell'archeologia postprocessuale è rappresentata dalla Gender Archaeology, sviluppatasi negli anni '80 all'interno del movimento femminista. Questa corrente si concentra sul ruolo delle donne nella storia, superando il maschilismo tradizionale che tendeva a enfatizzare la figura maschile. La Gender Archaeology cerca di analizzare i ruoli di genere nel contesto storico, affermando che l'identità sessuale è sociale e culturale, piuttosto che biologica. Si riconosce che nel passato possono esistere figure con ruoli sessuali vari, come eunuchi e omosessuali. La ricerca si avvale di dati provenienti da necropoli e studi di abitazioni, per esplorare le dinamiche sociali, come le distinzioni basate su età, stato civile e classe sociale. L'analisi delle spaziature nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro aiuta a comprendere la divisione dei ruoli di genere e la struttura familiare. Il compito della Gender Archaeology è complesso, 7 poiché evitare un'interpretazione androcentrica è essenziale. Alcune ricerche, come quelle sull'omosessualità preistorica, possono risultare problematiche o impossibili a causa della scarsità di documentazione. Tuttavia, è fondamentale affrontare le questioni di identità sessuale con prudenza e serietà, riconoscendo la loro importanza nel contesto archeologico. La pluralità dei paradigmi archeologici contemporanei L’archeologia attuale vede la coesistenza di vari paradigmi interpretativi, tra cui lo storico- culturale, il processuale, il marxista, il postprocessuale e numerosi ibridi. Questi paradigmi, definiti “protoparadigmi”, non hanno ancora raggiunto una maturità completa e sono difficilmente verificabili con fatti concreti, ma solo con teorie di livello inferiore. Le interpretazioni variano in base alla prospettiva adottata: la complessità sociale o tecnologica, per esempio, può essere letta come diffusionismo, processualismo, marxismo o ideologia del potere. I Paradigmi dell'Archeologia L'archeologia si sviluppa attorno a tre paradigmi principali: il paradigma storico-culturale, che ha preso piede nel 1880; il paradigma processuale, emerso negli anni '60; e infine il paradigma postprocessuale, nato negli anni '80. Negli ultimi decenni, il dibattito accademico si è focalizzato sul confronto tra processualismo e postprocessualismo, esplorando un approccio eclettico che cerca di integrare elementi di entrambi. Questa evoluzione ha portato a una riflessione approfondita sulle metodologie e le pratiche nel campo archeologico. L'Archeologia Eclettica L'archeologia eclettica si propone di fondere il rigore scientifico del processualismo con l'analisi sociale e simbolica tipica del postprocessualismo. Questo approccio abbraccia vari aspetti, come l'analisi diacronica e l'utilizzo di fonti storiche, cercando di evitare estremismi materialisti e integrando dimensioni sia processuali che postprocessuali. L'obiettivo di questa sinergia è fornire una comprensione più ricca e complessa delle società passate. L'Emergere dell'Archeologia Cognitiva Negli anni '80 è emerso un nuovo paradigma: l'archeologia cognitiva. Questa corrente mira a testare ipotesi sui significati simbolici della cultura, cercando di ricostruire le modalità di pensiero e la percezione del territorio da parte delle antiche società. L'archeologia cognitiva si concentra su come le credenze, i valori e i simboli influenzassero la vita quotidiana e l'organizzazione sociale delle persone. Cultura Materiale e Manufatti I termini “cultura materiale” e “storia della cultura materiale” possono inizialmente sembrare complessi e noiosi. Questo avviene perché si tende a separare il concetto di cultura (inteso come arte, letteratura, musica) dagli aspetti materiali della vita quotidiana, come il lavoro e le attività giornaliere. Tuttavia, la relazione tra cultura e materiale è tangibile, presente sia nella vita quotidiana che nelle fonti archeologiche. Definizione e Ambiti La cultura materiale non deve essere confusa con una semplice associazione di manufatti ricorrenti, come accadeva nella definizione di cultura data da Childe. In realtà, la cultura materiale 8 comprende tutti gli aspetti della vita reale delle persone, soprattutto legati ai modi di produzione e alle attività quotidiane, intese non solo come atti materiali ma come azioni sociali. Negli anni Settanta, l’archeologia italiana ha tentato di liberarsi dal focus esclusivo sull’arte classica per abbracciare l’importanza della vita ordinaria, contribuendo alla comprensione non solo delle classi popolari ma anche di quelle agiate. Un Approccio Integrato La storia della cultura materiale studia le relazioni tra gli uomini e i manufatti in senso ampio. I manufatti non sono solo oggetti come asce o statue, ma includono anche infrastrutture come strade, paesaggi coltivati, solchi dell’aratro e tecniche di selezione agricola o animale. L’archeologia, insieme ad altre discipline, si occupa di studiare questi manufatti, affrontando sia i comportamenti associati (ciò che gli uomini fanno) sia i significati che ne derivano (ciò che gli uomini pensano). Il Triangolo della Cultura Materiale: Manufatti, Comportamenti e Significati Il rapporto tra manufatti, comportamenti e significati può essere rappresentato graficamente come un triangolo. In questo schema, l’archeologia parte dai manufatti per ricostruire i comportamenti (come i cicli produttivi) e i significati associati. Per esempio, uno strumento tecnico richiederà uno studio orientato sui comportamenti, mentre un oggetto rituale, come una statua votiva, sarà analizzato principalmente in relazione ai significati culturali e religiosi che ne derivano. Manufatti e Significati: Un Approccio Completo Alcuni oggetti richiedono un’analisi completa che consideri sia i comportamenti che i significati. Una brocca dipinta, un abito o un cibo, ad esempio, devono essere valutati considerando sia la tecnica di realizzazione e il loro uso, sia il significato che rivestivano nel contesto sociale dell’epoca. In questo modo, si evidenzia come l’archeologia non possa separare teoria, metodologia e pratica, ma debba integrare tutte queste componenti per una comprensione completa delle relazioni tra uomini e manufatti. L’Archeologia Integrale L’archeologia teorica, metodologica e pratica si intrecciano inevitabilmente nello studio della cultura materiale. Questo approccio integrato evita di ridurre la storia a un semplice feticismo per gli oggetti, ma permette di ricostruire in modo completo le dinamiche sociali, economiche e culturali legate ai manufatti, contribuendo così a una visione complessiva del passato umano. La ricostruzione del passato attraverso i Resti Materiali Ci si domanda se sia possibile ricostruire il passato partendo dai resti materiali. Questo principio è fondamentale per l’archeologia, che studia i manufatti con modalità e obiettivi variabili a seconda del periodo storico, dell’interesse dei ricercatori e di altri fattori. Negli ultimi anni, il dibattito tra archeologia processuale, focalizzata su una ricostruzione scientifica e oggettiva, e archeologia post-processuale, che promuove un’interpretazione soggettiva del passato, ha lasciato spazio a una convivenza più tollerante tra le due scuole di pensiero. 9 L’Importanza della Classificazione dei Reperti Uno dei temi centrali trattati è la classificazione dei manufatti, che non è un’operazione neutra o oggettiva. La classificazione è il primo passo per la comprensione storica e non può essere affidata semplicemente a procedure standardizzate o all’intuizione di un esperto. La riflessione sui criteri di classificazione è essenziale per capire il passato e per elaborare una teoria archeologica che sia rilevante nella pratica. Le Fasi della Classificazione dei Manufatti Il processo di classificazione si articola in cinque fasi principali: o Fase 1: Classificazione Tecnica e Produttiva, Il primo passo è distinguere i gruppi di reperti sulla base di caratteri oggettivi e verificabili come la forma, il materiale, le dimensioni e il colore. Questa fase, condotta in modo razionale e scientifico, permette di creare un sistema classificatorio simile a quello dei naturalisti. o Fase 2: Classificazione Funzionale, Il secondo passo è identificare la funzione per cui un oggetto è stato creato. Alcuni reperti possono essere facilmente riconducibili a funzioni note, mentre altri richiedono uno sforzo maggiore per essere associati a bisogni umani comuni come il cucinare, il tagliare o il servire. È importante considerare che molti manufatti potevano avere anche scopi simbolici o comunicativi, oltre che pratici. o Fase 3: Ricostruzione degli Usi Concreti, Questa fase prevede lo studio delle associazioni di oggetti coevi e l’analisi delle tracce d’uso per ricostruire come i manufatti venivano effettivamente utilizzati nel contesto specifico, tenendo conto di fattori come le conoscenze tecniche e le condizioni sociali ed economiche del tempo. o Fase 4: Ricostruzione della Biografia degli Oggetti, Il quarto passo consiste nel tracciare la biografia dei singoli manufatti, ossia la storia del loro utilizzo e delle eventuali modifiche subite nel tempo. Questo tipo di studio può rivelare dettagli importanti sui contesti sociali ed economici in cui gli oggetti sono stati utilizzati, come nel caso di scodelle riparate con filo di rame in un contesto monastico. o Fase 5: Sistemi di Classificazione Antichi, l’ultimo passo, il più complesso e teorico, consiste nel cercare di comprendere quali classificazioni erano considerate significative dagli antichi produttori e consumatori. Si tratta di uno sforzo cognitivo per immedesimarsi nella mentalità dell’epoca e capire come gli oggetti venivano organizzati e percepiti nel loro contesto originario. Distinzione tra Oggetti Funzionali e Simbolici La questione della distinzione tra oggetti funzionali e oggetti con scopi simbolici o decorativi viene affrontata. Spesso la differenza non è netta. Gli oggetti simbolici si distinguono, per il fatto che richiedevano un “lavoro inutile”, cioè un eccesso di lavoro non necessario alla loro funzione pratica, ma utile per aderire a canoni estetici, sociali o simbolici. Quantificare questo “lavoro inutile” permette di identificare la componente simbolica degli oggetti e di comprendere meglio il loro ruolo sociale, come nel caso di oggetti di prestigio che rappresentavano il potere e l’ordine gerarchico. La Complessità della Cultura Materiale Infine, lo studio della cultura materiale non riguarda solo i manufatti in sé, ma anche i comportamenti e i significati associati. L’archeologo, partendo da una classificazione inizialmente oggettiva e sistematica, deve affrontare problemi più complessi legati al contesto sociale e simbolico in cui i manufatti venivano utilizzati. Questo approccio permette di comprendere 10 meglio il rapporto tra aspetti funzionali e aspetti ideologici, tra pratiche quotidiane e valori simbolici nella vita delle società antiche. Approcci allo Studio della Cultura Materiale Diversi approcci possono essere utilizzati per analizzare i manufatti e gli ecofatti, ognuno dei quali porta con sé obiettivi e metodologie distintive. Approccio Cronotipologico Un primo approccio, definito cronotipologico, si concentra sulla datazione degli oggetti. Qui, i manufatti vengono visti come "fossili-guida" che possono rivelare informazioni sui momenti di produzione, sulla durata del loro utilizzo e sul loro scarto finale. È fondamentale, in questo contesto, distinguere le varie fasi temporali, poiché è possibile che oggetti prodotti in epoche diverse coesistano in un contesto storico specifico. Approccio Tecnologico Un altro approccio significativo è quello tecnologico, che si occupa di come gli oggetti vengano realizzati. Qui, la tecnica è vista come una sequenza di operazioni. Studiare utensili, scarti e difetti di lavorazione è essenziale, ma è importante anche non cadere nella trappola di idealizzare le macchine, ignorando il contesto sociale in cui operano. Approccio Tecnoantropologico Il tecnoantropologico, invece, considera la tecnica come un "atto tradizionale efficace", mettendo in evidenza il legame intrinseco tra tecnica e società. Questo approccio si domanda come gli oggetti funzionassero in relazione agli esseri umani. Tuttavia, una possibile critica è che possa risultare troppo materialista, trascurando aspetti estetici e influenze immateriali che giocano un ruolo importante nella produzione e nell'uso degli oggetti. Approccio Cognitivo L’approccio cognitivo offre una prospettiva diversa, esplorando come le persone "pensassero" gli oggetti. Qui si indagano le idee e i significati che si celano dietro la loro creazione e utilizzo. Questo approccio è particolarmente interessante perché permette di affrontare questioni non materiali, ma richiede attenzione per evitare congetture non supportate da prove concrete. Approccio Socioeconomico Il focus sullo scambio degli oggetti è centrale nell’approccio socioeconomico. Questo approccio mette in evidenza che considerare gli oggetti semplicemente come "merci" è riduttivo. Esplora invece diverse forme di scambio, come il dono e il baratto, e sottolinea la necessità di non applicare categorie moderne a contesti storici pre-capitalisti, dove le logiche di mercato attuali non si applicano. Approccio Sociale Infine, l’approccio sociale si occupa del ruolo degli oggetti nelle relazioni umane. Qui si tiene conto di variabili come sesso, età e status sociale. L’attenzione è rivolta all’efficacia sociale degli oggetti, piuttosto che alla loro funzione pratica. Questo approccio è particolarmente inclusivo, 11 integrando elementi da altri approcci e consentendo un'analisi più profonda e sfumata delle dinamiche sociali. Conclusione In conclusione, il testo mette in evidenza l'importanza di adottare un approccio multidimensionale nella ricerca sulla cultura materiale. Ogni approccio, con le sue peculiarità, arricchisce la comprensione del passato, affrontando sia gli aspetti materiali sia quelli sociali e culturali. Solo combinando queste diverse prospettive è possibile ottenere un quadro complesso e significativo della cultura materiale e della sua evoluzione nel tempo, offrendo spunti preziosi per le ricerche future. Approccio Storico-Culturale L'approccio storico-culturale, sviluppatosi alla fine del XIX secolo, si focalizza sull'analisi delle culture attraverso il loro contesto storico e sociale. Questo paradigma, fortemente legato alla storia e alle fonti scritte, si propone di comprendere le società passate nel loro insieme, tenendo conto delle tradizioni culturali, delle pratiche rituali e delle interazioni sociali. Caratteristiche principali: Contesto storico: mette in evidenza l'importanza del contesto storico per comprendere le culture. Gli archeologi cercano di ricostruire modelli culturali analizzando reperti e testi storici. Focus culturale: si concentra sulle caratteristiche uniche delle culture e sulle loro tradizioni, osservando come questi elementi si evolvano nel tempo. Sistematicità: attraverso la categorizzazione e l’analisi delle tipologie di manufatti, si cerca di stabilire correlazioni tra oggetti e periodi storici specifici. Questo approccio ha avuto un ruolo cruciale nel definire le basi della disciplina archeologica, offrendo strumenti per la catalogazione e la comprensione delle culture nel loro contesto storico. Approccio Processuale Nato negli anni '60, l'approccio processuale ha segnato un cambiamento significativo nell'archeologia, promuovendo metodi scientifici e analitici. Questo paradigma mira a spiegare le dinamiche sociali e culturali in modo sistematico, sottolineando l'importanza della ricerca empirica e delle evidenze materiali. Caratteristiche principali: Metodologia scientifica: utilizza metodi scientifici per analizzare reperti e contesti archeologici, favorendo dati quantitativi ed esperimenti controllati. Interazione sociale: si concentra sulle interazioni tra le persone e l'ambiente, esaminando come questi fattori influenzino scelte culturali e tecnologiche. Causalità: cerca di stabilire relazioni di causa ed effetto tra cambiamenti sociali, economici e culturali, formulando ipotesi testabili attraverso evidenze materiali. L'approccio processuale ha rappresentato un avanzamento nell'archeologia, spostando l'attenzione dall'accumulo di dati alla comprensione dei processi storici e culturali, contribuendo così a una maggiore professionalizzazione della disciplina. 12 Approccio Postprocessuale L'approccio postprocessuale è emerso negli anni '80 come risposta al paradigma processuale, enfatizzando il soggettivismo e l'importanza della cultura e delle interpretazioni individuali. Questo paradigma riconosce che le evidenze archeologiche possono essere interpretate in modi diversi e che le narrazioni storiche sono influenzate da chi le racconta. Caratteristiche principali: Soggettività: si oppone all'idea che esista una sola "verità" archeologica, sostenendo che le interpretazioni sono influenzate da fattori culturali, politici e personali. Focus sulle pratiche quotidiane: si concentra sulle esperienze quotidiane delle persone, cercando di capire come le culture influenzino le loro vite. Riflessione critica: incoraggia una riflessione critica sulle metodologie e assunzioni che guidano la ricerca archeologica, promuovendo una maggiore consapevolezza dei bias e delle ideologie degli studiosi. L'approccio postprocessuale ha ampliato il dibattito nell'archeologia, portando a un riconoscimento maggiore della diversità culturale e a una comprensione più profonda delle società umane. L'Importanza della Pianificazione Lo scavo archeologico e la lavorazione dei materiali richiedono una pianificazione accurata e la presenza di specialisti. È fondamentale che gli archeologi non intraprendano scavi in ambienti umidi senza la consulenza di un esperto di conservazione, specialmente per materiali delicati come il legno. La documentazione deve estendersi non solo ai manufatti, ma anche agli ecofatti, ai resti organici e ambientali, che sono utili per datazioni e analisi. Questa attenzione ai dettagli è essenziale per garantire l'integrità dei dati raccolti. Pulizia e Classificazione dei Reperti Due aspetti cruciali nel lavoro di laboratorio sono la pulizia e la classificazione dei reperti. La pulizia deve essere effettuata con cautela, in quanto molte tecniche moderne suggeriscono di non rimuovere completamente tutti i residui, per non compromettere le informazioni stratigrafiche. I reperti vengono inizialmente classificati per grandi categorie e successivamente secondo criteri più specifici, formando gruppi omogenei. Questa classificazione è fondamentale per l'analisi e l'interpretazione successive. La Tipologia e le Sue Implicazioni La tipologia permette di ordinare ampie quantità di dati archeologici, raggruppando i manufatti in sequenze temporali, come nel sistema delle Tre Età (pietra, bronzo, ferro). Questo metodo ha dominato l'archeologia fino agli anni '50, consentendo di definire entità archeologiche associate a momenti e luoghi specifici. Le tipologie sono utili per stabilire relazioni e differenze tra culture, oltre a comprendere le dinamiche di sviluppo nel tempo. Limitazioni della Tipologia Tuttavia, la tipologia è un costrutto artificiale, e gli studiosi devono prestare attenzione a non farsi guidare eccessivamente da questi modelli interpretativi. Domande diverse richiedono 13 classificazioni differenti, e l'avvento dei computer ha reso possibile il confronto tra centinaia di oggetti, migliorando le capacità analitiche. È importante ricordare che la tipologia, sebbene utile, non deve diventare un fine a sé stessa, ma piuttosto uno strumento per esplorare e comprendere la varietà delle esperienze umane. Conservazione dei Reperti Dopo la pulizia e la classificazione, un altro aspetto cruciale è la conservazione dei reperti. Questa garantisce che gli oggetti rimangano disponibili per future ricerche e mostre. È essenziale curare i reperti per la loro protezione fisica e per la gestione a lungo termine delle collezioni. La conservazione adeguata non solo preserva la storia, ma consente anche la sua divulgazione alle generazioni future. Diffusione dei Risultati Un elemento fondamentale del processo archeologico è la diffusione dei risultati. I dati raccolti durante gli scavi e in laboratorio devono essere condivisi attraverso pubblicazioni. Inizialmente, i risultati vengono presentati in rapporti preliminari, per poi essere pubblicati in monografie. Questo processo comunicativo è essenziale, poiché permette alla comunità scientifica di accedere alle scoperte e trarre nuove conclusioni, stimolando ulteriori ricerche e dibattiti. Datazione Relativa e Assoluta Le sequenze tipologiche permettono di stabilire una cronologia relativa dei manufatti. Ci sono due concetti fondamentali alla base della datazione tipologica: lo stile come riflesso di una società e il cambiamento graduale dello stile. La datazione assoluta, invece, fornisce un'età specifica per i reperti tramite metodi scientifici come il radiocarbonio. L'integrazione di entrambe le metodologie arricchisce l'interpretazione archeologica, consentendo di tracciare linee temporali più dettagliate. Conclusioni La combinazione di datazione relativa e assoluta offre agli archeologi una visione più completa del passato. L'analisi tipologica fornisce una base per organizzare le informazioni, mentre la datazione assoluta conferisce dati concreti sui periodi di produzione e uso degli oggetti. Questa integrazione consente di ottenere un’interpretazione più solida e multidimensionale della storia umana, permettendo di comprendere meglio le dinamiche sociali, culturali e ambientali che hanno caratterizzato le diverse epoche. L’indagine archeologica Quando si intraprende un'indagine archeologica, il primo passo consiste nel formulare una domanda archeologica. Per fornire una risposta, è essenziale raccogliere, elaborare, analizzare e interpretare i dati. Una volta completato questo processo, si procede con la pubblicazione dei risultati. Il primo a seguire questo approccio fu Crawford, un generale della Royal Air Force, che riconobbe il potenziale della ricognizione aerea come strumento per la tutela del patrimonio archeologico e come metodo efficace per identificare siti archeologici. In questo contesto, il paesaggio assume un ruolo centrale. La ricognizione aerea può costituire una fase preliminare allo scavo, ma può anche operare autonomamente. Le immagini ottenute durante la ricognizione 14 possono essere di due tipi principali: immagini satellitari e immagini aeree. Oltre alla ricognizione aerea, esiste la ricognizione territoriale, che può avvenire attraverso il “Field Walking” (camminare sul campo alla ricerca di evidenze archeologiche) o tramite indagini geofisiche. La ricognizione aerea mira a identificare siti archeologici e può anche rilevare tracce antropiche come strade, canali e terrazzamenti, nonché elementi geografici significativi per l'archeologia del paesaggio. Un sito archeologico non si limita all'abitazione umana, ma può includere varie strutture, come insediamenti, aree di attività temporanea (industrie, officine, miniere), aree industriali, necropoli o infrastrutture come ponti e porti. Metodologia della Ricognizione Aerea La metodologia della ricognizione aerea si articola in tre fasi principali: acquisizione dei dati, elaborazione e analisi. Le fotografie possono essere oblique, fornendo una visione prospettica, o verticali, utili per creare mappe dettagliate. Le immagini aeree, in particolare quelle verticali, permettono di individuare tracce archeologiche come i “crop-marks”, variazioni nella crescita della vegetazione causate da strutture sotterranee. L'uso dei droni ha rivoluzionato questo tipo di indagine: essi sono più pratici, meno costosi e richiedono licenze più facili da ottenere. Inoltre, i droni consentono di ricostruire tridimensionalmente l'evoluzione di uno scavo. Un'altra tecnica utile è la fotogrammetria, che permette di acquisire dati metrici di un oggetto (forma e posizione) attraverso l'analisi di fotogrammi stereometrici. Questa tecnica consente di creare modelli 3D per paesaggi e edifici e di sovrapporre immagini fisse elaborate con software. Le immagini satellitari, invece, permettono di coprire ampie aree e la loro risoluzione dipende dai pixel (ad esempio, una risoluzione di 1 cm equivale a 1 pixel). Google Earth fornisce accesso a informazioni satellitari rilevanti per l'archeologia, mentre le immagini satellitari CORONA, catturate da satelliti spia americani, coprono principalmente il Medio Oriente e hanno una risoluzione di 2 metri. Un esempio significativo di utilizzo delle immagini satellitari è il sito di Tell Brak, dove sono state identificate le “holloways”, depressioni nel terreno causate dal passaggio di greggi. Le immagini multispettrali consentono di analizzare diverse radiazioni elettromagnetiche, contribuendo a comprendere cosa avviene nel sottosuolo e a ricostruire la topografia del paesaggio. Un'altra tecnica importante è il Lidar, che utilizza un veicolo aereo per emettere un raggio e, calcolando il tempo impiegato dal raggio a riflettersi, genera una “nuvola di punti” utile per la ricostruzione tridimensionale del paesaggio, anche in aree coperte da fitta vegetazione. Milioni di immagini aeree sono già state scattate, molte delle quali disponibili in biblioteche specializzate, mentre una parte minore è accessibile online. La maggior parte delle immagini deriva da rilevamenti “di area”, in cui le immagini vengono scattate in serie sovrapposte per coprire aree predefinite. Una quantità minore di immagini viene prodotta annualmente dagli archeologi durante indagini prospettive effettuate con piccoli aerei. Queste immagini vengono utilizzate per diversi scopi archeologici, dalla scoperta e registrazione di siti al monitoraggio dei cambiamenti nel tempo, e per documentare edifici o aree urbane in sviluppo. Le scoperte archeologiche derivanti dall’analisi delle immagini aeree sono numerose e crescono ogni anno.. Tipologie di Immagini Aeree Le immagini aeree possono essere di due tipi: oblique e verticali. Le immagini oblique sono generalmente scattate da archeologi che individuano potenziali siti dall’alto, mentre le immagini 15 verticali provengono da rilevamenti non archeologici, come quelli cartografici. Entrambi i tipi possono essere utilizzati per produrre coppie stereoscopiche che consentono di esaminare una scena in tre dimensioni, facilitando l’interpretazione. L’uso di immagini sovrapposte, ad esempio della città antica di Mohenjodaro, ha permesso la creazione di piani fotogrammetrici precisi delle sue strutture sopravvissute. Applicazioni e Tecniche Le immagini aeree consentono di mappare singoli siti e paesaggi più ampi. In Gran Bretagna, Rog Palmer ha utilizzato migliaia di fotografie per mappare 450 km² intorno al sito dell’età del ferro di Danebury, rivelando complessi paesaggi agricoli. Il telerilevamento ha consentito di individuare non solo campi e fossati, ma anche infrastrutture come strade antiche, come nel caso di Chaco Canyon negli Stati Uniti, dove è stato possibile identificare un’estesa rete stradale preistorica grazie all’analisi di immagini aeree. Innovazioni Tecnologiche Le nuove tecnologie stanno cambiando il modo di condurre le indagini aeree. Oggi, i sensori digitali hanno sostituito le tradizionali pellicole, e il GPS viene utilizzato per pianificare i voli e registrare i percorsi, migliorando notevolmente la precisione della raccolta dati. L’integrazione di sistemi GIS (Geographic Information Systems) con immagini georeferenziate e modelli digitali del terreno permette una visualizzazione più accurata e l’interpretazione di siti archeologici. Alcuni strumenti, come i droni (UAV) e il software Structure from Motion (SfM), stanno diventando strumenti fondamentali per creare modelli 3D dei siti. LIDAR e SLAR Il LIDAR (Light Detection and Ranging), noto anche come ALS (Airborne Laser Scanning), ha rivoluzionato l’archeologia aerea, poiché permette di rilevare dettagli del terreno anche sotto copertura forestale, consentendo la visualizzazione 3D di paesaggi archeologici in modo dettagliato. Ad esempio, è stato utilizzato con successo per rilevare nuove strutture attorno a Stonehenge e nella città Maya di Caracol. Un’altra tecnologia, il radar ad apertura sintetica (SAR), è in grado di fornire immagini dettagliate indipendentemente dalle condizioni meteorologiche o dalla copertura vegetale. Immagini Satellitari e Google Earth Le immagini satellitari e strumenti come Google Earth hanno rivoluzionato l’accesso all’informazione geografica, permettendo a chiunque di esplorare potenziali siti archeologici. Le immagini satellitari ad alta risoluzione, come quelle fornite dai satelliti IKONOS e QuickBird, offrono dati paragonabili alle fotografie aeree, rendendoli utili per studi archeologici. Inoltre, le immagini delle serie LANDSAT e ASTER vengono utilizzate per mappare caratteristiche su larga scala, come sistemi di levee nell’antica Mesopotamia o letti di fiumi in Arabia Saudita. CORONA e Altri Progetti Satellitari Le fotografie satellitari CORONA, risalenti alla Guerra Fredda, sono state utilizzate per scoprire numerosi resti archeologici, come antiche strade e reti di irrigazione. Jason Ur di Harvard ha utilizzato queste immagini per esaminare antiche vie di comunicazione in Mesopotamia, dimostrando come le tecnologie satellitari possano rivelare dettagli su sistemi insediativi e infrastrutture antiche. Anche tecniche più recenti come il radar SAR o i dati multispettrali si stanno 16 rivelando utili per creare inventari di siti archeologici, contribuendo significativamente alla ricerca senza la necessità di indagini sul campo. Conclusione In conclusione, il telerilevamento aereo e satellitare ha un ruolo sempre più importante nell’archeologia moderna, permettendo agli archeologi di scoprire e studiare siti antichi in contesti geografici più ampi e con una precisione sempre maggiore. Tuttavia, nonostante i progressi tecnologici, l’interpretazione umana resta un elemento fondamentale nel processo di ricerca e analisi. Introduzione alla Ricerca Archeologica La ricerca archeologica richiede una definizione chiara degli obiettivi e un piano strategico, simile a una missione militare. Questo approccio strategico, che enfatizza la pianificazione e l'esecuzione sistematica, è stato influenzato da pionieri come Pitt-Rivers e Mortimer Wheeler, entrambi ex militari, che hanno portato a una maggiore attenzione verso la strutturazione di un “design di ricerca”. Questo processo si articola in quattro fasi principali: 1. Formulazione della Strategia: In questa fase si definisce una strategia di ricerca mirata a risolvere una domanda specifica o a testare un'ipotesi. È fondamentale che gli archeologi chiariscano i loro obiettivi prima di intraprendere il lavoro di campo. 2. Raccolta delle Prove: Qui si organizza una squadra di specialisti incaricato di raccogliere e registrare le evidenze attraverso diverse attività di campo, come survey o scavi. La raccolta sistematica dei dati è essenziale per garantire l'affidabilità dei risultati. 3. Analisi delle Prove: Questa fase comporta l'elaborazione e l'interpretazione delle evidenze alla luce dell'idea originale da testare. L'analisi deve essere rigorosa e critica per trarre conclusioni significative dai dati raccolti. 4. Pubblicazione dei Risultati: Infine, è cruciale diffondere i risultati attraverso articoli scientifici e libri. La condivisione delle scoperte permette di arricchire il dibattito scientifico e contribuire alla conoscenza collettiva. Flessibilità nel Processo di Ricerca È importante notare che il percorso dall’obiettivo alla pubblicazione dei risultati non è lineare. Durante il processo di ricerca, la strategia viene costantemente affinata in risposta ai dati raccolti e alle nuove evidenze emergenti. Sebbene in alcuni casi la pubblicazione dei risultati possa essere trascurata, l’obiettivo generale rimane costante, anche se le modalità di approccio cambiano. Questa flessibilità è un elemento cruciale della ricerca archeologica. Presentazione dei Risultati di un’Indagine Archeologica La diffusione dei risultati di un’indagine archeologica può avvenire tramite vari mezzi, quali: o Rapporti di scavo: descrizioni dettagliate delle attività e dei risultati di uno scavo. o Rapporti di ricognizione: descrivono le indagini preliminari o complementari a uno scavo. o Articoli di ricerca scientifica: pubblicazioni destinate a un pubblico di esperti per condividere nuove scoperte o approcci. 17 o Data paper: pubblicazioni che si concentrano principalmente sui dati raccolti e il loro utilizzo. o Presentazioni: utilizzate sia in contesti accademici che divulgativi, possono avere diversi scopi, tra cui: o Esposizione dei risultati di una ricerca; o Introduzione di un progetto; o Analisi critica su un tema specifico; o Divulgazione per il grande pubblico. Struttura di una Presentazione Archeologica Le presentazioni seguono solitamente uno schema chiaro, suddiviso in sezioni che includono: 1. Indice dei contenuti: offre una panoramica della presentazione. 2. Domande di ricerca: le principali questioni a cui la ricerca tenta di rispondere. 3. Metodologia: illustra gli approcci e le tecniche utilizzate per raccogliere e analizzare i dati. 4. Dati: i risultati ottenuti, presentati attraverso grafici, tabelle o immagini. 5. Analisi e risultati: interpretazione dei dati in relazione alle domande di ricerca. 6. Interpretazione: discussione critica sui risultati e il loro significato. 7. Conclusioni: riassunto delle scoperte principali e considerazioni finali. Introduzione e Stato dell’Arte L’introduzione di una presentazione archeologica fornisce una panoramica dell’argomento trattato, descrivendo la tematica e il contesto della ricerca. È fondamentale anche delineare lo stato dell’arte, cioè il quadro attuale delle conoscenze su quel tema. Questo include una revisione delle linee di ricerca sviluppate in passato e l’identificazione delle lacune conoscitive. Argomentazione Critica Questa sezione approfondisce i pro e i contro delle metodologie e approcci teorici utilizzati nella ricerca archeologica. Si discute l’efficacia di determinati metodi rispetto ad altri, sottolineando i limiti e i vantaggi di ciascuno. Inoltre, viene evidenziata l’opportunità di sviluppare nuove linee di ricerca, ponendo particolare attenzione ai progressi teorici e tecnici recenti. Casi Studio I casi studio offrono esempi concreti di applicazione di metodi teorici e pratici. In questa sezione si analizzano specifici siti archeologici o manufatti, utilizzando gli approcci discussi nell’argomentazione critica. I casi studio non sono solo illustrativi, ma servono anche come base per valutare i risultati e le interpretazioni proposte. Sintesi e Conclusioni La conclusione di una presentazione archeologica riassume i punti chiave emersi dall’argomentazione critica e dai casi studio. In questa fase, si discutono i pro e i contro di un approccio metodologico o teorico, proponendo soluzioni originali o prospettive per la ricerca futura. Viene inoltre offerta una visione complessiva del contributo della ricerca all’intero campo dell’archeologia. 18 Tecniche di Presentazione Per massimizzare l’efficacia di una presentazione, è essenziale adottare tecniche comunicative adeguate: Scelta dello sfondo: utilizzare sfondi semplici, come bianco o nero, per migliorare la leggibilità. Uso del testo: mantenere il testo breve e chiaro, come supporto visivo per l’esposizione orale. Scelta dei colori: utilizzare al massimo 2-3 colori armonizzati per il testo, per evitare distrazioni visive. Animazioni: usate con moderazione, servono a sottolineare concetti chiave e mantenere l’attenzione dell’audience. Ricognizione Territoriale: Definizione e Scopi La ricognizione territoriale rappresenta un'attività fondamentale nell'ambito dell'archeologia, volta alla scoperta e alla registrazione di manufatti e siti storici presenti sul terreno. Questo processo non solo aiuta a raccogliere dati di varia natura, ma offre anche un'importante finestra per comprendere come le popolazioni antiche utilizzassero e interagissero con il loro ambiente. Tipologie di Ricognizione Le ricognizioni possono essere classificate in due categorie principali: generali e mirate. La ricognizione generale è caratterizzata da un approccio ampio, spesso utilizzato per esplorare vaste aree geografiche. Al contrario, la ricognizione mirata si concentra su zone specifiche, spesso in risposta a segnalazioni di reperti o a particolari domande di ricerca. Questo approccio strategico permette di ottimizzare le risorse e di approfondire aree di maggiore interesse. Obiettivi della Ricognizione L'obiettivo primario della ricognizione è quello di ottenere informazioni sulla distribuzione delle attività umane nel passato. Tuttavia, è importante notare che esplorare ogni angolo di un'area vasta è spesso impraticabile. Pertanto, si ricorre a metodologie che facilitano la raccolta di dati significativi, sfruttando la presenza di reperti in superficie per delineare potenziali siti di interesse archeologico. Differenza tra Sito e Insediamento Un aspetto cruciale della ricognizione è la distinzione tra sito e insediamento. Un sito archeologico può essere costituito da diverse strutture artificiali, come ponti, strade o templi, mentre un insediamento è definito come un luogo di abitazione stabile. Comprendere questa differenza è essenziale per l'analisi e la catalogazione dei reperti. Importanza dell’Indagine Preliminare Prima di avventurarsi in scavi dettagliati, è fondamentale condurre un’indagine preliminare. La presenza di una concentrazione elevata di reperti in superficie può fungere da indicatore della presenza di un sito significativo. Questo approccio aiuta a pianificare le future attività di scavo, garantendo un uso efficace delle risorse. 19 Distribuzione Spaziale e Materiali di Superficie La distribuzione spaziale dei reperti è fondamentale per comprendere come un’area è stata sfruttata nel tempo. Tuttavia, è cruciale ricordare che i materiali trovati in superficie non sempre rispecchiano fedelmente ciò che si trova nel sottosuolo. Pertanto, è necessario integrare le informazioni raccolte con altre metodologie di indagine. Fattori che Influenzano una Ricognizione Diversi elementi possono influenzare l'efficacia di una ricognizione. Tra questi troviamo: Visibilità: La vegetazione e altre caratteristiche ambientali possono ostacolare l'identificazione e la raccolta dei manufatti. Accessibilità: Costruzioni moderne o aree di conflitto possono limitare l'accesso a zone di interesse. Visibilità dei Siti: Alcuni insediamenti possono essere più facilmente individuabili rispetto ad altri. Intensità della Ricognizione: L'ampiezza dell'area esplorata influisce sulla densità dei dati raccolti. Scale di Indagine Le ricognizioni possono essere condotte a diverse scale, inclusa la scala locale, intra-sito e inter- sito. Le indagini intra-sito si concentrano su uno specifico sito archeologico, mentre le ricognizioni inter-sito esaminano una regione più ampia per identificare pattern di insediamento e interazione. Tecniche di Campionamento Esistono diverse modalità di campionamento che possono essere adottate durante la ricognizione: Non Probabilistici: Basati su conoscenze pregresse. Casuali: Suddividono l'area in quadrati e selezionano punti di scavo a caso. Sistematici: Seguono intervalli regolari per garantire una copertura uniforme. Casuali Stratificati: Combinano selezione casuale e caratteristiche fisiche dell’area. Transetti e Registrazione dei Reperti Durante la ricognizione, gli archeologi spesso utilizzano transetti, percorrendo l'area in linee rette e creando griglie per registrare i reperti trovati in ciascuna sezione. Questo metodo sistematico consente una mappatura dettagliata e una catalogazione accurata dei dati raccolti. La Scoperta di Siti e di Elementi Archeologici Uno dei compiti più importanti degli archeologi è localizzare e registrare siti e reperti. In questo contesto, esaminiamo le tecniche principali utilizzate e l'importanza delle diverse fonti di informazione. 20 La Persistenza dei Monumenti Molti monumenti storici sono rimasti noti nel corso dei secoli, mantenendo la loro importanza culturale e storica. Le piramidi d'Egitto, ad esempio, continuano a essere simboli iconici, così come la Grande Muraglia cinese. La loro esistenza rappresenta una memoria storica collettiva, anche se le informazioni dettagliate sul loro utilizzo possono essersi perse nel tempo. Scoperte Casuale e Contributi Inaspettati Non tutte le scoperte archeologiche sono il risultato di ricerche pianificate. Molti siti sono stati individuati per caso. Ad esempio, nel 1974, un contadino cinese ha scoperto l'esercito di terracotta mentre scavava un pozzo. Altre scoperte casuali includono le celebri grotte di Lascaux in Francia, rinvenute da un gruppo di ragazzi nel 1940. Anche i lavori di costruzione possono portare alla luce importanti siti archeologici, come nel caso del Templo Mayor degli Aztechi a Città del Messico. Metodi di Indagine: Al Suolo e Aerei Gli archeologi utilizzano sia indagini al suolo che ricognizioni aeree. Questi metodi possono essere usati in modo complementare per ottenere una visione più completa del territorio e dei suoi reperti. Indagine al Suolo L’indagine al suolo comporta diverse tecniche per identificare siti archeologici, come la consultazione di fonti scritte, lo studio della toponomastica e l'archeologia preventiva. Queste metodologie forniscono informazioni preziose su potenziali aree di interesse. Ricognizione Aerea La ricognizione aerea utilizza immagini e tecnologie moderne come il telerilevamento per identificare siti archeologici. Questa tecnica permette di osservare le modifiche del paesaggio e di individuare strutture sepolte che possono non essere visibili dal suolo. Ricognizione Territoriale e Analisi Spaziale La ricognizione territoriale si propone di analizzare sistematicamente la distribuzione dei siti in un'area, fornendo dati importanti sulle dinamiche di insediamento e le interazioni tra le comunità umane e l'ambiente circostante. Approccio ai "Fuori-Sito" Negli ultimi anni, gli archeologi hanno cominciato a prestare maggiore attenzione alle aree "fuori- sito" o "non-sito". Queste zone, anche in assenza di evidenze archeologiche manifeste, possono comunque contenere reperti sparsi che rivelano informazioni significative sulle attività umane. L'importanza della Ricognizione Oggi, la ricognizione territoriale è vista come un'area di ricerca a sé stante. Gli archeologi non si limitano a cercare singoli siti, ma esplorano intere regioni per comprendere le attività umane in 21 un contesto più ampio. Questa evoluzione ha portato a un approccio integrato che considera le interrelazioni tra i diversi siti all'interno di un paesaggio. Conclusione La scoperta di siti e reperti archeologici è un processo complesso che richiede l'uso di diverse metodologie. Mentre alcune scoperte avvengono per caso, l'approccio sistematico degli archeologi attraverso indagini al suolo, ricognizioni aeree e analisi delle fonti scritte contribuisce a una comprensione più profonda delle società passate. Combinare questi metodi è essenziale per la preservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, offrendo preziose informazioni su come gli esseri umani hanno interagito con il loro ambiente nel corso della storia. La Pratica della Ricognizione Territoriale La ricognizione territoriale è un passaggio cruciale nell'archeologia, poiché consente di raccogliere dati in modo sistematico e mirato, rispondendo a domande su scala regionale. 1. Delimitazione dell'Area di Ricognizione La prima fase consiste nel definire i confini dell'area da esplorare. Questi confini possono essere stabiliti in base a criteri naturali, come fiumi o catene montuose, o culturali, come antiche strade. A volte, è utile definire aree arbitrariamente, per massimizzare l'efficienza della ricerca. 2. Analisi Storica e Ambientale Prima di intraprendere la ricognizione, è fondamentale condurre un’analisi storica e ambientale dell’area. Questo passaggio aiuta a capire quali indagini siano già state condotte e quali fattori possano aver alterato l’ambiente, influenzando la distribuzione dei reperti. 3. Fattori Pratici Durante la pianificazione della ricognizione, è necessario considerare fattori pratici come il tempo a disposizione, il budget disponibile e l’accessibilità delle aree da esplorare. La pianificazione dettagliata di queste variabili può migliorare l’efficacia dell’indagine. 4. Metodologia di Ricognizione Esistono due principali approcci metodologici per la ricognizione: Asistematiche: I membri del team si muovono liberamente nell’area di interesse, raccogliendo manufatti a vista. Questo approccio è utile in situazioni dove non è possibile pianificare in anticipo un percorso preciso. Sistematiche: Utilizzano griglie predeterminate, che consentono di coprire aree uniformemente. Questo approccio è più rigoroso e permette una mappatura dettagliata dei reperti. 5. Interazione con gli Scavi Archeologici La ricognizione non è un'attività isolata; interagisce strettamente con gli scavi archeologici. Mentre la ricognizione offre un quadro generale dell’area, gli scavi permettono di approfondire e analizzare specifici reperti, fornendo una comprensione più dettagliata delle attività umane. 22 6. Tipi di Ricognizione: Estensiva e Intensiva Estensiva: mira a raccogliere dati su ampie aree, utile per ottenere un quadro generale della distribuzione dei siti. Intensiva: si concentra su specifici siti o aree di interesse, spesso utilizzata per ottenere dati dettagliati su insediamenti particolari. 7. Utilizzo di Tecnologie Aeree Le tecnologie moderne, come fotografie aeree e telerilevamento, hanno rivoluzionato la ricognizione territoriale. Questi strumenti consentono di visualizzare e mappare il territorio in modo più efficace, rivelando strutture sepolte e facilitando l'identificazione di potenziali siti archeologici. La Documentazione e la Mappatura dei Siti La documentazione accurata dei siti è cruciale dopo l’identificazione. Un’adeguata registrazione e mappatura consentono di preservare la memoria storica e facilitano future ricerche. Tecniche di Mappatura Le tecniche di mappatura variano e includono l’utilizzo di: Mappe Topografiche: mostrano le variazioni del terreno, aiutando a identificare aree di interesse archeologico. Mappe Planimetriche: offrono una rappresentazione bidimensionale che aiuta nella pianificazione delle attività di scavo. Documentazione Dettagliata Ogni sito deve essere documentato in modo dettagliato, includendo coordinate geografiche e schede informative. Questo aiuta a costruire una base di dati utile per future ricerche e per la conservazione del patrimonio. Determinazione dei Caratteri Essenziali dei Siti Catalogare le dimensioni e le tipologie dei siti è essenziale per comprendere l'organizzazione delle comunità antiche. Attraverso questa analisi, gli archeologi possono delineare le dinamiche sociali, economiche e culturali che hanno caratterizzato le società passate. Metodi di Indagine Senza Scavo Ricognizione di Superficie: permette la raccolta di manufatti visibili senza scavare, fornendo informazioni preziose sulla distribuzione dei reperti. Metodi Geofisici: Tecniche come la magnetometria e la resistività del terreno consentono di esplorare il sottosuolo senza danneggiarlo, identificando potenziali siti archeologici. Attendibilità dei Reperti di Superficie La rappresentatività dei reperti raccolti in superficie deve essere valutata con cautela. 23 Non sempre i materiali trovati corrispondono a ciò che esiste nel sottosuolo; pertanto, è importante incrociare i dati con altre forme di indagine. Conclusioni In conclusione, la ricognizione territoriale rappresenta un elemento cruciale per la comprensione delle dinamiche storiche e culturali. Questo processo, che combina diverse metodologie e tecnologie, permette di ottenere una visione più ampia delle società passate e del loro rapporto con l’ambiente. La raccolta di dati accurati e sistematici offre non solo una base per ulteriori ricerche, ma contribuisce anche alla preservazione e alla valorizzazione del patrimonio culturale. La continua evoluzione delle tecniche di ricognizione e l'integrazione di nuove tecnologie porteranno a scoperte sempre più significative, ampliando la nostra conoscenza della storia umana e dei nostri legami con il passato. Prospezioni Geofisiche e Pianificazione degli Scavi Archeologici Le prospezioni geofisiche sono strumenti fondamentali per comprendere cosa si trova nel sottosuolo e ottenere informazioni preliminari sugli scavi. Esistono due tipi di dispositivi: attivi e passivi. Tra gli strumenti attivi, il GPR (Ground Penetrating Radar) è particolarmente utile, poiché invia impulsi per mappare il sottosuolo. Altri metodi includono la resistività elettrica, che misura la resistenza del terreno al passaggio di corrente, e l'induzione elettromagnetica, che calcola la conduttività elettrica. Un altro strumento, il magnetometro, misura le distorsioni magnetiche causate dai reperti, consentendo una mappatura non distruttiva di vaste aree archeologiche. Per gestire e raccogliere dati, si utilizza il GIS, che permette di rappresentare le caratteristiche fisiche della superficie terrestre in modo astratto. I dati spaziali possono essere di tipo vettoriale o raster, come i DEM, utilizzati per l'analisi del paesaggio. Pianificazione dello Scavo Archeologico La pianificazione di uno scavo archeologico è essenziale per documentare e recuperare evidenze archeologiche. Gli attori coinvolti comprendono imprese di costruzione, ditte archeologiche e soprintendenze. Gli scavi possono essere obbligatori, pianificati o didattici, spesso realizzati da università e soprintendenze. Prima di iniziare uno scavo, è importante formulare una domanda di ricerca, utilizzando immagini satellitari, ricognizioni sul campo e prospezioni geofisiche. La ricognizione aerea aiuta a individuare i siti, mentre la prospezione geofisica fornisce informazioni dettagliate su ciò che si trova nel sottosuolo. La logistica di uno scavo comprende vitto, alloggio, magazzini, operai e strumenti, ed è fondamentale considerare anche le condizioni atmosferiche. La scelta del luogo di scavo deve basarsi su un grande interesse scientifico per rispondere a domande di ricerca, colmare lacune o per attività didattiche. È importante evitare motivazioni superficiali, come il prestigio, e scegliere le tecniche di campionamento adeguate, che possono essere non probabilistiche (quando il sito è già noto) o probabilistiche. La quadrettatura dell'area da inquadrare deve coprire l'intero sito e viene ancorata al terreno, con ogni quadrato identificato (ad esempio, “Q. 20/30”). 24 Le strategie di scavo possono variare: i saggi (test pit) sono piccole trincee di 1 metro quadrato che offrono un'idea stratigrafica del sito. Lo scavo estensivo è utile per investigare aree monofase, mentre le trincee di scavo espongono aree orizzontali, concentrandosi sulla verticalità. La step trench consente di mostrare la sequenza stratigrafica completa, mentre il metodo Wheeler (scavo per quadrati) analizza sia verticalmente che orizzontalmente, preservando porzioni di terreno tra i quadrati scavati. Le attività di scavo iniziano presto per evitare il caldo, interrompendosi durante le ore più calde. Durante il lavoro, è presente un direttore di scavo insieme a specialisti, come archeobotanici e archeozoologi. Infine, la documentazione sul campo, compresa la ricognizione geofisica e l'uso di droni per creare ortofoto, avviene dopo lo scavo, garantendo una registrazione accurata delle evidenze archeologiche. Sistemi Informativi Geografici (GIS) e Tecniche di Indagine Archeologica I Sistemi Informativi Geografici (GIS) sono una delle innovazioni più significative nel campo della cartografia archeologica. Definiti come il "più grosso passo in avanti nell'utilizzo delle informazioni geografiche dall'invenzione della mappa", i GIS combinano hardware e software per la raccolta, gestione e visualizzazione di dati geografici tridimensionali. Sviluppati da precedenti tecnologie di design e mappatura degli anni Settanta, come CAD (Computer-Aided Design) e CAM (Computer-Aided Mapping), i GIS non solo mappano automaticamente siti archeologici, ma offrono anche analisi statistiche che rivelano nuove informazioni sulla distribuzione dei siti. Questi sistemi possono memorizzare dettagli sulla localizzazione e le caratteristiche dei siti archeologici, classificando i dati spaziali in tre tipologie fondamentali: punti, linee e poligoni. Ognuno di questi può essere associato a un numero di attributi non spaziali, come nome, data o tipo di materiale. Le mappe GIS, o "layer", possono contenere diverse combinazioni di dati, rendendo possibile una rappresentazione complessa delle informazioni archeologiche e ambientali. Grazie alla capacità di integrare vari tipi di dati, come immagini satellitari e ricognizioni geofisiche, i GIS hanno applicazioni che vanno oltre la semplice mappatura, estendendosi ad analisi spaziali avanzate. Ad esempio, è possibile valutare il costo energetico dell'attraversamento di vari terreni, facilitando studi su come gli antichi abitanti interagivano con il paesaggio. Applicazioni dei GIS in Archeologia I GIS sono stati utilizzati per costruire modelli predittivi della localizzazione dei siti archeologici, particolarmente utili in vaste aree dove la ricognizione diretta è impraticabile. Un esempio è il progetto dell'Illinois State Museum per la foresta nazionale di Shawnee, dove è stato creato un modello predittivo per stimare la probabilità di trovare siti preistorici basandosi su dati topografici e ambientali. Tali modelli, sebbene criticati per la loro visione ambientalmente deterministica, sono utili per comprendere la distribuzione dei siti e gestire le risorse culturali. Tecniche di Indagine Archeologica Le tecniche di indagine nel sottosuolo comprendono metodi tradizionali come il sondaggio con aste e trivelle, utilizzati per raccogliere campioni di terreno e identificare elementi solidi o cavità. Questo approccio è comune per studiare siti di interesse, come tombe etrusche o resti di missioni storiche. Un'innovazione introdotta da Carlo Lerici negli anni Cinquanta ha permesso di esaminare le tombe etrusche senza danneggiare i resti, utilizzando tubi periscopici. Altri metodi 25 includono i saggi di scavo e le trincee preventive, lunghe fino a 50 metri, utilizzate in Europa per portare alla luce porzioni significative del terreno. Nuove Tecnologie per il Sondaggio Le moderne tecnologie di sondaggio hanno visto l'uso di endoscopi e telecamere miniaturizzate per indagini più delicate, come nel caso del sondaggio delle fosse rituali sotto la Grande Piramide di Cheope. Questi strumenti permettono di esplorare senza danneggiare i resti, rivelando strutture nascoste. L'uso di sonde robotiche e tecnologie microgravimetriche ha ulteriormente avanzato la capacità di scoprire cavità e passaggi segreti in strutture storiche complesse come le piramidi egizie. Conclusione In sintesi, i GIS hanno rivoluzionato l'approccio archeologico, permettendo una mappatura e un'analisi approfondita delle informazioni geografiche. Le tecniche di indagine tradizionali, integrate con innovazioni moderne, hanno migliorato notevolmente la nostra capacità di esplorare e comprendere il passato, rendendo l'archeologia un campo sempre più dinamico e tecnologicamente avanzato. Prospezioni del Sottosuolo Le tecniche di sondaggio sono fondamentali in archeologia, ma spesso comportano un certo disturbo dei siti. Per questo motivo, si utilizzano metodologie di prospezione non distruttive, come quelle geofisiche, che possono essere attive o passive. Le tecniche attive implicano la trasmissione di energia nel suolo per raccogliere informazioni su ciò che si trova sotto la superficie, mentre quelle passive misurano le proprietà fisiche, come magnetismo e gravità, senza l’introduzione di energia. Metodi Sismici e Acustici Alcuni metodi, come l'ecoscandaglio, vengono impiegati anche in archeologia. Utilizzando onde sismiche, si possono riconoscere fondazioni e strutture sepolte, risultando particolarmente utili in contesti di archeologia subacquea. George Bass ha utilizzato sistemi di ecolocalizzazione per trovare una nave romana al largo della costa turca. Metodi Elettromagnetici Il Ground Penetrating Radar (GPR) è una delle tecniche più avanzate, inviando impulsi radio nel suolo e misurando gli echi riflessi per identificare e mappare strutture sotterranee. Grazie a sofisticati software, è possibile generare mappe tridimensionali che rivelano resti archeolog ici a vari strati di profondità. Studi al Forum Novum hanno chiaramente delineato l'assetto architettonico del sito, riducendo il bisogno di scavi estesi. Resistività Elettrica Questo metodo si basa sul principio che il suolo umido conduce l'elettricità meglio di quello secco. Misurando la resistività elettrica con elettrodi, è possibile identificare fossati e murature. Il profilo di resistività, che mappa la resistenza del suolo a varie profondità, si è dimostrato efficace per localizzare strutture interrate. 26 Conclusioni Le tecniche di prospezione non distruttive offrono strumenti preziosi agli archeologi per esplorare e documentare siti senza compromettere l'integrità del sottosuolo. La combinazione di metodi geofisici e tecnologie moderne promette di arricchire ulteriormente la nostra comprensione del patrimonio archeologico. Metodi Magnetici di Ricognizione I metodi magnetici sono tra le tecniche più utilizzate in archeologia per localizzare strutture come focolari, fornaci, oggetti in ferro e fossati. Elementi interrati creano distorsioni misurabili nel campo magnetico terrestre grazie alla presenza di minerali magnetici. I granuli di ossido di ferro nell'argilla, una volta cotta, si allineano al campo magnetico terrestre, trasformando l'argilla in un debole magnete permanente. Applicazioni e Presentazione dei Dati Gli strumenti magnetici forniscono informazioni utili per definire il potenziale archeologico di un sito. I risultati della prospezione magnetica sono presentati tramite carte a linee di livello, mappe a densità di punti e gradazioni di grigio, rivelando anomalie come le tombe in un cimitero. Le nuove tecnologie informatiche consentono di elaborare i dati geofisici, evidenziando anche le anomalie più piccole. Metal Detector I metal detector, strumenti elettromagnetici, localizzano resti sepolti, generando un campo magnetico alternato disturbato dagli oggetti metallici. Questi dispositivi forniscono risultati rapidi, ma l'uso indiscriminato da parte di dilettanti può danneggiare i siti archeologici. In Gran Bretagna, il Portable Antiquities Scheme cerca di incanalare positivamente l'interesse di questi "cacciatori di tesori". Altre Tecniche di Prospezione Esistono metodi meno comuni che potrebbero diventare più sistematici in futuro, come: Prospezione Termica: Basata sulle variazioni di temperatura sopra strutture sepolte, attualmente utilizzata per indagini su grandi strutture, con potenziali applicazioni più ampie in archeologia. Analisi Geochimica: Analizzando la composizione chimica dei campioni di terreno, è possibile identificare antichi insediamenti, ben documentando la correlazione tra insediamenti e alta concentrazione di fosforo. Utilizzo dei Dati Geochimici Le analisi chimiche moderne, effettuate con strumenti portatili come scanner a raggi X, hanno rivoluzionato l'approccio archeologico, permettendo analisi immediate e riducendo i tempi di attesa. 27 Conclusioni Se i metodi geofisici e geochimici identificano e mappano strutture, solo lo scavo permette di verificare e approfondire i dati ottenuti. La ricognizione fornisce un quadro generale, mentre gli scavi offrono dettagli specifici su un'area ristretta. Concetto di Scavo Il scavo archeologico è una pratica fondamentale che consente agli archeologi di raccogliere dati sui comportamenti e le culture umane attraverso le epoche. Questo processo è intrinsecamente costoso e distruttivo, richiedendo grande attenzione e preparazione. L’obiettivo principale è raccogliere informazioni sulla contemporaneità delle attività umane (dimensione orizzontale) e sui cambiamenti temporali (dimensione verticale). Dimensioni Orizzontale e Verticale Gli archeologi lavorano per dimostrare che reperti o strutture appartengono allo stesso periodo attraverso la stratificazione controllata. La registrazione spaziale dei reperti permette di stabilire associazioni temporali. Tuttavia, l'analisi di contesti non disturbati è essenziale, poiché fattori esterni possono alterare le associazioni. La dimensione verticale implica lo studio della stratigrafia, analizzando i cambiamenti nel tempo attraverso gli strati di terreno. Ogni strato riflette una fase di attività umana o di accadimenti naturali. Applicando la legge di sovrapposizione, gli strati più profondi sono generalmente più antichi, ma gli archeologi devono essere cauti, poiché fenomeni come scavature possono mescolare i livelli. Stratigrafia: Strumento di Interpretazione La stratigrafia è cruciale per la comprensione dell'occupazione di un sito, rivelando pratiche culturali e attività quotidiane delle popolazioni passate. Tecniche moderne, come il rimontaggio di schegge litiche, hanno rivelato associazioni tra materiali di strati differenti, sollevando interrogativi sulle interpretazioni stratigrafiche. Un caso emblematico è il sito mesolitico di Hengistbury Head in Inghilterra, dove l'analisi dei reperti ha dimostrato che due gruppi di schegge di selce potevano essere ricomposti, portando a una rivalutazione delle dinamiche sociali del periodo. Metodi di Scavo Il successo di uno scavo dipende dalla scelta del metodo, adattato al contesto e agli obiettivi. I metodi principali includono: Scavo per Quadrati (Wheeler): Utilizza una griglia con testimoni di terreno non scavato per facilitare l'analisi. Utile per siti complessi con stratificazione intricata. Scavo per Grandi Aree: Permette di esporre ampie superfici, facilitando l’osservazione delle relazioni spaziali tra i reperti. Trincee a Gradoni: Utilizzate per siti profondi, creano una serie di gradoni per consentire l'analisi stratigrafica in sicurezza. Metodi di Campionamento: Utilizzati quando il tempo e le risorse sono limitati, consentono di raccogliere dati significativi senza scavare ogni parte del sito. 28 Strumenti Moderni L'uso di strumenti moderni, come GPS e stazioni totali, ha rivoluzionato la documentazione dei reperti e delle stratigrafie, consentendo misurazioni precise e una registrazione dettagliata, rendendo possibile una mappatura tridimensionale del sito. Considerazioni Etiche Il scavo archeologico solleva questioni etiche importanti. Poiché comporta la distruzione di prove fisiche, gli archeologi devono garantire che le indagini siano giustificate e condotte nel rispetto delle comunità locali e della loro eredità culturale. La pianificazione deve preservare il patrimonio culturale e garantire una comunicazione appropriata delle scoperte. Conclusione In conclusione, il scavo archeologico è un processo complesso che richiede pianificazione meticolosa, un approccio scientifico e una forte coscienza etica. Ogni scavo offre un'opportunità unica per rivelare storie del passato, richiedendo un equilibrio tra l'acquisizione di conoscenze e la preservazione del patrimonio culturale. Attraverso metodologie rigorose e un approccio rispettoso, gli archeologi possono continuare a esplorare e comprendere le ricchezze delle culture umane passate. Scopo dello Scavo Archeologico Lo scavo archeologico ha come obiettivo principale la ricostruzione storica del passato sepolto. Questo avviene attraverso l’individuazione, l’asportazione e la registrazione della stratificazione, ovvero degli strati sovrapposti creati da azioni umane e processi naturali. Stratificazione e Statigrafia La stratificazione si riferisce all’insieme di strati sovrapposti che si accumulano nel tempo. La statigrafia è la disciplina che studia queste stratificazioni, permettendo di comprendere non solo la profondità del sito ma anche la sua integrità. Principio di Sovrapposizione Un concetto chiave nella statigrafia è il principio di sovrapposizione, che sostiene che gli strati più antichi si trovano in profondità rispetto a quelli più recenti. Questo principio è illustrato in modo evidente dai tell o tumuli, che mostrano come la storia si stratifica nel tempo. Unità Stratigrafiche (US) Le unità stratigrafiche rappresentano la base della stratificazione e sono il risultato di attività sia antropiche che ambientali. Possono essere classificate in: Unità Positive: Quando vi è un apporto di materiali, come nel caso di riempimenti volontari. Unità Negative: Quando vi è un asporto, come nel caso di fosse o scavi. 29 Importanza della Stratigrafia La stratigrafia è fondamentale per comprendere la storia di un sito, i cambiamenti ambientali e i comportamenti umani nel corso del tempo. Principi Fondamentali della Stratigrafia Oltre al principio di sovrapposizione, ci sono altri due principi essenziali: 1. Principio di Associazione: Ogni manufatto rinvenuto appartiene allo strato in cui è stato scoperto. 2. Provenienza e Contesto: Questo principio analizza la posizione degli oggetti nel sito e la loro provenienza, contribuendo all’interpretazione del significato dei reperti. Problemi nell’Interpretazione Stratigrafica L’interpretazione stratigrafica può presentare diverse sfide: Attività Antropica: L'intervento umano può alterare il contesto originale del sito. -Bioturbazione: L'azione di organismi come insetti e roditori può modificare la disposizione degli strati. -Eventi Naturali: Fenomeni naturali possono influenzare la stratificazione e il suo studio. Stratigrafia Inversa e Eventi Post-deposizionali La stratigrafia inversa si verifica quando un’area di scavo rivela una fossa più antica, il cui riempimento viene asportato, alterando così la microstratigrafia. Gli eventi post-deposizionali possono anche contaminare il contesto in cui i reperti sono stati trovati, complicando ulteriormente l’interpretazione. Documentazione e Rappresentazione Grafica Durante il processo di scavo, è cruciale documentare meticolosamente ogni fase per preservare i dati. I cartellini utilizzati durante lo scavo indicano sia i livelli arbitrari sia la stratigrafia reale. Per la rappresentazione grafica della stratigrafia, è utile adottare una legenda e, se possibile, impiegare strumenti come droni per una mappatura più accurata. Le variazioni negli strati possono essere osservate attraverso parametri come composizione, colore e consistenza. Matrice di Harris Per catalogare sistematicamente le unità stratigrafiche, si utilizza la Matrice di Harris. Questa matrice offre uno schema chiaro: gli strati più recenti sono posizionati in alto, mentre quelli più antichi sono collocati in basso. Un insieme di unità stratigrafiche costituisce un’attività, più attività formano una fase, e diverse fasi delineano un periodo. Conclusione In sintesi, sebbene lo scavo archeologico comporti inevitabilmente la distruzione, è essenziale documentare ogni aspetto per garantire la conservazione dei dati e facilitare la comprensione 30 della storia del sito. La stratigrafia fornisce gli strumenti necessari per interpretare il passato e rivelare le complessità delle interazioni tra l’uomo e l'ambiente. Raccolta Dati e Documentazione nello Scavo Archeologico Lo scavo archeologico segue una sequenza rigorosa di operazioni, finalizzata a raccogliere e documentare tutte le informazioni indispensabili per un’accurata interpretazione archeologica. Ogni passaggio è cruciale per preservare i dati prima della rimozione degli strati di terreno, poiché lo scavo è un processo distruttivo che, una volta eseguito, non può essere replicato. Le principali operazioni includono l’individuazione, numerazione, fotografia, rilievo, misurazione delle quote, asportazione e documentazione. Individuazione delle Unità Stratigrafiche (US) L’individuazione delle Unità Stratigrafiche (US) è la fase iniziale dello scavo e consiste nel riconoscimento delle diverse stratificazioni del terreno, che possono rappresentare periodi di attività umana o eventi naturali. Le US si distinguono attraverso caratteristiche fisiche come colore, consistenza, composizione e struttura del terreno. Questo processo richiede una pulizia meticolosa della superficie per esporre chiaramente le caratteristiche stratigrafiche e consentire una corretta identificazione delle US. Le stratificazioni possono rappresentare depositi naturali, come sedimenti alluvionali, o tracce di attività umane, come pavimenti, resti di strutture o rifiuti accumulati. Numerazione delle Unità Stratigrafiche Una volta individuate, le US vengono numerate in modo progressivo per garantire una tracciabilità precisa. Ogni US riceve un numero univoco, associato al quadrato di scavo specifico in cui è stata rilevata. Questo numero permette di collegare le informazioni raccolte a una particolare stratificazione e di organizzare il catalogo dei reperti in modo sistematico, facilitando la successiva analisi. La numerazione è inoltre essenziale per ricostruire la sequenza stratigrafica e comprendere la cronologia relativa degli eventi archeologici. Fotografia La documentazione fotografica rappresenta un supporto visivo essenziale durante lo scavo. Ogni unità stratigrafica deve essere fotografata da più angolazioni per garantire una copertura completa della sua estensione e delle caratteristiche visibili. Ogni scatto deve includere una lavagnetta con informazioni dettagliate: località, numero di quadrato, numero di US, data dello scavo, e direzione del nord indicata con una freccia. Un metro deve sempre essere presente nell’inquadratura per fornire un riferimento dimensionale preciso. La qualità delle fotografie è fondamentale per assicurare che tutti i dettagli possano essere esaminati anche successivamente allo scavo. Rilievo Il rilievo è una fase essenziale per la corretta registrazione della posizione, delle dimensioni e della geometria delle US. Utilizzando strumenti di precisione come il livello ottico o il teodolite, si posizionano picchetti ai margini dell’US per tracciare i contorni e misurare le quote, ovvero le altezze relative rispetto a un punto di riferimento fisso. Oggi, con l’avanzamento tecnologico, si utilizzano anche strumenti GNSS (Global Navigation Satellite Systems), che permettono una localizzazione estremamente precisa tramite satelliti, e droni, che consentono di creare mappe 31 dettagliate e modelli tridimensionali della superficie di scavo. Questi modelli possono essere successivamente utilizzati per produrre ortofoto o ricostruzioni virtuali della trincea. Digitalizzazione dei Dati Tutti i dati raccolti sul campo vengono successivamente digitalizzati utilizzando software GIS (Ge