Metodi di Indagine in Psicologia Clinica e della Salute PDF

Summary

Questo documento presenta i metodi di indagine in psicologia clinica e della salute, coprendo argomenti come revisioni narrative e sistematiche, processi di ricerca e la somministrazione di strumenti. Viene anche spiegato come condurre una ricerca bibliografica e scrivere una tesi di laurea, con particolare attenzione alla psicometria e alle variabili.

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Metodi di indagine in psicologia clinica e della salute Introduzione Articolo 1 della legge 56/89 (1989): regolarizza la professione dello psicologo, che comprende l’utilizzo degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, diagnosi e attività di abilitazione, riabilitazione...

Metodi di indagine in psicologia clinica e della salute Introduzione Articolo 1 della legge 56/89 (1989): regolarizza la professione dello psicologo, che comprende l’utilizzo degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, diagnosi e attività di abilitazione, riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, gruppo, comunità e comprende le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito. Paradigma: prospettiva teorica condivisa e riconosciuta dagli scienziati, fondata su acquisizioni precedenti e indirizza la ricerca riguardo alla scelta dei fatti rilevanti da studiare, alla formulazione delle ipotesi e ai metodi e tecniche di ricerca necessarie. L’ipotesi ha natura predittiva, mentre la domanda di ricerca è mossa dalla curiosità. La teoria spiega il fenomeno sulla base di certi criteri, mentre il paradigma fornisce lo sfondo o la cornice che consente di testare e misurare una teoria. I metodi sono le procedure utilizzate per raccogliere informazioni: - Deduttivo vs induttivo: dall’universale al particolare e viceversa - Nomotetico vs idiografico: lavora sul gruppo e l’altro sul singolo Paper: descritti nuovi esperimenti e discussi i risultati. Review: non vi sono dati sperimentali nuovi, costituite da discussioni di dati pubblicati in diversi paper; le evidenze scientifiche vengono messe a confronto e argomentate, per mettere in luce possibili incoerenze ed evidenziare domande ancora senza risposte: - Narrative: visione panoramica di un argomento, sintesi della letteratura che non prevede l’implementazione di metodi sistematici. - Sistematiche: analisi su aspetti specifici di una patologia o intervento sanitario, risponde ad una o più domande di ricerca con la ricerca bibliografica e l’implementazione di metodi sistematici per l’identificazione degli studi, la loro selezione e valutazione e per l’analisi dei dati associati. o Meta – analisi: sottocategoria della revisione sistematica, utilizzo dei metodi statistici per sintetizzare gli studi selezionati, la loro eterogeneità e spiegare le differenze fra questi e possono essere classificare in: larga scala o piccola scala. Solitamente revisioni e meta-analisi vengono condotte seguendo una checklist chiamata prisma, ossia una guida che ci dice cosa bisogna scrivere in una revisione passo per passo. Processo di ricerca: 1) Idea 2) Analisi della letteratura scientifica 3) Definizione dell’ipotesi di ricerca 4) Definizione del disegno di ricerca 5) Scrittura del progetto di ricerca Somministrazione strumenti: - Se il campione appartiene ad un’organizzazione, il ricercatore deve contattare il dirigente di tale istituzione, spiegando obiettivi, chiedendo un’autorizzazione scritta e firmata per raccogliere dati. - Il ricercatore o collaboratore spiega brevemente l’obiettivo di studio a cui il soggetto è invitato a partecipare. - I partecipanti leggono e firmano il consenso informato (se minorenni, dai genitori) - Il questionario, che comprende tutti i test, viene somministrato e compilato in presenza del ricercatore - Al termine, il questionario viene raccolto dal ricercatore insieme al consenso informato - Il partecipante viene ringraziato e gli viene indicato dove e quando potrà vedere i risultati. Una volta raccolti i dati, questi verranno inseriti in un software statistico, con la codifica delle variabili nominali o ordinali in variabili numeriche. Si procede all’analisi preliminare dei dati per verificare la distribuzione delle variabili, a calcolare le statistiche descrittive e infine si testano le ipotesi. Fasi per fare una revisione: 1) Definizione del problema e dell’area di indagine 2) Ricerca e selezione degli studi 3) Codifica degli studi 4) Analisi statistiche 5) Pubblicazione dei risultati Definizione del problema e dell’area di indagine: 1) Esplicitare il background di riferimento 2) Formulare le ipotesi 3) Operazionalizzare le variabili 4) Tramite l’analisi della letteratura è necessario valutare: - Gap e discussioni aperte su un topic - Studi precedenti su un problema, anche revisioni e meta-analisi - Il campo scelto soddisfa i requisiti FINER: feasible, interesting, novel, ethical, relevant Definizione dei criteri: di elezione stabiliscono quali studi potranno o non far parte della revisione sistematica/meta- analisi dovrebbero essere trasparenti o riproducibili l’item 5 di PRISMA chiede di specificare i criteri di inclusione ed esclusione degli studi possono riferirsi allo studio primario o alle sue caratteristiche Per i criteri dello studio primario ci si riferisce a PICOS: - Partecipanti: popolazione eleggibile - Intervento: tipologia o trattamenti previsti e la loro modalità - Confronto: gruppi di controllo - Outcome: variabili dipendenti selezionate, come e quanto sono misurate - Disegno dello studio: RCT, quasi-esperimenti, open clinical trial, osservazionali Per i criteri delle caratteristiche dello studio consideriamo: - Lingua - Anno di pubblicazione: impostare o meno un limite - Tipo di pubblicazione: su riviste scientifiche peer-reviewed o grigia, ovvero non pubblicata formalmente, non disponibile nei canali tradizionali (aumenta la potenza statistica, ma è dispendiosa temporalmente) Ricerca e selezione della letteratura Strategie generali: - I criteri dovrebbero essere ampi per includere pi studi possibili - Dovrebbe essere usata più di una banca dati - Necessario specificare tutte le banche dati consultate, parole chiave utilizzate, i filtri e la data in cui è stata eseguita la ricerca - Utile far fare ad un collega la stessa ricerca seguendo le istruzioni da noi create Ricerca nelle banche dati: Banche bibliografiche: sceglierne una generica e una specifica Parole chiave: usare parole che meglio indentificano il fenomeno Operatori logici: AND, OR, NOT, *, ?, , () Ricerca per: Titolo di rivista Autore Citazione Letteratura grigia Scrivere una tesi di laurea triennale Procedura: - Scegliere argomento e relatore - Scaletta da sottoporre al relatore - Ricerca bibliografica - Scrivere e strutturare la tesi - Rileggere e correggere la tesi Etica: - Citare i lavori secondo le norme APA per non incorrere in plagio e auto-plagio - Tesi controllate con un software anti-plagio Frontespizio: inserire un titolo chiaro che racchiuda il senso di tutto il lavoro, il proprio nome e quello del relatore e l’anno accademico. Organizzazione: - Indice - Abstract in inglese e in italiano - Fare due capitoli introduttivi e uno relativo alla descrizione dell’esperimento/revisione - Conclusione - Bibliografia - Pagine: circa 30 inclusa la biografia Formato: - Inserire ordine delle pagine in alto a destra - La scuola di psicologia non dà indicazioni sullo stile - Font: usare lo stesso per tutta la tesi; di solito si usa Calibri-11, Arial-11 e Times new Roman-12 - Interlinea doppia (2) o 1.5 (per la triennale) - Margini: 2.54 prt tutti i lati - Allineamento a sinistra - Ogni paragrafo deve essere rientrato di 0.5 inc. (guarda a quanti cm corrispondono) Abstract: - Accurato - Neutro - Coerente e leggibile - Coinciso Per la tesi con revisione narrativa, specificare: - Problema investigato, ipotesi, domande e teorie da verificare - Sintesi risultati, range annuale degli studi inclusi - Conclusioni, implicazioni o applicazioni Per le tesi con revisione sistematica, specificare: - Problema investigato, ipotesi, domande e teorie da verificare - Criteri di inclusione/esclusione - Risultati - Conclusioni, implicazioni o applicazioni Risultati: - Dei singoli studi - Complessivi - Bias Discussione: - Riportare se le ipotesi sono state confermate o meno e se tale risultato è in linea o no con la letteratura - Interpretare i risultati - Riportare i limiti e le implicazioni Tabelle e figure: - Riferirsi nel testo alla tabella/figura: come mostrato in tabella 1, la figura 3 mostra, i risultati sono contraddittori (guardare la tabella 1) - Le tabelle possono essere messe nel corpo del testo o dopo la bibliografia - Numero della tabella/figura sopra di essa in grassetto (es. tabella 1) non rientrato e allineato a sinistra - Titolo sotto il numero in corsivo mettendo in maiuscolo le iniziali delle parole importanti Tabella: - Intestazioni: nomi delle colonne centrati e distanziati dal bordo superiore e inferiore di 0.15 cm - Corpo della tabella: può essere applicata l’interlinea 1, 1.5, 2 - Bordi: non devono essere presenti linee verticali - Note: sotto la tabella, generale, specifica o probabilistica - Le note dello stesso tipo sono messe nella stessa riga di testo, mentre quelle diverse vanno nella riga sotto. Abstract: - Scriverlo in italiano e inglese - 150/200 parole che devono riassumere il contenuto del lavoro svolto 1 - La misura in psicologia La psicometria clinica si occupa di dare una definizione alla misura dei costrutti, è una disciplina applicativa che si serve dei test. Un costrutto può essere definito come una “teoria”, che deriva dalle idee che qualcuno si fa su un problema. Per Mitchell la misura è una valutazione e l’espressione numerica della grandezza di una quantità riguardante un altro evento. Per Stevens la misurazione consiste nell’attribuire numeri a oggetti o eventi seguendo determinate regole. Il problema di base nella misurazione psicologica è che le caratteristiche psicologiche non sono fisiche concrete, quindi non sono direttamente osservabili e misurabili. Distinguiamo: - Grandezze estensive: misurabili, sommabili, divisibili, confrontabili - Grandezze intensive: graduabili, si riferiscono alle variabili latenti, inferite sulla base del comportamento di un individuo Nella misura delle caratteristiche psicologiche, non esiste uno zero assoluto, dato che lo zero corrisponde ad un valore arbitrario. Tutte le osservazioni del comportamento umano conducono a 4 tipi di misure: Latenza: intervallo tra tempo di presentazione dello stimolo e il verificarsi della risposta a questo Frequenza: numero di volte che si presenta un evento Durata: riguarda la quantità di tempo in cui un singolo comportamento viene mantenuto Intensità: frequenza di risposte corrette ai vari item Le fonti di incertezza La misura ottenuta è composta da una: - Componente vera - Componente d’errore Le fonti di incertezza possono derivare da: 1) Inadeguatezza del modello adottato che descrive la realtà che ci interessa misurare 2) Lo strumento che stiamo utilizzando, costruito sulla base di alcuni indicatori comportamentali Gli errori di misura Possono derivare da errori accidentali, dovuti al caso (non eliminabili) o da errori sistematici (inadeguatezza dello strumento di misura, correggibili ed eliminabili. Quindi, una misura non è mai un valore puntuale, ma un intervallo di incertezza. Variabili Sono tutto ciò che varia e qualsiasi caratteristica fisica o psichica che può assumere valori diversi in un dato intervallo. Sono caratteristiche che almeno teoricamente possono essere misurate (numero di studenti in classe, lunghezza di una corda, risultato di un test di personalità, colore degli occhi). Tipologie: Prima bipartizione: - Variabili numeriche/quantitative: discrete (valori finiti o numerabili) o continue (valori reali o intervallo di numeri reali) - Variabili non numeriche/qualitative Seconda bipartizione: - Variabili latenti: non direttamente osservabili - Variabili osservabili: definizioni di costrutti latenti attraverso un’operazionalizzazione Terza bipartizione: - Variabili dipendenti: esercitano influenza su altre variabili - Variabili indipendenti: subiscono l’influenza di altre variabili Stevens divide le scale di misura in 4 tipologie: Nominale: numeri attribuiti ad una variabile sono solo delle etichette; ha lo scopo di formare classi mutamente escludentisi e l’unica operazione è il conteggio delle frequenze. Si usa il chi quadro. Ordinale: possibile ordinare le variabili in via relativa e non assoluta, si possono calcolare gli indici di posizione in una distribuzione. Posso correlare per ranghi. Ad intervalli equivalenti: dà un ordine alle variabili senza avere informazione più precise, relativo piuttosto che assoluto ed il valore 0 è attribuito in via arbitraria. Si può usare il coefficiente di correlazione di Pearson. A rapporti equivalenti: lo 0 è assoluto e non arbitrario. Si usa il coefficiente di correlazione RHO di Spearman. 2 - Statistica di base per la psicologia clinica Statistiche descrittive - Proporzione: f/N - Percentuale: f/N x100. Non ha senso se non si conosce la variabile N e bisogna avere un gruppo di almeno 100 individui. Entrambe esprimono il rapporto tra una parte rispetto al tutto. Gli indicatori di tendenza centrale sono: Moda: frequenza più elevata, facilmente intuibile Mediana: divide la distribuzione in due parti uguali quando i dati sono in ordine crescente e decrescente, non è adatta a manipolazioni matematiche Media: somma di tutti i dati divisa per il numero totale di dati - Media trimmed: calcolo della media eliminando il 5% dei valori più alti della distribuzione e il 5% dei valori più bassi della distribuzione per evitare che il suo calcolo venga influenzato dai valori estremi Percentili: valori che dividono la distribuzione in 100 parti uguali Decili: valori che dividono la distribuzione in 10 parti uguali Quartili: valori che dividono la distribuzione in 4 parti uguali Rango percentile: percentuale di casi che ha ottenuto un punteggio pari o minore a quello considerato Percentili e ranchi percentili I percentili sono i punteggi al di sotto dei quali si trova una determinata parte dei dati della distribuzione, mentre i ranghi percentili equivalgono alla percentuale di dati che si trova al di sotto della misura stessa e facilitano la lettura dei punteggi di cui non si conosce la scala di misura. I ranghi percentili forniscono quindi: - La posizione di ogni singolo dato in una distribuzione - La relativa grandezza di punteggi provenienti da scale di misure diverse Indici di dispersione o di variabilità Danno una misura della variabilità della distribuzione e i più in uso nella pratica psicometrica sono: Range: indice di dispersione più elementare, dato dalla differenza tra il valore più grande e quello più piccolo della distribuzione Distanza interquantificata: si ottiene calcolando la distanza che c’è tra il primo e il terzo quartile (tra il 75° e il 25° percentile); è costituito dal 50% dei valori che si collocano al centro della distribuzione Varianza: media dei quadrati degli scarti, ovvero la somma dei quadrati delle deviazioni dei dati dalla media della distribuzione divisa per il numero dei casi Deviazione standard: data dalla radice quadrata della varianza Distribuzione della frequenza Sintetizzata dagli indici di tendenza centrale e di dispersione e visualizzata mediante una curva posizionata su due assi cartesiani. Sull’asse X sono indicati tutti i valori che la variabile può assumere, mentre sull’asse Y sono indicate le frequenze. La distribuzione normale è data da una distribuzione simmetrica rispetto ad un’asse centrale. I dati di quasi tutte le misurazioni di variabili psicologiche si distribuiscono normalmente, ma se non sono distribuiti normalmente non posso usare il coefficiente correlazionale di Pearson o le statistiche come la correlazione, il T-Test, l’Anova e la regressione; per il chi quadro non importa se sono distribuite normalmente o meno. Oltre agli indici di tendenza centrale e di dispersione, vi sono altri due valori: Asimmetria: misura del grado di simmetria della curva (0= perfettamente simmetrica); valori negativi indicano un’asimmetria a sinistra e viceversa. La curva dovrebbe essere tra valori compresi tra 1 e -1, mentre nell’asimmetria si verificano inferiori a -1 o maggiori di 1. Curtosi: aiuta ad evidenziare la dispersione dei punteggi. Misura il grado di appiattimento di una distribuzione, ovvero l’allontanamento dei dati dalla normalità distributiva (più la curva è schiacciata e più saranno dispersi i valori). La curva normale è mesocurtica (tra – 1 e 1), mentre co la curtosi si verificano valori inferiori a -1 o maggiori di 1. Le curve normali hanno le stesse caratteristiche e stesso andamento: - Simmetriche - A campana - La maggioranza dei valori sono concentrati verso il centro della distribuzione - Univocamente definite dalla media (corrisponde all’asse di simmetria centrale) e dalla deviazione standard (distanza che c’è fra la media e il punto di flesso della curva Caratteristiche della curva normale: - È una funzione continua - Ha un’asse di simmetrica in cui raggiunge il suo picco massimo - Ha due punti di flesso dove la curva cambia concavità - Moda, mediana e media coincidono Distribuzione normale standardizzata Si ottiene con la trasformazione lineare dei punteggi grezzi in punteggi Z, ha le stesse caratteristiche della curva normale, ma ha la particolarità di avere media= 0 e deviazione standard= 1 Standardizzare i punteggi Serve a confrontare i punteggi grezzi con quelli normativi. Si riferisce la misura ad una scala standard detta “z”, che ha M e ds già note: 𝐱−𝐗 𝒛= 𝐝𝐬 X= media del campione x = media del soggetto Da z a t (es: MMPI-2): vantaggio di eliminare i valori negativi con l’uso dei decimali T= 50 + 10z Da z a QI (scale Wechsler): non indicano più il rapporto tra età mentale ed età cronologica QI= 100 + 15z Da z a Stanine: vantaggio di essere facile da utilizzare in quanto prevede la suddivisione della distribuzione in 9 categorie 5 + 1.95xz Da z a Sten (standard Ten): simile al precedente, prevede una suddivisione in 10 categorie ST= 5.5 + 2xz Statistica inferenziale Utilizza i dati statistici sintetizzati dalla statistica descrittiva per formulare previsioni di tipo probabilistico. Essa si serve di: - Test parametrici: si basano su dati come M e ds, necessita di una variabile continua e presuppone l’utilizzo di una distribuzione normale - Test non parametrici: non presuppongono l’utilizzo di una distribuzione normale e vengono utilizzati su campioni piccoli. CORRELAZIONE Misura la forza e la direzione della relazione lineare tra due variabili casuali (non per forza relazione causa- effetto). Il grado di correlazione tra due variabili viene espresso mediante gli indici di correlazione, che assumono valori compresi tra -1 (negativa) e 1 (positiva), oppure 0 (nessuna correlazione). La correlazione può essere: - Piccola: 0.18 - Media: 0.30/0.35 - Grande: 0.60/0.70 à più grande è e più è probabile che l’errore sia piccolo Il coefficiente di Pearson può essere utilizzato solo se le variabili sono a intervalli e a rapporti e che la loro distribuzione si anormale. È indicato da una r e può essere calcolato solo su campioni con N>30. Interpretazione output: r calcolato > r critico à SIGNITIFICATIVO (il valore di r mi dice anche che tipo di relazione c’è) r > p-value à SIGNIFICATIVO p < a à SIGNIFICATIVO REGRESSIONE È una procedura statistica che esamina la relazione tra una variabile dipendente e una o più variabili indipendenti, per valutare l’effetto che i predittori hanno sulla variabile criterio (se non c’è prima correlazione non si può fare la regressione). La regressione lineare bivariata si ha quando si analizza l’effetto di una sola variabile indipendente e se la relazione tra le due variabili può essere espressa mediante una retta. Se le variabili sono più di una si parla di regressione multipla. - Semplice: una sola variabile indipendente sulla quale regredisce una variabile dipendente, è rappresentabile con una retta. Interpretazione output 1) R quadro: coefficiente di determinazione e spiega la varianza nelle varie soluzioni statistiche 2) ANOVA: testa il modello di regressione e deve essere significativo (si guarda p) 3) BETA STANDARD: riassume la relazione tra le variabili dipendenti e le variabili indipendenti (è positivo o negativo?), guardo p per vedere se è significativo T-TEST Tecnica per determinare se esiste una differenza significativa tra le medie di due gruppi (se sono più di due si usa ANOVA), a condizione che le variabili siano distribuite normalmente e che la scala sia a intervalli o rapporti; dunque: - Si effettua l’analisi della correlazione - Si effettua l’analisi della regressione - Si passa al T-Test H0 à non c’è differenza significativa H1 à c’è una differenza significativa tra gruppi T-Test per campioni indipendenti: confronto tra medie di due campioni appartenenti a due popolazioni diverse (maschi e femmine, studenti di scuole diverse). - Output: statistiche descrittive, t e p à guardo se p è significativo, nel caso di intervallo 0 non deve essere contenuto; se F tende a 1 e p è significativo, guardo la riga “equal variance not assumed”. T-Test per campioni appaiati/misure ripetute: confronto tra medie di due campioni appartenenti alla stessa popolazione (stessi soggetti misurati in tempo 0 e tempo 1). - Output: statistiche descrittive, tabella delle correlazioni, tabella con t e p che vedo se è significativo (p1.5 ANOVA (analisi della varianza) È un’estensione del T-Test ed è una tecnica per confrontare le medie di tre o più gruppi indipendenti e determinare se esistono differenze significative tra esse. H0 à le medie sono uguali ANOVA ad una via: per confrontare tre gruppi o più su una variabile indipendente (QI in tre scale diverse) SStbetween à quantità di dispersione tra medie, se è grande vuol dire che le medie campionare differiscono molto Quadrati medi between - MS between à SStbetween/df (k-1) = quanto le medie differiscono Somma dei quadrati within - SSwithin à quantità totale di dispersione all’interno dei gruppi Quadrati medi within - MS within à SSwithin/DS within (n-k) (k= numero dei gruppi) La variabilità totale viene scomposta in variabilità tra gruppi e variabilità all’interno dei gruppi. La statistica F (di Fisher) è la significatività della differenza tra medie. Quante probabilità ci sono che le medie dei campioni siano uguali? Dipende da: - MSbtw - MSwithin - Dimensioni del campione Maggiore è F e minore è la probabilità che le medie siano uguali. F è significativo se le osservazioni sono indipendenti, i dati dei gruppi sono normali e le varianze dei gruppi sono omogenee (test di Levene). Guardo se p è significativo per sapere se le medie sono uguali o no. Eta - quadro (equivalente a d di Cohen nel T-Test) à Ci dice la dimensione dell’effetto e quanto sono diverse le medie; le regole sono: - h2 > 0.01 à piccolo effetto - h2 > 0.06 à effetto medio - h2 > 0.14 à grande effetto Per individuare quali medie sono diverse si usa il Post Hoc Test (HSD), che è come seguire tutti i possibili T- Test per i quali i risultati sono stati corretti con una sorta di correzione Bonferroni, ma nemmeno conservativa. Viene effettuato solo dopo che il test F principale ha indicato che non tutte le medie sono uguali. F indica il rapporto tra la varianza tra i gruppi e la varianza all’interno dei gruppi. ANOVA fattoriale (a due vie): analizza gli effetti di due variabili indipendenti e i loro effetti sulla variabile dipendente. Ciò presuppone che bisogna valutare due tipi di effetti delle variabili indipendenti sulla variabile dipendente: - Effetto principale: effetto medio di una variabile indipendente sulla variabile dipendente - Effetto di interazione: interazione significativa tra i fattori, cioè se l’effetto di un fattore dipende dal livello dell’altro fattore Esempio: valutare la psicoterapia considerando livelli di ostilità dei pazienti sulla base della quantità di sintomi riportati alla fine del percorso terapeutico. Variabile indipendente: tipologia di psicoterapia (individuale, gruppo), ostilità (bassa, alta) Variabile dipendente: sintomi alla fine del trattamento H0 à medie della variabile dipendente sono uguali per tutti i livelli del fattore A e fattore B H0 à non c’è interazione tra i fattori A e B Assunzioni: - Indipendenza delle osservazioni - Normalità della variabile dipendente - Varianza uguale alla variabile dipendente per ogni combinazione con i fattori Output: - Statistiche descrittive - Test di Levene (omogeneità delle varianze, deve essere NON significativa) - Coefficienti (gli effetti dei fattori sulla variabile dipendente in tutti e due gli effetti) - Guardo F e p per vedere la significatività I dati possono essere riassunti in un grafico con delle rette ANOVA a misure ripetute (modello univariato entro i soggetti): per confrontare le medie di tre o più gruppi quando le stesse misure vengono prese più volte sugli stessi soggetti. - I soggetti usano sé stessi come soggetti per le diverse condizioni sperimentali (livelli della variabile indipendente). - I soggetti fungono da controllo di sé stessi. - Le misure sono rilevate più volte sugli stessi soggetti. Assunzioni: - Il punteggio di un soggetto non influenza quello degli altri - Gli errori devono seguire una distribuzione normale con media 0 - La varianza delle differenze tra le coppie delle misure ripetute deve essere uguale, si parla di sfericità e può essere: o Assunta: varianze omogenee (il test deve essere non significativo) o Non assunta: varianze diverse Output: - Test sfericità - Effetto delle misure che sono significative (guardo p) - Confronto tra coppie, per vedere se ci sono differenze within rilevanti CHI-QUADRO Serve ad osservare la presenza o assenza di una correlazione nel caso in cui le variabili si dispongono sulla scala nominale e serve a determinare se esiste una differenza significativa tra le distribuzioni osservate e quelle attese. H0 à le variabili sono indipendenti H1 à le due variabili non sono indipendenti Passaggi: - Creare la tabella di contingenza (frequenza delle combinazioni delle variabili) - Calcolo delle frequenze attese - Calcolo della statistica chi-quadrato (x2) - Determinazione del valore critico à confrontare 𝑥 ! con il valore critico della distribuzione chi- quadrato con (r-1)(c-1) (r= righe e c= colonne) ! 𝑥 > valore critico à rifiuto H0 Output: controllare p per vedere se è significativo p < 0.05 à rifiuto H0 p > 0.05 à le variabili sono indipendenti 3 - I test psicologici: strumenti di misura per la ricerca e la pratica clinica Storia La metà dell’800 è definita “l’era degli strumenti di ottone” usati dai ricercatori per misurare le soglie sensoriali e i tempi di reazione dei soggetti. Ciò non portò a risultati rilevanti a causa di errori degli sperimentatori nello scambiare processi sensoriali per intelligenza. Un contributo molto importante fu quello del medico tedesco Von Grashey, che creò l’antecedente dei test della memoria come mezzo per studiare i pazienti che riportavano un danno cerebrale. Pochi anni dopo lo psichiatra tedesco Rieger sviluppò un’intera batteria di test per investigare i danni cerebrali. Esquirol ebbe l’idea che l’utilizzo che fa un soggetto del linguaggio sia un ottimo indicatore del suo livello intellettuale. Seguin mise a punto una serie di esercizi destinati a migliorare la discriminazione sensoriale e il controllo motorio. La psichiatria ha quindi messo in evidenza che tramite procedure oggettive si potevano comprendere meglio la natura e la gravità dei sintomi presentati da pazienti con malattia mentale o con danni cerebrali. La fisiognomica è la scienza che mira alla comprensione dei caratteri profondi di una persona tramite l’osservazione esteriore; la frenologia è uno sviluppo più recente di tale disciplina (Gall). Il test psicologico di forma odierna nasce ufficialmente con Wundt, Galton e Cattel, grazie all’esigenza della psichiatria di identificare quelle differenze individuali che permettessero di definire il concetto di anormalità e di devianza, e di diagnosticare e classificare i pazienti tramite strumenti di misura oggettivi e standardizzati. Il primo a sistematizzare gli studi sulle differenze individuali fu l’inglese Galton (considerato dagli psicologi il padre del testing psicologico). Il concetto principale era che coloro che avevano capacità discriminative pi fini dovevano anche avere capacità intellettive più sviluppate. Egli fu anche pioniere per quanto riguarda l’utilizzo delle scale di valutazione, del metodo dei questionari e della tecnica delle associazioni libere. Cattel successivamente li definì “mental tests” ed ebbe fra gli allievi Wissler, che ne mise inevidenza i limiti. Ciò portò Binet e Simon a mettere a punto nel 1905 il primo test d’intelligenza (Scala Binet-Simon) introducendo il concetto di livello mentale in base all’età dei bambini che riuscivano a superare il test e si cominciò a parlare di ritardo mentale nei bambini in termini di anni. Nel 1916 Terman standardizzò la scala Binet-Simon e l’adattò alla cultura americana creando la Stanford- Binet e utilizzando il termine QI coniato da Stern. Fu importante anche lo sviluppo dei due test Army alfa e Army beta per reclutare soldati nell’esercito, perché aprì la strada ai test di gruppo. I test d’attitudine si svilupparono successivamente a questi per due motivi: uno statistico (problema dello sviluppo dell’analisi fattoriale) o e l’altro sociale (Seconda guerra mondiale). I test di personalità vennero sviluppati durante la Prima guerra mondiale con il Personal Data Sheet di Woodworth, per individuare chi nell’esercito fosse predisposto alla nevrosi. Nel 1940 venne creato il Minnesota Multhiphasic Personality Inventory (MMPI), uno dei più diffusi test di personalità, nella versione rivista (MMPI-2). Un altro modo per indagare la personalità fu lo sviluppo dei test proiettivi, la cui origine può essere ricondotta all’uso dell’associazione di parole da Galton. Lo psichiatra svizzero Rorschach si concentrò su come la percezione giocasse un ruolo fondamentale nell’interpretazione delle sue tavole di stimoli non strutturati e ambigui. Goodenough cercò di individuare il livello intellettuale e gli interessi e i tratti di personalità dei bambini analizzando i loro disegni, e fu creato il test House Tree Persondi Buck. In Europa, i test proiettivi erano dominati dal test di Szondi. Nei primi anni del ‘900 ci fu un grande interesse e sviluppo per i test da parte dei ricercatori, che cominciarono a sottoporre a valutazione ogni aspetto del comportamento umano. Nel 1930 tuttavia furono mosse molte critiche alla validità degli strumenti e al concetto di QI; l’American Psicological Assiociation (APA) fu costretta a pubblicare nel 1966 norme specifiche per la costruzione, valutazione, l’uso e particolari procedure di somministrazione e applicazione dei test. Cos’è un test Il test è una situazione standardizzata dove il comportamento viene osservato, campionato e descritto producendo una misura oggettiva e standardizzata di un campione di comportamento. - Situazione standardizzata: tutto rimane costante, tranne il variare delle reazioni individuali - Misura: prodotto dell’applicazione di regole per classificare o assegnare dei numeri a degli attributi o qualità o Oggettiva: replicabile o Standardizzata: norme utilizzate per la valutazione dei risultati Un test è un insieme di stimoli (item), che, in quanto rappresentativi di una certa funzione cognitiva o area della personalità del soggetto, permettono di sapere se e quanto la caratteristica oggetto di studio è presente nella persona che ha compilato il test. - Item: standardizzati, somministrati secondo modalità altrettanto standardizzate - Valido - Attendibile - Risposte: codificate in modo obiettivo ricavandone dei punteggi, ogni risposta dei soggetti deve essere trasformata in un punteggio Utilizzo del test Più un problema è importante, maggiore è il bisogno di avere quante più informazioni possibili e maggiore è dunque l’utilità di ricorrere anche all’uso dei test. Non andrebbe utilizzato quando il somministratore non è a conoscenza della destinazione dei risultati che gli sono stati richiesti o non può salvaguardare l’uso che ne potrebbe essere fatto. Campi d’applicazione I test vengono utilizzati soprattutto per tre scopi intercorrelati: - Fare ricerca - Comprendere i soggetti ed il loro sviluppo personale - Prendere decisioni Ogni test presenta alcuni punti deboli, quindi è fondamentale che il risultato ottenuto venga considerato solo come uno dei molteplici aspetti dell’indagine. Prima di usare un test a scopo diagnostico, bisogna riuscire a capire se effettivamente serve o no. Utilizzare, adattare, validare o costruire un test Un test è uno strumento e prodotto scientifico che si può utilizzare, adattare, validare o costruire. Si può utilizzare possedendo le conoscenze di base di psicometria, si può adattare con la presenza di una madrelingua e con item in accordo con la cultura di riferimento, si può validare possedendo conoscenze avanzate in psicometria, selezionando un campione normativo, avendo a disposizione uno staff adeguato e i fondi necessari; si può costruire con una buona dose di creatività, conoscenze molto avanzate di psicometria, staff adeguato e fondi e tempo sufficienti. 4 – Introduzione alle teorie del testing psicologico Una teoria si presenta come un qualcosa di troppo generale per essere giudicato utile o meno e perciò urge la necessità di specificarla in particolari modelli che spiegano in che modo essa può essere applicata ai dati raccolti, ma un modello non sarà mai una rappresentazione completa dei dati su cui viene applicato. Le teorie più conosciute ed utilizzate nella creazione dei test psicologici sono la teoria classica dei test (CTT), che prevede modelli chiamati weak models, ossia deboli, e la teoria della risposta all’item (IRT), caratterizzata da strong models, che richiedono caratteristiche dei dati più rare da trovare nell’indagine psicologica e per questo è meno conosciuta e applicata. Teoria classica dei test (CTT) Il costrutto che si intende misurare viene rilevato da un insieme di item assumendo che il punteggio ottenuto sia la quantità di costrutto posseduta dal soggetto. I modelli appartenenti a questa tipologia condividono due caratteristiche che li fanno identificare come appartenenti alla CTT: - Sono lineari - Si basano sul punteggio totale ottenuto da un soggetto al test (X) per calcolare la quantità di tratto posseduto dal soggetto (V) Il modello più diffuso e conosciuto è quello di Spearman del 1904: X= V+E (punteggio osservato è uguale al punteggio vero più una componente d’errore). L’errore deriva dalla fluttuazione casuale dei punteggi e che è dunque sempre presente in ogni misurazione. Per errore sistematico si intendono gli errori dovuti allo strumento di misura o alla procedura di somministrazione; questo può essere controllato ed eliminato dallo sperimentatore migliorando strumento e procedura. L’errore casuale invece non può essere modificato poiché casuale e non determinato da mancanza di sensibilità dello strumento o da errori di procedura. Il modello CTT prevede che: - Il punteggio vero V e le fluttuazioni dell’errore E non siano correlati tra loro e risultino quindi indipendenti - La media della somma dell’errore casuale E in N somministrazioni sia uguale a 0 - L’errore casuale E debba essere statisticamente indipendente dall’errore precedente Teoria di risposta all’item (IRT) L’attenzione è focalizzata sulla risposta data dai soggetti a ogni singolo item piuttosto che sul totale delle risposte fornite. I concetti fondamentali sono: - L’abilità o la caratteristica che si vuol misurare, denominata tratto latente - I parametri degli item che vengono scelti per misurare il costrutto - I parametri del soggetto, cioè la prestazione fornita dal soggetto Nell’IRT i parametri degli item e dei soggetti sono misurati entrambi sulla base del continuum del tratto latente che consente di esprimere la caratteristica misurata in modo quantitativo, da poco a molto. Teoricamente il tratto latente denominato Theta q può assumere infiniti valori lungo un continuum, limitato a valori da -4 a +4 o da -3 a +3, così che il calcolo dei parametri di item e soggetti rimane indipendente, si lega la performance del soggetto alla quantità di costrutto che possiede. Le equazioni dei modelli dell’IRT danno origine graficamente ad una curva sigmoidale monotona non lineare. È più flessibile superando due limiti della CTT: - Dipendenza degli item: quanto una misura è vincolata agli item che compongono uno strumento - Dipendenza dei rispondenti: quanto la qualità degli item di un test sia vincolata al campione di rispondenti che è stato utilizzato I modelli IRT sono invece in grado di correlare il costrutto misurato alla probabilità che un soggetto ha di rispondere in modo affermativo ad un item che misura proprio quel costrutto. Per poterli applicare sono richiesti due requisiti fondamentali: Unidimensionalità: una sola abilità latente può essere misurata dagli item del test, vi è una sola variabile che spiega la prestazione fornita dal soggetto Indipendenza locale: la relazione tra tutti i parametri dei soggetti e quelli degli item deve essere spiegata unicamente dal tratto latente Altri approcci Nei questionari di personalità compaiono due approcci diffusi per la costruzione di test: - Strategia orientata a un criterio: il cui test più famoso è MMPI, per formare un questionario si scelgono quegli item in grado di discriminare i soggetti che possiedono il costrutto da coloro che non lo possiedono; lo scopo è discriminare attentamente tra gruppi ed il vantaggio è che sono molto pratici, ma poco generalizzabili, e hanno svantaggi nella scelta dei soggetti appartenenti al gruppo criterio scelto - Strategia fattoriale anaclitica: 16 PF-5 e l’Eysenck Personality Inventory; le principali tecniche date in quest’area sono l’analisi fattoriale, le analisi multivariate e la cluster analysis, finalizzate a dare un senso logico e semplificare i dati Test diagnostico La sensibilità indica che possibilità d’errore possiamo trovare nei risultati che ne derivano e ciò viene rilevata attraverso la curva ROC (indica anche quanto il test è specifico). Errore totale e attendibilità L’errore che possiamo trovare nei risultati del test dipende dalla sua attendibilità e dalla sua validità. I valori misurati sono in genere diversi dal vero valore della quantità dell’oggetto di misura. La differenza tra il valore misurato (x) e quello vero è detta errore totale. L’attendibilità esprime la capacità della misura in esame di approssimare il valore vero e un test dovrebbe avere una coerenza interna almeno pari a 0.70 o superiore e dovrebbe correlare con i principali test psichici. Gli errori grossolani sono quelli che vengono commessi in seguito ad un’inappropriata applicazione del metodo e sommano tutte le piccole e imprevedibili variazioni nell’esecuzione delle varie operazioni, mentre gli errori sistematici rappresentano la tendenza di un dato metodo a sovrastimare o sottostimare il vero valore Ci sarà sempre discordanza tra il valore osservato e il valore vero. La variabilità è legata al modello d’analisi, mentre l’attendibilità dipende da diversi fattori, tra cui: - Precisione: grado di convergenza dei dati individualmente rilevati rispetto al valore medio della serie a cui appartengono, è collegata alla variabilità intrinseca di ogni metodo e si valuta in base alla concordanza tra misure ripetute. - Accuratezza: indica quanto il valore medio si scosta dal valore atteso, quindi equivale alla concordanza tra il valore dato ed il valore vero, e dipende dal metodo usato. o Imprecisione: dispersione tra le misure ripetute ad un valore medio e riflette l’errore casuale (si valuta analizzando lo stesso campione più volte) o Inaccuratezza: differenza tra il valore misurato ed il valore vero ed è dovuta alla presenza di un errore sistematico del metodo adottato Falsi positivi e falsi negativi Non esiste una distribuzione di veri soggetti negativi e di veri positivi (anche se sarebbe la condizione ideale). Ci sono tre possibili situazioni: 1) Le medie sono molto lontane e l’errore standard è molto piccolo; la probabilità che si possa far confusione tra il sano e il malato è minima e la media dei negativi e dei positivi non si sovrappongono. 2) Le medie sono identiche e la distribuzione intorno alle medie simile; il test non è utile per la patologia che si vuole indagare e le medie dei negativi e dei positivi si sovrappongono completamente o quasi. 3) Le medie sono abbastanza lontane, ma si ha anche una discreta sovrapposizione dei valori; le medie nei negativi e dei positivi si sovrappongono lungo le code della distribuzione. La sensibilità è la capacità di indicare correttamente gli individui malati, quindi è la probabilità che un individuo ammalato risulti positivo al test. Calcolo: rapporto tra veri positivi e tutti i malati 𝑽𝑷 𝑺𝑬 = 𝑽𝑷$𝑭𝑵 x100 Il requisito di sensibilità è necessario ma non sufficiente, perché il test deve identificare come positivi soltanto gli individui che hanno la malattia. La specificità è la capacità di identificare come positivi solo gli individui che hanno la malattia. Calcolo: rapporto tra veri negativi e tutti i sani 𝑽𝑵 𝑺𝑷 = 𝑽𝑵$𝑭𝑷 x100 Sensibilità e specificità vengono prese in considerazione per valutare la capacità del test di individuare, fra gli individui di una popolazione, quelli provvisti del “carattere” ricercato e quelli che invece ne sono privi. Queste due caratteristiche sono interdipendenti (si abbassa una, si alta l’altra). Più la curva ROC è arcuata verso quel punto e migliore è il test decisionale. L’area sopra la curva rappresenta l’errore connesso con l’uso del test stesso e se l’area sotto la curva aumenta (AUC), la situazione migliora, quindi il test è più sensibile e specifico. L’AUC può assumere valori vari secondo la classificazione di Swets: - 0.5 < AUC 75 punti e non invalida il profilo. - Z - Autosvalutazione: per valutare quanto il paziente sta esagerando la propria sintomatologia o il proprio disagio psichico, rispetto a quando siano presenti oggettivamente. Può presentare punteggi elevati >75 anche con pazienti che tendono a rimanere fissati a un’immagine negativa di sé e degli altri; non invalida il profilo. - V - Validità: contiene item assurdi a cui deve essere sempre risposto “falso” per far sì che il protocollo risulti valido. Si usano i punteggi grezzi, nello specifico i Base Rate (BR) Scores, dato che sono ancorati a valori di prevalenza dei disturbi nei setting clinici, sono ancorati alla popolazione psichiatrica. Sono raggruppabili in 4 fasce: 1) BR=30 assenza di psicopatologie 2) BR=60 punteggio medio di soggetti con psicopatologie 3) BR=75 indica la certezza di prevalenza della psicopatologia o del tratto di personalità 4) BR=85 predominanza del tratto; ha una soglia che identifica uno degli stili di personalità oltre o uguale a 74 punti BR e se si aggira intorno agli 84 indica la presenza di un problema massiccio SCL-90-R SYMPTOM CHECKLIST-90 – RECISE (Derogatis) Test di misura della psicopatologia, viene somministrato a partire dai 13 anni, è composto da 90 item e richiede circa 15 minuti per la compilazione. Valuta un’ampia gamma di problemi e sintomi psicopatologici, misurando sia i sintomi internalizzanti. Questa versione contiene minor ambiguità nelle istruzioni del test e nella definizione del continuum di disagio rispetto al suo prototipo SCL-90. Viene utilizzata in vari ambiti: nel clinico può essere utilizzata come un’unica somministrazione per valutare il disagio del soggetto, oppure come strumento di screening per individuare casi che richiedono una particolare attenzione clinica. Viene autosomministrato e il soggetto risponderà agli item su scala Likert a 5 punti. Fornisce informazioni rispetto agli item a bassa frequenza nella popolazione generale, ovvero i sintomi che soggetti non clinici si attribuiscono raramente, e anche una definizione opzionale di caseness, ovvero il valore della misura di screening da adottare come punteggio-soglia per identificare un caso positivo. Se il soggetto ottiene un punteggio grezzo (o uno dei due punteggi relativi alle dimensioni primarie), GSI corrispondente a un punto t maggiore o uguale a 63, allora l’individuo è considerato degno di attenzione clinica o un soggetto a rischio. Scale Nove scale cliniche per ogni dimensione clinica: - SOM – Somatizzazione - O-C – Ossessività-compulsività - DEP – Depressione - ANX – Ansia - HOS – Ostilità - PHOB – Ansia fobica - PAR – Ideazione paranoide - PSY – Psicoticismo Gli indici globali che permettono di condurre una valutazione del soggetto caratterizzata da maggiore flessibilità e valutano il livello di intensità e la profondità del disagio psicologico del soggetto: - GSI-Global Severity Index: percezione dell’intensità e profondità del disturbo - PST-Positive Symptom total: stile di risposta del soggetto e permette di riconoscere quanto il soggetto abbia modificato il proprio disagio sintomatologico - PSDI- Positive Symptom Distress Index: riflette il tipo di sintomi espressi dal soggetto PTI – PSYCHOLOGICAL TREATMENT INVENTORY È un test che indaga la personalità e la psicopatologia composto da 368 item e 58 scale per la versione cliente, e da 84 item e 10 scale per la versione clinica. È adatto ad adolescenti e adulti e presenta item a scelta multipla su scala Likert a 5 punti (tranne scala di validità che usa vero-falso). È costruito secondo tali criteri: - Proprietà psicometriche adeguate - Facilità d’uso - Natura interdisciplinare Inoltre, considera l’interazione di variabili biologiche, psicologiche e sociali raggruppate in macroaree. Il test è organizzato per aree: Scale di validità (VS) Area risorse (RA): § Cluster risorse psicologiche § Cluster qualità di vita Area clinica: § Cluster sintomatologia: scale internalizzanti e scale esternalizzanti § Cluster tipologie di personalità Area trattamento psicologico (PTA): § Cluster stili di attaccamento § Cluster stili difensivi prevalenti § Cluster indicatori negativi di trattamento § Cluster Psychological mindedness: al termine di questo, è inserita la scala alleanza di lavoro (WA). Il test comprende una parte finale, ovvero la scheda clinica, che si articola in 3 sezioni: 1) Indicazioni prognostiche (PI): valutazione iniziale sul soggetto sulla base delle personali valutazioni 2) Indicazioni sulle modalità relazionali (RI): tentativo di tradurre quantitativamente ciò che avviene nella relazione terapeutica 3) Scala di valutazione dell’esito (OES): valutazione globale che permette al clinico di formulare u giudizio sull’esito del trattamento Test proiettivi Hanno lo scopo di ottenere informazioni in modo indiretto sulla personalità del soggetto. TEST DELL’ALBERO O BAUMTEST (Karl Koch) L’albero disegnato simboleggia la persona che lo disegna. Solitamente si chiede di disegnare due alberi, in cui il primo esprime le sue difese, mentre il secondo che è più spontaneo e meno controllato, che consente l’espressione di aspetti più profondi, primitivi della sua personalità. Si chiederà dunque di disegnare un albero e dopo di disegnare un altro albero che sia diverso del tutto da quello già disegnato in precedenza. Interpretazione Si articola in cinque fasi: 1) Simbolismo spaziale 2) Simbolismo delle parti 3) Comprensione intuitiva globale: § Posizione del foglio § Misura del disegno § Collocazione sul foglio § Rapporti tra le parti: fusto-chioma, altezza-larghezza chioma, inclinazione dell’albero, andamento dei rami, ascendente a destra/sinistra, regolarità del disegno 4) Analisi grafica dei vari segni 5) Confronto tra il primo e il secondo disegno TEST DI RORSHACH Risalta di più la componente percettiva, dato che l’individuo osserva e interpreta una serie di figure. Analizza anche la capacità di decision making/problem solving dell’individuo dal momento che la sua interpretazione avviene tramite osservazione. Alcuni precursori di questo test sono: - Karver àinterpretazione macchie d’inchiostro - Binet & Dearbon à messa a punto delle prime macchie - Barlet à introduzione del colore nelle tavole - Rybakov à 8 machine di inchiostro finalizzate a studiare i processi immaginativi di rappresentazione Rorshach fu un medico svizzero che nel 1910 si avvicinò alla psicanalisi. Mise a punto inizialmente 100 tavole, che poi ridusse a 15, fino a giungere ad un totale di 10 tavole, dipingendo ciascuna di esse sui prototipi di macchie casuali facendo attenzione alla rassomiglianza delle aree con specifici oggetti. Morì prematuramente nel 1922 e i suoi studenti portarono avanti il suo operato. Il sistema comprensivo (SC) di J, Exner (1969) unisce tutti e 5 i pensieri delle scuole nate riguardo a questo argomento negli Stati Uniti ed è il sistema attualmente più utilizzato al mondo nella pratica clinica e dà il più alto numero di garanzie dal punto di vista psicometrico. Si trova validità convergente, discriminante e predittiva. Nella prima edizione le tavole vennero stampate con dei livelli di chiaro scuro, che inizialmente non dovevano essere preseti, ma queste risultarono migliori delle originali e vennero mantenere (il chiaro scuro potrebbe essere un indicatore di ansia). La somministrazione deve avvenire in un ambiente privo di stimoli; le tavole devono essere posizionate fuori dalla portata visiva del paziente, pulite, con la faccia rivolta verso il basso e ordinate nella giusta sequenza. Il somministratore deve avere a disposizione un numero adeguato di fogli bianchi per annotare tutto ciò che dice il paziente e le penne (anche di riserva); deve avere anche delle tavole di localizzazione (due copie almeno) e per quanto riguarda la pozione che devono assumere esaminatore e paziente vengono suggerite tre opzioni: - Accanto - Laterale - Di fronte Prima di partire con la somministrazione dovrà essere fornito un breve colloquio allo scopo di chiarire la valutazione. Solitamente le persone dovrebbero dare più di una risposta per ogni tavola; nel caso il soggetto dica che non riesce a vedere altro è il caso che si interrompa momentaneamente la prova e discuta la questione con il soggetto. Si possono trovare: Protocolli brevi: procedure in cui si verificano ben poche risposte da parte del soggetto, oppure corre troppo velocemente; il numero minimo di risposte da ottenere è di 14 in totale. Protocolli lunghi: procedure in cui si verificano troppe risposte da parte del soggetto; dopo un massimo di 5 risposte per tavola è consigliabile ritirare la tavola, per non ottenere più di 50 risposte, altrimenti il lavoro d’inchiesta diviene troppo laborioso e complesso. Solitamente le risposte popolari corrispondono a 13. Le risposte del soggetto vengono registrate alla lettera, annotando la posizione delle tavole, i commenti del soggetto, i propri, le espressioni facciali del soggetto, il tempo di latenza e il tempo totale. Le risposte vanno inserite in ordine progressivo e vanno utilizzati i simboli < v > per indicare la posizione della macchia se la tavola viene girata: - v: il paziente fa la sua interpretazione sulla tavola che è stata girata a testa in giù - : il paziente fa la sua interpretazione sulla tavola che è stata girata verso destra L’inchiesta deve essere in qualche modo anticipata al soggetto. Una volta annotate le risposte, bisogna tornare alla tavola uno e assicurarsi che ciò che si è annotato sia veramente ciò che il soggetto ha detto di vedere. È importante chiedere in che parte della tavola vede ciò che ha visto, dato che rimanda l’esaminatore alla tavola di localizzazione (è importante che vengano fatte solo domande aperte). Siglatura Localizzazione: ci si aspetta comunque che l’individuo abbia principalmente una visione dell’insieme (W) e solo dopo si concentri sul dettaglio (D). Qualità evolutiva: dell’elaborazione del soggetto, cosa il soggetto ha visto; risposta sintetizzata, ordinaria, vaga. Le determinanti della qualità evolutiva: ciò che ci permette di affermare il numero di oggetti visti, la loro forma, ecc; forma, movimento attivo/passivo, colore cromatico/acromatico, chiaroscuro, forma dimensione, pari e riflesse Qualità formale: interpretazione inconsueta, ordinaria o elaborata Contenuti: umano, natura, botanica, paesaggio, dettagli, mondo immaginario, ecc Se le popolari sono un numero sufficientemente grande allora l’individuo ha una buona percezione. Un punteggio Z viene assegnato a ogni risposta che includa la forma. Può avvenire che il soggetto devii in qualche maniera da quello che era il compito di interpretazione (fenomeni speciali). Il sommario strutturale rappresenta l’insieme delle frequenze delle siglature, unitamente a molti rapporti, percentuali e derivazioni numeriche. TEST TAT (TEST DI APPERCEZIONE TEMATICA) Aiuta a creare un profilo della personalità indagando l’individuo, i suoi bisogni, le sue motivazioni, le sue aspettative e il suo modo di percepirsi e percepite l’altro. Anche in questo caso vengono somministrate delle tavole e prevede delle rappresentazioni chiare di cui il soggetto deve interpretare la situazione. Non è adatto a formulare una diagnosi descrittiva, ma è utile per delineare aspetti importanti della personalità. Oltre all’uso in ambito clinico, si utilizza anche per la selezione del personale e dell’ambito forense. Il test si compone di: - Serie di tavole - Manuale di istruzioni - Manuale clinico del TAT Non si sono ottenuti risultati soddisfacenti per quanto riguarda la validità, ma ciò è dovuto alla quantità notevole di metodi di scoring utilizzati. In questo caso qua si tratta di SCORS, una metodologia di scoring che ottiene risultati positivi: ottime inter- rater reliability, la validità convergente e discriminante, una buona validità di costrutto e un buon livello di coerenza interna. Nella versione per bambini, chiamata CAT, vengono rappresentati animali. Una volta predisposto il materiale, si chiede al soggetto di dare una sua personale narrazione di cosa fosse accaduto prima, durante e cosa accadrà dopo nella scena illustrata. Il TAT fece la sua prima apparizione nel 1935, ma la sua versione attuale venne pubblicata nel 1943. La genesi del test è determinata dalla teoria dei bisogni e delle pressioni di cui Murray è fautore, secondo cui il comportamento umano è determinato e si disegna seguendo i contorni proprio di questi due concetti: - Bisogni: forse che definiscono la percezione e le interpretazioni personali che portano all’azione § Primari (viscerogeni) § Secondari (psicogeni) - Pressioni: forze ambientali che agiscono sull’individuo § Alfa § Beta Il TAT si compone di 31 in totale, di cui ne vengono selezionate solo alcune al momento della somministrazione, tutte in bianco e nero, tranne una totalmente bianca, in cui compaiono figure che risultano fortemente ambigue. Da manuale si dovrebbero somministrare 20 tavole in due sessioni, ma di solito se ne somministrano 10 in una sola sessione. La scelta delle tavole varia in funzione del sesso e dell’età. Non è possibile definirlo un test diagnostico, infatti non è possibile delineare diagnosi descrittive come quelle del DSM IV-TR (dà solo importanti indicazioni in funzione di un’ipotesi diagnostica). IL SISTEMA DI WESTEN (il TAT interpretato secondo la SCORS di WESTEN) Uno dei metodi interpretativi del test TAT fu creato da Westen, che ricorreva all’uso di 20 tavole e 2 somministrazioni in due giornate diverse. Egli suggeriva di interpretare il test, avvalendosi di una conoscenza psicodinamica, secondo la teoria delle relazioni oggettuali e il concetto di cognizione sociale. Le relazioni oggettuali sono dei processi cognitivi, affettivi e motivazionali interdipendenti, che mediano il funzionamento interpersonale e i pattern stabili del comportamento interpersonale che ci permettono di inferire queste strutture e processi. Esse includono: - Rappresentazioni del sé e degli altri - Rappresentazioni delle interazioni sociali - Comprensione dell’intensità di questo investimento - Capacità di guardare le cose dalla prospettiva degli altri La cognizione sociale si riferisce a come possiamo conoscere cognitivamente il mondo e come possiamo essere influenzati cognitivamente dal mondo, dal contesto sociale e dalla realtà circostante. Attraverso ciò è possibile, infatti, valutare il modo in cui le persone conoscono cognitivamente il mondo e in che misura le prestazioni cognitive sono influenzate dal contesto sociale. Combinando questi due fattori nasce il metodo interpretativo SCORS, che valuta i due fattori. Le quattro scale dello SCORS su scala Likert da 1 a 5 sono: 1) Complessità delle rappresentazioni degli altri (CR): modo in cui interpretiamo l’altro come distinto e articolato 2) Tono affettivo dei paradigmi relazionali (TA): aspettative attraverso cui noi filtriamo l’agire dell’altro secondo degli estremi che vanno rappresentazioni malevoli alla concezione positiva del contatto e dello scambio 3) Capacità di investimento emotivo nei valori e negli standard morali (CE): continuum che va da un’interpretazione dell’altro come assertivo ai nostri bisogni ad una visione più ariosa e policroma che implica il riconoscimento empatico e la condivisione 4) Comprensione della casualità sociale (CCS): valutazione delle capacità e della tendenza dell’individuo di elaborare le cause degli eventi idoneamente alla complessa realtà che ci circonda Il punteggio 1 viene assegnato quando la peculiarità della scala su cui si concentra non è riscontrabile in ciò che il paziente racconta. STRUCTURED CLINICAL INVENTORU FOR DSM – IV AXIS I DISORDERS, AXIS II DISORDERS (SCID-I, SCID-II) La SCID-I serve per la diagnosi dei disturbi dell’Asse I ed è composto da 256 item e 6 scale, mentre la SCID-II serve per la diagnosi dei disturbi di personalità ed è composto da 199 item e 13 scale. Sono test adatti sia ad adolescenti che ad adulti, basati sulla classificazione del DSM, che permette una valutazione sistematica sia dei disturbi dell’Asse I che dell’Asse II. Permettono di ottenere informazioni sul comportamento e le relazioni abituali del soggetto e permette di verificare la capacità di introspezione; inoltre, la SCID è composta da domande a risposta aperta e la valutazione dei disturbi viene effettuata in modo categoriale (presenza o assenza del disturbo) o dimensionale (annotando numero di criteri diagnostici soddisfatti). ASSESSMENT NEUROPSICOLOGICO La neuropsicologia studia le relazioni cervello-comportamento, mentre la neuropsicologia clinica è l’applicazione dei principi dell’assessment e dell’intervento basati sullo studio scientifico del comportamento umano nel corso della vita e le sue correlazioni con il funzionamento normale e patologico del SNC. Vengono esaminati pazienti per diagnosticare e migliorare le funzioni in cui c’è stata una lesione, problemi vascolari o tumori cerebrali. Le proprietà richieste agli strumenti sono validità, attendibilità, sensibilità nel riuscire a predire il danno cerebrale, la sua localizzazione, l’eziologia e la gravità, e infine la capacità discriminante tra normale attività e la presenza di un danno cerebrale sia nella ricerca sia nei setting clinici. La valutazione neuropsicologica segue dei passaggi: 1) Raccolta dei dati anamnestici 2) Colloquio con il paziente 3) Somministrazione dei test 4) Colloquio coi familiari La valutazione formale consiste nella somministrazione di test neuropsicologici con lo scopo di indagare le abilità cognitive e stabilire se queste risultano adeguate per l’età ed il grado di istruzione del paziente. Dopo il primo colloquio, se ne può chiedere eventualmente un secondo per approfondire alcuni aspetti emersi e bisogna redigere una relazione, in cui vengono messe in evidenza le eventuali aree deficitarie. È difficile misurare una sola funzione cognitiva somministrando un solo test. La valutazione può comprendere: - Problemi di concentrazione - Nervosismo, confusione - Ridotta efficienza nelle attività quotidiane - Problemi di memoria Le principali aree di valutazione sono: - Orientamento spazio-temporale - Attenzione e concentrazione - Memoria a breve termine/lungo termine - Percezione - Ragionamento - Linguaggio - Abilità costruttiva - Funzioni esecutive - Intelligenza generale - Soluzione di problemi e pensiero logico-astratto - Produzione lessicale controllata - Capacità di inibizione MINI MENTAL STATE EVALUATION (MMSE) È un test importante, che serve in tutte le situazioni critiche. Il punteggio: - Uguale o < 18: grave compromissione delle abilità cognitive - Tra 18 e 24: compromissione da moderata a lieve - Pari a 25: borderline - Da 26 a 30: normalità cognitiva BENDER VISUAL MOTOR GESTALT TEST Valuta lo sviluppo della funzione della gestalt visuomotoria e le sue eventuali deviazioni o regressioni e determina le capacità di risposta del soggetto all’ambiente in rapporto all’età. È composto da 9 figure rappresentanti delle gestalt differenti, che il soggetto deve riprodurre come vede. La valutazione dipende dalla forma delle figure riprodotte, dal rapporto tra l’una e l’altra, dalla collocazione nello spazio e dalla successione temporale. Altri campi di applicazione Orientamento, counseling e psicologia del lavoro o PERSONALITY FACTORS – 5 (16PF – 5): indaga la personalità su 5 fattori globali e 16 primari, rappresentanti anche le scale; è adatto ad adulti e bambini ed è composto da 185 item a scelta multipla. Scale primarie: § Espansività § Ragionamento § Stabilità emozionale § Dominanza § Vivacità § Coscienziosità § Audacia sociale § Sensibilità § Vigilanza § Astrattezza § Prudenza § Apprensività § Apertura al cambiamento § Fiducia in sé § Perfezionismo § Tensione Scale di controllo: § Management dell’immagine § Infrequenza § Acquiescenza Fattori di secondo ordine (o globali): § Estroversione § Ansietà § Durezza § Indipendenza § Autoconcontrollo o BIG FIVE ADJECTIVES (BFA): indaga la personalità basata su 5 grandi fattori; è composto da 175 item, di 5 dimensioni principali, di 10 sottodimensioni (25 aggettivi ciascuna) e di 1 scala di controllo (desiderabilità sociale). Valutazione dell’apprendimento Con disturbo di apprendimento si intendono tutti i disturbi specifici di determinate abilità, che anche se hanno conseguenza gravi sulla vita scolastica, lasciano intatto il funzionamento intellettivo generale. Possono essere: - Dislessia: difficoltà di lettura - Disortografia: difficoltà nello scrivere - Disgrafia: difficoltà nel riuscire a decifrare lettere e parole - Discalculia: difficoltà a leggere e/o a scrivere i numeri, calcolare a mente o scritto e ricordare le formule matematiche I test impiegati nel contesto scolastico e di valutazione sono: - DDE-2: valutazione della dislessia e disortografia evolutiva - Prove di lettura MT-2: per la scuola primaria - BDE: comprensione del testo orale - PVCL: batteria per la discalculia evolutiva - MAT-2: test di matematica - Batteria per la valutazione della scrittura e della competenza ortografica nella scuola dell’obbligo Valutazione di altri costrutti o LEITER INTERNATIONAL PERFORMANCE SCALE LEITER – R: test non verbale per bambini e adolescenti, che presentano vari tipi di difficoltà (comunicazione, ritardi cognitivi, danni all’udito e motori, lesioni cerebrali, deficit dell’attenzione, difficoltà d’apprendimento). Misura l’abilità intellettiva, la memoria e l’attenzione ed è composto da 20 subtest che vengono somministrati individualmente. I primi 10 formano la batteria valutazione e ragionamento (VR), mentre gli altri 10 formano la batteria attenzione e memoria (AM). Vengono presentate anche 1 scala di crescita e 4 scale opzionali di livello per una valutazione socioemotiva: - Scala di valutazione per l’esaminatore - Scala di valutazione per il genitore - Scala di autovalutazione - Scala di valutazione per l’insegnante La batteria VR permette di ottenere 2 punteggi di QI: § Uno calcolato sulla scala completa di QI § Uno ottenuto sulla scala breve di QI per l’intera gamma dai 2 ai 20 anni Con la batteria VR si possono ottener anche tre ulteriori punteggi composti: - Ragionamento fluido - Visualizzazione fondamentale - Visualizzazione spaziale La batteria AM mette a disposizione 8 punteggi diagnostici speciali, che possono servire per un’analisi approfondita della prestazione del soggetto: - AP – Familiare - AP – Casuale - DP – Familiare - DP – Casuale - Fascia superiore - Totale delle risposte corrette e totale degli errori - Numero di figure correttamente identificate Scala di crescita: consente di effettuare confronti tra le funzioni cognitive manifestate nel corso di più somministrazioni successive della scala senza tener conto dei tradizionali criteri di punteggio basati sull’età. I punteggi di crescita sono utili, soprattutto nelle verifiche periodiche sui progressi cognitivi di soggetti menomati. Scale di valutazione socioemotiva: forniscono informazioni essenziali sul livello di attività del bambino, sull’attenzione, sul controllo degli impulsi e su altre caratteristiche emotive che possono interagire con la prestazione al test. Le modalità di risposta corrispondono all’utilizzo di cartoncini colorati e da forme in spugna, che il soggetto dispone negli appositi “incavi” della “cornice” modellata alla base del leggio di ciascun libretto degli stimoli. Sono stati previsti tre tipi di subtest per misurare i vari aspetti delle abilità non verbali: - Collocamento dei cartoncini di risposta - Disposizione delle forme in spugna per la risposta - L’indicazione con il dito sulle figure-risposta del leggio o LEITER 3: è un test non verbale per la misura del QI e dell’abilità cognitiva, utilizzabile con bambini, adolescenti e adulti, dai 3 ai 75+ anni. Pone l’accento su componenti fluide e non verbali del ragionamento, infatti ciò la rende perfetta per soggetti con disturbi del linguaggio, con persone che non parlano l’italiano o co chi ha subito danni cerebrali o è affetto da patologie degenerative, ed anche con persone con disturbi motori. Dunque, è un test per: - Ritardo cognitivo e disturbi uditivi o di linguaggio - ADHD o disturbi dello spettro autistico - Disturbi specifici dell’apprendimento - Difficoltà nel padroneggiare la lingua italiana - Disabilità motorie gravi Rispetto alla versione precedente (Leiter-R), ha aumentato la fascia d’età ed è più agile e snella con soli 10 subtest di cui 5 per la batteria cognitiva e 5 per la batteria attenzione e memoria (possono essere somministrate insieme o separatamente), che nei casi di ADHD o disturbi dell’apprendimento fanno sì che i fattori di memoria e attenzione non riducano impropriamente la stima del funzionamento cognitivo globale. o VINELAND ADAPTIVE BEHAVIOR SCALES: si somministra solo nel caso in cui il soggetto non può rispondere per qualche motivo. Misura l’autonomia personale e responsabilità sociale, è composto da 4 scale (comunicazione, abilità quotidiane, socializzazione e abilità motorie) e 11 sottoscale suddivise a loro volta in cluster, che contengono da 2 a 8 item elencati in ordine evolutivo e ordinati in base ad item target. È possibile usare anche una scala composta, che comprende sia le 4 scale del comportamento adattivo, sia una versione a 3 scale. I destinatari sono pazienti affetti da disabilità cognitiva dai 6 ai 60 anni e prevede una modalità di risposta orale. È una revisione della Vineland Social Maturity Scale degli anni ’30 (Doll) con lo scopo di definire il ritardo mentale. è disponibile sia in forma breve, che in forma completa (540 item) e vi è anche una versione per la scuola. Il test è costituito da un’intervista, che consente una valutazione complessiva del comportamento adattivo del soggetto e permette la programmazione di interventi educativi individuali e l’indagine in numerosi settori di ricerca psicologica. Dai punteggi grezzi si ottengono i punteggi normativi di tipo diverso e rispetto a diversi gruppi di standardizzazione formati da soggetti normodotati o con disabilità cognitiva. o VINELAND 2: valutazione del comportamento adattivo nell’intero ciclo di vita; è un’intervista semistrutturata a una persona che conosce in modo approfondito il soggetto. È utilizzabile in tutti i casi in cui non è possibile somministrare test psicologici all’individuo stesso ed è caratterizzata da una somministrazione semplice e generalmente molto piacevole per l’intervistato. Valuta il comportamento adattivo, ovvero le attività che l’individuo abitualmente svolge per rispondere alle attese di autonomia personale e responsabilità sociale proprie di persone di pari età e contesto culturale. Hanno l’obiettivo di misurare il comportamento adattivo nei domini di: § Comunicazione: ricezione, espressione e scrittura § Abilità del vivere quotidiano: personale, domestico e comunità § Socializzazione (da 0 a 90 anni): relazioni interpersonali e regole sociali § Abilità motorie (da 0 a 7, e da 56 a 90 anni): grossolane e fini Le VINELAND-II sono costituite da 4 scale suddivise in 11 subscale e forniscono un indice complessivo di comportamento adattivo. La sua valutazione è necessaria per la diagnosi del disturbo di disabilità intellettiva e per la valutazione del livello di gravità del disturbo. Sono applicabili per l’intero ciclo di vita, sono idonee a valutare la vulnerabilità sociale, l’inesperienza e la raggirabilità, i deficit qualitativi delle abilità comunicative e sociali tipiche del disturbo dello spettro autistico, l’utilizzo di apparecchi tecnologici. consentono inoltre una valutazione più approfondita delle abilità della vita quotidiana necessarie agli adulti per vivere in ambienti poco restrittivi. Il confronto rispetto al gruppo normativo rappresentativo della popolazione è espresso con un punteggio ponderato QI di deviazione, quindi è possibile rilevare se l’individuo ha una prestazione inferiore a quella del gruppo di riferimento di almeno 2 deviazioni standard. o EATING DISORDER INVENTORY – 3 (EDI – 3): strumento per l’autovalutazione di sintomi associati all’anoressia e alla bulimia. È stato migliorato rispetto alla prima versione inserendo scale per la misura di costrutti più congruenti con i domini psicologici, considerati rilevanti nell’eziologia, nel mantenimento o nella variazione dei sintomi chiave dei soggetti con disturbo alimentare. Distingue tra gruppi clinici e non clinici ed è caratterizzato dalla presenza di item critici, utili per ottenere un profilo più chiaro e da una checklist per la raccolta dei sintomi; inoltre, è caratterizzato da rapidità e facilità di somministrazione e scoring. È utile per: - Individuare precocemente soggetti a rischio di disturbi dell’alimentazione - Creare profili clinicamente rilevanti, utilizzabili per progettare il piano terapeutico - Monitorare la condizione clinica del soggetto e la risposta al trattamento È composta da 91 item dell’EDI-2, con risposta graduata da “sempre a “mai”, è articolato in 12 scale principali: § 3 specifiche per i disturbi alimentari: - impulso alla magrezza - Bulimia - Insoddisfazione per il corpo § 9 psicologiche generali: - Bassa autostima - Alienazione personale - Insicurezza interpersonale - Alienazione interpersonale - Deficit interocettivi - Disregolazione emotiva - Perfezionismo - Ascetismo - Paura della maturità Il test fornisce anche 6 punteggi compositi, uno specifico e cinque relativi costrutti integrativi: - Rischio di disturbo alimentare - Inadeguatezza - Problemi interpersonali - Problemi affettivi - Ipercontrollo - Disadattamento psicologico generale Sono presenti anche 3 indicatori dello stile di risposta: - Incoerenza - Infrequenza - Impressione negativa 6 – Norme etiche nell’uso dei test psicologici Ci sono aspetti che non possono essere trascurati nell’uso pratico dei test psicologici, soprattutto in relazione alla deontologia e alla restituzione ai soggetti dei risultati ottenuti mediante essi. Per salvaguardare la privacy e i diritti dei soggetti a cui vengono sottoposti i test, non è consentito agli psicologi un uso indiscriminato dei test, al fine di impedire che le informazioni riguardanti le persone siano utilizzate contro il loro il loro volere per i fini che il ricercatore ha in mente. Chi si accinge a somministrare il test deve essere competente, consapevole dei propri limiti e delle proprie competenze, ed avere una certa esperienza pratica. Secondo l’art.5 il ricercatore deve continuare ad aggiornarsi sulle teorie e sulle tecniche inerenti al proprio ambito di ricerca e agli strumenti usati, e la sua preparazione deve essere tale da evitare rischi per il benessere sia fisico che psicologico dei partecipanti alla somministrazione. Il primo punto fondamentale per il rispetto delle norme è ottenere il consenso informato dei soggetti. Per rispetto si intende anche il fornire un’informazione adeguata al partecipante al fine di ottenere il consenso informato. L’art.24 sostiene che lo psicologo nella fase iniziale del rapporto professionale fornisce all’individuo informazioni adeguate e comprensibili circa le sue prestazioni, finalità, modalità delle stesse e il grado di riservatezza. L’art.9 dice che il soggetto deve essere informato su quello che andrà a fare, sia sulla piena libertà di concedere, ovvero di ritirare il consenso in qualunque momento. Inoltre, il soggetto deve essere tutelato in ogni caso, il diritto dei soggetti alla riservatezza e all’anonimato. A queste regole sono ammesse tre eccezioni: 1) Quando ci sono persone che non sono in grado di esprimere il consenso (minorenni che comunque devono dare il consenso, soggetti con handicap psichico), questo va chiesto a chi esercita la podestà genitoriale o la tutela (art.31), e deve informare solo l’autorità tutoria dell’instaurarsi della relazione professionale. 2) Quando ci si trova ad utilizzare strumenti nell’ambito di ricerche svolti con metodi osservativi non intrusivi in luoghi pubblici e senza la possibilità preventiva o successiva di contattare le persone, dunque in assenza del loro consenso (bisogna tutelarli con l’anonimato nella divulgazione dei dati raccolti). 3) Quando si fanno ricerche che si servono dell’inganno; alla fine della prova o della raccolta completa, è necessario che lo psicologo abbia un colloquio di chiarimento allo scopo di informare esaurientemente tutti i soggetti riguardo a quanto accaduto e di ottenere il consenso informato sul trattamento dei dati (art.9), inoltre deve ripristinare il suo stato di umore e autostima precedente. A volte è necessaria l’approvazione del comitato etico di riferimento prima di procedere. Il secondo punto fondamentale è la riservatezza del soggetto. Secondo l’art.13 le possibili eccezioni alla tutela della riservatezza sono limitate alla consultazione con altre figure professionali tenute a loro volta al segreto professionale, o alla tutela del soggetto nel caso in cui ci sia la necessità di dare informazioni ad una struttura sanitaria, sociale o ad un’autorità giudiziaria. L’art.15 sostiene che nel caso in cui lo psicologo sia nella condizione di dover condividere con altri professionisti i risultati ottenuti dal test, il codice stabilisce che egli riferisca solo quelle informazioni strettamente necessarie per il tipo di collaborazione. L’art.32 dice che quando uno psicologo acconsente a fornire una prestazione professionale su richiesta di un committente diverso dal destinatario della prestazione stessa è tenuto solo a chiarire le parti in causa e le finalità dell’intervento. La terza e ultima norma etica che bisogna rispettare è quella di valutare il rischio dei danni temporanei o permanenti nei confronti dei soggetti interessati. Nel caso si verifichino danni temporanei è necessario fornire un’ampia informazione e ottenere il consenso informato e proseguire (come l’invasione della sfera privata o stati di disagio). Per la fase di redazione di una relazione sui risultati bisogna tener conto del destinatario della stessa: - Soggetto a cui lo strumento è stato somministrato: scegliere un linguaggio semplice e diretto, che illustri le procedure attraverso le quali sono stati raccolti i dati ed evitare termini tecnici. - Se è un altro professionista: per fornire insieme ai dati del test anche un inquadramento generale del soggetto in esame. - Se i risultati sono divulgati in sedi scientifiche: è importante rispettare dei requisiti: § Non presentare mai dati inventati, falsificati o distorti del tutto o in parte, né dati di ricerche senza citarne la fonte o senza avere il consenso di chi li ha raccolti § È importante specificare il ruolo che si ha avuto nella raccolta dei dati, menzionando il contributo di tutti quelli che hanno contribuito § Si devono presentare lavori originali, e non ripetizioni di lavori già presentati Per quanto riguarda le norme etiche relative all’utilizzo dei test, va menzionata anche la responsabilità sociale: - Rispettare e far rispettare le norme di legge vigente in materia di sicurezza, di sperimentazione e di ricerca, in modo da salvaguardare il benessere psicologico dei partecipanti al test - Favorire la diffusione delle conoscenze trovate allo scopo di aumentare il benessere di tutta la società evitando tuttavia che venga fatto un cattivo uso delle ricerche svolte - Preoccuparsi dell’immagine che viene data alla psicologia 7 – Applicazioni di psicometria clinica Scrivere una tesi o preparare un articolo scientifico hanno dei punti in comune: - Tutto il lavoro parte da un’idea - Bisogna verificare se quest’idea l’ha già avuta qualcun altro, in tal caso è cercare tutto il materiale a disposizione. Alcune garanzie di attendibilità sono date dal fatto che gli articoli sono indicizzati su: Scopus, PsycINFO, pubmed, ecc. - Raccolta di tutte le informazioni possibili relative all’oggetto di indagine - Ipotesi del piano di ricerca È possibile scegliere tra diverse tipologie di manoscritti: Studi empirici: rapporti di ricerca originale, che includono delle analisi su alcune ipotesi di partenza e presentano nuove analisi dei dati su ipotesi non considerate in precedenza. Il processo di ricerca viene diviso in: § Introduzione § Metodo § Risultati § Discussione Reviews della letteratura: come meta-analisi e le sintesi di ricerca, ovvero delle valutazioni critiche di ricerche che sono state pubblicate su un determinato argomento; nella prima, si usano una serie di metodi statistici per integrare i risultati di diversi studi clinici, per trarre conclusioni più forti rispetto ad uno studio singolo. Articoli teorici: gli autori attingono alla letteratura scientifica esistente per concettualizzare al meglio una teoria, raramente contengono informazioni empiriche. Cercano di tracciare lo sviluppo di una teoria allo scopo di ampliare o perfezionare una teoria esistente, mettendo in evidenza limiti e vantaggi di una teoria rispetto all’altra. Articoli metodologici: presentano nuovi approcci metodologici, modifiche di metodi esistenti e/o discussioni su determinate tecniche di analisi dei dati, includono dati empirici solo come illustrazioni di quello che vogliono mostrare. Studi su casi: riportano le descrizioni di materiale ottenuto durante il lavoro con un individuo, un gruppo, una comunità o un’organizzazione e vengono usati per sondare causalità e per ipotizzare principi che sottendono ai fenomeni. Altri tipi di manoscritti: brevi relazioni, commenti e risposte su articoli precedentemente pubblicati, recensioni di libri, necrologi, ecc. Come organizzare un manoscritto Le sezioni tipiche di un articolo scientifico sono: Titolo: deve riassumere l'idea principale del manoscritto e dovrebbe individuare le variabili o le questioni teoriche oggetto di indagine e il rapporto tra loro; non dovrebbe superare le 12 parole e non dovrebbe contenere abbreviazioni. Norme e affiliazione dell’autore: devono essere inclusi nome e l'affiliazione istituzionale dell'autore; la forma per il nome: primo nome, iniziale del secondo nome (se c’è), cognome. Note dell'autore: è generalmente presente in ogni articolo per identificare il dipartimento di appartenenza dell'autore, i riconoscimenti, le note sul conflitto di interesse, gli eventuali fondi usati per la ricerca, gli eventuali ringraziamenti e indicazioni per fornire un punto di contatto per il lettore. Se un autore non possiede nessuna affiliazione, indica la città e il paese di provenienza. Abstract: è un breve e comprensivo riassunto dei contenuti dell'articolo, che permette ai lettori di avere informazioni in maniera rapida ed efficace; deve essere il più possibile esplicativo e preciso e riflettere esattamente le finalità dei contenuti del lavoro. Introduzione: dovrebbe presentare l'oggetto di studio e descrivere la strategia di ricerca. Deve quindi: § Introdurre l'argomento § Menzionare il perché l'oggetto di studio merita nuova attenzione § Discutere le recenti ricerche sull'oggetto di studio e quelle considerate più importanti § Spiegare le modalità con cui i ricercatori intendono risolvere il problema Metodo: descrivi nel dettaglio come è stato condotto lo studio e come sono state analizzate le variabili. È divisa in sottosezioni: § Partecipanti § Procedura § Strumenti Risultati: è necessario riassumere in modo ordinato i risultati delle analisi svolte sui dati. dovrebbero essere riportati tutti i risultati rilevanti, anche quelli scomodi per gli autori. per i test statistici inferenziali è necessario esporre la grandezza dell'effetto, i gradi di libertà, il valore della probabilità, la dimensione e la direzione dell'effetto. quando vengono riportate stime puntuali dovrebbe essere riportata anche la misura della variabilità, con l'indicazione della specifica misura utilizzata. Discussione: dopo aver presentato i risultati è importante sapere essere in grado di valutare e interpretare le loro implicazioni alla luce dell'ipotesi originarie. Bibliografia: consente d'identificare i lavori di altri ricercatori citati nel testo; che è necessario attenerci alle norme dell’APA: § Per le citazioni di libri: cognome e iniziali seguite da un punto e dall'anno di pubblicazione, titolo (in corsivo) e casa editrice § Per articoli scientifici: autori seguiti dalla data di pubblicazione, titolo del lavoro seguito dal titolo del giornale (in corsivo), numero del volume e numeri di pagina § Per i siti web: si cita l'autore e la data di pubblicazione seguita dal titolo del sito web con dicitura (online), data di accesso e data di disponibilità del documento sul sito seguita dall'url del sito. Note: utilizzate per fornire contenuti aggiuntivi Appendici e materiali supplementari: appropriata se contiene materiali che sono brevi e che sono presentabili facilmente Esempi applicativi dell’uso della psicometria in ambito clinico Considerazioni da tenere presenti dopo l’amissione dati: - Errori d’immissione dei dati, dati mancanti e outlier: gli outlier univariati (valori estremi presenti nella distribuzione) e multivariati (anomale combinazioni di punteggi delle singole variabili) possono distorcere i risultati. - Livello di misura delle variabili - Valutazione della normalità della distribuzione univariata e multivariata: con dei dati a disposizione è opportuno verificare se la distribuzione è normale, perché se così non fosse si avrebbero delle distorsioni delle stime più o meno gravi - Verificare se la distribuzione è normale univariata: si possono utilizzare: o Istogramma o Indici di asimmetria - Test di verifica delle ipotesi - Rappresentazione grafica dei quantili o q-q plot o commulative normal plot - Box plot - Test statistici per la verifica della normalità (Kolmogorov-Smirnov o Shapiro-Wik) - Trasformazioni - Quando è necessario verificare se la distribuzione è normale multivariata - Linearità della relazione tra le variabili verificabile con un diagramma di dispersione - Fattorializzabilità della matrice dei dati in un’afe: verifica la grandezza delle correlazioni tra le variabili mediante due test implementati in molti package statistici: o Test di sfericità di Barlett: indica se la matrice di correlazione è una matrice identità o Test di adeguatezza campionaria o Kaiser-Meyer-Olki: permette di confrontare la grandezza delle correlazioni osservate rispetto alle correlazioni parziali Con il programma SPSS si accede all’Analisi Fattoriale Esplorativa. I menu opzionali sono: - Descriptives: per calcolare statistiche le descrittive degli item - Extraction: contiene le opzioni relative all’estrazione dei fattori; ha delle sotto finestre: Method, Analyze, Rotation, Scores e Options - Rotation: finestra di dialogo relativa ai tipi di rotazione fattoriale - Scores: contiene opzioni sui punteggi fattoriali - Options: permette di accedere a una finestra di dialogo relativa ad alcune opzioni che possono essere di una certa utilità Doppo aver premuto il tasto OK per visualizzare gli output dell’AFE, sullo schermo appariranno le seguenti tabelle: 1) Tabella della comunalità: ciò che vi è in comune tra ogni variabile e tutti i fattori, ovvero la porzione di varianza della variabile spiegata dai fattori. 2) Tabella degli autovalori: s per stabilire il numero di fattori da estrarre, si estrae un numero di fattori pari al numero di autovalori che hanno un valore maggiore di uno. 3) Scree plot: utilizzato un altro valore (scree test) Prestabilire quanti fattori estrarre, il cui output è lo scree plot. Matrici: Fattoriale non ruotata: riporta le saturazioni fattoriali degli item subito dopo l'estrazione Pattern: contiene i coefficienti relativi all'impatto diretto di ciascun fattore sulle variabili, al netto dell'impatto degli altri fattori (ogni item dovrebbe avere coefficienti maggiori di 0.30 in un solo fattore per avere una soluzione più facilmente interpretabile). Structure: contiene le correlazioni tra variabili e fattori, che si ottengono sommando agli effetti diretti del fattore sulla variabile gli effetti indiretti. Di correlazione fattoriale: contiene i valori delle correlazioni tra i fattori estratti. Per valori > 0.25 i fattori si considerano correlati. R per eseguire un'analisi fattoriale esplorativa L’UCLA Grief Screening Scale è un testo sotto forma di inventario autosomministrato di screening dei sintomi del grief, ovvero il dolore derivato da un lutto che si protrae nel tempo senza miglioramenti. i soggetti affetti da questo disturbo non riescono a integrare nel tempo, nella realtà quotidiana queste esperienze traumatiche e rimangono bloccati in una condizione di sofferenza, che può portare a ricadute invalidanti. Il test può essere somministrato a bambini di 8 anni e i sintomi sperimentati sono misurati su scala Likert a 5 alternative di risposta. È costituito da 11 item, ed è caratterizzato da 4 differenti scale. Per decidere quanti siano i fattori da estrarre possiamo utilizzare la tecnica degli autovalori, in cui è importante quanta sia la varianza spiegata dalla soluzione fattoriale scelta. R per fare un'analisi degli item secondo l’Item Response Theory (IRT) Sono state utilizzate le matrici progressive di Raven Come strumento in grado di valutare le abilità mentali e sono applicabili a persone di ogni età indipendentemente dal livello di cultura. il fine è quello di valutare l'ordine effettivo degli item di ogni serie tenendo conto del loro livello di difficoltà. Per tale studio è stato utilizzato tre modelli dell'IRT quello di Rasch: - Per poter condurre un'analisi con questo modello è necessario utilizzare la funzione rasch (), ti permette di adattare il modello ai dati e di salvare i risultati in un nuovo oggetto nominato fit. - Per poter osservare i risultati della stima del modello possiamo usare il comando summary (), che permette di osservare i coefficienti di difficoltà degli item. - per controllare la validità del modello utilizzato è necessario utilizzare il model fit: se il pvalue è inferiore a zero, il fit modello è considerato accettabile. - MSQ significa mean square e rappresenta la modalità di rappresentazione dei dati, che esprime il livello di distorsione degli stessi. con i valori maggiori di uno c'è una condizione di scarso adattamento dei dati al modello, mentre con valori inferiori a uno abbiamo una situazione di ridondanza dei dati. - Il person fit permette di valutare l'adattamento delle configurazioni delle risposte dei soggetti agli item 8 – Il processo di ricerca La ricerca inizia con una domanda e dovrebbe concludersi con una soluzione, ma spesso non risponde al quesito di partenza. C’è quindi la necessità di sostituire l’approccio tradizionale (quantitativo-ipotetico- deduttivo) con un approccio alla ricerca più qualitativo. Questo dibattito è la manifestazione contemporanea della dicotomia di William James tra modi di pensare tough-minded e tender-minded. I metodi adottati per fare ricerca dovrebbero venir fuori dalla domanda di ricerca posta. Il processo di ricerca è costituito da: 1) Preparazione 2) Misurazione 3) Progettazione 4) Analisi, interpretazione diffusione dei risultati Prospettive sulla ricerca La ricerca può essere vista come un processo circolare, che richiede flessibilità psicologica e apertura mentale. La principale ragione per cui si devono seguire i metodi di ricerca rigorosi e quella di minimizzare i bias e di ridurre gli errori nel tracciare le conclusioni. Reason e Rowan hanno definito indagine ingenua, la ricerca formale che tutti noi svolgiamo per formarci la nostra rappresentazione del mondo. gli scienziati cognitivi e sociali hanno mostrato come le persone manifestano dei bias pervasivi nel processare le informazioni. il punto di forza della ricerca formale è il fatto che si configuri come un modo sistematico di guardare al mondo e di descriverne le sue regolarità, fornendo una conoscenza che ci permette di scegliere la verità fra affermazioni contrastanti portate avanti da proponenti rivali. In inglese, la ricerca è un'indagine rivolta alla scoperta di fatti di notevole importanza o studio di una materia, un percorso di indagine critica o scientifica. Ciò solleva 5 questioni: - Si sottolinea l'aspetto metodico della ricerca - Evidenzia un atteggiamento critico o distaccato - Non specifica il metodo di ricerca - La ricerca è un processo di scoperta - Per ricerca è rivolta alla scoperta di fatti Epistemologia È l'area della filosofia dedicata a descrivere come arriviamo a conoscere le cose o a credere che siano vere e reali. Non esistono verità assolute nella scienza, esistono solo verità approssimative. Quattro posizioni epistemologiche fondamentali (Hamlyn): 1) Teoria della corrispondenza della verità: una credenza è vera se corrisponde alla realtà ed esiste una realtà indipendentemente dai nostri schemi concettuali, dalle nostre pratiche linguistiche e dalle nostre credenze 2) Teoria della coerenza: una credenza è vera se interamente coerente e non contraddittoria dal punto di vista logico 3) Criterio pragmatista o utilitaristico: credenza è vera se è utile o se produce benefici concreti 4) Criterio del consenso: una credenza è vera se viene condivisa da un gruppo di persone Queste quattro posizioni hanno tutte notevoli errori alla base, ma possono valere come linee guida pratiche (a rischio di un potenziale fallimento), e questo suggerisce l'importanza di una epistemologia pluralistica. Realismo vs costruzionismo Il realismo nella filosofia moderna è l'opposto dell'idealismo. le diverse forme affermano l'indipendenza della realtà empirica e sensibile, in contrapposizione al tentativo idealistico di ridurla al mentale o spirituale dell'idealismo. Esso si basa sulla teoria della corrispondenza della verità e presuppone che ci sia un mondo reale al di fuori e che questo sia indipendente dall'osservatore; il compito dello scienziato è quello di comprendere nel modo più accurato possibile le caratteristiche del mondo. Il realismo critico presuppone che esista un mondo che possiede delle regolarità, ma che il mondo non possa essere conosciuto con certezza; viene enfatizzata la replicabilità della ricerca, ovvero il fatto che altri ricercatori dovrebbero essere in grado di ripetere lo stesso lavoro e arrivare approssimativamente a risultati simili. I realisti critici superano la teoria della corrispondenza della verità includendo anche i criteri di consenso e coerenza. Costruzionismo e costruttivismo condividono un atteggiamento comune di rinuncia all'assunzione che esista una realtà oggettiva. Studiano le interpretazioni delle persone, hanno una visione del mondo multi sfaccettata e pensano che non esistano storie vere o false ma storie diverse. La raccolta, analisi e l'interpretazione dei dati implicano un processo di costruzione attiva e quelli che definiamo come fatti sono costruzioni del nostro processo di conosce

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