Lezione 2-2 Vetri PDF
Document Details
Università degli Studi di Trieste
Enrico Greco, PhD
Tags
Summary
This document is a lecture, likely for an undergraduate course in chemistry, specifically dealing with the chemistry of archeological materials (archeomaterials). The lecture provides an overview of materials science and the chemical aspects of glass. The lecturer is Enrico Greco, PhD, and the document is associated with the University of Trieste.
Full Transcript
CORSO di CHIMICA degli ARCHEOMATERIALI A.A. 2023-24 2.2_Vetri Docente: Enrico Greco, PhD ([email protected]) Assistant Professor, Department of Chemical and Pharmaceutical Sciences ...
CORSO di CHIMICA degli ARCHEOMATERIALI A.A. 2023-24 2.2_Vetri Docente: Enrico Greco, PhD ([email protected]) Assistant Professor, Department of Chemical and Pharmaceutical Sciences IL VETRO I colori traslucidi maggiormente utilizzati erano il blu, il color porpora, il giallo e diverse tonalità di verde. Tra i colori opachi si usavano il bianco, il giallo, il turchese, il blu pavone, l'azzurro chiaro, varie tonalità di verde, l'arancione, e il "color carne". La maggior richiesta di colori riguardava quelli che simulavano le tonalità delle pietre naturali o la colorazione della porcellana e degli smalti. Le superfici iridescenti color oro o argento, tipiche di gran parte del vetro antico, non corrispondono a un tipo di colorazione eseguita intenzionalmente dagli artigiani dell'antichità, o alcalinizzazione Devetrificazione ma sono il risultato dell'azione degli agenti atmosferici e della devetrificazione. L'effetto arcobaleno si verifica infatti quando i sottili strati di alcali contenuti nel vetro interrato per anni si disgregano. La superficie dell'oggetto risulta gravemente butterata e facilmente sfaldabile. Soltanto un clima eccezionalmente secco, come quello egiziano, salva i manufatti dagli effetti distruttivi di tale aggressione. 2 IL VETRO DESCRIZIONE Amphoriskos in vetro turchese traslucido, a corpo ovoidale, largo collo cilindrico, orlo espanso con labbro arrotondato, piede espanso ad anello discoide sagomato. Fasce decorative a festoni tricromi si alternano sul corpo. H 10,7 cm - Diam 5 cm DATA Nuovo Regno, (1400-1300 BCE.). TECNICA Modellato su nucleo friabile. AREA DI PRODUZIONE Egitto 3 IL VETRO Coppa diatreta di epoca romana del IV secolo CE. Una coppa diatreta è un oggetto di lusso consistente in una coppa di vetro interna e di una gabbia esterna dello stesso materiale. Gli oggetti di questo tipo rinvenuti in Italia e in altre regioni europee sono databili tra il III secolo ed il IV secolo CE. La tecnica “diatreta” anticamente consisteva nella soffiatura di un vaso grezzo di spessore notevole, sul quale veniva intagliata una raffinatissima lavorazione a reticolo, conferendo al manufatto il tipico aspetto di un vaso che sembra essere avvolto da un finissimo reticolo. Questa particolare tecnica veniva praticata forse in alcune manifatture della zona del Reno, ed ancora nasconde alcuni interrogativi per gli specialisti del vetro. 4 IL VETRO Intorno al 1000, nel nord Europa la soda fu sostituita con la potassa, ottenibile dalla cenere di legno. In Germania, si trova una tecnica per la produzione di lastre di vetro per soffiatura, stirando le sfere in cilindri, tagliando questi ancora caldi e appiattendoli in fogli. Al 1369 risale la produzione di specchi a Murano. Nel 1450 Angelo Barovier inventa il "cristallo" a Murano, ottenendolo a partire dal vetro con l'aggiunta di sodio e manganese. Il processo di produzione Crown (impiegato dalla metà del XIV secolo fino al XIX secolo) consiste nel far ruotare circa 4 kg di massa vetrosa fusa all'estremità di una barra fino ad appiattirla in un disco di circa 1,5 metri di diametro. Il disco viene quindi tagliato in lastre. Nel XVII-XVIII secolo nasce il cristallo di Boemia. 5 IL VETRO Vetro cristallino, cristallo veneziano e cristallo di Boemia Vetro molto pulito, senza nessuna colorazione. Ottenuto da Barovier intorno al 1450per aggiunte di ossidi di manganese. Il termine cristallo è riferito anche a vetri silico- sodico-calcici (cristallo veneziano, inventato nel XV secolo) e potassico-calcici (cristalodi Boemia 1600-1700). Vetro al piombo Con questo termine si indicano i vetri trasparenti che per la loro elevata qualità imitano il cristallo di rocca naturale. Il vetro al piombo si ottiene aggiungendo ossido di piombo, sotto forma di litargirio giallo (PbO) o minio rosso (Pb3O4), ed ha un indice di rifrazione maggiore di quello del vetro comune, con l'effetto di apparire più brillante. Nasce da materie prime di grande purezza ed è caratterizzato da una grande lucentezza (elevato indice di rifrazione). La necessità di sostituire l'ossido di piombo per motivi ecologici, ha portato allo sviluppo negli ultimi anni di vetri con proprietà ottiche analoghe, contenenti potassio, bario, zinco e zirconio. 6 IL VETRO Vetrata colorata della cattedrale di Les Andelys in Normandia XII secolo 7 IL VETRO La cattedrale di Chartres possiede ad oggi le vetrate più importanti risalenti al XIII secolo, che presentano un colore blu inimitabile. Comprese le rosette, le 176 vetrate coprono una superficie di 2600 m². Raffigurano principalmente santi e personaggi biblici: Noè, Giuseppe, il buon samaritano, il figliol prodigo, ma anche episodi della leggenda aurea di Jacopo da Varazze. 8 IL VETRO 1686 – Galleria degli Specchi, Versailles 9 IL VETRO L'invenzione della pressa per vetro nel 1827 diede inizio alla produzione di massa di questo materiale. Risale al 1903 la prima macchina per la realizzazione delle bottiglie su scala industriale. Nel 1913 viene messo a punto il procedimento Fourcault per la realizzazione del vetro tirato, seguito nel 1916 dal metodo Libbey-Owens e nel 1925 dal metodo Pittsburg. Le decorazioni sono incise sul vetro per mezzo di acidi o sostanze caustiche, che corrodono il materiale. Tradizionalmente l'operazione è svolta da artigiani esperti dopo che il vetro è stato soffiato o colato. Nel 1920 fu sviluppato un nuovo metodo consistente nello stampaggio diretto delle decorazioni sul vetro fuso. Intorno al 1928 risale la nascita del vetro di sicurezza. Nel 1936 vengono realizzate le Manifattura artigianale del vetro (1850 prime fibre di vetro. circa) Negli anni cinquanta viene messo a punto il processo float per la produzione di vetri piani. 10 IL VETRO «FLOAT» Procedimento di produzione industriale del vetro messo a punto da Sir Alastair Pilkington (Gran Bretagna) alla fine degli anni '50. Il nome FLOAT viene dal verbo Inglese "to float” che significa "galleggiare" e deriva dal fatto che il nastro di vetro in formazione si trova a galleggiare su uno strato di stagno fuso. Più del 90% del vetro prodotto a livello mondiale è ottenuto con il metodo FLOAT. 11 IL VETRO AUTOPULENTE Di invenzione successiva al vetro Pilkington, il vetro autopulente trova impiego nella costruzione degli edifici, automobili e altre applicazioni tecniche. Uno strato di 50 nm di biossido di titanio applicato sulla superficie esterna produce l'effetto autopulente attraverso due meccanismi: la fotocatalisi - il cui catalizzatore è il biossido di titanio TiO2. È un semiconduttore in grado di assorbire l’energia solare e renderla disponibile per decomporre sostanze inquinanti. Quando il TiO2 viene colpito dalla radiazione solare (UV), gli elettroni dell’orbitale esterno vengono resi liberi e la loro presenza permette all’ossigeno di reagire con le sostanze organiche, ossidandole in CO2 (anidride carbonica) e H2O (acqua). l’effetto idrofilico - il rivestimento induce lo scorrimento dell’acqua per film sottile e non a gocce, in questo modo non rimangono tracce sulla superficie del vetro. 12 IL VETRO Le prime raffigurazioni e le prime notizie certe sui forni vetrai risalgono al I° secolo d.C. La produzione del vetro avveniva in almeno due passaggi. ► Una prima officina produceva dalla sabbia e salnitro la fritta, cioè masse di vetro grezzo di colore nerastro lucente. ► La fritta veniva poi trasportata e rivenduta ai vetrai soffiatori. Lucerna romana del I secolo d.C. da Asseria (Dalmazia) 13 IL VETRO Nel sec. XVI, G. Agricola descrisse la preparazione del salnitro usata nelle nitriere o salpetriere artificiali. Le salpetriere erano fosse o bacini dove venivano posti ammassi di terriccio, rottami, torba e ceneri di piante, mescolati a residui organici umettati con letame, colaticcio di stalla, urina, ecc., abbandonando il tutto per molti mesi all'azione della flora batterica nitrificante. In tal modo si ha formazione di nitrato di potassio misto a nitrati di calcio e di magnesio, che per ulteriore trattamento con ceneri di piante vengono trasformati in nitrato potassico. 14 IL VETRO Vi sono citazioni del salnitro nella Bibbia: « Quand'anche tu ti lavassi col nitro e usassi molto sapone, la tua iniquità lascerebbe una macchia dinanzi a me, dice il Signore, l’Eterno.» (Geremia 2;25) « Cantar delle canzoni a un cuor dolente è come togliersi l'abito in giorno di freddo, e mettere aceto sul nitro. » (Libro dei proverbi 25;20) Plinio nell'opera Naturalis historia (cap. XXXVI, verso 65) cita il salnitro come elemento all'origine della scoperta del vetro. Narra di una nave fenicia di mercanti di nitro approdati su una spiaggia dove si accinsero a preparare la loro cena. Non trovando pietre su cui poggiare i pentoloni, utilizzarono pani di nitro da loro trasportati i quali, sotto l'effetto del calore della fiamma e mescolandosi con la sabbia della spiaggia, diedero origine a rigagnoli lucenti di un liquido ignoto identificabile chiaramente come vetro. 15 IL VETRO La fritta veniva preparata in crogioli in terracotta o pietra. Nel caso di vasi in terracotta, l’argilla assume una colorazione rosso - violacea per le alte temperature a cui si arriva all’interno dei forni. In testi cuneiformi si trovano le descrizioni di due tipi di crogioli: uno aperto ed uno chiuso da un coperchio di argilla per evitare il contatto con l’aria e mantenere l’ambiente riducente Un altro crogiolo è quello definito crogiolo-matrice nel quale il vetro restava più di sette giorni a cuocere I più antichi esemplari di crogioli sono stati ritrovati in Egitto (XVI secolo a.C.) 16 IL VETRO Argilla L’argilla usata per la realizzazione di crogioli e blocchi appoggia canna doveva avere caratteristiche particolari. In documenti basso medievali e nella trattatistica rinascimentale si fa riferimento ai luoghi dove si possono reperire le argille adatte: particolarmente indicate erano le terre di Trequanda (SI), di Valenza e di Montemagno di Pistoia. I crogioli chiamati a Venezia “padella” o “padellotto e in Toscana “vasi”, “conconi”, “padellotto” Teofilo nel De diversis Artibus, scritto nel X-XI secolo, descrive un crogiolo di forma tronco conica rovesciata e con il bordo ingrossato verso l’interno. Troviamo questa forma ancora nelle vetrerie trecentesche della Francia meridionale e, nella Toscana dello stesso periodo, in quelle valdelsane (Germagnana e S. Cristina di Gambassi). A Monte Lecco e nel centro di Gambassi sono venuti alla luce crogioli con bordi pari o assottigliati. Lo spessore delle pareti dei crogioli valdelsani è tra circa 1 e 3 cm,mentre il diametro alla bocca è compreso tra 25 e 35 cm. La costruzione dei crogioli medievali avveniva, con ogni probabilità, nella stessa vetreria ad opera di maestranze specializzate, presumibilmente itineranti, che si recavano sul luogo ogni tal volta nelle vetrerie mancavano i crogioli. Erano crogioli foggiati con la tecnica della “colombina”. Avevano bisogno di essiccarsi lentamente per sei/otto mesi, dopo di che venivano collocati nella fornace rovente da fritta fin quando non divenivano incandescenti. Durante la cottura succedeva spesso che si fessuravano per il ritiro dell’argilla. Nei siti produttivi i frammenti di crogioli sono abbastanza numerosi. 17 IL VETRO CAUSE E MECCANISMI DEL DEGRADO Il vetro, grazie alla sua alta resistenza all’attacco chimico, è il materiale ottimale per la conservazione di alimenti, profumi, farmaci e unguenti. Il vetro non viene attaccato in tempi brevi da acqua soluzioni saline sostanze organiche acidi basi diluite Il vetro è attaccato da ▪ HF (acido fluoridrico) ▪ acido fosforico concentrato soluzioni alcaline concentrate 18 IL VETRO Reazioni chimiche con il vetro Scambio Ionico il vetro a contatto con soluzioni acide scambia gli ioni dei metalli monovalente o bivalenti del reticolo con gli ioni H+ dell’acido. Si viene a formare un gel di acido silicico che funziona da schermo per gli strati più interni. Processi di dissoluzione l’acido fluoridrico ha la caratteristica di formare con il silicio complessi molecolari (SiF6)2- solubili gli ioni OH- delle soluzioni basiche portano alla formazione di Si(OH)4 solubile Processi di adsorbimento 19 IL VETRO 20 IL VETRO 21 IL VETRO 22 IL VETRO 23 IL VETRO 24 IL VETRO La cenere è il residuo solido della combustione. È una polvere molto fine di colore grigio, dal nerofumo per la presenza di particelle di carbone incombusto al grigio chiarissimo. La composizione chimica della cenere varia a seconda del particolare tipo di legno da cui ha origine. È composta da sostanze fortemente ossidate: carbonati e ossidi. ► Me2(CO3)n (K2CO3, Na2CO3, MgCO3 e CaCO3) ► Me2On (K2O, Na2O, ….) 25 IL VETRO La cenere del legno è valutabile tra 1 - 3 % del totale. La cenere è a base di ossidi di Calcio, Magnesio, Sodio, Potassio, Silicio, Fosforo. La composizione varia a seconda della specie arborea da cui provengono, dell'età della pianta, dell'ambiente in cui è cresciuta e della parte utilizzata. Concentrazione % media di una cenere completamente combusta ELEMENTO TITOLO AZOTO (N) 0 FOSFORO (P2O5) 1,3 - 20 POTASSIO (K2O) 5-35 CALCIO (CaO) 18-45 MAGNESIO (MgO) 1,3-16 26 IL VETRO La cenere di legna possiede un'altissima quantità di potassio (mediamente 20 % in K2O). La cenere di legna è utilizzabile per produrre detersivo per stoviglie e lenzuola. liscivia ➔ notevole effetto sgrassante. 27 IL VETRO La produzione di liscivia si ottiene mediante il passaggio di acqua bollente attraverso la cenere opportunamente filtrata da un telo. Gli ossidi ed i carbonati solubili (la cenere è ricca in particolare di carbonato di sodio e carbonato di potassio) si dissolvono. L'utilizzo della liscivia per la pulizia del bucato è stato molto comune sino all’avvento dei detersivi commerciali (seconda metà del secolo scorso). 28 IL VETRO Carbonato i carbonati di potassio e di sodio sono solubili in acqua K2CO3 + H2O 2K+ + CO3= Na2CO3 + H2O 2Na+ + CO3= lo ione CO3= (base coniugata di un acido debole) in acqua forma HCO3- CO3= + H2O HCO3- + OH- la soluzione contenente gli ioni Na+ - K+ e OH- è una soluzione basica. NaOH KOH idrossido di sodio idrossido di potassio 29 IL VETRO Pasquale Celommi (1851- 1928) La lavandaia (1888 c.) Olio su tavola, cm 34 x 22 Museo Nazionale d’Abruzzo. 30 IL VETRO Vetro e calore Il vetro come tutti i corpi solidi quando viene riscaldato subisce dilatazione. La dilatazione di un oggetto in vetro dipende dalle caratteristiche del materiale e dalla sua forma. Per riscaldamenti blandi (< 60-70°C) la dilatazione è reversibile. Per temperature superiori la dilatazione porta a deformazioni irreversibile. Ad alte temperature il vetro fonde!! 31 IL VETRO 32 IL VETRO La tecnica del riuso comprendeva sia il riutilizzo di frammenti di vetro, che la rifusione. I frammenti venivano utilizzati come tasselli nei mosaici pavimentali e parietali o, incastonati nelle statue o mummie, per realizzare gli occhi. La tecnica della rifusione era molto utilizzata. Officine primarie per la produzione dai frammenti di vetro e/o pani di vetro, e secondarie, dove i pani di vetro venivano rifusi per ricavarne nuovi manufatti. La rifusione è un fenomeno antichissimo attestato da fonti letterarie e da ritrovamenti archeologici di pani di vetro e frammenti in officine e su relitti. Lo studio sistematico di numerosi relitti ha dato la possibilità non solo di ricostruire precisamente la forma e il carico delle imbarcazioni ma anche di ricreare l’itinerario delle navi che partendo dalle officine primarie, localizzate in Medio-Oriente, raggiungevano le numerose officine secondarie dislocate in tutto il Mediterraneo. 33 I VETRI Contenuto-Contenitore Tecniche analitiche sempre più sofisticate hanno permesso di mettere in relazione i contenitori con il contenuto anche a distanza di secoli o millenni. 34 I VETRI L’uomo ha prodotto ed utilizzato i contenitori per tenere e conservare sostanze “preziose” acqua olio vino profumi unguenti medicinali balsami Queste sostanze non sono, per loro natura, durature. Situazioni particolari hanno permesso il ritrovamento di contenitori con tracce di materie organiche. La conoscenza di queste sostanze ha consentito ipotesi ragionevoli sulla vita quotidiana di antiche popolazioni. 35 VETRATE 36 VETRATE Attraverso i secoli le vetrate sono state sottoposte a sollecitazioni che hanno provocato un progressivo deterioramento e reso necessari periodici interventi di restauro. Sbalzi di temperatura, sollecitazioni meccaniche, umidità e inquinamento atmosferico hanno generato una serie di danneggiamenti. la rottura dei vetri, il distacco delle grisaglie con conseguente perdita del disegno, la corrosione che si è manifestata soprattutto sui vetri di origine tedesca. Con le indagini analitiche si sono ottenute diverse informazioni di carattere storico. 37 VETRATE Tecnica della Eseguita sul lato interno per aggiungere effetti pittorici: chiaroscuri sulle figure, i tratti dei volti, grisaglia su le pieghe delle vesti e altri particolari. vetrate La grisaglia adoperata per le vetrate è composta da ossidi metallici, polvere di vetro bassofondente ed un legante acquoso o oleoso. 38 VETRATE La Grisaglia (dal francese “grisaille”) nasce con le grandi vetrate gotiche francesi per rendere le figure rappresentate nelle vetrate più dettagliate. Sostanza adatta a dipingere sulla superficie di vetro e resistente al tempo quanto il vetro. 39 VETRATE La grisaglia è una tempera o un colore ad olio ottenuta stemperando una polvere di vetro di scarto (in genere con alta quantità di piombo bassofondente) nell’albume o nell’olio. Una volta applicata alle tessere, queste vengono collocate nel forno, la componente organica (olio o albume) si carbonizza e la polvere di vetro a piombo fonde mescolandosi alla superficie del vetro soffiato. Nella fase di raffreddamento, che deve avvenire lentamente per non creare fratture nella grisaglia e successivo distacco della decorazione, il vetro torna nello stato solido. 40 VETRATE Con il passare dei secoli, tende a distaccarsi e a cadere: imperfezioni del procedimento di cottura e difetti di composizione del pigmento sono in genere all’origine del fenomeno di distacco, che viene poi accentuato dalle vibrazioni, dalle tensioni indotte dalla diversità dei coefficienti di dilatazione sotto l’effetto delle escursioni termiche e da fattori dovuti a particolari condizioni microclimatiche riscontrabili ‘in situ’. Anche l’effetto di strappo prodotto da stratificazioni superficiali dovute a sporco, ridipinture o altro, può concorrere all’evolversi del fenomeno, e in vari casi sono stato constatati i danni prodotti da incaute operazioni di pulitura su grisaglie degradate. Mentre è possibile rallentare notevolmente il progredire del distacco del dipinto con l’adozione di adeguate misure protettive (vetrate isotermiche, controllo del microclima ecc. ), non esiste possibilità di regressione, dal momento che quel che è caduto non c’è più. 41 VETRATE Prima di intraprendere il restauro occorre avere un quadro completo, anche con specifiche analisi chimico-fisiche, circa la provenienza dei vetri, l’epoca di esecuzione e l’autore o la bottega, le indicazioni dei vari trattatisti del tempo, gli eventuali spostamenti del manufatto e i restauri già subiti. Non si deve poi trascurare la storia dell’edificio che ospita la vetrata e il suo microclima, il materiale di cui è fatto e lo stato del vano-finestra nel quale deve ritornare. 42 VETRATE Queste sono le fasi principali di restauro secondo la carta Corpus Vitrearum Medii Aevii: spolveratura accurata ma leggera con pennello e morbida setola (tasso), eventuale rimozione di efflorescenze di carbonato di calcio (carbonatazioni) e di patine organiche con acqua deionizzata addizionata a basse percentuali (3-5%) di appositi prodotti; eventuale saldatura dei frammenti con collanti consentiti, dopo la rimozione dei piombi; sostituzione o rinforzo dei piombi non più affidabili; ripresa delle saldature a stagno tra i giunti dei piombi non più efficienti; rimozione dagli interstizi tra piombo e vetro di materiali depositatesi nel tempo e loro sigillatura con idonea stuccatura; pulitura, verniciatura con minio di piombo e vernice a finire grigio scuro dei telai esistenti di ferro, se in buono stato, altrimenti loro rifacimento in bronzo marina o acciaio inox sabbiato; ricollocazione in opera della vetrata assieme alla rete di protezione in rame. 43 VETRATE L'analisi chimica di microscopici frammenti prelevati in diversi punti della vetrata ha permesso di accertare che la maggior parte dei vetri originali della vetrata sono di produzione muranese e solo una piccola parte sono di produzione nord europea (tra cui i vetri rosso rubino). Tutti i vetri ben conservati hanno infatti una composizione prevalentemente sodica, tipica dei vetri prodotti nelle fornaci muranese, mentre quelli corrosi sono di composizione potassica, tipica dei vetri prodotti con ceneri di piante della famiglia del Venezia, SS. Giovanni e Paolo. faggio e delle felci. Dettaglio Venezia, SS. Giovanni e Paolo. 44 VETRATE DISTACCO DELLA GRISAGLIA Molte immagini nei pannelli delle vetrate sono ridotte a labili tracce. Sul materiale pittorico le progressive incrostazioni di sudiciume depositatesi negli anni, le sollecitazioni originate dalle escursioni termiche, il processo corrosivo, provocano la sfogliatura della grisaille (distacco dal supporto vitreo). L’intervento conservativo possibile e consigliabile consiste, ancor più che nel fissaggio delle scaglie caduche, nel rallentare il processo ponendo la vetrata in condizioni museali di stabilità termica e di protezione da processi corrosivi. 45 VETRATE “Madonna con Bambino", piccola vetrata del XVI secolo di proprietà del Museo Davia Bargellini, Bologna. La pittura caduta ha lasciato delle tenuissime impronte, quasi inosservabili ad occhio nudo ma visibili con opportuni metodi di illuminazione e di rivelazione. 46 VETRATE Le immagini rivelate possono essere acquisite con vari metodi di riflettografia 47 VETRATE Le immagini rivelate possono essere acquisite con vari metodi di riflettografia 48 VETRATE Qui sono presentati i risultati ottenuti usando una tecnica di rilevazione a scansione 49 VETRATE Corrosione Per quanto riguarda la corrosione, comparsa solo sui vetri di produzione continentale (≈ 4% dell'intera superficie), si è accertato che lo strato bianco composto da solfato di calcio (gesso) e solfato di calcio e potassio (singenite) che li ricopre, soprattutto all'esterno, si è generato per interazione dell'umidità acida per SO2 dell'inquinamento atmosferico con il caIcio e il potassio estratti daI vetro. La struttura chimicamente meno stabile di questi vetri ha consentito una progressiva infiltrazione dell'umidità, la conseguente disgregazione delle superfici (più evidente dall'esterno che dall'interno) e il generarsi del deposito salino e di uno strato di vetro corroso e disgregato all'esterno che li hanno resi completamente opachi alla luce. 50 VETRATE Spesso le vetrate medievali hanno vetri soggetti a processi disgregativi che causano (specie dal verso) formazioni di microcrateri e stratificazioni gessose. Nella foto si osserva la rimozione dei depositi polverulenti effettuata meccanicamente con un bisturi a lama piatta, prima del trattamento chimico. Firenze, Basilica di Santa Croce, Vetrata del transetto nord, oculo (XVI sec.) 51 VETRATE Sulle tessere vitree interessate da processi disgregativi del vetro si fanno impacchi localizzati con soluzioni deboli e tempi selezionati secondo le necessità. Sia i trattamenti chimici che quelli meccanici agiscono sui depositi di alterazione eliminando lo strato opacizzante. 52 VETRATE Di norma ogni intervento conservativo prevede anche la posa in opera di una contro vetrata di protezione, denominata convenzionalmente "vetrata isotermica" in quanto attua accorgimenti idonei a contrastare le forti escursioni termiche e i fenomeni di condensazione di umidità, entrambi molto dannosi per i manufatti antichi Pistoia, Chiesa di San Francesco. Vetrata con figure di santi 53 VETRATE Crizzling Microfratture visibili in condizioni particolari di illuminazione o al microscopio. Il vetro diventa completamente opaco e delle particelle si distaccano dalla superficie. Il crizzling può anche portare alla rottura in piccoli pezzi della materia vetrosa. Il crizzling è la conseguenza di un difetto di fabbricazione del vetro: una quantità eccessiva di alcali. In condizioni di umidità, il vapore acqueo forma uno strato scivoloso sulla superficie del vetro (strato idratato). Per sbalzi della temperatura e per diminuzione dell'umidità relativa, il vetro passa da uno stato idratato ad uno disidratato, dando origine, nell'arco di pochi mesi, ad un processo di screpolatura. 54 VETRATE Crizzling Il vetro che presenta crizzling è Alcuni vetri incolori, se esposti chiamato anche vetro sick per lungo tempo alla luce del (malato) e la prognosi quasi sole, mutano colorazione. Questo sempre infausta: vetro rotto! fenomeno è particolarmente evidente in alcune vetrate del XIX secolo, che hanno acquisito una marcata colorazione rosa-violetto oppure tendente al marrone. Vetrate del Castello di Miramare,Trieste 55 VETRATE Alghe, funghi, muffe, …. Per neutralizzare gli attacchi di microrganismi come alghe, funghi e licheni si usano delle soluzioni acquose con biocidi, ad esempio una base di ammonio quaternario disciolto in acqua distillata. Si è notato che l'applicazione di questo prodotto lascia sui vetri uno strato di sale di stagno che li protegge da nuovi attacchi. Nel caso in cui questi sali risultino incompatibili con i prodotti consolidanti, si è sperimentato anche l’uso di fenoli (tossici). Al giorno d’oggi questi prodotti sono stati sostituiti con l’uso di soluzioni di alcol etilico in acqua distillata in diverse proporzioni. 56 VETRATE Firenze Chiesa di S. Maria Novella Incoronazione della Vergine e Angeli 1365 57 VETRATE 1950: rimontaggio della vetrata, deposta per proteggerla da i danni bellici. 1983: Valutazione dello stato di conservazione: mediocre Estesa caduta della grisaglia, compensata con ridipinture (a freddo?) e velature ad olio; 1999 Un importante restauro è stato effettuato nel 1999 con i fondi del giubileo 2006-2008 Un successivo restauro della facciata è stato eseguito dall'aprile 2006 al marzo 2008. Molte tessere rimpiazzate con vetri moderni. 58 VETRATE All’esterno, eliminate le incrostazioni di sudiciume e le ridipinture ad olio con un lavaggio preliminare ad acqua e lavaggi successivi con solventi volatili; La superficie esterna è stata liberata dai residui della corrosione del vetro per via meccanica; Sulle superfici interne utilizzati impacchi di carbonato d’ammonio; La traccia del disegno originale, ove la caduta della grisaille lo ha reso illeggibile, è stata recuperata con una ringranatura a base di polvere di grisaglia e vernice grassa risolubile in qualsiasi momento; Eliminati i pesanti piombi di sutura, le tessere fratturate sono state rincollate con colle siliconiche; I pannelli sono stati montati su nuovi telai in ferro e fissati con nuove barre modellate a seguire la traccia dei piombi; E’ stata apposta inoltre una controvetrata protettiva con gli opportuni varchi per la circolazione dell’aria. 59